sabato 10 settembre 2016

Buzzi: "Abbiamo finanziato tutti, Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino, Zingaretti e anche Renzi".

buzzi marino nieri

LA LETTERA. Dal carcere di Nuoro il presidente della cooperativa '29 giugno' Salvatore Buzzi, scrive a due sue collaboratrici. Nella missiva lo sfogo: "Noi non abbiamo mai finanziato illegalmente la politica, ma tutto legalmente".


"Il vero scopo di questa inchiesta è costringermi a cedere raccontando la corruzione a Roma nell'ultimo decennio ma io non posso inventarmi le cose che non so, perché noi non abbiamo mai finanziato illegalmente la politica, ma tutto legalmente: Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino, Zingaretti, Badaloni, Marrazzo, tutti praticamente, anche Renzi: tutti contributi dichiarati in bilancio".
Lo scrive il presidente della cooperativa '29 giugno' Salvatore Buzzi, durante la detenzione nel carcere di Nuoro, a due sue collaboratrici. La missiva, del dicembre 2014, e' negli atti allegati all'inchiesta bis su 'Mafia Capitale'.

"L'inchiesta e' colma di lacune, di imprecisioni, priva dei piu' elementari riscontri. Penso che molte carte non sono state lette o, peggio, lette e non capite - continua nella missiva Salvatore Buzzi che coglie l'occasione per sfogarsi "contro le tante inesattezze scritte contenute nelle migliaia di pagine di intercettazioni e relazioni prodotte dai Ros", inesattezze che, a suo dire, avrebbero "fuorviato" il lavoro della procura.

Poi un lungo passo della lettera e' dedicato all'ex Nar, Massimo Carminati, ritenuto l'altro capo del sodalizio criminoso: "Lo conosco da oltre 30 anni e ho iniziato a frequentarlo nella seconda meta' del 2012, quando non aveva nessuna pendenza con la giustizia. Lui ha collaborato con la cooperativa, diventandone anche socio, in maniera del tutto legittima e legale: aveva in gran conto il lavoro che noi tutti della '29 giugno' facevamo per favorire l'integrazione sociale di tante persone, di cui ben 300 detenuti ed ex detenuti".

Buzzi difende poi la sua cooperativa: "La '29 giugno' e' stata criminalizzata del tutto ingiustamente, facendo un danno enorme non solo alla cooperativa ma a tutta la cooperazione sociale italiana, ma anche qui sarebbe bastato poco per scoprire che tutta la 'frenetica attivita'' svolta era in funzione della crescita e del rafforzamento di una cooperativa dove al 2 dicembre lavoravano 1254 persone, in gran parte svantaggiate con contratti di lavoro a tempo indeterminato. Un gruppo con un fatturato di 60 milioni di euro, 4 di utili e 20 di patrimonio reale".

"La mia legittima attivita' di lobbing - scrive ancora Buzzi - e' stata denigrata con aggettivi dispregiativi sparsi qua e la': noi viviamo in uno Stato di diritto e non in uno Stato etico. Sono molto addolorato perche' trent'anni di duro lavoro sono andati in frantumi, la mia reputazione perduta". Infine, lamentandosi della sua detenzione in Sardegna ("sono stato deportato"), il presidente della cooperativa '29 giugno' saluta il pm, al quale attribuisce "un atteggiamento guascone", con una battuta :"Ti piace vincere facile? ".


buzzi versamenti

Alcuni dei benficiari dei versamenti in chiaro e relative cifre corrisposte da Salvatore Buzzi tra febbraio 2008 e gennaio 2015.

venerdì 9 settembre 2016

11 settembre: Larry Silverstein fu molto fortunato. - Massimo Mazzucco



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Larry Silverstein


Anche coloro che conoscono bene la storia degli Stati Uniti, e faticano meno ad accettare l’idea che l’11 settembre sia stato un autoattentato, a volte si domandano: “D’accordo farsi del male, ma perchè andare a distruggere due dei gioielli più meravigliosi che l’America abbia mai avuto? Non si poteva distruggere qualcos’altro?”

