Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 26 luglio 2013
giovedì 25 luglio 2013
C'ERA UNA VOLTA IL PCI ... - Francesco Briganti
Il suo canto libero …
Non so Voi, ma io quando leggo gli interventi dei politici, ovunque li facciano e di qualsiasi cosa parlino, mi sento come deve sentirsi un pollo alla vigilia di Natale. Leggo dell’intervento del nostro bene amato presidente del consiglio per grazia ricevuta dal quirinale on. Letta all’assemblea dei deputati del Pd e rimango basito al punto da gareggiare in sale con la moglie di Lot in fuga da Sodoma e Gomorra. “ … a questo govern(icchi)o… non c’è alternativa …” dice il nostro, e snocciola le ragioni per cui, perdurante una crisi selvaggia, non si possa fare a meno dell’animalesco e sordido connubio tra destra (similsinistra) e sinistra (simildestra). Questo innaturale incesto, essendo i due copulanti irrimediabilmente parenti stretti oramai, aggiunge disgrazia a disgrazia, lutto al lutto e disonore al disonore. Quando mai potrebbe nascere qualcosa di veramente utile e costruttivo tra due entità la cui unica e sola ragion d’essere è quella di perpetrare se stesse; lo stesso decreto del fare(mo), unica espressione di un qualche significato sin qui in via di futura, forsesetroviamoisoldi, attuazione non è che una sequela di possibili cose da realizzare non appena fosse anche solamente possibile. “ … se andassimo ad elezioni … “ continua il nostro con una faccia tosta da peripatetica incallita “… correremmo il rischio di non avere una maggioranza al senato …”; ora, intanto sorge spontaneo il chiedersi da dove gli giunga la convinzione di una maggioranza alla camera, ma detto questo, perché il “nipotedelsodaledelnano” non ci spiega come mai questo unico ed insostituibile govern(icchi)o non ha messo, almeno, in cantiere una nuova legge elettorale?. Crede forse il beneficiato dal re che qui si sia tutti degli stupidi?; si!, non solo lo crede, ne è certo!; ragione per cui gli viene facile la spudoratezza che lo contraddistingue e che si esalta nel momento in cui asserisce che “… questi primi novanta giorni dimostrano che è possibile dare risposte all’Italia ed all’Europa come è accaduto per il lavoro …”. Riposte?, all’Italia?; non so per l’Europa, ma io da quando esiste questa accolita di falsi governanti di risposte non ne ho né sentite né, tanto meno, viste e per quanto riguarda il lavoro sto diventando talmente alieno alla parola stessa che proprio il suo significato oramai comincia a sfuggirmi. “ … mai come in queste settimane il lavoro dei giovani è stato così centrale …” prosegue quest’altro unto dal Signore e aggiunge … “ dobbiamo essere più aggressivi sulle riforme costituzionali … stiamo cercando di rendere la Costituzione più moderna …”. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere!. Questo onorevole signore che non ha mai lavorato un secondo in vita sua, che suderebbe solo in una sauna qualora ci riuscisse che non ha nemmeno una pallida idea di ciò che un giovane laureato o un altro qualsiasi dei nostri ragazzi deve subire quanto a difficoltà, patimenti, frustrazioni e delusioni nel cercare un lavoro pur che sia, sfotte anche e parla di rammodernare la carta costituzionale dall’alto dell’inciucio con il nano e dopo il bieco tentativo di una ennesima depenalizzazione di un reato. Il prosieguo dell’intervento è una summa delle solite chiacchiere da cortile che si ascoltano in un aia dove oche impazzite si inseguono tra loro nel tentativo di distrarre il fattore dal proposito di tirare il collo per uno splendido arrosto ad una di loro. L’unica fortuna di questi imbelli individui è che nel cortile italiano ci sono animali di ogni genere dagli asini ai polli, dai maiali alle vacche, dai cani alle pantegane, ma non esistono fattori in grado di tirare il collo a chi che sia, altrimenti altro che cenone di Natale, questi qui sarebbero la portate più succulente del più grande e pantagruelico pranzo mai servito su una tavola imbandita: sicuramente abbondante, anche se, altrettanto certamente, INDIGESTO!.
mercoledì 24 luglio 2013
Andrea Scanzi.
Toh, è tornato Giusi La Ganga.
