giovedì 11 marzo 2021

I vaccini ai politici-avvocati mentre gli anziani aspettano. - Giacomo Salvini

 

In Toscana molti over 80 non sanno ancora quando potranno vaccinarsi – a ieri la prima dose di Pfizer è stata somministrata solo a 43.000 anziani su un totale di 324.000 (poco più del 13%) –, ma per una settimana gli avvocati hanno potuto ricevere la prima dose di Astrazeneca e tra questi ci sono anche diversi esponenti politici di tutti i partiti – da Italia Viva al Pd passando per la Lega e Fratelli d’Italia – che sono al contempo iscritti all’albo dell’Ordine degli Avvocati anche se, in alcuni casi, non esercitano la professione da anni. La Toscana, interpretando una circolare del ministero della Salute, dal 19 febbraio scorso, su richiesta dell’Ordine forense, ha dato infatti la possibilità a tutto il personale giudiziario di registrarsi e ricevere la prima dose di AstraZeneca, inserendo avvocati e personale del- l’amministrazione della giustizia, cancellieri compresi, tra le categorie che, al pari degli insegnanti, forniscono un servizio essenziale. Così gli avvocati – non solo in Toscana, a dir la verità, ma in tutta Italia – hanno chiesto di essere inseriti per “difendere” dal virus le aule dei Tribunali. E, alla fine, molti amministratori ed esponenti politici che sono iscritti all’albo degli Avvocati ne hanno “approfittato”: tutto legittimo, è nelle regole, ma la questione ha scatenato una bagarre in un momento in cui la campagna vaccinale procede a rilento per alcune categorie.

Il caso che ha destato più clamore è stato quello dell’ex assessore alla Salute renziana Stefania Saccardi, oggi vicepresidente della giunta regionale, che in un post su Facebook ha ammesso di aver ricevuto la prima dose in quanto iscritta “all’albo dal 1989” ma senza specificare da quanto non eserciti più la professione. E giù sulla sua bacheca una marea di commenti indignati: “Ho 60 anni, sono paziente oncologica e cardiopatica e ancora non sono stata chiamata per il vaccino” scriveCheti. E ancora: “Ma non si vergogna un po’, non ha rispetto delle persone che non sanno dove sbattere la testa per vaccinarsi? Difendete i vostri privilegi, è una vergogna”, si sfoga Paolo.

Anche tre assessori-avvocati della giunta di Dario Nardella a Firenze hanno fatto il vaccino: Cecilia Del ReFederico Gianassi Benedetta Albanese, tutti del Pd. Quando è emerso il caso e le opposizioni – Lega e Fratelli d’Italia in particolare – hanno annunciato interrogazioni sul tema, Palazzo Vecchio ha diramato una nota per difendere i propri assessori e parlando di “rischio di deriva populista” che può portare a “pericolose campagne no vax per chi esercita funzioni pubbliche”. Ma le polemiche sui politici toscani vaccinati riguardano anche la Lega e FdI con il sindaco di Massa del Carroccio Francesco Persiani che ha ricevuto la prima dose ma anche gli assessori meloniani a Siena e Pistoia, Francesco Michelotti e Margherita Semplici. Anche il senatore fiorentino molto vicino a Matteo Renzi, Francesco Bonifazi, si è vaccinato nei giorni scorsi in quanto avvocato. A fine ottobre aveva contratto il Covid.

Dopo le polemiche la Regione Toscana ha deciso di fare marcia indietro: da lunedì è stato abbandonato il criterio delle categorie, dando la precedenza alle fasce di età e alla patologia. In una settimana però negli uffici giudiziari toscani sono stati vaccinate 8.100 persone. Ma la Toscana non è l’unica regione dove gli avvocati hanno potuto ricevere la prima dose.

