lunedì 4 agosto 2025

Aldo Busi "Siamo un paese di affaristi, coglioni e criminali"

La demenza di Trump, Putin e i coglioni europei. - Tommaso Merlo

 

Trump schiera sottomarini nucleari contro la Russia perché non ha digerito un post sui social. Più che demenza senile, infantile. Da una parte il noto leone da tastiera putiniano Medvedev, dall’altra un presidente americano che andrebbe ricoverato d’urgenza in psichiatria. Rischiamo l’escalation verso una guerra atomica mondiale e dopo millenni di guerre sanguinarie di chiudere in bellezza finendo tutti in polvere. Il tutto senza nessuno straccio di motivo se non la demenza di chi ci governa. A partire da quella di Trump che si è fatto eleggere garantendo la pace in giornata con la Russia e dopo mesi in cui si è barcamenato tra ipocrisia ed incompetenza, siamo alle schermaglie atomiche. Davvero da camicia di forza. Un giorno blocca le forniture di armi a Zelensky e lo prende a schiaffi, il giorno dopo manda vagonate di missili ipersonici e lo applaude. Demenza personale che si fa geopolitica. L’unica speranza è Putin, un capo di stato che non trasforma l’acqua in vino e non è certo un pacifista, ma perlomeno è adulto e ancora sano di mente. Che piaccia o meno, Putin ha obiettivi chiari e procede coerentemente. La Russia rivendica i territori ucraini conquistati dopo anni di negoziazioni traditi e pretende che Kiev rimanga neutrale con le buone o le cattive. Che piaccia o meno, la Russia non accetta paesi ostili lungo le sue frontiere e pretende che la Nato stia alla larga. Come del resto pretenderebbero gli americani se Putin tentasse d’infiltrarsi in Messico o in Canada. Ma si sa, l’onestà intellettuale è un lusso nel decadente impero occidentale e la propaganda ha rimpiazzato il ragionamento. L’auspicio è che Putin metta Medvedev a cuccia e convinca Trump di smetterla di fare il bulletto e di dare retta ai russofobi di cui si è circondato. Doveva essere il presidente che fermava i deliri bellici neocon ed invece li sta portando a livelli inauditi. Ed è questo l’interrogativo politico. Come sia possibile che cambiano governi e presidenti ma l’agenda occidentale è sempre la stessa. Come se Trump fosse solo il burattino di turno alla Casa Bianca e chi comanda davvero è quella mega lobby senza volto che agisce alle sue spalle. Una mega lobby che va dalle industrie belliche fino all’alta finanza passando per i servizi segreti e che impone da decenni l’agenda economica neoliberista e la guerra permanente. Con destra e sinistra che sono solo baggianate che quei burattini dei politicanti usano per salvare una parvenza di democrazia ed intortare le masse aizzandole a vanvera mentre dietro le quinte si decidano i destini del mondo. Fatti. Con una guerra sempre più permanente e potenzialmente mondiale. Per mano di un Trump da ricovero d’urgenza, ma anche dei coglioni europei che ancora gli danno retta. Ormai siamo al colonialismo anche psicologico che sta raggiungendo vette davvero tragicomiche. Abbiamo sostanzialmente scatenato una guerra col nostro vicino russo nonché nostra principale fonte energetica quando fino al giorno lo baciavamo anche sulla bocca. E questo per assecondare la cronica invadenza militare degli americani che per ricompensarci del sostegno, oggi ci vendono la loro energia di bassa qualità e costi maggiori nonché miliardi di armamenti dopo averci fatto svuotare gli arsenali per una guerra autolesionistica e persa in partenza. E se non bastasse, adesso ci ringraziano pure prendendoci a tariffe in faccia aggravando la recessione che ci hanno generato. Il tutto sotto gli occhi divertiti dei cinesi che completeranno l’epocale sorpasso prima del previsto visto che l’Impero occidentale si fa male da solo. Davvero da dementi, davvero da coglioni. Le democrazie occidentali vivono una crisi devastante, con la credibilità delle classi dirigenti ai minimi storici, con società sfaldate, con qualità della vita a picco, con la crescita ristagnante e quello che resta dello stato sociale che rischia di venire smantellato per produrre armamenti in vista di una guerra mondiale il cui unico esito sarà ridurci tutti in polvere. Eppure nessun governo o capo di stato europeo osa aprire bocca ed opporsi a tale folle spirale autodistruttiva. Suggerendo a Trump pastiglie e camicia di forza e lavorando per tornare a negoziare con un Putin che può piacere o meno, ma perlomeno è un adulto e pure sano di mente. Serve tornare a ragionare e smetterla con la propaganda, serve uscire dai social e tornare a fare politica in carne ed ossa. E non c’è tempo da perdere. Se quei coglioni degli europei non la smetteranno di fare gli schiavetti americani e della mega lobby senza volto che li manipola alle spalle, dopo millenni di guerre sanguinarie chiuderemo in bellezza con l’autodistruzione atomica per la felicità cinese e del mondo intero.

domenica 3 agosto 2025

Il vostro corpo potrebbe far crescere nuovi denti a comando.