In realtà, le Torri Gemelle erano di tutto meno che gioielli meravigliosi.
Per quanto fossero collocate su un terreno fra i più appetibili e redditizi al mondo, dopo trent’anni i due edifici erano diventati decisamente obsoleti. Poiché ciascun piano era stato costruito come uno spazio aperto di oltre 4.000 metri quadrati, l’aumento dei costi energetici aveva reso i due edifici estremamente gravosi da riscaldare d’inverno, ed altrettanto gravosi da raffreddare d’estate. 
Il perimetro del WTC Plaza, inoltre, rappresentava un vero e proprio macigno nel mezzo della circolazione di Downtown Manhattan, una zona della città costruita all’inizio del secolo scorso, fatta tutta di strade lunghe e strette. I tassisti raccontavano che nell’ora di punta ci voleva più di un’ora solo per aggirare l’intero perimetro del World Trade Center.
Mai il problema più ingombrante per le Torri Gemelle era rappresentato dall’enorme quantità di amianto che contenevano. Costruite in un’epoca (1969-1973) in cui l’amianto non era ancora proibito, …
… questo composto fu usato sia per la protezione antincendio delle strutture in acciaio sia come isolante per le condutture dell’aria condizionata e dell’acqua.
Solo nei primi anni ’70 l’amianto iniziò ad essere riconosciuto come cancerogeno, ma a quel punto la costruzione delle Torri Gemelle era quasi terminata. Non è chiaro fino a che punto della costruzione sia stato usato, nè quale sia la quantità esatta di amianto utilizzato, ma le stime variano fra 400 e 5000 tonnellate complessive di amianto presenti nelle Torri Gemelle a costruzione ultimata.
Man mano che venivano introdotti i regolamenti contro l’amianto, la situazione per le Torri Gemelle si faceva sempre più difficile, finché nel 1989 l’amianto fu definitivamente proibito in tutte le costruzioni civili. A quel punto si provò una soluzione di fortuna, incapsulando l’amianto delle Torri Gemelle con un cemento particolare, per evitare la dispersione nell’aria delle sue particelle.
Ma verso la metà degli anni ’90 i nuovi regolamenti prevedevano che dovunque si intervenisse per fare delle riparazioni o delle opere di manutenzione, l’amianto presente venisse rimosso per intero.
Nel frattempo, proprio a causa della sua pericolosità, il costo per la rimozione dell’amianto era diventato astronomico, poiché bisognava prima fare evacuare tutti i piani interessati, e poi utilizzare solo operatori specializzati, che dovevano lavorare esclusivamente con tute ermetiche e bombole di ossigeno.
Una cosa è chiamare l’idraulico per riparare una tubatura rotta, ben altra e dover evacuare un piano intero, con dozzine di società commerciali che perdono soldi ogni minuto che passa, e poi chiamare una squadra di astronauti per fare lo stesso lavoro. Sul finire degli anni ’90 i preventivi per la rimozione completa e lo smaltimento dell’amianto delle Torri Gemelle arrivavano ad un miliardo di dollari – più o meno la cifra che sarebbe costato costruire una torre nuova.
Con una mossa disperata la Port Authority, proprietaria delle Torri Gemelle, denunciò le compagnie di assicurazione perché si rifiutavano di coprire i costi della rimozione, ma alla fine di una lunga battaglia legale perse la causa.
A quel punto la Port Authority si trovò fra l’incudine e il martello: non si poteva più effettuare la manutenzione delle Torri Gemelle, per il costo della rimozione dell’amianto, ma non si potevano demolire proprio per le grandi quantità di amianto che contenevano. L’unica soluzione sarebbe stata di smontarle pezzo per pezzo, ma il costo di una tale operazione era semplicemente improponibile.
Fortuna volle che nella primavera del 2001 un imprenditore chiamato Larry Silverstein, già proprietario del Building 7, si sia offerto per rilevare la gestione delle Torri Gemelle con un lease di 99 anni.
In quel momento il valore sul mercato delle Twin Towers era di circa 1,2 miliardi di dollari, ma Silverstein pagò 3,2 miliardi pur di entrare rapidamente in possesso di quello che lui ha definito “il sogno della sua vita”.
Nonostante la bomba del ‘93 avesse distrutto solo qualche piano all’interno della Torre Nord, nella nuova polizza assicurativa Silverstein fece aggiungere anche la possibilità di una distruzione completa delle torri per attacco terroristico.
Non si sa mai - avrà pensato - metti che invece di un camioncino pieno di letame ne usano tre o quattro, e io rischio che venga giù tutto insieme.

Quello che è successo l’11 di settembre lo sappiamo tutti.
Il mattino del 12 settembre Silverstein era talmente abbattuto per la perdita dei suoi “gioielli”, che andava dicendo a tutti di essere certo di poter incassare dall’assicurazione il doppio del massimale previsto – 7 miliardi invece di 3,5 - “perché si è trattato di due attacchi terroristici separati”.
Alla fine della lunga battaglia legale, Silverstein ha preso 4,5 miliardi di dollari per ricostruire le Torri Gemelle, ritrovandosi in mano dieci ettari di un terreno edilizio fra i più ambiti e redditizi al mondo.
Nel frattempo l’amianto delle Torri Gemelle lo hanno respirato tutto i soccorritori che hanno lavorato alacremente per sgomberare il suo terreno dalla macerie, e che oggi stanno morendo a centinaia, falciati dal mesotelioma e da altre malattie respiratorie, nel silenzio più vergognoso della stampa di tutto il mondo.

FAQ SUL CROLLO DEL WTC-7.

La versione ufficiale del crollo del WTC-7.