Anche in Sicilia si è iniziato due giorni fa a somministrare AstraZeneca agli avvocati, mentre in Campania la vaccinazione partirà nei prossimi giorni. Potenzialmente, la platea relativa alle tre regioni interessata è di circa 50.000 avvocati. In Campania la giunta De Luca ha inviato una lettera agli ordini forensi regionali per avvertirli, mentre in Sicilia siamo già a un migliaio di somministrazioni. Chissà se l’assessore alla sanità siciliana, Ruggero Razza, avvocato anche lui, sarà tra i “fortunati” iscritti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/11/i-vaccini-ai-politici-avvocati-mentre-gli-anziani-aspettano/6129466/

Pallanzani. - Marco Travaglio

 

Tra i “colleghi” affetti da incontinenza delle ghiandole salivari, aveva destato un estasiato stupore il Draghi che “fa la fila al supermercato”: segno che qualcuno lo sospettava di farsi largo tra gli avventori col machete fino alle casse. Ora la stessa ammirata meraviglia si effonde su Mattarella allo Spallanzani che, prima del vaccino “attende il suo turno con gambe incrociate, mani in grembo e regolare dispositivo di protezione fpp2 assieme ai coetanei”, devoto com’è al “valore della normalità”, dunque è “uno di noi” e la sua foto “resterà nella storia” (Gabriele Romagnoli, Stampa). Evidentemente il Romagnoli si aspettava che il capo dello Stato irrompesse allo Spallanzani col bazooka spianato per saltare la fila. Che si facesse carrucolare sul tetto dal verricello di un elicottero. Che strillasse “Fermi tutti, fate largo o vi spiezzo in due, io so’ io e voi nun siete un cazzo?”. Che le mani e le gambe le mulinasse per prendere a pugni, calci e ginocchiate gli altri pazienti. O che portasse una mascherina tarocca o se la calasse per sputacchiare sugli astanti. Insomma, l’aveva scambiato per un incrocio fra il marchese del Grillo e Ivan Drago (al singolare) di Rocky IV. Sul Messaggero, Mario Ajello è incredulo e rapito per la sua “lezione a furbetti e no vax”. Pensate: “è entrato nel salone delle vaccinazioni, gli han fatto l’iniezione ed è uscito” (anziché okkupare il locale e dormire nel sacco a pelo, come le Sardine al Nazareno). Non contento, “si è seduto su una poltroncina” (non su un trono dorato, o una sedia sulle spalle di quattro corazzieri). E, “fatta la siringa, ha indossato di nuovo cravatta, gilet e giacca”, quando tutti scommettevano che sarebbe uscito in mutande a torso nudo. Queste estrose stravaganze, commesse peraltro con “semplicità e normalità”, han colto di sorpresa i suoi coscritti, che “hanno faticato a riconoscerlo: ma è Mattarella? Possibile? Così, senza i corazzieri?”. Eh sì, è andata così: o se li era scordati a casa, oppure avevano pilates.

Sono tempi sorprendenti. L’altra sera, per dire, chi si sarebbe mai aspettato che Draghi esponesse la “Grammatica del Draghismo” nel noto e raro Videomessaggio “sobrio e solenne” con “postura statica, se non fosse per il braccio e la mano destri che si muovono per sottolineare alcuni passaggi del discorso”? Noi, diversamente da Massimiliano Panarari della Stampa, non ci avevamo fatto caso. E adesso siamo qui a domandarci in ambasce: e il braccio e la mano sinistri? Reumatismi? Gomito del tennista? Paresi da freddo? Captatio a Salvini e B.? Ma no, dài. Quando, dopo la Grammatica, Draghi vorrà declinarci pure la Sintassi, vedrete che inizierà a muovere, sobriamente ma solennemente, anche la parte sinistra.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/11/pallanzani/6129465/

mercoledì 10 marzo 2021

L’agenzia per i giovani dà l’appalto da 4 mln a E&Y (da cui viene la direttrice). - Stefano Vergine

 

L’ultimo appalto milionario porta la data di venerdì 5 marzo 2021. Quel giorno il gigante mondiale della consulenza Ernst & Young – un fatturato di 37,3 miliardi di dollari – ha ricevuto una bella notizia dall’Italia. Una delle sue controllate, EY Advisory Spa, si è aggiudicata la gara numero 7841608: un contratto di consulenza affidatole dalla Agenzia Nazionale per i Giovani, l’ente governativo che gestisce in Italia i programmi europei di istruzione giovanile come l’Erasmus. E proprio di questo si dovrà occupare Ernst & Young, una delle cosiddette Big Four della consulenza insieme a Deloitte, Pwc e Kpmg: aiutare l’istituzione italiana nella “gestione e attuazione dei programmi Erasmus+/Youth in action, European solidarity corps, degli analoghi programmi europei per i giovani del settennato 2021–2027 e delle iniziative proprie dell’Agenzia nazionale per i giovani”, si legge nel bando. Il tutto per un valore stimato dall’ente pubblico in 4,2 milioni di euro Iva esclusa. Fin qui niente di strano.

