mercoledì 21 luglio 2010

Urla e fischi: lo spot non incanta più. - Carlo Tecce



Il premier ancora contestato, l'impero trema. Fiducia giù del 14% rispetto a inizio legislatura: "Non possiamo sempre vincere"

L’ultimo rifugio estivo di Silvio Berlusconi sarà una fortezza medievale, una camera singola nel castello di Tor Crescenza della principessa Sofia Borghese. Senza il traffico e i turisti di Roma. E lontano dai fischi che fanno compagnia a un governo solo: Letizia Moratti a Milano, Renato Schifani a Palermo. Nemmeno il pallone, la miglior pubblicità per vent’anni, fa rotolare Berlusconi dal verso giusto. Il presidente dei miracoli e delle cinque coppecampioni cercava l’ovazione dai milanisti: arrivano striscioni, urla e i fischi. E pensare che, replicando l’86 come uno spot di successo, Berlusconi è calato a Milanello per il raduno della squadra con un elicottero di livrea rossonera e il fido Adriano Galliani in picchetto d’onore. L’imprenditore con il sole in tasca – sigla elettorale prestata a un libro di Sandro Bondi – è ormai spento: “Non possiamo vincere sempre”, commenta dimesso le contestazioni di tifosi. E loro: “Una volta compravi Baggio, ora solo Caravaggio”. Che la festa sia finita l’ha capito lunedì a Milano: serata di gala per il premio ‘statista di rara capacità’, sala vuota e nessuna canzone. E pure una lezione di realismo del fratello Paolo: “Neanche Silvio può camminare sulle acque”.

L’ombra dei numeri
Non sventola sondaggi perché i numeri sono pessimi: nel mese di luglio – fonte Ipr marketing – la fiducia nel premier è al 39 per cento, meno 14 punti dal ritorno a Palazzo Grazioli. Mai così male nella legislatura. Il governo è in zona retrocessione: 33 per cento, un solo italiano su tre crede in Brunetta, Gelmini e colleghi. L’ex sondaggista personale
Crespi infierisce: intenzioni di voto, il Pdl passa dal 39 per cento di gennaio al 33,5 di luglio. Il “ghe pensi mi” ha scatenato il panico e la fuga collettiva.

Il 19 luglio dovevano ricordare Paolo Borsellino e sono scappati via:
Schifani ha evitato la piazza di Palermo, il sindaco Moratti s’è fatta scortare da La Russa a Milano. Fischi e applausi perGianfranco Fini, fischi e basta per Beppe Pisanu. Il professore Alessandro Campi insegna Storia delle dottrine politiche a Perugia e commenta da un osservatorio privilegiato – direttore scientifico della finiana FareFuturo – le corse e le ansie nei palazzi romani: “C’è una distanza siderale tra i cittadini e i suoi rappresentanti. La classe politica ha paura del confronto, così diventa la casta che tace e ignora la gente comune”. E se non batte in ritirata, e resta segregata nelle autoblu, le forze dell’ordine fanno muro e agitano i manganelli: due settimane fa, aquilani in corteo a Palazzo Grazioli, botte e tre feriti. “Siamo a una deriva oligarchica della nostra democrazia. Fallisce l’epoca che va da Tangentopoli in poi, pensavamo ai partiti liquidi e – aggiunge Campi – al dialogo virtuale, ma siamo rimasti prigionieri di un’illusione ottica”.

E il politico, ovvero Berlusconi, fatica a comprendere la realtà. Spedisce un messaggio in Abruzzo per l’anniversario del terremoto, un testo letto e scandito da fischi e insulti: “Mi chiedo perché? Per L’Aquila ci ho messo il cuore”. E forse avevano bisogno di case, lavoro, futuro. Al teatro la Scala celebrano la Liberazione, Berlusconi interrompe cinque minuti di applausi per
Giorgio Napolitano, presto convertiti in fischi appena sporge la mano per salutare. E ancora fischi in via dell’Umiltà (sede del partito) per una conferenza stampa, fischi all’intero consiglio dei ministri in trasferta a Reggio Calabria.

Macerie sul peggio
Campi, l’impero va in frantumi? “La legge elettorale è il male originale, come può un cittadino sentirsi parte di un progetto politico senza le preferenze sulla scheda? Poi i parlamentari sembrano approvare leggi per nascondersi e blindarsi, ovvio che la gente scenda in piazza. Non farei paragoni con il ’92 o le monetine a
Craxi, non abbiamo un’opinione pubblica matura che lotta per il cambiamento, non per apatia, ma perché rassegnata al peggio”. Maceria su maceria, il crollo è irreparabile? “La politica deve riscoprire il coraggio di parlare con la gente, affrontare le critiche e spiegare. Non saprei come e quando salterà il coperchio sulla pentola, ma la pressione è davvero forte”.


