Visualizzazione post con etichetta Equitalia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Equitalia. Mostra tutti i post

mercoledì 12 aprile 2017

Agenzia delle Entrate, la difesa disperata del direttore: «Mazzette? No, è lo stipendio...»




Genova - Sulle prime ha provato a negare, non sapendo bene quali prove avessero in mano i finanzieri, aggrappandosi d’istinto a una giustificazione che con il senno di poi fa quasi sorridere: «Ma quali mazzette signori, questo è il mio stipendio...». Walter Pardini, 65 anni, «dirigente di seconda fascia», lavorava a Genova da un anno, come direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate.
Un toscano di Livorno che faceva la spola fra la sua casa a Lucca, una base a Camogli e l’ufficio di via Fiume, e del quale tutti parlano bene: «Una persona deliziosa e non sto scherzando», ribadisce un’impiegata mentre i finanzieri del nucleo di polizia tributaria finiscono di perquisire il suo ufficio. «Non avremmo mai immaginato un fatto tanto grave - aggiunge un collega - il direttore sembrava il ritratto del rigore e dell’onestà».
Mentre lasciano il palazzo per la pausa pranzo, escono anche i militari e con loro portano documenti e il pc di Pardini. Fino all’inizio del 2016 era stato in servizio a Livorno e qui potrebbe essere entrato in contatto con alcuni esponenti della Securpol, l’azienda di sicurezza privata per la quale agli occhi dei pm si stava prodigando in cambio di mazzette.
Il suo stipendio lordo, facilmente desumibile dal sito dell’ente per cui lavora, è stato di 106 mila euro nel 2016 e di 120 mila nel 2015 (netti sono fra i 5.500 e i 6.000 al mese). Gli inquirenti sospettano che Walter Pardini avesse già avuto abboccamenti con i commensali dell’ultima sera, sebbene al momento dell’arresto abbia provato a far finta di nulla. Poi gli hanno spiegato che l’intera serata alla “Manuelina” di Recco era stata registrata e filmata.
L’accusa nei suoi confronti è di corruzione e insieme a lui finiscono in manette tre consulenti della medesima Securpol, pure loro sotto inchiesta per corruzione: Luigi Pelella, 58 anni, avvocato con un passato da funzionario proprio all’Agenzia delle entrate, esponente di Forza Italia già candidato alle Regionali in Campania (nel 2015 prese 3.046 voti e non fu eletto); Francesco Canzano, 65 anni, commercialista di Caserta; Massimo Alfano, 48 anni, commercialista di Napoli.
All’incontro era presente anche il commercialista genovese Stefano Quaglia, indagato per concorso in corruzione, che non è stato fermato dalla Guardia di Finanza, e l’affaire Securpol avrebbe doveva essere discusso formalmente all’Agenzia delle entrate questa mattina. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e dal sostituto Massimo Terrile, va avanti da mesi e parte dal trasferimento dell’azienda, avvenuto nel pieno delle grane con l’erario.
Per quale motivo, si chiedono gli inquirenti, spostare la sede fiscale nel capoluogo ligure dove la ditta non ha neppure una licenza? E c’è un ulteriore elemento che rende l’intera operazione sospetta: all’indirizzo di via Assarotti 10, che in teoria avrebbe dovuto ospitate gli uffici, non c’è nulla riconducibile alla Securpol.
Secondo le Fiamme gialle la Liguria è stata quindi scelta per ottenere una transazione favorevole e trattare personalmente con Pardini, nominato capo dell’ufficio provinciale delle entrate l’anno scorso, ruolo che gli avrebbe consentito un’ampia discrezionalità nel chiudere compromessi come quello richiesto dalla Securpol. Il trait d’union con il funzionario, secondo le Fiamme Gialle, sarebbe Pelella, grazie al suo passato nell’ente. Quaglia, sempre secondo i pubblici ministeri, sarebbe stato una sorta di facilitatore dell’accordo.
http://ilsecoloxix.it/p/genova/2017/04/12/ASESk1wG-direttore_disperata_stipendio.shtml

