mercoledì 17 luglio 2019

Mafia, l'asse Palermo-New York: 19 arresti, in manette il sindaco di Torretta. - Luigi Ansaloni

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Palermo-New York, lontane migliaia di chilometri ma vicine, vicinissime quando si parla di Cosa Nostra. Un asse storico, tra la Grande Mela e il capoluogo siciliano, che torna ad essere d'attualità.  La polizia di Palermo ha inflitto un duro colpo al mandamento mafioso di Passo di Rigano, disarticolandone il vertice.

Dall'alba di oggi, più di 200 uomini della Squadra Mobile di Palermo, del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e del Federal Bureau of Investigation (FBI) di New York, hanno eseguito 19 misure cautelari disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo.

Nel mirino altrettanti esponenti e persone vicine al mandamento mafioso di Passo di Rigano, che dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso ed altro.

Le indagini dell'operazione, denominata "New connection", hanno registrato il forte legame instaurato tra Cosa Nostra palermitana e la criminalità organizzata statunitense, con particolare riferimento alla potente Gambino Crime Family di New York, nonchè la forte capacità pervasiva, da parte della famiglia mafiosa di Passo di Rigano, sull'economia legale del quartiere, secondo una capillare divisione di ruoli e mansioni: dalla fornitura alimentare all'ingrosso alle classiche estorsioni, passando per la gestione dei giochi e delle scommesse on line. Tra gli arrestati c'è un Gambino, ed è un insospettabile: si tratta infatti del sindaco di Torretta, Salvatore.

A Passo di Rigano avevano ricostituito la loro roccaforte criminale importanti esponenti della famiglia Inzerillo, una storica cellula mafiosa palermitana, decimata negli anni 80 dalla seconda guerra di mafia, quella per intenderci che era stata vinta da Totò Riina, alla sua maniera: con il sangue. Ai suoi avversari, quelli rimasti in vita, non era rimasto altro da fare che andarsene via da Palermo, lontano, cercando rifugio e sperare, un giorno, di poter riprendersi quello che era loro, il controllo di tutto, come quando c'era Stefano Bontade.

https://palermo.gds.it/foto/cronaca/2019/07/17/mafia-a-palermo-blitz-tra-i-gambino-e-gli-inzerillo-nomi-e-foto-degli-arrestati-81d66443-7512-4d92-906a-bdc7ca4f5253/

Tra i 19 arrestati ci sono Francesco e Tommaso Inzerillo, rispettivamente fratello e cugino di Totuccio Inzerillo, boss ammazzato dai Corleonesi di Totò Riina nella guerra di mafia degli anni '80.

Agli esiti delle indagini, è risultato infatti che questi "scappati", rientrati in Italia nei primi anni duemila, avessero ricostituito le file della "famiglia", anche grazie al ritrovato equilibrio con la fazione criminale avversa.

Dell'operazione fa parte anche il sequestro preventivo tra beni mobili, immobili e quote societarie, riconducibili agli indagati, di un patrimonio di circa tre milioni.

ECCO I NOMI DEGLI ARRESTATI: Tommaso Inzerillo, Thomas Gambino, Giovanni Buscemi, Francesco Inzerillo, Salvatore Gambino, Gaetano Sansone, Giuseppe Sansone, Alessandro Mannino, Calogero Zito, Rosario Gambino, Francesco Di Filippo, Giuseppe Spatola, Antonino Fanara, Gabriele Militello, Antonio Di Maggio, Santo Cipriano, Giuseppe Lo Cascio, Antonino Lo Presti.

https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2019/07/17/mafia-il-ritorno-dellasse-palermo-new-york-blitz-della-polizia-19-arresti-2671b973-8ffe-4cb3-8daa-faf22ccd48d3/

Scandalo affidi a Reggio, Cavanna: «Fatti disumani, ricordano gli esperimenti dei nazisti»

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Scandalo affidi a Reggio, Cavanna: «Fatti disumani, ricordano gli esperimenti dei nazisti»
Il professor Luigi Cavanna, primario di Oncologia: «Violenze insopportabili su dei bambini indifesi portate avanti da professionisti. Tutte le istituzioni piacentine riflettano anche su quanto è avvenuto nella vicina Reggio Emilia».
Scandalo affidi a Reggio, Cavanna: «Fatti disumani, ricordano gli esperimenti dei nazisti»