La fregatura l’ha presa Grillo


APPROFONDIMENTI: CASO MONTANARI-GRILLO-MICROSCOPIO ESEM, - GENNAIO 29, 2010 ALLE 01:00

di SONIA TONI – Che le verità scientifiche vadano divulgate in maniera comprensibile anche ai non addetti ai lavori, è “cosa buona e giusta”: ma che si sfrutti la buona fede delle persone per guadagnarsi l’aureola in modo da trarne vantaggi personali, è certamente cosa alquanto deprecabile.
Attualmente ci sono soltanto due “scienziati”, i cui nomi e facce compaiono più o meno di frequente negli spazi mediatici. Uno è l’arcinoto oncologo del jet set, tale Veronesi Umberto, le cui dichiarazioni sulla presunta pericolosità della polenta, del basilico e dell’innocuità dell’inquinamento hanno fatto ridere il mondo accademico internazional-galattico; l’altro è quel Montanari Stefano, noto farmacista di Bologna trapiantato a Modena, che tre anni fa Beppe Grillo portò agli onori della cronaca dandogli l’opportunità di guadagnarsi fama di scienziato indomito.
Mai generosità fu ripagata con tanta ingratitudine.
Il farmacista e la scienziata (leggi: la moglie del farmacista: Antonietta Morena Gatti) conoscono Beppe e gli raccontano che gli stanno scippando un microscopio elettronico che avevano acquistato con soldi personali per un terzo del suo valore: il motivo? Alcuni risultati di indagini che avevano svolto, davano molto fastidio a certe industrie e università in combutta con queste. A riprova di questo bel discorso, gli mettono sotto il naso una lista di alimenti nella quale si elencano nomi di prodotti che contengono nano e micro particelle inorganiche di vario tipo e quindi assolutamente nocivi alla salute. Fra i vari prodotti (biscotti, omogeneizzati, farine, formaggi, merendine, pane, etc) spiccano nomi di marche molto conosciute sul mercato. “Allarmati dall’esito di queste analisi, abbiamo subito scritto alle aziende in causa per informarle in merito ai risultati del nostro lavoro e perché corressero ai ripari ma nessuno ci ha mai risposto”.
Grillo si indigna al racconto di tale nefandezza e, con lo spirito e l’entusiasmo che lo contraddistinguono fa partire una raccolta fondi per “ricomprare” ai due scienziati, il microscopio scippato.
La prima cospicua donazione viene fatta proprio da lui devolvendo l’incasso di una sua serata tolte le spese: circa 36.000 euro.
La raccolta fondi viene effettuata attraverso la Carlo Bortolani Onlus che, nella figura del suo presidente, l’avvocato Marina Bortolani, mette a disposizione l’Associazione perché tutto avvenga nella maniera più veloce e regolare possibile.
Nel frattempo il farmacista viene ospitato molte volte in molte piazze d’Italia sul palco di Grillo.
La sua fama cresce, viene applaudito, intervistato, ripreso da varie tv, sentito in diverse radio, corteggiato da diverse signore/ine di ogni età, “toccato” da ammalati che chiedevano la sua benedizione taumaturgica, scocciato (come lamenta lui stesso) continuamente perché “non capisco perché mi facciano domande su tutti gli argomenti: io non sono un tuttologo, io mi occupo di polveri inorganiche”.
Il perché è molto semplice: se non vuoi che ti trattino da tuttologo, non fare il tuttologo.
Ma al farmacista piace da morire, di fatto, fare il tuttologo.
E’ un vizio al quale non potrebbe mai rinunciare, così come non potrebbe mai rinunciare al microfono e al palcoscenico dopo averne assaporato il gusto.
Complice di questo destino mediatico, gioca la sua innata capacità di incantatore di serpenti. Nessuno parla e scrive meglio di lui e non mi riferisco solo all’aspetto sintattico e grammaticale del concetto ma soprattutto a quel talento addirittura geniale che lo rende sempre convincente.
Insomma: quando lo senti parlare ti incanta e dubitare di quello che racconta è praticamente impossibile. Ma anche le bugie meglio architettate vengono prima o poi alla luce, soprattutto quando si vuole impunemente perseverare nel prendere per i fondelli la gente.
A onor del vero, il farmacista non racconta bugie. Quello che fa è uno splendido lavoro di “taglia e cuci” verbale; una sorta di “montaggio” dei fotogrammi di un evento.
Il pubblico che vede il film tagliato e montato da lui non si accorge delle scene mancanti e la sua abilità verbale completa l’opera di convincimento. E’ talmente bravo in questo giochino che non ho potuto fare a meno di soprannominarlo il signore degli anelli (mancanti).
Ma come potrei affermare tutto questo senza portare degli esempi illuminanti? Ed eccone (solo) alcuni:

a) Non è mai stato provato che il primo microscopio fosse veramente anche di proprietà dei coniugi Montanari. Quando un gruppo di persone del meet up di Modena ha cercato di approfondire la questione chiedendo un confronto fra l’università di Modena e i ricercatori, il Montanari ha verbalmente dato la piena disponibilità all’incontro ma poi (dati i numerosi impegni…) la cosa non si è mai fatta.
Da parte sua, l’università ha sempre dichiarato che il microscopio in oggetto era “parcheggiato” alla Nanodiagnostics in attesa che venisse allestito presso l’ateneo, un locale idoneo ad ospitarlo e che la dr.ssa Gatti era al corrente di tutto.
Quindi, è vero che il primo microscopio è stato portato via dalla Nanodiagnostics ma non è vero che è stato uno scippo e, del resto non dovrebbe essere difficile provare la comproprietà di uno strumento del genere (avranno buttato via lo scontrino?).
Inoltre, il microscopio “scippato”, la cui storia aveva commosso Grillo e migliaia di benefattori, la signora Gatti ha continuato bellamente ad usarlo; cosa che fa tuttora (e lo sappiamo per ricerche personali, non perché Montanari ci ha informato in merito);

b) La lista degli alimenti pieni di metalli che Grillo, in buona fede, ha pubblicato sul suo blog dandogli il massimo della visibilità, si è rivelata essere soltanto un escamotage mediatico; uno scoop senza il minimo valore scientifico, cosa candidamente confessata dal Sig. Montanari ad Attivissimo una volta terminata la raccolta fondi.
Nessuno scienziato con un minimo di serietà avrebbe fatto una cosa simile. E come si arrabbiava il farmacista quando ancora, dopo due o tre anni c’era chi, preoccupato, gli chiedeva notizie sugli alimenti di quella lista: “Ho già spiegato mille volte che quella lista non ha nessun valore scientifico!” tuonava.
E perché l’hai fatta pubblicare, allora? Oltre a non avere rispetto per tutte le persone che l’hanno vista, che rispetto hai avuto nei confronti di Grillo che ti ha ospitato in casa sua?
Inoltre, durante la stessa intervista e sempre “candidamente”, il Montanari dichiara che le aziende alimentari non hanno mai risposto alle loro lettere “allarmate” semplicemente perché i due di Modena non hanno mai scritto.
E di nuovo torna la verità part-time: i metalli nei prodotti sono stati trovati veramente ma non erano in tutti i pacchetti di quel prodotto o di quell’altro; confezioni prese a casaccio dai banchi del supermercato. Ci credo che quella lista non aveva nessun valore scientifico (e c’è ancora chi chiede informazioni in merito…).