Da anni l’Italia, così come tante altre nazioni del mondo, affida infatti contratti di consulenza ai giganti mondiali del settore, come dimostra il controverso caso della McKinsey appena assoldata per assistere il ministero del Tesoro nella scrittura del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’appalto assegnato lo scorso 5 marzo ad Ernst & Young ha però una particolarità. È il nome della dirigente al vertice dell’ente statale che ha affidato l’incarico alla multinazionale britannica: Lucia Abbinante. Barese, 33 anni, esperta di educazione, la direttrice generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani fino a poco tempo fa lavorava infatti proprio per Ernst & Young.

I documenti letti da Il Fatto raccontano che è stata proprio Abbinante a comunicare ai suoi ex datori di lavoro l’aggiudicazione del contratto. La commessa è stata vinta al termine di una gara d’appalto e la multinazionale londinese se l’è aggiudicata grazie a un eccellente punteggio: 98,33 su 100. Il fatto di aver affidato un contratto milionario all’azienda che fino a poco tempo fa le pagava lo stipendio deve avere però creato qualche imbarazzo alla stessa Abbinante. Lo suggerisce quello che c’è scritto sul sito internet della Agenzia Nazionale per i Giovani o, per essere più precisi, quello che non c’è più scritto. Fino a poche settimane fa, cliccando sul nome di Lucia Abbinante l’utente veniva infatti reindirizzato al pdf del suo curriculum in formato europeo, mentre adesso il sistema rimanda a una più semplice pagina web in cui sono riassunte in forma discorsiva le esperienze lavorative della dirigente pubblica.

Dieci anni come coordinatrice di Radio Kreattiva, “la prima web radio antimafia italiana partecipata dagli studenti e dalle studentesse”. I progetti sviluppati per ong internazionali come Save The Children e Terres Des Hommes. Le “docenze in comunicazione e progettazione sociale”. La collaborazione con il dipartimento per le Politiche giovanili e quello per le Pari opportunità. Fino al ruolo di consigliere dell’ex ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, l’esponente del Movimento 5 Stelle che lo scorso 7 agosto ha nominato la giovane project manager barese alla direzione generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani con uno stipendio annuale di 317mila euro (lordi) e un incarico che scadrà nel 2023.

Di tutte le esperienze citate sulla pagina web ora attiva sul sito dell’Agenzia ne manca una. Proprio quella in Ernst & Young, dove Abbinante ha lavorato a partire dal luglio del 2018 come consulente. Mansione svolta: “Servizio di supporto specialistico e assistenza tecnica presso il Comune di Bari per l’implementazione del Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane”. Contattata per un commento, la dirigente conferma di aver lavorato per Ernst & Young “fino al settembre del 2019 come consulente junior”, si dice “dispiaciuta per il fatto che sul sito dell’Agenzia non sia più riportata quell’esperienza di lavoro”, ma garantisce che “l’affidamento della gara non ha nulla che fare con il mio passato: le decisioni sulle gare vengono prese da una commissione di cui io non faccio nemmeno parte”, spiega, “e comunque Ernst & Young lavora per l’Agenzia almeno dal 2016, ben prima che io arrivassi”. Il ministero incaricato di vigilare sull’Agenzia è quello delle Politiche giovanili e lo Sport. Oggi è guidato dalla 5 Stelle Fabiana Dadone.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/10/lagenzia-per-i-giovani-da-lappalto-da-4-mln-a-ey-da-cui-viene-la-direttrice/6128300/

Il Movimento di Conte e la sua stella. - Tommaso Merlo

 

