domenica 3 marzo 2019

Vitalizi a ex deputati Ars e familiari Costano 1,5 milioni di euro al mese. (2-febb.-2015)

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Una spesa di c irca 18 milioni di euro l'anno. Si tratta di 195 onorevoli, 119 familiari, tra cui vedove e figli.

PALERMO. In Sicilia per pagare i vitalizi degli ex deputati regionali l'Assemblea sborsa ogni mese un milione e mezzo di euro, pari a oltre 18 milioni all'anno. L'assegno viene erogato a 314 tra ex parlamentari e loro familiari. Si tratta dei politici che hanno maturato il diritto al vitalizio prima dell'entrata in vigore delle modifiche al regolamento sul trattamento economico approvato dal Consiglio di Presidenza dell'Ars nel febbraio del 2012. Il vitalizio infatti è stato abolito dal primo gennaio del 2012.
Gli onorevoli che percepiscono il vitalizio sono in totale 195l'assegno di reversibilità, a seguito della morte dell'ex parlamentare, invece viene incassato da 119 familiari, tra cui 7 figli di ex deputati che continuano a ricevere il vitalizio del genitore in quanto rientrano tra le cosiddette categorie protette previste per legge. Per la prima volta, l'elenco dei beneficiari del vitalizio, comprese gli assegni di reversibilità e aggiornato al primo gennaio del 2015, sono stati pubblicati nel sito dell'Assemblea regionale siciliana. L'Ars pubblica i nomi dei beneficiari, il numero di legislature fatte e la spesa complessiva mensile, mentre non viene evidenziato l'importo assegnato a ogni singolo ex deputato. Gli assegni, tuttavia, vanno da 3mila a 10mila euro al mese.
 Gli ex parlamentari che percepiscono l'assegno calcolato col retributivo sono 180 per una spesa mensile di 902,3 mila euro al mese; l'assegno vitalizio di reversibilità viene erogato a 117 familiari (tra cui 7 figli) per un totale di 522,25 mila euro al mese; 15 ex deputati ricevono invece pensioni dirette erogate col sistema 'pro-ratà, un mix tra retributivo e contributivo: si tratta degli ultimi «pensionati», ex deputati che hanno ricoperto la carica tra la XII e l'attuale XVI legislatura (l'ultimo pensionato è Pippo Gianni che ha lasciato l'Ars lo scorso ottobre dopo la ripetizione del voto delle regionali nelle sole sezioni di Pachino e Rosolini).

In 200mila a Milano contro il razzismo.



Ennesima manifastazione-supercazzola costruita ad hoc da chi sull'argomento ci marcia. Per placare il razzismo serve un'educazione non una manifestazione che esalti il problema mettendolo in evidenza e creando fazioni che nulla hanno a che fare con la risoluzione dello stesso. Siamo alle solite: si fanno manifestazioni NON per risolvere i problemi, ma per mettere in difficoltà, agli occhi di chi vede, la parte avversaria. Tutto per un tornaconto personale; Peccato che ci sia, purtroppo, chi ci casca e partecipa a queste meschinate costruite ad arte da chi, avendo il carbone bagnato, inscena "colorate ed eclatanti" manifestazioni usando i partecipanti come oggetti da mostrare. Partecipanti che ignari di essere usati, manifestano in favore dei loro aguzzini e contro chi non vuole che vengano bistrattati nei famigerati "centri di accoglienza" e sfruttati nel lavoro dai caporali. Siamo alla frutta. Cetta.

Giustizia interpretativa.


Se vi capita, incidentalmente, di uccidere qualcuno - meglio se di sesso femminile - dite di essere stati preda di una "tempesta emotiva", vi dimezzerà la pena alla quale avrebbero dovuto condannarvi. 

Lo so, mi direte che, per logica, la "tempesta emotiva" dovrebbe rappresentare un aggravante della pena, ma vi faccio notare che è sempre un rapporto matematico: un - invece di un +; 


piuttosto, è d'uopo l'applauso all'avvocato che ha difeso il "per metà-assassino" e che è riuscito ad intontire, con le sue supercazzole, i magistrati giudicanti.


Da encomio entrambi: avvocato e magistrati giudicanti.
La giustizia, intanto, è andata, per l'ennesima volta, a farsi benedire!


bycetta

Prima querela dagli Usa contro i fratelli Conticini, l'inchiesta sui 6,6 milioni per l'Africa può ripartire. - Gerardo Adinolfi

Prima querela dagli Usa contro i fratelli Conticini, l'inchiesta sui 6,6 milioni per l'Africa può ripartire

A presentarla la no-profit Operation Usa. I fratelli, tra cui il cognato dell'ex premier Matteo Renzi, sono accusati dalla procura di aver usato per fini personali parte dei fondi versati dalle organizzazioni benefiche. L'indagine, dopo la modifica delle norme sull'appropriazione indebita, era ferma per l'assenza di formali denunce dalle parti lese.

