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martedì 12 novembre 2024

Profezie di Nostradamus: previsioni per il 2025

 

Le previsioni di Nostradamus per il 2025.

Sarà l’anno più caldo di sempre? Diremo addio a papa Francesco e a Carlo III di Inghilterra? Ecco che cosa ci aspetta secondo l’astrologo provenzale.

Tra curiosi e scettici, Nostradamus cattura ancora una volta l’attenzione con le sue profezie per il 2025.

Sarà perché nei secoli la notorietà di Nostradamus – filosofo, medico, astronomo, astrologo, indovino e consigliere alla corte di Francia – è rimbalzata dalla Provenza al mondo intero e non accenna a diminuire. O perché dell’astrologo francese si dice che già nel XVI secolo abbia previsto alcuni degli eventi più importanti dei secoli a venire, tutti concentrati sui gradini più alti della scala della gravità, non intesa in senso newtoniano. O per il gusto di provare a sciogliere gli enigmi che si celano dietro le sue quartine.

Sta di fatto che ormai da sette anni anche inProvenza segue “da vicino” le previsioni di Nostradamus.

2019-2025: sette anni di guai.

Del 2019Michel de Nostredame – così Nostradamus negli antichi registri di Saint-Rémy-de-Provence, il villaggio provenzale che gli diede i natali nel 1503 – parlò come di un annus horribilis; per il 2020 le sue centurie predissero guerre, sciagure naturali e rivolgimenti politici in gran parte del pianeta; toni inquietanti e apocalittici sono quelli dei colori con cui l’indovino dipinse il 2021, e anche per il 2022 annunciò innumerevoli disastri di enorme portata. Ancora, Nostradamus indicò il 2023 come “l’inizio di una nuova era” della storia dell’umanità, foriera di sciagure ma anche di rivelazioni; e per il 2024 previde disastri climatici, cambiamenti tecnologici e conflitti tra superpotenze.

Se è difficile dire quante e quali di queste profezie abbiano effettivamente trovato riscontro nello svolgersi degli eventi (si tratta pur sempre di interpretazioni), è però certo che gli ultimi anni sono stati prodighi di grandi lezioni per l’umanità: dal punto di vista geopolitico, geoclimatico e pandemico, eventi capaci di mettere a repentaglio il futuro del genere umano si sono presentati puntuali all’appuntamento. Sarà forse per questo, o per quel diffuso senso di incertezza che ne deriva: la spinta a consultare le Profezie di Nostradamus per il 2025 resta insopprimibile.

Le profezie di Nostradamus: la natura e la mano dell’uomo.

Come per gli anni precedenti, anche per il 2025 nelle Centurie di Nostradamus convivono eventi generati dalla natura ed avvenimenti dovuti alla scelleratezza del comportamento umano, non senza connessioni tra l’una e l’altra categoria di cause.

Non ci sono forse le nostre scelte anche dietro molte delle catastrofi naturali che si stanno moltiplicando proprio negli ultimi decenni? Se in molti casi è quella che un tempo si sarebbe chiamata “natura matrigna” a provocare disastri, in più di un’occasione e in più di una delle sue pagine lo stesso Nostradamus ci richiama alle nostre responsabilità.

Le profezie di Nostradamus per il 2025: più calore e siccità che mai.

È sul fronte dei fenomeni naturali che le profezie di Nostradamus per il 2025 segnalano gli eventi più numerosi e inquietanti. A partire dal protrarsi della grave situazione climatica che ha già visto indicare il 2023 come l’anno più caldo di sempre per il nostro pianeta da parte dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (e l’estate 2024 non è ancora finita).

“La terra arida diventerà più arida, e ci saranno grandi inondazioni quando si vedrà”, scrisse Nostradamus, immaginando anche una situazione di fame diffusa a causa di ‘un’onda pestifera’. In pratica, l’anno più caldo e più secco dal 1850, cioè da quando si registra la temperatura media mondiale. Impossibile non notare un’inquietante segnale di continuità con l’attuale crisi climatica: probabile, anzi, che le sfide ambientali si intensificheranno nel 2025.

Le profezie di Nostradamus per il 2025: terremoto in Giappone.

Oltre agli eccessi estremi di calore e siccità, per il 2025 Nostradamus predice un terremoto catastrofico che dovrebbe a sua volta provocare uno tsunami di proporzioni devastanti. Il cataclisma dovrebbe verificarsi al largo delle coste del Giappone, area non nuova a fenomeni di questo tipo.

Come non ricordare, infatti, il Grande terremoto e maremoto del Giappone orientale del 2011, quando il mega sisma sottomarino dell’11 marzo, con epicentro nell’Oceano Pacifico a 72 km a est della penisola di Oshika, generò lo tsunami che mise fuori uso i generatori di emergenza dei sistemi di raffreddamento dei reattori della centrale nucleare di Fukushima?

Una previsione, quella di Nostradamus, che non può non ricordarci il carattere imprevedibile del pianeta Terra e il potenziale di future calamità.

Da notare che Nostradamus avrebbe previsto un terremoto in Giappone anche per il 2022 (“Verso la mezza siccità estrema / Nella profondità dell’Asia diranno terremoto”), destinato a provocare molti danni materiali. E in effetti il 16 marzo un terremoto di magnitudo 7.4 ha colpito il Paese, ancora una volta al largo di Fukushima.

