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domenica 26 febbraio 2023

Ma che senso ha? - Massimo Erbetti

 

Oggi avrei voluto parlare di pace, avrei voluto, ad un anno dall'inizio del conflitto ucraino, dire qualcosa in merito, e mi domando che senso abbia e se abbia un senso…

Parlare oggi di pace ti fa apparire filo russo…parlare oggi di pace ti fa apparire un povero "idiota"...solo gli ingenui parlano di pace…i "furbi" parlano di "vittoria" di "ricostruzione"...di affari…di appalti…

Perché alla fine il mondo gira così, no?
Inizia una guerra…tutti scandalizzati e traumatizzati…ma poi…alla fine ci si abitua a tutto…ai feriti, ai morti, alle fosse comuni…alle atrocità…tutto diventa normale e si pensa solo a vincere…che poi dopo centinaia di migliaia di morti da entrambe le parti che senso ha parlare di vittoria, qualcuno ancora me lo deve spiegare…

Ma l'essere umano è fatto così…e lo è in ogni parte del mondo…vi ricordate chi si "fregava" le mani dopo il terremoto dell'Aquila? Gli imprenditori se la ridevano soddisfatti…ci sarebbe stato lavoro per tutti…

E allora mi domando che senso ha parlare di pace?

La pace si racconta ai bambini, mica agli adulti, gli adulti hanno ben altre cose a cui pensare…gli adulti devono pensare al domani…e a dire il vero lo fanno molto bene…costruiscono il futuro sulla distruzione del presente…la storia è sempre la stessa ormai da millenni…conquistare e sottomettere altri popoli per far "grande" il proprio.

E poi parlare di pace non ti fa passare alla storia…quanti personaggi del passato vi ricordate perché parlavano di pace? Pochissimi…e quanti invece vi ricordate perché hanno vinto guerre?

Per cui? Che senso ha?

Avete più visto morti di guerra in tv? Forse…ma pochi, molto pochi…all'inizio se ne fanno vedere molti…all'inizio c'è bisogno di mostrare la sofferenza, la distruzione, le devastazioni…ma poi basta…ad un certo punto la guerra deve diventare una sorta di tifo da stadio…non si deve più ragionare per farla cessare…si deve invece programmare il dopo…

È proprio vero…un morto è una tragedia…e un milione di morti una statistica…ma dimentichiamo che ognuno di quel milione è stata una tragedia per chi aveva accanto, per chi gli voleva bene…

Ma queste sono solo chiacchere per sentimentali con poca spina dorsale…la realtà è un'altra…e l'abbiamo di fronte ogni giorno…quante e quali armi mandare…quali e quante zone da ricostruire…quale fetta di torta spartirsi…

Lo spessore politico di un leader non si dimostra in base alla sua capacità di cercare la pace, ma in quella di essere più influente all'interno di un conflitto.

E allora? Di che pace andiamo parlando? Che senso ha?

Beh a dire il vero un senso, almeno per me, lo ha…lo ha eccome…io non voglio essere come loro…io non voglio essere ricordato…io voglio essere dimenticato e dimenticato in fretta…voglio stare dalla parte degli "ignoti" che hanno parlato e voluto la pace…perché è sì vero che la storia la scrive chi vince…ma è altrettanto vero che la storia scritta col sangue a me non interessa.


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martedì 6 ottobre 2020

Ascoltate gli elettori. - Marco Travaglio











Mentre i vertici grillini erano impegnatissimi a spararsi l’un l’altro, cioè sui piedi, infischiandosene dei ballottaggi di cui probabilmente ignoravano financo l’esistenza, gli elettori di Matera e Pomigliano d’Arco hanno eletto sindaci due 5Stelle. Il che ovviamente non risolve nessuno dei problemi pentastellati: l’emorragia di voti, la guerra per la leadership, la desertificazione sui territori, il caso Rousseau. Ma indica una strada che né Di Maio, convertitosi troppo tardi alle alleanze, né Di Battista, che ancora insegue velleitarie equidistanze e improbabili terzi poli, possono ignorare. Gli elettori hanno ripetuto ciò che avevano già detto alle Regionali: finché la destra sarà così impresentabile e il Pd non tornerà a somigliarle, la priorità è batterla. Meglio se con un candidato M5S, ma anche – turandosi il naso – con uno di centrosinistra. Sempreché non sia impresentabile come o peggio di quello di destra (tipo De Luca): nel qual caso va bene anche la “testimonianza” in una partita persa in partenza. Quindi le alleanze non sono obbligatorie, ma vanno tentate. Anche perché il Pd, sapendo di perdere senza i 5Stelle, è disposto a concedere molto. E lì si vede se restano un movimento o sono diventati un partito, se sono ancora il M5S o sono già l’Udeur.