c) Il Montanari dichiara di essere il proprietario del 75% dell’esem perchè durante la raccolta fondi ha girato in lungo e in largo facendo conferenze gratis e pagandosi pure le spese e che quindi, il contributo di Grillo all’impresa è finito con la sua prima donazione. E come sempre, la prima parte del racconto è vera ma la seconda no.
Se non fosse stato per Beppe Grillo, nessuno avrebbe mai conosciuto e dunque invitato Montanari e anche se questo gli dà molto fastidio, se ne deve fare una ragione: la sua notorietà, l’acquisto dell’esem, la fiducia che gli ha dato la gente fino alla sua discesa in politica, sono da attribuire a Grillo.
Adesso addirittura dichiara che invece è stato Grillo ad aver sfruttato il suo nome per farsi pubblicità! Roba da matti.
Il suo blog e i contratti con la casa editrice che gli ha pubblicato il libro “Il girone delle polveri” invece sono opera mia. Ma Montanari non conosce il significato della parola “riconoscenza” anzi, quando forse si accorge che qualcuno non gli è più utile perchè ha raggiunto (o crede di aver raggiunto) il suo scopo, non si accontenta di eliminarlo ma comincia a denigrarlo usando sempre la stessa tecnica: unire un fatto vero ad una falsità.

d) Beppe ed io abbiamo un figlio di 27 anni, Davide, che ad appena sei mesi si è ammalato di un tumore gravissimo. Operato e curato è miracolosamente guarito ma con delle conseguenze pesantissime. A tutt’oggi ha degli handicap molto gravi. Mi dispiace tirare in ballo questa storia tutta personale, ma la faccia tosta di certi individui mi indigna talmente tanto che proprio non riesco a passarci sopra e questo, comunque, aiuta parecchio a capire il “profilo” della persona.
Dunque, un paio di anni fa, la dr.ssa Gatti, in una conversazione telefonica mi chiede la disponibilità di usare il campione del tumore prelevato a mio figlio 26 anni fa per poterlo analizzare all’interno del progetto di ricerca sulle malformazioni fetali. Informo Beppe e decidiamo di acconsentire alla richiesta: a mio figlio non avrebbe portato il minimo giovamento ma se poteva servire alla causa, ok (per la cronaca, l’esito di tale analisi fu che in questo campione vennero trovate sostanze che la dr.ssa Gatti non conosceva).
Bene, dopo qualche mese, nel corso di una discussione via e-mail nata perché mi ero permessa di far notare che era giusto informare ogni tanto la gente sugli usi (pubblici e privati dell’esem), il farmacista, stizzito, ha avuto il coraggio di scrivermi che le analisi da loro eseguite sul campione di Davide potevo ritenerle un regalo perché il loro valore venale superava ampiamente la mia carità (si riferiva alla mia donazione per l’esem: come se la donazione l’avessi fatta a lui..!).
Oltre all’infamia imperdonabile di aver tirato in ballo nostro figlio e il suo handicap in un contesto in cui non c’entrava niente, il grande scienziato si era “dimenticato” che né io né Beppe gli avevamo chiesto nulla a tal proposito e che erano stati loro a chiedere a noi quella disponibilità. Già, la solita verità mescolata con la menzogna.

e) Da qualche tempo troneggia nel blog/vetrina del farmacista (a proposito: avete notato che sono state chiuse tutte le entrate dei commenti? Sembra un deserto. Montanari ha preferito censurare tutto piuttosto che ospitare critiche e domande scomode (che lui definisce insulti, ovvio): che tristezza! Ogni tanto fa capolino qualche commento rigorosamente selezionato fra quelli che lo incensano) l’invito a donare soldi per le loro ricerche attraverso un’associazione denominata “Ricerca è Vita”. Punto primo: il nome è stato vergognosamente copiato dal mio Ricerca Viva, che avevo fondato anni prima proprio con i coniugi Montanari, il prof. Coccioni dell’università di Urbino e altri due amici di Canosa di Puglia.
Quell’associazione fu chiusa quando mi resi conto delle falsità raccontate dal soggetto in questione, non prima di aver chiesto democraticamente agli altri soci se qualcuno voleva sostituirmi nella carica di presidente. Nessuno lo volle e l’associazione venne chiusa.
Punto secondo: nello statuto di questa onlus non ci sono accenni alla ricerca quindi – la legge è chiarissima su questo - la ricerca non potrebbero farla. Resta da capire come mai l’Agenzia delle Entrate della Toscana si sia resa “complice” di questa smaccata anomalia. Vedremo cosa dirà quando si deciderà a fare i dovuti controlli.
Punto terzo (il più bello): questa onlus “funziona” così: la gente dona soldi a Ricerca è Vita, di cui Montanari è socio fondatore; Ricerca è Vita richiede analisi (vere o fasulle?) alla Nanodiagnostics S.r.l (una società a scopo di lucro gestita dai coniugi Montanari/Gatti) che riceve a “saldo” di queste analisi i soldi donati alla onlus.
La Nanodiagnostics S.r.l poi fatturerà alla onlus Ricerca è Vita per le analisi “effettuate”: di fatto tutto finto e ricordatevi che io non mi sono inventata nulla: questo giochino è dichiarato da Montanari stesso e lo potete trovare
sul suo blog .
E’ come se un avvocato socio fondatore di una Onlus che si occupa di diritti umani chiedesse di donare soldi alla onlus stessa dicendo chiaramente che poi questa Onlus fatturerà consulenze legali all’avvocato stesso. Ma vi sembra una cosa corretta?