Il craxiano più craxiano di tutti, con alle spalle una sfilza di patteggiamenti per tangenti e ricettazione negli Anni Novanta.
Con un curriculum simile, uno così non poteva essere dimenticato dalla politica italiana. E infatti non lo hanno dimenticato. Lo trovate da poche ore nel consiglio comunale di Torino. Dove?
Nel Pdl?
No, tra i banchi del Pd. Pronto ad appoggiare Fassino.
Si sono liberati due posti, e zac, è subentrato lui. Tutti favorevoli - 29 consiglieri - tranne M5S ("il suo subentro è un atto dovuto previsto dalla legge, ma noi non l’avremmo mai candidato e non ci può essere nessuna pacificazione con la classe politica di quegli anni che hanno spolpato il Paese”) e Sel ("C’è un eterno ritorno al passato. Qui in Comune gli anni Ottanta tornano a ruggire”).
La Ganga, stupito per le proteste, ha parlato (pure lui) di "pacificazione politica". Ai (suoi) bei tempi, furoreggiava una vignetta di Forattini. C'era Craxi vestito da gangster che scandiva minaccioso: "Fermi tutti, arriva La Ganga". Nel 1994 disse: "Mi assumo la responsabilità dei finanziamenti illeciti ricevuti e per coerenza non posso più continuare a fare il politico”. Ma già nel 2005, in una intervista a Repubblica, ammise di essere malato cronicamente di politica.
La Ganga ha aderito da tempo al Pd. Quando fu candidato alle comunali di Torino, si lamentarono giusto i Giovani Democratici. Agli altri la sua presenza andava bene. Non era per nulla imbarazzante. In fondo La Ganga si era persino speso, personalmente, per agevolare l'elezione di Chiamparino a sindaco.
E' certo possibile che io, come tanti, sia "troppo cattivo" con il Pd. Ma è altrettanto certo che tutti coloro che riescono a ingoiare una tal dose di rospi, hanno anticorpi (im)morali che spero di non avere mai.
https://www.facebook.com/pages/Andrea-Scanzi/226105204072482
Decreto del Fare, “salta il tetto allo stipendio dei super manager pubblici”.
Alcuni deputati della commissione Bilancio denunciano che il testo del decreto del Fare esclude l'estensione del limite ai compensi degli amministratori di aziende come Poste, Ferrovie dello Stato e Anas. All'interno dell'emendamento è stato infatti aggiunto un "non" che annulla quanto scritto inizialmente.
Dietrofront sul tetto agli stipendi d’oro dei manager pubblici. “Il testo del decreto del Fare, sul quale oggi il governo ha posto la fiducia alla Camera, esclude l’estensione del tetto agli emolumenti agli amministratori delle società non quotate che svolgono servizi di interesse generale anche di rilevanza economica come Poste, Ferrovie dello Stato, Anas“, denunciano i deputati della commissione Bilancio Simonetta Rubinato, Angelo Rughetti, Andrea Romano e Lello Di Gioia.
“Ci siamo accorti”, spiegano, “che nell’ambito dell’attività di coordinamento del testo effettuato ieri sera in Commissioni è stato inserito alla lettera a) del comma 1 dell’art. 12bis, un ‘non’ che vanifica l’effettiva volontà dei commissari che, nel testo approvato in commissioni riunite I e V ed arrivato lunedì in aula, riportava la volontà di estendere il tetto agli emolumenti già fissato dalla spending review del governo Monti anche ai manager pubblici di tali società”. I deputati dichiarano che “si tratta di un errore materiale dovuto alla concitazione per l’approvazione in tempi brevi di un testo molto complesso, alla quale va posto sicuramente rimedio”.
I commissari, preso atto della posizione della fiducia alla Camera annunciata dal ministro Franceschini, confidano che al Senato la norma venga corretta per conformarla alla volontà espressa dai componenti delle Commissioni. “Noi riteniamo – spiegano – che tutti i manager, anche quelli delle società non quotate che erogano servizi ai cittadini come appunto Poste, Ferrovie dello Stato e Anas, debbano avere un tetto ai loro compensi, come avviene per gli altri amministratori delle società non quotate che possono arrivare al massimo al trattamento economico del primo presidente della Cassazione (circa 300mila euro)”.