 

Il dentista potrebbe presto smettere di trapanare.
Il vostro corpo potrebbe far crescere nuovi denti a comando.
Dite addio alle otturazioni e date il benvenuto ai denti ricresciuti!
Gli scienziati del King's College di Londra e dell'Imperial College hanno realizzato l'impossibile: hanno fatto crescere in laboratorio denti umani veri e propri, partendo dalle cellule del paziente stesso.
Replicando le segnalazioni chimiche che si verificano durante lo sviluppo precoce dei denti, il team è riuscito a far sì che le cellule formassero strutture dentali vere e proprie, tra cui lo smalto, la dentina e persino le radici dei denti.
Questo potrebbe significare la fine di otturazioni metalliche, faccette e impianti artificiali.
Attualmente si stanno testando due metodi sperimentali:
Uno impianta le cellule precursori dei denti direttamente nelle gengive, in modo che crescano lì.
L'altro metodo fa crescere denti completi in laboratorio, pronti per essere trapiantati.
In entrambi i casi, il risultato è lo stesso: denti veri e naturali che corrispondono geneticamente e immunologicamente al paziente.
Se l'approccio si rivelerà efficace nell'uomo, questa scoperta potrebbe consentire ai dentisti di far ricrescere naturalmente i denti persi o danneggiati, ripristinando completamente la funzione dentale senza protesi.
Il futuro dell'odontoiatria potrebbe essere organico anziché artificiale.
- Martin Butler

Ric&Gian e la pochette - Editoriale di Marco Travaglio

 

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giovedì 31 luglio 2025

RUSSOFOBI COL BRONCIO. - Marco Travaglio

 

Scandalo, orrore, raccapriccio: il ministero degli Esteri russo copia i migliori quotidiani italiani e pubblica una lista di proscrizione con gli “esempi di russofobia”, fra cui alcune perle di Mattarella, Crosetto e Tajani. Il quale convoca l’ambasciatore Paramonov per chiedere “spiegazioni”.
Noi vorremmo essere una mosca o – se mosca è troppo russofilo – una zanzara, per assistere allo storico incontro.
Tajani redarguisce da par suo il diplomatico russo:
“Come vi permettete di darci dei russofobi?”. E quello se la ride: “Pensavamo che per voi l’aggettivo russofobo non fosse un insulto, ma un complimento”.
Poi consegna al presunto ministro un paio
di volumi della Treccani con la lista degli episodi
di russofobia promossi o istigati o tollerati
dai governi Draghi e Meloni col consenso
o nel silenzio di Mattarella:
direttori d’orchestra, artisti, intellettuali e sportivi cacciati-discriminati-perseguitati-insultati in quanto russi, balletti russi banditi dai teatri, corsi universitari su Dostoevskij sospesi, partnership scientifiche fra atenei italiani e russi cancellate, liste di proscrizione contro giornalisti russi e analisti italiani spacciati per putiniani e trascinati al Copasir e/o radiati dalle tv, vagonate di armi inviate all’Ucraina per “sconfiggere la Russia”, mega-piani di riarmo per l’auspicata guerra alla Russia.
E, a mo’ di dedica, la lectio magistralis di Mattarella a Marsiglia che l’anno scorso paragonò la Russia attuale al Terzo Reich di Hitler, sconfitto soprattutto grazie al sacrificio dell’Unione Sovietica con 28 milioni di morti.
Tutte cose che parrebbero eccessive anche se fossimo in guerra con la Russia e risultano vieppiù incomprensibili in assenza di dichiarazioni di guerra di Roma a Mosca o viceversa.
Anche perché chi le ha volute o avallate denuncia, giustamente, la peste gemella della russofobia: l’antisemitismo di chi confonde il governo israeliano col popolo ebraico.
Ieri Mattarella ha attaccato l’“angosciosa postura aggressiva della Russia in Ucraina, un macigno sull’Europa” e poi i morti e la fame a Gaza, solo che lì non ha evocato né angosciose posture aggressive né macigni:
ha deplorato, giustamente, la “diffusa tendenza alla contrapposizione irriducibile, alla intolleranza per le opinioni diverse dalle proprie, al rifugio in slogan superficiali e pregiudizi tra cui riaffiora gravissimo l’antisemitismo, che si alimenta anche di stupidità”.
Ma lo stesso si può dire della russofobia di chi paragona ai nazisti i russi che li sconfissero, o esclude la Russia dalle celebrazioni per la liberazione di Auschwitz a opera della Russia, mentre finanzia e arma il battaglione Azov e altre nazi-milizie ucraine.
Questi russofobi sono proprio dei bei tipi: se li chiami per nome, anziché appuntarsi al petto la sudata medaglia, si offendono.