f) Montanari sbraita di complotti e tradimenti ai suoi danni, accusando anche pesantemente ogni persona che, in passato lo ha supportato e poi (secondo lui) gli avrebbe voltato le spalle. Grillo, io, Marina Bortolani, tanti ragazzi di vari meetup, mentre nel mondo accademico, quando si parla di loro, quasi tutti prendono le distanze.
Grillo lo ignora da anni, io l’ho denunciato per aver lavorato un anno per lui senza aver preso un soldo (ma lui adesso dichiara che io mi “ero offerta di fare volontariato”) e la prossima udienza sarà a maggio prossimo, l’avvocato Bortolani gli ha fatto due denunce e una se la beccherà pure la dr.ssa Gatti, altri non so ma conosco tanta altra gente che di loro non vuole più sentir parlare.
Tutti complottisti al soldo delle multinazionali che costruiscono inceneritori, oppure nei comportamenti di Montanari c’è qualcosa che non va?
Grillo ce l’avrebbe con lui da quando si è messo in politica: balle. Grillo a mio avviso, lo ignora per le falsità che ha raccontato fin dall’inizio, la presa in giro e le offese a nostro figlio.
La truffa della donazione?
Se Montanari non avesse raccontato la balla dello “scippo” del primo microscopio con annessa la lista scientificamente fasulla degli alimenti contaminati e le lettere alle aziende alimentari mai scritte (per non parlare della sua “consulenza” al progetto europeo Nanopathology, che all’ufficio preposto della UE non risulta), Grillo probabilmente non avrebbe mai fatto partire alcuna raccolta fondi e a quest’ora quel microscopio non esisterebbe nemmeno. Oltre tutto, per legge, uno strumento di proprietà di una Onlus non può essere liberamente usato a scopo di lucro direttamente da dei privati e questo è quello che avveniva alla Nanodiagnostics S.r.l.
I due di Modena vogliono raccogliere soldi per le loro ricerche?
Lo facciano chiedendo alla gente di mandare i soldi direttamente a casa loro perché questo è quello che REALMENTE avviene con il giochino della onlus Ricerca è Vita.
Poi, loro dichiareranno che li usano per la ricerca ma, in tutta onestà, come esserne sicuri? Chi controlla? Chi può dire se i soldi ricevuti vengono usati per la ricerca o per comprare un’automobile o per pagare ad esempio i soggiorni in Australia nelle recenti estati sebbene il Sig. Montanari dichiari che “è da anni che non fanno più vacanza, tranne quest’estate in un agriturismo italiano”?

g) Da quando si sa della donazione, l’università di Urbino è stata seppellita dagli insulti di Montanari (sono dalla parte di chi inquina, non sanno usare il microscopio, non hanno i locali idonei, potrebbero aprire la facoltà di comicità, etc) ebbene, di fronte a queste critiche, ci credereste che i due di Modena, hanno chiesto alla suddetta università di essere assunti???
Anzi, in realtà non l’hanno chiesto, lo hanno posto come “condizione”, cioè, in pratica, prima che l’esem prendesse il volo, hanno scritto che avrebbero ceduto il microscopio solo a certe condizioni, una delle quali è proprio questa: essere assunti all’università di Urbino. Ma come? Quell’università non era il peggio del peggio? Ovviamente queste condizioni non sono state neppure prese in considerazione dall’Ateneo che non ha fatto altro che esercitare i suoi sacrosanti diritti.
Ora l’esem si trova finalmente in un ente pubblico di rinomato prestigio a livello internazionale quale è l’Università di Urbino, e non presso una Srl che lo utilizza a scopo di lucro.
Sarà finalmente a disposizione di tanti ricercatori che comunque lavoreranno per l’ambiente e la salute delle persone, quindi lo scopo del suo acquisto rimane invariato e se i due vorranno proseguire le loro ricerche potranno farlo: la dr.ssa Gatti presso l’università di Modena come fa da sempre e poi, se vuole, recandosi a Urbino periodicamente.
Il marito non abbiamo ancora capito se e quando fa ricerca; di certo rimane molto difficile occuparsi seriamente di ricerca e al tempo stesso girare per l’Italia continuamente.
Comunque, sempre per la storia che raccontava sui palchi di Grillo e che commosse migliaia di benefattori indotti a donare sulla base di “una maniera per attirare l’attenzione” come l’ha definito Montanari, anche a lui spetta di diritto l’utilizzo del microscopio.
Nessuno impedirà ad entrambi di usarlo ma non sarà più adoperato a scopo di lucro. E’ condicio sine qua non della clausola di donazione. Se non verranno fatte ricerche sulle nanopatologie con quel microscopio, la responsabilità sarà solo dei Sigg. Montanari e Gatti che decideranno in questo senso.

Sonia Toni


http://www.savonaeponente.com/2010/01/29/la-fregatura-lha-presa-grillo/


lunedì 19 luglio 2010

Caro Di Pietro - Jacopo Fo



Caro Di Pietro,
Perché non fai il difensore dei cittadini?
Sarebbe ora di iniziare una battaglia per l’obbedienza civile, all’americana. Hai voglia di farlo tu?

Caro Di Pietro,
Come sai stimo molto il lavoro che hai fatto in tutti questi anni, come giudice e come difensore della legalità in parlamento.
Ma in questo momento credo che non basti più questo tipo di pregevolissimo impegno.
La crisi economica è grave e siamo in una situazione nella quale Silvio riesce impunemente ad inanellare una legge dopo l’altra, per evitare processi, ammende, spese per danni, tasse, per lui, i suoi parenti, i suoi amici e le sue aziende. Se non erro abbiamo superato le 45 leggi in suo favore.
Vorrei quindi proporti di far saltare il banco cambiando strategia.