L'11 settembre 2001, circa sette ore dopo il crollo delle Torri Gemelle, un terzo grattacielo, il World Trade Center 7 (anche chiamato Edificio 7 o Salomon Brothers Building), crollò in circa 6 secondi e mezzo, dopo aver subìto incendi su vari piani innescati dalle macerie della Torre Nord (distanteoltre 100 metri) che lo colpirono quando essa crollò.

La versione ufficiale afferma testualmente: "incendi incontrollati, innescati dall'impatto delle macerie delle Torri Gemelle, e assenza d'acqua negli impianti antincendio (per via delle condotte tranciate dal crollo delle Torri), hanno prodotto la dilatazione ed il cedimento di alcuni solai. Questo ha tolto il supporto laterale a una colonna particolarmente sollecitata, la numero 79, che si è piegata. Da lì, il cedimento si è propagato inarrestabilmente al resto della struttura." (fonte: il rapporto del NIST NCSTAR-1A, che costituisce la spiegazione ufficiale definitiva del crollo del WTC-7).
Nel rapporto viene anche precisato (alla pagina xxxii) che né i depositi di carburante diesel che erano presenti nell'edificio, né i superficiali danni fisici causati dalle macerie delle Torre Nord, hanno svolto un ruolo nel crollo (a parte innescare gli incendi). Il crollo sarebbe quindi dovuto esclusivamente agli incendi (che a ben vedere erano anche piuttosto modesti).
Insomma, il collasso così stranamente simmetrico, rapido e totale del WTC-7 (che è crollato fino alle fondamenta in 6,5 secondi esattamente sulla propria pianta, senza quasi danneggiare gli edifici circostanti), si sarebbe verificato per via del cedimento di un'unica colonna, la numero 79, che avrebbe scatenato una (mai spiegata né dimostrata) reazione a catena che ha fatto crollare anche tutto il resto dell'edificio, nonostante fosse pressoché intatto.
E il fatto che il crollo somigli tanto a una demolizione controllata sarebbe solo una coincidenza.
Vediamo in dettaglio i problemi di questa versione, e le domande più frequenti sull'argomento.

    FAQ sul crollo del WTC-7.
  1. Perché dovremmo dubitare della versione ufficiale del WTC-7?
  2. Ma il fuoco non aveva già fatto crollare altri grattacieli in acciaio, prima? Non è una cosa più che possibile?
  3. Che prove ci sono che ci fossero acciaio e cemento fuso nelle macerie del WTC-7, e in che modo ciò smentirebbe la versione ufficiale?
  4. Davvero il WTC-7 è precipitato a velocità di perfetta caduta libera per 2,25 secondi? E questo che conseguenze ha sulla versione ufficiale?
  5. Ho sentito dire che il crollo del WTC-7 era stato miracolosamente previsto da vari telegiornali americani prima che avvenisse. E' vero? Che può significare una cosa simile?
  6. L'acciaio della struttura del WTC-7 era stato testato per la resistenza al fuoco? Con che risultati?
  7. Ma ho sentito dire che in realtà il crollo ha impiegato molto più di 6,5 secondi. E' vero?
  8. Davvero hanno trovato della thermite/super-thermite/nano-thermite nelle fondamenta del WTC? Che può significare? Non era solo vernice?
  9. Quali leggi fisiche vìola la versione ufficiale del crollo del WTC-7, e perché?
  10. Qual era la reale portata degli incendi nel WTC-7?
  11. Qual era la reale portata dei danni causati dalle macerie della Torre Nord?
  12. Ma il NIST non ha esaminato l'ipotesi della demolizione controllata? E non ha concluso che sarebbe stata impossibile?

       Torna alle FAQ generiche.

 1) Perché dovremmo dubitare della versione ufficiale del WTC-7?

Perché il crollo del WTC-7, come quello delle Torri Gemelle, mostra tutte le caratteristiche di una demolizione controllata e nessuna di quelle di un crollo spontaneo.

Prima di continuare, osserviamo il crollo (visibile anche da varie altre angolazioni) e un'immagine che mostra come l'edificio sia caduto precisamente sulla propria pianta:



Come abbiamo visto, il crollo presenta varie caratteristiche spiegabili solo con una demolizione controllata:
  1. Rapidità fisicamente troppo elevata per un crollo spontaneo.
  2. Simmetria identica a quella di una demolizione controllata e fisicamente impossibile in un crollo spontaneo.
  3. Totalità del crollo, con l'intero edificio raso al suolo e ridotto a un ordinato mucchietto di macerie (anche questo è fisicamente impossibile).
  4. Polverizzazione del cemento e formazione di una gigantesca nube piroclastica (altra cosa fisicamente impossibile a causa dell'insufficiente energia cinetica in gioco)
  5. Le pozze di acciaio e cemento fuso ritrovate dopo vari giorni nelle fondamenta (l'acciaio fonde a 1.538 °C e il cemento oltre i 1.800 °C, temperature impossibili da raggiungere negli incendi del WTC, che al massimo hanno raggiunto i 1.000 °C, e solo per pochi minuti, secondo lo stesso NIST).
  6. Le tracce di nano-thermite ritrovate nelle fondamenta dell'intero World Trade Center, una sostanza incendiaria molto potente e avanzata.
  7. La conoscenza anticipata del crollo dimostrata da varie parti, inspiegabile vista la modesta entità degli incendi nel WTC-7 e il fatto che altri edifici (come il WTC-5) avevano subìto incendi molto peggiori senza cedere e senza che nessuno ne temesse il crollo.
Un elenco di tutte le leggi fisiche violate dalla versione ufficiale del crollo del WTC-7 è disponibile qui, insieme a una semplice spiegazione per ognuna di esse.

