venerdì 11 maggio 2012

Il 'cassiere della mafia' Pippo Calò colpito da crisi cardiaca.






pippo calò 

Proprio mentre si diffondeva la notizia del presunto tentato suicidio di Bernardo Provenzano, una crisi cardiaca avrebbe colpito un altro dei boss di Cosa nostra. Si tratta del ‘cassiere della mafia’ Pippo Calò, 81 anni,  detenuto nel carcere di Ascoli. Secondo quanto si è appreso sarebbe stato trasportato in un ospedale di Ancona.La notizia arriva da Palermo dove oggi il boss avrebbe dovuto presenziare in teleconferenza a un processo per un delitto di mafia in provincia di Agrigento. E’ lo stesso processo in cui è imputato Bernardo Provenzano che, ieri sera, ha tentato di togliersi la vita in carcere.


http://oltrelostretto.blogsicilia.it/il-cassiere-della-mafia-pippo-calo-colpito-da-crisi-cardiaca/86900/


Superboss Provenzano tenta suicidio in carcere



Ma per Dap sarebbe stata solo una simulazione. Crisi cardiaca, ricoverato Pippo Calo'


Il superboss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano ha tentato il suicidio nel carcere di Parma: è stato salvato da personale della polizia penitenziaria. Il fatto è avvenuto nella tarda serata di ieri nell'area riservata della struttura: secondo quanto ha appreso l'ANSA, Provenzano, che era a letto, ha infilato la testa in una busta di plastica con il proposito di uccidersi. In uno dei ripetuti controlli, si è subito accorto del fatto un poliziotto penitenziario del Gom (Gruppo Operativo Mobile), il quale è intervenuto, evitando il suicidio. L'episodio non ha avuto conseguenze su Provenzano, che non è stato neppure portato in ospedale. Sono stati informati l'autorità giudiziaria e il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria. 

Considerato il capo di tutti i capi di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano - che ha 79 anni ed è detenuto dal 2006, in regime di 41 bis (il carcere duro), dopo essere stato protagonista di una latitanza record di 43 anni - sta scontando nella sezione protetta del carcere di Parma alcune condanne all'ergastolo. Nonostante sia gravemente malato - reduce da un tumore alla prostata, soffre di un inizio di Parkinson e di un'encefalite destinata a peggiorare - recentemente è stato ritenuto in grado di partecipare ai processi e di "difendersi utilmente". 

Qualche tempo fa è stato chiesto di valutare la possibilità di trovare qualcuno che aiuti il boss nelle attività quotidiane, che non sarebbe più in grado di assolvere. Potrebbe essere stato, dunque, uno stato di prostrazione legato alle sue precarie condizioni di salute a indurre Provenzano a tentare un gesto estremo. Ma c'é anche chi - tra gli addetti ai lavori - si chiede se davvero il boss volesse togliersi la vita; o, se, piuttosto, il suo sia stato un gesto per segnalare il suo grave disagio o, addirittura, un messaggio per altri. L'avvocato Rosalba Di Gregorio, difensore di Provenzano, si interroga su chi abbia dato al boss il sacchetto di plastica. Il legale fa notare che da anni, da quando altri mafiosi al 41 bis tentarono il suicidio, ai detenuti al carcere duro non è consentito tenere alcun oggetto pericoloso in cella. "Come mai - si chiede - nessuno si è accorto della presenza del sacchetto visto che Provenzano è l'unico detenuto del braccio in quel carcere ed è continuamente sorvegliato?". Sulla vicenda interviene anche il sindacato di polizia penitenziaria Osapp, il quale sottolinea che il tentativo di suicidio del boss "é stato sventato solo grazie alla solerzia degli uomini del Gom della polizia penitenziaria, la sola, ormai, rimasta a fronteggiare la disfatta del sistema carcerario italiano". "Anche in questa occasione, che accende di nuovo i riflettori sugli istituti di pena - prosegue Beneduci - resta la denuncia forte dell'Osapp sulla disastrosa situazione nella quale versano gli istituti penitenziari italiani: sovraffollati, malmessi e privi di adeguato personale". 
E l'altro sindacato, il Sappe, ricorda che "nel 2011 la polizia penitenziaria ha salvato la vita a 1.037 persone che hanno tentato il suicidio in carcere". Un dato - osserva il segretario generale aggiunto, Giovanni Battista Durante, che testimonia una "attenzione altissima da parte degli agenti in servizio, nonostante le tante carenze da cui, purtroppo, il carcere di Parma non è esente". Insieme a Provenzano, a Parma sono una cinquantina i detenuti in regime di 41 bis. "Sorprende che un boss come Provenzano - aggiunge Durante - abbia compiuto un gesto del genere. Per un criminale del suo calibro è un fatto inusuale, forse sintomo delle sue precarie condizioni di salute".

