domenica 6 settembre 2020

Preferiti o preferenze. - Marco Travaglio



Quel che ha detto ieri il premier Conte alla festa del Fatto, rispondendo a Padellaro e Gomez, sulla legge elettorale con la preferenza e senza più liste bloccate piacerà ai 5Stelle, a LeU, alla maggioranza del Pd e in parte anche alla Meloni: cioè a chi è contrario ai parlamentari nominati dai capi. Non piacerà invece a chi approvò le tre leggi elettorali-vergogna che istituivano le liste bloccate: il Porcellum del centrodestra (2005, poi raso al suolo dalla Consulta), l’Italicum dell’Innominabile e di B. (2014, anch’esso bocciato perché incostituzionale) e il Rosatellum del Pd renziano, votato anche da FI e dalla Lega salviniana (2017, con i soli voti contrari di 5Stelle e FdI). Se la nuova legge elettorale “Germanicum”, oltre a un impianto proporzionale e a uno sbarramento, prevedrà la preferenza unica, non sarà la migliore del mondo, perché il doppio turno francese è meglio; ma almeno potremo dire di avere riconquistato il diritto di scelta. Non è poco, dopo 15 anni di digiuno. Ed è paradossale che i cultori della “rappresentanza” democratica sprechino tempo, voce, inchiostro ed energie a strillare contro il taglio dei parlamentari (che non c’entra nulla), anziché concentrarli su un obiettivo ben più cruciale: far sì che i deputati e i senatori, 945 o 600 che siano, vengano eletti da tutti e non più nominati da pochi.
Questo è il cuore della “rappresentanza”: più elettori rappresenta, più il rappresentante sarà responsabile e autonomo. Come diceva ieri Conte, “coloro che saranno eletti con le nuove regole potranno sentire ancora di più il peso della rappresentanza e quindi quella disciplina e quell’onore” prescritti dall’art. 54 della Costituzione. Molti – come Sabrina Ferilli, anche lei alla nostra festa – puntano “più sulla qualità che sulla quantità”. Giusto. Ma un’assemblea pletorica di quasi mille parlamentari consente a molti (circa un terzo, secondo i calcoli di Boeri e Perotti) di confondersi nella massa per disertare impunemente le sedute o scaldare gli scranni senza fare proposte: una zavorra che scredita tutta l’istituzione. La qualità dei nostri rappresentanti migliorerà già con la loro riduzione e soprattutto con una legge elettorale che ne faccia davvero i rappresentanti nostri e non dei loro padroni. Ma – l’ha spiegato ieri Lorenza Carlassare sul Fatto – solo la vittoria del Sì costringerà il Parlamento a buttare a mare il Rosatellum e le sue liste bloccate. Se vincesse il No e i parlamentari restassero 945, senza l’obbligo di ridisegnare i collegi, i partiti non avrebbero né l’obbligo né l’interesse di cambiare sistema. E si terrebbero quello attuale, che consegna ai loro boss il potere unico al mondo di scegliersi i parlamentari preferiti: i meno capaci e i più servili.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/06/preferiti-o-preferenze/5922037/

No Mask, a Roma negazionisti del Covid ed estrema destra. Speranza: “Vedere una piazza di negazionisti mi fa rabbrividire”.

No Mask, a Roma negazionisti del Covid ed estrema destra. Speranza: “Vedere una piazza di negazionisti mi fa rabbrividire”