Le profezie di Nostradamus per il 2025: forti eruzioni vulcaniche in vista

Terremoto e maremoto non sono gli unici cataclismi previsti da Nostradamus per il 2025. Nelle centurie dell’indovino francese si identificano infatti anche fenomeni vulcanici di proporzioni enormi.

In particolare, Nostradamus avverte di un’eruzione vulcanica che potrebbe essere peggiore, in temini di effetti, persino di quelle più forti del Vesuvio, avvenute rispettivamente nel 79 d.C. e nel 1631 d.C.

La prima seppellì Pompei ed Ercolano con i loro abitanti sotto 8 metri di cenere incandescente che in poco tempo le intense piogge trasformarono in una colata di fango spessa 20 m; la seconda provocò la morte di circa 18mila persone: con queste premesse, possiamo farci un’idea delle proporzioni dell’evento previsto dal veggente provenzale per il prossimo anno, e del suo potenziale distruttivo.

Oggi ci troviamo inoltre in un mondo molto più antropizzato e urbanizzato di quanto non fosse quasi due millenni fa o poco dopo la metà del millennio scorso: l’impatto e gli effetti sarebbero sconvolgenti.

Le profezie di Nostradamus per il 2025: una nuova malattia infettiva

Ancora non è del tutto chiara l’origine della pandemia di Covid-19 che dal 2019 ha sconvolto le nostre vite, ed ecco che per il 2025 Nostradamus prevede la diffusione di una nuova malattia infettiva.

Questa volta, però, il luogo di origine dell’epidemia non coinciderebbe né con un mercato né con un laboratorio. Nostradamus allude, infatti, al ritorno in circolazione di un virus mortale, vecchio di migliaia di anni, che verrebbe rilasciato nell’oceano con lo scioglimento dei ghiacciai: un fenomeno che si sta già verificando.

Ancora una volta siamo chiamati in causa noi umani: la profezia richiama in modo evidente gli effetti del fenomeno del riscaldamento globale che, a partire dall’innalzamento dei mari, rappresentano una nuova minaccia per l’umanità.

Le profezie di Nostradamus per il 2025: tempi duri per la Royal Family

Non è la prima volta, anche tra gli anni recenti, che Nostradamus predice uno sconvolgimento nella monarchia britannica. Secondo le sue Prophéties, il Regno Unito avrebbe dovuto avere un nuovo sovrano già nel 2020, con buona pace della Regina Elisabetta II. Per il 2023, poi, l’astrologo francese avrebbe messo in conto non solo la fine del regno di Her Majesty, ma anche un lungo periodo di lutto nazionale e l’ascesa al trono dell’allora principe Carlo. Sappiamo cosa e quando è successo.

E nel 2025? Un altro Il “re delle isole” sarà “cacciato con la forza” da un uomo “senza il marchio di un re”. Potrebbe trattarsi di un outsider, ma anche di qualcuno che, pur vicino alla corona, semplicemente non è nella linea di successione. Al momento, sospetti e speculazioni tendono a convergere su un membro della Royal Family non troppo gradito a Buckingham Palace.

Le profezie di Nostradamus per il 2025: morto un papa…

Anche il Vaticano è stato spesso al centro delle previsioni di Nostradamus. E secondo l’astrologo nel 2025 lo scranno pontificale vedrebbe appunto un avvicendamento. La stessa ipotesi avanzata per il 2024, ma con una differenza sostanziale: se anche l’anno in corso avrebbe dovuto vedere un nuovo pontefice prendere il posto di Papa Francesco (e chissà, forse il cambio al vertice avverrà da qui al 31 dicembre), il riferimento era a un cardinale di origine asiatica o africana.

Per il 2025, invece, a sostituire Francesco alla cattedra di San Pietro sarebbe “un successore romano”. In ogni caso, un cambiamento sostanziale per l’intera comunità cattolica mondiale.

Le profezie di Nostradamus per il 2025: l’avversario rosso.

Nelle profezie attribuite al 2025 torna in scena anche il contesto geopolitico, altra costante – seppur con diverse variazioni – delle previsioni di Nostradamus. L’indovino chiama infatti in causa un “avversario rosso” che muove guerra, provocando combattimenti e battaglie navali.

Il riferimento è criptico e potrebbe essere attribuito a diverse regioni, ma l’interpretazione della maggior parte degli studiosi del Nostro tende a leggere in questi passaggi il riferimento a una possibile invasione di Taiwan da parte della Cina.

Per Pechino il 2025 sarà l’anno del Serpente, il segno più enigmatico dell’oroscopo cinese e uno dei più venerati insieme al Drago (2024). Simboleggia la saggezza, l’astuzia e l’intuizione: tutte doti necessarie per impostare una strategia bellica vincente.

Biden, Trump e gli Usa nelle profezie di Nostradamus

Le profezie di Nostradamus non sono scritte “per anno”: che cosa dobbiamo aspettarci dopo ogni rivoluzione solare è frutto di un lungo e faticoso lavoro di lettura, esegesi e interpretazione. E nulla ci viene rivelato, parrebbe, del destino degli Stati Uniti dopo che, il 5 novembre, gli elettori americani avranno scelto il loro presidente per i successivi cinque anni.

Possiamo però ripercorrere brevemente le profezie relative agli anni passati per cogliere i segnali di quanto è accaduto oltreoceano nei tempi più recenti.