giovedì 10 maggio 2012

Un miliardo extra ai partiti. Sottobanco.



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Circoscrizioni, viaggio negli sprechi invisibili. - di Martina Miliani e Federica Sciacca


“Le circoscrizioni allo stato attuale non hanno senso di esistere”. Chi parla è Umberto Lo Sardo, il presidente della V circoscrizione di Palermo, la seconda del capoluogo siciliano in ordine di estensione. Le richieste arrivano alla circoscrizione o direttamente al consigliere in giro per il quartiere che presenta poi tutto in seduta di consiglio. Ma la delibera, poi, deve passare dal Comune. Che può applicarla o farla diventare carta straccia.
Lo Sardo chiede un decentramento concreto, maggiori poteri alle circoscrizioni, delle quali, però, come i consiglieri stessi ammettono, i cittadini potrebbero poter fare a meno rivolgendosi direttamente a chi eroga i servizi. Così tra un torneo di carte e un frigorifero caduto da togliere dalla strada, sono una trentina le segnalazioni rivolte ogni giorno ai consiglieri. E intanto le “circo-scrizioni” costano al comune due milioni di euro l’anno, come rivela l’inchiesta pubblicata nel nuovo numero di “S” in edicola.
L'articolo è del 2011, ma è sempre valido perchè non è cambiato nulla. 

Fuori i soldi dalla politica.

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I soldi dei rimborsi elettorali i partiti li hanno già spesi, per questo non possono tagliare la prossima rata di 138 milioni di euro. 
Le banche li hanno "cartolarizzati". Violante ha spiegatoche il taglio dei finanziamenti elettorali è propaganda, ipocrisia. "Tagliarli è impossibile!". Lui non si nasconde dietro un dito: "Il finanziamento pubblico annuale è necessario". La soluzione è semplice, se non si possono tagliare i finanziamenti illegali, in quanto rigettati da un referendum, si taglino i partiti. Tertium non datur
Il super pensionato, 32.000 euro al meseGiuliano Amato, riservista della Prima Repubblica, ha trovato l'uovo di Colombo, finanziamento misto: pubblico/privato "La soluzione migliore è creare un sistema di finanziamento privato che consenta al cittadino di elargire in funzione di un determinato 'servizio pubblico' che il partito gli garantisca. Penso a tal fine ad associazioni in cui i cittadini discutano, si confrontino, controllino". In cosa consisterebbe per Amato questo 'servizio pubblico' da pagare ai partiti? Questo mi sfugge, o forse no.
I partiti ricevono già ora un finanziamento misto pubblico/privato. Ogni anno fino a 100 milioni di euro (negli anni con elezioni politiche e europee i contributi aumentano) da aziende, cooperative e privati cittadini. In una legislatura un totale di circa mezzo miliardo di euro, confrontabile con il finanziamento pubblico. 

In cambio di quali servizi? 
Per simpatia personale? 
Per vicinanza ideologica? 
I versamenti privati con il nome di chi li ha erogati sono pubblicati dalla Tesoreria della Camera, ma solo sopra i 50.000 euro. Al di sotto di questa soglia il finanziamento è occulto per legge dal 2004 per volere di Tremorti. 
Per motivi di privacy? 
Nella lista dei mecenati vi sono privati cittadini come il presidente del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari e cooperative rosse per il Pdmenoelle, costruttori privati per il Pdl, Caltagirone per Casini e Benetton per tutti. 
Se i finanziamenti pubblici vanno aboliti, lo devono essere anche quelli privati per due categorie di soggetti: i concessionari dello Stato e chi partecipa alle aste pubbliche, per motivi evidenti di conflitto di interessi. 
Fuori i soldi dalla politica. 
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.


http://www.beppegrillo.it/2012/05/fuori_i_soldi_dalla_politica.html

Argentina, via libera dal Senato: testamento biologico e morte “dignitosa”

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Approvata la norma che autorizza i pazienti e i loro familiari a rifiutare cure, interventi chirurgici e altre "misure di supporto alla vita" quando sono "eccessive o sproporzionate alle prospettive di miglioramento". Continua l'accelerazione sui diritti civili dopo l'ok al matrimonio tra omosessuali.