Secondo la Questura c'erano 1500 persone, Le immagini della folla saranno analizzate dalla polizia scientifica per "accertare eventuali inosservanze". Conte: Noi vogliamo gestire una pandemia in corso. Rispondiamo con i numeri". Zingaretti e Di Maio: "Fermatevi, rispetto per famiglie delle vittime".
Negazionistiestrema destra, il “Popolo delle mamme” e poi tassisti e albergatori. I “no mask”, chi crede che la lotta al coronavirus sia una “dittatura sanitaria” e le “fake news del Covid”, si sono ritrovati in piazza a Roma, davanti alla Bocca della Verità, alle 16. Dopo il tentativo di tenere la manifestazione a piazza del Popolo, gli organizzatori attendevano circa 2mila persone al presidio. Secondo la Questura, però, sono circa 1500 i partecipanti. Il Ministro della Salute roberto Speranza, da Potenza, commenta: “Vedere una piazza di negazionisti sinceramente fa rabbrividire”.
Manifestazioni simili contro le mascherine si erano già viste nelle piazze di Berlino e Londra. “Le regole fondamentali – ha aggiunto il ministro – la mascherina e il distanziamento devono essere veramente rispettate da tutti. Il Paese sia unito rispetto a questa sfida”. Poi ha ricordato gli oltre 35mila morti per coronavirus: “L’Italia ha pagato un prezzo altissimo, anche in termini di vite umane. Il mondo e tutta l’Europa sono ancora in una situazione molto difficile”.
In piazza sventolavano bandiere tricolori, foto di Donald Trump e un grande striscione “Noi siamo il popolo“. Tra gli slogan intonati dalla piazza ‘no mask’ “Giù le mani dai bambini” e “Verità”. Un manifestante ha dato fuoco a una foto di Papa Francesco. Non sono mancati insulti al Governo, fischi per il presidente della Repubblica. Sul palco gli interventi hanno toccato i temi più disparati: da presunti errori medici, ai vaccini, dalla mutazione del campo elettromagnetico della terra ai microchip. Hanno aderito anche i No vax e gli oppositori del 5G: “Siamo in guerra e chi ce la sta dichiarando non sta risparmiando nessuno”, si legge su una delle pagine social dedicate alla manifestazione alla quale aderisce un popolo variegato, con tanta estrema destra ad iniziare da Forza Nuova agli ex forconi fino ai Gilet arancioni. A raggiungere il raduno anche la conduttrice Eleonora Brigliadori, la deputata ex M5S Sara Cunial e il leader romano di Forza Nuova Giuliano Castellino. Nonostante l’assemblea nasca come raduno di ‘no mask’ diverse persone, soprattutto anziane, hanno deciso di indossare la mascherina: “Prevenire è meglio che curare”, hanno spiegato ai giornalisti. “Il fatto che sia qui oggi non significa che debba rischiare di ammalarmi”, ha aggiunto una signora. Le immagini della folla saranno analizzate dalla polizia scientifica per “accertare eventuali inosservanze” delle regole in vigore su distanziamento e mascherina, che saranno poi sanzionate.
Una dei manifestanti – nota come ‘Nonna Maura‘, che da agosto gira l’Italia per chiedere il disconoscimento dei Dpcm anti-Covid – si è incatenata davanti al Quirinale subito dopo la manifestazione. “Credo sia a questo punto l’unico modo per avere visibilità e avere spiegazioni. Ci dicono che Mattarella non è presente e che non possiamo stare qui. Ma io non mi muovo, devono portarmi via con la forza”. La donna, intanto, è stata portata via dalla polizia.
Poche ora prima del raduno era arrivato l’appello di buona parte della politica. Il premier Giuseppe Conte, durante l’intervento alla Festa del Fatto Quotidiano, ha detto: “Noi vogliamo gestire una pandemia in corso. Oggi c’è una manifestazione a Roma di persone che pensano che non esiste. A loro rispondiamo con i numeri”, ha risposto riferendosi ai 35.518 morti da inizio emergenza. All’attacco il governatore del Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “Fermatevi negazionisti! La manifestazione è un errore. Siete ancora in tempo per annullarla. Rispettate vittimefamiglie, operatori della sanità, i sacrifici degli italiani”. Il Covid “non si nega, si combatte”, ha aggiunto chiedendo “a tutta la politica di prendere le distanze da questa follia”.
Sulla stessa linea anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “Parlano di guerra i negazionisti, di guerra che devono fare allo Stato contro queste misure, contro la mascherina. Io invece rispondo che la guerra l’abbiamo combattuta questo inverno e abbiamo perso sul campo decine di migliaia di italiani i cui familiari stanno ancora piangendo”. Quindi l’ex capo politico del M5s si rivolge direttamente ai negazionisti: “Chiedo di portare almeno rispetto per i familiari dei morti”.
“Gli scriteriati che sono in piazza in queste ore a dire che non ci vogliono le mascherine – sostiene il commissario europeo Paolo Gentiloni dalla Festa dell’Unità a Modena – sono persone che fanno male a loro stesse e al nostro Paese”. Mentre il capogruppo Pd Marcucci auspica sanzioni per le persone ammassate senza mascherine.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/05/no-mask-a-roma-negazionisti-del-covid-ed-estrema-destra-speranza-vedere-una-piazza-di-negazionisti-mi-fa-rabbrividire/5921476/