Un paio di anni fa, ad esempio, scrivevamo: “Secondo le profezie di Nostradamus, nel 2023 gli Stati Uniti potrebbero dover affrontare una guerra civile. Stando alle previsioni dell’astrologo francese, lo scoppio di una guerra civile negli Usa potrebbe verificarsi all’inizio dell’anno”. Che il riferimento fosse, con uno scostamento di un paio d’anni, all’assalto al Campidoglio del gennaio 2021?

Per di più, secondo a Nostradamus, anche a titolo personale per Joe Biden il 2023 non si sarebbe prospettato un anno facile: “Quanto al presidente degli Stati Uniti”, proseguivamo, “stando alle centurie dell’indovino francese, nel 2023 Joe Biden dovrebbe soffrire di una malattia misteriosa, oltre a subire la perdita di un membro della famiglia, provocata da un tragico incidente”. Come non ricordare che già nel 1972 Biden aveva perso l’allora moglie Neilia Hunter e la figlioletta Naomi in un incidente stradale, e nel 2015 il figlio primogenito Beau (Joseph R.) per un tumore?

Quanto a Donald Trump, il veggente Nostradamus ne avrebbe previsto la vittoria alle presidenziali del 1996, parlando di un presidente che “provocherà molta discordia”.

https://www.inprovenza.it/lifestyle/curiosita/profezie-di-nostradamus-previsioni-per-il-2025#:~:text=Oltre%20agli%20eccessi%20estremi%20di,a%20fenomeni%20di%20questo%20tipo.

sabato 20 giugno 2020

Panna smontata. - Marco Travaglio

SCRIBACCHINO – www.agerecontra.it
(scribacchini)
Anni fa non so più quale pubblicità degli assorbenti mostrava il prodotto bello gonfio prima della cura e poi pressato a sottiletta dopo la cura. Lo stesso trattamento “tara” andrebbe praticato all’informazione politica, che produce ogni giorno enormi quantità di panna montata destinate regolarmente a finire nel nulla. L’altra sera, a Otto e mezzo, mentre un’ex allieva di Pio Pompa giocava a Risiko con l’ennesima scissione dei 5 Stelle, seguita dalla crisi di governo e dall’ingresso di B. nella maggioranza (col M5S!), quel vecchio volpone di Paolo Mieli liquidava il tutto come “il solito chiacchiericcio che fanno i giornali per divertirsi”. Cioè dava per scontato che i giornali debbano inventarsi storie inverosimili per ammazzare il tempo e la noia. E in effetti questo è il passatempo preferito di molte testate, il che spiega la reputazione sottozero della categoria. Basta collezionare un giornale a caso per un mese e verificare che cosa rimane fra le pagine chiare e le pagine scure di presunte “notizie” sparate con grande rilievo 30 giorni prima: nulla. Per non parlare dei “retroscena”: gustosi anche quand’erano inventati ai tempi della grande politica, ma non ora che è già abbastanza triste e pallosa la scena, figurarsi il retro. L’informazione a somma zero si è vieppiù aggravata da quando Conte, per la gestione della pandemia, si è consolidato come il politico più popolare d’Italia. E il Giornale Unico dell’Ammucchiata, scambiando i desiderata dell’Editore Unico per la realtà, ha deciso che deve sloggiare. Dunque ha preso ad annunciare ogni giorno la caduta del governo. Poi, siccome una balla tira l’altra, ha iniziato a inventare, nell’ordine: i registi della crisi (Renzi, Mattarella, Zingaretti, Franceschini, Di Maio, Di Battista); i nomi del nuovo premier (Draghi, Colao, Cottarelli, Bertolaso, Gualtieri, Franceschini, giù giù fino a Guerini e prossimamente a un girino); e le destinazioni del deposto Giuseppi (sindaco di Roma, senatore a Sassari, presidente della Repubblica, ministro degli Esteri, giudice costituzionale, leader del centrosinistra, capo del M5S, anzi del suo nuovo partito “Cont-te”, forse presentatore del prossimo Saremo). Uno spasso.
Da mesi leggiamo tutto e il contrario di tutto, con la garanzia che nulla mai si avvererà. Conte dittatore con pieni poteri che fa tutto da solo ed esautora il Parlamento a suon di decreti e Dpcm. Anzi no, Conte re travicello, immobilista democristiano e indeciso a tutto, che non sa che pesci pigliare e si affida a centinaia di esperti e decine di task force per rinviare sempre. Anzi no, Conte nomina Colao a capo della task force soltanto perché gliel’hanno imposto Mattarella e il Pd.
Ma poi si diverte a fargli la guerra. Anzi no, Conte è schiavo di Colao. Anzi no, Conte scarica Colao. Conte appiattito sul Pd e scaricato dal M5S. Anzi no, Conte è appiattito sul M5S e scaricato dal Pd. Conte non si fa aiutare da nessuno e non ascolta i veri esperti. Anzi no, Conte si fa aiutare dai veri esperti negli Stati generali, ma è un’inutile passerella che non si farà mai perché il Pd non vuole e Di Maio è geloso. Anzi, forse si fa, ma a settembre. Anzi, si fa subito e non sembra poi tanto inutile, tant’è che lo copia pure Sánchez. Conte finge di dialogare con le opposizioni, ma non vuole neppure vederle. Allora le invita a Villa Pamphilj, ma quelle non ci vanno perché “lo attendiamo in Parlamento”. Allora Conte va in Parlamento, ma Lega e FdI escono dall’aula per non incontrarlo (ora citofonerà a Salvini, poi proverà con un mojito alle ciliegie). E vedrete che Conte cade sulla prescrizione, invece non cade. Conte cade sul Russiagate e il rapporto Barr, anzi non cade. Conte cade sulla sfiducia a Bonafede per il caso Di Matteo-Giletti, anzi non cade. Conte cade sul concorso degli insegnanti, anzi non cade. Conte cade sulla sanatoria dei migranti, anzi non cade. Conte chiede all’Ue gli Eurobond e il Recovery Fund, ma non li avrà mai e cadrà: invece li ottiene e non cade. Ma ora vedrete che cade sul Mes e, se non è il Mes, saranno i decreti Sicurezza.
E, se non saranno i decreti Sicurezza, sarà la scissione dei 5Stelle perché la base grillina è stufa del governo (l’ha detto Paragone: infatti il M5S sale nei sondaggi). E, se non sarà la scissione dei 5Stelle, saranno le sommosse, le rivolte e i forconi d’autunno (precisamente a settembre: l’han detto gli autorevoli Folli, Casini e Dagospia). Ma intanto è sicuro: passata la paura del Covid, Conte crolla nei sondaggi perché non ne azzecca più una. Anzi no, ieri il sondaggio di Diamanti su Repubblica lo dà al 65% di gradimento, un punto sopra aprile in piena Fase1. Però le Fasi 2 e 3 sono un disastro: non andremo in vacanza, la scuola non riapre più, le elezioni regionali non si fanno più, la maturità non si farà per via del plexiglass (anzi, una s sola), gli studenti sono abbandonati a se stessi dalla grillina Azzolina (notoriamente incapace: l’ha detto Sala il capace), le mascherine non si trovano, l’idea di quella pippa di Arcuri di metterle a 50 centesimi è folle, la app Immuni non parte per colpa della grillina Pisano (incapace pure lei: l’ha detto la zia di uno che conosco), insomma l’apocalisse è vicina. Poi la maturità si fa, le vacanze e le elezioni regionali pure, la scuola riapre a metà settembre, le mascherine a 50 cent arrivano, la app Immuni c’è, insomma l’apocalisse è rinviata causa bel tempo. Altre cazzate?