giovedì 16 marzo 2017

EQUITALIA BEFFATA DALL'IMPRENDITORE ALBANESE: NON PAGHERÀ I 2 MILIONI. - Olivia Bonetti



FELTRE - Lavorava con prezzi concorrenziali sbaragliando le altre imprese edili, ma era completamente sconosciuto al fisco: non ha mai versato l'Iva o pagato imposte. Il sogno italiano di Eduart Byku, albanese 36enne che risiedeva a Feltre, nonostante tutto, è finito nel migliore dei modi: prescrizione.  
Byku  era arrivato in Italia nel 1996 dall'Albania dopo aver imparato l'italiano in  tv: aveva fatto il giardiniere in Puglia e dal 2002 era  a Feltre con l'impresa edile. Giocava a calcio nella Porcenese, voleva laurearsi a Trento. Poi è sparito dal nostro Paese quando ha visto che il vento stava cambiando (la crisi del settore e l'indagine Gdf): s'è venduto tutti gli immobili dell'impresa sui quali c'era la procedura di riscossione coattiva: erano 15 appartamenti che sono spariti in alcuni casi venduti  a se stesso e a una srl costituita apposta. È riuscito così a non perdere un centesimo.  Nel primo processo è stato assolto perchè la legge era cambiata, nel secondo approdato ieri in tribunale perchè il reato si è prescritto. «L'Italia è un Paese libero - diceva spesso l'albanese -, ma c'è ancora troppa distanza tra italiani e stranieri». E visto come è andata aveva proprio ragione.

sabato 5 novembre 2016

Decreto fiscale, gli emendamenti: fino a 20 rate per chi rottama una cartella Equitalia e dimezzamento delle sanzioni.

Decreto fiscale, gli emendamenti: fino a 20 rate per chi rottama una cartella Equitalia e dimezzamento delle sanzioni

Oltre mille le proposte di modifica presentate nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera. In testa il Pd, che sulle sanzioni vuole "promuovere una riflessione". L'M5S chiede la cancellazione della voluntary disclosure bis e fino a 20 rate per pagare il dovuto aderendo al condono deciso dal governo: "Quattro non possono andar bene a chi ha problemi veri di liquidità". Scelta civica vuole il "superamento dell'onere di riscossione".