Un anno del Conte 2. E di miracoli. - Gaetano Pedullà

Giuseppe Conte

Oggi è un anno dalla nascita del Conte2, o se preferite dalla resurrezione di un premier che doveva scomparire insieme alla maggioranza gialloverde. A quell’epoca la politica italiana non aveva mai visto un Presidente del Consiglio passare in pochi giorni dal campo della destra a quello della sinistra, ma la risolutezza dei 5 Stelle nel blindarlo ha fatto di Palazzo Chigi un presidio talmente solido da resistere persino all’onda d’urto di una pandemia, oltre che dimostrare pure ai più scettici la natura sinceramente post ideologica del Movimento.
A sentire la sguaiata propaganda delle opposizioni e della stampa di complemento, in quest’anno non c’è niente da festeggiare. Il Covid in effetti ha impoverito il Paese e davanti a noi c’è un orizzonte preoccupante, ma se pensiamo a dove saremmo nel caso in cui a gestire l’emergenza avessimo avuto i negazionisti del virus tanto cari alla destra, adesso dovremmo tenere compagnia a Berlusconi in ospedale e a Briatore in quarantena. E non finisce qua. Conte e la maggioranza giallorossa hanno resistito a quel mondo economico che non voleva sentirne di fermare la produzione, sul modello di quanto predicavano Trump e Bolsonaro in aree del mondo che chissà come mai sono oggi tra le più contagiate del mondo.
Grazie a Conte sono rimasti a bocca asciutta i sovranisti che neppure si sarebbero potuti sedere al tavolo del Recovery Fund, e così saremmo stati costretti a prendere quel Mes che non vogliono neppure Salvini e la Meloni. Certo, Conte ha deluso quei poteri forti che gli preferirebbero Draghi e le prebende di una tecnocrazia forgiata sui valori della finanza, ma il Governo che ha guidato in questo anno l’Italia ha realizzato la più alta mediazione possibile tra la solidarietà verso chi è stato lasciato per troppi anni indietro e il mondo delle imprese. Una scelta che ha già ripagato lo sforzo, perché non disporre di strumenti come il Reddito di cittadinanza nel mezzo della pandemia ci avrebbe esposto anche a probabili tensioni sociali. Ovviamente di cose da fare ce ne sono tante altre, ma oggi questo compleanno merita se non gli auguri almeno un Grazie.
https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/un-anno-del-conte-2-e-di-miracoli/