mercoledì 30 ottobre 2019

Tutto è andato come avevano previsto. - Maurizio Zaccone

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Nazionalizziamo il partito e convinciamo tutti che il problema dell’Italia non sono i meridionali, ma i “negri”. Fatto.
Facciamo alleanza con il M5S così intanto ci prendiamo le poltrone. Fatto.
Spariamo cazzate sui social, tipo pane e nutella, zingaracce, brutti neri e lavori forzati per i detenuti, tanto chi va a controllare se c’è corrispondenza con l’attività parlamentare. Fatto.
Scaliamo percentuali nei sondaggi e poi facciamo cadere il Governo, magari prima di essere costretti a trovare le coperture per le manovre fatte e prima di altre leggi che non ci piacciono proprio. Fatto.
Ora andiamo ad elezioni e prendiamoci il paese, e diamo la colpa agli altri che ci hanno costretto a questo.
Uno di quei disegnini così semplici da apparire impossibili da realizzare. Chi vuoi che ci caschi?
Ma Salvini, va dato atto, ci conosce meglio di quanto ci conosciamo noi.
Chi lo contrastava ha usato le peggiori armi per farlo; l’ha messa su un piano ideologico, su temi divisori. Ha parlato di umanità, di morti in mare, di autonomie deleterie per il Sud, dei 49 milioni.
Non fregava niente a nessuno.
Basti pensare che si è riusciti a convincere parte del Sud, costretta a convivere con piaghe come la criminalità organizzata e la mancanza di servizi minima, che il problema sono gli extracomunitari; i barconi.
Sarebbe bastato ragionare con la loro testa, fingendo di comprenderli.
Li vogliamo cacciare questi brutti neri? Vogliamo castrare chimicamente i pedofili? Vogliamo mandare i criminali ai lavori forzati? Vogliamo censire i Rom? Vogliamo una giustizia certa che quando arresta i criminali non li fa uscire dopo 5 minuti?
Bene, sappiate che Salvini non ha dedicato un solo minuto a tutto questo.
Non sono diminuiti gli immigrati, non è cambiato nulla sulle possibilità di rimpatriarli.
Perché mica vi dice che dalle Ong arriva solo l’8% dei clandestini e che il restante 92% trova i porti aperti? Perché mica vi dice che per rimpatriare i clandestini servono accordi bilaterali con i paesi di provenienza? Questo Governo che accordi in più ha fatto con i paesi di provenienza? Quanti con i paesi dell’Africa subsahariana, da dove ne provengono la maggioranza?
Scopritelo, se vi interessa.
Vi piaceva l’idea del censimento dei Rom, vero? Schediamoli tutti, dai. Soltanto che i Rom non sono extracomunitari. E il censimento già esiste, per i cittadini italiani. E molti di questi sono italiani. Poi ci sono i rumeni. E quando per assurdo li censisci e scopri quanti di loro sono rumeni, che fai? Sono cittadini comunitari, dell’Europa, e non possono essere espulsi.
E pure questi 2 assassini americani. Mandiamoli ai lavori forzati, scrisse Salvini. E tutti a godere alla grande. Solo che i lavori forzati in Italia sono stati aboliti 153 anni fa. Forse la Lega ha proposto di reinserirli? Vi siete informati? No, non lo ha fatto.
Ah, dimenticavo: una volta arrestati bisogna “buttare via le chiavi”. Quindi questo Governo ha fatto qualcosa per la certezza della pena? Informatevi, scoprirete cose fantastiche. Che l’unica cosa buona (la Spazzacorrotti) l’ha firmata Bonafede, M5S. Che alla Lega sta sulle palle la prescrizione bloccata dopo il primo grado di giudizio. Ed è proprio prima della riforma sulla giustizia che fa saltare il Governo.
Però che bello tagliare la palle ai pedofili. Eh sì, Salvini propone anche la castrazione chimica per i reati sessuali. Un grande. Peccato che chi lo vota non sa cos’è la castrazione chimica e cosa proponeva il disegno di legge della Lega.
Perché la maggior parte di loro crede essere un taglio alle palle dei pedofili. Mentre è un semplice farmaco che riduce la libido e il desiderio sessuale. Non è una soluzione “definitiva”, ma temporanea. Se smetti di prenderlo, non funziona più. Non è di sicura riuscita. Per renderlo obbligatorio bisogna modificare la Costituzione. Ma la Lega per non modificarla propone che la somministrazione non sia obbligatoria ma volontaria. Quindi è il criminale a doverlo volere. E perché lo dovrebbe volere? In cambio di una sospensione condizionale della pena. Chiaro? SOSPENSIONE DELLA PENA. Li mettono fuori, non dentro. Ma mica ve lo facevano capire,eh?
Non era sulla mancanza di valori e di etica che andava condotta la battaglia. Ma solo sulle balle rifilate. Ma ormai il peggio è fatto. Ora che ha capito più che mai che per avere il consenso non serve governare ma bastano i tweet, cercherà di andarselo a prendere tutto per lui il governo.
Come disse qualcuno, un tempo (la frase è stata attribuita sia a Giolitti che a Mussolini): “Governare gli italiani non è difficile, è inutile”.
Lui l'ha capito.
Quando si dovranno raccogliere i cocci però, non giustificatevi dicendo "non sapevo".
La legge non ammette l'ignoranza.
Quella che invece Salvini adora.