C'è anche da tenere presente, tra i motivi per dubitare della versione ufficiale, che il rapporto definitivo del NIST sul WTC-7 è stato scoperto pieno di bugie esplicite. Questo articolo le tratta una per una, con tanto di prove e fonti.

Ricordiamo anche che il fuoco non aveva mai causato il crollo totale di un moderno grattacielo in acciaio, prima di allora (vedi la domanda seguente per i dettagli), e già questa stranezza da sola sarebbe sufficiente per farsi molte domande.

Ora, secondo la versione ufficiale questi piccoli incendi asimmetrici, sparsi e di differente intensità, hanno causato la perfetta implosione che avete visto perché UNA colonna, la n° 79 (cerchiata in rosso qui sotto), avrebbe ceduto a causa del calore, e il resto dell'edificio ha ceduto con lei per un qualche strano motivo mai chiarito, addirittura cadendo in perfetta caduta libera per 2,25 secondi.


Se una simile spiegazione vi soddisfa, allora buon per voi. Ma sono in molti a ritenere che invece i punti sopraelencati siano motivi più che sufficienti per dubitare della versione ufficiale di questa faccenda.

   2) Ma il fuoco non aveva già fatto crollare altri grattacieli in acciaio, prima? Non è una cosa più che possibile?

Assolutamente no, e per fortuna. I grattacieli sono costruiti con rigidi requisiti di resistenza al fuoco in modo da sopportare senza problemi eventi simili.
Fin dall'inizio il fatto che il WTC-7 fosse crollato ha lasciato perplessi gli esperti (quelli non alle dipendenze del governo, almeno), e questo articolo del New York Times ne spiega il motivo:

"Ingegneri e altri esperti sono ancora sconcertati da ciò che è accaduto al WTC-7. [...] Gli esperti affermano che nessun edificio simile, un moderno grattacielo rinforzato in acciaio, era mai crollato a causa di incendi incontrollati, e gli ingegneri stanno cercando di capire se ci sia motivo di preoccuparsi per tutti gli altri edifici simili sparsi per la nazione."
James Glanz, The New York Times, "Experts are baffled: steel components partially evaporated", 29 novembre 2001.

In tutti questi anni di ricerche e discussioni, infatti, nessuno è mai riuscito a trovare un solo esempio di grattacielo in acciaio crollato completamente a causa del fuoco.
I sostenitori della versione ufficiale giustificano questa mancanza dicendo che gli incendi di grattacieli sono eventi rari, ma in realtà ne sono avvenuti diversi negli ultimi anni, e in nessun caso si è verificato un crollo totale.

Per cercare di spiegare questa stranezza, allora, i sostenitori della versione ufficiale hanno preso come esempio costruzioni come capannoni, teatri e fabbriche (costruiti in modo del tutto differente dal WTC-7) che sono crollati (parzialmente) a causa del fuoco, e hanno concluso trionfalmente che non ci sia stato nulla di strano nel crollo del WTC-7.
Di seguito esaminiamo tali esempi e i motivi per cui il paragone con il WTC-7 non regge.

1. Il McCormick Center (Chicago). 
Crollò a causa di un incendio il 16 gennaio del 1967.
Dato che aveva una struttura esclusivamente d'acciaio, è il caso che più di ogni altro viene portato come dimostrazione del fatto che il crollo del WTC-7 è stato del tutto normale. In realtà si tratta di un paragone logicamente e tecnicamente scorretto per vari motivi.
Innanzitutto, il McCormick Center non era altro che un enorme capannone a un piano solo, costruito usando tecniche e criteri di resistenza completamente diversi rispetto a quelli di un grattacielo moderno come il WTC-7.
Secondariamente, il suo fu un crollo parziale, e non completo come quello del WTC-7, il che è del tutto coerente con dei danni da incendio, asimmetrici e diseguali. Per la precisione, l'unica cosa che crollò fu il tetto (altre informazioni qui):

Il McCormick Center dopo il crollo del tetto (cliccate per ingrandire)

2. Il Sight and Sound Theater (Strasburg, Pennsylvania).
Bruciò il 28 gennaio del 1997. Anche in questo caso, il paragone col WTC-7 è tecnicamente impossibile perché si tratta di un altro edificio a un piano solo, costruito in modo del tutto diverso da un moderno grattacielo, e di un altro crollo parziale. Anche qui l'unica cosa a crollare fu il tetto dell'auditorium, mentre tutto il resto del cinema rimase tranquillamente in piedi e come nuovo. Le immagini (tratte dal rapporto ufficiale dell'incidente) parlano chiaro:


  

Sopra, un'immagine aerea del tetto dell'auditorium crollato (cliccate per ingrandire). 
Sotto, a sinistra e a destra, fotografie della parte frontale del cinema DOPO l'incendio. Come si può vedere, il resto dell'edificio rimase del tutto illeso.