«Impulsi elettrici ed altre violenze su bambini per sottrarli alle famiglie. Accade vicino a noi nella nostra Regione, ne possiamo e dobbiamo parlare». Così Luigi Cavanna, professore ed oncologo piacentino, ha scelto di intervenire sulla delicata vicenda che ha coinvolto il territorio reggiano. «Chi scrive è un medico, da anni impegnato, come tanti altri colleghi, nella cura dei malati, e nella ricerca per migliorare la durata e la qualità della vita di chi è malato. Sono rimasto colpito, come credo tanti altri piacentini, di quanto accaduto in questi giorni, e mi riferisco all'arresto dell'ex presidente del Consiglio comunale di Piacenza, per relazioni con la mafia. Come conseguenza di tutto questo, ogni giorno leggiamo, sentiamo e vediamo interventi sui media locali e non solo, ci si chiede come è stato possibile, come si poteva/ doveva evitare e tanto altro ancora. Tutto molto giusto, ma a mio avviso sta passando sotto silenzio nella nostra comunità, un avvenimento, un insieme di fatti, accaduti non all'altro estremo del mondo (manterrebbero la loro gravità), ma accaduti in un comune vicino a noi, nella nostra Regione, nella nostra area vasta, in provincia di Reggio Emilia!»
«Tali avvenimenti sono talmente gravi, talmente inquietanti, talmente disumani, da non sembrare veri. Ho sentito questa notizia alla radio pochi giorni fa, mentre ero in macchina, inizialmente pensavo di aver capito male, ma purtroppo non sembra così. Da una inchiesta della Procura di Reggio Emilia, denominata “Angeli e Demoni”, emerge che professionisti sia pubblici che privati, assistenti sociali, psicologi, altre figure sanitarie, pubblici amministratori, fra cui un sindaco sono implicati a vario modo in questa terribile vicenda. Secondo le indagini della Procura, e secondo quanto riportata dagli organi di informazione, diversi bambini, (almeno 10 bambini) con età fra i 6 e 10 anni, venivano sottoposti a manipolazioni di ogni tipo, con il fine di creare falsi ricordi di abusi, utilizzando anche impulsi elettromagnetici, con elettrodi applicati alle mani ed ai piedi».
«Quest'ultimo fatto mi ricorda gli esperimenti che venivano fatti in periodi bui della storia dell'uomo su poveri bambini inermi, nei campi di concentramento nazisti. Per questi fatti sono state arrestate 18 persone, 6 ai domiciliari, e sono indagate 27 persone. Secondo me fatti così gravi devono essere portati alla conoscenza ed alla discussione anche dei cittadini della nostra città e provincia, per aprire un dibattito, una presa di coscienza, una riflessione. La violenza è sempre grave, deve essere sempre ripudiata e combattuta, ma quando una violenza di questo tipo viene esercitata da professionisti su persone indifese, e fragili come i bambini, la violenza deve diventare insopportabile per tutte le donne e gli uomini, altrimenti sarà la barbarie. Le istituzioni piacentine, il Comune e Provincia di Piacenza, oltre al caso Caruso, dedichino un po' di spazio e tempo ai fatti accaduti a poca distanza da Piacenza».

E' morto Andrea Camilleri.

Andrea Camilleri © ANSA

Andrea Camilleri è morto all'ospedale Santo Spirito di Roma dove era da tempo ricoverato. 


"Le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali - si legge nel bollettino dell'ospedale -. Per volontà del maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio".
Sono pochissimi gli scrittori veri che, oltre a diventare popolari per i loro libri, riescono ad essere amati anche come personaggi. Andrea Camilleri, morto a 93 anniera uno di questi e ha usato questa sua forza mediatica per raccontare di sé e del suo amato commissario Montalbano, ma soprattutto per intervenire sul sociale, per cercar di far arrivare ai suoi lettori, che sono tantissimi, alcune idee base di democrazia e eguaglianza e dignità che sapeva bene oggi purtroppo non sono più da dare per scontate.
La sua importanza come artista e intellettuale è stata proprio in questo costante impegno nella scrittura legata alle idee (si vedano un libro quale 'Come la penso' del 2013 o le sue prese di posizione sul governo Berlusconi e oggi verso Salvini), proposte con la sua aria bonaria ma anche con un preciso vigore, con quel guizzo negli occhi che rende vero e vitale quel che si sta dicendo, senza perdere forza nemmeno ora che gli occhi gli si erano spenti. E i modi per dirlo, oltre a quelli diretti delle interviste su temi caldi del momento, sono anche quelli dei romanzi, in particolare quelli costruiti su influenza di Sciascia partendo da un avvenimento storico del passato più o meno recente, ma tutti alla fine incentrati sul nodo dei rapporti tra potere e malavita organizzata.