La morte “dolce” diventa legale in Argentina. Oggi anche il paese sudamericano riconosce il diritto a una morte dignitosa. Il Senato ha approvato il disegno di legge che autorizza i pazienti e i loro familiari a rifiutare cure, interventi chirurgici e altre “misure di supporto alla vita” quando esse siano “eccessive o sproporzionate alle prospettive di miglioramento” del paziente. La proposta legislativa è stata accolta all’unanimità. L’approvazione definitiva del Senato è arrivata dopo il passaggio alla Camera avvenuto lo scorso anno. Ha visto 55 voti favorevoli, nessuno contrario e 17 assenti. La legge, però vieta espressamente l’eutanasia o qualsiasi altro atto che provoca la morte, regola i diritti dei pazienti e delle loro famiglie ma assolve i medici da ogni responsabilità quando applicano la volontà degli interessati.
Malati sul punto di morte e quelli affetti da malattie irreversibili o incurabili possono rifiutare interventi chirurgici, idratazione e nutrizione artificiale, rianimazione o sistemi di supporto vitale. Qualora non siano in condizione di intendere e volere, è ritenuta valida una loro dichiarazione anticipata di trattamento sanitario, sottoscritta innanzi ad un notaio insieme a due testimoni. Quando il paziente non sia in condizioni di intendere e volere e non ha predisposto la dichiarazione anticipata di trattamento, la legge consente ai suoi parenti o rappresentanti legali di decidere per suo conto. 
Soltanto quattro dei 55 senatori hanno sollevato dubbi su specifici articoli del progetto ormai diventato legge dello Stato. “La legge è una risposta alle istanze sociali e rappresenta un importante adeguamento dello stato agli accordi internazionali sui diritti umani”, ha commentato il presidente della Commissione Salute e Sport, il radicale Josè Cano. Il contenuto della normativa stabilisce il diritto ad accettare o rifiutare determinate terapie o procedure mediche davanti a un’infermità irreversibile, incurabile o in presenza di un paziente in stato terminale.
L’Argentina sta da tempo promulgando leggi all’avanguardia sui cosiddetti temi sensibili, nel 2010 aveva varato una norma che permette il matrimonio fra omosessuali e il loro diritto all’adozione. Mentre sempre in tema di riconoscimento dei diritti civili, il Senato argentino ha anche approvato una legge che consente di scegliere il genere da indicare sulla carta d’identità. Una novità che permetterà ai transessuali di recarsi all’anagrafe per ufficializzare il cambio di genere.

Beppe Grillo eroe europeo secondo il Time




(PubliWeb) Secondo la prestigiosa rivista Time fra gli eroi europei dell'anno vi è da annoverare anche il nostro Beppe Grillo. Sulla copertina del numero di ottobre si legge che gli "eroi" presi in considerazione sono rappresentati da quelle persone che hanno fatto qualcosa per migliorare il mondo. Il Time ha quindi selezionato 37 personaggi, appartenenti per lo più al mondo dello spettacolo e dello sport, e fra di essi figura il comico genovese. Secondo la rivista il nostro Grillo dovrebbe essere un revisore dei conti e non un comico. I riferimenti sui raggiri della Parmalat fatti dal sagace ed acuto comico due anni prima del clamoroso crack sarebbero stati a dir poco "illuminanti" se qualcuno li avesse raccolti e considerati con serietà. Il Time ha sottolineato i meriti di Beppe Grillo e della sua attività che lo ha portato ad attaccare la tv, la falsa pubblicità, la corruzione dei politici, senza contare le sue crociate per la difesa dell'ambiente, della salute e della corretta informazione. Il Time ha apprezzato la profonda coscienza sociale di Grillo e lo ha premiato includendolo in questa speciale classifica. 


http://www.publiweb.com/service/beppe_grillo.html

Palermo, il più votato è un 5 Stelle, ma non va in consiglio. E parte il ricorso. - Giuseppe Pipitone



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Il candidato sindaco Nuti ha incamerato 3.168 preferenze, ma il movimento ispirato da Grillo ha mancato di un soffio la soglia del 5% necessaria per ottenere seggi. Intanto 156 voti vanno a un arrestato per mafia.