Il problema non sono le poltrone, ma l’uso che se ne fa. Se per allearsi pretendono liste pulite, candidati eccellenti, cronoprogrammi vincolanti su ambiente, welfare e beni comuni, rimangono se stessi e gli elettori li premiano. Se mettono al primo posto le cadreghe, tradiscono la propria missione e vengono puniti. Di qui dovrebbero partire i loro fatidici stati generali: facendo parlare per primi Domenico Bennardi e Gianluca Del Mastro, nuovi sindaci di Matera e di Pomigliano. Il primo, 45 anni, si è laureato a Firenze in Scienze della formazione e specializzato in nuove tecnologie di restauro e beni culturali. Il secondo, 46 anni, è docente universitario di Papirologia, manager culturale e presidente delle Ville Vesuviane. Due esponenti della seconda generazione dei 5Stelle: quella che nel 2018 ha portato in Parlamento il gruppo col più alto tasso di laureati, lontanissima dalla leggenda nera degli scappati da casa incompetenti e terrapiattisti. Bennardi ha vinto da solo, strappando Matera alla destra coi voti del Pd escluso dal ballottaggio. Del Mastro – frutto del patto Di Maio-Zinga premiato pure a Caivano, Giugliano e Faenza – ha sottratto Pomigliano alla destra dopo 10 anni. Noi non li conosciamo, ma sospettiamo che abbiano priorità più concrete e contemporanee di tutte le pippe mentali su identità, terzo polo, alleanze, partito, movimento e Rousseau. Perchè non fare gli stati generali a Matera?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/06/ascoltate-gli-elettori/5955782/

sabato 3 ottobre 2020

Nove punti per attuare in toto la vittoria del sì. - Raffaello Morelli e Pietro Paganini

 













La schiacciante prevalenza del Sì al Referendum costituzionale del 20 e 21 settembre ha confermato la piena consonanza dei cittadini con il Parlamento. Il Sì non è un rifiuto del Parlamento come i media tradizionali hanno provato a sostenere, senza successo. I cittadini hanno votato Sì per migliorare il funzionamento della rappresentanza e quindi le dinamiche del Parlamento. Il risultato è ancora più significativo, al di là dei numeri, perché il contrapposto fronte (del No) ha raccolto il sostegno incessante delle élite burocratiche e finanziarie, della stampa che di fatto le rappresenta, di buona parte dei giornalisti Tv e di tutti quei gruppi e clan di potere che vogliono conservare il proprio spazio di privilegi sottraendo la Libertà di iniziativa dei cittadini. Inoltre, i dati delle zone Vip delle principali città del nord e del centro (le Ztl) mostrano che l’alta borghesia ha smarrito ogni connotazione einaudiana ed è succube di una mentalità conservatrice ostile a un qualunque mutamento che possa toccare i privilegi accumulati con le relazioni intessute fino al momento.

È ora necessario che il Parlamento si mantenga reattivo nell’affrontare il nuovo quadro istituzionale, avviando il varo di riforme necessarie per migliorare ulteriormente il funzionamento delle istituzioni il cui fine ultimo è la rappresentanza degli interessi dei cittadini; e che lo stesso faccia il governo. Ciò è ancor più urgente e indispensabile, visto, oltretutto, che molti dei media proseguono imperterriti a demonizzare la logica del Sì. Nell’immediato il primo impegno è del governo, che dovrà attuare la delega che già ha, per adeguare la legge elettorale al taglio di deputati e senatori, ormai in Costituzione. Come noto, si tratta di una procedura abbastanza automatica e di poche settimane, su cui le Camere saranno consultate e in cui il governo dovrà assicurare che non trovino spazio manine burocratiche fantasiose. Subito dopo si presentano questioni più controverse, a cominciare dall’attesa di una nuova legge elettorale, di ulteriori riforme costituzionali e di nuovi regolamenti parlamentari. Spetta ai gruppi politici raggiungere in ciascuno di tali settori gli accordi che consentano una convergenza almeno minima. Peraltro, ci sentiamo di suggerire alcune soluzioni ragionevoli nella linea del procedere.

1) Il sistema elettorale dovrà garantire che, una volta presentati dai partiti programmi e liste di candidati, i cittadini possano scegliere le indicazioni politico progettuali e i nomi dei candidati. Questo principio implica l’esclusione delle pluricandidature in più aree territoriali e che, in tutti i casi in cui il sistema non sia quello dei collegi uninominali per ciascuno degli eligendi, le liste non saranno bloccate e ci saranno le preferenze.

