Di Peter Gomez e Marco Lillo.
Jet privati, gioielli in regalo, gettone di presenza e shopping offerto. Così 50 ragazze sono state radunate per il Capodanno di Villa Certosa. Dove il Cavaliere le ha intrattenute tra politica, canti e balli
Prima la visita guidata alle meraviglie segrete della tenuta: l'anfiteatro dei cactus, le migliaia di hibiscus, il lago delle palme, le 85 diverse erbe officinali dell'orto della Salute. Poi il pranzo in pizzeria, quella interna al parco, s'intende, allietato dalla chitarra di Apicella. Dopo il pranzo ecco il "corso di politica",in attesa di potersi sfogare con lo shopping, a spese del padrone di casa, nei centri commerciali della costa. Quindi, a chiudere, tradizionale cenone con tanto di fuochi di artificio. ASCOLTA: L'intercettazione della telefonata Berlusconi- Evelina Manna Quando, la mattina del 31 dicembre 2007, Silvio Berlusconi in persona aveva illustrato alle sue ospiti, arrivate da Roma e Milano con voli privati, quello che sarebbe stato il programma della giornata, tra le 50 ragazze presenti è partito l'applauso. Come in un sogno alla "pretty woman" l'uomo più potente e ricco d'Italia stava invitando quell'eterogeneo gruppo di veline, attricette, ragazze immagine e hostess, ad abbeverarsi alla sua scienza, a mangiare alla sua tavola e a far compere attingendo direttamente dal suo portafoglio. Cose da Mille e una notte. O se preferite da Sultano. Ecco, se si vuole davvero capire perché Veronica Lario, annunciando il suo divorzio, parlasse di "divertimento dell'imperatore", di "vergini che si offrono al drago" e di un paese che "per una strana alchimia" permette tutto al suo capo, si può partire da qui. Dai racconti sull'ultimo dell'anno 2007 a villa La Certosa, registrati da "L'espresso" dietro garanzia di anonimato, e da quelli sulla corte di giovani donne di cui si circonda il Cavaliere. Ragazze tra i venti e i trent'anni, in mezzo alle quali - è accaduto, cinque mesi fa, per il Capodanno 2009 - si ritrovano a volte anche minorenni, come la pupilla del premier Noemi Letizia e la sua amica del cuore, Roberta. Con loro Berlusconi dà il meglio di sé. Fa battute, si spreca in gentilezze e galanterie. A ognuna consegna un kit di doni: due braccialetti in onice a forma di tartaruga (simbolo di villa Certosa) per caviglie e braccia; un anello d'argento; il ciondolo a forma di farfalla, segno ormai nemmeno troppo segreto delle amiche del premier; un anello e un sottile braccialetto d'oro. Tutti monili estratti da un sacchetto che il Cavaliere fa tintinnare.
Lo spirito è a metà tra il goliardico e la riunione da villaggio vacanze. Le ragazze ridono e si divertono. Per parecchie di loro è un lavoro. Tra le 50 ospiti di villa La Certosa, almeno una ventina hanno garantita una sorta di diaria da 1.500 euro al giorno. Per tutte poi, prima della notte di Capodanno, è stata organizzata una visita agli shopping center della zona dove gli uomini della sicurezza del leader del Pdl coprono le spese delle ospiti fino a 2 mila euro. Infine, una volta rientrate a Punta Lada, le ragazze si dividono a gruppi di cinque nelle varie dépendance, mentre le ospiti più vicine al premier sono alloggiate nella tenuta di Paolo Berlusconi, in quei giorni assente. Nei racconti raccolti da "L'espresso" più che i particolari sulla festa, con i bagni nella piscina riscaldata, i balli e l'ovvio trenino finale, colpisce comunque la descrizione delle ore precedenti. Nel pomeriggio infatti, come in un'anticipazione dei corsi tenuti a Palazzo Grazioli per selezionare le candidature alle europee, Berlusconi ha illustrato per due ore alle sue ospiti i segreti della politica. Eravamo quasi alla vigilia della caduta del governo Prodi. Il Cavaliere, però, ricorda una testimone, se l'è presa anche con l'allora leader di An, Gianfranco Fini. Ma da chi era composta in quei giorni la corte del premier? Le fonti sono concordi nell'indicare tra i presenti il cantante Mariano Apicella, il produttore di fiction Guido De Angelis, l'attrice Camilla Ferranti, le gemelle Ferrera, già meteorine del tg di Emilio Fede, la numero uno del reality trash "Un, due, tre... stalla" Imma Di Ninni, una ex del "Grande Fratello" e due vincitrici del concorso di miss Albania in Italia.
Continua qui:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/lharem-di-berlusconi/2100153//0
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 31 maggio 2009
Chi tocca il premie rischia grosso.
In puro stile mafioso.
Chi tocca il premier rischia di venire linciato e messo alla gogna.
Ci ha provato la moglie Veronica e su un giornale (LIbero) spunta una foto della poverina a seno nudo.
Sempre lo stesso giornale di proprietà della famiglia Berlusconi, scrive che la signora lo tradisce, pubblicando un'intervista nella quale la Santanchè afferma che il premier sapeva della relazione, ma che da buon padre di famiglia, (?????) ha scelto di mantenere unita la famiglia e di mettere da parte il suo orgohlio di uomo (...........è anche un magnifico cornuto, quando vuole).
Ci ha provato il fidanzatino della giovane Noemi e subito spuntano sui giornali le foto del ragazzo che prende soldi per rilasciare interviste, senza tralasciare di far sapere al mondo intero che il ragazzo ha precedenti penali.
Ad un fotografo che ha scattato le foto a villa Certosa, dove il premier aveva organizzato una festa di capodanno con 50 ragazzine, tra le quali l'allora diciassettenne Noemi Letizia senza genitori, ed un ex primo ministro della Repubblica Ceca, hanno sequestrato le foto.
Il fotografo è anche indagato per le ipotesi di reato di violazione della privacy e tentata truffa.
Il premier agisce in perfetto stile mafioso, possiede una buona parte dell'informazione, sempre che informazione si possa definire quella dei suoi pseudo giornalisti che scrivono articoli sotto dittatura, e ne approfitta per discreditare tutti coloro i quali ostacolano il suo cammino di leader
e portavoce dei poteri che lo tengono in uma morsa.
Peccato che i suoi giornali del premier omettano di dire le altre verità scomode per il premier: che a Villa Certosa le 50 ragazze, molte delle quali minorenni, sono arrivate con l'aereo di stato, quindi a spese nostre, che che l'ex ministro ceco circolava totalmente nudo, che le fanciulle erano in topless e che hanno anche ricevuto dei doni...........
E lo scopo?
Perchè il premier ha organizzato una festa di capodanno a villa Certosa attorniandosi solo di ragazze avvenenti, molte delle quali minorenni?
Chi tocca il premier rischia di venire linciato e messo alla gogna.
Ci ha provato la moglie Veronica e su un giornale (LIbero) spunta una foto della poverina a seno nudo.
Sempre lo stesso giornale di proprietà della famiglia Berlusconi, scrive che la signora lo tradisce, pubblicando un'intervista nella quale la Santanchè afferma che il premier sapeva della relazione, ma che da buon padre di famiglia, (?????) ha scelto di mantenere unita la famiglia e di mettere da parte il suo orgohlio di uomo (...........è anche un magnifico cornuto, quando vuole).
Ci ha provato il fidanzatino della giovane Noemi e subito spuntano sui giornali le foto del ragazzo che prende soldi per rilasciare interviste, senza tralasciare di far sapere al mondo intero che il ragazzo ha precedenti penali.
Ad un fotografo che ha scattato le foto a villa Certosa, dove il premier aveva organizzato una festa di capodanno con 50 ragazzine, tra le quali l'allora diciassettenne Noemi Letizia senza genitori, ed un ex primo ministro della Repubblica Ceca, hanno sequestrato le foto.
Il fotografo è anche indagato per le ipotesi di reato di violazione della privacy e tentata truffa.
Il premier agisce in perfetto stile mafioso, possiede una buona parte dell'informazione, sempre che informazione si possa definire quella dei suoi pseudo giornalisti che scrivono articoli sotto dittatura, e ne approfitta per discreditare tutti coloro i quali ostacolano il suo cammino di leader
e portavoce dei poteri che lo tengono in uma morsa.
Peccato che i suoi giornali del premier omettano di dire le altre verità scomode per il premier: che a Villa Certosa le 50 ragazze, molte delle quali minorenni, sono arrivate con l'aereo di stato, quindi a spese nostre, che che l'ex ministro ceco circolava totalmente nudo, che le fanciulle erano in topless e che hanno anche ricevuto dei doni...........
E lo scopo?
Perchè il premier ha organizzato una festa di capodanno a villa Certosa attorniandosi solo di ragazze avvenenti, molte delle quali minorenni?
sabato 30 maggio 2009
Cosa bolle nella pentola del caso Noemi?
http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=211
Brutte storie si celano dietro questa farsa, data in pasto ai giornali come una storiella piccante, ma, a quanto pare, per nascondere fatti ben più gravi.
Da alcune indiscrezioni, infatti, pare che la procura di Napoli stia indagando per cercare di capire i legami tra il premier e la famiglia di benedetto Letizia, imparentata, ancora non è accertato, con la famiglia di Franco Letizia super boss arrestato la notte del 19 maggio dopo una lunga latitanza.
Non ci resta che aspettare l'evoluzione dei fatti, speriamo bene.
Brutte storie si celano dietro questa farsa, data in pasto ai giornali come una storiella piccante, ma, a quanto pare, per nascondere fatti ben più gravi.
Da alcune indiscrezioni, infatti, pare che la procura di Napoli stia indagando per cercare di capire i legami tra il premier e la famiglia di benedetto Letizia, imparentata, ancora non è accertato, con la famiglia di Franco Letizia super boss arrestato la notte del 19 maggio dopo una lunga latitanza.
Non ci resta che aspettare l'evoluzione dei fatti, speriamo bene.
Clamoroso!
Milano - Silvio Berlusconi si è rivolto al Garante della Privacy per chiedere un provvedimento d’urgenza che vieti la pubblicazione di alcune foto in cui il premier è ritratto a villa Certosa con il primo ministro della Repubblica Ceca, Mirek Topola’nek ed alcune ragazze.
Secondo quanto appreso dalla Voce, il Cavaliere ha chiesto l’intervento del Garante in via cautelativa, per impedire la pubblicazione, da parte di un noto settimanale popolare, di alcune foto che ritraggono il primo ministro ceco intento a tuffarsi, insieme alla moglie ed ai due figli, nella piscina della residenza sarda del Cavaliere. Stando a quanto appreso dalla Voce, in alcune foto, oltre alla famiglia del primo ministro ungherese, si vedrebbero alcune ragazze estranee alla cerchia familiare di Berlusconi e del suo ospite. Berlusconi, che sarebbe ritratto solo marginalmente nelle fotografie incriminate, ha chiesto al Garante della Privacy di vietarne la pubblicazione, in quanto realizzate nella sua residenza privata. La decisione del Garante arriverà al termine di una riunione convocata in seduta straordinaria alle 18 di oggi.
Questa notizia giunge in una giornata in cui le polemiche in seguito alla vicenda di Noemi Letizia sono accesissime. Al centro dell’attenzione le feste di Capodanno organizzate da Berlusconi. Nella festa dell’ultimo dell’anno del 2007 sembra che il premier avesse invitato alla sua festa circa cinquanta ragazze. Queste si sarebbero recate nella villa sarda con un aereo privato e avrebbero ricevuto in regalo dei gioielli. Le indiscrezioni sono dell’Espresso, che è stato querelato dall’avvocato di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini. Nella festa organizzata per il Capodanno 2009 sarebbe stata invitata anche Noemi.
Dopo la notizia della presunta lettera di Berlusconi al Garante, ritornano alla mente altri scatti realizzati a Villa Certosa: sono le foto in cui si vede il Cavaliere passeggiare in giardino insieme a cinque ragazze, tra cui Angela Sozio, ex concorrente del Grande Fratello (per molto tempo inserita nelle liste delle possibili candidate alla Europee, anche se poi la candidatura non c’è stata). Quelle foto, pubblicate dal settimanale Oggi nell’aprile 2007, fecero il giro del mondo, e vennero riprese, con enfasi, anche dal Corriere della Sera in prima pagina, provocando la prima lettera aperta della moglie, Veronica Lario, pubblicata su Repubblica. Anche in quell’occasione, Berlusconi chiese l’intervento del Garante, che vietò l’ulteriore diffusione delle foto: il Corriere le pubblicò nuovamente, in giorno successivo alla notifica del provvedimento dell’Authority, provocando così la condanna dell’allora direttore Paolo Mieli.
L’eventuale pubblicazione delle nuove foto rischierebbe di aggravare la delicata vicenda del divorzio chiesto dalla moglie di Berlusconi, che aveva visto i primi sintomi di insofferenza per le frequentazioni del marito proprio in seguito alla pubblicazione delle foto dell’aprile di due anni fa.
Domenico D’Alessandro per lavoceditalia.it
http://dituttounblog.com/webnews/vietato-pubblicare-quelle-foto
Secondo quanto appreso dalla Voce, il Cavaliere ha chiesto l’intervento del Garante in via cautelativa, per impedire la pubblicazione, da parte di un noto settimanale popolare, di alcune foto che ritraggono il primo ministro ceco intento a tuffarsi, insieme alla moglie ed ai due figli, nella piscina della residenza sarda del Cavaliere. Stando a quanto appreso dalla Voce, in alcune foto, oltre alla famiglia del primo ministro ungherese, si vedrebbero alcune ragazze estranee alla cerchia familiare di Berlusconi e del suo ospite. Berlusconi, che sarebbe ritratto solo marginalmente nelle fotografie incriminate, ha chiesto al Garante della Privacy di vietarne la pubblicazione, in quanto realizzate nella sua residenza privata. La decisione del Garante arriverà al termine di una riunione convocata in seduta straordinaria alle 18 di oggi.
Questa notizia giunge in una giornata in cui le polemiche in seguito alla vicenda di Noemi Letizia sono accesissime. Al centro dell’attenzione le feste di Capodanno organizzate da Berlusconi. Nella festa dell’ultimo dell’anno del 2007 sembra che il premier avesse invitato alla sua festa circa cinquanta ragazze. Queste si sarebbero recate nella villa sarda con un aereo privato e avrebbero ricevuto in regalo dei gioielli. Le indiscrezioni sono dell’Espresso, che è stato querelato dall’avvocato di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini. Nella festa organizzata per il Capodanno 2009 sarebbe stata invitata anche Noemi.
Dopo la notizia della presunta lettera di Berlusconi al Garante, ritornano alla mente altri scatti realizzati a Villa Certosa: sono le foto in cui si vede il Cavaliere passeggiare in giardino insieme a cinque ragazze, tra cui Angela Sozio, ex concorrente del Grande Fratello (per molto tempo inserita nelle liste delle possibili candidate alla Europee, anche se poi la candidatura non c’è stata). Quelle foto, pubblicate dal settimanale Oggi nell’aprile 2007, fecero il giro del mondo, e vennero riprese, con enfasi, anche dal Corriere della Sera in prima pagina, provocando la prima lettera aperta della moglie, Veronica Lario, pubblicata su Repubblica. Anche in quell’occasione, Berlusconi chiese l’intervento del Garante, che vietò l’ulteriore diffusione delle foto: il Corriere le pubblicò nuovamente, in giorno successivo alla notifica del provvedimento dell’Authority, provocando così la condanna dell’allora direttore Paolo Mieli.
L’eventuale pubblicazione delle nuove foto rischierebbe di aggravare la delicata vicenda del divorzio chiesto dalla moglie di Berlusconi, che aveva visto i primi sintomi di insofferenza per le frequentazioni del marito proprio in seguito alla pubblicazione delle foto dell’aprile di due anni fa.
Domenico D’Alessandro per lavoceditalia.it
http://dituttounblog.com/webnews/vietato-pubblicare-quelle-foto
Ciò che non si deve sapere.......
Il governo fa buon viso a cattivo gioco, promette, promette ..............
Fatti niente!
Del terremoto in abruzzo non se ne sente più parlare, la popolazione è al caldo nelle tende, e delle parole non sa che farsene.
Vedete questo video delle proteste degli abruzzesi e di come le forze dell'ordine tentano di evitare che la gente di passaggio veda e si renda conto:
http://tv.repubblica.it/copertina/berlusconi-contestato-a-l-aquila/33302?video
Come faranno a controllare che nulla accada e nulla trapeli durante il G8?
Fatti niente!
Del terremoto in abruzzo non se ne sente più parlare, la popolazione è al caldo nelle tende, e delle parole non sa che farsene.
Vedete questo video delle proteste degli abruzzesi e di come le forze dell'ordine tentano di evitare che la gente di passaggio veda e si renda conto:
http://tv.repubblica.it/copertina/berlusconi-contestato-a-l-aquila/33302?video
Come faranno a controllare che nulla accada e nulla trapeli durante il G8?
Cassazione: prosciolto Travaglio.