Dall’aumento del numero di rate previsto per la “rottamazione” delle cartelle Equitalia al dimezzamento strutturale delle sanzioni dopo il passaggio delle funzioni alla nuova Agenzia delle Entrate – Riscossione. E’ il contenuto di alcuni dei 1.043 emendamenti presentati nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera al decreto Fisco, collegato alla manovra e dalle cui misure il governo conta di ricavare oltre 4 miliardi di coperture. La maggior parte delle proposte di modifica (313) è stato presentato dal Pd, che chiede tra l’altro la riduzione delle sanzioni. Seguono Forza Italia e il Movimento 5 Stelle, con quest’ultimo che auspica per prima cosa “una vera abolizione di Equitalia” invece del “maquillage superficiale” previsto dal governo ma chiede anche “la cancellazione tout court del condono ai furbi che loro chiamano voluntary disclosure bis” e lo stop agli smisurati poteri di accesso alle banche dati concessi al braccio della riscossione.
Dalla maggioranza “emendamenti bandiera” su aggi e sanzioni – Per Area popolare occorre fissare un tetto in modo che aggi e sanzioni non possano “superare il 50% della somma dovuta”. Il Pd punta invece, con un emendamento firmato da tutto il gruppo in commissione Finanze, al dimezzamento delle sanzioni, che oggi vanno dal 90 al 360%. Secondo il capogruppo Michele Pelillo l’emendamento “vuole promuovere una riflessione sul tema. E’ una proposta aperta a qualunque soluzione. L’essenziale è che si apra questo capitolo”. Anche Ap parla di “un ‘emendamento bandiera‘ per aprire il dibattito”. Pare di capire, dunque, che la maggioranza punta a cambiare nel profondo i contenuti del testo. A partire dalle regole entro cui dovrà muoversi il nuovo ente pubblico che prenderà il posto di Equitalia.
Se non cambia il quadro normativo, infatti, l’Agenzia delle Entrate – Riscossione si comporterà esattamente come il predecessore, continuando per esempio a chiedere al contribuente oneri di riscossione (il vecchio aggio) pari al 6% dell’importo dovuto. Misura fissata dal governo Renzi in uno dei decreti attuativi della delega fiscale, quello su “Misure per la semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di riscossione” pubblicato in Gazzetta ufficiale il 24 settembre 2015. Del resto lo stesso capogruppo Pd della commissione Bilancio, Francesco Boccia, due giorni fa ha detto che “è necessario superare in maniera definitiva il pagamento dell’aggio, oggettivamente troppo oneroso alle attuali condizioni”. Eliminarlo significa però dover trovare i circa 500 milioni annui che ne derivano: l’alternativa è caricarli sulla fiscalità generale, come ha fatto notare la direttrice delle Entrate Rossella Orlandi
“Giù gli interessi in modo strutturale e cancellazione della voluntary bis” – I deputati M5S chiedono che le funzioni di Equitalia tornino “in seno all’Agenzia delle entrate, come accade in tutti i maggiori Paesi Ue. Il governo invece si limita a un maquillage superficiale, un cambio di etichetta sulla carcassa del carrozzone che vessa gli italiani onesti”. Per quanto riguarda le norme della riscossione, “chiediamo di introdurre le migliorie della legge Sibilia: da un rafforzamento dell’autotutela a misure contro le cosiddette ‘cartelle pazze’, da un alleggerimento strutturale degli interessi allo stop ai ruoli per cifre molto basse”. In più il M5s dice “no ai nuovi, smisurati poteri di accesso alle banche dati” e chiede. E chiediamo la cancellazione tout court del condono ai furbi che loro chiamano voluntary disclosure bis”. Da cui il governo però punta a ricavare 1,6 miliardi.
“Quattro rate non bastano a chi ha problemi veri di liquidità” – Per quanto riguarda la rottamazione delle cartelle i pentastellati chiedono che, al posto delle attuali quattro, “si arrivi a 20 rate per le violazioni meno gravi” perché “quattro rate appena, con l’ultima da coprire entro il 15 marzo 2018, non possono andar bene a chi ha problemi veri di liquidità“. E vogliono che “lo Stato restituisca la quota corrispondente alle sanzioni, versata nell’ambito di una rateazione ordinaria delle cartelle Equitalia, in favore di chi punta adesso ad accedere alla definizione agevolata del pagamento dei ruoli”, proseguono. Il governo, invece, “cancella sì le sanzioni e gli interessi di mora, ma si tiene quanto già pagato nel piano di ammortamento precedentemente attivato. Il M5S chiede quindi di compensare la quota sanzioni già versata con il capitale da saldare nell’ambito della sanatoria”. Infine,in merito alla trasmissione telematica trimestrale delle fatture suggeriamo al governo di tutelare le imprese a fronte di questo nuovo onere, prevedendo l’esclusione dagli accertamenti presuntivi semplici. Una fattura passiva comunicata alle Entrate, infatti, non può essere contestata perché il soggetto fornitore non l’ha comunicata a sua volta tra le sue fatture attive, come avverrebbe senza la nostra previsione”.
Scelta Civica – Ala: “Superare il modello basato sull’onere di riscossione” – Scelta civica – Ala, con un emendamento a prima firma del capogruppo Giulio Sottanelli, chiede il “definitivo superamento dell’attuale modello di finanziamento basato sull’onere di riscossione a carico dei destinatari degli atti di riscossione”, con la finalità di “esplicitare in modo inequivoco l’indirizzo programmatico volto al superamento dell’attuale modello basato sull’addebito dell’aggio al debitore, in coerenza alla trasformazione dell’ente riscossore da società per azioni ad ente pubblico economico”. Il gruppo ha presentato anche proposte “per includere nella rottamazione delle cartelle l’anno 2016, per abolire gli interessi di mora e sostituirli con gli interessi legali e per allungare il periodo di pagamento del debito residuo per chi accede alla definizione agevolata”.

sabato 6 giugno 2015

Ottime notizie dalla Cassazione: Equitalia non può più pignorare la prima casa, sentenza19270/2014. La sentenza riguarda anche i pignoramenti già effettuati.



Ottime notizie dalla Corte di Cassazione. Con la sentenza numero 19270/2014 del 12 settembre scorso, è stato stabilito che Equitalia non potrà più pignorare la prima casa qualsiasi sia la situazione. Già in passato si è parlato di pignoramento, da parte dell’Ente di riscossione crediti inviato dall’Agenzia delle Entrate, della prima casa, che poteva avvenire solo in alcune situazioni, ma ora non avviene in nessun caso.
Infatti la novità introdotta dalla Corte di Cassazione stabilisce che, a prescindere dalla data di entrata in vigore del provvedimento ,12 settembre 2014, non vi potrà essere nessun pignoramento nemmeno per quanto riguarda i casi precedenti, quindi la sentenza in questione è “retroattiva”,cioè estesa anche ai pignoramenti avviati prima di tale data oltre che a quelli in corso.
L’unica eccezione è rappresentata dalle abitazioni accatastate come di lusso.