martedì 16 luglio 2019

Paolo Borsellino, le audizioni segrete: “Ci danno le auto blindate solo di mattina. Così di sera possiamo essere uccisi”. - Giuseppe Pipitone

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La commissione declassifica gli atti fino ad oggi top secret. Si comincia con le testimonianze del giudice assassinato in via d'Amelio il 19 luglio del 1992. L'8 maggio da componente del pool antimafia diceva: "Buona parte di noi non può essere accompagnato in ufficio di pomeriggio da macchine blindate - come avviene la mattina - perché di pomeriggio è disponibile solo una macchina blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi".

Nel 1984 al tribunale di Palermo c’era una sola auto blindata che poteva accompagnare i giudici al tribunale. Sissignore: in una città in mano a Cosa nostra, lo Stato non riusciva a proteggere i suoi esponenti. Che infatti venivano uccisi. È un racconto paradossale e a tratti drammatico quello che arriva dalla voce di Paolo Borsellino, audito dall’Antimafia l’8 e il 9 maggio del 1984. La commissione di Palazzo San Macuto presieduta da Nicola Morra – con la consuenza del pm Roberto Tartaglia – ha infatti deciso di desecretare tutti gli atti raccolti dalla sua istituzione nel 1962. A cominciare dalle audizioni del magistrato assassinato in via d’Amelio il 19 luglio del 1992. Sono sei le volte in cui Borsellino compare davanti all’Antimafia tra il 1984 e il 1991. La prima è a Palermo, la città dei mille morti ammazzati all’anno: eppure non c’erano abbastanza scorte per proteggere i giudici del neonato pool Antimafia. A raccontarlo ai parlamentari arrivati in Sicilia è lo stesso Borsellino, in quel momento componente del pool creato dal giudice Rocco Chinnici, che era stato ammazzato il 29 luglio del 1983.
“Blindate solo di mattina. Così di sera possiamo morire” –  Il momento storico era particolarmente delicato: Tommaso Buscetta era stato da poco arrestato in Brasile (ottobre 1983), ma ancora non era stato estradato. E poi, dopo gli omicidi del commissario Boris Giuliano (21 luglio 1979), del giudice Chinnici, si era aperto un grosso problema: Cosa nostra aveva alzato il tiro, uccidendo gli esponenti dello Stato che davano la caccia a boss e killer. Non a caso, nell’audizione Borsellino affronta anche il tema della sicurezza personale e della gestione dei dispositivi di scorta, sottolineando alcuni evidenti paradossi. “Con riferimento al personale ausiliario – dice Borsellino –  desidero precisare che non si tratta soltanto dei segretari e dei dattilografi, dei quali dovremmo avere garantita la presenza per tutto l’arco della giornata e non soltanto per la mattinata (perché non lavoriamo soltanto di mattina), ma anche degli autisti giudiziari, perché buona parte di noi non può essere accompagnata in ufficio di pomeriggio da macchine blindate – come avviene la mattina – perché di pomeriggio è disponibile solo una macchina blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 22. Magari con ciò riacquisto la mia libertà utilizzando la mia automobile; però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere, poi, libero di essere ucciso la sera”.
“Il computer è arrivato ma è rotto” – Durante quella stessa audizione, Borsellino parla anche delle tecnologie a disposizione del pool antimafia. “Il computer è finalmente arrivato, ma purtroppo non sarà operativo se non fra qualche tempo”, dice il giudice ai commissari parlamentari sottolineando “la gravità dei problemi, soprattutto di natura pratica, che noi dobbiamo continuare ogni giorno ad affrontare, soprattutto con il fenomeno che stiamo in questo momento vivendo, cioè della gestione dei processi di mole incredibile, perché un solo processo è composto da centinaia di volumi e riempie intere stanze”. Borsellino sottolinea quanto fosse indispensabile l’utilizzo dei computer, ma nonostante tutto non era utilizzabile: “Sembra che i problemi di installazione siano estremamente gravi. E’ stato messo in un camerino e stiamo aspettando. E’ diventato indispensabile nella gestione perché la mole dei dati contenuti anche in un solo processo, questo che attualmente impegna quattro magistrati, è tale che non è più possibile continuare a usare i sistemi tradizionali delle rubrichette artigianali”.