L'inchiesta sugli oltre 6,6 milioni di dollari destinati all'assistenza di bambini africani ma che secondo le accuse sarebbero transitati sui conti privati di Alessandro Conticini, fratello maggiore di uno dei cognati dell'ex premier Matteo Renzi, non corre più il rischio di naufragare dopo la modifica della legge sulla procedibilità dell'appropriazione indebita introdotta dal governo Gentiloni. Negli scorsi giorni, infatti, è arrivata una prima querela, presentata della Operation Usa di Los Angeles, organizzazione no profit tramite cui opera la Fondazione Pulitzer, che permette così ai pm della procura di Firenze Luca Turco e Giuseppina Mione di andare avanti nelle indagini, almeno per il filone che riguarda i 5,5 milioni di dollari versati dalla Operation Usa  tra il 2009 e il 2016 alla società Play Therapy Africa creata da Alessandro Conticini, ex funzionario Unicef di Addis Abeba. Altri 3,8 milioni di dollari sono stati versati invece dall'Unicef che, per il momento, ancora non ha risposto alla richiesta della procura fiorentina. Sul suo sito Unicef Italia, a ottobre, spiegò le somme erano "il corrispettivo di prestazioni nell'ambito di regolari contratti in diversi paesi del mondo". Secondo la procura però una parte di essa è passata sui conti personali di Alessandro Conticini e del fratello Luca ed è stato usato per investimenti immobiliari. L'avvocato Federico Bagattini, che difende i tre fratelli, respinge in pieno le accuse. E spiega: "Abbiamo chiesto di essere interrogati da mesi, ma quando ci hanno mandato l'avviso i fatti contestati erano diversi da quelli richiesti per l'interrogatorio". E sull'arrivo della prima querela dice: "Meglio così, ci piace vincere nel merito".

L'inchiesta per appropriazione indebita e riciclaggio vede coinvolti i tre fratelli Alessandro, Luca e Andrea Conticini, marito della sorella di Renzi, ed era ferma e destinata all'archiviazione se nessuna delle parti offese avesse presentato querela. Nello scorso aprile, infatti, una norma del governo Gentiloni aveva cambiato la legge sull'appropriazione indebita trasformandola in un reato procedibile solo su querela di parte. I magistrati furono così costretti a stoppare le indagini, e a inviare tramite rogatorie internazionali, una richiesta agli enti no profit che sarebbero stati danneggiati, per chiedere se fosse loro intenzione querelare.
 

A distanza di mesi - il termine di 90 giorni ancora non è scaduto - la prima a rispondere è stata la Operation Usa. A dare nuova linfa all'indagine, inoltre, potrebbe essere anche la modifica della procedibilità per l'appropriazione indebita introdotta dalla legge anticorruzione promulgata il 10 gennaio scorso. La norma prevede che per i casi di appropriazione indebita aggravata sia introdotta di nuovo la procedibilità d'ufficio. La procura sta studiando le nuove norme e aspetta la pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale per capire cosa è cambiato.
Secondo la procura di Firenze, che ha affidato le indagini alla guardia di finanza,  la cifra versata dalle diverse organizzazioni benefiche alla società dei Conticini è stata di 10 milioni di dollari.  Ma per i pm oltre 6,6 milioni di dollari sarebbero stati utilizzati in gran parte dai Conticini per investimenti immobiliari e per l'acquisto di quote di alcune società della famiglia Renzi o di persone a essa vicine. Un'accusa gravissima. La procura ritiene che una parte del denaro sia inquadrabile quale compenso di Alessandro Conticini, di sua moglie e dei loro collaboratori, ma non nelle proporzioni rilevate nei passaggi dai conti della società in quelli personali di Conticini. Non 6,6 milioni su 10.
Alessandro Conticini, 42 anni, e il fratello minore Luca, 37, che poteva operare sui conti della Play Therapy Africa e su quelli personali del fratello, sono sotto inchiesta per appropriazione indebita aggravata e autoriciclaggio. Il terzo fratello, Andrea, gemello di Luca e marito di Matilde Renzi, sorella dell'ex presidente del consiglio, è indagato per riciclaggio, per gli acquisti, a nome del fratello Alessandro, di quote di tre società: la Eventi 6 della famiglia Renzi, la Quality Press Italia e la Dot Media di Patrizio Donnini e di sua moglie Lilian Mammoliti, legati ai Renzi. Queste operazioni risalgono al 2011. Alla Eventi & sono arrivati 133 mila euro, alla Quality Press Italia 129 mila, alla Dot Media 4 mila.

L'inchiesta della procura di Firenze nasce da alcune segnalazioni bancarie. Sui conti correnti personali di Alessandro Conticini presso la Cassa di Risparmio di Rimini, agenzia di Castenaso (città di origine dei tre fratelli), sono transitati – secondo le accuse - quasi 6,6 milioni di dollari provenienti dalle donazioni, in parte utilizzati nel 2015 per la sottoscrizione di un prestito obbligazionario di 798 mila euro emesso da una società dell'isola di Guernsey, e in parte destinati fra il 2015 e il 2017 a un investimento immobiliare in Portogallo per un importo di 1 milione e 965 mila euro.


https://firenze.repubblica.it/cronaca/2019/01/16/news/firenze_prima_querela_dagli_usa_l_inchiesta_sui_6_6_milioni_per_l_africa_puo_ripartire-216722703/?fbclid=IwAR2iyWba0Od0ElaT_e2dlzl8RaqqC2xYq1yXV7lexg-KEQkY6TAZm63zYwo

Veltroni avrebbe potuto presentare querela in virtù del suo stato di consigliere del direttivo, ma, partendo dal principio che una mano lava l'altra, non ha voluto creare problemi al collega di partito.