Cassazione: prosciolto Travaglio. Del Noce condannato anche al pagamento delle spese processuali e a versare 1.500 euro
(AGI) - Roma, 29 mag. - Confermato dalla Cassazione ilproscioglimento del giornalista Marco Travaglio, in relazionead alcune frasi, contenute in un articolo pubblicato nel 2007dal quotidiano 'L'Unita'', ritenute diffamatorie da FabrizioDel Noce. La quinta sezione penale della Suprema Corte hainfatti dichiarato inammissibile il ricorso dell'ex direttoredi RaiUno contro la sentenza con cui, nel dicembre scorso, ilgip di Roma aveva disposto il non doversi procedere neiconfronti di Travaglio e di Antonio Padellaro, all'epocadirettore del quotidiano, "perche' il fatto non sussiste". "Nel provvedimento impugnato - spiegano 'gli ermellini' -e' stato sottolineato come i fatti riportati nella lorostoricita', ossia le scelte di Del Noce relativeall'eliminazione del programma di Biagi, alla conduzione delFestival di Sanremo, allo spostamento a tarda serata delprogramma di Arbore, fossero veritieri", percio', "non puo'valere il riferimento al messaggio che detta narrativa avrebbetrasmesso al lettore, rappresentato dall'essersi posto ildirettore della rete televisiva Rai uno al servizio diMediaset: siffatto messaggio - si osserva nella sentenza 22659- siccome costituisce un giudizio consequenziale a fatti reali,assume rilievo ai fini penali solo qualora venga superato illimite della continenza". Riguardo, poi, alle espressioni 'lombrico' e 'noisette',utilizzate nell'articolo e "idonee, secondo il ricorrente, adimostrare disprezzo nei suoi confronti, in quanto evocativa laprima di un qualcosa di viscido e la seconda avente allusionisessuali", i giudici di piazza Cavour osservano che "l'immaginedel lombrico non e' stata usata a connotazione della persona diDel Noce e che l'interpretazione dell'altra parola, operatadall'impugnante, e' del tutto soggettiva ed apodistica". Alla luce di cio', la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorsodi Del Noce condannandolo anche al pagamento delle speseprocessuali e a versare 1.500 euro alla cassa delle ammende.(AGI)
http://www.articolo21.info/1040/news/cassazione-prosciolto-travaglio-del-noce.html
(AGI) - Roma, 29 mag. - Confermato dalla Cassazione ilproscioglimento del giornalista Marco Travaglio, in relazionead alcune frasi, contenute in un articolo pubblicato nel 2007dal quotidiano 'L'Unita'', ritenute diffamatorie da FabrizioDel Noce. La quinta sezione penale della Suprema Corte hainfatti dichiarato inammissibile il ricorso dell'ex direttoredi RaiUno contro la sentenza con cui, nel dicembre scorso, ilgip di Roma aveva disposto il non doversi procedere neiconfronti di Travaglio e di Antonio Padellaro, all'epocadirettore del quotidiano, "perche' il fatto non sussiste". "Nel provvedimento impugnato - spiegano 'gli ermellini' -e' stato sottolineato come i fatti riportati nella lorostoricita', ossia le scelte di Del Noce relativeall'eliminazione del programma di Biagi, alla conduzione delFestival di Sanremo, allo spostamento a tarda serata delprogramma di Arbore, fossero veritieri", percio', "non puo'valere il riferimento al messaggio che detta narrativa avrebbetrasmesso al lettore, rappresentato dall'essersi posto ildirettore della rete televisiva Rai uno al servizio diMediaset: siffatto messaggio - si osserva nella sentenza 22659- siccome costituisce un giudizio consequenziale a fatti reali,assume rilievo ai fini penali solo qualora venga superato illimite della continenza". Riguardo, poi, alle espressioni 'lombrico' e 'noisette',utilizzate nell'articolo e "idonee, secondo il ricorrente, adimostrare disprezzo nei suoi confronti, in quanto evocativa laprima di un qualcosa di viscido e la seconda avente allusionisessuali", i giudici di piazza Cavour osservano che "l'immaginedel lombrico non e' stata usata a connotazione della persona diDel Noce e che l'interpretazione dell'altra parola, operatadall'impugnante, e' del tutto soggettiva ed apodistica". Alla luce di cio', la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorsodi Del Noce condannandolo anche al pagamento delle speseprocessuali e a versare 1.500 euro alla cassa delle ammende.(AGI)
http://www.articolo21.info/1040/news/cassazione-prosciolto-travaglio-del-noce.html
venerdì 29 maggio 2009
IL TROJAN CHE ATTACCA IL MODEM ADSL DI CASA
IL TROJAN CHE ATTACCA IL MODEM ADSL DI CASA
Cambiando le impostazioni dei server Dns del router, redirige il
traffico Internet verso siti pericolosi.
[ZEUS]
Il trojan che attacca il modem Adsl di casa
Cambiando le impostazioni dei server Dns del router, redirige il traffico Internet verso siti pericolosi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-06-2008]
Il trojan che attacca i router
Foto di Vasiliy Yakobchuk
Si chiama DnsChanger il pericolo che attualmente si sta diffondendo nella Rete: è un trojan e le sue vittime designate sono i router.
Come il nome stesso indica, l'obiettivo di questo malware è modificare le impostazioni dei Dns (Domain Name System, cioè Sistema dei Nomi di Dominio, il sistema che trasforma gli indirizzi mnemonici - come zeusnews.it - in indirizzi numerici) ridirigendo le richieste a un server malevolo sito in Ucraina.
Il pericolo deriva dal fatto che in questo modo potenzialmente ogni computer connesso a Internet rischia di essere dirottato verso siti contenenti malware o pagine che assomigliano a quelle originali ma sono state create a scopo di phishing. Se si è colpiti, anche i nomi di dominio che non esistono verranno risolti facendo puntare il browser verso pagine pericolose.
La buona notizia è che per ora DnsChanger è in grado di sfruttare solo alcune interfacce web di pochi modelli tramite un attacco basato su dizionario. Gli esperti di TrustedSource, però, temono che presto queste limitazioni saranno superate.
Gli utenti più a rischio, naturalmente, sono coloro che non hanno mai cambiato le impostazioni di default dei propri router, che per le operazioni di amministrazione spesso usano l'utente admin e nessuna password, o una password uguale al nome dell'utente.
Se si teme di essere stati infettati, si possono controllare le proprie impostazioni: su macchine Windows - suggerisce il team di TrustedSource - occorre verificare le chiavi di registro DhcpNameServer e NameServer che si raggiungono dal percorso HKEY_LOCAL_MACHINE\SYSTEM\CurrentControlSet\Services\Tcpip\Parameters.
Sintomo di infezione è infatti la visualizzazione del range di indirizzi incriminato: 85.255.*.*
Gentilmente offerto da Max Stirner su:
http://www.beppegrillo.it/2009/05/leuropa_e_lontana_piu_lontana_della_luna.html
Cambiando le impostazioni dei server Dns del router, redirige il
traffico Internet verso siti pericolosi.
[ZEUS]
Il trojan che attacca il modem Adsl di casa
Cambiando le impostazioni dei server Dns del router, redirige il traffico Internet verso siti pericolosi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-06-2008]
Il trojan che attacca i router
Foto di Vasiliy Yakobchuk
Si chiama DnsChanger il pericolo che attualmente si sta diffondendo nella Rete: è un trojan e le sue vittime designate sono i router.
Come il nome stesso indica, l'obiettivo di questo malware è modificare le impostazioni dei Dns (Domain Name System, cioè Sistema dei Nomi di Dominio, il sistema che trasforma gli indirizzi mnemonici - come zeusnews.it - in indirizzi numerici) ridirigendo le richieste a un server malevolo sito in Ucraina.
Il pericolo deriva dal fatto che in questo modo potenzialmente ogni computer connesso a Internet rischia di essere dirottato verso siti contenenti malware o pagine che assomigliano a quelle originali ma sono state create a scopo di phishing. Se si è colpiti, anche i nomi di dominio che non esistono verranno risolti facendo puntare il browser verso pagine pericolose.
La buona notizia è che per ora DnsChanger è in grado di sfruttare solo alcune interfacce web di pochi modelli tramite un attacco basato su dizionario. Gli esperti di TrustedSource, però, temono che presto queste limitazioni saranno superate.
Gli utenti più a rischio, naturalmente, sono coloro che non hanno mai cambiato le impostazioni di default dei propri router, che per le operazioni di amministrazione spesso usano l'utente admin e nessuna password, o una password uguale al nome dell'utente.
Se si teme di essere stati infettati, si possono controllare le proprie impostazioni: su macchine Windows - suggerisce il team di TrustedSource - occorre verificare le chiavi di registro DhcpNameServer e NameServer che si raggiungono dal percorso HKEY_LOCAL_MACHINE\SYSTEM\CurrentControlSet\Services\Tcpip\Parameters.
Sintomo di infezione è infatti la visualizzazione del range di indirizzi incriminato: 85.255.*.*
Gentilmente offerto da Max Stirner su:
http://www.beppegrillo.it/2009/05/leuropa_e_lontana_piu_lontana_della_luna.html
giovedì 28 maggio 2009
Andrea Scanzi.........e James Bondi
Le dieci domande che MicroMega rivolge a James Bondi
di Andrea Scanzi
Ieri, a Ballarò, Sandro Bondi mi è piaciuto molto. Per equilibrio, nettezza e imparzialità. Ammetto però di essere di parte: Bondi mi piace sempre. Anche fisicamente.
Grazie a James Bondi (e a Maurizio Belpietro), ora sappiamo che Repubblica ha basato la campagna diffamatoria contro Berlusconi affidandosi a un noto pregiudicato, Gino Flaminio, che millanta di essere un ex fidanzato di Noemi Letizia ma che è solo uno che nel giugno 2005 fu arrestato - con rito direttissimo - per rapina.
Grazie Bondi. Se Flaminio è un pregiudicato, non può parlare. Mentre Berlusconi, che mai ha avuto problemi con la legge, o di ciò minimo sentore, può dire e fare tutto quello che vuole.
Come sempre hai ragione tu, James Bondi. Che si vergognino, questi comunisti senza cuore e dignità. Tu sì che sei il Che Guevara del centrodestra: Hasta Bondi Siempre. El Bondi unido jamás será vincido.
Vamos.
Così ieri a Ballarò (nota cellula di Al Qaeda). Ascoltiamolo, leggiamolo. Amiamolo. Anche fisicamente. Con passione, trasporto e fulgore. Perché il suo nome è Bondi, James Bondi.
James Bondi, File 1: “Lei è ancora più estremista e irrispettoso delle persone, gliel’ho già detto (sta parlando col fantasma di Pol Pot? No, con Don Franceschini). Più irrispettoso delle persone di quanto non sia Di Pietro (preso a massimo esempio di nefandezza umana, manco fosse Mengele). E mi dispiace che un cattolico come lei sia così poco rispettoso della dignità delle persone…No non mi interrompa, non mi interrompa. Leeeei (citazione ravettiana) Franceschini deve vergognarsi in coppia con il direttore de La Repubblica. Voi dovete VERGOGNARVI! Dovete vergognarvi. Nooooo, si vergogni Lei” (sì, abbiamo capito: devono vergognarsi).
James Bondi, File 2: “Le spiego perché deve vergognarsi (oh, ecco: spiegalo). No, non esagero affatto…lei… sta sottovalutando (si rivolge al compagno Floris)… lei…s…st…lei (sì, lei: e poi? Non incepparti proprio adesso, James; sei tutti noi)… questsremersnacsimprt (traduco da Bondi Codice Fiscale Mode On: “questa sera è emersa una cosa importante”). Che il direttore di Repubblica ha fatto un’intervista ad una persona…. Faccio una parentesi (nooooooooooo, la parentesi noooooo)… Franceschini e il direttore di Repubblica (che avrebbe un nome: Ezio Mauro) dicono: “Ma noi non abbiamo fatto niente, noi facciamo informazione” (veramente, che faccia informazione, è forse l’unica sciocchezza che Franceschini non ha mai detto).
James Bondi, File 3: “Sono mesi che atnrano (”attaccano”, credo volesse dire “attaccano”. Bondi mangia tanto: anche le parole)…questa sera è emerso Direttore (ah, è finita la parentesi: daje Sandrino, inchiodali tutti alla loro pochezza) che lei ha fatto un’intervista, l’ho appreso adesso dal direttore di Panorama, a una persona, a un giovane, che è stato…. (qui si era dimenticato di dove fosse)… se non ho capito male (eh, forse)… arrestato e condannato per due anni e sei mesi per rapina… No no no, non si preoccupi (ma chi si preoccupa?)…Le risulta questo? Mi risponda se può rispondermi (eh, magari se lo fai parlare ti risponde)…Lei ha intervistato una persona che ha infangato l’enrdelpresd” (qui, scusate, non ho proprio capito cosa cavolo volesse dire: forse “l’onore del Presidente”, che ha però subito una contrazione semantica oggettivamente spietata).
James Bondi, File 4. “Fcunatrdmnd (”faccio un’altra domanda”), se lei può assistermi (”lei” è Floris, che non si capisce cosa dovesse “assistere“). Lei può dirmi e può dire (ora si rivolge a Mauro) al pubblico che ci ascolta se il suo giornale ha dato diciamo così un cachet… (qui fa una pausa perché impaurito dal suono della parola “cachet”, a lui ignoto)… a questa persona che ha rilasciato l’intervista…glielo chiedo… e lei è disposto a mettere in gioco anche il suo ruolo di giornalista per questo (Mauro risponde “certo“)… benissimo… la ringrazio”. E qui si ferma, lasciando intendere che ha dimostrato di avere ragione. Ovviamente non ha dimostrato una beata ceppa, ma è uguale.
James Bondi, File 5. Franceschini gli dà del tu, scatenando l’ira funesta di James Bondi. “Nooooo, nmddt (”non mi dia del tu”), nsnsmico (”non sono suo amico”)… Franceschini non mi dia del tu… io non la cono… (voleva dire “io non la conosco”, ma sarebbe stata una bischerata troppa grossa anche per lui)…io non ho rapporti di amicizia con lei (e nemmeno con la democrazia, verrebbe da aggiungere, ma in fondo chi se ne frega)…. E non ho rapporti di amicizia con persone che trattano così delle altre persone (direi un’altra volta “persone”: così, per amor di ridondanza)…. Va bene… noooo, non faccia delle ironie, non faccia delle battute (Franceschini lo aveva appena chiamato “Eccellenza”)… lei fa delle battute di cattivo gusto, sa fare soltanto quelle (se per Bondi il buon gusto sono le sue poesie, Franceschini è autorizzato ad andare a Zelig)… sa soltanto offendere le persone, questo sa fare lei… n, nn asclt (”no, non ascolto”. Bondi è golosissimo di “o”: sono tonde come lui) una persona che mi dà del tu”.
Tale e tanta è la forza di questi messaggi, che quasi ci tremano le gambe (e un po’ pure il duodeno). Tale e tanta la fascinazione che sento l’esigenza - un po’ criminosa, ma giusto un po’ - di rivolgere anch’io, come Repubblica, dieci domande a James Bondi. Certo che non rimarranno inevase.
1) Santissimo Bondi, Lei c’è o ci fa?
2) Come ha conosciuto Vanity Fair e perché ogni settimana si ostinano a pubblicare ciò che Lei chiama - con invidiabile licenza poetica - “poesie”?
3) Come è riuscito a far passare per bravo e urticante persino Franceschini?
4) La Sua pettinatura è naturale o un tributo al Ventennio?
5) Borbottava anche da comunista o è diventato così dopo aver conosciuto Borghezio?
6) Lei ha scritto: “Bellezza del soccorso/ sensuale ironia/ vigore dell’amore/ intrepida solitudine“. Stava parlando di Veronica Lario. Lo riscriverebbe ancora?
7) Quando scrive cose tipo “Vita assaporata/ vita preceduta/ vita inseguita/ vita amata/ vita vitale/ vita ritrovata/ vita splendente/ vita disvelata/ vita nova” (dedicata a Silvio Berlusconi); oppure “Antro d’amore/ rombo di luce/ parole del sottosuolo/ fiume di lava/ ancora di salvezza” (dedicata a Giuliano Ferrara); oppure ancora “Fra le tue braccia magico silenzio/ fra le tue braccia intenerito ardore/ fra le tue braccia campo di girasoli/ fra le tue braccia sole dell’allegria” (dedicata alle nozze di Elio Vito): ecco, quando scrive queste cose, si droga o come surrogato lisergico Le basta Cicchitto?
8) Perché ha deciso di farsi doppiare da Rosa Russo Jervolino mentre flirta su Skype con Mario Giordano?
9) Se Lei dovesse paragonarsi a un grande statista del passato, preferirebbe Bombolo, Mal dei Primitives o Scaramacai?
10) Ne ha ancora per molto?
E ora scusate, vado a chiedere l’amicizia su Facebook a Sandro Bondi.
http://speciale-elezioni-europee-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/05/28/le-10-domande-che-micromega-rivolge-a-james-bondi/#more-208
di Andrea Scanzi
Ieri, a Ballarò, Sandro Bondi mi è piaciuto molto. Per equilibrio, nettezza e imparzialità. Ammetto però di essere di parte: Bondi mi piace sempre. Anche fisicamente.
Grazie a James Bondi (e a Maurizio Belpietro), ora sappiamo che Repubblica ha basato la campagna diffamatoria contro Berlusconi affidandosi a un noto pregiudicato, Gino Flaminio, che millanta di essere un ex fidanzato di Noemi Letizia ma che è solo uno che nel giugno 2005 fu arrestato - con rito direttissimo - per rapina.
Grazie Bondi. Se Flaminio è un pregiudicato, non può parlare. Mentre Berlusconi, che mai ha avuto problemi con la legge, o di ciò minimo sentore, può dire e fare tutto quello che vuole.
Come sempre hai ragione tu, James Bondi. Che si vergognino, questi comunisti senza cuore e dignità. Tu sì che sei il Che Guevara del centrodestra: Hasta Bondi Siempre. El Bondi unido jamás será vincido.
Vamos.
Così ieri a Ballarò (nota cellula di Al Qaeda). Ascoltiamolo, leggiamolo. Amiamolo. Anche fisicamente. Con passione, trasporto e fulgore. Perché il suo nome è Bondi, James Bondi.
James Bondi, File 1: “Lei è ancora più estremista e irrispettoso delle persone, gliel’ho già detto (sta parlando col fantasma di Pol Pot? No, con Don Franceschini). Più irrispettoso delle persone di quanto non sia Di Pietro (preso a massimo esempio di nefandezza umana, manco fosse Mengele). E mi dispiace che un cattolico come lei sia così poco rispettoso della dignità delle persone…No non mi interrompa, non mi interrompa. Leeeei (citazione ravettiana) Franceschini deve vergognarsi in coppia con il direttore de La Repubblica. Voi dovete VERGOGNARVI! Dovete vergognarvi. Nooooo, si vergogni Lei” (sì, abbiamo capito: devono vergognarsi).
James Bondi, File 2: “Le spiego perché deve vergognarsi (oh, ecco: spiegalo). No, non esagero affatto…lei… sta sottovalutando (si rivolge al compagno Floris)… lei…s…st…lei (sì, lei: e poi? Non incepparti proprio adesso, James; sei tutti noi)… questsremersnacsimprt (traduco da Bondi Codice Fiscale Mode On: “questa sera è emersa una cosa importante”). Che il direttore di Repubblica ha fatto un’intervista ad una persona…. Faccio una parentesi (nooooooooooo, la parentesi noooooo)… Franceschini e il direttore di Repubblica (che avrebbe un nome: Ezio Mauro) dicono: “Ma noi non abbiamo fatto niente, noi facciamo informazione” (veramente, che faccia informazione, è forse l’unica sciocchezza che Franceschini non ha mai detto).