3. Il Crystal Palace (Londra).
Paragonando questa struttura in acciaio e vetro del 1851 al World Trade Center 7, i sostenitori della versione ufficiale hanno dimostrato di non capire la questione in esame (o di non essere interessati a farlo).
Questa (per l'epoca incredibilmente avanzata) costruzione crollò a causa di un incendio il 30 novembre 1936. Il che non è affatto sorprendente, considerando che era costituito per la maggior parte di vetro (non si chiamava Crystal Palace per caso), e che il vetro si ammorbidisce già con temperature inferiori agli 800 °C e si scoglie a temperature più elevate.
Inoltre, se andiamo a vedere delle fotografie del Crystal Palace prima e dopo l'incendio, ci accorgiamo che non solo anche in questo caso si è trattato di un crollo parziale, ma che l'unica parte a collassare del tutto è stata quella in vetro, mentre quella in acciaio è rimasta in parte integra:


  

Sopra, il Crystal Palace prima dell'incendio. Sotto a sinistra e a destra, la struttura d'acciaio dopo l'incendio, ancora parzialmente in piedi (cliccate per ingrandire).
Per sgomberare l'area e costruirci sopra dovette essere completamente distrutto con esplosivi nel 1941.

Il fatto che parte della struttura in acciaio del Crystal Palace rimase in piedi non viene mai menzionato da coloro a favore della versione ufficiale.
(Inoltre alcune fonti riportano che il Crystal Palace in realtà avesse una struttura di ghisa e vetro, non di acciaio. Dato che la ghisa fonde a 1.200 °C - ossia ben 378 °C prima dell'acciaio - il paragone con il WTC-7 risulta scorretto e inadeguato per una ragione in più.)

Altri casi di strutture in acciaio crollate a causa del fuoco portati dai sostenitori della versione ufficiale sono:
  1. La fabbrica di giocattoli thailandese della Kader Industrial (che però, come si vede da una delle rarissime foto successive al fuoco, subì al massimo un crollo parziale).
  2. La piattaforma petrolifera Mumbai High North (la cui struttura portante d'acciaio rimase però integra, nonostante i danni devastanti riportati da tutto ciò che la ricopriva).
  3. Una cartiera presso Malvern, nel Regno Unito (innanzitutto si tratta dell'ennesima struttura a un piano solo costruita in modo completamente diverso da un grattacielo moderno, e solo per questo imparagonabile al WTC-7; poi i pompieri riferirono che il calore aveva fatto cedere alcune travi del tetto, ma non parlarono affatto di crollo totale, e infatti delle foto mostrano chiaramente come la cartiera sia rimasta perlopiù in piedi, nonostante un cedimento parziale, asimmetrico e localizzato - proprio il tipo che un incendio può causare; molte altre foto successive all'incendio sono visibiliqui).
 La lista di esempi portati dai sostenitori della versione ufficiale finisce qui.
Si può notare come ognuno di questi esempi sia del tutto fuori luogo e imparagonabile al caso del WTC-7 per due motivi:
  • Si è sempre trattato di cedimenti parziali e asimmetrici (proprio del tipo compatibile con incendi) completamente diversi dal crollo totale e simmetrico del WTC-7 (del tutto incompatibile con degli incendi).
  • Si sono sempre portate come esempio costruzioni profondamente diverse dal WTC-7, dal punto di vista strutturale.
Questo secondo punto è fondamentale e non deve essere sottovalutato. Un moderno grattacielo viene costruito rispettando requisiti di resistenza ben precisi e del tutto diversi da strutture come cartiere o cinema (ossia molto più elevati): 

«Il fattore di sicurezza minimo obbligatorio per una struttura in acciaio e cemento armato è del 600%. Una struttura simile deve essere progettata per reggere un carico pari a sei volte il suo carico massimo. I calcoli vengono fatti sei volte in eccesso per avere la certezza che la struttura non ceda nemmeno in situazioni critiche.» Fonte: "Engineering and Technical Handbook" di McNeese e Hoag, Prentice Hall, 1959, p. 47).