Ovviamente la sentenza riguarda soltanto i procedimenti di pignoramento avviati dalla Agenzia delle Entrate,e quelli del suo ente di riscossione Equitalia,non ai procedimenti di altri enti,come ad esempio i pignoramenti da parte delle banche a causa del mancato pagamento delle rate del mutuo ecc.
La parte più significativa ed importante della sentenza in questione della Corte di Cassazione dice: “dal momento che la norma disciplina il processo esecutivo esattoriale immobiliare, e non introduce un’ipotesi di impignorabilità sopravvenuta del suo oggetto, la mancanza di una disposizione transitoria comporta che debba essere applicato il principio per il quale, nel caso di successione di leggi processuali nel tempo, la nuova norma disciplina non solo i processi iniziati successivamente alla sua entrata in vigore, ma anche i singoli atti di processi iniziati prima“.
Dunque in sintesi, ogni provvedimento di pignoramento relativo alle cartelle esattoriali di Equitalia non pagate dovrà essere annullato ad esclusione di quelli che riguardano le abitazioni considerate di lusso.
La sentenza si riferisce, pertanto, ai cittadini che possiedono una sola casa, quella interessata dal pignoramento, e che è la loro l’effettiva ed unica abitazione nella quale risiedono abitualmente ed anagraficamente. 

venerdì 8 agosto 2014

Maradona, sospesa l'esecuzione della mora di Equitalia da 39 milioni di euro.



La dodicesima sezione della Commissione tributaria di Napoli ha disposto la sospensione dell'esecuzione dell'avviso di mora, notificato a Diego Armando Maradona da Equitalia Sud per il pagamento di 39 milioni di euro. È stato quindi accolto il ricorso dell'avvocato di Maradona, Angelo Pisani, che lamentava l'infondatezza e l'illegittimità dell'invito al pagamento «per non avere mai avuto formale conoscenza della pretesa creditoria, in quanto tutti gli atti presupposti, avvisi di accertamento, ruoli e cartella non gli erano mai stati notificati». Inoltre «i tributi oggetto di pretesta, gravanti sulla Società Calcio Napoli, erano stati fatto oggetto di condono».

L'ordinanza della Commissione tributaria di Napoli conferma, per la trattazione del merito, l'udienza del prossimo 9 ottobre. Già il 26 maggio scorso, la quattordicesima sezione della Commissione tributaria di Napoli aveva disposto la sospensione dell'atto di pignoramento, contro il quale l'avvocato Pisani aveva presentato ricorso. Si tratta di «un altro punto a favore di Maradona - dichiara Pisani - dopo la sentenza positiva del Tar a favore del Pibe de oro, la sospensiva del pignoramento e la Ctu disposta da altri giudici per valutare anche la denunciata duplicazione della pretesa del fisco, già pagata da Ferlaino, in danno del campione».


http://www.ilgazzettino.it/ITALIA/CRONACABIANCA/diego_armando_maradona_esecuzione_mora_equitalia/notizie/827407.shtml

Della serie: I ricchi non pagano mai.

venerdì 29 novembre 2013

ATTENZIONE !! Equitalia: se la multa arriva per raccomandata è nulla!

ZZZSSSS


Equitalia: se la multa arriva per raccomandata è nulla!

Migliaia di cartelle esattoriali di Equitalia sarebbero annullabili per effetto di alcune sentenze pronunciate dalle Commissioni Tributarie di varie province d’Italia.

A dare speranza ai tanti che in si trovano ad avere a che fare con la temutissima società di riscossione è un vizio di forma riscontrato dai tribunali: Equitalia, infatti,non sarebbe autorizzata a inviare direttamente notifiche di pagamento. Secondo l’articolo 26 del D.P.R. n. 602 del 1973, infatti, tali comunicazioni possono essere fatte soltanto dai soggetti legittimati e autorizzati, e l’articolo appena citato elenca, per filo e per segno, questi stessi soggetti: ufficiali di riscossione, messi comunali o agenti di polizia municipale (negli ultimi due casi per rendere valida la notifica è necessaria la stipula di una convenzione tra Comune e concessionario). Tutto ciò che non rientra in queste categorie non è autorizzato alla notifica diretta. Equitalia, sinora, era ricorsa alla notifica tramite raccomandata perché il primo comma dell’articolo 26 (che reca le disposizioni sulla “Notificazione della cartella di pagamento“) prevede la possibilità dell’invio postale con ricevuta di ritorno all’interessato: come hanno dimostrato diverse pronunce (CTP Lombardia n. 61/22/10, CTP Lecce n. 909/5/09, Tribunale di Rossano 08/01/2008), però, le comunicazioni postali sono concesse, anche in questo caso, solo ed unicamente agli agenti di riscossione: nessuna possibilità, quindi, che a farlo sia un altro soggetto.