2) Le soglie non sono uno strumento anti rappresentativo e possono sussistere, ma sono del tutto superflue al Senato ove sono ampiamente sostituite dal numero ristretto da eleggere in ogni circoscrizione senatoriale, cosa che porterà a una soglia comunque più elevata.

3) Siccome il presidente della Repubblica, in quanto rappresentante dell’unità della Nazione nelle sue articolazioni, dovrebbe essere eletto da un’assemblea significativamente più ampia dei membri delle Camere, il numero dei delegati regionali a tal fine non dovrebbe essere comunque ridotto, semmai aumentato.

4) La procedura di sfiducia del Governo dovrebbe essere trasformata in una procedura improntata al meccanismo di sfiducia costruttiva, in modo da dare al voto delle Camere una valenza costruttiva.

5) Sarebbe utile introdurre in Costituzione regole per implementare forme: a) di partecipazione del cittadino al fare leggi nel rispetto della centralità del Parlamento; b) per il suo coinvolgimento nelle decisioni da assumere in settori definiti dalle norme; c) di revoca di un eletto da parte del suo collegio.

6) Al fine di rimediare i guasti provocati dal bicameralismo paritario nei tempi della legislazione e nelle decisioni, rivedere le funzioni attribuite al Senato.

7) Nel quadro del collegare sempre più le istituzioni alla realtà, dare il diritto di voto a chi ha compiuto 16 anni.

8) Per porre un freno al cambio di casacca nel corso di una legislatura, i Regolamenti delle due Camere dovrebbero sancire che nei rispettivi Gruppi Misti non sono possibili sotto componenti se non all’atto della prima iscrizione successiva all’elezione del Parlamentare.

Un ultimo punto visto che seppure secondario è stato introdotto nel dibattito corrente.

9) Avviare una discussione seria e quindi argomentata sperimentalmente sui fatti circa gli stipendi e le risorse a disposizione dei parlamentari, che potrebbe essere allargata più in generale ai costi della politica.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/03/nove-punti-per-attuare-in-toto-la-vittoria-del-si/5952718/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-10-03

lunedì 3 agosto 2020

Un Ponte a 5 stelle. - Tommaso Merlo



La corsa per accaparrarsi i meriti del Ponte è iniziata da mo’. Ma se era per i vecchi partiti il Ponte di Genova lo avrebbero ricostruito i Benetton che all’inaugurazione si sarebbero seduti in prima fila col doppiopetto di sartoria e un ghigno in faccia. Pregustando i mega profitti e il pugno di mosche dei processi a loro carico. Andazzo italiano. Inconcludenti calvari giudiziari coi parenti delle vittime fuori dal tribunale con dei cartelli in mano e gli automobilisti a farsi spennare su una rete fatiscente. Come nulla fosse. In attesa del crollo successivo. Il solito andazzo. Delle stragi impunite. Della legge del più forte che coincide col più ricco. Ed invece questa volta è andata diversamente. Eccome se lo è. Il Ponte di Genova crollò a pochi mesi dal 4 marzo, una tornata elettorale anomala che portò alla nascita di un governo che Conte definì “populista” ma in senso buono e cioè al servizio del popolo dopo decenni in cui la politica s’inginocchiava davanti a potentati di ogni risma. Sembrava l’inizio di un nuovo paradigma. Un entusiasmo e una voglia di cambiamento che crollato il Ponte determinò un fatto storico. Il governo si schierò subito e con forza dalla parte dei cittadini. Ma non a chiacchiere. A fatti. Invece di nascondersi dietro al peloso garantismo, la politica si assunse le sue responsabilità. Escludendo i Benetton dalla ricostruzione e avviando la procedura per la revoca delle concessioni. Fu la determinazione del Movimento a portare al Modello Genova nonostante resistenze e allarmismi dei soliti uccellacci del malaugurio. Che perfino la Lega fosse dalla parte dei Benetton lo si è scoperto solo dopo. Non hanno mai avuto il coraggio di ammetterlo apertamente per paura di perdere voti. I cittadini avevano del resto innalzato il Ponte a simbolo del nuovo corso politico ignorando le ambizioni dell’ego selvatico di Salvini che un anno dopo mandò tutto all’aria. Un voltafaccia che riapriva le porte ai Benetton. Ma Salvini è solo un membro della foltissima tribù dei voltagabbana che scorrazzano per il Belpaese. E così quello che rimane della fu sinistra si decise a sporcarsi le mani con quegli impestati del Movimento facendo nascere un nuovo governo. Una fu sinistra che nel sottobosco lobbistico ci ha sguazzato per decenni collezionando perle preziose proprio come quella di regale le autostrade ai Benetton. Cambia comunque trama. Il coriaceo ministro Toninelli viene messo alla porta ed iniziano mesi di silenzi tombali e ritardi giurassici intorno alla bega autostradale. I corvacci del malaugurio gracchiano di goduria prefigurando l’ennesima sconfitta degli impestati a 5 stelle. Una seconda TAV e un pronto ritorno agli splendori del vecchio regime partitocratico. Melina, veti incrociati, perverso retroscemismo. Ma la fu sinistra è troppo molle. Col 4 marzo ha rischiato l’estinzione e non può permettersi di buttar via un’insperata opportunità di riscatto. A mettere fine al calvario ci pensa Giuseppe Conte salendo in cattedra e siglando un clamoroso e storico accordo. Le autostrade ritornano ai loro legittimi proprietari e cioè ai cittadini italiani in attesa che i responsabili del crollo paghino fino all’ultimo centesimo di responsabilità. Una vittoria dei cittadini, una vittoria della politica, una vittoria dello Stato e dell’interesse pubblico su quello privato, ma anche una innegabile vittoria degli impestati del Movimento. Una vittoria da ricordare. Con tutti i media e i soldi dalla sua parte, il vecchio regime partitocratico potrebbe riuscire a tornare in sella prima o poi. Ma comunque vada a finire, il Ponte a 5 stelle di Genova rimarrà lì, in piedi. A ricordare a tutti quanto sia dura la battaglia per il cambiamento, ma quanto alla fine valga la pena combatterla anche in un paese martoriato come il nostro.