James Bondi, File 3: “Sono mesi che atnrano (”attaccano”, credo volesse dire “attaccano”. Bondi mangia tanto: anche le parole)…questa sera è emerso Direttore (ah, è finita la parentesi: daje Sandrino, inchiodali tutti alla loro pochezza) che lei ha fatto un’intervista, l’ho appreso adesso dal direttore di Panorama, a una persona, a un giovane, che è stato…. (qui si era dimenticato di dove fosse)… se non ho capito male (eh, forse)… arrestato e condannato per due anni e sei mesi per rapina… No no no, non si preoccupi (ma chi si preoccupa?)…Le risulta questo? Mi risponda se può rispondermi (eh, magari se lo fai parlare ti risponde)…Lei ha intervistato una persona che ha infangato l’enrdelpresd” (qui, scusate, non ho proprio capito cosa cavolo volesse dire: forse “l’onore del Presidente”, che ha però subito una contrazione semantica oggettivamente spietata).
James Bondi, File 4. “Fcunatrdmnd (”faccio un’altra domanda”), se lei può assistermi (”lei” è Floris, che non si capisce cosa dovesse “assistere“). Lei può dirmi e può dire (ora si rivolge a Mauro) al pubblico che ci ascolta se il suo giornale ha dato diciamo così un cachet… (qui fa una pausa perché impaurito dal suono della parola “cachet”, a lui ignoto)… a questa persona che ha rilasciato l’intervista…glielo chiedo… e lei è disposto a mettere in gioco anche il suo ruolo di giornalista per questo (Mauro risponde “certo“)… benissimo… la ringrazio”. E qui si ferma, lasciando intendere che ha dimostrato di avere ragione. Ovviamente non ha dimostrato una beata ceppa, ma è uguale.
James Bondi, File 5. Franceschini gli dà del tu, scatenando l’ira funesta di James Bondi. “Nooooo, nmddt (”non mi dia del tu”), nsnsmico (”non sono suo amico”)… Franceschini non mi dia del tu… io non la cono… (voleva dire “io non la conosco”, ma sarebbe stata una bischerata troppa grossa anche per lui)…io non ho rapporti di amicizia con lei (e nemmeno con la democrazia, verrebbe da aggiungere, ma in fondo chi se ne frega)…. E non ho rapporti di amicizia con persone che trattano così delle altre persone (direi un’altra volta “persone”: così, per amor di ridondanza)…. Va bene… noooo, non faccia delle ironie, non faccia delle battute (Franceschini lo aveva appena chiamato “Eccellenza”)… lei fa delle battute di cattivo gusto, sa fare soltanto quelle (se per Bondi il buon gusto sono le sue poesie, Franceschini è autorizzato ad andare a Zelig)… sa soltanto offendere le persone, questo sa fare lei… n, nn asclt (”no, non ascolto”. Bondi è golosissimo di “o”: sono tonde come lui) una persona che mi dà del tu”.
Tale e tanta è la forza di questi messaggi, che quasi ci tremano le gambe (e un po’ pure il duodeno). Tale e tanta la fascinazione che sento l’esigenza - un po’ criminosa, ma giusto un po’ - di rivolgere anch’io, come Repubblica, dieci domande a James Bondi. Certo che non rimarranno inevase.
1) Santissimo Bondi, Lei c’è o ci fa?
2) Come ha conosciuto Vanity Fair e perché ogni settimana si ostinano a pubblicare ciò che Lei chiama - con invidiabile licenza poetica - “poesie”?
3) Come è riuscito a far passare per bravo e urticante persino Franceschini?
4) La Sua pettinatura è naturale o un tributo al Ventennio?
5) Borbottava anche da comunista o è diventato così dopo aver conosciuto Borghezio?
6) Lei ha scritto: “Bellezza del soccorso/ sensuale ironia/ vigore dell’amore/ intrepida solitudine“. Stava parlando di Veronica Lario. Lo riscriverebbe ancora?
7) Quando scrive cose tipo “Vita assaporata/ vita preceduta/ vita inseguita/ vita amata/ vita vitale/ vita ritrovata/ vita splendente/ vita disvelata/ vita nova” (dedicata a Silvio Berlusconi); oppure “Antro d’amore/ rombo di luce/ parole del sottosuolo/ fiume di lava/ ancora di salvezza” (dedicata a Giuliano Ferrara); oppure ancora “Fra le tue braccia magico silenzio/ fra le tue braccia intenerito ardore/ fra le tue braccia campo di girasoli/ fra le tue braccia sole dell’allegria” (dedicata alle nozze di Elio Vito): ecco, quando scrive queste cose, si droga o come surrogato lisergico Le basta Cicchitto?
8) Perché ha deciso di farsi doppiare da Rosa Russo Jervolino mentre flirta su Skype con Mario Giordano?
9) Se Lei dovesse paragonarsi a un grande statista del passato, preferirebbe Bombolo, Mal dei Primitives o Scaramacai?
10) Ne ha ancora per molto?
E ora scusate, vado a chiedere l’amicizia su Facebook a Sandro Bondi.
http://speciale-elezioni-europee-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/05/28/le-10-domande-che-micromega-rivolge-a-james-bondi/#more-208
mercoledì 27 maggio 2009
Laura Ravetto e la politica blackberry.
di Andrea Scanzi
L’abbiamo attesa a lungo, per anni e per decenni. Cercavamo un’alba, un’eroina, una condottiera. Ed eccola, alfine: Laura Ravetto.La sua definitiva consacrazione si è avuta due giorni fa a Ballarò. Nulla sarà più lo stesso. Così come esiste una datazione avanti e dopo Cristo, d’ora in poi dovremo parlare di un’era pre-Ravetto e un’era post-Ravetto. Prima di Lei era solo tempesta e nebulosità. Ora la nebbia è fugata, il cuore sgombro e la mente aperta.
Vamos.
Laura Ravetto si è manifestata trillando e vibrando. Letteralmente. Durante gli interventi di Maurizio Gasparri (scusate) e Nichi Vendola, tra un Tabacci e un vaffanculo, si sentivano le tipiche scariche dei cellulari quando non sono stati spenti durante una diretta. Una, due, tre volte.
A vibrare, d’ardimento e passione, era proprio il telefono di Laura Ravetto, L’opposizione, guevarista e totalitarista, ha sostenuto che la biondocrinita pasionaria pidiellina tenesse acceso il cellulare per ricevere suggerimenti da qualche talpa azzurra. Insinuazione di esorbitante gravità. La Ravetto sapeva benissimo cosa dire. Non le si insegna nulla. Figurarsi: mica è comunista.
Quando Giovanni Floris le ha chiesto genericamente di “spegnere il telefonino”, si presume per una discutibile forma di par condicio elettromagnetica, Laura Ravetto ha risposto con erculea fierezza: “Non è un telefonino, è un Blackberry“.
Risposta meravigliosa, ne converrete. Diremmo anzi epocale. Sarebbe come dire: “Non è una macchina, è una Golf”. Oppure: “Non è un musicista, è un chitarrista”. Meglio ancora: “Non è un politico, è Cesare Salvi” (e questa già andrebbe bene).
Così profferendo, la Ravetto ha giustamente sottolineato con nettezza il suo status sociale. Suo e della sua classe (va be’) politica (va be’): lei non ha un semplice telefonino. Lei ha lo smartphone. Lei ha - addirittura - il blackberry. Mica è grigia e vecchia come quelli di sinistra.
A una prima analisi, Laura Ravetto sembrerebbe ricordare la parodia (audio, non video) della Miss Italia “acculturata” del programma 610 di Lillo e Greg. E’ però solo una sensazione anarchica, dettata dal vostro pregiudizio complottistico, calunnioso e criminoso. Vergognatevi.
La timbrica ravettiana, per quanto soave, è lievemente increspata, a metà strada tra l’afonia di un muezzin con la raucedine e un topinambur incastrato nelle adenoidi. La gestualità è guerreggiante, lo sguardo denota austero cipiglio. Tutto in lei ha un che di definitivo, di inesorabile: di ineluttabile, come una t-shirt di Calderoli. Non di rado suole increspare le labbra, come se mortalmente offesa dalla pochezza che la circonda (è solo un caso che a Ballarò avesse accanto Gasparri).
L’abbiamo attesa a lungo, per anni e per decenni. Cercavamo un’alba, un’eroina, una condottiera. Ed eccola, alfine: Laura Ravetto.La sua definitiva consacrazione si è avuta due giorni fa a Ballarò. Nulla sarà più lo stesso. Così come esiste una datazione avanti e dopo Cristo, d’ora in poi dovremo parlare di un’era pre-Ravetto e un’era post-Ravetto. Prima di Lei era solo tempesta e nebulosità. Ora la nebbia è fugata, il cuore sgombro e la mente aperta.
Vamos.
Laura Ravetto si è manifestata trillando e vibrando. Letteralmente. Durante gli interventi di Maurizio Gasparri (scusate) e Nichi Vendola, tra un Tabacci e un vaffanculo, si sentivano le tipiche scariche dei cellulari quando non sono stati spenti durante una diretta. Una, due, tre volte.
A vibrare, d’ardimento e passione, era proprio il telefono di Laura Ravetto, L’opposizione, guevarista e totalitarista, ha sostenuto che la biondocrinita pasionaria pidiellina tenesse acceso il cellulare per ricevere suggerimenti da qualche talpa azzurra. Insinuazione di esorbitante gravità. La Ravetto sapeva benissimo cosa dire. Non le si insegna nulla. Figurarsi: mica è comunista.
Quando Giovanni Floris le ha chiesto genericamente di “spegnere il telefonino”, si presume per una discutibile forma di par condicio elettromagnetica, Laura Ravetto ha risposto con erculea fierezza: “Non è un telefonino, è un Blackberry“.
Risposta meravigliosa, ne converrete. Diremmo anzi epocale. Sarebbe come dire: “Non è una macchina, è una Golf”. Oppure: “Non è un musicista, è un chitarrista”. Meglio ancora: “Non è un politico, è Cesare Salvi” (e questa già andrebbe bene).
Così profferendo, la Ravetto ha giustamente sottolineato con nettezza il suo status sociale. Suo e della sua classe (va be’) politica (va be’): lei non ha un semplice telefonino. Lei ha lo smartphone. Lei ha - addirittura - il blackberry. Mica è grigia e vecchia come quelli di sinistra.
A una prima analisi, Laura Ravetto sembrerebbe ricordare la parodia (audio, non video) della Miss Italia “acculturata” del programma 610 di Lillo e Greg. E’ però solo una sensazione anarchica, dettata dal vostro pregiudizio complottistico, calunnioso e criminoso. Vergognatevi.
La timbrica ravettiana, per quanto soave, è lievemente increspata, a metà strada tra l’afonia di un muezzin con la raucedine e un topinambur incastrato nelle adenoidi. La gestualità è guerreggiante, lo sguardo denota austero cipiglio. Tutto in lei ha un che di definitivo, di inesorabile: di ineluttabile, come una t-shirt di Calderoli. Non di rado suole increspare le labbra, come se mortalmente offesa dalla pochezza che la circonda (è solo un caso che a Ballarò avesse accanto Gasparri).
Reperto Ravettiano Uno: “Se non avessimo il Lodo Alfano, adesso probabilmente avremmo un Presidente del Consiglioooooo che senza probabilmente (lo vogliamo dire un’altra volta, “probabilmente”?) motivazioni realiiiii, sarebbe impegnato nelle aule giudiziarie invece di essere potuto (sic) ehmmh ggghuh (ogni tanto la Ravetto gargarizza: le serve per rifiatare) impegnare, come ha fatto, (qui comincia a elencare con la mano) 1) nella soluzione dei problemi dell’Abruzzo, 2) nella soluzione dei problemi di ‘apoli, 3) nella soluzione di questo sistema economico e nel sostegno aaai nooostri… (qui non le veniva la parola, si presume difficile)… cittadini (no, non era una parola difficile)”.
Traduzione. I processi sono dei sequestri (nota a margine: la Ravetto è avvocato). Berlusconi è un martire che lavora per noi. Berlusconi in pochi mesi ha risolto tutto. La Ravetto conosce una città chiamata ‘Apoli. La Ravetto gargarizza con sagacia. La Ravetto ha un uso disinvolto della lingua (in senso grammaticale, non fraintendete).
Reperto Ravettiano Due: (Alza con cipiglio la mano sinistra, sdegnata dal consesso). “Registro che sono circondata da garantisti… (lunga pausa di sgomento)… una sentenza verso un soggetto in primo grado… registro qui (indica teatralmente e con viva repulsione la misera plebe)… che siamo-circondati-da-garantis… (detto senza prendere fiato, troncando il finale e tradendo fretta improvvisa: forse la batteria del Blackberry si stava scaricando). E vengono attribuite delle questioni relative al Presidente del Consiglio Berlusconi che non è neanche coinvolto in questa situazione. (eh?) E scusate (di nulla, anzi è un piacere)… prendo atto che siete tuuuuuuttiiii (si noti l’insistito allungamento di vocali, à la Ivano Fossati ne La pianta del tè) al corrente di atti processuali… e prendo atto…”. Qui non prende atto e, di colpo, si ferma. Come se stanca di se stessa (e se fosse così, avrebbe il nostro plauso).
Traduzione. L’opposizione è garantista solo quando le conviene. Berlusconi non è implicato nel processo Mills. La Ravetto forse ascolta Fossati (ma di nascosto, ché è comunista pure lui). La Ravetto ritiene che tutti siano al corrente di atti processuali (magari più di lei). La Ravetto è una che prende atto. A differenza di voi (che siete comunisti).
Reperto Ravettiano Tre: “No ma ‘eamente (crasi ravettiana della parola “veramente”, NdA)… cioè… (inizio rutilante, ma il meglio deve arrivare). Allora… Parliamo di evidenti… che si portano avanti da anni…tentativi struuuuumentaaaali di processare il Presidente del Consiglio… fatti… ipotetici… non dimostrati…di quindici anni fa e oggi sento dirmi queste cose perlopiù-scusate-andiamo-sul-giuridico (sì, il Blackberry si stava scaricando). “Non ci sarà il processo”… si tratta di processi eventualmente congelati in frigorifero. Il Presidente del Consiglio quando non sarà più Presidente del Consiglio (ma una virgola?) verrà per l’ennesima volta sottratto alla sua vita dalla magistratura che tenterà in tutti i modi ancora di dimostrare cose (ma una virgola?) che non ha mai verificato e che si sono sempre ehmggeeggh (gargarizzazione) rivelate inveritiere (sic) punto” (ma niente virgole).
Traduzione (qui improba). I magistrati fanno i dispetti a Berlusconi. L’eventuale processo a Berlusconi è solo congelato (falso: grazie al Lodo Alfano il processo andrà avanti solo per Mills; quando Berlusconi non sarà più Presidente del Consiglio - mai - non potrà avere più la stessa corte e si dovrà ripartire da capo. Ovvero prescrizione assicurata).
Concludendo. La Ravetto è una che non ama le virgole. La Ravetto ha bisogno di una nuova batteria per il Blackberry. La Ravetto è una che ama allungare le vocali. La Ravetto è una che ama abbreviare la democrazia.
E ora scusate, vado a chiedere a Laura Ravetto l’amicizia su Facebook.
Franca Rame
STAMPA INTERNAZIONALE E FINANCIAL TIME OGGI: BERLUSCONI PERICOLOSO PER L'ITALIA E CATTIVO ESEMPIO PER TUTTI
Un editoriale del quotidiano britannico mette in risalto il rischio che i contenuti seri della politica vengano sostituiti con l'entertainment. Critiche al presidente del Consiglio anche dall'Indipendent, dalla stampa francese e da El Pais. Berlusconi «è un pericolo, in primo luogo per l'Italia, e un esempio malefico per tutti». Lo scrive oggi il Financial Times in un editoriale dal titolo «L'influenza funesta degli amici Burleschi», un calembour che gioca sull'assonanza tra Berlusconi e l'aggettivo «burlesco». «Il fascismo non è il futuro probabile dell'Italia», scrive il quotidiano britannico. «Chiaramente Berlusconi non è Mussolini: ha squadre di starlette, non di camicie nere».Ma il vero pericolo sta altrove, secondo il Financial Times. In quindici anni di carriera politica Berlusconi ha spostato a destra l'opinione pubblica e lo ha fatto non con rozza propaganda ma concentrandosi su lustrini e ragazze e con una retorica «iperbolica» che vede tutta l'opposizione come comunista e se stesso come una vittima. Di fronte alle «difficili domande sulla sua relazione con la teenager che vuole fare la starlette», se l'è presa con La Repubblica, «il giornale più ostinato» nel porre le domande al premier, «ha lanciato velate minacce tramite un suo associato e ha cercato di invalidare le domande in quanto viziate politicamente ». Ha mostrato la stessa «belligeranza» verso «i magistrati che lo hanno giudicato corruttore dell'avvocato inglese David Mills». E insoddisfatto di un Parlamento che gli ha dato l'immunità, lo ha definito «inutile» e ha detto che dovrebbe essere ridotto a 100 deputat, «mentre i suoi poteri aumenterebbero».«Il pericolo di Berlusconi è di tipo diverso da quello di Mussolini», continua il quotidiano britannico, «è quello dei media che rendono fatui i contenuti seri della politica e li sostituiscono con l'entertainment. È quello di una spietata demonizzazione dei nemici e il rifiuto di garantire basi indipendenti ai poteri in competizione. È mettere una fortuna al servizio della creazione di un'immagine grandiosa, composta da affermazioni di successi senza fine e sostegno popolare». Conclude il Financial Times: «Che egli sia così dominante è anche in parte colpa di una sinistra esitante, di istituzioni deboli e a volte politicizzate, di un giornalismo che troppo spesso ha accettato un ruolo subalterno. Ma soprattutto la colpa è di un uomo molto ricco, molto potente e sempre più spietato. Non un fascista, ma un pericolo in primo luogo per l'Italia e un esempio malefico per tutti».
Giornalisti e non.
Ieri a "ballarò" non sono stata colpita dalla strenua difesa di Bondi per il Cavaliere, conosciamo Bondi e sapevamo già che lo avrebbe fatto e con più veemenza di ogni altro suosostenitore;
non sono stata colpita neanche dalla saggezza di Pannella, che conosciamo essere un vecchio volpone politico.
Ciò che mi ha colpito più di tutti è Belpietro. Direte tutti che è notoriamente un non-giornalista, che è un dipendente del capo del consiglio, e pertanto un suo accanito sostenitore, vero.
Non mi impressionerebbe neanche tanto Facci, che tutto sommato, non ha fatto altro che trasferire la sua preparazione odontiatrica nella non-informazione: avrà avuto un colpo ben assestato là dove la schiena perde il suo bel nome ed è diventato scribacchino per incanto e senza meriti.
Ma da Belpietro non me lo aspetto, perchè è un direttore di giornale, un giornalista fa informazione, racconta i fatti, tutti, senza fare distinzione, senza omettere ciò che è scomodo ad una parte della politica, sempre che politica si possa chiamare.
