Molti guardano il dito che si agita nella maggioranza, convinti che indichi la scuola della ministra Azzolina precarizzata dal Covid. O l’allarme per il possibile strike di Salvini e Meloni, in Toscana e Puglia, alle prossime Regionali. Oppure il massiccio schieramento (editoriale) contro il Sì al taglio dei parlamentari che (si legge nel quotidiano collettivo) “toglierebbe legittimità alla Camere”. Sbagliato, perché come si sa il dito indica la luna, e nel caso in esame la luna ha il profilo del governo Conte che tutte le dita che si agitano nel Pd, nei 5stelle o tra i renziani, rischia di trovarsele nell’occhio.
Se n’è accorto perfino Nicola Zingaretti il quale (Repubblica di martedì) attribuisce, per esempio, “il crescere, soprattutto fuori di noi dello spirito polemico contro il Pd e contro la scelta del Sì, innanzitutto a una insofferenza verso il governo, la maggioranza e il lavoro svolto. Il No così diventa, a prescindere dal merito, la clava per colpire il Pd, la maggioranza e il governo stesso”. Insomma, sbotta il segretario del Pd, “non è più possibile sopportare l’ipocrisia di chi agisce per destabilizzare il quadro politico attuale, mentre c’è chi si carica spesso da solo la responsabilità della tenuta unitaria”. Alla buon’ora verrebbe da dire, anche se Zingaretti, dopo aver preso atto della realtà (e della clava) vi aggiunge due ingenuità. Uno: stanare, o costringere a una qualche resipiscenza i nemici di questo governo e di questo Pd, a fronte dell’“immenso lavoro di lotta quotidiana, di fronteggiamento delle drammatiche condizioni date”, eccetera. Ci perdoni segretario, ma se come credo stiamo pensando agli stessi “ipocriti”, a quelli là, come si dice a Roma, dell’“immenso lavoro” e del “fronteggiamento” non gliene potrebbe fregare di meno. Irrealistico appare pure l’appello a chi “reputa conclusa la fase di collaborazione con il M5S e con Italia Viva”, a indicare “un’altra strada, chiara e praticabile”, comprese “elezioni politiche immediate”. Poiché Zingaretti è tutt’altro che uno sprovveduto sa perfettamente che la politica più è ipocrita e più preferisce agire col favore delle tenebre, magari avvelenando i pozzi. Non caso, il leale Matteo Renzi ha già fatto sapere all’informazione unificata che “il Conte-2 è finito”, qualunque sia il risultato delle Regionali. Fuori dalle scatole senza voto anticipato, s’intende, ma con qualche pastrocchio di palazzo. Solita domanda: per quale motivo lor signori vogliono mandare a casa un premier che gode del 60% di popolarità tra gli italiani? Solita risposta: esattamente per lo stesso motivo.