Non è un’idea mia. Viene dai neri americani. Nel 1955, nella città di Montgomery, una donna delle pulizie nera quarantenne si sedette sopra un sedile libero nella parte di un bus riservato ai bianchi, e poi si rifiutò di cedere il posto a una persona di razza caucasica. Per questo fu arrestata. Martin Luther King fu tra gli organizzatori di una protesta colossale e incredibile. Per 381 giorni, la quasi totalità dei neri di Montgomery smise di prendere i mezzi pubblici. Migliaia di operai, cameriere, inservienti, impiegati, iniziarono ad andare al lavoro a piedi. Si organizzarono servizi di auto con la collaborazione anche di centinaia di democratici bianchi, per trasportare vecchi, invalidi e malati. Uno sforzo chiaramente colossale che alla fine portò al quasi fallimento dell’azienda dei trasporti pubblici e alla cancellazione dell’apartheid sui bus.

Fu questo il primo passo del movimento della Disobbedienza Civile, non violenta.
In 13 anni di lotte riuscirono a far cancellare una dopo l’altra, dal Congresso, le leggi sull’apartheid
Ma via via che le vittorie avanzavano si dovette affiancare alla Disobbedienza Civile un’altra tecnica di lotta non meno essenziale: l’OBBEDIENZA Civile.
Quando i neri poterono finalmente entrare nelle università bianche la battaglia era vinta solo a metà. Era necessario che gli studenti esercitassero quei loro diritti, che entrassero in una università, frequentandola e uscendone laureati. Fu anche questa una battaglia durissima, con i studenti neri che per entrare negli atenei dovevano passare in mezzo a due ali di razzisti bianchi che li insultavano. Ma tennero duro e si laurearono. E solo allora la battaglia fu vinta veramente.

La situazione italiana presenta un’analogia con quella americana.
In questo momento la corruzione e l’illegalità generalizzata che domina il paese sono teoricamente vietati dalla legge ma in pratica lo Stato non ha la forza di imporre questa legalità.
Ci sono le leggi ma i giudici e gli agenti da soli non possono farle rispettare.
Questo avviene a livello generalizzato su mille questioni grandi e piccole. E questa condizione di impunità generalizzata è il substrato della cultura del berlusconismo e dell’inciucio.
Che cosa succederebbe se un partito con la forza dell’Italia dei Valori decidesse di cambiare la situazione?
In realtà sarebbe relativamente facile proprio perché si tratta di dare un semplice “aiutino” allo Stato.

Faccio un esempio. Nel 1996 con Angese lanciammo una rivista di satira: l’Eco della Carogna. Nel primo numero denunciammo una situazione allucinante: avevamo scoperto che la vernicetta argentata dei biglietti del Gratta e Vinci, conteneva ftalati e fenoli ed era quindi cancerogena. Ogni mattina milioni di italiani grattavano la polverina tossica sul bancone del bar e poi con le dita impolverate inzuppavano il cornetto nel cappuccino.
Dopo la pubblicazione dell’inchiesta, documentata con analisi chimiche e pareri di specialisti, non successe nulla.
Restammo stupiti, avevamo denunciato un’aperta violazione della legge e del buon senso e nessuno interveniva!
Allora il 17 agosto presentammo un esposto documentato alla magistratura, denunciando il danno alla salute pubblica che si stava producendo per semplice idiozia, da parte di un ente statale per giunta.
Il 19 agosto i Gratta e Vinci tossici furono ritirati su tutto il territorio italiano. Fu uno shock nazionale, ci furono crisi di astinenza da grattazione ma dopo un paio di settimane i Gratta e Vinci tornarono in commercio, meno luccicanti e argentati di prima e senza cancerogeni. Modestamente abbiamo evitato un tumore a migliaia di connazionali e ci siamo guadagnati un posto nel paradiso degli impenitenti, che è addirittura meglio di quello musulmano.

L’attuale stato delle cose in Italia è che ci sono migliaia di casi analoghi. Migliaia di situazioni che danneggiano gravemente i cittadini, in plateale, aperto, conclamato disprezzo della legge, sulle quali nessun partito interviene in modo costante e organizzato.
E sono battaglie che i singoli cittadini e i piccoli gruppi non hanno la forza di condurre, servono energie notevoli e serve la forza di resistere poi alle ritorsioni (l’Eco della Carogna chiuse nonostante il grandioso successo di pubblico, forse fra 20 anni potrò raccontare come accadde).

Scovare queste illegalità è facile. Ho in mano il numero 235 di Altroconsumo, una rivista collegata a un’associazione straordinaria che da 37 anni informa i cittadini sulla qualità dei prodotti e sui loro diritti, fornendo convenzioni, supporto legale e consulenza tecnica in casi di contenzioso.
Leggo che su 15 modelli di casco per motociclisti sottoposti a un test di qualità e resistenza da Altroconsumo, addirittura 8 risultano essere fuori legge perché non rispettano i parametri minimi di efficienza.

Non stiamo parlando di un problema da poco. Vuol dire che in Italia su due morti in motocicletta grossomodo uno indossa un casco tecnicamente illegale.
Altroconsumo fa il suo lavoro impagabile informando su com’è la situazione. E credo che siano quotidianamente stupiti del fatto che la cosiddetta Società Civile non fa tesoro del loro lavoro.
Perché non c’è nessun partito che incarica un avvocato di presentare un esposto alla magistratura e far ritirare questi caschi fuori norma?
Io credo che questo dovrebbe essere uno dei compiti fondamentali dei partiti politici. Non basta fare le leggi nelle aule parlamentari. Bisogna poi praticare l’Obbedienza Civile e agire perché la legge diventi operativa.
E lo è tanto più oggi per i partiti dell’opposizione che ben poco possono per l’esiguità numerica e l’uso industriale del voto di fiducia.

