Le immagini, abbastanza spettrali, dei ministri Speranza, Brunetta e Bianchi colti in diretta tv all’uscita di Palazzo Chigi – pallidi, stremati, impegnati a proclamare l’unanimità dell’esecutivo sull’obbligo vaccinale quando tutto il mondo sapeva dello strappo leghista – rendono inevitabile la battutaccia di un governo finito in mezzo a una strada. Una comunicazione improvvisata male e interpretata peggio, decisa quando “visto il clima elettrico si decide di far saltare la conferenza stampa” (Corriere della Sera). Un evidente infortunio mediatico nelle ore più ansiogene del picco Covid, destinato, secondo gli esperti, a trasformarsi entro la fine di gennaio in uno tsunami di contagi e terapie intensive. Ma, soprattutto, un clamoroso errore politico quando cioè il Paese aveva assoluta necessità di ascoltare la voce più autorevole e rassicurante sulle misure adottate, quanto mai emergenziali: quella del presidente del Consiglio. E, magari, in un luogo istituzionale acconcio e non con qualche battuta sbiascicata tra i passanti. Ci fu un tempo in cui la stampa del tutto va bene madama la marchesa si sdilinquiva davanti ai silenzi di Mario Draghi. Dal suono, signora mia, così armonioso e prestigioso perché bisogna essere davvero dei fuoriclasse per tacere così bene. Niente a che vedere, per carità, con l’esibizionismo compulsivo di quel Giuseppe Conte, con la sua mania di metterci la faccia nell’annunciare sciocchezzuole come il lockdown e, sempre, ma tu guarda, all’ora di cena. Ora che siamo davanti a provvedimenti così rigorosi e complessi, che pongono serissimi problemi di applicazione e perfino di legittimità costituzionale (“l’obbligo non si può imporre senza una revisione del consenso informato”, ha detto Andrea Crisanti a proposito dell’“improvvisazione” governativa) non sarebbe opportuno che i cittadini apprendessero direttamente dalla voce del premier il come e il perché delle misure adottate? E che cosa dobbiamo ancora aspettarci? Per essere pronti? Infatti, signor presidente del Consiglio, il suo “salvare vite” è un concetto troppo allarmante e vitale per affidarlo alle poche righe di un comunicato. Serpeggia uno stato di panico che va tenuto sotto controllo. Il Quirinale può attendere.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 7 gennaio 2022
A babbo morto. - Marco Travaglio
Su un decreto che pare uscito da un manicomio o da un cabaret o dagli alcolisti anonimi – infatti persino Draghi si vergogna e manda avanti tre scudi umani col favore delle tenebre – qualunque discorso coerente sarebbe troppa fatica e troppo onore. Solo pensieri sparsi alla rinfusa.
È soltanto un caso che Mario Draghi faccia partire le nuove norme a scoppio ritardato, o a babbo morto, cioè fra 40 giorni, quando spera ardentemente di non essere più al governo?
Posto che i decreti sono ammessi solo “in casi straordinari di necessità ed urgenza” (art. 99 Cost.), che urgenza possono avere delle norme varate il 5 gennaio per scattare il 15 febbraio?
Quanto alla necessità: posto che i precedenti quattro decreti anti-Covid in un mese, tutti basati sull’equazione “vaccinati=sani, non vaccinati=malati”, dovevano ridurre i contagi, i ricoveri e i morti, che invece si sono moltiplicati, possiamo immaginare gli effetti del quinto, che corre dietro ai soliti No Vax (ormai meno del 10%) anziché far qualcosa per i 18 milioni di Sì Vax senza terza dose? La vera necessità contro il Covid non sarà cancellare i cinque decreti sbagliati e farne uno giusto?
Posto che il vaccino non riesce a farselo neppure chi vuole (solo il 42% dei bivaccinati ha la terza dose), per i 5 mesi di ritardo del governo sui booster, si spera che l’obbligo non convinca nessuno dei 2,2 milioni di No Vax over 50 a vaccinarsi, sennò il sistema – già in tilt oggi di suo – collassa. L’unica chance di far funzionare il decreto è che nessuno lo rispetti.
Il 22 luglio Draghi spiegò il Green pass come “garanzia di essere tra persone non contagiose”: corbelleria scientifica, visto che Delta e ancor più Omicron contagiano vaccinati e non. Così come i tamponi ai turisti stranieri per bloccare Omicron alla frontiera. Ora il Super Green pass rafforzato per over 50 e il modello base per andare sui mezzi o in banca o dal barbiere non è più per fermare i contagi, che dei vaccini se ne fottono, ma per “salvare la vite” ai No Vax (quella dei vaccinati è salva per definizione). Lodevole proposito, ma allora perché non vietare per legge pure il suicidio? Il fatto che chi vuol salvare la vita ai No Vax contro la loro volontà pretenda contemporaneamente una legge per il suicidio assistito (omicidio del consenziente) aggiunge al tutto un tocco di surrealismo.
Siccome le code al gelo sono ancora poche, si sentiva giusto la mancanza di quelle fuori dalle banche e dalle poste per controllare i Green pass o i tamponi.