Questo significa che il fuoco avrebbe dovuto indebolire e far cedere l'83,4 della struttura del WTC-7 per farlo collassare, e considerando che stiamo parlando di incendi di queste dimensioni e di danni di questa gravità, sembra davvero impossibile.
Ma il punto è che se anche fosse avvenuto, in ogni caso non dimostrerebbe affatto che la versione ufficiale è plausibile o anche solo fisicamente possibile. 

I difensori della versione ufficiale, infatti, si sforzano in ogni modo di dimostrare che all'interno delle Torri Gemelle e del WTC-7 si era sviluppata una temperatura sufficientemente elevata da ammorbidire e far cedere l'acciaio, ma non sembrano rendersi conto che, se anche così fosse, in ogni caso questo non spiegherebbe affatto i crolli totali e impossibilmente simmetrici, rapidi e precisi delle Torri Gemelle e del WTC-7 (vedi qui  e qui per i dettagli), che continuerebbero a risultare inspiegabili a meno di non ammettere che sia avvenuta una demolizione controllata.
Degli incendi sparsi casualmente in un edificio, infatti, per quanto siano caldi non possono produrre per caso un crollo IDENTICO a una demolizione controllata.
Riguardate il crollo del WTC-7. Credete che un'implosione così perfetta, rapida, precisa e simmetrica, possa essere il risultato di un cedimento strutturale casuale causato da incendi?

La versione ufficiale rimarrebbe indifendibile e impossibile perfino se si scoprisse che all'interno delle Torri e del WTC-7 si erano raggiunte temperature di 2.000 °C. Chi difende la versione ufficiale tende a non capirlo perché si è ormai del tutto sconnesso dalla questione in esame. Non gli interessa più capire cosa può e non può essere successo l'11 settembre 2001: ormai lo scopo per lui è diventato solo quello di "smentire i complottisti", a qualunque costo e con qualunque mezzo.
Così facendo si dimentica che qui la domanda a cui rispondere non è: "Può il fuoco portare al cedimento dell'acciaio?", perchè è ovvio che possa, se raggiunge temperature sufficientemente elevate e si trova nelle condizioni giuste.
Qui la VERA domanda a cui rispondere è: "possono i modesti incendi sparsi e asimmetrici del WTC-7 aver provocato per puro caso un crollo IDENTICO a una demolizione controllata?". (dettagli) (dettagli)

E' questa la domanda a cui rispondere, perché è questa che determina se la versione ufficiale dei fatti è fisicamente possibile o meno.
E il punto in discussione è ancora questo, lo è sempre stato.

I sostenitori della versione ufficiale, invece, nella loro foga di smentire i "complottisti" non si fanno scrupolo ad infognarsi in discussioni che a ben vedere con la versione ufficiale non c'entrano nulla e a storpiare il problema in: "Nessun edificio in acciaio è mai crollato a causa del fuoco", dimenticandosi regolarmente di aggiungere i termini (fondamentali): "MODERNO GRATTACIELO" e "crollato COMPLETAMENTE", che cambiano del tutto il senso della frase.

Il WTC-7 rimane infatti a tutt'oggi l'unico moderno grattacielo in acciaio ad essere mai crollato completamente a causa del fuoco. E questo è un fatto innegabile, per quanto a molti possa dare fastidio.

Continua qui:

Video Shock: la verità sull’11 Settembre rivelata per la prima volta in TV USA.



Washington Journal – 1/8/2014 Richard Gage intervistato da C-Span.
Richard Gage è il fondatore di un gruppo chiamato “architetti e ingegneri per la verità dell’11 settembre”
Ascolta l’importante intervista ottenuta da Richard Gage di “Architects & Engineers for 9/11 Truth” su C-Span, il canale pubblico della politica americana.



Guarda anche questo per capire:

giovedì 8 settembre 2016

Alessandria, con i soldi per i poveri facevano la spesa: indagati i cinque ex vertici della Croce Rossa.

Alessandria, con i soldi per i poveri facevano la spesa: indagati i cinque ex vertici della Croce Rossa


Sottratti oltre 170mila euro. L'indagine della Finanza per peculato dopo la denuncia da parte della nuova dirigenza Cri.

Ammanchi di denaro e acquisto di beni ad uso personale per 173mila euro. La Guardia di finanza ha concluso le indagini nei confronti degli ex vertici della Croce Rossa di Casale Monferrato: cinque le persone indagate, a vario titolo, con l'accusa di peculato. Secondo gli accertamenti effettuati dagli investigatori delle Fiamme gialle, che si sono mossi lo scorso anno dopo le segnalazioni dei nuovi responsabili della Croce Rossa locale, i cinque avrebbero utilizzato, tra il 2006 e il 2015, per scopi personali beni e denaro che dovevano invece essere destinati agli assistiti in difficoltà.

