Politica "arte di governare le società".
La politica è nata per necessità; i membri della collettività, non potendosi amministrare ognuno per proprio conto, vivendo in società, per ovvi motivi hanno deciso di demandare a pochi prescelti il compito di farlo.
Questi prescelti avrebbero dovuto amministrare il resto della popolazione secondo regole di onestà, di giustizia e di logica.
Si è, quindi, provveduto a creare delle leggi che regolamentassero i rapporti tra i vari membri della società e di tassare i singoli per creare le strutture predisposte al soddisfacimento delle varie necessità societarie.
******Questo era il principio.******
Con il trascorrere del tempo, chi aveva ricevuto il compito di amministrare la società, rendendosi conto di aver acquisito un certo potere, ne ha approfittato per tutelare maggiormente i propri interessi e meno quelli della collettività.
Si è creato, quindi, leggi che tutelassero la propria persona: diritto a compensi eccessivi, diritto a pensionamenti anticipati, diritto a rimborsi spese esagerati, e via discorrendo.
Naturalmente, essendo le risorse economiche sempre le stesse, queste venivano sempre più impiegate per sopperire alle necessità degli amministratori e sempre meno per sopperire alle necessità della collettività.
Per poter sopperire alle proprie necessità e quelle della collettività si è incominciato a creare un congegno ad orologeria chiamato debito pubblico, consistente nel farsi prestare soldi dalle banche.
Ma anche questo pericoloso meccanismo è risultato insufficiente, pertanto, i nostri amministratori, hanno cominciato a preferire di sopperire prima alle proprie necessità e sempre meno a quelle della collettività.
Praticamente hanno sovvertito i principi naturali della parola politica "arte di governare le società".
Bisognerebbe, pertanto, rivisitare la materia e costringere l'amministratore ad apprenderne il concetto e metterlo in pratica secondo il suo vero significato.
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