I cittadini che hanno ricevuto, negli anni scorsi, le vituperate cartelle di Equitalia tramite raccomandata, si stanno facendo forti di queste sentenze e hanno cominciato a far arrivare alla società di riscossione una valanga di ricorsi da tutta Italia, con buone possibilità, visti i precedenti, di ottenere ragione da vari Tribunali d’Italia.

mercoledì 20 novembre 2013

Brindisi, il sindaco Cosimo Consales indagato per riciclaggio e ricettazione.

Brindisi, il sindaco Cosimo Consales indagato per riciclaggio e ricettazione


Contestato anche il reato di abuso d'ufficio. Al centro dell'inchiesta, un debito da 300mila euro maturato con Equitalia, che il primo cittadino avrebbe rateizzato sfruttando il suo ruolo e violando le norme antiriciclaggio. Insieme a lui, raggiunte da avviso di garanzia altre tre persone, tra cui un dirigente della società di riscossione.

Riciclaggioricettazioneabuso d’ufficio. Sono queste le ipotesi di reato contenute nell’avviso di garanzia notificato a Cosimo Consales, sindaco di Brindisi in quota Pd. Insieme a lui, sono indagati il dirigente del suo staff, Cosimo Saracino, un commercialista di Lecce, Massimo Vergari, e l’ex direttore di Equitalia della città Giuseppe Puzzovio, accusato anche di concussione. Gli agenti della Digos si sono presentati con un decreto di perquisizione e sequestro negli uffici comunali di Brindisi, dove hanno prelevato pc, tablet, e documenti. Altre perquisizioni sono state eseguite anche a Lecce e Bari in relazione alle attività degli altri indagati.
Sotto la lente degli investigatori e dei pm Giuseppe De Nozza e Savina Toscani, che coordinano l’inchiesta, c’è un debito da 300mila euro che Consales avrebbe maturato con Equitalia prima di diventare sindaco operando con una società di cui era rappresentante legale. Dopo l’elezione, secondo l’accusa, Consales ha concordato una rateizzazione del debito, ma approfittando del suo ruolo istituzionale. Di qui, la contestazione dell’abuso di ufficio. La quota pagata sinora sarebbe di 20mila euro divisa in rate mensili e saldata in contanti violando le norme antiriciclaggio che impongono una completa tracciabilità del denaro. Sulla restante parte ancora non pagata si concentra ora l’attenzione degli investigatori.
Giuseppe Puzzovio, invece, ora in servizio a Bari, è accusato di avere sottoposto a pressioni suoi dipendenti in Equitalia per compiere delle irregolarità in vantaggio del primo cittadino. La società di riscossione dei tributi ha fatto sapere in serata che “sono state attivate le procedure per allontanare in via cautelativa” il dirigente dal servizio e “di avere dato mandato ai propri legali di costituirsi persona offesa nel procedimento penale”. 
L’approfondimento investigativo sull’importo dovuto a Equitalia è stato disposto nell’ambito di un’altra inchiesta sulla società di comunicazione News Sas, della quale il sindaco possedeva quote fino poco prima di entrare in politica. I pm stavano accertando eventuali irregolarità nell’affidamento dal parte del Consiglio del servizio di comunicazione istituzionale e di rassegna stampa proprio alla sua società. Accertamenti sono in corso anche sul cartellone degli eventi estivi e natalizi del 2012. Per queste inchieste Consales è già indagato per abuso d’ufficio.
“Ribadisco la mia piena fiducia nella magistratura e collaborazione rispetto all’inchiesta”, si è difeso Cosimo Consales. “Sono stati acquisiti ulteriori atti e documentazione, ma ciò accade spesso. Credo che l’inchiesta sia sempre la stessa, ma sentirò il mio avvocato per comprendere di che si tratta”. All’attacco, invece, l’opposizione. “Prendiamo atto delle condizioni gravi in cui si trova l’amministrazione comunale che, a mio giudizio, consiglierebbero di pensare allo scioglimento di questo Consiglio alla luce dei risultati della gestione operata in questo scorcio di consiliatura”, ha tuonato Mauro D’Attis (Pdl). “Si dimetta il sindaco o dimettiamoci tutti”.