Massoni, audio e pugnalate: guida ragionata al caso Rubli. - Antonio Padellaro

Massoni, audio e pugnalate: guida ragionata al caso Rubli

- Certi di fare cosa gradita ai nostri lettori, ecco una piccola guida per orientarsi nell’affaire Lega-Russia. Dal possibile titolo: all’inseguimento dei rubli verdi.

AUDIO Quanti ce ne sono ancora in giro? E chi li ha prodotti? E chi li ha diffusi? E perché? Sulla ghiotta vicenda si confrontano (almeno) tre partiti. C’è chi prende di petto Matteo Salvini e sostiene che trattasi di grave scandalo “che offende l’Italia e la nostra collocazione internazionale” (Zingaretti, Gentiloni, Letta). C’è chi minimizza derubricando il tutto a iniziativa personale (di Gianluca Savoini), in un clima da pochade (vedi Gossip). Per La Verità, al contrario, esiste un vero e proprio agguato ordito dagli amici di Macron (si parla di “ombra francese”) ai danni del vicepremier leghista. Maurizio Belpietro s’interroga allusivo sui giornalisti dell’Espresso, che per primi parlarono di questa storia: “Davvero ascoltarono dal tavolo di fianco la conversazione tra Savoini e i suoi misteriosi emissari?”. E, “sono in grado di dimostrare di non essere stati loro a registrare il colloquio e a consegnarlo alla Procura milanese?”. “Come Belpietro sa ogni buon giornalista non rivela mai le sue fonti”, replica secco il direttore del settimanale, Marco Damilano. Infine: chi diavolo è Francesco, il terzo uomo (italiano) seduto con gli emissari russi al Metropol, accanto a Savoini e all’avvocato Gianluca Meranda (vedi Massoneria)?
BORGHEZIO MARIO “Gianluca Savoini, un soldato leghista. Resterò sempre suo amico perché abbiamo la stessa ossatura dottrinale. Salvini lo scarica? Fa parte del gioco”. Quando si dice: il bacio della morte.
CHERCHEZ LA FEMME “Mi sembra strano che si dia un appuntamento al Metropol, in quell’albergo non porti nemmeno l’amante se non vuoi farlo sapere al mondo” (Fabrizio Candoni, ex Confindustria Russia). “Tre leghisti con mogli russe, interessi russi, passioni russe” (Il Fatto). Alexandre Dumas (padre) fa dire a un suo personaggio che “c’è una donna in ogni caso e appena mi portano un rapporto, io dico: cherchez la femme”. La giovane interprete russa Irina Osipova afferma che con lei Savoini si è sempre comportato da gentiluomo. “Avevo 25 anni e si fece vivo su Facebook. Ci misi un po’ a capire se gli interessassi io o il mio paese. Vista la sua età non interessava lui a me”. Tutto a posto anche perché Irina rivela che Savoini ha una moglie russa, “una bella donna più alta di lui”. Qualche ruggine insomma sopravvive: “Si era offeso perché non lo avevo citato in un’intervista, ma una persona che conta non se la prende”. Niente a che vedere (così sembra) con Enzo, lo sfigato di Carlo Verdone (Un sacco bello) che partiva per fare conquiste in Polonia con la valigia zeppa di biro e calze di nylon. Claudio D’Amico, personaggio chiave della sottotrama Mosca-Sesto San Giovanni (dove è assessore) tiene invece a precisare di essersi “separato da Svetlana” (la moglie bielorussa). Ne prendiamo atto.