domenica 29 luglio 2018

Tav, il governo ammette: sui numeri ci siamo sbagliati, ma si farà lo stesso. - Francesco Ramella



Tanto paghiamo noi - Secondo il rapporto della Presidenza del Consiglio i numeri non giustificano l’opera: “Previsioni ormai smentite dai fatti”.

Dicono che il tempo è galantuomo. Forse è così. Un esempio è quello che emerge dalla lettura di un recente documento dell’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino – Lione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri: “Non c’è dubbio che molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione europea, siano state smentite dai fatti, soprattutto per effetto della grave crisi economica… Lo scenario attuale è, quindi, molto diverso da quello in cui sono state prese a suo tempo le decisioni”.
Scusateci, sembrano dire i tecnici dell’Osservatorio, ma dieci anni fa era impossibile prevedere quanto sarebbe emerso in seguito. Verrebbe da domandarsi il perché, allora, fare delle previsioni. Ma la realtà è molto diversa da quella narrata nel documento. A più riprese, fin dal 2005, ben prima dunque del manifestarsi della recessione economica, sono stati pubblicati numerosi contributi di economisti dei trasporti che mostravano come le previsioni di crescita dei traffici fossero del tutto irrealistiche. Vediamo alcuni numeri: in base alle previsioni governative, nel 2035 lungo il corridoio di progetto del Tav avrebbero dovuto transitare oltre 43 milionidi tonnellate di merci su strada e 15 su ferrovia; a metà secolo i flussi su strada avrebbero dovuto superare gli 80 milioni di tonnellate. Tali previsioni erano incoerenti con l’evoluzione storica dei traffici. La strada aveva conosciuto una rapida crescita fino alla prima metà degli anni ‘90 dello scorso secolo per poi declinare, anche in ragione del forte aumento dei pedaggi praticati lungo i trafori del Monte Bianco e del Fréjus, nella decade successiva e ulteriormente in quella immediatamente alle nostre spalle. Il traffico su ferrovia ha oscillato tra gli 8 e i 10 milioni di tonnellate tra il 1980 e il 2000. Tra il 2003 e il 2011 la galleria è stata ammodernata con forte limitazione della circolazione dei convogli. Nel periodo successivo alla conclusione dei lavori non si è registrata alcuna ripresa dei flussi che si attestano attualmente intorno ai 3 milioni di tonnellate (lo stesso valore registrato a fine anni ‘60).
Seppure in clamoroso ritardo, sono ora gli stessi proponenti del progetto a porsi l’interrogativo. Leggiamo ancora nel documento: “La domanda che i decisori devono farsi è invece un’altra: ‘Al punto in cui siamo arrivati, avendo realizzato ciò che già abbiamo fatto, ha senso continuare come previsto allora? Oppure c’è qualcosa da cambiare? O, addirittura, è meglio interrompere e rimettere tutto com’era prima?’ ”.
Purtroppo, la risposta che viene data all’interrogativo sembra dare ragione a quanto scrisse Henry Kissinger: “Quando un ragguardevole prestigio burocratico è stato investito in una politica è più facile vederla fallire che abbandonare”. Si riesuma la retorica dell’anello mancante della rete ferroviaria europea, si ripropongono le già più volte confutate motivazioni ambientali a favore del trasferimento modale dalla strada alla ferrovia. La qualità dell’aria, a Torino, in Valsusa come in tutta Europa è in miglioramento da decenni. Tale tendenza proseguirà in futuro grazie alla progressiva sostituzione dei mezzi più inquinanti: dieci veicoli pesanti a standard Euro VI emettono come uno solo Euro 0. Gli storici utenti del Fréjus e del Monte Bianco sanno molto bene come la qualità dell’aria nei trafori un paio di decenni fa fosse ben peggiore di oggi. Si può aggiungere, tra parentesi, che la qualità dell’aria al confine italo-francese dove il 93%delle merci utilizza la strada è migliore rispetto a quella lungo il confine svizzero.