domenica 27 ottobre 2013

Condono fiscale, buco da 3,5 miliardi tenuto nascosto per undici anni. - Marco Palombi

Condono fiscale, buco da 3,5 miliardi tenuto nascosto per undici anni


Il provvedimento ideato da Tremonti e Berlusconi del 2002 doveva portare 5,2 miliardi. La Corte dei Conti scopre che ne sono arrivati solo 1,8. Ora il governo, per coprire la voragine nei bilanci pubblici, vuole tornare dagli evasori che non hanno mai versato il dovuto per battere cassa.

Vi ricordate il condono fiscale tombale del 2002 di Berlusconi e Tremonti? Ebbene, è ancora vivo e lotta insieme a noi: è tanto vero che – a undici anni dall’approvazione – si scopre che i “condonati” hanno pensato bene di non pagare tutto il dovuto (anche se, ora, potrebbero avere una brutta sorpresa). Secondo un documento della Corte dei Conti – richiesto dal presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, mentre si lavorava sull’ultimo Documento di economia e finanza – al 10 settembre di quest’anno mancano all’appello la bellezza di tre miliardi e mezzo di euro circa.
Secondo la magistratura contabile, il gettito complessivo per sanare definitivamente ogni irregolarità sull'IrpefIrpeg, addizionali regionali, Ilor e quant’altro al dicembre 2002 doveva essere complessivamente di 26 miliardi: non si tratta di una previsione, ma del calcolo di quanto dovuto da chi ha aderito al condono ricevendo in cambio benefici come un sostanzioso sconto sulle tasse non pagate e la cancellazione di eventuali reati fiscali. Peccato che poi parecchi abbiano deciso di non pagare tutto, cioè di evadere sull’evaso. D’altronde la legge pareva scritta apposta per farlo: il condono, infatti, si considerava completato dopo aver pagato la prima rata. Di più: a chi sceglieva di rateizzare non si chiedeva alcuna fideiussione sul rimanente debito con l’erario.
Risultato: se uno dopo la prima rata non pagava più, partiva la solita catena per la riscossione coatta tra Agenzia delle Entrate ed Equitalia; il tizio però nel frattempo non poteva essere accusato per i reati eventualmente commessi né gli si potevano applicare le multe cancellate dal condono.
La cosa venne fuori nel novembre 2008: su 26 miliardi ne abbiamo riscossi meno di 21, mise a verbale la Corte dei Conti. Per la precisione mancano all’appello 5,2 miliardi, il 16,2 per cento del totale al netto di sanzioni e interessi. Il governo, che poi era lo stesso che aveva fatto il condono, reagì sgomento: impossibile, inaudito, adesso ci pensiamo noi, gli espropriamo tutto. Siamo alla manovra del 2010, quando la commissione Ue comincia a spingere per l’austerità. Lì Tremonti si gioca il tutto per tutto: entro ottobre del 2011 l’Agenzia delle Entrate deve “effettuare una ricognizione” dei contribuenti che non abbiano ancora provveduto ai pagamenti e avviare nei trenta giorni successivi le procedure di riscossione coatta.
Bene così, problema risolto. O quasi: nell’estate 2011 Tremonti prorogò il termine al 31 dicembre 2012 e poi, tanto per stare tranquilli, Monti decise di fissarlo alla fine del 2013. D’altronde mica è una cosa così facile capire chi ha pagato e chi no: il condono del 2002 in qualche caso – almeno 34 mila contribuenti – fu addirittura anonimo, modello “scudo fiscale”. Alla fine, insomma, in sei anni si è riusciti a recuperare 1,8 miliardi (comprensivi, peraltro, di sanzioni e interessi per i ritardi sulle rate). E i benefici del condono? Sono ancora là.
E qui veniamo all’oggi. Quei tre miliardi e mezzo che mancano all’appello sono tornati d’attualità mentre gli uffici del Tesoro e le commissioni parlamentari consumavano gli occhi per far tornare i conti del Def: conti, sia detto per inciso, che per il 2013 tornano solo perché finora agli atti risulta che dovremo pagare la rata dell’Imu di dicembre per complessivi 2,4 miliardi di euro. In quei giorni, come detto, Francesco Boccia chiese alla Corte dei Conti notizie sull’annosa vicenda del condono tombale del 2002 scoprendo quei 3,4 miliardi dimenticati: “Adesso le proroghe sono finite – spiega al Fatto Quotidiano il deputato del Pd – e dobbiamo fare di tutto, già nella legge di stabilità, per recuperare i soldi: la prima cosa è prevedere che chi non è in regola coi pagamenti perde subito i benefici del condono, poi studieremo se applicare penalizzazioni accessorie”.
In sostanza, chi non ha pagato le rate dopo la prima potrebbe non solo trovarsi a dover sborsare tutte le tasse dovute senza alcuno sconto (anche cinque volte più di quanto pattuito a suo tempo), ma pure finire sotto la lente della magistratura per eventuali reati fiscali. Si vedrà, ma va detto che i precedenti non lasciano ben sperare: come ha rivelato l’Agenzia delle Entrate nel 2005, in sessant’anni di condoni solo quelli del 1989 e del 1992 hanno rispettato le previsioni di gettito.