Caro Di Pietro, secondo me otterreste una rivoluzione copernicana se l’Italia dei Valori mettesse in agenda questa battaglia. I cittadini italiani, abituati a partiti che poco si occupano della gente, resterebbero favorevolmente impressionati se vedessero farsi avanti un’organizzazione che prende a cuore il loro benessere.
Parliamo di prodotti scadenti che causano indirettamente o direttamente morti, feriti, contusi, malanni, sofferenze, perdite di tempo e di denaro. Parliamo di testi di contratti per servizi, palesemente fuori legge, con clausole vessatorie che non resisterebbero per un secondo nell’aula di un tribunale ma che per il singolo cittadino diventano ostacoli difficili da superare. Parliamo di tante piccole truffe, che continuano impunite, ad esempio nelle televendite, soltanto perché nessuno si prende la briga di far rispettare la legge con strumenti legali… Migliaia di vecchiette turlupinate ogni giorno non avrebbero il diritto a un difensore etico?
E otterreste anche un radicamento sul territorio e uno strumento di crescita sul campo, dei militanti e dei dirigenti del partito. Le sedi locali dell’IDV diventerebbero anche centri di Obbedienza Civile e difesa del cittadino.
L’IDV troverebbe finalmente quel rapporto localizzato con gli elettori che oggi le manca e gli italiani diventerebbero più ricchi e meno mazziati se, ogni lunedì, la settimana si aprisse con Antonio Di Pietro che mette fine a un’altra furbata dei potenti e di quelli che se ne fregano delle leggi dello Stato.

Una simile iniziativa politica avrebbe poi il pregio di creare un potere di dissuasione. Vi sono alcuni casi in cui si reca grande danno al cittadino anche senza violare una legge.
Casi di infima piccineria e miopia delle aziende che per ottenere utili minimi fanno danni enormi. Ad esempio sono in commercio pellicole che contengono pvc (che si scioglie a contatto con i grassi) vendute insieme alle pellicole per alimenti, senza una dicitura leggibile. Ho dato incarico a un avvocato di scoprire cosa dice la legge. E mi ha risposto che non c’è niente da fare. Se c’è scritto “Non usare per avvolgere alimenti contenenti grassi” non puoi denunciarli, anche se è scritto alto un millimetro. E’ una carognata che colpisce i consumatori che non leggono attentamente le etichette dei prodotti. Vecchiette, commercialisti disinformati… Secondo me succederebbe qualche cosa se un partito politico come l’IDV andasse dai dirigenti dei supermercati e gli dicesse semplicemente: “Vi sembra bello fare questo? E’ bello mettere insieme un prodotto a norma di legge per alimenti e uno che non si può usare per alimenti contenenti grassi, e magari quello insano costa un po’ di meno?…”.

Ai dirigenti dei supermercati gli verrebbe il senso di colpa che non ci dormono perché sono sensibili e il giorno dopo questa crudeltà cesserebbe.
Ci sono tante situazioni in cui si sente la mancanza della funzione di BUON PADRE DI FAMIGLIA GLOBALE che lo stato dovrebbe avere. Una funzione di dissuasione, consiglio, formazione etica pratica. E visto che lo Stato non espleta questa funzione, ricade nella sfera di responsabilità dei partiti che si candidano a gestire lo Stato. E che possono così dimostrare, anche stando all’opposizione, quale è la loro filosofia sociale. Non in astratto, a parole, ma calata nel quotidiano con i fatti.

Ecco quindi come vedrei un programma di Obbedienza Civile.
Il primo lunedì: si fanno ritirare dal territorio nazionale i caschi da motocicletta fuori norma.

Il secondo lunedì: si denunciano le banche che nascondono con capziosi artifici di calcolo il fatto che praticano interessi a volte superiori ai tassi di usura.

Il terzo lunedì: si apre la caccia gli estintori domestici e aziendali fuori norma (ti è mai capitato di correre con un estintore per spegnere un incendio e accorgerti che non funziona? Io l’ho provato, un’esperienza molto deprimente).

Quarto lunedì: televendite di orologi finti, materassi in puro lattice vegetale chimico, quadri d’autore originali stampati in serie.

Quinto lunedì: si stroncano i costi occulti dei numeri telefonici che offrono informazioni sui numeri di telefono (alcuni quando ti passano la comunicazione con il numero telefonico che hai richiesto, te lo dicono usando curiose espressioni verbali ambigue, e mentre parli continui a pagare come se stessi ancora collegato con l’ufficio informazioni: un botto. Pochi consumatori se ne rendono conto.)

Sesto lunedì: si dice basta alla gente che telefona a tutte le ore offrendoti raggiri incredibili come l’abbonamento alle riviste: Amo la Finanza, Amo i Carabinieri, e Amo i Poliziotti, con autoadesivo da attaccare all’auto così puoi andare a 200 all’ora e non ti fanno la multa, puoi non pagare le tasse e la Finanza ti ama lo stesso e puoi sputare sui marocchini che in fondo siamo tutti settentrionali dentro.

E così via 52 volte all’anno. Diventerebbe l’evento del lunedì più appassionante. Sei contrariato perché devi tornare a lavorare ma sei contento che è lunedì perché così scopri cosa ha combinato Di Pietro questa volta.

Si potrebbero anche stampare dei grandi manifesti:
Guerra pacifista all’illegalità generalizzata.
Guerra pacifista alla cultura dei furbetti impuniti.
Iniziamo a cambiare l’Italia, da subito, nel piccolo e nel grande, ovunque sia possibile, poi se ne andrà anche Berlusconi.