L’enorme consenso personale di Giuseppe Conte sta gonfiando i sondaggi del Movimento a dismisura da quando viene accreditato come nuovo capo politico. Con Conte il Movimento ha davvero vinto la lotteria. Prima due anni da premier-fuoriclasse come nessun dirigente del Movimento sarebbe mai stato capace di fare. Adesso il consenso che rimbalza nonostante i disastri compiuti degli stessi dirigenti. È sempre più il Movimento di Conte. Avvitato in una profonda crisi, il Movimento si è affidato al suo campione per salvarsi. Un leader incontrastato che sta lavorando dietro le quinte per riformare il Movimento e prima o poi comunicherà il suo piano. Nessuno sa ancora nulla, ma i dirigenti sono già tutti entusiasti e i sondaggi sono già schizzati alle stelle. Leadersimo salvifico. A scatola chiusa. C’è da aspettarsi che prima dell’incoronazione organizzeranno qualche assise di “signor sì” e qualche votazione online che passerà con percentuali bulgare, ma di certo non era questo il progetto originario del Movimento. I fallimentari dirigenti parlano di evoluzione e di maturazione, ma è nei vecchi partiti che i dirigenti s’inventano svolte da calare dall’alto. Il Movimento doveva funzionare al contrario e cioè erano i cittadini che evolvevano e maturavano e quindi determinavano svolte che i portavoce dovevano incarnare nei palazzi. Cambiamento dal basso, non dall’alto. Esattamente il contrario. Eppure i sondaggi premiano il Movimento di Conte a priori, senza cioè che nessuno conosca nemmeno la sua “riforma”. L’organizzazione, i contenuti, le cose da fare, la linea. Nulla. Questo perché sia i fallimentari dirigenti che i cittadini da casa si fidano e si affidano alla persona di Giuseppe Conte. Al loro leader, al loro capo salvifico. Tutto il resto è marginale. È questa una delle fotografie più nitide di come la rivoluzione anche culturale proposta dal Movimento sia rimasta sulla carta. E tutto sta avvenendo senza uno straccio di dibattito. I fallimentari dirigenti del Movimento parlano di maturazione e di evoluzione ma quello del leaderismo è in realtà un enorme passo indietro. Affidarsi a Giuseppe Conte è furbo e redditizio nel breve periodo, ma dal punto di vista democratico è un palese ritorno alla vecchia politica italiana che da sempre si affida a qualche Salvatore della Patria coi risultati disastrosi che conosciamo. Cambiano i salvifici leader che si affacciano dai balconi, cambiano le cerchie e gli slogan delle folle urlanti, ma l’Italia non cambia mai. Questo perché la storia non la fanno i leader e i loro seguiti. La storia la fanno le idee. E il Movimento era prima di tutto una idea. Non solo valori rinverditi e nuove “cose da fare”, ma anche un’idea diversa di politica e di democrazia. Più partecipata, trasparente, dal basso. E fatta da cittadini. Tutti sullo stesso livello. Uniti attorno ad un progetto. Un’idea che è riuscita ad arrivare al cuore della democrazia italiana contro ogni previsione ma che oggi è avvitata in una profonda crisi. Questo non perché l’idea del Movimento si sia rivelata cattiva. Niente affatto. L’idea del Movimento ha prodotto risultati sbalordivi. La crisi dell’idea del Movimento è solo dovuta agli uomini che hanno provato a metterla in pratica. Ce lo insegna la storia. Idee anche buone hanno fallito perché gli uomini che hanno provato a realizzarle non si sono rivelati all’altezza. E col tempo le hanno travisate o abbandonate, le hanno piegate alle bizze del loro ego oppure alle circostanze del momento. Proprio come sembra stia succedendo oggi al Movimento con la sua fantomatica evoluzione e maturazione senza uno straccio di dibattito. Col salvifico leader Conte impegnato dietro le quinte a disegnare la grande “riforma” e tutti pronti a votarla a scatola chiusa. Tutti sotto al balcone del salvifico leader fino a che la sua stella brillerà. Fino a che non si capirà che sono le idee a fare la storia.

https://repubblicaeuropea.wordpress.com/2021/03/10/il-movimento-di-conte-e-la-sua-stella/

Per l’Inps è il via libera ai furbastri di ogni tipo. - Salvatore Cannavò

 

La beffa - Dall’ente non è mai uscito alcun nome.

Raccontano fonti qualificate che all’Inps la decisione del Garante della Privacy sia stata presa male, molto male. Non certo per la multa inflitta, quanto perché vi si legge una sconfessione totale dell’operato di controllo e verifica che l’Istituto porta avanti.

La scelta del Garante, infatti, contraddice tutto il lavoro portato avanti dalla Direzione Centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza voluta nel 2019 dall’attuale presidente Pasquale Tridico. Si tratta dell’organismo che è preposto alla verifica che le prestazioni erogate siano correttamente dovute. E il senso di questa scomunica sta nel ragionamento che ai piani alti dell’Istituto viene fatto apertamente da ieri mattina: “Perché non ci hanno mai multato per il Reddito di cittadinanza o la Cassa integrazione illecita? I controlli che facciamo sono gli stessi”.