Si riafferma di voler proseguire lungo il percorso intrapreso senza peraltro fornire alcun nuovo elemento quantitativo a sostegno della fattibilità economica del progetto. Per molti decenni non si registrerà infatti alcun vincolo di capacità sulla rete stradale, unico fattore che potrebbe, a determinate condizioni, giustificare l’opera. I tunnel stradali sul versante occidentale delle Alpi sono infatti utilizzati all’incirca per un terzo ed è in fase di realizzazione una seconda “canna” del traforo del Fréjus che allontanerà ulteriormente la prospettiva di saturazione delle infrastrutture esistenti.
Come dimostra l’esperienza svizzera, neppure con il tunnel di base la ferrovia potrebbe diventare competitiva con la strada e dovrà continuare a essere pesantemente sussidiata. Non solo, come ebbe a dire tempo fa l’ex presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta: “Toccherà al governo mettere in campo politiche di disincentivo economico del trasporto su gomma a favore di un trasferimento modale, specie delle merci, verso il ferro”. Politiche di disincentivo economico significano un incremento artificiale dei costi del trasporto: è come se un’impresa incapace di contrastare un concorrente di maggior successo chiedesse al governo di incrementare il livello di tassazione che grava sui servizi prodotti da quest’ultimo per metterlo fuori mercato o, peggio, ne impedisse l’acquisto.
La conferma del progetto non può che essere giudicata un pessima scelta: costosa per i contribuenti che pagheranno prima per la costruzione e dopo per incentivare l’uso dei servizi, dannosa per l’economia come dimostrano le analisi costi-benefici indipendenti e irrilevante per l’ambiente. Ma assai gradita dai costruttori e da un manipolo di operatori ferroviari che vorrebbero prosperare a nostre spese.
25 febbraio 2018
Invece di fare la TAV, inutile e dispendiosa, ed evitare anche che le ditte appaltatrici, sempre che siano già state appaltate, facciano ricorso e chiedano eventuali penali, perchè non appaltiamo il rifacimento della rete ferroviaria del sud ormai in disfacimento?
Perchè in Italia, da tempo immemorabile, prolificano i lavori per migliorare il nord e non si fa niente di buono per il sud?

venerdì 7 luglio 2017

Previsioni del tempo.

Risultati immagini per caldo

• Oggi, le stelle prevedono cielo sereno, temperatura attestabile tra i 35° 38°, con tasso di umidità dell’80% (un caudo i muorere);
• Le suddette temperature si potranno sopportare sostando presso strutture pubbliche (uffici) e strutture di utilità pubblica (supermercati ecc.) dotati di buona refrigerazione;
• È consigliabile non lavorare troppo, ma sdraiarsi su di una comoda poltrona, magari in riva al mare o ai bordi di una piscina, leggendo un buon libro (Camilleri è indicatissimo assieme a Herman Hesse: coinvolgono non poco e fanno sentire meno il caldo, essendo termostatici (bo?)) e sorseggiando una bibita “on the rocks” non alcoolica;
• A chi non può sostare nei luoghi già indicati perché è un povero disgraziato e non ha un lavoro e neanche i soldi per comperare un libro, tantomeno permettersi di pagare la poltrona in riva al mare o ad una piscina o una cabbaso di bibita, (verrebbe voglia di dirgli: ma che cazzarola campi a fare?,ma non lo facciamo perché siamo pazienti e dobbiamo portare avanti la rubrica) , consigliamo di piazzarsi accanto ad una fontana e bagnarsi il capo per evitare che il cervello frigga e generi cattivi pensieri del tipo: “governo ladro” (che poi è così, ma non dobbiamo mai affermare una cosa del genere, perché il proverbio recita: “La verità fa male” e noi non vogliamo che, i già poveri cristi, stiano male.);
• Poiché il caldo prevediamo che durerà almeno fino a settembre, sempre che si resista, sospendiamo la nostra rubrica fino a data da destinarsi e, cioè, fino a quando tornerà quel freschetto autunnale tanto desiderato.
La redazione.

martedì 25 agosto 2015

“Buongiorno, sono arrivata per fare i conti reali” disse l’economia alla finanza. E i mercati rispondono. - Sergio Di Cori Modigliani