Le tessere benzina dell'associazione, in particolare, sarebbero state utilizzate dagli indagati per il rifornimento delle auto personali. Allo stesso modo quelle del supermercato sarebbero state usate per acquisti personali, tra cui elettrodomestici, capi di abbigliamento, prodotti per la casa, cosmetici, superalcolici, cibo per animali, farmaci per patologie sofferte dagli interessati, facendoli apparire invece come destinati alle famiglie indigenti.


http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/09/05/news/alessandria_con_i_soldi_per_i_poveri_facevano_la_spesa_indagati_i_cinque_ex_vertici_della_croce_rossa-147205616/

L’esercito degli indagati del Partito Democratico. - Silvia Mancinelli

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Più di 100 esponenti sott’inchiesta per vari reati.

L’elenco degli indagati del Pd in Italia si fa sempre più lungo. Con Graziano arriviamo a quota 125. I reati sono vari, gravi e meno gravi, a seconda dei casi. Fra i più noti c’è Luigi Lusi , ex senatore romano del Pd nei guai per i soldi della Margherita, fino ai «coinvolti» in Mafia Capitale: Daniele Ozzimo , ex assessore, Mirko Coratti , ex presidente dell’Assemblea capitolina. Sempre nel Lazio troviamo Maurizio Venafro , già capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, Andrea Tassone , non più presidente del X municipio, Pierpaolo Pedetti , ex consigliere Pd. Nel tritacarne dell’inchiesta sulle spese pazze in regione spuntano, Esterino Montino , oggi sindaco di Fiumicino, e poi i parlamentari Giancarlo Lucherini , Bruno Astorre , Claudio MoscardelliFrancesco Scalia , Daniela Valentini , Enzo Foschi e Marco Di Stefano , nei guai anche per altro. Ovviamente c’è Ignazio Marino , per le vicende degli scontrini e della nota onlus.
Passando in Lombardia come non citare Tiziano Butturini che ha patteggiato la pena in un’inchiesta dove spunta la ’ndrangheta.E ancora, indagati a vario titolo per altre storie giudiziarie i sindaci Maria Rosa Belotti (Pero) Gianpietro Ballardin (Brenta), Mario Lucini (Como). Particolare il caso di Filippo Penati che si è avvalso della prescrizione per uscire dal processo. Altro filone sulle spese pazze vede tirati in ballo Luca Gaffuri , Carlo Spreafico , Angelo Costanzo . Scomoda inchiesta quella che vede protagonista Luigi Addisi .
In Piemonte la lista degli indagati su più inchieste si apre con Maura Forte , sindaco di Vercelli,Giovanni Corgnati , Davide Sandalo , ex presidente del Consiglio comunale di Casale Monferrato (Alessandria). A Verbania spicca il caso dell’ex vicesindaco Giuseppe Grieco e l’ex presidente del Consiglio comunale Diego Brignoli . A Torino figura invece il consigliere regionale Daniele Valle ,Rocco Fiorio , presidente della V circoscrizione, la deputata Paola Bragantini e il suo compagnoAndrea Stara .
In Liguria, tra l’inchiesta Mensopoli del 2007, la centrale a carbone e le alluvioni poi emergono i nomi diAntonino Miceli , dell’allora sindaco di Genova Marta Vincenzi , Raffaella Paita , ex assessore alla Protezione civile, e Franco Bonanini (poi passato al centrodestra).
E che dire del Veneto con l’ex sindaco di Venezia del Pd, Giorgio Orsoni e il tesoriere Giampietro Marchese , entrambi nei guai per finanziamento illecito ai partiti. In Emilia Romagna i pm, a proposito delle spese pazze in Regione, hanno puntato Marco Monari , Damiano Zoffoli , Andrea Gnassi ,Virginio Merola e Vasco Errani .
La Toscana miete «vittime» eccellenti in diversi filoni investigativi, come gli ex assessori fiorentiniGianni Biagi e Graziano Cioni . Segue l’ex capogruppo Pd in consiglio comunale Alberto Formigli , l’ex sindaco di Firenze Leonardo Dominici , il sindaco di Siena Bruno Valentini , l’ex sindaco di Livorno Alessandro Cosimi e gli assessori della stessa città Bruno Picchi e Walter Nebbiai . Le regioni rosse come le Marche e l’Umbria contano invece Gianmario Spacca , Vittoriano Solazzi eAngelo Sciapichetti , Leopoldo Di Girolamo e Fabio Paparelli . Un salto in Abruzzo con Roberto Riga , ex vicesindaco de L’Aquila. Ancora più giù, in Basilicata, dove il Partito Democratico deve fare i conti con le indagini sul governatore Marcello Pittella , oltre a Vincenzo Folino , Giuseppe Ginefra ,Federico Pace , il sottosegretario alla Sanità Vito De Filippo e l’assessore regionale all’AgricolturaLuca Braia .
La lista è lunga assai. In Sardegna c’ha pensato Renato Soru , segretario regionale, nonché europarlamentare ed ex governatore,a farsi «attenzionare» dai magistrati. Mentre in Sicilia i riflettori delle procure si sono accesi su Elio Galvagno , Mirello Crisafulli , Vito Daniele Cimiotta , l’ex senatore Nino Papania e Gaspare Vitrano .
Associazione a delinquere e tentata concussione sono invece le accuse che vedono imputato il governatore Vincenzo De Luca in Campania. Indagati anche tre suoi collaboratori: Nello Mastursi ,Enrico Coscioni e Franco Alfieri . C’è pure Antonio Bassolino , uscito indenne da quasi tutti i processi sui rifiuti ma ancora in bilico per uno che lo vede imputato di peculato. Poi, Enrico Fabozzi , ex sindaco di Villa Literno ed ex consigliere regionale condannato in primo grado a 10 anni per concorso esterno in associazione camorristica, e i sindaci Giosy Ferrandino e Giorgio Zinno al centro di inchieste su presunti appalti pilotati.
In coda, ma solo geograficamente, la Puglia e la Calabria con il senatore Alberto Tedesco , l’ex sindaco di Brindisi Mimmo Consales , l’ex presidente della provincia di Taranto Gianni Florido e il suo assessore all’Ambiente Michele Conserva , Donato Pentassuglia , assessore della Giunta Vendola, Michele Mazzarano , consigliere regionale sotto processo per finanziamento illecito ai partiti, e «colleghi» come Fabiano Amati , Gerardo De Gennaro ed Ernesto Abaterusso .
Voti in cambio di appalti e posti di lavoro ai clan le ombre costate i domiciliari all’ex sottosegretarioSandro Principe . Non un caso unico se si guardano gli altri nomi snocciolati nelle inchieste calabresi:Orlandino Greco , il consigliere regionale indagato per corruzione elettorale e voto di scambio politico-mafioso, Nino De Gaetano , Nicola Adamo , Antonio Scalzo , Carlo Guccione , Vincenzo CiconteMichelangelo Mirabello .
I favori ai Casalesi per gli appalti, che oggi vedono indagato per concorso esterno in associazione mafiosa Stefano Graziano, sembrano dunque essere solo l’ennesima puntata di una saga horror che sta mietendo vittime illustri in ogni ambito istituzionale. Dai presidenti dei municipi ai consiglieri regionali, dai sindaci ai parlamentari. «Democraticamente» appunto, come si conviene - visto il nome - nel Partito.