E aggiungono: “Sarebbe paradossale che in una fase in cui famiglie e imprese lottano per arrivare alla fine del mese si facciano delle eccezioni che non fanno altro che alimentare un clima sociale difficile. Si tratta di un mero errore che il Senato dovrà modificare”.
Così recita ora il testo, dopo il passaggio dalla Commissione all’aula:
“Il compenso stabilito ai sensi dell’articolo 2389, terzo comma, del codice civile, dai consigli di amministrazione delle società non quotate, nonché delle società che non svolgono servizi di interesse generale, anche i rilevanza economica, di cui all’articolo 4, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2012, n.95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.135 direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, non può essere superiore al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione”.
Svegliamoci! - Alessandra De Giosa
SCUSATE,
IL POPOLO TUTTO, IN UN REFERENDUM, HA DICHIARATO DI VOLER ABOLIRE IL FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI.
QUESTA VOLONTà, CHIARAMENTE ESPRESSA, è STATA, CON TOTALE MENEFREGHISMO, IGNORATA,..........
MA PERCHè QUEL DELINQUENZIALE PRELIEVO DEL 2 PER MILLE CHE VORREBBERO FARE NON LO SI DEVOLVE PER LA SANITà PUBBLICA CHE STA IN SORDINA INDIETREGGIANDO?????
CI STANNO METTENDO PIANO PIANO UN BEL SILURO NEL DERETANO....... E NON LO DICONO----------- CI TROVEREMO A SORPRESA e IMPROVVISAMENTE A DOVERE PAGARE TUTTE LE PRESTAZIONI SANITARIE SENZA SAPERLO .......
PERCHè, SECONDO LA CONCEZIONE DEI POLITICANTI, ..... FARE MORIRE LA GENTE è GIUSTO MA TOCCARE I PRIVILEGI ECONOMICI DEI PARTITI E DEI LORO ESPONENTI NON è LECITO-----------SVEGLIATEVI BELLE ADDORMENTATE ------------QUANDO CI INCAZZIAMO SUL SERIO?????
https://www.facebook.com/alessandra.degiosa.1
duiucapisc? - Francesco Briganti
Vocabolario Trepaperelle … ovvero definizioni, etimologia e citazioni.
L’Italiano è una delle lingue, sia parlata che scritta, più difficili al mondo. La sua grammatica, la sintassi, i verbi ciascuno con tempi e modi, con le forme al passato presente e futuro, la consecutio ed infine la specificità di ogni singola parola la rendono tale.
L’Italiano, inteso come idioma di un popolo, rispecchia o, forse, è la causa della profonda complessità del popolo che ne è padrone, genitore e figlio.
Molti popoli al mondo sin dall’antichità hanno preferito degli ideogrammi per esprimere dei concetti anche complessi, gli antichi egizi o i moderni cinesi e giapponesi, tanto per citarne alcuni, sono tra gli esempi più lampanti; altri invece hanno affidato all’intonazione o alla diversa scrittura di uno stesso suono la differenziazione di un significato arrivando persino ad una forma sintetica di espressione fondendo in una sola lunga parola una definizione o un concetto ed è per questo che è impossibile una traduzione alla lettera da una lingua all’altra, perché un periodo correttamente espresso in una di esse riportato parimenti in un’altra potrebbe assumere diverso significato o essere del tutto incomprensibile.
Dicevamo della specificità di ogni singola parola del nostro vocabolario; pur essendoci dei sinonimi, parole dalla scrittura e dal suono diverso ma aventi lo stesso significato, non sempre è indifferente l’uso dell’un termine o dell’altro. Ad esempio si può portare la parola fede che ha come sinonimi fiducia, ideale, credo, ma è evidente che dire ”io ho fede in Dio “ non ha lo stesso significato che dire “ io ho fiducia in Dio”; due espressioni che a prima vista rendono lo stesso concetto, ma che, analizzate, hanno un significato profondamente diverso; nel primo caso c’è una pedissequa adesione, nel secondo c’è una dichiarazione di speranza.
Se gli esempi a cui attingere si potessero esprimere in chilometri copriremmo una distanza pari a quella che separa la terra dalla luna.
Dunque, in Italia, tra l'italiano come lingua e l'italiano come cittadino, c’è, possiamo dire, una corrispondenza diretta tra tre concetti: un paese complicato in cui abitano dei cittadini difficili che parlano una lingua complessa.