Al capezzale di Berlusconi. - Tommaso Merlo



Un conto è la compassione verso un malato, un altro è il revisionismo storico. Quell’anziano signore sdraiato su un letto del San Raffaele merita pietà come del resto tutte le vittime del coronavirus. Ma per Berlusconi il circo mediatico ha acceso i riflettori. Come fossimo tutti al capezzale di un Padre della Patria. C’è già chi lo beatifica puntando il dito contro chi lo avrebbe ingiustamente criminalizzato in passato. In parte toccherà rassegnarsi. Ci sono craxiani che vanno ancora in pellegrinaggio ad Hammamet. Un domani ci saranno berlusconiani che andranno a posare fiori al mausoleo di Arcore. Una tradizione nostrana. Amen. Ma la storia di un paese è una cosa seria e nessuno può riscriverla a piacere. L’odio non c’entra nulla. Anche perché chi sia davvero quell’anziano signore disteso sul letto del San Raffaele lo sanno in pochi. Noi conosciamo il personaggio pubblico che ha recitato, conosciamo la maschera del politico tre volte premier e abbiamo il diritto e anche il dovere di maturare un’opinione su di lui e di preservare la verità storica su cosa sia stato il berlusconismo. E questo non per sfogare chissà quali cattivi sentimenti, ma per imparare e per fare in modo che certi errori non si ripetano mai più. Quello che rimarrà nei libri di storia su Berlusconi è come sia riuscito a piegare la democrazia italiana per i suoi interessi processuali ed aziendali. Uno sfregio indelebile alla nostra repubblica. Berlusconi ci è riuscito grazie ai soldi della sua lobby, grazie ad un partito personale e grazie a televisioni e giornali al suo servizio. I tre pilastri del vecchio regime partitocratico nelle mani di una sola persona. Un mastodontico conflitto d’interessi. Un vero e proprio obbrobrio democratico che ha funzionato eccome nel servire Berlusconi ma non certo il paese. Berlusconi è riuscito a salvare le sue aziende e sfuggire ad innumerevoli processi. Quanto al paese aveva promesso di modernizzarlo ma alla fine non ha prodotto nessuna riforma degna di nota, solo anni di sterili litigi scatenati ad arte dalla propaganda, solo strappi e polemiche e provocazioni continue fino alle drammatiche dimissioni col paese sull’orlo del baratro finanziario. Berlusconi si è politicamente spento quel giorno. Ma invece di farsi da parte ha imposto la sua presenza sulla scena impedendo la formazione di una nuova destra moderata e favorendo così l’ascesa dell’inquietante sovranismo. Il disastroso giudizio politico su Berlusconi dovrebbe concludersi qui, se non fosse che il personaggio Berlusconi ha oltrepassato ogni “limite istituzionale”. Non si era mai visto un premier che avesse intrallazzato con la mafia, non si era mai visto un premier sempre pronto a comprare tutto e tutti, non si era mai visto un premier grande evasore e nemmeno uno che mettesse in piedi un night-club frequentato da ragazzine nella sua cantina. Scandali, grane giudiziarie e comportamenti al limite che hanno alimentato un degrado morale generalizzato nel paese e che è sfociato in un clamoroso ribaltamento della realtà. Con le guardie diventate cattive e i ladri buoni. Coi giudici diventati persecutori e i delinquenti vittime sacrificali. Con legalità, trasparenza e onestà anche intellettuale diventate parolacce in bocca a perdenti e fantomatici comunisti. Ma Berlusconi non ha fatto certo tutto da solo. Si è avvalso di zelanti cortigiani, delle folte truppe del suo impero e di tifoserie di tele-elettori vittime dell’atavico vizio degli italiani di seguire qualche pifferaio magico. E se Berlusconi ha avuto successo così a lungo è anche perché incarnava culturalmente quell’epoca e certi vizietti incoffesabili degli italiani. Quella del berlusconismo è stata una deriva democratica e morale la cui memoria va preservata in modo da non commettere più gli stessi errori. L’odio personale e lo sfogare cattivi sentimenti non c’entra nulla. Noi conosciamo solo il personaggio pubblico Berlusconi e abbiamo il diritto e anche il dovere di maturare un’opinione sulla sua parabola. Quell’anziano signore sdraiato su un letto del San Raffaele merita pietà e compassione come del resto tutte le vittime del coronavirus. Ma la storia di un paese è una cosa seria e nessuno può riscriverla a piacere. Fuori dall’ospedale il circo mediatico s’inchina come fosse al capezzale di un Padre della Patria mentre i revisionisti già si sfregano le mani. Intanto dentro alla sua stanza quell’anziano signore vive giorni di dolore e di paura come decine di migliaia di suoi concittadini. Chi con alle spalle una vita serena e regolare. Chi con alle spalle una vita turbolenta e sempre in prima linea. Tutti costretti a posare la propria maschera sul comodino. E guardarsi indietro. E guardarsi dentro. Chissà cosa penserà Berlusconi di se stesso e della sua vita. Chissà se penserà ne sia valsa davvero la pena di viverla in quel modo. Oppure no. 