Con i suoi 3168 voti è di gran lunga il candidato al consiglio comunale più votato a Palermo. Aver superato il record delle tremila preferenze però non è bastato a Riccardo Nuti per varcare la soglia di Sala delle Lapidi, la sede del consiglio comunale. Il giovane leader del Movimento Cinque Stelle è stato stoppato per un soffio dalla soglia di sbarramento. La lista dei Cinque Stelle palermitani non è riuscita infatti a superare la soglia dei 5 punti percentuali: trentanove candidati hanno messo insieme 11.674 preferenze totali, fermandosi al 4,3 per cento. Nuti da candidato sindaco ha preso invece 10.873 voti sfiorando il 5 per cento.
Un buon risultato in un turno amministrativo totalmente governato dal ciclone Leoluca Orlando (candidato sindaco, ma non al consiglio comunale), che con Italia dei Valori potrebbe raggiungere addirittura 30 posti in consiglio comunale. Per il Movimento Cinque Stelle, però, potrebbe ancora esserci la possibilità di conquistare un seggio in consiglio. I portavoce del movimento hanno infatti annunciato la volontà di fare ricorso. Secondo i ragazzi del movimento sarebbero avvenute diverse “anomalie” nel corso del lunghissimo spoglio che si è concluso ufficialmente ben 48 ore dopo la chiusura dei seggi. “E’ accaduto – racconta Nuti – che non sono stati attribuiti alla nostra lista numerosi voti solo perché non era stato apposto nessun segno sul nostro simbolo, quando la volontà di voto era stata chiaramente espressa dall’elettore con l’indicazione del nome di un nostro candidato a fianco del logo del Movimento 5 Stelle. Un fenomeno questo che potrebbe essere perfino sottodimensionato, considerato che avevamo rappresentanti di lista solo in alcune sezioni”.
In pratica molti elettori del cinque stelle si sarebbero limitati a scrivere il nome del consigliere senza segnare il simbolo della lista. La nuova legge elettorale chiarisce che in effetti il simbolo della lista deve essere barrato, ma anche nei casi in cui viene indicato solo il nome di un candidato al consiglio comunale, il voto dovrebbe essere valido. “Chiederemo subito l’accesso ai verbali – continua Nuti – Se le notizie arrivateci da tantissime parti dovessero trovare riscontro nelle carte, i nostri legali procederanno a presentare ricorso e a chiedere il riconteggio dei voti, chiedendo l’assegnazione di quelli ingiustamente non attribuiti al Movimento”.
Per superare lo soglia del 5 per cento di sbarramento e il Movimento Cinque Stelle avrebbe bisogno di almeno altre 1500 preferenze. I quasi 12 mila voti raccolti fin qui rappresentano in ogni caso un successo dopo una campagna elettorale low cost tutta improntata sul rispetto dell’ambiente e sulla lotta al diffusissimo fenomeno del voto di scambio.
Dai dati definitivi delle urne intanto spunta un’altra sorpresa. Vincenzo Ganci, candidato nella lista Amo Palermo collegata a Marianna Caronia, ha raccolto 156 voti. Un vero record anche questo se si considera che Ganci è un detenuto, arrestato tre settimane fa in un’operazione antimafia: è accusato di voto di scambio per i suoi rapporti con la cosca di Misilmeri. Dopo l’arresto la Caronia aveva più volte provato a buttarlo fuori dalla sua lista senza successo: secondo la legge infatti la rinuncia compete soltanto al candidato. E Ganci aveva preferito rimanere in lista certo di racimolare qualche voto. Anche da dietro le sbarre.