Andrea Scanzi: “Zinga, Marty, Lo Smilzo e il fenicottero bulimico Calenda”. (Guida breve alle Primarie)

Domani ci saranno le Primarie Pd. L’attesa, nel paese, è diversamente spasmodica. Il Pd se l’è presa giustamente comoda, impiegando solo un anno dalla Waterloo delle Politiche. I tre sfidanti saranno Zingaretti, Martina e Giachetti. Il Partito spera di raggiungere almeno un milione di votanti, per poi andare in tivù e dire che loro sono felici di tutta questa partecipazione popolare. Così felici che, poi, se anche perdono le elezioni chi se ne frega.
L’ineffabile Zinga. E’ il favorito, ma se non raggiungerà il 50% più uno dei consensi rischierà l’usuale gogna dei delegati allorquando il Congresso dovrà scegliere l’erede di nessuno (cioè di Renzi e Martina). L’ineffabile Zinga è, per distacco e mancanza di avversari, il migliore tra i candidati. Il piccolo problema non è tanto quel carisma da salumaio triste di Vitiano, quanto il suo parlare tanto senza dir nulla. E’ contro i 5 Stelle, però un po’ anche a favore. E’ contro Renzi, però “Matteo ha fatto anche cose buone” (come il Duce). Panettone, ma anche pandoro. Una sorta di “maanchismo” veltroniano, forse fuori tempo massimo. Domanda: quanti, nel mondo reale, non vedono l’ora di smettere di votare 5 Stelle per votare Zingaretti?
Il rutilante Marty. Parlare di Maurizio Martina ti fa sentire come quando Spinoza cercava di descrivere il nulla. Di lui tutti non ricordano assolutamente niente: e non potrebbe essere altrimenti. Durante le consultazioni ha provato a dialogare con i 5 Stelle, solo che poi Renzi gli ha tirato le orecchie e ciao core. Il rutilante Marty ha un coraggio così spiccato che, se per caso a Don Abbondio capitasse di incontrarlo, si sentirebbe per contrasto Chuck Norris. Ultimamente Martina si è trasformato in supereroe, agghindandosi come Dylan Dog. Non è un caso: il primo albo della serie Bonelli si intitolava L’alba dei morti viventi, che è poi il programma di Martina. Tra i suoi grandi sostenitori c’era Richetti, uno che si innamora sempre della persona sbagliata come Lady Gaga, e c’è ancora quel galantuomo di De Luca Vincenzo. Daje Marty!
Il Bondi smilzo. Roberto Giachetti è ormai inarrivabile nell’incarnare il peggio del peggio della politica italiana. Dopo un inizio da radicale anonimo, è divenuto vagamente noto per quel suo vezzo del digiunar a favor di telecamera perché la legge elettorale gli faceva schifo. Poi però ha votato la fiducia sull’Italicum, che è un po’ come marciare per la pace e poi sganciare la bomba atomica sull’opposizione. La sua candidatura è tra le più brutte nella storia dell’umanità, ma a lui – perfezionista – non bastava e per questo ha chiesto aiuto a Calamity Jane Ascani. I loro video hanno l’allegria delle epidemie e l’efficacia delle catastrofi. Dopo aver perso tutto quel che c’era da perdere, Giachetti si è reinventato turborenziano efferato, ovvero una sorta di Bondi smilzo post-contemporaneo. Non ha chance di vittoria, ma ha ottime possibilità di rovinare la vita a Zingaretti. Vicino alla sinistra come il Foglio ai successi editoriali, potrebbe avere una vaga funzione nell’ecosistema solo se portasse tutta la sua bad company di sostenitori (Boschi, Marattin & Marcucci: insomma, l’Armageddon) in un partito ad hoc. Chiamato magari “SIP”, ovvero Siamo I Peggiori. Purtroppo però Giachetti non lo farà, perché ha tanto coraggio quanta coerenza.
Il Cigno Nero. Sui tre candidati aleggia come un fenicottero bulimico Calenda. Il quale, tra una foto sexy e l’altra in riva alle pozzanghere, continua la sua cavalcata da incrocio bolso tra un Barca debole e un Renzi minore, interpretati peraltro da un Renato Pozzetto che si ostina a parlare in romanesco. Calenda resta un politico inutile come la prima “r” di Marlboro, ma non diteglielo altrimenti ci rimane male. E si mangia anche l’ultimo cigno rimasto sul pianeta Terra.