PS: Nella lettera della settimana scorsa a Bersani, gli ho proposto di realizzare in tutti i comuni gestiti dalla sinistra le azioni di efficienza energetica che decine di sindaci del PD hanno già concretizzato con enorme vantaggio economico e ecologico, migliorando contemporaneamente il benessere dei cittadini.
Questa impostazione di dialogo, positiva e pratica ha riscosso l’apprezzamento di molti che hanno commentato l’articolo e di alcuni che lo hanno diffuso linkandolo.
Ringrazio tutti per il sostegno che mi avete offerto.
Alcuni mi scrivono che bisognerebbe far arrivare questa lettera veramente a Bersani. Sono d’accordo. So che è improbabile che un big della politica ci ascolti ma mi piace sognare.
Sarebbe comunque interessante provarci, quantomeno a far sì che queste proposte non cadano sotto totale silenzio. Anche solo che se ne discuta sarebbe un grande risultato.
Ma ovviamente non posso farlo da solo.
Qualcuno ha voglia di impegnarsi in una campagna di comunicazione su questi temi?
Un link-corteo darebbe visibilità al discorso. Magari qualche sezione del PD potrebbe riprendere queste proposte e votarle. Avrebbe un peso. Insomma una campagna di opinione vecchio stile. Sono convinto che molti iscritti del PD sarebbero proprio d’accordo con queste proposte se le conoscessero.
E sono convinto che i lettori del Fatto Quotidiano siano una potenza galattica.
Credo che riuscire anche semplicemente a discutere su questioni di strategia e strumenti di lotta sarebbe un risultato notevole anche se poi passano altre idee e le nostre vengono scartate.
Tutto è meglio del sistema gelatinoso che sta immobilizzando i cervelli.



Archeologia, Matthiae: ''Il palazzo di Hammurabi è il nostro prossimo obiettivo''




Roma - (Adnkronos) - Il luminare a cui si deve la scoperta di Ebla nel 1964: ''Abbiamo rinvenuto una grande stele in basalto, omaggio alla 'dea siriana' Ishtar''''

Roma, 18 lug. (Adnkronos) - Portare alla luce il palazzo e gli archivi reali di Hammurabi, 'nascosti' sotto l'Acropoli, un tempo centro nevralgico di Ebla. E' questo il prossimo obiettivo del professor Paolo Matthiae e del suo entourage di archeologi. Si deve proprio al professor Matthiae la scoperta di Ebla, nel 1964. La città, situata a nord della Siria, a sud-ovest di Aleppo, era localizzata in una posizione intermedia fra Mesopotamia, Anatolia e Palestina .
''Nel corso dell'ultima campagna di scavi - spiega il luminare in un'intervista all'ADNKRONOS - abbiamo rinvenuto una grande stele in basalto con dei rilievi sui quattro lati. Le immagini rappresentano la dea Ishtar, una sorta di 'Venere' o 'Afrodite siriana' ''.

Oltre a proteggere l'amore e la fertilità, Ishtar, però, simboleggiava una 'versione femminile' del dio Marte, poiché era conosciuta anche come 'dea della guerra'. Protettrice di Ebla e della dinastia regnante, fu soprannominata dagli antichi romani 'La dea siriana' e pare che fosse amata e temuta anche in Occidente.

''La scoperta di questa stele - prosegue il professore - ha un valore considerevole perché presenta una serie di raffigurazioni fra cui quelle della dea stessa sospesa in una sorta di circonferenza celeste, identificata come il pianeta Venere. In più sono degni di interesse rilievi raffiguranti scene musicali connesse ai riti in favore della divinità, fra cui anche sacrifici di prigionieri. La stele, dunque, è importante perché documenta il culto di una religione molto antica''.

''Tutti i nostri sforzi adesso - continua Matthiae - si concentreranno per riportare alla luce il palazzo reale, fondato da Hammurabi, re di Babilonia, nel periodo di massima fioritura di Ebla, fra il 2000 ed il 1600 a.C., prima che la zona diventasse un insediamento rurale di secondaria importanza. Nel 1600 a.C., infatti, Ebla fu distrutta per la terza volta dagli Ittiti. Si concluse, così, il periodo d'oro della città, che era stato caratterizzato dall'incremento dei contatti con l'Egitto, da quello delle attività commerciali e dell'aristocrazia mercantile''.

''Ebla - chiosa il luminare - fu citata l'ultima volta in riferimento alle Crociate, quando divenne per un breve periodo, un accampamento per i soldati cristiani. Crediamo che il palazzo reale di Hammurabi, situato al centro dell'Acropoli, sia un edificio molto esteso. Potrebbe anche raggiungere i 15.000 metri quadri circa ed occupare così gran parte di quello che un tempo era il fulcro della città''.

Ma l'archeologo stesso ammette che l'impresa sarà ardua: ''L'edificio si trova al di sotto di strutture e sovrapposizioni meno importanti, probabilmente 3,5 o 5 metri al di sotto di questi materiali. Il lavoro sarà lento e faticoso e potrebbe durare anche più dei due o tre anni previsti… per adesso abbiamo rinvenuto, nella parte nord, una grande corte periferica e stiamo raggiungendo i limiti occidentali dove dovrebbe esserci una serie di corti minori. Speriamo di avvicinarci, già nella seconda campagna, in autunno, al nucleo centrale dell'edificio e di individuare i quartieri più importanti, ad esempio la zona di ricevimento, ma soprattutto gli archivi reali di Hammurabi''.

''Si tratta della quarantasettesima campagna di scavi a Ebla - dichiara Matthiae - Questo per gli abitanti del posto, è l'anno del Ramadan. Il digiuno inizierà l'11 agosto e terminerà il 12 settembre. Abbiamo deciso, quindi, di interrompere la campagna in estate e di riprenderla a settembre''. Il progetto è tuttora finanziato e promosso dall'Università degli Studi di Roma La Sapienza che opera in collaborazione con il ministero della Cultura di Damasco. Le ricerche, infatti, sono finalizzate anche all'allestimento di un parco archeologico di Ebla a Damasco.

''Questi lavori di scavo e protezione del sito - spiega Matthiae - si accompagnano all'iniziativa del ministero degli Affari esteri di Roma e della Direzione generale per la Cooperazione e lo Sviluppo, che intendono rinnovare completamente i locali del museo regionale di Idlib, città sotto la quale sono sepolte numerose civiltà fra cui quella di Ebla. La struttura sarà dedicata alle autorità siriane. Entro un paio d'anni vorremmo anche edificare un museo italiano in loco in cui esporre tutte le scoperte fatte dal nostro gruppo di ricerca''.