https://repubblicaeuropea.com/2020/08/03/un-ponte-a-5-stelle/

sabato 12 ottobre 2019

Taglio dei parlamentari, alla faccia loro. - Tommaso Merlo

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Dopo aver tolto gli indecenti vitalizi, arriva un’altra falciata alla casta politica. Il taglio del numero di parlamentari. Una vittoria storica. L’Italia è stata ostaggio per decenni di una casta politica abnorme. Una marea di poltrone d’oro. Un vero e proprio salasso per i contribuenti. Un ingombrante verminaio nei palazzi. E tutto questo nonostante la casta politica italiana abbia storicamente dimostrato un livello d’inettitudine e di corruzione inauditi. Una casta numerosissima e strapagata nonostante risultati disastrosi al punto di diventare il problema del paese invece che la soluzione. Una casta politica che tra le altre malefatte ha sempre imposto severi sacrifici ai cittadini salvo poi abbuffarsi all’inverosimile alle spalle del contribuente. Poltrone, vitalizi, privilegi. Voragini di bilancio. Voragini d’illegalità. Attici, vestiti di sartoria, vacanze esotiche. A brindare alla bella vita, la loro. E quando i cittadini hanno iniziato ad alzare la voce. Lorsignori hanno chiuso le finestre e si son tappati le orecchie. Convinti che l’avrebbero scampata anche questa volta. Perché il banco vince sempre. Perché il più forte vince sempre. Soprattutto in Italia. Bella, sì, ma vecchia e marcia e ingiusta e granitica nel suo cinico immobilismo. Ma i miracoli a volte succedono. Perfino da noi. Stanchi di gridare al vento, quei cittadini esasperati hanno deciso di fare da soli. Senza quella casta satolla che si ostinava a brindare rinchiusa nei salottini rococò. Senza quella casta ottusa e senza cuore. Per colpa di quei soldi immeritati. Per colpa di quel potere fine a se stesso. Che li ha accecati d’arroganza, che li ha logorati moralmente, che li ha estraniati dalla realtà. Nemmeno la crisi li ha fermati. Nemmeno la povertà e il dolore e la paura. Poi il miracolo. Grazie a quei cittadini che hanno giocato bene le loro carte. Grazie alle loro idee ed istanze sacrosante. Che li hanno fatti diventare milioni. Di volti e poi di voti. E poi scranni e poi decisioni politiche. Fatti. Come quello di scardinare la piaga dei vitalizi. Come quella di tagliare privilegi e poltrone. Alla faccia dei vecchi partiti inconcludenti che oggi votano controvoglia a favore del taglio dei parlamentari dopo anni d’ipocrita melina. Destra, sinistra. Sotto, sopra. Il passato. Alla faccia di quel megalomane egoarca di Salvini che tra una sbronza e una chiappa all’aria stava facendo saltare tutto per l’ennesima volta. Alla faccia dei parrucconi che imbrattano i giornali ed infestano le televisioni, reazionari da quattro soldi che rimpiangono un marciume anche culturale di cui sono stati complici e di cui ne sono ancora intrisi. Alla faccia di chi ha tentano di fermare con ogni vile mezzo quei cittadini testardi ed idealisti e con essi un cambiamento mai così democratico e trasparente. Mai così genuino. Idee, valori, persone, impegno. Senza soldi, senza padroni, senza ammuffite ideologie, senza secondi fini. Roba da applausi in qualunque democrazia moderna. Roba da sputi in faccia in questa Italia. Alla faccia dei menagramo che davano il Movimento per morto e per scisso. Come la loro onestà intellettuale. Come il loro senso storico. Alla faccia di chi è restato a casa sul divano a farsi gli affari propri perché i miracoli non succedono mai. Dopo vitalizi e privilegi, i cittadini la smetteranno di finanziare inutili e costosi scranni e il parlamento potrà operare in maniera più snella. Già, cambiare è possibile. Anche in Italia. Rinnovare la nostra democrazia pure. Tutto dannatamente possibile. Bastava crederci. Bastava volerlo. Alla faccia loro.