La sublimazione ai massimi livelli di queste specificità viene quotidianamente espressa dalla casta a cui appartengono i nostri politici.
Essi, hanno dalla loro due motivazioni che li spingono:
a) l’esigenza di fare delle cose sporche che non siano immediatamente ed ai più individuabili, e
b) la necessità di riempire con il nulla arzigogolato di parole astruse il vuoto del loro agire sempre più inconcludente e pernicioso.
Anche qui, se potessimo esprimere in peso gli esempi cui attingere, sprofonderemmo sino a raggiungere l’altra parte del mondo.
L’ultimo e ancor che significativo esempio è quello relativo alla trasformazione immediata in legge ed in sede deliberativa del nuovo 416 ter ( variazione del 416 bis a sua volta variazione dell’art. 416 del c.p., ndr) in cui compare il concetto:
“Chiunque accetta consapevolmente il procacciamento di voti con le modalità previste … ecc. ecc”.
Qual è la furbata?: si è introdotta la parola “consapevolmente” e si è sostituita la parola "promessa” con “procacciamento” di modo che il cammino della giustizia diviene di fatto più complicato dovendosi dimostrare che chi procaccia voti in giro e ne ottiene dalla mafia ne deve essere coscientemente a conoscenza e non è detto che per averli abbia in cambio fatto delle promesse e, quindi, tutti i processi basati sull’ipotesi del voto di scambio dovranno essere rivisti per intervenuta differenziazione e chi se ne avvantaggerà?; indovinate!, ad esempio Cosentino (pdl), indagato per reati associativi alla camorra, il quale potrà usufruire di termini di prescrizioni abbreviati dal tutto. Ecco amici cosa fanno lì in quel consesso di gentiluomini che risiede tra palazzo Madama e Montecitorio; giocano con le parole per scopi sporchi e nascosti invece di cercare di risolvere la montagna di problemi che affligge questo, sfortunato?, disgraziato?, rimbecillito?, PAESE ed i suoi abitanti che sono almeno tanto stronzi quanto i politici da loro eletti, altrimenti ….
Dietro il blitz a Roma la guerra delle banche Tra i «truffati» anche 8 istituti italiani. - Fiorenza Sarzanini
Andrian Yelemessov dal 2012 è ambasciatore straordinario del Kazakistan in Italia (Ansa)
ROMA - Ci sono numerosi interessi, soprattutto economici, che si muovono dietro l'affaire kazako. E potrebbe essere proprio questo il filo da seguire per individuare chi ha ordinato la «consegna» della signora Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua alle autorità di Astana. E così scoprire i retroscena dell'operazione cominciata ufficialmente il 28 maggio scorso con la visita dell'ambasciatore Andrian Yelemessov alla questura di Roma e terminata il 31 maggio alle 19 con la partenza delle due donne a bordo del jet privato della compagnia austriaca Avcon. Ma forse avviata diversi giorni prima. Si rafforza l'ipotesi che quell'espulsione servisse a far uscire allo scoperto il marito Mukhtar Ablyazov, che fosse il ricatto all'Italia dopo la fuga dell'uomo. Perché si scopre che il dissidente era in realtà scappato dalla Gran Bretagna nonostante questo gli facesse automaticamente perdere lo status di rifugiato. Braccato da chi lo accusa di aver messo in piedi una truffa da circa 10 miliardi di dollari quando era presidente della Bta, la banca più importante del Kazakistan che per questo aveva avviato contro di lui un'azione legale in Gran Bretagna, lo stesso Paese che poi decise di concedergli asilo politico. E nella lista dei creditori, si scopre adesso, ci sono anche otto istituti di credito italiani, «inseriti nell'elenco delle vittime di frodi di Ablyazov».