Belpietro, inoltre, si è macchiato di un reato, raccontare in pubblico un fatto privato, coperto, probabilmente, dalla legge sulla privacy.
Capisco che avrà avuto l'assicurazione del suo datore di lavoro di un'adeguata copertura legale nel caso di eventuale querela, ma la cosa ancora più grave è che ha detto pubblicamente che la Noemi era la fidanzatina di un ragazzotto condannato per furto, quindi di non nobile estrazione morale.
Il nostro premier ama frequentazioni dubbie sotto tutti i punti di vista?
Ennesimo autogol da parte del premier e di chi lo sostiene?
Per me si.
non sono stata colpita neanche dalla saggezza di Pannella, che conosciamo essere un vecchio volpone politico.
Ciò che mi ha colpito più di tutti è Belpietro. Direte tutti che è notoriamente un non-giornalista, che è un dipendente del capo del consiglio, e pertanto un suo accanito sostenitore, vero.
Non mi impressionerebbe neanche tanto Facci, che tutto sommato, non ha fatto altro che trasferire la sua preparazione odontiatrica nella non-informazione: avrà avuto un colpo ben assestato là dove la schiena perde il suo bel nome ed è diventato scribacchino per incanto e senza meriti.
Ma da Belpietro non me lo aspetto, perchè è un direttore di giornale, un giornalista fa informazione, racconta i fatti, tutti, senza fare distinzione, senza omettere ciò che è scomodo ad una parte della politica, sempre che politica si possa chiamare.
Belpietro, inoltre, si è macchiato di un reato, raccontare in pubblico un fatto privato, coperto, probabilmente, dalla legge sulla privacy.
Capisco che avrà avuto l'assicurazione del suo datore di lavoro di un'adeguata copertura legale nel caso di eventuale querela, ma la cosa ancora più grave è che ha detto pubblicamente che la Noemi era la fidanzatina di un ragazzotto condannato per furto, quindi di non nobile estrazione morale.
Il nostro premier ama frequentazioni dubbie sotto tutti i punti di vista?
Ennesimo autogol da parte del premier e di chi lo sostiene?
Per me si.
Politica.
Politica "arte di governare le società".
La politica è nata per necessità; i membri della collettività, non potendosi amministrare ognuno per proprio conto, vivendo in società, per ovvi motivi hanno deciso di demandare a pochi prescelti il compito di farlo.
Questi prescelti avrebbero dovuto amministrare il resto della popolazione secondo regole di onestà, di giustizia e di logica.
Si è, quindi, provveduto a creare delle leggi che regolamentassero i rapporti tra i vari membri della società e di tassare i singoli per creare le strutture predisposte al soddisfacimento delle varie necessità societarie.
******Questo era il principio.******
Con il trascorrere del tempo, chi aveva ricevuto il compito di amministrare la società, rendendosi conto di aver acquisito un certo potere, ne ha approfittato per tutelare maggiormente i propri interessi e meno quelli della collettività.
Si è creato, quindi, leggi che tutelassero la propria persona: diritto a compensi eccessivi, diritto a pensionamenti anticipati, diritto a rimborsi spese esagerati, e via discorrendo.
Naturalmente, essendo le risorse economiche sempre le stesse, queste venivano sempre più impiegate per sopperire alle necessità degli amministratori e sempre meno per sopperire alle necessità della collettività.
Per poter sopperire alle proprie necessità e quelle della collettività si è incominciato a creare un congegno ad orologeria chiamato debito pubblico, consistente nel farsi prestare soldi dalle banche.
Ma anche questo pericoloso meccanismo è risultato insufficiente, pertanto, i nostri amministratori, hanno cominciato a preferire di sopperire prima alle proprie necessità e sempre meno a quelle della collettività.
Praticamente hanno sovvertito i principi naturali della parola politica "arte di governare le società".
Bisognerebbe, pertanto, rivisitare la materia e costringere l'amministratore ad apprenderne il concetto e metterlo in pratica secondo il suo vero significato.
La politica è nata per necessità; i membri della collettività, non potendosi amministrare ognuno per proprio conto, vivendo in società, per ovvi motivi hanno deciso di demandare a pochi prescelti il compito di farlo.
Questi prescelti avrebbero dovuto amministrare il resto della popolazione secondo regole di onestà, di giustizia e di logica.
Si è, quindi, provveduto a creare delle leggi che regolamentassero i rapporti tra i vari membri della società e di tassare i singoli per creare le strutture predisposte al soddisfacimento delle varie necessità societarie.
******Questo era il principio.******
Con il trascorrere del tempo, chi aveva ricevuto il compito di amministrare la società, rendendosi conto di aver acquisito un certo potere, ne ha approfittato per tutelare maggiormente i propri interessi e meno quelli della collettività.
Si è creato, quindi, leggi che tutelassero la propria persona: diritto a compensi eccessivi, diritto a pensionamenti anticipati, diritto a rimborsi spese esagerati, e via discorrendo.
Naturalmente, essendo le risorse economiche sempre le stesse, queste venivano sempre più impiegate per sopperire alle necessità degli amministratori e sempre meno per sopperire alle necessità della collettività.
Per poter sopperire alle proprie necessità e quelle della collettività si è incominciato a creare un congegno ad orologeria chiamato debito pubblico, consistente nel farsi prestare soldi dalle banche.
Ma anche questo pericoloso meccanismo è risultato insufficiente, pertanto, i nostri amministratori, hanno cominciato a preferire di sopperire prima alle proprie necessità e sempre meno a quelle della collettività.
Praticamente hanno sovvertito i principi naturali della parola politica "arte di governare le società".
Bisognerebbe, pertanto, rivisitare la materia e costringere l'amministratore ad apprenderne il concetto e metterlo in pratica secondo il suo vero significato.
Energie rinnovabili.
http://www.fondi.it/finverde/06/12/12/1821233.shtml
Con la definizione di “sviluppo sostenibile” intendiamo ogni forma di sviluppo (economico, sociale, scientifico, demografico, urbanistico ecc.) che non ..."compromette le possibilità delle future generazioni di continuare a svilupparsi senza esaurire quelle risorse che la scienza moderna indica come esauribili, cioè le risorse naturali. Facciamo un passo indietro e vediamo quando il concetto di “sviluppo sostenibile” ha fatto la sua prima comparsa:
nel 1981 la Dott.ssa Gro Harlem Brundtland viene eletta Primo Ministro della Norvegia. La Bruntdtland è la prima donna, e nel contempo la persona più giovane, ad aver mai ricoperto tale carica nel suo paese. Nata ad Oslo nel 1939, laureata in Medicina, e politicamente impegnata per uno sviluppo economico che preservi le risorse naturali e rispetti l'ambiente. L'anno successivo un convinto assertore della politica finalizzata ad aiutare i paesi del Terzo Mondo viene eletto Segretario delle Nazioni Unite. Si tratta di un diplomatico peruviano laureato in Giurisprudenza e ambasciatore dal 1962: Javier Perez de Cuellar de la Guerra . Darà prova delle sue spiccate doti diplomatiche quando nel 1988 otterrà con la sua mediazione il cessate il fuoco tra Iran e Iraq. Nel 1983 nomina G.H. Brundtland presidente della Commissione Mondiale dell'Ambiente e dello Sviluppo. La Brundtland quattro anni dopo redige un rapporto dal titolo “Our Common Future” (il nostro futuro comune) nel quale per la prima volta viene definito il concetto di “sviluppo sostenibile”:
«lo Sviluppo sostenibile e uno sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilita che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”» (World Commission on Environment and Development, WCED)
Tale definizione viene adottata e ripresa dall'ONU come sintesi della cosiddetta “regola delle tre E”: Ecology, Equity and Economy (ecologia, equita, economia).
Mi permetto una breve divagazione: ritengo che il concetto di “sviluppo sostenibile” sia troppo legato ad una concezione eccessivamente antropocentrica del mondo. Leggendo la definizione salta subito agli occhi come ad essere posto al centro dell'attenzione non sia il benessere di tutte le specie viventi, bensì quello delle sole generazioni umane. Mi sembra il prodotto di un atteggiamento mentale perlomeno ingenuo, forse addirittura contraddittorio. Ritengo che se fossimo consapevoli della necessità di scrollarsi di dosso tutti quei condizionamenti antropocentrici radicati nelle nostra cultura (e nella nostra psiche) dalle tre grandi religioni monoteistiche (il cristianesimo, l'ebraismo e l'Islam), potremmo ambire a definire in maniera molto più efficace e concreta i concetti fondamentali per la sopravvivenza e il benessere di tutte le specie, compresa la nostra.
In ogni caso la definizione adottata dall'ONU potrebbe rappresentare un primo passo importante verso uno sviluppo basato su fonti di energia non esauribili, uno sviluppo che coincida con il rispetto dell'ambiente e delle generazioni future, uno sviluppo, appunto, “sostenibile”.
Una nuova opportunità per truffare gli italiani
Nel nostro Paese sicuramente al momento non ci siamo accorti di nulla, e soprattutto non se ne sono accorti i vari governi succedutosi dal 1987 ad oggi, perche troppo presi a salvaguardare i soliti interessi clientelari dei grandi magnati del petrolio che hanno in mano la produzione e la distribuzione dell'energia. Cercherò di dimostrare tali affermazioni spiegando come i nostrani signori del petrolio hanno trovato il modo di utilizzare la definizione di “sviluppo sostenibile” per guadagnare ancor di più, continuando a muoversi nella direzione esattamente opposta a quella indicata da tale definizione. Come ? Con i finanziamenti per le “energie rinnovabili”. Una truffa della quale ogni cittadino italiano è vittima. Vediamo in che modo:
per “energie rinnovabili” s'intendono quelle fonti di energia che permettono forme di “sviluppo sostenibile” per l'uomo, senza che si danneggi la natura. Fonti che sono “rinnovabili” perchè non dipendono da materiali le cui riserve sono destinate a finire. Sono comunemente raggruppate sotto la definizione di “energia pulita”, le principali sono:
- Energia solare (sfruttabile con metodo sia fotovoltaico che termico) - Energia eolica - Energia idroelettrica - Energia geotermica - Biomasse
Onde evitare fraintendimenti dovuti all'ambiguo modo di esprimersi di alcuni nostri politici favorevoli all'energia nucleare, chiariamo subito che tale energia non è annoverata dalla scienza tra le “energie rinnovabili”. Il suo utilizzo infatti dipende da riserve limitate di materiali che non si rigenerano alla stessa velocità con cui vengono consumate (per non parlare dei problemi relativi allo smaltimento delle scorie di scarto).
L'Italia dichiara di incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili grazie a finanziamenti provenienti da contributi pubblici, la forme più diffuse di tali contributi sono due: il “CIP 6” e i “Certificati Verdi”. Con questi due metodi si raccolgono dal 1992 migliaia di milioni di euro all'anno dalle nostre tasche. Vengono davvero spesi per incentivare le “energie rinnovabili” ? No. No perchè i nostri politici sono abili a giocare con le parole. E le parole, se scritte sui testi di legge, diventano pesanti come macigni.
Nel 1992 il Governo redige una legge che apparentemente obbliga l'ENEL ad acquistare elettricità da produttori di energia da fonti rinnovabili. Fissa il prezzo di acquisto ad un triplo di quello corrente. L'ENEL trasferisce l'aumento di costo sulle bollette dei consumatori. Da allora gli italiani pagano oltre il 10% in più sulla bolletta pensando di contribuire alla diffusione di energia pulita. Con tale operazione si raccolgono in 15 anni piu di 30000 milioni di euro, pari a 60000 miliardi di lire. Nel testo del decreto viene posto in aggiunta a “rinnovabili” un secondo termine: “assimilabili”. Non viene specificato alcun criterio per definire quali siano le fonti “assimilabili”. In tal modo si includono tra le fonti alle quali sono destinati i finanziamenti, anche quelle che di fatto non sono per nulla “rinnovabili”, cioè i residui del petrolio e i rifiuti urbani. Grazie a questo semplice gioco di forma quei produttori che nulla c'entrano con le fonti di energia “rinnovabili”, e che anzi si muovono in contesti del tutto estranei al concetto di “energia pulita”, possono ricevere i finanziamenti.
Vediamo chi si spartisce la torta:
- Edison ………………………….. 41,2 % - Enron*…………………………… 10,8 % - Erg……………………………….10,2 % - Acea………………………………6,3 % - Foster Werler………………….….5,1 % - Eni……………………………….. 4,3 % - Api…………………………….….3,4 % - Elettra Lucchini…………………..3,0 % (* dati del 2003 - La Enron attualmente è fallita )
Nel 1997 Edoardo Ronchi, in veste di Ministro dell'Ambiente nominato da Romano Prodi, firma un decreto con il quale vengono incluse tra le aziende che possono ricevere i finanziamenti pubblici destinati all'energia pulita, anche quelle aziende che si occupano dell'incenerimento dei rifiuti urbani (art. 33, comma 9, Decreto Ronchi del 1997).
Al Decreto Ronchi del 1997 fa seguito il 16 marzo del 1999 un altro decreto nel quale il Governo definisce:
“Fonti energetiche sono il sole, il vento, le risorse idriche, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione in energia elettrica dei prodotti vegetali o dei rifiuti organici e inorganici ” (art. 2, comma 15).
Nel 2004 vengono dati 200 milioni di euro ad aziende che usano inceneritori. Cioè impianti che disperdono nell'aria nanoparticelle le quali, è scientificamente provato, causano patologie gravissime persino nelle generazioni future. Le nanoparticelle infatti possono addirittura penetrare nelle cellule e nel liquido spermatico, causando malattie potenzialmente mortali e malformazioni nei nascituri.
Il bavaglio ai ricercatori: l'incredibile caso della dott.ssa Antonietta Gatti e del dott. Stefano Montanari
In tal senso sono illuminanti gli studi del dott. Stefano Montanari e di sua moglie la dott.ssa Antonietta Gatti. Due scienziati modenesi di fama mondiale, docenti all'Universita di Modena, considerati tra i massimi esperti al mondo in materia di nanoparticelle. All'indirizzo internetwww.biomat.unimo.it si possono visionare le loro ricerche. Nel 2001 hanno fondato il laboratorio di ricerca “Nanodiagnostic” www.nanodiagnostics.it). Da loro vanno tuttora migliaia di soldati americani reduci della querra in Iraq che presentano patologie dovute alle sostanze disperse nell'aria durante il conflitto mediorientale. Sempre nel 2001, subito dopo l'attentato all World Trade Center di New York, il dott. Montanari e la dott.ssa Gatti avvisarono il Governo americano del pericolo di gravissime patologie causate dalle nanoparticelle disperse nell'ambiente in seguito al crollo delle Twin Towers. Gli americani non diedero loro retta, ma nel 2003 si accorsero di avere 170.000 malati tra i newyorkesi che avevano inalato le sostanze, nel 2005 il numero dei malati è salito a 400.000. Il Governo USA si rese conto che si stava avverando tutto ciò che i due ricercatori modenesi avevano previsto, allora li chiamò per affidare a loro le ricerche che tuttora sono in atto. Questi due scienziati fanno conferenze in tutto il mondo, pubblicano ricerche sulle piu autorevoli riviste scientifiche, la Gran Bretagna li ha addirittura invitati ad intervenire alla Camera dei Lords per illustrate i gravi danni causati dalle nanoparticelle disperse nell'aria tramite gli inceneritori. E in Italia ?
Nel 2001 il pubblico ministero del tribunale di Rovigo iniziò un'indagine sulle centrali ad olio combustibile dell'ENEL, situate a Rovigo. Nella zona si registrano centinaia e centinaia di casi di tumori, da anni medici locali e comitati cercavano invano di dimostrare che tali patologie sono causate dalla centrale. L'ENEL rigettò tutte le accuse e impostò una linea difensiva volta a far ricadere la colpa sui pescatori locali, costruendo una tesi finalizzata a dimostrare che le patologie erano causate dalle barche che solcano le vicine acque del Po e dell'Adige. Ma grazie alle ricerche dei due scienziati modenesi, si è dimostrato in maniera inequivocabile che l'ENEL è responsabile delle patologie riscontrate nella zona. Il tribunale di Rovigo, grazie ai nuovi dati emersi, ha condannato l'ENEL ed ha aperto una nuova inchiesta nei confronti della stessa azienda per omicidio plurimo colposo. Le condanne:
Franco Tatò, ex-amministratore delegato: condannato a mesi 7 Paolo Scaroni, dirigente: condannato a mesi 1 Paolo Zanatta, ex direttore della centrale: condannato a mesi 2 (sentenza dell'aprile 2006, Tribunale di Rovigo, sezione distaccata di Adria)
In qualità di risarcimento ambientale l'ENEL dovra pagare 2,5 milioni di euro. Sembra una vittoria di Pirro, in ogni caso il precedente giuridico si è creato. I due ricercatori modenesi nel frattempo sono diventati scomodi e nel 2005 il CNR decide di privarli dello strumento indispensabile per le loro ricerche, un microscopio elettronico a scansione ambientale. Il CNR motiva tale scelta adducendo la non precisata necessità di trasferire lo strumento altrove. Intanto in Italia Montanari e Gatti non hanno nessun spazio sui media, nessuna istituzione pubblica presta loro ascolto. Solo il flusso d'informazioni tramite internet permette di accedere a numeroso materiale informativo sulla vicenda. Fortunatamente e nata una raccolta di fondi per riuscire a comprare un altro microscopio (che costa circa 350.000 euro) tramite l'Associazione Carlo Bortolani Onlus che ha aperto un conto apposito presso la Banca Etica di Padova. Solo se si riuscira ad acquistare tale strumento la ricerca del centro “Nanodiagnostic” potra continuare.
Il gioco delle parole che ci fa riversare 30.000 milioni di euro nelle tasche dei Moratti, dei Garrone, dei Brachetti Peretti (e della Francia)
Abbiamo visto come è bastato scrivere due parole: “assimilabili” e “inorganici”, per stravolgere il senso originario di quella che si vuol far passare come una legge finalizzata ad incentivare le fonti di energia pulita. Bastano quelle due semplici parole e si trova il modo di prelevare dalle tasche degli italiani 30000 milioni di euro in 15 anni (facendogli credere che lo si faccia per produrre energia pulita), per trasferirli nelle tasche dei nostrani signori del petrolio che li usano per produrre energia con metodi altamente inquinanti e tossici, energia che rivendono poi agli stessi contribuenti. Il cerchio si chiude: diamo soldi per produrre energia che inquina l'ambiente e ci intossica, poi ne diamo altri per comprarcela.