giovedì 21 marzo 2013

Equitalia, protesta dei consumatori per aumento interessi di mora.


Equitalia, protesta dei consumatori per aumento interessi di mora


Federconsumatori e Adusbef sul piede di guerra per l'incremento del 15% applicato dal primo maggio sui pagamenti ritardati. Le due associazioni attaccano Befera: "Piove sul bagnato. Vuole fare cassa con metodi prepotenti ed arroganti".

Levata di scudi delle associazioni dei consumatori contro  la decisione di Equitalia di aumentare i tassi di interesse di mora dal prossimo primo maggio. Con l’aumento, che il direttore dell’agenzia delle Entrate, Attilio Befera, definisce “previsto dalla legge”, il tasso di interesse applicato sui ritardati pagamenti delle cartelle esattoriali iscritte a ruolo passa dal 4,55% al 5,22 per cento (+15%).
“Una vera e propria assurdità. Piove sul bagnato”, commentano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef. “Piuttosto che pensare ad aumentare i tassi di mora – proseguono Trefiletti e Lannutti – Equitalia dovrebbe dare la priorità ad una decisa riorganizzazione della struttura, migliorando i pessimi rapporti con il pubblico”.
E se Equitalia non darà risposte, le due associazioni “avvieranno tutte le iniziative necessarie per tutelare le famiglie”. Non solo, sottolineano Trefiletti e Lannutti, “non bastava l’aumento dei prezzi e delle tariffe, la caduta verticale del potere di acquisto (-14,1% dal 2008) e l’incredibile livello raggiunto dalla pressione fiscale nel nostro Paese, con aumenti solo nel 2013 di 421 euro”. Ma ora anche Equitalia, incalzano, “dà un ulteriore contributo per accrescere la preoccupazione e lo stato di vera e propria esasperazione in cui si trovano le famiglie”.
La società, “già tristemente nota per le cartelle pazze, ancora una volta, vuole fare cassa, per conto dell’Agenzia delle Entrate, con metodi prepotenti ed arroganti”, accusano poi Trefiletti e Lannutti e concludono: “E’ impensabile che un cittadino debba trascorrere giornate intere in coda per richiedere informazioni o attivare le procedure di contestazione o rateizzazione delle cartelle esattoriali”.
“L’adeguamento annuale dei tassi di interesse di mora applicati alle cartelle di pagamento è previsto dall’articolo 30 del dpr 602/1973. Pertanto non esiste alcuna discrezionalità da parte di Equitalia o dell’Agenzia delle Entrate che adotta il provvedimento con i nuovi tassi”, ha puntualizzato dal canto suo Equitalia. “Per evitare questo meccanismo è necessario che il Parlamento cambi la Legge”, spiega la società. Si precisa inoltre che “gli interessi previsti nelle cartelle sono riscossi da Equitalia per conto degli enti pubblici creditori ai quali vengono riversati insieme a tributi e sanzioni”.
Per quanto riguarda invece i rapporti con il pubblico, Equitalia “da sempre è impegnata nel migliorare l’assistenza ai cittadini. Lo scorso anno, ad esempio, sono stati attivati nei capoluoghi di provincia sportelli dedicati alla soluzione dei casi più delicati di famiglie e imprese in difficoltà a causa della crisi economica. Gli sportelli ordinari impegnati nei pagamenti, nelle rateizzazioni e nelle altre regolari attività garantiscono tempi d’attesa del tutto adeguati”.
Oggi, tra l’altro, “i cittadini hanno a disposizione diversi canali di contatto con Equitalia, come ad esempio il numero verde, per avere informazioni e assistenza, e il sito internet per effettuare numerose operazioni”. Non solo. “Continuare ad accusare Equitalia di responsabilità che non ha, non fa altro che alimentare il clima di tensione che, anche in questi giorni, ha portato a episodi di intimidazione nei confronti del personale”.
Noi siamo l'Italia, dove tutto funziona al contrario.

