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giovedì 16 marzo 2017

EQUITALIA BEFFATA DALL'IMPRENDITORE ALBANESE: NON PAGHERÀ I 2 MILIONI. - Olivia Bonetti



FELTRE - Lavorava con prezzi concorrenziali sbaragliando le altre imprese edili, ma era completamente sconosciuto al fisco: non ha mai versato l'Iva o pagato imposte. Il sogno italiano di Eduart Byku, albanese 36enne che risiedeva a Feltre, nonostante tutto, è finito nel migliore dei modi: prescrizione.  
Byku  era arrivato in Italia nel 1996 dall'Albania dopo aver imparato l'italiano in  tv: aveva fatto il giardiniere in Puglia e dal 2002 era  a Feltre con l'impresa edile. Giocava a calcio nella Porcenese, voleva laurearsi a Trento. Poi è sparito dal nostro Paese quando ha visto che il vento stava cambiando (la crisi del settore e l'indagine Gdf): s'è venduto tutti gli immobili dell'impresa sui quali c'era la procedura di riscossione coattiva: erano 15 appartamenti che sono spariti in alcuni casi venduti  a se stesso e a una srl costituita apposta. È riuscito così a non perdere un centesimo.  Nel primo processo è stato assolto perchè la legge era cambiata, nel secondo approdato ieri in tribunale perchè il reato si è prescritto. «L'Italia è un Paese libero - diceva spesso l'albanese -, ma c'è ancora troppa distanza tra italiani e stranieri». E visto come è andata aveva proprio ragione.

sabato 20 aprile 2013

Non voleva licenziare nessuno, si uccide di notte gettandosi nel laghetto della villa. - Romano Zaghet


Firmino Santarossa e la sede della sua azienda a Prata di Pordenone


Telecamere hanno ripreso gli ultimi minuti di vita di Santarossa. Previsti un centinaio di licenziamenti, fabbriche chiuse per lutto.

PORDENONE - Un centinaio di dipendenti da mandare a casa, magari anche l’anziano operaio con il quale era solito scambiare quattro chiacchiere o quello che aveva visto crescere in un paese dove ci si conosce tutti. Un pensiero fisso che era diventato un fardello troppo pesante da portare, soprattutto per un imprenditore "vecchio stampo" come Fermo (Firmino) Santarossa.

Ha deciso di togliersi la vita gettandosi nel laghetto del grande giardino che circonda la villa di via Oderzo a Prata di Pordenone. Senza testimoni, senza lasciare un biglietto, senza disturbare nessuno. A trovare il corpo ormai senza vita è stata la moglie Graziella Bianchin, che si era addormentata col marito accanto. Dalle telecamere esterne della villa sono state registrate le immagini dell’imprenditore di 73 anni che esce di casa dal balcone della camera intorno alle 4 del mattino per dirigersi verso il laghetto, recintato con una rete alta un’ottantina di centimetri. 

Il dolore che non trova parole, la telefonata ai carabinieri di Prata e la notizia che si diffonde in un batter d’occhio nel paese dove dagli anni Settanta Firmino Santarossa, assieme al fratello Mario, ha mosso i primi passi nel mondo dell’imprenditoria per poi dare vita a un colosso che dà lavoro a circa seicento persone, che con l’indotto arrivano a mille.

La morte arriva anche in fabbrica e ferma tutto: chiudono per lutto gli stabilimenti del gruppo Santarossa a Prata, Caneva e Mansuè, in provincia di Treviso che producono cucine, soggiorni, camere da letto, antine e arredamenti per navi. Un gruppo che, come tanti altri in questo momento difficile, sta accusando qualche problema. Proprio queste difficoltà da tempo preoccupavano molto Firmino. 

Ma la situazione di difficoltà del gruppo Santarossa - a detta anche del sindacato -, vista la solidità della società presenta tutte le caratteristiche per essere gestita senza ripercussioni occupazionali drammatiche. Il colosso di Prata è certamente coinvolto in un rallentamento produttivo, ma la situazione è decisamente migliore rispetto a molte altre aziende del distretto mobiliero. Ma quella riorganizzazione - legata anche a una tensione finanziaria sulla filiera dei pagamenti da parte di alcuni clienti - che dovrebbe riguardare meno di un centinaio di addetti non era stata accettata dal vecchio timoniere dell’impresa.

La famiglia si è chiusa nel dolore. Da Unindustria arrivano le parole del presidente Michelangelo Agrusti: «Siamo consapevoli che la situazione dell’economia provinciale è di una gravità inaudita. È il momento di rafforzare le prospettive di rilancio e salvaguardia dei posti di lavoro».