Il documento. L’ampio documento del Garante si incunea in una quantità di cavilli e norme difficili da comprendere per i più. Addentrandosi nella sua decrittazione, senza abbandonarsi alla facile lettura del comunicato stampa, si capisce che a essere contestato è l’aver avviato verifiche e controlli prima che fossero chiari i requisiti con cui poi i bonus sarebbero stati erogati. Come se i parlamentari, i consiglieri comunali, regionali etc, avessero potuto mai beneficiare di un provvedimento come il bonus. In questo caso la puntualizzazione del diritto fa a pugni direttamente con la morale.

Quanto alla violazione della privacy più in generale, si ragiona all’Inps, dall’ente previdenziale non è mai uscito alcun nome. I nomi di deputati e consiglieri vari sono emersi in seguito alle loro auto-denunce.

Il Garante contesta all’Inps che “il trattamento dei dati personali è stato effettuato in una data anteriore a maggio 2020”. All’Inps si ritiene però di non essersi mossi impropriamente perché la convinzione che quei soggetti non avessero diritto, e quindi sottoposti a controllo, è stata ampiamente avallata dal ministero del Lavoro, ente vigilante sull’Istituto. La presidenza dell’Inps, infatti, vanta il parere emesso dal ministero del Lavoro, richiesto a settembre 2020 e consegnato il 2 dicembre a firma del responsabile dell’ufficio legislativo, Giuseppe Bronzini. Il parere è molto esplicito sull’inconsistenza di quel diritto per chi riceve un’indennità paragonabile a un reddito da lavoro dipendente e che, comunque, è iscritto a una gestione previdenziale, per quanto anomala come quella che regola i vitalizi parlamentari.

Nella sanzione comminata, poi, si parla anche di una “mancata valutazione dell’impatto sulla protezione dei dati”, ma le considerazioni interne all’Inps dicono che con il senno di poi si sarebbe fatto esattamente lo stesso: prendere dati esterni pubblici e confrontare i codici fiscali, unico modo per cercare di prevenire le frodi da parte di un ente che possiede ampie banche dati, ma non le ha tutte. Certamente, non ha i dati dei parlamentari che, come è noto, hanno un regime previdenziale basato sul vitalizio, gestito direttamente dalle Camere di appartenenza.

Il recupero dell’illecito Il punto più rilevante però è che ora rischia di fermarsi l’attività di recupero delle prestazioni indebite. Nel caso dei parlamentari si tratta di 2,5 milioni di euro, ma ci sono tutti gli altri casi, molto più onerosi e per i quali nessuna critica finora è stata mossa. I dirigenti dell’Inps hanno fatto sapere alla presidenza che ora vogliono delle garanzie prima di muoversi perché “non è possibile fare i controlli sulla base delle preferenze mediatiche del Garante” che si muove sui parlamentari, ma non ha mai contestato il modo in cui colpiscono gli indebiti sul Reddito di cittadinanza. Come se ci fossero “furbetti” di serie A e “furbetti” di serie B.

Infine, vale la pena svolgere anche una valutazione politica di questa decisione, perché nel comminare la sanzione, il Garante (pagina 13 della sua “sentenza”) compie un legame diretto tra il modo in cui l’Inps si è mossa e la divulgazione dei dati a ridosso del referendum del 20-21 settembre sul taglio dei parlamentari. Come se, si insinua, l’Inps avesse voluto dare rilevanza mediatica alla vicenda per influire sul voto.

