Se non fosse quel che è, e cioè Salvini, farebbe tenerezza. La capacità di Mastro Ciliegia di sbagliarle tutte è ormai leggendaria. Prima del Papeete 2019 era solo uno dei tanti cazzari, ma dopo il suicidio agostano ha proprio messo la freccia. E nessuno ha potuto salvarlo più. Il suo suicidio politico tocca ogni giorno vette inusitate: non gli si sta proprio dietro.
Prendiamo la trattativa sul Recovery Fund: un’innegabile vittoria di Conte e dunque del governo, riconosciuta (benché in parte e ovviamente a fatica) persino da Meloni e dalle parti senzienti (dunque non da Gasparri) di Forza Italia. Salvini avrebbe potuto fare il signore, ammettendo che il presidente del Consiglio se l’è cavata bene, ma proprio non ci riesce. Un po’ perché l’hanno disegnato così e un po’ perché, per quanto confuso e già implodente, sa bene che il suo divertentissimo martirio è cominciato il 20 agosto con la macellazione dialettica a suo danno pronunciata da Conte: il grande nemico che lo manda sempre fuori giri, e a cui nulla perdonerà. Così, anche dopo il successo delle trattative in Europa, ha continuato a ruttare alla luna, straparlando di “fregatura” e “nuovo Mes” tra l’imbarazzo mal dissimulato dei suoi stessi alleati (figuriamoci degli altri). Poi, a mitraglia, Salvini ne ha combinate una più grossa dell’altra. Tipo queste.
– Ha organizzato (ieri) un simposio pateticamente negazionista sul Covid. Una sorta di All Star Game – fatte salve ovvie eccezioni – di casi umani. Erano presenti, tra gli altri, luminari di innegabile fama come Porro, Siri, Becchi, quello che scorreggiava al cesso parlando con Buffon durante Le Iene e altri sommi scienziati. Peccato solo per l’assenza del generale Pappagallo, del Poro Schifoso e di Jimmy Il Merda: avrebbero impreziosito il contesto, donando a esso ancor più allure.
– Ha proseguito pervicacemente nell’organizzare assembramenti continui, come se la pandemia fosse una realtà per tutti ma per lui un’invenzione.
– La pandemia sarà pure un’invenzione, ma Salvini – come sempre vagamente ondivago – prosegue nel dire che il governo “sparge infetti” (testuale) utilizzando i “migranti” per diffondere il virus e avere dunque la scusa per “prorogare lo stato di emergenza”. Teoria di per sé da ubriachi terminali, ma a ben pensarci c’è di più: se la pandemia non c’è più, come ripetono lui e i suoi giannizzeri, come fanno i migranti a “spargere” qualcosa che in realtà non esiste?
– A conferma di come Salvini si porti sfiga persino da solo, il 10 febbraio 2015 vomitava quanto segue sui suoi profili social: “Curioso di vedere quanti benpensanti e moralisti di sinistra saran beccati coi milioni nascosti in Svizzera”. I “moralisti di sinistra” non so, ma al suo amico Fontana è andata in merito malino.
– Già, Fontana. Dopo aver puntato per mesi sotto il lockdown non su Zaia (pronto a prenderne il posto a breve come capo della Lega per la gioia di Giorgetti) ma su Gallera e Fontana, ovvero il Duo Malombra, Salvini si trova ora costretto a difendere quel che resta politicamente del cosiddetto governatore della Lombardia. Più Fontana sprofonda, con quei bei dentini color Merit senza filtro, e più il Cazzaro Verde va a picco con lui.
Davvero: se non fosse quel che è, e cioè Salvini, farebbe quasi tenerezza. Ma essendo quel che è, vien rispettosamente da chiosare: mille di questi giorni, Capitano. Ti sia lieve il perdurante calvario autoindotto e continua così. Daje Matte’!
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