sabato 2 marzo 2019

GUIDA ALLA VERGOGNA CHIAMATA ELEZIONI EUROPEE. - Paolo Barnard



Votare per un Parlamento i cui legislatori non possono fare le leggi, e i cui legislatori devono lottare come assassini se vogliono opporsi a potentissime leggi fatte da gente che nessuno elegge – cioè votare alle elezioni per il Parlamento Europeo – è rendersi complici intenzionali di una dittatura. Se non lo sapevate, ora lo saprete leggendo queste righe. Poi le scuse stanno a zero, italiani.
*(Nota: solo un pelo tecnico in un paio di punti, il resto spiegato a zia Marta)
La gran massa di quelli che oggi vi stanno dicendo che una rimonta Populista Euroscettica alle europee di maggio sarà esplosiva contro la bieca autocratica UE di Bruxelles, è così ripartita:
Il 2% sono consapevoli falsari.
Il 98% sono inconsapevoli cretini.
Se la mattina del 27 maggio 2019 il più potente burocrate d’Europa, Martin Selmayr, vedrà su Sky News il faccione raggiante di Salvini ‘che non lo tiene più nessuno’, scrollerà le spalle e penserà “Vabbè, una rogna in più”. Mica altro, perché la sua Europa verrà solo di un poco infastidita. Mica altro.
Va detto subito il perché, e s’inizia da qui: il Parlamento Europeo è il più farsesco demenziale baraccone mai pensato dalla Storia politica umana. Credere che dall’interno di un carrozzone impantanato come questo, un’eventuale fronte anti Bruxelles possa iniziare a sparare cannonate micidiali fin dalla mattina del 27 maggio, è da fessi, o da falsari come Salvini, Bannon, il 5Stelle e i loro soci in UE.
Spiego tutto qui. 
1)Votare per dei vigliacchi.
I parlamentari europei che delegano la stesura di leggi sovranazionali – cioè più potenti di quelle scritte dai singoli Paesi e sovente anticostituzionali per loro – ai burocrati non eletti della Commissione Europea di Bruxelles, non sono solo dementi, sono anche dei vigliacchi. Il “principio di comodità” è ciò che li guida. E’ comodo sedersi a Strasburgo, intascare un grasso salario, e poi dare la colpa a Bruxelles per i danni micidiali che alcune sue leggi ci causa. Questo principio fu descritto nero su bianco, proprio alla luce del sole, da due accademici (Epstein e O’Halloaran) in uno studio della Cambridge University del 1999: “I legislatori hanno noti incentivi a delegare tutto il potere ai burocrati… fra cui il fatto di evitare di essere poi chiamati a rispondere ai cittadini per scelte dure e impopolari (tradotto: per le infami ‘riforme’ di lavoro e pensioni, e i tagli di spesa alla Juncker, nda)”. Serve dire altro?
2)Dal poter far nulla, al poter fare quasi nulla!
Dal 1979 al 2007 i parlamentari europei sono stati talmente impotenti di fronte alla Commissione UE che uno si chiede cosa facessero tutto il giorno. La cosa divenne talmente oscena e grottesca che alla fine i super burocrati di Bruxelles decisero dal 2006, e poi l’anno dopo col Trattato di Lisbona, d’infilare dei ritocchini cosmetici che dessero l’impressione che il Parlamento potesse bloccargli le leggi. Coi nomi fighi di Regulatory Procedure With Scrutiny  e di Art. 290 TFEU (la cosmesi deve sempre suonar fighissima) fu dato al Parlamento il potere di opporsi alle leggi della Commissione, così come poteva fare il Consiglio dei Ministri. Ma è una totale farsa, come spiegherò sotto. Quindi il Parlamento UE è passato dal poter fare nulla al poter fare quasi nulla.
3)Prima farsa: I parlamentari contestano? Costa una fortuna, e i tempi gli sono nemici. Risultato: gliela danno su.
Il Trattato di Lisbona, che di fatto regola tutto il funzionamento dell’UE, ha reso il costo in denaro e in mezzi di una contestazione del Parlamento contro la Commissione quasi inaffrontabili. Le leggi della Commissione sono di proposito scritte da oltre 300 tecnocrati con intrichi legali asfissianti, per cui il parlamentare UE se volesse capirci il minimo dovrebbe pagare uno staff di tecnici a costi altissimi, ma non solo. Deve poi avere ulteriori mezzi per “istruire” un’intera Commissione Parlamentare sul tema che vuole criticare, e tutto questo solo per iniziare ad agire. Infine deve trovare ancora mezzi per formare una coalizione che sia d’accordo con lui/lei, e non basta: deve anche convincere la Conferenza dei Presidenti delle Commissioni.
Poi ci sono i tempi: 4 mesi per 1) organizzare tutto quanto detto prima; 2) fare uno spossante lavoro di lobby pro contestazione con tutti i partiti del Parlamento UE; 3) e rifare tutto daccapo in seno al Consiglio dei Ministri che, per legge, deve essere d’accordo. Scaduti i 4 mesi, il parlamentare UE s’attacca al tram…
Il peso, i costi e gli ostacoli di una contestazione contro una legge della Commissione sono quasi sempre maggiori dei benefici… meglio per il parlamentare una forma di baratto in privato con Bruxelles”, scriveva nel 2017 il College of Europe, Bruges, riportato allora sul The Economist. In altre parole: meglio dargliela su come Parlamento UE, e tentare il mercato dei polli in privato. (si veda anche sotto)
Ecco i risultati di questo demenziale e democraticamente osceno meccanismo per cui un parlamentare eletto deve svenarsi per contestare burocrati non eletti: dal 2009 al 2017, su 545 leggi proposte dalla Commissione, il Parlamento UE di fatto ne ha contestate l’1,1%. Il resto, e sono tutte leggi più potenti di quelle italiane, è passato liscio come l’olio. Mettiamo pure che i Populisti Euroscettici prendano buoni numeri a Maggio: è stra-ovvio da quanto detto sopra che avranno una vita infernale per anche solo mantenere una frazione di ciò che oggi sbraitano agli elettori, della serie “A Maggio gli facciamo fare le valige! Spacchiamo tutto!”. E questo anche per altri seri motivi, eccoli.