Accusa che Tridico respinge in toto, ma che potrebbe dare vita a un altro leitmotiv dell’era Draghi: la rimozione dello stesso Tridico. Il presidente del Reddito di cittadinanza e dei controlli a tappeto, potrebbe mai resistere alla restaurazione?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/10/per-linps-e-il-via-libera-ai-furbastri-di-ogni-tipo/6128320/

L’acceleratore di vaccini. - Marco Travaglio


La fortuna di Conte fu che i giornaloni lo dipingevano come una tale pippa che poi, quando si scopriva che era bravino o almeno non ci portava all’apocalisse, la gente simpatizzava. Draghi invece viene esaltato come un tale fenomeno che, se poi si scopre che anche lui fa quel che può, la gente s’incazza e lo maledice. Prendete i vaccini. A gennaio l’Italia era prima in Europa. Poi Big Pharma iniziò a tagliare le dosi e finimmo alla pari degli altri. Con Draghi, giornali e tg hanno inaugurato la rubrica fissa “Draghi accelera”. Come se esistesse al mondo un politico che rallenta. Il guaio è che in Europa i vaccini arrivano col contagocce grazie ai furbi di Big Pharma e ai fessi di Bruxelles. Repubblica: “Task force del generale Figliuolo per accelerare”. Corriere: “Draghi sente Von der Leyen: ora accelerare sui vaccini”, “Draghi accelera sui vaccini”, “Vaccini, si accelera”, “Piano vaccinale, ora si accelera”, “Draghi: serve accelerare”, “Draghi: ‘Un’accelerazione’”. Stampa: “Piano vaccini, l’accelerazione del governo”. Giornale: “Draghi accelera sui vaccini”. Torna la prosa atletico-militaresca dei bei tempi di Monti e dell’Innominabile. Foglio: “Draghi sceglie la via muscolare”, “Tridente anti-Covid: Draghi tratterà con l’Europa, Figliuolo troverà i vaccini e Curcio li distribuirà”. Uno veni, uno vidi, il terzo vici.

A scandire ogni pagina, termini ginnico-futuristi: svolta, scatto, mossa, sprint, spinta, regìa, attacca, sferza, incalza, sveglia, strapazza, lancia, rilancia, batte i pugni, stop, alt, altolà, a tappeto, a raffica, di massa, pressing, spinta, subito, ora, cambiare piano/ passo/ marcia/ linea/ verso/ strategia. Sui contenuti, tutto e il suo contrario. Rep: “Vaccini porta a porta”, anzi “Iniezioni nei drive through dei tamponi”. Stampa: “I vaccini si fanno al drive-in”. Corriere: “Vaccini in stazioni e tende”. Per non parlare dei numeri. Rep: “2 milioni di vaccinati in più l’obiettivo immediato”, poi “Ad aprile arriveranno 30 milioni di fiale”. Giornale: “2 miliardi ai vaccini e 20 milioni di dosi tra aprile e giugno”. Verità: “Figliuolo vuol cambiare marcia: ‘Arrivano 7 milioni di dosi”. Corriere: “Entro giugno 60 milioni di dosi”, ma “su due binari”. Stampa: “In arrivo 13 milioni di fiale”, anzi “Immunità di gregge in 41 giorni” (non uno di meno né di più). Foglio: “20 milioni di vaccini in più a trimestre”. Messaggero: “14 milioni al mese”. Chi offre di più? Giornale: “Arriva il supergenerale. Piano d’emergenza: 200mila dosi al giorno”. Corriere: “Oltre 600mila dosi al giorno”. Rep: “Obiettivo 700mila iniezioni al giorno”, anzi no: “Il piano Draghi per salire a 200mila al giorno grazie a Johnson&Johnson”. Che ieri ci ha fatto il gesto dell’ombrello. Però si accelera. Brumbrum, roarrr, ratatatatà, perepé perepé

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/10/lacceleratore-di-vaccini/6128283/

martedì 9 marzo 2021

Tasse, ogni anno spariscono 245 miliardi delle multinazionali grazie alle regole fiscali decise dall’Ocse. Balzo degli Emirati Arabi. - Mauro Del Corno

 

Pubblicata la classifica aggiornata di Tax Justice Network sui primi dieci paradisi fiscali al mondo. Ci sono anche Olanda, Lussemburgo e Svizzera. In vetta le isole caraibiche britanniche. Ci sono anche le isole Cayman che l'Unione europea ha recentemente depennato dalla sua lista nera. Ogni anno l'Italia ci rimette circa 10 miliardi di euro. L'Ocse fissa le regole fiscali internazionali ma i paesi membri sono responsabili dei 2/3 dell'evasione ed elusione fiscale da parte delle multinazionali.