https://repubblicaeuropea.com/2020/09/06/al-capezzale-di-berlusconi/

“Forestali che lavorano a chiamata, pochi mezzi e la mano della mafia”: ecco perchè in Sicilia i roghi devastano le riserve. Ogni anno. - Manuela Modica

“Forestali che lavorano a chiamata, pochi mezzi e la mano della mafia”: ecco perchè in Sicilia i roghi devastano le riserve. Ogni anno

Da Palermo a Trapani, da Catania e Messina un’ampia area dell'isola è bruciata negli ultimi giorni di agosto: ormai una consuetudine che si ripete ogni estate nei giorni di forte scirocco. Le procure di Palermo e Trapani hanno aperto fascicoli per incendio boschivo con l'aggravante prevista in caso di incendi in aree protette, mentre gli ambientalisti accusano: "Il sistema antincendio è con tutta evidenza fallimentare". Gaetano Guarino, storico funzionario della Forestale: "Contiamo 400 uomini, poi ci sono 19 mila operai, ovvero persone che lavorano solo per qualche mese o per qualche giorno". Sullo sfondo l'accusa: "Vogliono dare la gestione delle riserve ai privati".
“Spero in un ultimo sussulto di dignità e chiedo a queste persone che hanno appiccato il fuoco di autodenunciarsi. Chiedo anche a chi sa qualcosa che venga a riferire, perché quel che è successo è gravissimo”. Usa queste parole Angela De Luca, sindaca di Altofonte, nel Palermitano, per rivolgersi ai suoi concittadini. “Sono nella stanza del segretario comunale e da qui vedo lo sfregio inaudito al nostro bosco. Non è una questione solo di rabbia ma di grande paura: già le prime rocce hanno cominciato a rotolare verso l’abitato. Cosa succederà adesso? Cosa succederà alle prime piogge?”, è l’allarme lanciato dalla sindaca.
“Una strategia criminale concordata”- Nel comune siciliano a causa degli incendi dell’ultimo fine settimana di agosto sono andati in fumo 900 ettari del bosco della Moarda. E alcuni roghi non sono ancora completamente spenti: “Le radici ancora bruciano”, dice la sindaca. E dire che il bosco della Moarda era stato piantato nel dopoguerra proprio per riparare gli abitanti di Altofonte: “Prima c’era fango, c’erano smottamenti, poi hanno piantato gli alberi ed eravamo al riparo, adesso le case sono a rischio”. La voce della sindaca, sostenuta dalla preoccupazione per i suoi concittadini, tocca ottave alte. Era alta anche domenica mattina quando alle 7 del mattino la sindaca ha chiamato il presidente Nello Musumeci per chiedere l’invio dei Canadair: “Ce ne sono due in tutta la Sicilia – spiega– e io capisco che si dia priorità alle riserve ma noi avevamo il fuoco davanti agli occhi”. Pure il governatore ha rivolto un appello affinché vengano denunciati i responsabili: “Spero che si possa, con la collaborazione anche dei cittadini, arrivare all’individuazione di questi delinquenti che con una strategia criminale concordata distruggono, in un solo attimo, un patrimonio boschivo formatosi in decenni di cura e attenzione della comunità locale e delle istituzioni”. La Regione proclamerà lo stato di calamità, e chiederà a Roma di proclamare quello di emergenza.
I mezzi: solo 2 canadair sull’isola – Da Palermo a Trapani, da Catania e Messina, infatti, un’ampia area della Sicilia è bruciata negli ultimi giorni di agosto: “Siamo arrivati fino a un massimo di 5 canadair e due elicotteri su Palermo”, spiega Maurizio Lucia, direttore dei Vigili del fuoco. Sono in tutto 15 i Canadair in Italia, di proprietà dei Vigili del fuoco ma gestiti da una società esterna. A questi si aggiungono elicotteri non solo dei Vigili del Fuoco (che ne hanno 5) ma anche delle altre forze dell’ordine, mezzi inviati dal centro operativo aereo unificato che dispone a seconda dell’urgenza il velivolo più adeguato per l’operazione, mentre a gestire gli interventi via terra ci sono i direttori delle operazioni di spegnimento che sono persone altamente specializzate per questi casi. Ma lo scorso fine settimana gli interventi contemporanei solo nell’Isola sono stati troppo estesi: “Una situazione di certo complicata dalla vastità e varietà degli interventi.
“Vogliono dare la gestione delle riserve ai privati” – Un irrobustimento di mezzi e uomini può essere solo visto di buon occhio ma siamo riusciti a rispondere bene alla situazione di emergenza”, rileva Lucia. Non sono d’accordo con lui gli ambientalisti che si sono riuniti da tutta la Sicilia sotto un’unica sigla (“Salviamo i boschi siciliani”), per chiedere – tra le altre cose – la rimozione di funzionari. “Perché il sistema antincendio è con tutta evidenza fallimentare”, dice Massimo Fundarò, organizzatore del comitato siciliano a salvaguardia dei boschi. Il comitato è pronto ad indagare sugli ultimi incendi: “Faremo quello che dovrebbero fare le istituzioni, ottenendo le informazioni per un dossier da presentare alle varie procure, dopo quello già presentato nel 2017 alla procura di Trapani ma rimasto nei cassetti”, accusa Fundarò. Che col comitato lancia anche una raccolta firme su change.org dove si chiede l’istituzione di una commissione d’inchiesta che accerti responsabilità e individui “esecutori materiali e mandanti per smascherare gli interessi mafiosi e le connivenze politiche”, si legge nell’appello lanciato dal comitato. Perché il sospetto “è che si voglia togliere la gestione pubblica per darla ai privati”, sostiene sempre l’ambientalista, in passato deputato dei Verdi tra il 2006 e il 2008. Fundarò insiste: “Ogni incendio ha la sua storia e se viene appiccato col buio quando si sa che i Canadair non possono entrare in azione non è di certo un caso”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/06/forestali-che-lavorano-a-chiamata-pochi-mezzi-e-la-mano-della-mafia-ecco-perche-in-sicilia-i-roghi-devastano-le-riserve-ogni-anno/5918329/