L'ATTIVAZIONE ITALIANA DEL 16 MAGGIO - Mario Trotta, l'ex carabiniere e adesso investigatore privato titolare dell'agenzia Sira che pedinava Ablyazov, sostiene di aver ricevuto l'incarico il 16 maggio da un'agenzia di Tel Aviv. Chi aveva ricevuto l'informazione che il dissidente era giunto a Roma e poteva essere catturato? E da chi arrivava? Il team incaricato dei pedinamenti presenta numerose relazioni alle autorità kazake, aggiornate con tutti gli spostamenti dell'uomo. L'ultima si riferisce alla serata del 26 maggio quando lo seguono mentre va a cena in un ristorante nella zona dell'Infernetto e poi fino al rientro a casa. Dopo non accade più nulla. Loro sono convinti che sia rimasto nella villetta di Casal Palocco e dunque continuano gli appostamenti. Invece Ablyazov, che si è accorto di essere sotto controllo o forse ha ricevuto una «soffiata», riesce a fuggire. Il 28 maggio l'ambasciatore Andrian Yelemessov contatta per tre volte il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Ufficialmente non sa che la preda è ormai scappata. «Non potevo rispondere e incaricai il capo di gabinetto Giuseppe Procaccini di occuparsene», assicura. In attesa di recarsi al Viminale, contatta la segreteria del questore e poi viene ricevuto dal capo della Squadra mobile Renato Cortese. Porta i documenti per dimostrare dove si nasconde Ablyazov, ne chiede l'arresto. Ebbene, 55 giorni dopo quell'incontro, non è stato ancora svelato chi «consigliò» al diplomatico di recarsi direttamente negli uffici di San Vitale. Generalmente gli ambasciatori hanno come interlocutore la Farnesina. Possibile che Yelemessov non attivò subito quel canale? Possibile che non parlò con nessuno degli Esteri, prima di bussare alle porte del ministero dell'Interno?
NELLA LISTA UNICREDIT E MEDIOBANCA - Eppure Ablyazov era al centro di un vero intrigo internazionale, come dimostrano i documenti raccolti in Gran Bretagna. La scoperta di un «buco» di almeno 10 miliardi di dollari viene scoperto dalla Bta nel febbraio 2009. Si decide così «una ristrutturazione grazie al Fondo sovrano Samruk Kazyna», ma soprattutto si scopre che mentre ricopre l'incarico di presidente, Ablyazov avrebbe concesso «ingenti prestiti a enti impossibili da individuare, spesso senza garanzie». Il sospetto è che tra questi ci fossero «organizzazioni di cui lo stesso Ablyazov era proprietario e beneficiario». Sono proprio gli atti raccolti nel Regno Unito a rivelare che «tra i creditori che a livello internazionale erano stati vittime delle frodi di Ablyazov figuravano i seguenti istituti di credito italiani: Unicredito italiano, Banca popolare di Vicenza, Banca Monte dei Paschi di Siena, Mediobanca, Banca agricola mantovana, Banca nazionale del lavoro, Banca Antonveneta, Banca Ubae». Tutti insieme hanno ottenuto il sequestro dei suoi beni.
LE VILLE CON PISCINA E SALE DA BALLO - Sono proprio i documenti allegati al fascicolo della Corte britannica e rivelare come le proprietà di Ablyazov avessero un valore oscillante tra i 41 e i 46 milioni di sterline e nell'aprile scorso i giudici hanno autorizzato i liquidatori alla vendita delle proprietà immobiliari. Il bene di maggior pregio è «Carlton House, villa a nord di Londra, acquistata nel 2006 attraverso una società offshore per 15,5 milioni di dollari. È composta fra l'altro da una sala da ballo di circa 50 piedi, una biblioteca, 9 camere da letto, una piscina e un bagno turco da 12 persone».
In vendita anche «Oaklands Park, nel Surrey, acquistata nel 2006 attraverso una società offshore per 8,15 milioni di sterline. È composta da 100 acri di terreno e otto case». E poi c'è «Alberts Court, appartamento che si trova a St.John's Wood a Londra, acquistato nel 2008 attraverso una società offshore per 965 mila sterline». Questa è la fortuna di Ablyazov. Difficile credere che dietro la vicenda che riguarda la sua famiglia non ci sia soprattutto la battaglia per mettere le mani sul suo patrimonio.
In vendita anche «Oaklands Park, nel Surrey, acquistata nel 2006 attraverso una società offshore per 8,15 milioni di sterline. È composta da 100 acri di terreno e otto case». E poi c'è «Alberts Court, appartamento che si trova a St.John's Wood a Londra, acquistato nel 2008 attraverso una società offshore per 965 mila sterline». Questa è la fortuna di Ablyazov. Difficile credere che dietro la vicenda che riguarda la sua famiglia non ci sia soprattutto la battaglia per mettere le mani sul suo patrimonio.
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