I mercati mondiali crollano, a livello planetario.
E’ un grande spettacolo, non vi è alcun dubbio. Se non fosse per il fatto che l’impatto ricadrà a pioggia su tutti noi (ormai è troppo tardi per tutti i governi del mondo per riuscire a metterci una toppa) ci sarebbe davvero da divertirsi. Le persone, oggi, per lo più comprensibilmente prese da problematiche personali legate alla sistemazione dell’ombrellone e delle sedie a sdraio, non sanno ancora né che cosa sta accadendo, né che cosa accadrà, né tantomeno chi, come e quando ha provocato e determinato questa situazione.
E’ bene chiarire che non si tratta affatto di una sorpresa, né di un imprevisto.
Esistono -l’elettronica davvero aiuta nel suo implacabile rigore robotico- diversi siti web internazionali (e bloggers) gestiti da persone intelligenti, competenti, colte che non sono sulla busta paga di nessuno e non sono interessati a raggranellare voti, nei quali già da diversi mesi si leggevano previsioni al millimetro, sufficienti ad anticipare quello che la truppa mediatica nostrana presenta oggi come una sorpresa. In alcuni casi, hanno azzeccato addirittura la data esatta. Nel frattempo, andavano per la maggiore siti, bloggers e feisbucchiani che spiegavano che l’euro è il nemico, che c’è la guerra fredda, che la colpa è tutta delle banche, ecc. Della stragrande maggioranza di queste persone non ne sentiremo più parlare. I più abili (dopotutto siamo in Italia) si sono già riciclati questa mattina sostenendo esattamente la tesi opposta a quella espressa fino a dieci giorni fa. Tanto, da noi, nessuno ci fa caso.
Basterebbero due esempi, chiari, semplici, per comprendere quale sia la realtà nella quale noi viviamo. Il primo riguarda l’immigrazione; i fatti sono i seguenti: tra tutte le nazioni del Mar Mediterraneo e dell’Europa centrale e settentrionale, la Repubblica Italiana risulta essere la nazione in contro-tendenza. Tra il 1 Gennaio e il 15 Agosto del 2015, il flusso di immigrati (profughi e clandestini) giunti nella nostra nazione, risulta del 12% inferiore a quello del 2013, mentre è in aumento esponenziale in Egitto, Tunisia, Libano, Grecia, Macedonia, Serbia, Slovenia, Ungheria, Albania, Spagna, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Svezia”. Fine del dato oggettivo. Il secondo punto riguarda l’economia; i fatti sono i seguenti: nel 2015 in Italia è crollato il mercato del lavoro con una diminuzione del 12% di investimenti imprenditoriali, un aumento della disoccupazione ai massimi storici del 13% (abbiamo raggiunto la cifra del 1954) una ennesima contrazione del pil reale, un sistema economico completamente bloccato da mafie, burocrazia e onnivora presenza del caporalato partitico. Questo stato di cose ha messo la Repubblica Italiana nelle condizioni di essere stata identificata dalla Banca Mondiale, dal Fondo Monetario Internazionale, dall’Ocse, dalla BCE, e dalla Banca Europea degli Investimenti, come la nazione con il più alto rischio attuale di depauperizzazione, con il crollo del mercato immobiliare, riduzione di investimenti strutturali in innovazione, alta tecnologia, produttività e competitività nei mercati internazionali, con una contrazione del consumo interno pari a un altro -12% e un aumento del consumo interno pari al +32%  per i generi relativi alla fascia del lusso. Inoltre le banche hanno ridotto ulteriormente dell’11% l’erogazione di prestiti ad aziende e a singoli, e la concessione da parte dello Stato di sovvenzioni e investimenti a pioggia ad aziende e cooperative garantite dalla malleveria partitica è aumentata rispetto al 2014 del 23%”. Fine del dato oggettivo. L’Italia, oggi, è molto più debole, più fragile, meno indipendente e meno dinamica, di quanto non lo fosse quattro anni fa. La buona notizia (per chi soffre della sindrome dell’ultimo della classe) sta nel fatto che anche in Cina, Germania, Francia, Gran Bretagna, Usa, Russia, Brasile, Sud Africa e India, la situazione economica (quella sociale e reale) è risultata totalmente e radicalmente diversa da quella reale. La speculazione finanziaria planetaria (gestita alla grande da Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Germania, Qatar, Arabia Saudita) è andata a sbattere contro la realtà economica.
La crisi attuale non è relativa al fatto che ci sono gli emigranti, tantomeno è “colpa” della Cina  ma è dovuta al fatto che l’attuale gestione liberista del capitalismo planetario è fallita e il capitalismo sta implodendo. Non per il fatto che sia scoppiata la rivoluzione dei proletari di tutto il mondo, nient’affatto. Il capitalismo sta implodendo per overdose. Avendo l’intera classe politica planetaria che conta (nessuno escluso) scelto la strada tossica, era inevitabile che si verificassero dei casi di overdose.
Il vero problema attuale, oggi, sta in una semplice domanda: “Sono in grado, queste persone, di comprendere subito ciò che sta accadendo, e quindi interpretare i dati reali e oggettivi come un sintomo di una grave malattia che va affrontata subito con la giusta dose di antibiotici specifici per impedire il collasso definitivo del malato?”.
Non lo so.
Questa è l’incognita dell’attualità, oggi. Ed è relativa al fattore umano.