Ogni anno 245 miliardi di dollari (205 miliardi di euro) di tasse che dovrebbero essere pagate da aziende multinazionali spariscono. Accade grazie a giurisdizioni fiscali compiacenti, molte delle quali appartengono ai 36 paesi Ocse e/o all’Unione europea. Per avere qualche termine di paragone sulla portata di questo ammanco può essere utile tenere presente che ogni anno l‘intera Africa spende per la sanità 50 miliardi di dollari, un quinto del gettito mancante. O che gli stanziamenti europei contro la pandemia ammontano, per ora, a 20 miliardi di dollari.

Dubai balza nella top ten – L’organizzazione Tax Justice Network ha diffuso oggi la lista aggiornata dei 10 principali paradisi al mondo. Sul podio ci sono i rinomati centri caraibici: Isole vergini britanniche, le isole Cayman e Bermuda. Formalmente si tratta di giurisdizioni quasi indipendenti, nella sostanza sono una sorta di appendice della Gran Bretagna che conserva poteri di veto e diritto di nomine. Subito dopo c’è il terzetto europeo Olanda, Svizzera, Lussemburgo. L’Olanda in particolare conferma la sua funzione di “hub” a cui si appoggiano le multinazionali per dirottare i profitti verso paesi in cui l’imposizione fiscale è bassa o inesistente. Il Lussemburgo si caratterizza invece per essere un centro che offre servizi fiscali “à la carte”, ossia elaborando specifiche soluzioni su richiesta delle grandi aziende. Seguono poi Hong Kong, Jersey, Singapore, ossia altre giurisdizioni con legami più o meno stretti con la Gran Bretagna e infine una new entry: gli Emirati Arabi Uniti. Verso Abu Dhabi e Dubai sono stati dirottati dall’Olanda flussi di denaro per 200 miliardi di dollari per approfittare dal basso livello impositivo degli Emirati.

Priorità ai profitti delle più grandi multinazionali – I paesi che fanno parte dell’Ocse, a cominciare da Svizzera, Olanda e Lussemburgo, sono responsabili dei due terzi della sottrazione di gettito . L’Organizzazione ha però anche un ruolo chiave nel definire norme e pratiche fiscali internazionali. “Non c’è bisogno di essere un esperto per capire perché un sistema fiscale globale programmato da un club di ricchi paradisi fiscali stia causando un’emorragia di oltre 245 miliardi di dollari di tasse societarie all’anno”, ha commentato Alex Cobham, responsabile di Tax Justice Network. In sostanza l’Ocse fissa appositamente e consapevolmente regole che favoriscono l’elusione fiscale o attua contrasti per lo più di facciata.

“Negli ultimi 60 anni, l’Ocse ha modellato la politica fiscale globale in uno strumento per dare priorità ai profitti delle più grandi multinazionali rispetto ai bisogni di tutti gli altri, aggravando le disuguaglianze che le donne e altri gruppi sociali devono affrontare. È ora di rimodellare la politica fiscale globale in uno strumento per riparare la disuguaglianza di genere, non alimentarla. Il primo passo verso questo obiettivo è stabilire una convenzione fiscale delle Nazioni Unite “, ha spiegato Irene Ovonji-Odida, membro del panel delle Nazioni Unite sulla responsabilità finanziaria internazionale.

Per l’Italia una perdita di 10 miliardi di euro l’anno – Alla luce di queste indicazioni appare in tutta la sua evidenza anche l’inconsistenza della lista europea delle legislazioni fiscali opache. La “balck list” non include infatti Olanda e Lussemburgo in quanto membri dell’Unione e recentemente ha escluso anche le isole Cayman dopo alcune che sono state giudicate però dagli esperti puramente formali. Cayman ha infatti accettato di condividere informazioni sui depositi domiciliati nell’arcipelago. Il problema è però che poi è praticamente impossibile risalire ai veri titolari di questi depositi grazie all’uso di strutture giuridiche come il trust e all’assenza di registri. Tax Justice Network fornisce anche dati relativi alla perdita di gettito dei singoli paesi. L’Italia ci rimette ogni anno circa 10 miliardi di euro, 200 euro per ogni abitante. Le giurisdizioni di Olanda e Stati Uniti (di cui fa parte il Delaware, altro santuario dell’elusione internazionali) sono quelle che sottraggono più gettito al nostro paese.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/09/tasse-ogni-anno-spariscono-245-miliardi-delle-multinazionali-grazie-alle-regole-fiscali-decise-dallocse-balzo-degli-emirati-arabi/6127265/