I “MEDIA “ DI MODA , CADUTI SUL LUMINO DELL’ART.335 C.P.P. - Romano Dolce

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Se è vero che le bugie hanno avuto sempre le gambe corte,a Pinocchio venne anche il naso visibilmente prominente.
La menzogna,tuttavia, per acquistare la dignità di essere raccontata,deve sottostare alla prova oggettiva di un presupposto omesso o mascherato.
Le correnti voci delle correnti più informate della comunicazione hanno decretato il taglio della testa politica della dottoressa Muraro, ma hanno omesso di collegare giuridicamente l’art. 335 del codice di rito con le reiterate affermazioni della citata Muraro che ha costantemente dichiarato che, non avendo ricevuto alcuna “informazione di garanzia”, raccomandata soltanto dall’art.369 c.p.p., nulla poteva riferire (neanche a se stessa) sul merito della ventilata “notitia criminis”, iscritta nell’apposito registro, previsto dal citato art. 335.
Tale norma processuale ,invero, riconnette, in capo all’organo titolare dell’azione penale,uno specifico ed indilazionabile obbligo giuridico di procedere ,“immediatamente”, alla iscrizione di un fatto notiziato come reato,nell’apposito registro,ex art 335, esistente presso ogni ufficio di Procura.
Detto registro, modulato dal decreto ministeriale 30/09/1989,riportando anche le iscrizioni di fatti penalmente irrilevanti (cosiddetto modello 45) è segretato e assolve la funzione di documentare il momento genetico della fase preliminare di indagini che possono sfociare o nell’esercizio dell’azione penale pure nella richiesta di archiviazione.
Detta segretezza è imposta dalla ragione che il legislatore non poteva consentire che le iniziali e delicate indagini “preliminari” ,portate a conoscenza all’eventuale indagato,avrebbero intralciato l’accertamento dei fatti,con la conseguente alterazione o soppressione degli elementi probatori acquisiti o in elaborazione.
In conclusione,alla stregua di quanto esposto, è doveroso chiedersi in quale modo la dottoressa Muraro avrebbe potuto mentire su fatti che non erano a sua conoscenza,perchè legalmente segretati ?
La Signora Muraro,prima di essere raggiunta dalla “informazione di garanzia”,non era nelle , condizioni soggettive ed oggettive di mentire. Altri, affrettatamente, hanno tenuto chiuso il codice di procedura penale, annullando, per cremazione, il negletto art.335 sopra menzionato.,con buona pace anche del simpatico Pinocchio.
Dott. Romano Dolce.


Postato da Giulio Adani su fb. dell'8 sett.
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