Perché l’attuale tempesta finanziaria ha una caratteristica dissimile da quella del 2011, del 2007, del 1987 e del 1974, che l’avvicina molto, invece, a quella del 1929: sono i mega miliardari che stanno perdendo i loro soldi. E’ quindi comprensibile il fatto che noi cittadini normali neppure ci accorgiamo di che cosa stia accadendo. Di solito si dice “a rimetterci sono sempre i poveracci”, è vero ma non in questa fase. Non ancora. Questo è il punto. Se non si interviene immediatamente con un cambio improvviso quanto imprevisto (parlo qui per il momento soltanto dell’Europa, che è ciò che mi preme) e se i mega-miliardari, che stanno perdendo in questi giorni soldi importanti, non accetteranno la loro perdita invertendo la loro marcia liberista e ritornando a essere imprenditori a rischio nell’economia reale, allora, verrà presentato il conto anche a noi poveracci. Inizieranno con la grancassa mediatica per cui, a scelta, sarà colpa degli emigranti, oppure una manovra degli ebrei sionisti, o un complotto dei massoni, o un golpe organizzato dagli americani, oppure una manovra di russi e cinesi d’accordo, o gli arabi, o chi vi pare, e la massa inizierà a vomitare idiozie sui social networks e, inevitabilmente, vedremo lanciare nuove finanziarie aggressive.  Il rischio, a mio parere, è che oggi come mai negli ultimi anni, per recuperare le perdite si può decidere di scatenare una guerra. Contro chiunque, è facile convincerci che è giusto.Una società di mitomani narcisisti, dove l’apparenza si è sostituita alla sostanza, non può che andare a sbattere, è soltanto una questione di tempo.
Un dato nostrano, molto italiano, ma esemplificativo. Ed è il seguente: un anno fa, con un autentico golpe di mercato, garantito dal caro leader nazarenato, Mediaset si è aggiudicata la concessione in esclusiva per la trasmissione delle partite di calcio della Champions League, battendo Sky, nonostante l’offerta del magnate Murdoch fosse stata superiore. Hanno iniziato a lanciare una gigantesca campagna pubblicitaria spiegando che dal 15 Agosto del 2015 le partite sarebbero andate in esclusiva su premium, puntando sul fatto che il tifoso accanito è un tossico (il che è vero, io lo sono come tante altre centinaia di milioni di persone) quindi non può rinunciare alla sua droga show. Ad aprile, Mediaset si è presentata alla sua banca socia/amica (Mediolanum) e ha presentato la previsione di 750 milioni di incasso preventivo, pensando di fare il pieno. Mediolanum gli ha scontato le fatture. Goldman Sachs ha sottoscritto l’operazione come mediatore, invitando gli investitori ad acquistare Mediaset (un robusto buy buy buy diffuso in Italia da tutti gli analisti finanziari) sostenendo che alla fine di Agosto avrebbe toccato quota 6 euro ad azione. Invece di quella cifra, Mediaset ne ha incassato 70 di milioni, dieci volte di meno, e Mediaset e Mediolanum sono impietosamente crollate in borsa. Come mai? I tifosi tossici si sono disintossicati? Nient’affatto. Forse siamo ritornati ad abitudini che si pensavano superate dalla fine degli anni 50/60, quando le partite si andavano a vedere al bar.  Mentre si risparmia si riscopre la socialità.  La trovo un’ottima notizia. Ma si risparmia perché si hanno meno soldi e i consumi si stanno contraendo e l’economia non si sta affatto riprendendo. Ci hanno fornito cifre false, ci hanno presentato informazioni false.
Oggi, su Ilsole24ore c’era un breve articolo che getta luce sullo stato attuale. Così titolato “Se la Cina piange, i paperoni non ridono”. E’ il seguente:
Le turbolenze dei mercati generate dai timori per un rallentamento dell’economia cinese stanno costando care a molti “Paperoni”.Secondo un’analisi di Bloomberg, solo la scorsa settimana la ricchezza delle 400 persone più facoltose monitorate dal Billionaire Index è calata di 182 miliardi di dollari proprio in scia alla fase di correzione in cui sono entrati molti grandi indici, tra i quali il FTSE100 di Londra e il Dow Jones.Il ricco più penalizzato è stato Warren Buffet: in una settimana, a causa del crollo dei titoli della Berkshire Hathaway, il “guru” di Omaha ha visto andare in fumo 3,6 miliardi di dollari. Non tutto i miliardari piangono, però, visto che 11 persone hanno visto crescere il loro gruzzolo nella settimana da poco conclusa. Tra questi spicca il fondatore della Sun Pharmaceuticals Dilip Shanghvi. Il 39° uomo più ricco al mondo (numero uno in India) ha infatti guadagnato 467 milioni di dollari, cosa che porta il suo patrimonio netto a quota 18,9 miliardi di dollari. Da rilevare che nonostante lo tsunami Cina i 400 super ricchi hanno un patrimonio netto complessivo stimato in 3.980 miliardi di dollari“.
Soltanto in Italia, questa sera, le prime 1000 persone più ricche della nazione, avranno perso qualcosa come 80 miliardi di euro, e alla prima settimana di settembre modificheranno i loro budget, chiuderanno aziende, licenzieranno salariati.
Questo ci aspetta. A meno che.


Ieri le Borse del Vecchio continente hanno bruciato 411 miliardi. (ansa)
Perchè non dire le cose come stanno veramente? Ieri le borse hanno trasferito 411 miliardi dalla tasche di poveri investitori a quelle di ricchi epuloni che usano e manovrano le borse per impossessarsi di denaro sonante senza muovere un dito. (cdg)