CONTE GIUSEPPE Salvini si sente “pugnalato alle spalle” dal premier (Il Messaggero) che tuttavia replica: “Perché negare l’evidenza?”. Lo scazzo riguarda la nota di Palazzo Chigi sull’invito di Savoini alla cena di Villa Madama con Putin. Presenza “sollecitata dal signor Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del vicepresidente Salvini”. Una precisazione puntuta. Forse troppo per il “vicepresidente” (peraltro avvertito dal premier prima della precisazione). La cosa, naturalmente, non può finire qui. Il “pugnalatore” ieri molto si è irritato (“Scorrettezza istituzionale. Manovra? Decido io”) per il vertice con i sindacati convocato da Salvini (con l’indagato Siri) al Viminale. Tornano spifferi di possibile crisi anche se per votare a settembre il patatrac dovrebbe avvenire entro il 20 luglio, dopodomani o giù di lì. Di sicuro, prepariamoci a un autunno di fuoco.
DIO, PATRIA, FAMIGLIA Hanno barbe solenni, predicano l’antiglobalismo, sostengono la famiglia “tradizionale” ma soprattutto combattono i gay e il mondo LGBT. Zubarev e Komov erano presenti al congresso leghista del 2013 e al convegno di Verona sulla famiglia. Sensibilità condivise dal cosiddetto “oligarca ortodosso” Konstantin Malofeev, che vede in Putin un’incarna - zione e un nuovo zar. Il più famoso è Aleksandr Dugin, battezzato il “Rasputin di Putin”, autore di un’intervista a Salvini su Tzar Grad Tv (bacino d’utenza di 45 milioni di persone). È possibile che il santo rosario esibito dal Capitano sul palco di Milano, e l’invocazione ai sei patroni d’Europa (compresi i santi Cirillo e Metodio) siano il frutto di una conversione autentica all’ortodossia cristiana e non frutto del vile denaro.
GIUDA MINORE In un terrificante articolo di Libero così viene apostrofato Luigi Di Maio, definito anche “analfabeta, e perciò più protervo”. La colpa: avere sollecitato la presenza di Salvini in Parlamento per chiarire la vicenda (“Imita il Pd, è ora di finirla con il M5S”). Con i rapporti tra i due contraenti di governo in forte difficoltà, a Montecitorio e dintorni ci si chiede: se arrivano nuovi audio che succede? Commento di un elettore salviniano colto al volo: con degli amici così i nemici non servono.
GOSSIP Espressione riesumata dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati per stoppare la convocazione di Salvini sollecitata dell’opposizione. Si minimizza derubricando il possibile scambio rubli-gasolio come pettegolezzo, chiacchiera, diceria. Come ai tempi del bunga bunga di Berlusconi, anche Salvini si aggrappa all’improbabile ciambella gossippara, mentre il mare si fa grosso. Un tempo il famoso marito scoperto dalla moglie a letto con l’amante farfugliava: cara non è come tu pensi. Oggi può serenamente precisare: cara non ci badare è solo gossip. Da Ruby ai rubli.
MASSONERIA Con l’avvocato Meranda, ritratto con grembiulino d’ordinanza, fa il suo solenne e immancabile ingresso. Non la Gran Loggia, si fa notare, bensì il Grand’Oriente di osservanza francese L’autodenuncia di Meranda (“al Metropol c’ero anch’io”) porta acqua al complotto anti-Salvini (vedi Macron).
MATTEO E GLI AMICI Avere negato l’evidenza dello stretto rapporto con Savoini (immortalato da una caterva di foto insieme) suscita sconcerto anche tra i fan di Salvini. Colpisce la manifesta imprudenza dimostrata dall’uomo di governo. “Finché fai la fiera della salamella ci sta, se sei vicepresidente del Consiglio non ci puoi andare perché ti ci porta Savoini” (Candoni). “Quando si è al governo bisogna diventare ancora più cauti: devi stare attento non solo agli amici ma anche agli amici degli amici” (Edward Luttwak). La pacchia è finita.
STRATEGIE IN SALSA LEGHISTA “Rubli o non rubli, i legami tra la Lega e Mosca sono molto stretti e documentati” (Angelo Panebianco). “Macché complotto, gli Usa si fidano di Salvini” (Luttwak). La famosa, lungimirante, italica politica del piede in due staffe. Poi però qualcuno si arrabbia.


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Bankitalia: debito pubblico cala a maggio a 2.364,7 mld.