mercoledì 30 luglio 2025

Glioblastoma, nuova terapia sperimentale.

 

Tre pazienti con glioblastoma, uno dei tumori cerebrali più letali che esistano. Una nuova terapia sperimentale. E risultati che hanno lasciato tutti a bocca aperta.

Sentite un po' questa storia dal Mass General Cancer Center. Il glioblastoma è roba seria: sopravvivenza media di appena 15 mesi. Ma questi ricercatori hanno provato qualcosa di rivoluzionario.

Hanno preso le cellule immunitarie dei pazienti, le hanno riprogrammate come soldati speciali contro il tumore, e le hanno iniettate direttamente nel cervello. Non nel sangue, direttamente dove serve. La terapia si chiama CARv3-TEAM-E e combina due strategie: cellule che riconoscono due bersagli diversi sul tumore, più molecole che chiamano rinforzi dal sistema immunitario.

I risultati? Incredibili. In pochi giorni dal trattamento, tutti e tre i pazienti hanno mostrato una drastica riduzione del tumore. Uno di loro ha avuto una regressione quasi completa.

Ma ecco il colpo di scena: dopo alcuni mesi, il tumore è tornato a crescere in tutti i pazienti.

Diciamoci la verità, non è ancora la cura definitiva. Ma vedere un tumore cerebrale letale ridursi così rapidamente è un segnale che siamo sulla strada giusta. I ricercatori ora stanno studiando come prolungare questi effetti.

La scienza non si ferma mai, e questa è solo l'inizio di qualcosa che potrebbe cambiare tutto.

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Un 38enne recupera la vista grazie a una terapia genica: primo caso al mondo a Napoli.

 

Un uomo affetto da sindrome di Usher torna a vedere dopo un intervento sperimentale alla Clinica Oculistica della Vanvitelli. È il primo paziente trattato con una terapia genica a doppio vettore sviluppata dal TIGEM.

Raggiunto un traguardo senza precedenti per la medicina italiana, un paziente affetto da una rara malattia genetica ha recuperato la vista grazie a una nuova terapia sperimentale. Il trattamento, realizzato presso la Clinica Oculistica dell'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", ha restituito la vista a un uomo di 38 anni colpito dalla sindrome di Usher di tipo 1B. Si tratta del primo caso al mondo in cui una terapia genica a doppio vettore si è dimostrata clinicamente efficace per combattere una patologia oculare ereditaria. Il protocollo è stato sviluppato dal TIGEM (Istituto Telethon di Genetica e Medicina), e i risultati fanno di Napoli il primo centro internazionale ad aver avviato il trattamento su pazienti reali.

Cosa sono le terapie geniche e come funzionano

 Le terapie geniche mirano a correggere mutazioni genetiche alla base di numerose malattie rare, trasferendo all'interno delle cellule versioni corrette dei geni difettosi. Si utilizzano vettori virali modificati, capaci di trasportare il materiale genetico terapeutico là dove serve, senza provocare infezioni. Questo approccio può ripristinare la funzionalità cellulare, ridurre i sintomi o, in alcuni casi, riportare alla normalità funzioni perse. Finora la terapia genica era impiegata con successo in alcune malattie del sangue e immunodeficienze. Nel campo oculistico, i progressi sono più recenti, ma promettenti.

Cos'è la sindrome di Usher di tipo 1B

 La sindrome di Usher è una malattia genetica rara che combina sordità congenita e perdita progressiva della vista. Il tipo 1B è una delle forme più gravi: si manifesta con sordità alla nascita, alterazioni dell'equilibrio e, entro i primi dieci anni di vita, con una retinite pigmentosa che compromette la vista fino alla cecità. La causa è una mutazione del gene MYO7A, coinvolto nella produzione di una proteina fondamentale per la funzione dei fotorecettori della retina. Attualmente, non esistono terapie risolutive per la componente visiva della malattia, il che rende ogni avanzamento terapeutico una svolta cruciale per i pazienti.