Abbiamo gia visto quali sono i marchi che si spartiscono l'enorme torta dei finanziamenti per l'energia pulita. Ora vediamo nello specifico chi sono questi imprenditori italiani, come operano e come ricevono i capitali pubblici. Prime fra tutte campeggiano tre famiglie: i Moratti (Gruppo Saras), i Garrone (Gruppo Erg-Tamoil) e i Conti Brachetti Peretti (Gruppo Api).
Sarroch è una cittadina sul mare in provincia di Cagliari. Qui sorge la più grande raffineria di petrolio del Mediterraneo per capacità produttiva: tratta 15 milioni di tonnellate l'anno di petrolio grezzo (che per la maggior parte viene dalla Libia e dal mare del Nord). I clienti principali sono Shell, Repsol, Total, Eni, Q8, Tamoil. Questa raffineria fu fondata nel 1963 da Angelo Moratti, ed è tuttora di proprietà della famiglia Moratti . E' lo stabilimento principale del Gruppo Saras il cui consiglio di amministrazione è presieduto da Gianmarco Moratti (Presidente) e Massimo Moratti (Amministratore Delegato).
Il punto di forza dell'impianto sta nell'angolo sudorientale: la centrale elettrica Sarlux. La Sarlux è una società di proprietà della stessa Saras. La centrale produce energia elettrica bruciando gli scarti che la Saras produce raffinando il petrolio. Questi scarti vengono definiti “tar”, o “olio combustibile pesante”, una sorta di liquame semi solido che per essere bruciato deve essere prima gassificato e poi irrorato di ossigeno. Si tratta di una sostanza combustibile tossica e altamente inquinante. La centrale brucia 150 tonnellate di “tar” all'ora, disperdendo ogni anno nell'ambiente 1400 tonnellate di sostanze tossiche quali scarti di zolfo, vanadio, nichel, oltre a ossidi di azoto ed emissioni varie tra le quali il CO2. La Sarlux incassa milioni di euro all'anno di finanziamenti pubblici per l'energia pulita, in quanto per la legge italiana l'impianto Sarlux è un impianto “assimilabile” alle fonti “rinnovabili”. I soldi li riceve da un ente pubblico, il GRTN (Gestore del sistema elettrico) che compra tutta l'energia prodotta in questa maniera, il 100 % della produzione, e la paga un prezzo doppio rispetto a quello di mercato. E' la legge stessa ad imporglielo, perchè gli impianti come Sarlux vanno incentivati in quanto “assimilabili”… In pratica la Sarlux viene pagata come se fosse una centrale ad energia solare od eolica.
L'80 % dei finanziamenti per l'energia pulita è spartito tra un numero ristrettissimo di impianti di questo tipo. Non è facile risalire all'intera lista in quanto l'elenco non è pubblico. Ma sappiamo per certo che esistono almeno altre due centrali elettriche di questo tipo che vengono incentivate come fossero fonti di energia pulita. La prima è a Priolo Gargallo (Siracusa), appartiene alla Isab Energy, di proprietà della controllante Erg della famiglia genovese Garrone . L'impianto è tecnicamente del tutto simile a quello della Sarlux, e nel 2005 la Isab Energy ha aumentato il fatturato portandolo a 522 milioni di euro, almeno 300 dei quali derivanti dagli incentivi CIP6. In pratica trattasi di 94 milioni di euro che entrano nelle tasche dei Garrone per produrre energia in questo modo. Sul sito della ERG è pubblicato un documento dal titolo “Salute, sicurezza e ambiente” , scritto da Alessandro Garrone, Amministratore Delegato della Erg. Alcuni stralci:
“ERG continua nella tradizione, ormai consolidata nel corso degli anni, di informare i nostri piu interessati interlocutori sui risultati conseguiti e sulle proprie iniziative in tema di tutela ambientale e difesa della salute e della sicurezza delle persone […] […] si evince che sono stati conseguiti costanti e sostanziali miglioramenti, frutto non solo di cospicui investimenti per migliorare l'affidabilità delle strutture impiantistiche, ma soprattutto di una sempre maggiore diffusione e condivisione tra tutto il personale di una cultura incentrata su una “gestione responsabile” dell'impresa. […] […] Gli elementi che vi ho riportato credo riescano a mettere bene a fuoco che cosa intendiamo per “gestione responsabile”. Un concetto che mira a conciliare la gestione dei rischi con l'impegno sociale, lo sviluppo economico con il coinvolgimento dei nostri interlocutori”
Alessandro Garrone, Amministratore Delegato ERG
La famiglia Garrone ha deciso di quotare in borsa il gruppo ERG nel 1997, il medesimo anno nel quale il Decreto Ronchi dava il via ai finanziamenti agli inceneritori.
A Falconara Marittima (Ancona) c'è un altro impianto, appartiene al Gruppo Api della famiglia dei conti Brachetti Peretti. Si tratta di una raffineria che produce 2,9 milioni di tonnellate l'anno di petrolio. Ma a loro arrivano “solo” 150 milioni di euro in sovvenzioni CIP6. Una grossissima fetta dei finanziamenti invece la diamo all'estero, alla Francia. Infatti più del 40 % dei contributi pubblici finisce all'EDISON, che è di proprieta della francese Edf (vedi tabella sopra).
La beffa finale
Ma non è finita qui. La vera ciliegia sulla torta dei finanziamenti per le “energie pulite” è il paradosso-beffa dovuto alle quotazioni del petrolio: la legge prevede che più il prezzo del petrolio sale, più aumenteranno gli incentivi per l'energia “rinnovabile” o “assimilabile”. Quindi con la recente vertiginosa e costante salita del prezzo del petrolio, le aziende citate da una parte stanno vedendo crescere i loro guadagni sul greggio, dall'altra quelli sulla produzione di energia elettrica, grazie agli incentivi per un'energia pulita che non esiste. Quello che si definisce un piano di management perfetto…
Sergio NardiniTrader Resp. www.Shotrading.com
Con la definizione di “sviluppo sostenibile” intendiamo ogni forma di sviluppo (economico, sociale, scientifico, demografico, urbanistico ecc.) che non ..."compromette le possibilità delle future generazioni di continuare a svilupparsi senza esaurire quelle risorse che la scienza moderna indica come esauribili, cioè le risorse naturali. Facciamo un passo indietro e vediamo quando il concetto di “sviluppo sostenibile” ha fatto la sua prima comparsa:
nel 1981 la Dott.ssa Gro Harlem Brundtland viene eletta Primo Ministro della Norvegia. La Bruntdtland è la prima donna, e nel contempo la persona più giovane, ad aver mai ricoperto tale carica nel suo paese. Nata ad Oslo nel 1939, laureata in Medicina, e politicamente impegnata per uno sviluppo economico che preservi le risorse naturali e rispetti l'ambiente. L'anno successivo un convinto assertore della politica finalizzata ad aiutare i paesi del Terzo Mondo viene eletto Segretario delle Nazioni Unite. Si tratta di un diplomatico peruviano laureato in Giurisprudenza e ambasciatore dal 1962: Javier Perez de Cuellar de la Guerra . Darà prova delle sue spiccate doti diplomatiche quando nel 1988 otterrà con la sua mediazione il cessate il fuoco tra Iran e Iraq. Nel 1983 nomina G.H. Brundtland presidente della Commissione Mondiale dell'Ambiente e dello Sviluppo. La Brundtland quattro anni dopo redige un rapporto dal titolo “Our Common Future” (il nostro futuro comune) nel quale per la prima volta viene definito il concetto di “sviluppo sostenibile”:
«lo Sviluppo sostenibile e uno sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilita che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”» (World Commission on Environment and Development, WCED)
Tale definizione viene adottata e ripresa dall'ONU come sintesi della cosiddetta “regola delle tre E”: Ecology, Equity and Economy (ecologia, equita, economia).
Mi permetto una breve divagazione: ritengo che il concetto di “sviluppo sostenibile” sia troppo legato ad una concezione eccessivamente antropocentrica del mondo. Leggendo la definizione salta subito agli occhi come ad essere posto al centro dell'attenzione non sia il benessere di tutte le specie viventi, bensì quello delle sole generazioni umane. Mi sembra il prodotto di un atteggiamento mentale perlomeno ingenuo, forse addirittura contraddittorio. Ritengo che se fossimo consapevoli della necessità di scrollarsi di dosso tutti quei condizionamenti antropocentrici radicati nelle nostra cultura (e nella nostra psiche) dalle tre grandi religioni monoteistiche (il cristianesimo, l'ebraismo e l'Islam), potremmo ambire a definire in maniera molto più efficace e concreta i concetti fondamentali per la sopravvivenza e il benessere di tutte le specie, compresa la nostra.
In ogni caso la definizione adottata dall'ONU potrebbe rappresentare un primo passo importante verso uno sviluppo basato su fonti di energia non esauribili, uno sviluppo che coincida con il rispetto dell'ambiente e delle generazioni future, uno sviluppo, appunto, “sostenibile”.
Una nuova opportunità per truffare gli italiani
Nel nostro Paese sicuramente al momento non ci siamo accorti di nulla, e soprattutto non se ne sono accorti i vari governi succedutosi dal 1987 ad oggi, perche troppo presi a salvaguardare i soliti interessi clientelari dei grandi magnati del petrolio che hanno in mano la produzione e la distribuzione dell'energia. Cercherò di dimostrare tali affermazioni spiegando come i nostrani signori del petrolio hanno trovato il modo di utilizzare la definizione di “sviluppo sostenibile” per guadagnare ancor di più, continuando a muoversi nella direzione esattamente opposta a quella indicata da tale definizione. Come ? Con i finanziamenti per le “energie rinnovabili”. Una truffa della quale ogni cittadino italiano è vittima. Vediamo in che modo:
per “energie rinnovabili” s'intendono quelle fonti di energia che permettono forme di “sviluppo sostenibile” per l'uomo, senza che si danneggi la natura. Fonti che sono “rinnovabili” perchè non dipendono da materiali le cui riserve sono destinate a finire. Sono comunemente raggruppate sotto la definizione di “energia pulita”, le principali sono:
- Energia solare (sfruttabile con metodo sia fotovoltaico che termico) - Energia eolica - Energia idroelettrica - Energia geotermica - Biomasse
Onde evitare fraintendimenti dovuti all'ambiguo modo di esprimersi di alcuni nostri politici favorevoli all'energia nucleare, chiariamo subito che tale energia non è annoverata dalla scienza tra le “energie rinnovabili”. Il suo utilizzo infatti dipende da riserve limitate di materiali che non si rigenerano alla stessa velocità con cui vengono consumate (per non parlare dei problemi relativi allo smaltimento delle scorie di scarto).
L'Italia dichiara di incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili grazie a finanziamenti provenienti da contributi pubblici, la forme più diffuse di tali contributi sono due: il “CIP 6” e i “Certificati Verdi”. Con questi due metodi si raccolgono dal 1992 migliaia di milioni di euro all'anno dalle nostre tasche. Vengono davvero spesi per incentivare le “energie rinnovabili” ? No. No perchè i nostri politici sono abili a giocare con le parole. E le parole, se scritte sui testi di legge, diventano pesanti come macigni.
Nel 1992 il Governo redige una legge che apparentemente obbliga l'ENEL ad acquistare elettricità da produttori di energia da fonti rinnovabili. Fissa il prezzo di acquisto ad un triplo di quello corrente. L'ENEL trasferisce l'aumento di costo sulle bollette dei consumatori. Da allora gli italiani pagano oltre il 10% in più sulla bolletta pensando di contribuire alla diffusione di energia pulita. Con tale operazione si raccolgono in 15 anni piu di 30000 milioni di euro, pari a 60000 miliardi di lire. Nel testo del decreto viene posto in aggiunta a “rinnovabili” un secondo termine: “assimilabili”. Non viene specificato alcun criterio per definire quali siano le fonti “assimilabili”. In tal modo si includono tra le fonti alle quali sono destinati i finanziamenti, anche quelle che di fatto non sono per nulla “rinnovabili”, cioè i residui del petrolio e i rifiuti urbani. Grazie a questo semplice gioco di forma quei produttori che nulla c'entrano con le fonti di energia “rinnovabili”, e che anzi si muovono in contesti del tutto estranei al concetto di “energia pulita”, possono ricevere i finanziamenti.
Vediamo chi si spartisce la torta:
- Edison ………………………….. 41,2 % - Enron*…………………………… 10,8 % - Erg……………………………….10,2 % - Acea………………………………6,3 % - Foster Werler………………….….5,1 % - Eni……………………………….. 4,3 % - Api…………………………….….3,4 % - Elettra Lucchini…………………..3,0 % (* dati del 2003 - La Enron attualmente è fallita )
Nel 1997 Edoardo Ronchi, in veste di Ministro dell'Ambiente nominato da Romano Prodi, firma un decreto con il quale vengono incluse tra le aziende che possono ricevere i finanziamenti pubblici destinati all'energia pulita, anche quelle aziende che si occupano dell'incenerimento dei rifiuti urbani (art. 33, comma 9, Decreto Ronchi del 1997).
Al Decreto Ronchi del 1997 fa seguito il 16 marzo del 1999 un altro decreto nel quale il Governo definisce:
“Fonti energetiche sono il sole, il vento, le risorse idriche, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione in energia elettrica dei prodotti vegetali o dei rifiuti organici e inorganici ” (art. 2, comma 15).
Nel 2004 vengono dati 200 milioni di euro ad aziende che usano inceneritori. Cioè impianti che disperdono nell'aria nanoparticelle le quali, è scientificamente provato, causano patologie gravissime persino nelle generazioni future. Le nanoparticelle infatti possono addirittura penetrare nelle cellule e nel liquido spermatico, causando malattie potenzialmente mortali e malformazioni nei nascituri.
Il bavaglio ai ricercatori: l'incredibile caso della dott.ssa Antonietta Gatti e del dott. Stefano Montanari
In tal senso sono illuminanti gli studi del dott. Stefano Montanari e di sua moglie la dott.ssa Antonietta Gatti. Due scienziati modenesi di fama mondiale, docenti all'Universita di Modena, considerati tra i massimi esperti al mondo in materia di nanoparticelle. All'indirizzo internetwww.biomat.unimo.it si possono visionare le loro ricerche. Nel 2001 hanno fondato il laboratorio di ricerca “Nanodiagnostic” www.nanodiagnostics.it). Da loro vanno tuttora migliaia di soldati americani reduci della querra in Iraq che presentano patologie dovute alle sostanze disperse nell'aria durante il conflitto mediorientale. Sempre nel 2001, subito dopo l'attentato all World Trade Center di New York, il dott. Montanari e la dott.ssa Gatti avvisarono il Governo americano del pericolo di gravissime patologie causate dalle nanoparticelle disperse nell'ambiente in seguito al crollo delle Twin Towers. Gli americani non diedero loro retta, ma nel 2003 si accorsero di avere 170.000 malati tra i newyorkesi che avevano inalato le sostanze, nel 2005 il numero dei malati è salito a 400.000. Il Governo USA si rese conto che si stava avverando tutto ciò che i due ricercatori modenesi avevano previsto, allora li chiamò per affidare a loro le ricerche che tuttora sono in atto. Questi due scienziati fanno conferenze in tutto il mondo, pubblicano ricerche sulle piu autorevoli riviste scientifiche, la Gran Bretagna li ha addirittura invitati ad intervenire alla Camera dei Lords per illustrate i gravi danni causati dalle nanoparticelle disperse nell'aria tramite gli inceneritori. E in Italia ?
Nel 2001 il pubblico ministero del tribunale di Rovigo iniziò un'indagine sulle centrali ad olio combustibile dell'ENEL, situate a Rovigo. Nella zona si registrano centinaia e centinaia di casi di tumori, da anni medici locali e comitati cercavano invano di dimostrare che tali patologie sono causate dalla centrale. L'ENEL rigettò tutte le accuse e impostò una linea difensiva volta a far ricadere la colpa sui pescatori locali, costruendo una tesi finalizzata a dimostrare che le patologie erano causate dalle barche che solcano le vicine acque del Po e dell'Adige. Ma grazie alle ricerche dei due scienziati modenesi, si è dimostrato in maniera inequivocabile che l'ENEL è responsabile delle patologie riscontrate nella zona. Il tribunale di Rovigo, grazie ai nuovi dati emersi, ha condannato l'ENEL ed ha aperto una nuova inchiesta nei confronti della stessa azienda per omicidio plurimo colposo. Le condanne:
Franco Tatò, ex-amministratore delegato: condannato a mesi 7 Paolo Scaroni, dirigente: condannato a mesi 1 Paolo Zanatta, ex direttore della centrale: condannato a mesi 2 (sentenza dell'aprile 2006, Tribunale di Rovigo, sezione distaccata di Adria)
In qualità di risarcimento ambientale l'ENEL dovra pagare 2,5 milioni di euro. Sembra una vittoria di Pirro, in ogni caso il precedente giuridico si è creato. I due ricercatori modenesi nel frattempo sono diventati scomodi e nel 2005 il CNR decide di privarli dello strumento indispensabile per le loro ricerche, un microscopio elettronico a scansione ambientale. Il CNR motiva tale scelta adducendo la non precisata necessità di trasferire lo strumento altrove. Intanto in Italia Montanari e Gatti non hanno nessun spazio sui media, nessuna istituzione pubblica presta loro ascolto. Solo il flusso d'informazioni tramite internet permette di accedere a numeroso materiale informativo sulla vicenda. Fortunatamente e nata una raccolta di fondi per riuscire a comprare un altro microscopio (che costa circa 350.000 euro) tramite l'Associazione Carlo Bortolani Onlus che ha aperto un conto apposito presso la Banca Etica di Padova. Solo se si riuscira ad acquistare tale strumento la ricerca del centro “Nanodiagnostic” potra continuare.
Il gioco delle parole che ci fa riversare 30.000 milioni di euro nelle tasche dei Moratti, dei Garrone, dei Brachetti Peretti (e della Francia)
Abbiamo visto come è bastato scrivere due parole: “assimilabili” e “inorganici”, per stravolgere il senso originario di quella che si vuol far passare come una legge finalizzata ad incentivare le fonti di energia pulita. Bastano quelle due semplici parole e si trova il modo di prelevare dalle tasche degli italiani 30000 milioni di euro in 15 anni (facendogli credere che lo si faccia per produrre energia pulita), per trasferirli nelle tasche dei nostrani signori del petrolio che li usano per produrre energia con metodi altamente inquinanti e tossici, energia che rivendono poi agli stessi contribuenti. Il cerchio si chiude: diamo soldi per produrre energia che inquina l'ambiente e ci intossica, poi ne diamo altri per comprarcela.