Per gli over 50 disoccupati sorpresi a zonzo senza vaccino, multa di 100 euro: sempre meno di un tampone molecolare.
Trovata sul web: “Una delle più importanti differenze tra gli uomini e gli animali è che gli animali non permettono al più idiota di diventare capobranco”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/07/a-babbo-morto/6447617/
giovedì 6 gennaio 2022
Il gas russo a basso costo è pronto. I paesi europei adesso devono decidere che fare. - Alessandro Avvisato
La Russia ha annunciato che il suo gas a basso costo è pronto ad essere trasferito, attraverso il Gasdotto North Strem 2, ai paesi europei, sempre se costoro vorranno acquistarlo.
L’amministratore della compagnia energetica russa Gazprom, Alexei Miller, ha annunciato mercoledì che il secondo gasdotto di Nord Stream 2 è stato riempito di gas e il gasdotto è pronto per il funzionamento.
“Ora sia la prima che la seconda conduttura dell’oleodotto sono alla pressione di esercizio e sono completamente pronte per il funzionamento”, ha detto Miller.
L’amministratore della Gazprom ha ricordato che Nord Stream 2 ha la capacità di trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno ed è il gasdotto sottomarino più lungo del mondo con 1.234 chilometri.
“Ora, data la difficile situazione dei nostri partner stranieri, la Russia ha l’opportunità di aumentare le esportazioni di gas”, ha detto Miller, aggiungendo che la nuova rotta “aiuterà a risolvere la questione della stabilizzazione dei prezzi sul mercato europeo”.
Il presidente russo Putin nei giorni scorsi aveva sottolineato che il lancio del gasdotto porterà ad una riduzione dei prezzi del gas in Europa, compresa l’Ucraina. Tuttavia, ha detto che i grandi volumi aggiuntivi potrebbero essere forniti all’Occidente non appena le autorità europee approveranno il lancio di Nord Stream 2. “Non appena loro (i partner europei, ndr) prenderanno la decisione sull’inizio dei lavori, ulteriori grandi volumi di gas russo inizieranno immediatamente ad arrivare in Europa”.
Il nuovo ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock, però ha affermato che questo mese che Nord Stream 2 “non può ancora essere approvato perché non soddisfa i requisiti della legislazione energetica europea, e le questioni di sicurezza sono ancora sul tavolo”.
Ora i paesi europei devono solo decidere se continuare a subire le imposizioni anti-russe degli USA e, quindi, comprare il gas da altri paesi a prezzi più elevati scaricandone poi i costi sui cittadini o, invece, acquistare il gas russo a basso costo andando verso la riduzione delle bollette e riduzione dei prezzi a favore di aziende e famiglie.
mercoledì 5 gennaio 2022
Da chi siamo governati?
Succede che, 4 giorni dopo aver fatto la richiesta di attivazione internet, chiami l'operatore telefonico per un sollecito e ti senti rispondere che non sarà possibile neanche stabilire quando potranno procedere perché tutto dipende dall'accesso alla linea esterna, ostacolato dalla spazzatura sottostante...
Tutto ciò ti fa sentire frustrato, desolato, impotente!
Però devi pagare il canone Rai, quello si! Anche se non vuoi vedere i canali Rai, tanto si chiama canone Rai, ma è una tassa di possesso di uno o più oggetti che hai comprato e pagato...
Nuovo Cinema Paradosso. - Marco Travaglio
Come già col governo Monti, anche con quello di Draghi è bastato meno di un anno per scoprire che il problema dei governi tecnici, oltre alle maggioranze troppo ampie ed eterogenee, sono proprio i ministri tecnici. Nato sulle gambe corte della grande bugia del “fallimento della politica”, il Governo dei Migliori doveva fare faville e mirabilie proprio grazie al Dream Team dei ministri non politici, dunque competenti per scienza infusa. Che invece si sono rivelati paradossalmente i peggiori fra i Migliori. Di CingolEni e della sua transizione nuclear-petrolifero-gassosa già sappiamo. Della Cartabia e della sua schiforma della giustizia, pure. Di Franco e della sua disastrosa gestione della legge di Bilancio, idem. Di Colao e della sua transizione digitale invece poco si sa perché non lascia impronte digitali, se non sulla gara pilotata del Cloud di Stato. Come la ministra dell’Università che, per la cronaca e per Chi l’ha visto?, si chiama Messa.