La terapia sperimentale: come funziona il doppio vettore

 La terapia adottata per la sindrome di Usher di tipo 1B è basata su un sistema "a doppio vettore", una tecnica all'avanguardia che supera uno dei limiti principali della terapia genica: la capienza dei vettori virali. Il gene coinvolto nella patologia, MYO7A, è infatti troppo grande per essere contenuto in un singolo vettore. Il team guidato da Francesca Simonelli ha risolto il problema dividendo il gene in due porzioni trasportate da due distinti vettori, iniettati sotto la retina. Una volta all'interno delle cellule, le due metà si ricompongono per produrre la proteina mancante. Il trattamento è stato ben tollerato e ha dimostrato i primi effetti positivi già a pochi giorni dall'intervento.

Il primo paziente e il ritorno alla vista

 Il protagonista di questo risultato è un uomo di 38 anni, affetto fin dalla nascita da sordità e da una progressiva perdita della vista. Prima dell'intervento, riusciva a vedere solo ombre indistinte. Oggi riconosce volti, legge sottotitoli da lontano, si muove autonomamente anche in ambienti scarsamente illuminati. "Non è solo vedere meglio: è iniziare a vivere", ha dichiarato l'uomo, il primo al mondo a essere sottoposto a questa nuova terapia. A un anno dal trattamento, eseguito nel luglio 2024, non è più ipovedente e ha recuperato gran parte del campo visivo.

I numeri dello studio LUCE-1 e i risultati sugli altri pazienti

 Il caso rientra nello studio internazionale LUCE-1, avviato nel centro partenopeo in collaborazione con istituti di Londra. Finora, oltre al primo paziente, altri sette sono stati trattati tra ottobre 2024 e aprile 2025. Le prime somministrazioni hanno usato dosi basse e intermedie della terapia, dimostrando un buon profilo di sicurezza: nessun evento avverso serio, e infiammazioni oculari risolte con terapia corticosteroidea. A breve si passerà a testare un terzo dosaggio su altri sette pazienti. L'obiettivo è dimostrare l'efficacia e la riproducibilità del metodo anche su più ampia scala.

Cos'è il TIGEM e perché è centrale nella ricerca

 Il TIGEMIstituto Telethon di Genetica e Medicina, con sede a Pozzuoli, è uno dei centri di ricerca più avanzati d'Europa nel campo delle malattie genetiche rare. Fondato dalla Fondazione Telethon, è guidato dal genetista Alberto Auricchio, ed è anche il nucleo da cui è nata AAVantgarde Bio, azienda che sponsorizza lo studio LUCE-1. Il TIGEM ha messo a punto la piattaforma tecnologica che consente di utilizzare vettori doppi per geni troppo grandi, una frontiera della terapia genica che amplia le possibilità di trattamento per molte patologie finora irrisolvibili.

Un traguardo per la ricerca genetica italiana

 Il risultato ottenuto a Napoli è stato celebrato anche dalle istituzioni. "Questo traguardo descrive l'eccellenza della ricerca pubblica italiana e la sua capacità di trasformare visione e dedizione in progresso reale per il Paese", ha dichiarato Maria Rosaria Campitiello, del Ministero della Salute. Il rettore Gianfranco Nicoletti ha sottolineato l'importanza del ruolo dell'Università Vanvitelli nella sperimentazione clinica, riconoscendo l'impegno della professoressa Simonelli e del suo team. La ricerca pubblica, supportata anche dai fondi del PNRR, dimostra di essere in prima linea per offrire risposte concrete ai pazienti.

La sperimentazione non si ferma. I prossimi pazienti arruolati riceveranno dosaggi differenti per testare ulteriormente efficacia e durata del trattamento. Gli studiosi confidano che l'approccio a doppio vettore possa essere esteso ad altre malattie oculari ereditarie legate a geni troppo grandi per i vettori tradizionali. Se i risultati saranno confermati, si aprirà una nuova stagione nella medicina oculistica, con trattamenti personalizzati capaci di restituire funzioni vitali a chi pensava di averle perse per sempre. Napoli, ancora una volta, si conferma laboratorio d'innovazione al servizio della salute. 

https://www.tgcom24.mediaset.it/salute/terapia-genica-napoli-recupera-vista-sindrome-usher_101590399-202502k.shtml