Abbiamo gia visto quali sono i marchi che si spartiscono l'enorme torta dei finanziamenti per l'energia pulita. Ora vediamo nello specifico chi sono questi imprenditori italiani, come operano e come ricevono i capitali pubblici. Prime fra tutte campeggiano tre famiglie: i Moratti (Gruppo Saras), i Garrone (Gruppo Erg-Tamoil) e i Conti Brachetti Peretti (Gruppo Api).
Sarroch è una cittadina sul mare in provincia di Cagliari. Qui sorge la più grande raffineria di petrolio del Mediterraneo per capacità produttiva: tratta 15 milioni di tonnellate l'anno di petrolio grezzo (che per la maggior parte viene dalla Libia e dal mare del Nord). I clienti principali sono Shell, Repsol, Total, Eni, Q8, Tamoil. Questa raffineria fu fondata nel 1963 da Angelo Moratti, ed è tuttora di proprietà della famiglia Moratti . E' lo stabilimento principale del Gruppo Saras il cui consiglio di amministrazione è presieduto da Gianmarco Moratti (Presidente) e Massimo Moratti (Amministratore Delegato).
Il punto di forza dell'impianto sta nell'angolo sudorientale: la centrale elettrica Sarlux. La Sarlux è una società di proprietà della stessa Saras. La centrale produce energia elettrica bruciando gli scarti che la Saras produce raffinando il petrolio. Questi scarti vengono definiti “tar”, o “olio combustibile pesante”, una sorta di liquame semi solido che per essere bruciato deve essere prima gassificato e poi irrorato di ossigeno. Si tratta di una sostanza combustibile tossica e altamente inquinante. La centrale brucia 150 tonnellate di “tar” all'ora, disperdendo ogni anno nell'ambiente 1400 tonnellate di sostanze tossiche quali scarti di zolfo, vanadio, nichel, oltre a ossidi di azoto ed emissioni varie tra le quali il CO2. La Sarlux incassa milioni di euro all'anno di finanziamenti pubblici per l'energia pulita, in quanto per la legge italiana l'impianto Sarlux è un impianto “assimilabile” alle fonti “rinnovabili”. I soldi li riceve da un ente pubblico, il GRTN (Gestore del sistema elettrico) che compra tutta l'energia prodotta in questa maniera, il 100 % della produzione, e la paga un prezzo doppio rispetto a quello di mercato. E' la legge stessa ad imporglielo, perchè gli impianti come Sarlux vanno incentivati in quanto “assimilabili”… In pratica la Sarlux viene pagata come se fosse una centrale ad energia solare od eolica.
L'80 % dei finanziamenti per l'energia pulita è spartito tra un numero ristrettissimo di impianti di questo tipo. Non è facile risalire all'intera lista in quanto l'elenco non è pubblico. Ma sappiamo per certo che esistono almeno altre due centrali elettriche di questo tipo che vengono incentivate come fossero fonti di energia pulita. La prima è a Priolo Gargallo (Siracusa), appartiene alla Isab Energy, di proprietà della controllante Erg della famiglia genovese Garrone . L'impianto è tecnicamente del tutto simile a quello della Sarlux, e nel 2005 la Isab Energy ha aumentato il fatturato portandolo a 522 milioni di euro, almeno 300 dei quali derivanti dagli incentivi CIP6. In pratica trattasi di 94 milioni di euro che entrano nelle tasche dei Garrone per produrre energia in questo modo. Sul sito della ERG è pubblicato un documento dal titolo “Salute, sicurezza e ambiente” , scritto da Alessandro Garrone, Amministratore Delegato della Erg. Alcuni stralci:
“ERG continua nella tradizione, ormai consolidata nel corso degli anni, di informare i nostri piu interessati interlocutori sui risultati conseguiti e sulle proprie iniziative in tema di tutela ambientale e difesa della salute e della sicurezza delle persone […] […] si evince che sono stati conseguiti costanti e sostanziali miglioramenti, frutto non solo di cospicui investimenti per migliorare l'affidabilità delle strutture impiantistiche, ma soprattutto di una sempre maggiore diffusione e condivisione tra tutto il personale di una cultura incentrata su una “gestione responsabile” dell'impresa. […] […] Gli elementi che vi ho riportato credo riescano a mettere bene a fuoco che cosa intendiamo per “gestione responsabile”. Un concetto che mira a conciliare la gestione dei rischi con l'impegno sociale, lo sviluppo economico con il coinvolgimento dei nostri interlocutori”
Alessandro Garrone, Amministratore Delegato ERG
La famiglia Garrone ha deciso di quotare in borsa il gruppo ERG nel 1997, il medesimo anno nel quale il Decreto Ronchi dava il via ai finanziamenti agli inceneritori.
A Falconara Marittima (Ancona) c'è un altro impianto, appartiene al Gruppo Api della famiglia dei conti Brachetti Peretti. Si tratta di una raffineria che produce 2,9 milioni di tonnellate l'anno di petrolio. Ma a loro arrivano “solo” 150 milioni di euro in sovvenzioni CIP6. Una grossissima fetta dei finanziamenti invece la diamo all'estero, alla Francia. Infatti più del 40 % dei contributi pubblici finisce all'EDISON, che è di proprieta della francese Edf (vedi tabella sopra).
La beffa finale
Ma non è finita qui. La vera ciliegia sulla torta dei finanziamenti per le “energie pulite” è il paradosso-beffa dovuto alle quotazioni del petrolio: la legge prevede che più il prezzo del petrolio sale, più aumenteranno gli incentivi per l'energia “rinnovabile” o “assimilabile”. Quindi con la recente vertiginosa e costante salita del prezzo del petrolio, le aziende citate da una parte stanno vedendo crescere i loro guadagni sul greggio, dall'altra quelli sulla produzione di energia elettrica, grazie agli incentivi per un'energia pulita che non esiste. Quello che si definisce un piano di management perfetto…
Sergio NardiniTrader Resp. www.Shotrading.com
lunedì 25 maggio 2009
ne avete fatto una spelonca di ladri'' - Seconda Parte
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/16166/78/
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ne avete fatto una spelonca di ladri'' - Prima Parte
A futura memoria.
Nel dossier sulla storia blasfema del Vaticano che nelle prossime settimane pubblicheremo ricostruiremo alcuni dei fatti più eclatanti che hanno visto il coinvolgimento dei vertici dell’istituzione della Chiesa cattolica in crimini più o meno gravi. Partecipazioni dirette e indirette, compiacenze e terribili omissioni.La benedizione di dittature e violenze di massa, i genocidi di indigeni e le prevaricazioni razziali, la collusione con potenti e corrotti, le cointeressenze con speculatori e mafiosi, le cospirazioni internazionali contro i governi avversi, il riciclaggio, il silenzio e i misteri consumati all’interno delle mura vaticane, il messaggio di Fatima, la morte di Papa Luciani, i privilegi fiscali e il più orribile dei crimini: la pedofilia.Un viaggio dentro Babilonia la grande spaccata al suo interno dall’operato misericordioso e santo di tanti missionari osteggiati e sacrificati per restituire almeno un po’ di dignità al Credo cristiano sepolto sotto cumuli di ricchezza e nefandezze che nulla hanno a che vedere con gli insegnamenti di Gesù Cristo il quale implacabilmente ricorda ai traditori della Sua Chiesa i Comandamenti e le leggi della vita Universale: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. (Matteo, 19,16-10). Le dittature e le guerre sante della chiesa cattolica hanno tradito Cristo.“ E’ più facile che un cammello passi nella cruna dell’ago che un ricco entri nel regno dei Cieli”. (Matteo, 19,24) La corruzione e il potere della Chiesa Cattolica hanno tradito Cristo.3. “Chiunque scandalizza uno di questo bimbi farebbe meglio a gettarsi in mare con una macina al collo”. (Matteo,18,11-10) La pedofilia all’interno della Chiesa cattolica ha tradito Cristo.Diceva Giordano Bruno, il grande filosofo italiano del XVI sec, bruciato sul rogo di Campo de Fiori a Roma proprio dalla Chiesa Cattolica il 16 febbraio del 1600: “La religione è indispensabile all’uomo cosi come la filosofia. Non è possibile una società senza religione tra i popoli. Ma la religione ed in particolare quella cattolica romana deve cambiare, ritornare alle origini, deve essere strumento di fratellanza e convivenza civile tra gli uomini e non centro di potere”. Il Messaggio di questo Eterno Spirito che muta nel tempo lo faccio mio oggi. Noi non siamo contro le religioni e gli insegnamenti Universali. Noi siamo contro quei Criminali vestiti da Uomini che esercitano il potere tiranno nel nome di Cristo personificando quel blasfemo valore che inesorabilmente sta conducendo la società umana al fallimento e all’autodistruzione: l’inganno, che è peggiore del tradimento.Buon Natale agli assetati di Giustizia, ai sofferenti e agli amanti dell’Amore.
In FedeGiorgio Bongiovanni
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/11812/114/1/2/
Nel dossier sulla storia blasfema del Vaticano che nelle prossime settimane pubblicheremo ricostruiremo alcuni dei fatti più eclatanti che hanno visto il coinvolgimento dei vertici dell’istituzione della Chiesa cattolica in crimini più o meno gravi. Partecipazioni dirette e indirette, compiacenze e terribili omissioni.La benedizione di dittature e violenze di massa, i genocidi di indigeni e le prevaricazioni razziali, la collusione con potenti e corrotti, le cointeressenze con speculatori e mafiosi, le cospirazioni internazionali contro i governi avversi, il riciclaggio, il silenzio e i misteri consumati all’interno delle mura vaticane, il messaggio di Fatima, la morte di Papa Luciani, i privilegi fiscali e il più orribile dei crimini: la pedofilia.Un viaggio dentro Babilonia la grande spaccata al suo interno dall’operato misericordioso e santo di tanti missionari osteggiati e sacrificati per restituire almeno un po’ di dignità al Credo cristiano sepolto sotto cumuli di ricchezza e nefandezze che nulla hanno a che vedere con gli insegnamenti di Gesù Cristo il quale implacabilmente ricorda ai traditori della Sua Chiesa i Comandamenti e le leggi della vita Universale: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. (Matteo, 19,16-10). Le dittature e le guerre sante della chiesa cattolica hanno tradito Cristo.“ E’ più facile che un cammello passi nella cruna dell’ago che un ricco entri nel regno dei Cieli”. (Matteo, 19,24) La corruzione e il potere della Chiesa Cattolica hanno tradito Cristo.3. “Chiunque scandalizza uno di questo bimbi farebbe meglio a gettarsi in mare con una macina al collo”. (Matteo,18,11-10) La pedofilia all’interno della Chiesa cattolica ha tradito Cristo.Diceva Giordano Bruno, il grande filosofo italiano del XVI sec, bruciato sul rogo di Campo de Fiori a Roma proprio dalla Chiesa Cattolica il 16 febbraio del 1600: “La religione è indispensabile all’uomo cosi come la filosofia. Non è possibile una società senza religione tra i popoli. Ma la religione ed in particolare quella cattolica romana deve cambiare, ritornare alle origini, deve essere strumento di fratellanza e convivenza civile tra gli uomini e non centro di potere”. Il Messaggio di questo Eterno Spirito che muta nel tempo lo faccio mio oggi. Noi non siamo contro le religioni e gli insegnamenti Universali. Noi siamo contro quei Criminali vestiti da Uomini che esercitano il potere tiranno nel nome di Cristo personificando quel blasfemo valore che inesorabilmente sta conducendo la società umana al fallimento e all’autodistruzione: l’inganno, che è peggiore del tradimento.Buon Natale agli assetati di Giustizia, ai sofferenti e agli amanti dell’Amore.
In FedeGiorgio Bongiovanni
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ne avete fatto una spelonca di ladri'' - Prima Parte
30 miliardi e Amen.
Si è discusso a lungo di tutta questa faccenda sui giornali italiani, in particolare per alimentare la solita bagarre politica necessaria a nascondere sotto il gigantesco tappeto le molte responsabilità e le molte cointeressenze nelle scalate bancarie. Non si è parlato quasi per niente invece di alcuni cruciali passaggi della carriera di Gian Piero Fiorani alle cui origini c’è la sua naturale predisposizione agli ambienti cattolici e della Dc. Ancora prima di entrare in banca il giovane lodigiano scriveva su Il cittadino di Lodi e su L’Avvenire ed è proprio grazie alla frequentazione di Antonio Fazio che viene introdotto nelle alte sfere dell’episcopato. Nel 2000, poco dopo essere diventato amministratore delegato della Bpl, entra in contatto con il cardinale Ruini, presidente della Cei, (la conferenza episcopale italiana, cioe’ il parlamento del vaticano) con il quale mette a punto una serie di progetti per la ristrutturazione e la costruzione di parrocchie. Per analogia si potrebbe paragonare il ruolo di Fiorani e della Banca di Lodi a quello che ebbero Roberto Calvi e l’Ambrosiano anche se in proporzioni minori e fortunatamente con un epilogo meno drammatico. Entrambi però sono stati banchieri spericolati che si sono fatti strada nel mondo della finanza anche per il giusto altolocato contatto con la finanza vaticana. Della reale entità del rapporto di Fiorani con il Vaticano si conosce appena un accenno, quello che il banchiere stesso rivela ai magistrati di Milano che lo interrogano il 10 luglio 2007.E’ Fiorani a introdurre l’argomento e lo fa con una lamentela: “Io ho perso ogni tipo di credibilità, di referenza con la Chiesa – spiega al pm Fusco – Mi dispiace dirglielo, l’ho persa completamene… (…) L’ho contestato al Cardinale Re, che ho rivisto, l’ho contestato ad altri personaggi perché ho detto: ‘Voi siete un’associazione che è la peggiore che c’è al mondo, no un conto è la fede, un conto è la Chiesa’ (…) ‘Voi vedete uno che vi dà i soldi, come io vi ho sempre dato i soldi in contanti, contabile che ho, ma andava tutto bene. Dall’altra parte quando una persona poi è in disgrazia, non fate neanche una chiamata a sua moglie per sapere se sta bene o male’. Io l’ho apertamente detto. Sa cosa mi hanno risposto? Che la chiesa è fatta di uomini e gli uomini sbagliano”.Lo sfogo prosegue con una confessione e una pseudo minaccia di vendetta: “… io contesterò nelle sedi opportune… perché io i primi soldi neri li ho dati al Cardinale Castillo Lara, quando ho comprato la Cassa Lombarda. Che mi ha chiesto di dargli 30 miliardi delle vecchie lire possibilmente su conto estero, non sul conto del Vaticano. Io allora beh, tranquillo, con Mazza dico: ‘Allora, mi dia il conto del Vaticano che bonifichiamo la somma’, ‘No, bonifichiamo Bsi (Banca Svizzera Italiana) Lugano, mi dice’.Alle domande del pm Fiorani chiarisce tutto l’antefatto. Una quota della Cassa Lombarda, il 30%, è di proprietà dell’Aspa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica) di cui dal 1989 è presidente il cardinale venezuelano Rosario Josè Castillo Lara. Il quale, secondo la ricostruzione del banchiere, avrebbe chiesto di far transitare il denaro tramite conti esteri per farlo poi depositare in un conto presso la Bsi di Lugano. La quota del Vaticano fu infatti prima intestata ad una società della Banca Svizzera poi girata alla famiglia Trabaldo Togna proprietaria della Cassa Lombarda che poi avrebbe venduto alla Lodi.La ragione di questo giro è presto detta: “Noi abbiamo dichiarato un valore troppo basso – gli dice il cardinale – paghiamo troppe plusvalenze, allora facciamo un’operazione estero su estero”. E Mazza, al tempo patron di Bdl, siamo nel 1995, ordina al suo giovane pupillo di eseguire: “Va beh, vai là, fallo”.Così Fiorani trasferisce con un bonifico bancario i 30 miliardi delle vecchie lire su questo conto svizzero e aggiunge al magistrato: “Ci sono tre conti del Vaticano (alla Bsi di Lugano ndr.) che erano su penso, non esagero, dai due ai tre miliardi di Euro.!”.Inutile dire che non è stato possibile effettuare alcun accertamento sulle dichiarazioni di Fiorani che riguardano la finanza Vaticana come in nessuno dei casi che in passato hanno coinvolto i vertici porporati. Intoccabili, ingiudicabili, improcessabili, qualsiasi sia il crimine o l’ingiustizia da loro commessa.Eccone un dettagliato elenco, a valutare siano almeno i cristiani.