Se ora ci ritroviamo 259 morti (due terzi di un anno fa, quando i vaccinati erano poche migliaia) e 170mila contagi in un giorno (record di tutti i tempi) non è solo perché Delta è la variante più letale e Omicron la più contagiosa. Ma anche perché i tecnici Bianchi e Giovannini hanno miseramente fallito sulla scuola e sui trasporti pubblici, il tecnico Draghi non ha afferrato per il baverino il fido Brunetta per rimandare la Pa in smart working, il tecnico Figliuolo annaspa tra vaccini mancanti e code chilometriche di gente in attesa di terze dosi, tamponi a prezzi di rapina e reagenti fantasma. E i veri tecnici del Cts mugugnano anonimamente sui giornali perché il governo abolisce le quarantene senza filarseli. È per occultare questa catastrofe “tecnica” che oggi Draghi, il Pd e quel che resta di Speranza (anche lui commissariato) tenteranno l’audace colpo dei soliti noti: il Super Green pass per lavorare, rendendo il vaccino obbligatorio senza dirlo. Funziona così. Chi vuole farsi la terza dose non ci riesce, perché le liste d’attesa sono infinite (siamo partiti a novembre anziché a giugno), mentre si obbliga a farsi la prima chi non vuole. Così i non vaccinati che si tamponano ogni due giorni e verosimilmente sono sani non lavoreranno più, mentre i vaccinati contagiati e contagiosi continueranno a lavorare col Super Green pass, che non s’è ancora trovato il modo di revocare ai positivi. E capita pure che venga annullato ai positivi appena diventano negativi e devono attendere lo speciale SuperGp per guariti: cioè possono lavorare quando sono infettivi, ma non quando non lo sono più. È la famosa transizione digitale di cui sopra. A questo punto, nelle migliori famiglie, qualcuno chiamerebbe un tecnico. Ma noi ne abbiamo già fin troppi.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/05/nuovo-cinema-paradosso/6445582/
Ma vista la situazione pandemica, davvero Draghi può lasciare? - Peter Gomez
Il 30 dicembre, forse in preda a un eccesso di nostalgia bonapartista, il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha pronunciato una frase di cui temiamo (ma non ci auguriamo) dovrà prima o poi rendere conto. Mentre già i contagi erano in aumento, Brunetta, sprezzante del pericolo e allergico a ogni scaramanzia, ha detto: “Quella che stiamo vivendo è una sfida tra l’intelligenza di chi governa, con il consenso del 90% degli italiani, e l’intelligenza del virus. Per il momento la stiamo vincendo noi e penso che continueremo a vincerla”.
Nei giorni successivi, però, tra la truppa (i cittadini) sono cominciati a serpeggiare i primi dubbi. Ovunque nel mondo la variante Omicron appare inarrestabile: un milione di positivi negli Stati Uniti, 300mila circa in Francia, quasi 200mila in Italia. E se la bassa letalità di Omicron permette ai più di affrontare il virus come un’influenza, un dato preoccupa. Per le statistiche, arrivati oltre una certa soglia di contagi, anche la piccola percentuale di persone positive che finisce in ospedale o al camposanto sarà sufficiente per riportare la sanità nelle condizioni in cui si trovava durante le precedenti ondate. Accanto a questo vi è poi il problema dei servizi essenziali: in molte città cominciano ad aprirsi vuoti tra le file degli autisti di mezzi pubblici, dei vigili del fuoco, della polizia locale, degli insegnanti e del personale non docente. Gli assenti sono tutti contagiati, quasi tutti poco o per niente gravi, ma in ogni caso sono costretti a restare a casa per almeno una decina di giorni.
È facile insomma prevedere che nelle prossime settimane la nostra vita non sarà semplice. Come dimostra ciò che sta accadendo negli uffici dove, al di là dell’inerzia del governo, ci si organizza autonomamente per lo smart working: ogni multinazionale, ogni banca e azienda riduce al massimo il numero di lavoratori in presenza. A Milano, la capitale del virus, la gente, se può, sta rinchiusa in casa; bar e ristoranti sono vuoti così come i cinema e i teatri. Si vive un lockdown non dichiarato in cui la sensazione prevalente è quella di esser stati lasciati soli: senza guida, senza precisi ordini dall’alto e senza nemmeno una parola di conforto.
Tutti i cittadini hanno chiara solo una cosa: c’è un inverno davanti, bisogna tener duro e reggere fino all’ancora lontana primavera. E così facciamo anche noi. Certi che il virus sia meno intelligente di Brunetta (anche perché i virologi ci spiegano che i virus sono privi di cervello).
Ma visto che, a seconda dei punti di vista, il Signore o l’evoluzione ci ha dotati di materia grigia (poca o tanta non importa) una domanda tentiamo di avanzarla. Davvero ha un senso stare a dibattere in questi giorni di Mario Draghi al Quirinale? Il 24 gennaio, giorno dell’apertura delle danze, è a un passo. Speriamo di essere smentiti, ma nulla fa supporre che la situazione possa improvvisamente migliorare. Anzi, la logica e i numeri per ora dicono il contrario. Draghi, che piaccia o meno, in questo momento è il comandante in capo. È il capitano di una nave in tempesta. È l’uomo a cui spetta il compito di prendere, da un giorno all’altro, da un’ora all’altra, decisioni difficili e possibilmente (cosa che fin qui non ha fatto) di spiegarle. Davvero si può pensare che abbandoni nave, equipaggio e passeggeri per diventare ammiraglio? Per questo da lui, se come crediamo non è uno Schettino qualsiasi, ci attendiamo che finalmente parli. Per dire ai cittadini dove sta cercando di portarli e ai grandi elettori che un premier, finché c’è uragano, resta a bordo.