sabato 5 settembre 2020

Tra 10 miliardi di anni la fusione tra Via Lattea e Andromeda: nascerà la supergalassia Milkomeda.

Collisione Andromeda - Via Lattea - Amici della Scienza
Collisione tra Andromeda e la Via lattea.

Lo studio dell'Università La Sapienza di Roma è stato pubblicato sulla rivista Astronomy and Astrophysics.

Un nuovo studio internazionale, coordinato da un team del Dipartimento di Fisica della Sapienza Università di Roma, in collaborazione coi colleghi dell'Università tedesca di Heidelberg e della Northwestern University americana, ha realizzato sofisticate simulazioni numeriche per prevedere i tempi cosmici nei quali la nostra Galassia si scontrerà con Andromeda fino a fondersi in un'unica "supergalassia". 

I risultati del lavoro, che gettano nuova luce sul destino del nostro sistema stellare, sono stati pubblicati sulla rivista Astronomy and Astrophysics.  Dallo studio emerge che tra 10 miliardi di anni la Via Lattea si fonderà con la vicina Andromeda formando una supergalassia che hanno battezzato 'Milkomeda'. 

Per Roberto Capuzzo Dolcetta, della Sapienza, tra i coordinatori della ricerca, "la prima collisione tra le due galassie avverrà tra 4 miliardi di anni e la fusione tra circa 10 miliardi, tempo simile alla stima dell'età del cosmo dal Big Bang a oggi".  La Via Lattea e Andromeda fanno parte di un gruppo di una settantina di galassie, il Gruppo Locale, il cui centro di massa si trova proprio tra le due galassie. Lo studio ha permesso ai ricercatori di predire che, in seguito alla collisione galattica e alla fusione, i buchi neri giganti al centro delle due galassie, con massa milioni di volte il Sole, si troveranno a orbitare uno vicino all'altro.  