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/11812/114/1/2/
Si è discusso a lungo di tutta questa faccenda sui giornali italiani, in particolare per alimentare la solita bagarre politica necessaria a nascondere sotto il gigantesco tappeto le molte responsabilità e le molte cointeressenze nelle scalate bancarie. Non si è parlato quasi per niente invece di alcuni cruciali passaggi della carriera di Gian Piero Fiorani alle cui origini c’è la sua naturale predisposizione agli ambienti cattolici e della Dc. Ancora prima di entrare in banca il giovane lodigiano scriveva su Il cittadino di Lodi e su L’Avvenire ed è proprio grazie alla frequentazione di Antonio Fazio che viene introdotto nelle alte sfere dell’episcopato. Nel 2000, poco dopo essere diventato amministratore delegato della Bpl, entra in contatto con il cardinale Ruini, presidente della Cei, (la conferenza episcopale italiana, cioe’ il parlamento del vaticano) con il quale mette a punto una serie di progetti per la ristrutturazione e la costruzione di parrocchie. Per analogia si potrebbe paragonare il ruolo di Fiorani e della Banca di Lodi a quello che ebbero Roberto Calvi e l’Ambrosiano anche se in proporzioni minori e fortunatamente con un epilogo meno drammatico. Entrambi però sono stati banchieri spericolati che si sono fatti strada nel mondo della finanza anche per il giusto altolocato contatto con la finanza vaticana. Della reale entità del rapporto di Fiorani con il Vaticano si conosce appena un accenno, quello che il banchiere stesso rivela ai magistrati di Milano che lo interrogano il 10 luglio 2007.E’ Fiorani a introdurre l’argomento e lo fa con una lamentela: “Io ho perso ogni tipo di credibilità, di referenza con la Chiesa – spiega al pm Fusco – Mi dispiace dirglielo, l’ho persa completamene… (…) L’ho contestato al Cardinale Re, che ho rivisto, l’ho contestato ad altri personaggi perché ho detto: ‘Voi siete un’associazione che è la peggiore che c’è al mondo, no un conto è la fede, un conto è la Chiesa’ (…) ‘Voi vedete uno che vi dà i soldi, come io vi ho sempre dato i soldi in contanti, contabile che ho, ma andava tutto bene. Dall’altra parte quando una persona poi è in disgrazia, non fate neanche una chiamata a sua moglie per sapere se sta bene o male’. Io l’ho apertamente detto. Sa cosa mi hanno risposto? Che la chiesa è fatta di uomini e gli uomini sbagliano”.Lo sfogo prosegue con una confessione e una pseudo minaccia di vendetta: “… io contesterò nelle sedi opportune… perché io i primi soldi neri li ho dati al Cardinale Castillo Lara, quando ho comprato la Cassa Lombarda. Che mi ha chiesto di dargli 30 miliardi delle vecchie lire possibilmente su conto estero, non sul conto del Vaticano. Io allora beh, tranquillo, con Mazza dico: ‘Allora, mi dia il conto del Vaticano che bonifichiamo la somma’, ‘No, bonifichiamo Bsi (Banca Svizzera Italiana) Lugano, mi dice’.Alle domande del pm Fiorani chiarisce tutto l’antefatto. Una quota della Cassa Lombarda, il 30%, è di proprietà dell’Aspa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica) di cui dal 1989 è presidente il cardinale venezuelano Rosario Josè Castillo Lara. Il quale, secondo la ricostruzione del banchiere, avrebbe chiesto di far transitare il denaro tramite conti esteri per farlo poi depositare in un conto presso la Bsi di Lugano. La quota del Vaticano fu infatti prima intestata ad una società della Banca Svizzera poi girata alla famiglia Trabaldo Togna proprietaria della Cassa Lombarda che poi avrebbe venduto alla Lodi.La ragione di questo giro è presto detta: “Noi abbiamo dichiarato un valore troppo basso – gli dice il cardinale – paghiamo troppe plusvalenze, allora facciamo un’operazione estero su estero”. E Mazza, al tempo patron di Bdl, siamo nel 1995, ordina al suo giovane pupillo di eseguire: “Va beh, vai là, fallo”.Così Fiorani trasferisce con un bonifico bancario i 30 miliardi delle vecchie lire su questo conto svizzero e aggiunge al magistrato: “Ci sono tre conti del Vaticano (alla Bsi di Lugano ndr.) che erano su penso, non esagero, dai due ai tre miliardi di Euro.!”.Inutile dire che non è stato possibile effettuare alcun accertamento sulle dichiarazioni di Fiorani che riguardano la finanza Vaticana come in nessuno dei casi che in passato hanno coinvolto i vertici porporati. Intoccabili, ingiudicabili, improcessabili, qualsiasi sia il crimine o l’ingiustizia da loro commessa.Eccone un dettagliato elenco, a valutare siano almeno i cristiani.
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ne avete fatto una spelonca di ladri'' - Prima Parte
Gian Piero Fiorani è un uomo brillante e carismatico. Ha solo 19 anni quando entra alla Banca popolare di Lodi. Le sue doti emergono immediatamente e nel giro di pochi anni sale i gradini della gerarchia interna alla Bpl conquistandosi la fiducia personale del grande patron Angelo Mazza che gli affida incarichi sempre più delicati in diverse parti d’Italia, a Firenze e in Sicilia, per farne poi uno dei suoi prediletti. Il giovane pupillo viene infatti a conoscenza dei conti segreti esteri di cui dispone la banca e apprende con grande celerità il sistema per guadagnare, far guadagnare e intraprendere una sfolgorante carriera. Il destino gli serve presto l’occasione per mettere in pratica tutto quanto assimilato con tanta perspicacia. Mazza muore improvvisamente a soli 58 anni nel 1997 e viene sostituito da Ambrogio Sfondrini ma solo per due anni; nel 1999, infatti, l’amministratore delegato della Banca di Lodi è Gian Piero Fiorani.Fino al 2005, quando la sua stella precipiterà dal firmamento della finanza Fiorani farà compiere un enorme salto di “qualità” alla Bpl inserendola nella rosa dei primi dieci istituti finanziari italiani. Il metodo è vincente. Si circonda di un gruppo di fedelissimi che inserisce ai vertici dei vari posti di comando, gratifica i suoi dipendenti più audaci e molto poco schizzinosi con bonus da favola e traghetta una banca di provincia tra i colossi italiani fino a sfidare un Golia europeo come l’olandese Abn Amro.Il tutto, come dimostrerà la magistratura, truccando le carte e violando ogni regola e, naturalmente non da solo. Oltre ai suoi fidati Gianfranco Boni, “mago della finanza”, Attilio Savaré suo alter ego in amministrazione, Giovanni Vismara, suo consigliere in strategie e Donato Patrini, sua longa manus nei delicatissimi rapporti con i politici, Fiorani stringe alleanze fondamentali con i nomi di primo piano della scena nazionale italiana, imprenditoria e finanza comprese.Grazie ad un sofisticato sistema di truffe e speculazioni ai danni dei correntisti e dei risparmiatori, grazie soprattutto ad accurate e continue operazioni di insider trading (ossia sapere in anticipo notizie riservate sugli investimenti ndr.) Fiorani e i suoi creano e rimpinguano a dismisura un infinito numero di conti correnti esteri sparsi in tutto il mondo, dalle Cayman a Singapore passando per la Svizzera e il Liechtenstein, ai quali attingere per foraggiare questo o quel personaggio a seconda delle necessità e delle ambizioni.Forte di questa rete l’Ad della Bpl, che poi nel 2005 cambierà il suo nome in Banca Popolare Italiana, prepara il big business, il colpo più importante della sua vita: la scalata all’Antonveneta.Il tipico scandalo italiano che rivela, ancora una volta, l’intreccio affaristico-criminale tra interi pezzi della classe dirigente del nostro Paese che specula e ingrassa sulle spalle di ignari e inermi cittadini.E’ l’estate del 2004 quando Fiorani rivela a un selezionatissimo gruppo di uomini collocati nei punti strategici la sua intenzione, almeno la prima: assumere il controllo di Antonveneta assieme al gruppo di azionisti di Hopa, la creatura finanziaria di Emilio Gnutti (Hopa sta per Holding di partecipazioni ndr).Fiorani informa per primo Gnutti, ovviamente, e poi Luigi Grillo, esponente di Forza Italia affinché metta al corrente Berlusconi delle sue mire, Ennio Doris, presidente berlusconiano di Mediolanum, Bruno Bianchi, uno degli ispettori di Bankitalia, Fabio Pelenzona vice presidente di Unicredit, consigliere di Mediobanca, esponente della Margherita e molto utile per i suoi contatti con la famiglia Benetton che detiene quote di Antonveneta, Don Gianni Bignami, prete esperto di finanza molto ben introdotto in Vaticano e soprattutto il suo interlocutore più importante Antonio Fazio, il presidente della Banca d’Italia, dalla cui firma dipende il successo del suo piano.Fiorani inizia a muoversi per dotarsi degli elementi fondamentali di cui necessita: il consenso di coloro che contano, la situazione politica favorevole e fidati amici cui far rastrellare illegalmente le azioni Antonveneta con il denaro fornito con infiniti giri dall’estero proprio dalle casse occulte della Bpl. Gli ostacoli? Molti, ma non sono un problema: si superano comprando o ricattando, sono tali e tanti i favori che ha elargito in ogni direzione da poter passare a batter cassa in ogni sponda. Quando infatti la Lega Nord dichiara di voler votare le nuove norme sul risparmio andando di fatto a limitare il potere di Fazio basterà una sola telefonata di Fiorani a ricordare ai vertici del partito di quel favorino che fece loro salvando dal crack certo la Credieuronord, la banca dei “purissimi” contro “Roma ladrona” fatta fallire a tempo di record con un debito enorme che si sarebbe scaricato sulle spalle degli esigenti imprenditori padani.Il banchiere di provincia non perde un colpo, si trasferisce letteralmente al Senato e cura di persona, uno per uno, i rapporti con i vari politici per proteggere la posizione di Fazio che, naturalmente, contraccambia tanta sollecitudine.Quando la Abn Amro nel marzo del 2005 annuncia l’Offerta pubblica di Acquisto (Opa) su Antonveneta, Fazio limita e dilata la scalata olandese favorendo quella ancora non dichiarata da Fiorani che nel contempo è riuscito a mettere insieme altri 18 investitori prestanome e denaro sufficienti per realizzare il suo sogno. A comprare in sordina le quote della banca padovana sono tra gli altri un gruppo di rapaci imprenditori bresciani legati a Gnutti, Stefano Ricucci, Francesco Bellavista Caltagirone e altri tutti in percentuali sotto i limiti per cui andrebbero dichiarate sul mercato (2% per la Consob e 5 % per Bankitalia ndr).Tuttavia il capo della banca olandese Rijkman Groenik ha già cominciato a sentire puzza di bruciato. E’ il momento di ingaggiare le contromosse premendo anche sugli organismi di vigilanza europea che avviano le prime richieste di verifica. Fiorani però non si perde d’animo e con la complicità di Fazio riesce a far credere che le azioni comprate dai 18 investitori non rientrano nella cosiddetta “azione di concerto”, cioè non agiscono sotto la sua regia. Nessuno, nemmeno la Consob, andrà a verificare che i soldi per l’acquisto delle azioni vengono dalla Bpl.Nel frattempo il Banco di Bilbao lancia l’Opa sulla Bnl in cordata con le Generali e Della Valle. Ad opporsi un altro eterogeneo gruppo di “furbetti” tra cui gli immobiliaristi Danilo Coppola, Statuto e altri investitori tra cui sempre Ricucci, Gnutti e soprattutto Caltagirone. Quando Giovanni Consorte, il numero uno di Unipol, super appoggiato da D’Alema e Fassino come rivelano le intercettazioni che non sentiremo mai e per le quali il gip Forleo ha perso il suo posto, lancia la sua Opa su Bnl, tutti i “furbetti del quartierino” gli venderanno le loro quote realizzando guadagni da capogiro e favorendo la scalata italiana sponsorizzata a gran voce dai politici nostrani che per difendere i propri interessi tuonano contro l’assalto delle banche estere a quelle italiane.Le pressioni europee però mettono in difficoltà Bankitalia all’interno della quale si crea una vera e propria spaccatura tra gli uomini del presidente Fazio che difendono a spada tratta Fiorani e altri che invece redigono un rapporto nel quale considerano la Bpl non in grado di far fronte alla gestione di Antonveneta. Un braccio di ferro intestino che si arresta solo con l’intervento della magistratura che già da diverso tempo, grazie ad un testimone, Egidio Menclossi, scaricato da Fiorani perché faceva troppe domande, sta indagando su Fiorani e compagni. Il mago di Lodi verrà arrestato trascinando in rovina per primo Fazio e poi tutta la brigata di avventurieri che avevano trafficato e lucrato con lui. Antonveneta come noto sarà poi acquisita da Abn Amro e Bnl da Bnp Paris Bas. Sarà quindi la magistratura ancora una volta a riportare ordine dopo l’assalto di pirateria con cui questa nuova razza predona ha fatto e continua a fare scempio dei profitti del lavoro onesto dei cittadini, assumendosi, da sola, la responsabilità del controllo e della sanzione che invece dovrebbe venire anche dagli altri organi preposti oltre che, manco a dirlo, da una politica e da un’imprenditoria onesta e trasparente. Ma non è così che funziona il sistema, anzi è anche peggio.
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/11812/114/1/2/
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I crimini silenziosi.
Crimini e silenzio.
L’intera storia della Chiesa Cattolica, soprattutto nell’esercizio del suo potere temporale, è costellata di crimini, scandali, violenze, soprusi, menzogne e mistificazioni. Da secoli e per secoli l’Istituzione cattolica romana ha costruito il suo impero sull’inganno diventando uno degli attori principali di quel sistema mondiale che ha diviso il pianeta in ricchi predatori e in poverissimi depredati. Quello che solo oggi è visibile agli occhi di tutti è la risultante di centinaia di anni di prevaricazione e prepotenza che hanno determinato l’incolmabile divario tra i popoli, tra le razze e la devastazione del sistema ambientale ad esclusivo beneficio di pochi potenti, intoccabili e impuniti che ingrassano le loro smisurate ricchezze affamando interi popoli. Anche il Vaticano è responsabile del miliardo di persone che ogni giorno muore nel genocidio più drammatico di tutti i tempi, quello provocato dalla fame e dalla estrema povertà, perché ha stretto accordi e affari con i dominatori disonesti di ogni dove, prestando le sue segrete stanze ai criminali di ogni tempo, dittatori, mafiosi, assassini, speculatori, finanzieri senza scrupoli, politici corrotti, tutti illustri colletti bianchi e porpora. Solo di alcuni di questi, dei più piccoli e più sacrificabili tra i pesci, si sono potute ricostruire le storie criminali e senza mai alcuna conseguenza per gli alti prelati vaticani, protetti dalle solide e sontuose mura di alabastro e dal silenzio compiacente dei maggiori mass-media che sono controllati dai medesimi gruppi di potere in cui siedono cardinali e vescovi.Non deve meravigliare perciò che di tutto il rumoreggiar che si è fatto dello scandalo dei cosiddetti “furbetti del quartierino”, dagli sms privati al vergognoso attacco che ha destituito il pg Clementina Forleo dalle proprie funzioni, poco, pochissimo risalto ha avuto invece un risvolto di questa inchiesta, a mio avviso, per niente secondario. Solo l’attenta penna di Curzio Maltese su Repubblica e un paio di ottimi libri (Capitalismo di rapina, Biondani, Malagutti, Gerevini Ed. Chiarelettere e (Onorevoli wanted, Travaglio e Gomez Ed. Riuniti) hanno riportato quanto uno dei principali protagonisti di quest’ennesima truffa ai danni degli italiani, Gian Piero Fiorani, ha raccontato in un brevissimo verbale ai magistrati che lo interrogavano.Prima però facciamo un piccolo passo indietro.
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/11812/114/
L’intera storia della Chiesa Cattolica, soprattutto nell’esercizio del suo potere temporale, è costellata di crimini, scandali, violenze, soprusi, menzogne e mistificazioni. Da secoli e per secoli l’Istituzione cattolica romana ha costruito il suo impero sull’inganno diventando uno degli attori principali di quel sistema mondiale che ha diviso il pianeta in ricchi predatori e in poverissimi depredati. Quello che solo oggi è visibile agli occhi di tutti è la risultante di centinaia di anni di prevaricazione e prepotenza che hanno determinato l’incolmabile divario tra i popoli, tra le razze e la devastazione del sistema ambientale ad esclusivo beneficio di pochi potenti, intoccabili e impuniti che ingrassano le loro smisurate ricchezze affamando interi popoli. Anche il Vaticano è responsabile del miliardo di persone che ogni giorno muore nel genocidio più drammatico di tutti i tempi, quello provocato dalla fame e dalla estrema povertà, perché ha stretto accordi e affari con i dominatori disonesti di ogni dove, prestando le sue segrete stanze ai criminali di ogni tempo, dittatori, mafiosi, assassini, speculatori, finanzieri senza scrupoli, politici corrotti, tutti illustri colletti bianchi e porpora. Solo di alcuni di questi, dei più piccoli e più sacrificabili tra i pesci, si sono potute ricostruire le storie criminali e senza mai alcuna conseguenza per gli alti prelati vaticani, protetti dalle solide e sontuose mura di alabastro e dal silenzio compiacente dei maggiori mass-media che sono controllati dai medesimi gruppi di potere in cui siedono cardinali e vescovi.Non deve meravigliare perciò che di tutto il rumoreggiar che si è fatto dello scandalo dei cosiddetti “furbetti del quartierino”, dagli sms privati al vergognoso attacco che ha destituito il pg Clementina Forleo dalle proprie funzioni, poco, pochissimo risalto ha avuto invece un risvolto di questa inchiesta, a mio avviso, per niente secondario. Solo l’attenta penna di Curzio Maltese su Repubblica e un paio di ottimi libri (Capitalismo di rapina, Biondani, Malagutti, Gerevini Ed. Chiarelettere e (Onorevoli wanted, Travaglio e Gomez Ed. Riuniti) hanno riportato quanto uno dei principali protagonisti di quest’ennesima truffa ai danni degli italiani, Gian Piero Fiorani, ha raccontato in un brevissimo verbale ai magistrati che lo interrogavano.Prima però facciamo un piccolo passo indietro.
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La verità la sappiamo.
Beppe Grillo dice:
"Si dice che un Paese che perde la memoria del suo passato sia condannato a ripetere i suoi errori. L'Italia non ha questo problema. Non ha nulla da ricordare. Tutto quello che è avvenuto nella Prima e nella Seconda Repubblica sono fatti senza spiegazioni, mai accaduti veramente. Incidenti atmosferici. Nessuno si domanda perchè piove. Piove e basta. E così è per l'omicidio Falcone, l'omicidio Borsellino, la strage di Portella delle Ginestre, Piazza Fontana, la strage di Brescia, di Bologna, l'Italicus, la morte di Aldo Moro, Ustica, Gladio, Calvi impiccato sotto il ponte dei Frati Neri, l'assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Pasolini, di Mattei, di Ambrosoli."
Io rispondo che:
La memoria l'abbiamo, invece, ricordiamo tutto di ciò che è accaduto.Ricordiamo soprattutto i grossi dubbi che si sono insinuati nelle nostre menti mentre leggevamo i giornali o ascoltavamo i tg.La verità la sappiamo su "quasi" tutto, ci mancano solo le prove per dimostrarne la veridicità.
Che la giustizia funzioni male non abbiamo dubbi, soprattutto quando si tratta di accertare "certi fattacci" che riguardano i politicanti da strapazzo collusi con la mafia e stretti nella morsa dell'obbedienza e del servilismo.
Abbiamo perso i migliori, c'è rimasto lo scarto, dobbiamo correre ai ripari se vogliamo più giustizia, dobbiamo correre ai ripari se vogliamo un'economia più solida che si basi sul reale.
Chi ci governa e chi ci ha governato ha già dato ampiamente prova di inefficienza e di mancanza di nobiltà d'intenti; è con la nobiltà d'intenti e spirito di sacrificio, infatti, che si governa una nazione.
E' ora di cambiare pagina, è ora di assumersi le proprie responsabilità, è ora di mandare a casa tutta questa pletora di inutilità vaganti.
"Si dice che un Paese che perde la memoria del suo passato sia condannato a ripetere i suoi errori. L'Italia non ha questo problema. Non ha nulla da ricordare. Tutto quello che è avvenuto nella Prima e nella Seconda Repubblica sono fatti senza spiegazioni, mai accaduti veramente. Incidenti atmosferici. Nessuno si domanda perchè piove. Piove e basta. E così è per l'omicidio Falcone, l'omicidio Borsellino, la strage di Portella delle Ginestre, Piazza Fontana, la strage di Brescia, di Bologna, l'Italicus, la morte di Aldo Moro, Ustica, Gladio, Calvi impiccato sotto il ponte dei Frati Neri, l'assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Pasolini, di Mattei, di Ambrosoli."