Una veduta della sede della Banca d'Italia a Palazzo Koch.

Scende di 8,7 miliardi rispetto al mese precedente.


A maggio il debito delle amministrazioni pubbliche è stato pari a 2.364,7 miliardi, in diminuzione di 8,7 miliardi rispetto al mese precedente. Lo si legge nella pubblicazione statistica "Finanza pubblica: fabbisogno e debito" di Bankitalia. L'andamento, spiega Via Nazionale, riflette la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (11,3 miliardi, a 47,2; erano pari a 57,6 miliardi a maggio 2018), solo parzialmente compensata dal fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (1,1 miliardi) e dall'effetto complessivo degli scarti e dei premi all'emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione del tasso di cambio (1,6 miliardi). Con riferimento ai sottosettori il debito delle amministrazioni centrali è diminuito di 8,7 miliardi; il debito delle amministrazioni locali e quello degli enti di previdenza sono rimasti pressoché invariati. 

domenica 14 luglio 2019

Mafia, sequestrato il commissariato di Vittoria: è del clan Luca di Gela.



Il sequestro è stato operato dalla Guardia di Finanza.
L’edificio che ospita il commissariato di Polizia di Vittoria è stato posto sotto sequestro dalla Guardia di Finanza. L’operazione rientra nell’ambito del sequestro dei beni della famiglia Luca di Gela. La proprietà per una quota parte del 50% è di Rocco Luca, figlio di Salvatore, finito in carcere assieme allo zio con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
L’affitto che il Ministero dell’Interno ogni anno paga ai proprietari dell’immobile è di 105 mila euro. I Luca, a cui fa capo il gruppo Lucauto di Gela, sarebbero subentrati al 50% nella proprietà dello stabile dopo che lo stesso era stato messo all’asta dal Tribunale di Ragusa nel 2012. La rimanente parte dell’edificio è di un commerciante di Vittoria.
La notizia giunge nel comune del ragusano nel momento in cui la comunità è stata scossa dalla grave tragedia del suv che ha falciato i due cuginetti Alessio e Simone, uccidendoli.
Il primo luglio scorso Rocco Luca è stato arrestato assieme al padre Salvatore e allo zio Francesco Antonio con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di proventi illeciti per circa un miliardo di lire che, sin dagli anni ’90, sarebbero stati loro forniti dalla famiglia dei Rinzivillo di Cosa nostra. A fare i nomi dei Luca di Gela sarebbero stati alcuni collaboratori di giustizia.
I contatti dei Luca con la criminalità organizzata si sarebbero poi estesi ad alcune famiglie mafiose di Catania, quali i Mazzei, i Carateddi ed i Santapaola. Le indagini del Gico di Caltanissetta della guardia di finanza hanno trovato conferme alle rivelazioni dei pentiti e accertato il sistema “money laundering” (lavaggio del denaro sporco) attraverso spostamenti di capitali tra i conti dei vari componenti della famiglia e delle imprese che avevano avviato, ma anche tramite “scontrini vincenti” del gioco del lotto. Un funzionario di polizia, in servizio a Gela, poi a Caltanissetta e ad Agrigento, sarebbe stato una sorta di “talpa” al servizio dei Luca.
Nel corso dell’operazione degli inizi di luglio sono stati sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nelle province di Caltanissetta e Ragusa per il reato di riciclaggio, Francesco Gallo, genero di Salvatore Luca e gestore di alcune imprese di famiglia, Concetta Lo Nigro, moglie di Salvatore Luca e rappresentante legale di diverse aziende, Emanuela Lo Nigro, sorella di Concetta e prestanome della famiglia Luca, e Maria Assunta Luca, figlia di Salvatore e socia in molte aziende della famiglia.
Sono state inoltre sequestrate, tra Gela e Ragusa, 7 aziende, nonché’ disponibilità finanziarie e beni immobili riconducibili all’impero economico e finanziario della famiglia Luca, per un totale complessivo stimato in 63 milioni di euro. Le aziende sottoposte a sequestro sono Lucauto s.r.l., Car Luca s.r.l., Terranova Immobiliare s.r.l., Immobilluca s.r.l., Luca Immobiliare S.r.l, Luca Costruzioni s.r.l., Mirto S.r.l.