"Questo aspetto - conclude Roberto Capuzzo Dolcetta - implica che in un tempo mille volte più breve di quello necessario alla collisione delle galassie madri, anche i loro buchi neri si scontreranno. Dando, così, origine a una esplosione di onde gravitazionali di potenza inimmaginabile, miliardi di volte maggiore di quelle individuate negli ultimi cinque anni dai grandi osservatori della collaborazione internazionale Ligo-Virgo, negli Stati Uniti e in Italia". 

https://www.rainews.it/dl/rainews/media/Via-Lattea-e-Andromeda-si-fonderanno-tra-10-miliardi-di-anni-e-formeranno-la-supergalassia-Milkomeda-2ce29357-24bd-4c22-a597-fbed4f2b40d2.html?fbclid=IwAR2yA_9GxIeM6o94hk02HOlTed17WKaxmBul-1keA5Y769dgPuQjv0On1xM#foto-10

Fine degli alibi. - Marco Travaglio

Gli amici? Meglio pochi ma buoni. Hannibal Lecter | Citazioni divertenti,  Citazioni sarcastiche, Citazioni umoristiche
Molti propagandisti del No puntano tutto sulla paura, spaventando i cittadini con minacce terroristiche sull’apocalisse che seguirebbe alla riduzione dei parlamentari da 945 a 600. E così attribuiscono alla riforma una portata epocale che non si confà a un utilissimo, ma modestissimo ritocco costituzionale. “Stravolgono la Carta del 1948 e tradiscono la volontà dei nostri Padri costituenti!” (ma i 630 deputati e i 315 senatori nella Carta non c’erano: furono aggiunti dopo, nel 1963, da un’altra riforma della Dc). “Il Parlamento, una volta tagliato, non funzionerà più” (ma tra il 1948 e il ’63, a ranghi ridotti, funzionava benissimo). “Qui si ledono la rappresentanza e la democrazia!” (che non dipendono dal numero degli eletti: altrimenti la Cina, con quasi 3mila parlamentari, avrebbe il record mondiale di rappresentanza e democrazia). Un lettore ligure – spero non nostalgico di Scajola – teme addirittura che col taglio “Imperia non sia più rappresentata”: il che è ben possibile, ma lo è anche oggi, e non per le norme costituzionali, ma per la legge elettorale che dà ai capipartito il potere di candidare non i rappresentanti dei territori, ma i suoi nominati (qualcuno sa chi rappresenta la sua città nell’attuale Parlamento?). Altri inorridiscono per il risparmio di “soli” 80-100 milioni all’anno, come se ci fosse qualcosa di male se il Parlamento, dopo decenni di polemiche anti-casta, si mette a dieta e recupera prestigio mentre chiede sacrifici ai cittadini. Per fortuna i sondaggi (Sì fra il 70 e l’82%) segnalano che la maggioranza degli italiani, come nel 2016 quando a fare terrorismo erano i renziani del Sì, non si lascia spaventare da false paure.
Molto più serie sono le obiezioni e i dubbi sui rischi di un Sì “al buio”, senza i correttivi imposti dalla riforma: sulla legge elettorale, che per fortuna si dovrà per forza cambiare dopo il Sì al taglio (se vince il No ci terremo i nominati del Rosatellum in saecula saeculorum); sul numero dei delegati regionali per eleggere il capo dello Stato, che va ridotto anch’esso di un terzo; e sull’elezione dei senatori su base circoscrizionale anziché regionale, per impedire che le Regioni più piccole e i partiti minori siano sottorappresentati. Ma negli ultimi giorni la maggioranza s’è accordata per votare i correttivi in parte prima del referendum e in parte subito dopo. Così chi preferiva il No per mancanza di correttivi potrà votare serenamente Sì. Magari ricordando ciò che disse all’Assemblea Costituente il 18 settembre 1946 uno dei Padri più nobili, Luigi Einaudi: “Quanto più è grande il numero dei componenti un’Assemblea, tanto più essa diventa incapace ad attendere all’opera legislativa che le è demandata”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/05/fine-degli-alibi/5921008/