Io rispondo che:
La memoria l'abbiamo, invece, ricordiamo tutto di ciò che è accaduto.Ricordiamo soprattutto i grossi dubbi che si sono insinuati nelle nostre menti mentre leggevamo i giornali o ascoltavamo i tg.La verità la sappiamo su "quasi" tutto, ci mancano solo le prove per dimostrarne la veridicità.
Che la giustizia funzioni male non abbiamo dubbi, soprattutto quando si tratta di accertare "certi fattacci" che riguardano i politicanti da strapazzo collusi con la mafia e stretti nella morsa dell'obbedienza e del servilismo.
Abbiamo perso i migliori, c'è rimasto lo scarto, dobbiamo correre ai ripari se vogliamo più giustizia, dobbiamo correre ai ripari se vogliamo un'economia più solida che si basi sul reale.
Chi ci governa e chi ci ha governato ha già dato ampiamente prova di inefficienza e di mancanza di nobiltà d'intenti; è con la nobiltà d'intenti e spirito di sacrificio, infatti, che si governa una nazione.
E' ora di cambiare pagina, è ora di assumersi le proprie responsabilità, è ora di mandare a casa tutta questa pletora di inutilità vaganti.
http://www.youtube.com/watch?v=2xkOvhb6Fzw
Un video molto toccante per ciò che dice e per ciò che si vede.
La strage di Via D'Amelio e di Capaci.
Il giudice Ingroia che parla dei legami tra la mafia, Dell'Utri e Berlusconi.
Un video da non dimenticare.
Un video molto toccante per ciò che dice e per ciò che si vede.
La strage di Via D'Amelio e di Capaci.
Il giudice Ingroia che parla dei legami tra la mafia, Dell'Utri e Berlusconi.
Un video da non dimenticare.
domenica 24 maggio 2009
Le bugie del presidente.
24 maggio 2009
Peter Gomez Il grande bugiardo
da espresso.repubblica.it
Dal ruolo dell'avvocato Mills alla social card. Dai proclami sulla sicurezza a quelli su Malpensa. Dalla crisi economica a Noemi. Così Berlusconi ha fatto della menzogna un metodo politico.
Dimenticate Capodichino. Dimenticate la vicinissima Villa Santa Chiara, la sala da ballo sulla circonvallazione di Casoria, dove domenica 26 aprile il presidente del Consiglio ha festeggiato il diciottesimo compleanno di Noemi Letizia. Scordatevi le incongruenze, i silenzi, le domande rimaste senza risposta e le bugie vere e proprie utilizzate dal Cavaliere per respingere le accuse mosse contro di lui da sua moglie Veronica ("Frequenta minorenni") e per giustificare l'amicizia con la giovane favorita.
Per raccontare Silvio Berlusconi basta il resto. Bastano vent'anni di dichiarazioni, poi puntualmente smentite, di promesse mancate, di giudizi rivisti nel giro di due giorni. 'L'espresso' li ha esaminati tutti ad uno ad uno. E certo non si fatica a capire come mai Indro Montanelli, uno che lo conosceva bene, scrivesse: "Berlusconi è allergico alla verità. Ha una voluttuaria e voluttuosa propensione alla menzogna". Per poi aggiungere quasi profetico: "'Chiagne e fotte' dicono a Napoli dei tipi come lui". Ecco dunque una guida ragionata (e necessariamente sintetica) alle migliori bugie del Cavaliere. Cominciando dalle più recenti.
Sentenza Mills "È una sentenza semplicemente scandalosa, contraria alla realtà. Se c'è un fatto indiscutibile è che non c'è stato alcun versamento di nessuno al signor Mills" (19 maggio 2009).Un fatto indiscutibile? Mica tanto, visto che il versamento, prima di ritrattare, l'avvocato David Mills, lo ammette almeno due volte."Io mi sono tenuto in stretto contatto con le persone di B. Sapevano bene che il modo in cui io avevo reso la mia testimonianza (non ho mentito, ma ho superato curve pericolose, per dirla in modo delicato) avesse tenuto Mr. B. fuori da un mare di guai nei quali l'avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo. All'incirca alla fine del 1999 mi fu detto che avrei ricevuto dei soldi, che avrei dovuto considerare come un prestito a lungo termine o un regalo: 600 mila dollari".(da una lettera di Mills del 2 febbraio 2004)"Nell'autunno del '99 Carlo Bernasconi (responsabile dell'acquisto dei diritti tv, morto nel 2001, ndr), mi disse che Berlusconi, a titolo di riconoscenza per il modo in cui ero riuscito a proteggerlo nel corso delle indagini giudiziarie e dei processi, aveva deciso di destinare a mio favore una somma di denaro". (interrogatorio di Mills, 18 luglio 2004)
Malpensa, Italia "Penso che non sia assolutamente possibile che un hub come Malpensa venga privato del 72 per cento dei voli. Quelle di Air France sono condizioni irricevibili. Perché di fronte a 200-300 milioni di perdite per Alitalia l'abbandono di Malpensa comporterebbe perdite per oltre un miliardo di euro" (4-18 marzo, 2008)."Rilancio del trasporto aereo, con la valorizzazione e lo sviluppo degli hub di Malpensa e Fiumicino" (programma del Pdl: sette missioni per l'Italia, 2008).Nell'aprile del 2009 la cordata italiana della Cai voluta da Berlusconi sceglie solo Fiumicino come hub: a Malpensa, Alitalia conserva 187 voli alla settimana su 1.237. I cassintegrati dello scalo, considerando l'indotto, sono 2.500.
Sicurezza "Aumento progressivo delle risorse per la sicurezza. Maggiore presenza sul territorio delle forze dell'ordine" (programma Pdl).Il 30 marzo del 2009 tutti i sindacati di polizia, da destra a sinistra, protestano in piazza. Il segretario del Siulp dichiara: "Le auto sono usurate, mancano gli uomini, gli organici sono ridotti all'osso, gli agenti che vanno in pensione non vengono sostituiti". Nella manovra finanziaria triennale sono del resto previsti tagli progressivi per circa 3 miliardi e mezzo di euro. E quest'anno il taglio è di 931 milioni di euro.
Giustizia "Aumento delle risorse per la giustizia, con un nuovo programma di priorità nell'allocazione delle risorse" (programma Pdl).La manovra finanziaria, spiega l'associazione nazionale magistrati, prevede che riduzioni per le spese correnti e in conto capitale saranno del 22 per cento nel 2009 e del 40,5 nel 2011. Conseguenze immediate: nei tribunali non si tengono più udienze al pomeriggio per mancanza dei cancellieri.
Intercettazioni "Volevo un disegno di legge che limitasse le intercettazioni ben diverso. Perché devono essere possibili solo per reati gravissimi come quelli di mafia e di terrorismo. Invece mi hanno costretto a includere anche i delitti contro la pubblica amministrazione e pure degli altri reati" ('la Repubblica', 16 luglio 2008)"Auspico che, come succede in Europa, le intercettazioni siano consentite solo per indagini su organizzazioni criminali come mafia, 'ndrangheta e via di seguito, oppure che riguardino il terrorismo internazionale. Spero che dal Parlamento esca la legge che auspico" (Intervista al Tg4, 1 agosto 2008)"Io non ho mai pensato di vietare questo strumento d'indagine per un reato grave come la corruzione, io ho detto che non dovevano essere possibili per tutti i reati contro la pubblica amministrazione" (11 gennaio 2009, intervento telefonico a Neveazzurra)
Cimici e spie "Ho trovato una microspia dietro il termosifone del mio studio. Mi spiano! Abbiamo procure eversive che calpestano l'immunità parlamentare!".È l'11 ottobre '96 quando Berlusconi mostra ai giornalisti una microspia grande quanto un mini-frigo. Luciano Violante convoca la Camera in seduta straordinaria. Buttiglione parla di "uno scandalo peggiore del Watergate". Destra e sinistra invocano immediate riforme delle intercettazioni. Solo Bobo Maroni dice: "Più che una cimice a me pare una mozzarella, anzi una bufala". Mesi dopo si scopre che il microfono era stato messo lì, per fare bella figura, da un tecnico incaricato dagli uomini del Cavaliere di bonificare i locali.
Arriva l'onda "Avviso ai naviganti: non permetteremo l'occupazione delle scuole e dell'università. Oggi convocherò il ministro dell'Interno Maroni per studiare con lui gli interventi delle forze dell'ordine. L'ordine deve essere garantito, lo Stato deve fare lo Stato" (22 ottobre 2008)."Mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole" (23 ottobre 2008).
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http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/2009/05/24/il_grande_bugiardo.html
Peter Gomez Il grande bugiardo
da espresso.repubblica.it
Dal ruolo dell'avvocato Mills alla social card. Dai proclami sulla sicurezza a quelli su Malpensa. Dalla crisi economica a Noemi. Così Berlusconi ha fatto della menzogna un metodo politico.
Dimenticate Capodichino. Dimenticate la vicinissima Villa Santa Chiara, la sala da ballo sulla circonvallazione di Casoria, dove domenica 26 aprile il presidente del Consiglio ha festeggiato il diciottesimo compleanno di Noemi Letizia. Scordatevi le incongruenze, i silenzi, le domande rimaste senza risposta e le bugie vere e proprie utilizzate dal Cavaliere per respingere le accuse mosse contro di lui da sua moglie Veronica ("Frequenta minorenni") e per giustificare l'amicizia con la giovane favorita.
Per raccontare Silvio Berlusconi basta il resto. Bastano vent'anni di dichiarazioni, poi puntualmente smentite, di promesse mancate, di giudizi rivisti nel giro di due giorni. 'L'espresso' li ha esaminati tutti ad uno ad uno. E certo non si fatica a capire come mai Indro Montanelli, uno che lo conosceva bene, scrivesse: "Berlusconi è allergico alla verità. Ha una voluttuaria e voluttuosa propensione alla menzogna". Per poi aggiungere quasi profetico: "'Chiagne e fotte' dicono a Napoli dei tipi come lui". Ecco dunque una guida ragionata (e necessariamente sintetica) alle migliori bugie del Cavaliere. Cominciando dalle più recenti.
Sentenza Mills "È una sentenza semplicemente scandalosa, contraria alla realtà. Se c'è un fatto indiscutibile è che non c'è stato alcun versamento di nessuno al signor Mills" (19 maggio 2009).Un fatto indiscutibile? Mica tanto, visto che il versamento, prima di ritrattare, l'avvocato David Mills, lo ammette almeno due volte."Io mi sono tenuto in stretto contatto con le persone di B. Sapevano bene che il modo in cui io avevo reso la mia testimonianza (non ho mentito, ma ho superato curve pericolose, per dirla in modo delicato) avesse tenuto Mr. B. fuori da un mare di guai nei quali l'avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo. All'incirca alla fine del 1999 mi fu detto che avrei ricevuto dei soldi, che avrei dovuto considerare come un prestito a lungo termine o un regalo: 600 mila dollari".(da una lettera di Mills del 2 febbraio 2004)"Nell'autunno del '99 Carlo Bernasconi (responsabile dell'acquisto dei diritti tv, morto nel 2001, ndr), mi disse che Berlusconi, a titolo di riconoscenza per il modo in cui ero riuscito a proteggerlo nel corso delle indagini giudiziarie e dei processi, aveva deciso di destinare a mio favore una somma di denaro". (interrogatorio di Mills, 18 luglio 2004)
Malpensa, Italia "Penso che non sia assolutamente possibile che un hub come Malpensa venga privato del 72 per cento dei voli. Quelle di Air France sono condizioni irricevibili. Perché di fronte a 200-300 milioni di perdite per Alitalia l'abbandono di Malpensa comporterebbe perdite per oltre un miliardo di euro" (4-18 marzo, 2008)."Rilancio del trasporto aereo, con la valorizzazione e lo sviluppo degli hub di Malpensa e Fiumicino" (programma del Pdl: sette missioni per l'Italia, 2008).Nell'aprile del 2009 la cordata italiana della Cai voluta da Berlusconi sceglie solo Fiumicino come hub: a Malpensa, Alitalia conserva 187 voli alla settimana su 1.237. I cassintegrati dello scalo, considerando l'indotto, sono 2.500.
Sicurezza "Aumento progressivo delle risorse per la sicurezza. Maggiore presenza sul territorio delle forze dell'ordine" (programma Pdl).Il 30 marzo del 2009 tutti i sindacati di polizia, da destra a sinistra, protestano in piazza. Il segretario del Siulp dichiara: "Le auto sono usurate, mancano gli uomini, gli organici sono ridotti all'osso, gli agenti che vanno in pensione non vengono sostituiti". Nella manovra finanziaria triennale sono del resto previsti tagli progressivi per circa 3 miliardi e mezzo di euro. E quest'anno il taglio è di 931 milioni di euro.
Giustizia "Aumento delle risorse per la giustizia, con un nuovo programma di priorità nell'allocazione delle risorse" (programma Pdl).La manovra finanziaria, spiega l'associazione nazionale magistrati, prevede che riduzioni per le spese correnti e in conto capitale saranno del 22 per cento nel 2009 e del 40,5 nel 2011. Conseguenze immediate: nei tribunali non si tengono più udienze al pomeriggio per mancanza dei cancellieri.
Intercettazioni "Volevo un disegno di legge che limitasse le intercettazioni ben diverso. Perché devono essere possibili solo per reati gravissimi come quelli di mafia e di terrorismo. Invece mi hanno costretto a includere anche i delitti contro la pubblica amministrazione e pure degli altri reati" ('la Repubblica', 16 luglio 2008)"Auspico che, come succede in Europa, le intercettazioni siano consentite solo per indagini su organizzazioni criminali come mafia, 'ndrangheta e via di seguito, oppure che riguardino il terrorismo internazionale. Spero che dal Parlamento esca la legge che auspico" (Intervista al Tg4, 1 agosto 2008)"Io non ho mai pensato di vietare questo strumento d'indagine per un reato grave come la corruzione, io ho detto che non dovevano essere possibili per tutti i reati contro la pubblica amministrazione" (11 gennaio 2009, intervento telefonico a Neveazzurra)
Cimici e spie "Ho trovato una microspia dietro il termosifone del mio studio. Mi spiano! Abbiamo procure eversive che calpestano l'immunità parlamentare!".È l'11 ottobre '96 quando Berlusconi mostra ai giornalisti una microspia grande quanto un mini-frigo. Luciano Violante convoca la Camera in seduta straordinaria. Buttiglione parla di "uno scandalo peggiore del Watergate". Destra e sinistra invocano immediate riforme delle intercettazioni. Solo Bobo Maroni dice: "Più che una cimice a me pare una mozzarella, anzi una bufala". Mesi dopo si scopre che il microfono era stato messo lì, per fare bella figura, da un tecnico incaricato dagli uomini del Cavaliere di bonificare i locali.
Arriva l'onda "Avviso ai naviganti: non permetteremo l'occupazione delle scuole e dell'università. Oggi convocherò il ministro dell'Interno Maroni per studiare con lui gli interventi delle forze dell'ordine. L'ordine deve essere garantito, lo Stato deve fare lo Stato" (22 ottobre 2008)."Mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole" (23 ottobre 2008).
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Mediaset in sciopero bella notizia (oscurata)
Udite udite. E diffondete. Forse è l'unico modo per permettere a questa notizia di raggiungere più orecchie possibile: i lavoratori di Mediaset sono in sciopero. Difendono i loro salari e chiedono che vengano ripristinate le "normali relazioni sindacali". Ma oggi devono prima di tutto lottare contro il silenzio. La loro astensione dal lavoro, infatti, sembra non interessare a nessuno. Di loro non parlano neanche le agenzie di stampa. Paradossale ma vero: accade "qualcosa" - qualcosa di inedito, c'è da dire - nella più grande azienda di comunicazione italiana, e i protagonisti faticano a bucare lo schermo. Ma tant'è, a Berluscolandia.I fatti: Cgil, Cisl e Uil hanno indetto per oggi uno sciopero dei lavoratori della Videotime di Roma. La Videotime è la società licenziataria di Mediaset-Rti che lavora nei centri di produzione "Palatino" e "Elios". Qui vengono registrati programmi molto seguiti: dal Tg5 a Matrix a Forum. I lavoratori della Videotime si occupano anche del programma "Uomini e Donne" di Maria De Filippi, che però viene registrato a Cinecittà. Si tratta dei tecnici, della parte di produzione, dei parrucchieri, dei truccatori, dei sarti. Insomma, di tutto il personale che serve per mettere in piedi un programma. Ebbene, dall'anno scorso sono tempi di magra. Mediaset dice di essere in crisi (ricavi netti nell'anno 2008: +9%, utile netto: +14,3%) e per questo stringe la cinghia: niente più diaria per gli esterni, fermi i passaggi di livello, diminuzione dei premi di produzione, azzeramento della politica retributiva. Questo è quanto denunciano i sindacati: "Un esempio - spiega Roberto Crescentini, delegato fistel-Cisl della Rsu di Videotime - sabato registriamo Matrix. I lavoratori hanno chiesto di lavorare in straordinario. Ma l'azienda ha chiesto ai parrucchieri solo quattro ore di lavoro, e non sette. Alla domanda: perché? La risposta è stata: l'azienda è in crisi. Figurarsi - dice Crescentini - noi siamo i primi a non voler affossare l'azienda e a capire che è in corso una grave crisi economica e finanziaria. Ma Mediaset è in crisi?". La domanda è pertinente, visto che, racconta Crescentini: "Alla puntata di Forum in cui era ospite Barbara D'Urso, Mediaset ha pagato un parrucchiere 1.300 euro. Come anche viene pagato tutti i giorni un parrucchiere per la conduttrice Rita Dalla Chiesa, ad un prezzo che ci pare esorbitante, visto il momento: 700 euro". Insomma, dicono i lavoratori, se bisogna fare sacrifici che li facciano tutti. Secondo il dato dei sidnacati lo sciopero è andato benissimo: l'adesione ha sfiorato il tetto del 95%. Ultima chicca: il Comitato di redazione del Tg5 ha inviato un comunicato di solidarietà ai lavoratori di Videotime. Il comunicato, a quanto pare, doveva essere letto durante l'edizione odierna. Ma è stato stoppato. Ci sono notizie più importanti.
http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2009/mese/05/articolo/823/
http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2009/mese/05/articolo/823/
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