A proposito del ruolo dell'Italia in campo archeologico il luminare dichiara: ''Il nostro è sicuramente un paese leader in questo campo, soprattutto nell'ambito degli studi e delle scoperte e per i risultati che raggiungiamo. Purtroppo siamo un po' carenti in materia di strumenti e soprattutto, diversamente da paesi come la Germania e la Francia, non godiamo di sicuri finanziamenti. La crisi - prosegue l'archeologo - ha influito e sta influendo negativamente anche in questo campo… tuttavia nel 1975, anno della scoperta degli archivi reali di Ebla, che svelò al mondo intero l'importanza di questa missione, la Sapienza decise di stabilire un budget annuale da riservare ad alcune importanti imprese dell'università, sia in Italia che all'estero''.

''La decisione fu presa da Antonio Ruberti, a quel tempo rettore e quest'anno Luigi Frati non si è solo limitato a riconfermare il budget ma l'ha addirittura incrementato. D'altronde, - chiosa il professore - il dipartimento di Archeologia e quello di Fisica dell'università La Sapienza hanno sempre rappresentato dei punti di eccellenza''.

Matthiae che, grazie al suo impegno, è stato anche insignito della più alta onorificenza della Repubblica Araba Siriana, esorta a pensare l'archeologia come ''una scienza 'terribilmente contemporanea'. Ed uno strumento di tolleranza. Spesso si pensa che questa disciplina sia rivolta esclusivamente al passato. Io sono convinto del contrario. Il passato è allo stesso tempo familiare e diverso da noi ed è per questo che l'archeologia si configura come una 'scuola di tolleranza': indagando il passato - conclude Matthiae - possiamo affrontare e percorrere itinerari capaci di congiungere identità e alterità''.

domenica 18 luglio 2010

19 luglio 2010 - Le agende rosse tornano a Palermo con Paolo Borsellino


S.Borsellino: nessun flop è solo disinformazione strumentale alla fiaccolata della destra di domani. - David Perluigi



Salvatore Borsellino è nero.
Non usa mezzi termini: ‘Sono incazzato sì, è la solita disinformazione. Come si fa a parlare di flop quando 250/300 persone con il sole a picco si fanno due ore di marcia. Ma stiamo scherzando? Ancora faccio fatica io a parlare per riprendermi, abbiamo fatto un’ora in salita per raggiungere Castel Utveggio sul Monte Pellegrino. Eppure mi chiamano i giornalisti per dirmi: ’Borsellino, abbiamo letto le agenzie non sembra sia andata bene?’.

Il fratello del magistrato ucciso è profondamente amareggiato per come certa stampa e alcune agenzie hanno riportato nelle cronache odierne la riuscita del corteo partito stamane da via D’Amelio e organizzato dal Popolo delle Agende Rosse (il movimento fondato proprio da Salvatore Borsellino) nel secondo dei tre giorni di commemorazione nel 18mo anniversario della morte di Paolo Borsellino e della sua scorta.
‘E’ andata meglio rispetto all’anno scorso. Eppure nessuno parlò di flop un anno fa. Ho visto persone di Pordenone, Treviso, Venezia che sono arrivate qui stamane dopo un viaggio estenuante. Donne, anziani, ragazzi che si sono spaccati la schiena con il sole che c’è oggi a Palermo solo per commemorare Paolo e i suoi ragazzi. Tutte con le agende rosse alzate. Venute qui per ricordare, capire e vedere con i propri occhi. Abbiamo fatto vedere a questa gente come è possibile già a occhio nudo da Castel Utveggio avvistare il portone del palazzo dove abitava mia madre e avvisare, così, chi doveva innescare l’esplosivo’.

Il castello, infatti, secondo una tesi investigativa, avrebbe ospitato una sede del Sisde da cui sarebbe partito l’ordine di far esplodere l’autobomba usata nella strage. ’I responsabili del monumento per la prima volta – continua S.Borsellino - hanno aperto le porte del castello a una delegazione così grande. Prima di allora erano entrate solo delegazioni formate da una decina di persone al massimo’.
Eppure qualcuno anche tra le associazioni più rappresentative nella battaglia antimafia mancava oggi alla manifestazione, come ‘Addio Pizzo’. ’E’ un bilancio sui presenti che farò alla fine, a mente fredda, dopo questa tre giorni in ricordo della strage, non è questo il momento. Certo mi auguro che domani al corteo che partirà da via D’Amelio per raggiungere via Notarbartolo (dove c’era la casa del giudice Falcone ndr), vi siano tutte le associazioni antimafia e che qualcuno di ‘Addio Pizzo’ si faccia vivo. E’ mia sorella Rita che tiene i rapporti con le associazioni’.

Domani intanto è prevista alle 20,00 una fiaccolata organizzata dal movimento di destra della
‘Giovane Italia/Azione Giovani di Palermo’ che partirà da piazza Vittorio Veneto. ‘Ero intenzionato ad andare – dichiara S.Borsellino – poi ho sentito che verranno anche Nania e Gasparri e ho deciso che non andrò. Ma temo, viste le polemiche strumentali sulla manifestazione di oggi, che è facile che molti giornali dopodomani scriveranno che la fiaccolata della destra è stata un successo. Metteranno a confronto una fiaccolata fatta alle 20,00 di sera all’ombra con la nostra fatta sotto il sole rovente. Troppo facile così. Lo so che qualcuno si sta preparando a scriverlo’.

Il Popolo delle Agende Rosse intanto è impegnato nell’organizzazione nel teatro dell’ex cinema Edison, traversa di Corso Tukory (zona Ballarò), per la proiezione di questa sera alle 20,00 del documentario: ‘
19 luglio 1992: una Strage di Stato’ del regista Marco Canestrari, realizzato insieme alla redazione del sito internet 19luglio1992.com. A seguire vi sarà un dibattito con Antonio Ingroia, Marco Travaglio, Nicola Biondo, Gioacchino Genchi e Salvatore Borsellino. Il teatro, secondo quanto riferito dagli organizzatori, dovrebbe essere pieno.