4)Seconda farsa: Contestano? Ecco la lista dei permessi che gli ci vogliono.
Quindi, il prode parlamentare UE che volesse bloccare una super-legge della Commissione deve avere una barca di soldi, dei tecnici pazzeschi, convincere un mare di altri parlamentari e partiti e commissioni solo per iniziare ad agire. Ma per arrivare a una conclusione di successo deve poi anche sconfiggere i seguenti veti: il possibile veto della Commissione Parlamentare interessata; un possibile veto che viene da conflitti di giurisdizione fra le Commissioni, cioè gli dicono “sta roba non è legalmente di tua competenza e levati dalle balle”; un veto se poi, dopo tutta sta gimcana, il parlamentare non ottiene la maggioranza assoluta di tutto il Parlamento UE e non ottiene anche l’ok del 55% del Consiglio dei Ministri (cioè di tutti gli Stati UE). Giuro, non è teatro Pirandelliano, è come funziona sto delirio chiamato Parlamento UE.
5)Terza farsa: parlamentari evirati costretti a fare i lobbysti, e spesso di nascosto.
Michael Kaeding è ‘Professore Jean Monnet’ di politica europea (per chi ha letto il mio Il Più Grande Crimine il nome Monnet dice tutto, nda) all’università Duisburg-Essen, oltre a ricoprire un’altra decina d’incarichi nelle maggiori Think Tanks d’Europa. Sì, è un super tecnocrate UE, D.O.P. direi, proprio l’opposto di un Euroscettico, ok? Ci siamo scritti di recente su questo tema, e lui è stato incredibilmente trasparente: “Guardi Barnard che l’ho dichiarato pubblicamente in diversi studi, e le cito dai miei testi. Per il fatto che la Commissione Europea, che fa tutte le leggi, è consapevole di avere una legittimità democratica piuttosto attenuata, cerca sempre di non arrivare allo scontro coi parlamentari europei…” – “Esiste un potere di fatto dove il singolo parlamentare baratta con la Commissione su certe leggi, piuttosto che tentare uno scontro. Il problema è che questi negoziati non sempre sono trasparenti, o addirittura sono difficili da scoprire”. 
In altre parole: il parlamentare UE ha in pratica zero poteri di realisticamente bloccare le leggi fatte dagli autocrati di Bruxelles, come ampiamente provato sopra, e allora può sempre tentare di fare il lobbysta nell’ombra. Ma anche un super tecnocrate come Kaeding arriva a chiedersi: “Come funzionano ste trattative informali fra parlamentari UE e la Commissione? E poi davvero hanno effetto? Rendono la Commissione più democratica agli occhi dei cittadini?”. 
6)Altra balla: il Parlamento UE può bocciare sia la Commissione che il suo Presidente.
Questa è surreale: il Parlamento UE può in effetti bocciare sia la nomina del Presidente della Commissione UE, sia la lista dei Commissari UE. Poi cosa succede? Che – come di fatto successe dietro le quinte anche con Jean Claude Juncker – Presidente e Commissari vengono ripresentati quasi identici, o, al meglio, con cosmetiche correzioni per salvare la faccia ai parlamentari contestatari. Poi cosa succede? Che se un ipotetico Parlamento UE ‘machizzato’ dai salviniani non accetta il salva-faccia, esso riboccia il tutto. Allora che succede? Succede che si entra nel labirinto chiamato Crisi Costituzionale secondo il Trattato di Lisbona, il quale come già dissi anni fa è di fatto la nuova Costituzione UE introdotta di nascosto nel 2007, dopo la bocciatura francese e olandese della prima Costituzione proposta (bocciata perché “socialmente frigida”).
E allora chi la risolve la crisi costituzionale sopra descritta? Il Parlamento UE? Ma non facciamo ridere. Il Consiglio Europeo? Ma non facciamo ridere, esso ha consegnato dispute di sto genere a oltre 2.800 pagine di codicilli indecifrabili scritti da tecnocrati nel 2007 (Trattato di Lisbona), e da cui si desume, secondo studiosi come Jens Peter Bonde, che la crisi verrebbe a quel punto messa nelle mani della Corte Europea di Giustizia, che è ancor meno eletta della Commissione UE. Risultato: la bocciatura del Parlamento UE in oggetto vale, se davvero si arriva al muro contro muro, come le banconote Bolivar di Maduro oggi. Devo spiegare?
7)Infine, il punto di tutti i punti. E anche qui il Parlamento UE è zero.
Le leggi della Commissione UE ficcano il naso dappertutto, dagli omogeneizzati alle regole d’accesso alle comunicazioni satellitari; da come devono essere fatte le lampade al neon a cos’è la cioccolata; fino alla tua privacy e a come irrigare un campo, ecc. Ma ciò che questa Europa ha portato di più devastante sulla più bella e democratica Costituzione del mondo, la nostra, sono i Trattati. Finora in tutto quest’articolo abbiamo parlato del (di fatto) grottesco/inesistente potere del Parlamento UE di opporsi alle leggi sovranazionali della Commissione. Esse sono chiamate “Leggi Secondarie”.
La “Legge Primaria” in Europa sono quei Trattati, come Maastricht, Lisbona, o il devastante Fiscal Compact (quello che ci ha imposto nella Costituzione di Calamandrei la distruzione del suo senso più profondo, cioè l’equità sociale, assieme all’abolizione dei poteri di spesa sovrana del Parlamento di Roma, mica nulla).
Lottare per, come si usa dire, ‘andare in Europa’, cioè prendere numeri nel Parlamento UE, è anche in questo caso, e soprattutto in questo caso, una colossale presa per il culo del pubblico, perché  il parlamentare europeo ha lo stesso potere di cambiare o di eliminare i devastanti Trattati Neoliberisti europei – cioè quelli economici che contano perché si parla di Spesa di Stato per le nostre vite, malattie, lavoro, pensioni o giovani e della nostra Costituzione – ha lo stesso potere, dicevo, che ha la tachipirina nella cura dell’ictus.