venerdì 21 settembre 2012

Livorno, murato l’ingresso di Equitalia. “Bisogna ribellarsi per non suicidarsi”.


porta murata equitalia livorno (2) interna nuova


Un gruppo di una decina di persone è stato scoperto mentre armeggiava con secchi e cazzuole davanti alla sede dell'agenzia. Un collettivo "rivendica" l'azione e invita a scendere in piazza: "Se la prende solo con i poveri".

Mattoni bianchi “da tamponamento” e calcestruzzo e l’ingresso della sede di Equitalia finisce murato. E’ successo nel pomeriggio a Livorno. Un’azione dimostrativa di almeno una decina di persone, sulla quale stanno ora indagando i carabinieri. Tuttavia nessuno sembra aver visto niente finché non si è insospettito il portiere di un edificio a fianco di quello in cui si trova l'agenzia di riscossione. A quel punto il gruppetto, che era arrivato trasportando tutto il necessario con dei carrelli di un supermercato, si è allontanato. Tutto registrato dagli stessi autori del “blitz” e pubblicato su youtube.


All’interno degli uffici, peraltro, si trovavano anche alcuni impiegati (l’ufficio era chiuso al pubblico), ma non hanno notato niente di strano, anche perché stavano lavorando al primo piano. Stando alle prime ricostruzioni dell’Arma e dei testimoni i muratori improvvisati avrebbero agito in pochi minuti, arrivando ad alzare tre file di mattoni.
All’esterno della sede di Equitalia – oltre all’attrezzatura utilizzata per alzare il muretto – è stato trovato anche un piccolo manifesto, attaccato a una ringhiera, che promuove una manifestazione in città per sabato prossimo proprio contro la società di riscossione: “Ribellarsi per non suicidarsi, in piazza contro Equitalia”. 
Una forma di protesta, insomma, poi “rivendicata” dal comunicato di un gruppo chiamato “Ex Caserma Occupata”, nato dopo l’occupazione, per l’appunto, di una caserma della polizia dismessa da tempo come protesta contro l’emergenza abitativa.  ”Chiudi la porta a Equitalia – si legge nel comunicato – Oggi precari e disoccupati sull’orlo di una crisi economica e nervosa, prima di suicidarsi hanno deciso di lottare per i loro diritti, pacificamente e simbolicamente con un’azione goliardica”
“Nonostante sia sempre più difficile sopravvivere alla ‘crisi’ – aggiunge il manifesto – basta un piccolo ritardo o una cartella non pagata per rimanere indebitato a vita, mentre chi evade le tasse per milioni di euro ha la possibilità di “adeguarsi” pagando una percentuale irrisoria”. Quindi l’imperativo diventa: “Chiudere Equitalia subito!”. 
Non è la prima volta che la sede di Equitalia di Livorno (che si trova in centro, non lontano dalla zona pedonale) è presa di mira da episodi di contestazione. Il più recente è stato anche il più grave. A maggio due bottiglie molotov furono scagliate contro l’ingresso e le fiamme danneggiarono l’esterno della sede. L’inchiesta ha poi portato alla denuncia di 9 ragazzi, tutti molto giovani. A gennaio, invece, il direttore dell’agenzia ricevette una lettera con un proiettile 7,65. In quel caso, tuttavia, sembrò più un gesto isolato: tra le altre cose definiva il recapito della pallottola come un avviso e precisava esplicitamente la lontananza da qualsiasi ideologia anarchica. Anche per questo motivo nella zona ci sono molte telecamere di sorveglianza.