Ecco come stanno le cose. Il Trattato di Lisbona, con l’Art. 48 TEU, sancisce che per modificare un Trattato europeo ci sono quattro procedure. In tutte e quattro il ruolo del Parlamento UE è limitatissimo. Tre sono le fondamentali: la Procedura Ordinaria, la Semplificata, e la Passerelle (in francese). Vi garantisco che non esiste un Premier in tutt’Europa che sappia cosa siano, perché sono procedure più complesse della Fisica Teorica (leggerle per credere). Vi basti sapere quanti attori a livello UE devono essere tutti insieme coinvolti, pluri-consultati, coordinati, informati e infine convinti per cambiare un Trattato:
– Tutti i 28 governi nazionali, e anche solo uno può porre il veto a tutto
– La Commissione di Bruxelles
– Il Consiglio Europeo
– Il Consiglio dei MInistri
– la cosiddetta Convenzione europea
– la Conferenza Intergovernativa
– la Banca Centrale Europea
– e in ultimo il Parlamento UE
E qualcuno crede ancora che i futuri salvinici o orbanici eroi a Strasburgo potranno dire ‘beo’ sui Trattati? Vi riassumo le procedure, e lo faccio alla disperata, perché davvero solo per un decente riassuntino occorrerebbero 25 pagine di questo articolo:
La Procedura Ordinaria: la proposta di modifica di un Trattato può partire da Stati UE, Commissione o Parlamento, e va diretta al Consiglio Europeo. A quel punto va messa assieme una Convenzione europea dove vanno chiamati: i rappresentanti di tutti i governi, con i rappresentanti dei Parlamenti nazionali, con la Commissione, e col Parlamento UE. Poi verrà indetta una Conferenza dei governi europei che deciderà sulle proposte di cambiamento del Trattato in questione. Se fallisce la Convenzione, fallisce tutta la procedura. Alla fine il tutto torna poi ai Parlamenti nazionali che dovranno votare un sì o no, ma basta il veto di uno solo per bloccare tutto. Ora ditemi voi dove diavolo compare il potere del macho parlamentare Populista Euroscettico (eventuale) in sto macello.
La Procedura Semplificata: la proposta di modifica di un Trattato può partire da Stati UE, Commissione o Parlamento, e va diretta al Consiglio Europeo. Consiglio Europeo e Consiglio dei Ministri si consultano con la Commissione, con la Banca Centrale Europea e col Parlamento UE, ma non c’è nulla di vincolante da parte di quest’ultimo. Poi Il Consiglio approva la modifica, ma di nuovo si deve tornare a ogni singolo Stato membro per un sì o no, e basta il veto di uno solo per bloccare tutto. Ora ditemi voi dove diavolo compare il potere del macho parlamentare Populista Euroscettico (eventuale) in sto macello semplificato.
La Procedura Passerelle. E’ una specie di scorciatoia super tecnica nella modifica di un Trattato. Per esempio, essa permette al Consiglio Europeo di autorizzare il Consiglio dei Ministri a ignorare i Trattati modificando la maggioranza di voto che gli è richiesta per certe decisioni (da unanimità a maggioranza qualificata). Oppure lo autorizza a cambiare il modo di legiferare in UE da ‘speciale’ a ‘ordinario’ anche quando i Trattati avrebbero imposto la modalità ‘speciale’. Però per adottare la scorciatoia Passerelle, il Consiglio Europeo deve raggiungere voto unanime. Ma come sempre si deve tornare a ogni singolo Stato membro per un sì o no alla Passerelle, e basta il veto di uno solo per bloccare tutto. Ora ditemi voi dove diavolo compare il potere del macho parlamentare Populista Euroscettico (eventuale) anche qui.
Chiaro e limpido no? Soprattutto facile da capire, basta arrivare a Strasburgo, leggere Wikipedia e si cambia la Storia, eh?
8)Ma poi, è vero che a Maggio i Populisti Euroscetti vinceranno?
Non diciamo cretinate. Basta guardare i numeri dei 9 gruppi parlamentari europei per capire che i Populisti Euroscettici dovrebbero centuplicare i loro consensi per dominare il Parlamento, e gli altri perderne il 90% di botta. Una cosa sembra certa dai sondaggi: su 12 partiti cosiddetti Populisti in Europa oggi, solo la Lega otterrà un certo successo, gli altri aumenteranno di 2 o 3 o forse 4 seggi.
9)Conclusioni.
Salvini, coi suoi due economisti con 10kg di Vinavil fra culo e poltrona politica, e Di Maio con Casaleggio, vi hanno mentito su tutto. Hanno calato le braghe di fronte a Bruxelles in 5 minuti con una spesa pubblica che è un insulto alla storia italiana. I padani si sono rimangiati la Eurexit perché “eh, abbiamo beccato solo il 17% e quindi sticazzi le promesse elettorali, ma la poltrona ce la teniamo”, mentre Salvini mandava emissari anonimi da Bloomberg a dirgli “rassicurate i Mercati! staremo nei ranghi” (lo pubblicai su Twitter con foto).
Oggi sti cialtroni vi dicono che a Maggio sbaraccheranno tutta l’Europa… andando coi loro culi, Vinavil e poltrone proprio nella più ignobile Europa, quella del suo Parlamento. Avete letto qui i motivi per cui anche questa è una balla da vomitare.
Ma sti puzzoni a parte, rimane vero per tutti voi quanto ho scritto all’inizio, e lo ripeto:
Votare per un parlamento i cui legislatori non possono fare le leggi, e i cui legislatori devono lottare come assassini se vogliono opporsi a potentissime leggi fatte da gente che nessuno elegge – cioè votare alle elezioni per il Parlamento Europeo – è rendersi complici intenzionali di una dittatura. Se non lo sapevate, ora lo sapete perché avete letto queste righe. Quindi le scuse stanno a zero, italiani.
https://comedonchisciotte.org/guida-alla-vergogna-chiamata-elezioni-europee/

(In genere non condivido le idee di Barnard, ma se tutto ciò che ha scritto in questo articolo corrisponde a verità, c'è da domandarsi: quando i nostri governanti hanno indetto il famigerato referendum per scegliere se entrare a far parte della UE sapevano quali sarebbero state le conseguenze? Conoscendo la loro inettitudine e svogliatezza, dubito che avessero letto il regolamento relativo alla sua costituzione e, quindi, che nemmeno sapessero a quali problemi saremmo andati incontro, primo fra tutti la svalutazione del 50% del valore e, pertanto, del potere d'acquisto della nostra moneta....

Ue, è il frutto partorito da menti contorte, malate, una lacunosa accozzaglia di leggi inique, fazioso contesto di oligarchi schiavi del potere economico. E' nata male e va corretta) bycetta.

Black Axe, l’orrore che ignoriamo. (1) - Rosanna Spadini



Un fenomeno preoccupante e largamente diffuso sul territorio italiano, anche se ampiamente sottovalutato, è quello della mafia nigeriana. L’episodio di Roma San Lorenzo, del truce omicidio della povera Desirée, come quello precedente di Pamela a Macerata, violentata, uccisa e fatta a pezzi dai nigeriani, sembrano confermare l’allarme. Del resto il presunto quarto assassino della ragazza di Roma, Salia Yusif, in fuga dalla polizia, aveva lasciato Roma per tornare a Borgo Mezzanone, nel Foggiano, dove aveva già soggiornato fino al 2014 presso il C.A.R.A. Si era anche tagliato i capelli per non farsi riconoscere e viveva nella baraccopoli adiacente, ove è sorto  un insediamento di immigrati che non hanno più titolo ad essere ospitati all’interno della struttura, e dove la mafia nigeriana ha creato dei potenti feudi di controllo sull’intera area.
Li chiamano «cult», dominano il racket da Torino a Palermo, tengono legami anche con i clan di Ballarò. «Ho fatto tre informative a tre procure diverse, Roma, Bologna e Palermo, interessate al fenomeno che si sta espandendo a macchia d’olio in tutta Italia e tutta Europa», ha detto alla Commissione parlamentare sulle periferie il commissario della municipale Fabrizio Lotito. Gerarchia mafiosa, riti d’iniziazione, cosche: «Torino è la città con il maggior numero di immigrati nigeriani, a ruota segue l’Emilia Romagna. Le nostre indagini su questo fenomeno mafioso vedono come attori principali i ‘cult’, nati nelle università nigeriane degli anni Settanta, poi evolutisi fuori e giunti anche in Italia».
Probabilmente anche l’agguato dello scorso settembre ai giardini Alimonda di Torino contro due poliziotti antidroga circondati e pestati da una trentina di spacciatori africani, dimostra la violenza del fenomeno. La mafia nigeriana comanda ormai in molte periferie italiane, anche in quel corso Giulio Cesare così multietnico che gli ultimi bottegai locali espongono in vetrina il cartello «negozio italiano». 


Black Axe, Maphite, Supreme Eiye Confraternity, Ayee sono nomi di «cult» che riempiono ormai da anni le cronache giudiziarie, molto bene lo sanno gli inquirenti e gli abitanti delle zone più interessate, il fenomeno però è meno conosciuto per l’opinione pubblica. Le prime vittime dei «don» (i capi) sono ragazze nigeriane vendute come schiave e giovani nigeriani (baseball cap) ridotti a elemosinare davanti ai bar delle grandi città per ripagare debiti di famiglia contratti in Nigeria.
Il traffico di giovani nigeriane verso l’Europa, che diventano schiave del racket e di riti vudù,  è in continua ascesa. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), in Italia nel 2014 sono arrivate dalla Nigeria, via mare, 1.450 donne, 5.600 nel 2015, oltre 11.000 nel 2016, in buona parte minorenni. Il 2017 sembra confermare il trend, con 4.000 ragazze sbarcate nei primi sei mesi dell’anno. Le stime di OIM dicono che l’80% delle giovani in arrivo dal Paese africano è destinato alla prostituzione. Le nigeriane sono diventate una fetta consistente del mercato italiano che vale 4 miliardi di euro all’anno: il 55% delle prostitute in Italia sono straniere e il 36% di loro è di nazionalità nigeriana (Istat). L’85% delle prostitute nigeriane proviene dalla stessa città: Benin City, l’hub africano della prostituzione.  
Il traffico degli esseri umani è una delle sue più importanti fonti di sostentamento, con introiti che non sfamano diversi strati della popolazione, comprese le famiglie delle vittime. «Ti chiamano trafficante e vogliono processarti», dice Exodus che per venti anni ha vissuto tra Benin City e la Libia e si è arricchito grazie alla tratta. «Guardiamo però alle operazioni del Naptip: arrestano un trafficante, ma poi si scopre che la famiglia era coinvolta, era d’accordo. Quindi anche loro sono trafficanti. E il passeur non è un trafficante? I poliziotti? La polizia prende i soldi dalle persone e permette loro di andarsene. Vuoi dirmi che non ci sono poliziotti nelle città al confine con il Niger? Vuoi dirmi che non ci sono funzionari dell’immigrazione? Vuoi dirmi che non ci sono posti di blocco? Dove sono tutti, dormono? E i giudici? Anche loro trafficanti! Le Ong? Ti dico solo una cosa: soldi, soldi, soldi. In America dicono ‘Money talks, bullshit walks’».
Exodus dice di non sentirsi in colpa, anzi di considerarsi un benefattore perché ha aiutato i suoi concittadini ad andarsene da un Paese povero e corrotto, inoltre, secondo lui, Tv, giornali e social media spaccerebbero dati gonfiati sulle morti «Nessuna delle ragazze che ho portato in Libia è mai morta nel Sahara. A non farcela sono le persone che partivano già malate». Purtroppo non è così, come dimostra anche l’ultimo ritrovamento, a novembre 2017, di 26 corpi senza vita di donne arrivate a Salerno, tutte di nazionalità nigeriana. Comunque non esiste un boss in questo business, dicono sia lui che il comandante del Naptip, là chiunque può diventare un trafficante, basta conoscere delle ragazze che vogliano partire e non serve nemmeno sforzarsi troppo per convincerle.
È un errore di valutazione dunque sottovalutare la mafia nigeriana, perché interessa almeno venti città (Torino e Bologna in testa) e dieci regioni coinvolte nella sua rete, e che conta in giro per il mondo trentamila affiliati in quaranta Stati.
Al Sud dove le mafie autoctone mantengono il controllo militare, la mafia venuta da Benin City ha stretto patti, come a Ballarò. Al Nord picchia duro: nel 2017, su 12.387 reati firmati dalla criminalità nigeriana (un quinto di quelli commessi da tutti gli stranieri da noi), 8.594 avvengono al Nord, 1.675 al Centro, 1.434 al Sud, 684 nelle Isole.
A Torino si è aperta l’operazione dei carabinieri Athenaeum, che documenta il legame tra Maphite e Eiye. Giovanni Falconieri sul Corriere di Torino ha raccontato di un pentito che descrive i Maphite in termini sconvolgenti: «Sono sbarcati a Lampedusa e la gente ha paura di loro… Non hanno rispetto per la vita».
Poi il giudice torinese Stefano Sala, in quasi 700 pagine di ordinanza, motiva le sentenze su 21 membri di Eiye e Maphite: «I moduli operativi delle associazioni criminali nigeriane sono stati trasferiti in Italia in coincidenza con i flussi migratori massivi cui assistiamo in questi anni» (…), «tra gli immigrati appena sbarcati vengono reclutati i corrieri che ingoiano cocaina».
Se Torino è la nostra città più permeata dalla migrazione nigeriana, Bologna è considerata «la capitale» del cultismo, lo spaccio nella centrale Bolognina e nelle periferie è da anni in mano ai Black Axe. Ma le ordinanze che si moltiplicano, con le operazioni di carabinieri e polizia, descrivono un’onda assai più lunga: Black Axe, a Palermo, 2016; Aquile Nere, Caserta, stesso anno. Cults, a Roma, 2014. Niger, Torino 2005. Ancora Black Axe, Castello di Cisterna, Napoli, 2011.
«Noi siamo nate morte», raccontano le schiave nigeriane della Domiziana al sociologo Leonardo Palmisano in un libro di prossima uscita «Ascia Nera».
Nella «pista» di Borgo Mezzanone (Foggia) incomincia la bidonville dei migranti, Ogni giorno tirano su nuove baracche, sorte tra montagne di rifiuti, roghi di plastiche, fumi neri, prive di bagni, dove le ragazze appena arrivate sostano davanti al bordello. 


Una vera e propria bidonville «il Ghetto» dei migranti, di cui nessuno sa niente in Italia, se non gli abitanti della zona, preoccupati per alcune bande nigeriane che controllano il territorio, dove la legalità è sparita da un pezzo e gli episodi di violenza minacciano quotidianamente quella terra di nessuno.
I militari presidiano il Cara, ma qualche metro più in là la baraccopoli ha una vita propria, e così un docente ammette «Qui i problemi sono troppi. Si mischiano diverse forme di illegalità. Diversi tipi di migrazione. Siamo soli, abbandonati, inascoltati. Qui manca tutto, bisognerebbe ripristinare la legalità ad ogni livello».
Naturalmente i media globalisti cercano di oscurare queste notizie, zitti e mosca sulla nuova mafia nigeriana, che attraverso l’immigrazione fuori controllo di questi ultimi anni è approdata in Italia ed ha tutta l’intenzione di usare il nostro Paese come terra da sfruttare, per poi dilagare in tutta Europa. Il business è già radicato sul territorio e attraverso l’esportazione del crimine, della violenza contro le donne, dello spaccio di droga, garantisce non solo l’aumento del tasso di criminalità, ma anche di aggiungere un altro nuovo rischio per una serena convivenza urbana, in una società sempre più multiculturale.

Nonostante Gad Lerner dica un’altra cosa «Dopo Pamela, guardiamo attoniti la vita e la morte di Desirée: dipendente da eroina, figlia di spacciatore italiano e madre 15enne, vittima di pusher immigrati. Vicende tragiche che dovrebbero suggerirci qualcosa di più e di diverso dall’odio razziale».
Credo che Gad, da buon radical chic, collezionista di rolex, cerchi di scaricare le responsabilità di chi ha permesso che le periferie delle città italiane venissero infestate dalla presenza della mafia nigeriana, tanto che intere strade sono ormai infestate dallo spaccio di droga e dalla prostituzione h24. Il nostro buonista globalizzato condanna l’odio razziale, ma non ha tenuto conto che può esistere un ‘razzismo’ naturale, di chi cerca di difendersi dall’invadenza di un’immigrazione fuori controllo, come quello degli animali che marcano il loro territorio, e quindi sono pronti a difenderlo da qualunque ingerenza esterna, e c’è un ‘razzismo’ culturale, indotto da archetipi che si perdono nella notte dei tempi (KG Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo).
Nessun odio razziale quindi, ci basterebbe non assistere più a queste orribili vicende, e poter garantire anche la sicurezza delle donne italiane per le strade delle nostre città, ma ormai non credo sarà più possibile per molto tempo ancora.
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