domenica 14 luglio 2019

Mafia, sequestrato il commissariato di Vittoria: è del clan Luca di Gela.



Il sequestro è stato operato dalla Guardia di Finanza.
L’edificio che ospita il commissariato di Polizia di Vittoria è stato posto sotto sequestro dalla Guardia di Finanza. L’operazione rientra nell’ambito del sequestro dei beni della famiglia Luca di Gela. La proprietà per una quota parte del 50% è di Rocco Luca, figlio di Salvatore, finito in carcere assieme allo zio con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
L’affitto che il Ministero dell’Interno ogni anno paga ai proprietari dell’immobile è di 105 mila euro. I Luca, a cui fa capo il gruppo Lucauto di Gela, sarebbero subentrati al 50% nella proprietà dello stabile dopo che lo stesso era stato messo all’asta dal Tribunale di Ragusa nel 2012. La rimanente parte dell’edificio è di un commerciante di Vittoria.
La notizia giunge nel comune del ragusano nel momento in cui la comunità è stata scossa dalla grave tragedia del suv che ha falciato i due cuginetti Alessio e Simone, uccidendoli.
Il primo luglio scorso Rocco Luca è stato arrestato assieme al padre Salvatore e allo zio Francesco Antonio con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di proventi illeciti per circa un miliardo di lire che, sin dagli anni ’90, sarebbero stati loro forniti dalla famiglia dei Rinzivillo di Cosa nostra. A fare i nomi dei Luca di Gela sarebbero stati alcuni collaboratori di giustizia.
I contatti dei Luca con la criminalità organizzata si sarebbero poi estesi ad alcune famiglie mafiose di Catania, quali i Mazzei, i Carateddi ed i Santapaola. Le indagini del Gico di Caltanissetta della guardia di finanza hanno trovato conferme alle rivelazioni dei pentiti e accertato il sistema “money laundering” (lavaggio del denaro sporco) attraverso spostamenti di capitali tra i conti dei vari componenti della famiglia e delle imprese che avevano avviato, ma anche tramite “scontrini vincenti” del gioco del lotto. Un funzionario di polizia, in servizio a Gela, poi a Caltanissetta e ad Agrigento, sarebbe stato una sorta di “talpa” al servizio dei Luca.
Nel corso dell’operazione degli inizi di luglio sono stati sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nelle province di Caltanissetta e Ragusa per il reato di riciclaggio, Francesco Gallo, genero di Salvatore Luca e gestore di alcune imprese di famiglia, Concetta Lo Nigro, moglie di Salvatore Luca e rappresentante legale di diverse aziende, Emanuela Lo Nigro, sorella di Concetta e prestanome della famiglia Luca, e Maria Assunta Luca, figlia di Salvatore e socia in molte aziende della famiglia.
Sono state inoltre sequestrate, tra Gela e Ragusa, 7 aziende, nonché’ disponibilità finanziarie e beni immobili riconducibili all’impero economico e finanziario della famiglia Luca, per un totale complessivo stimato in 63 milioni di euro. Le aziende sottoposte a sequestro sono Lucauto s.r.l., Car Luca s.r.l., Terranova Immobiliare s.r.l., Immobilluca s.r.l., Luca Immobiliare S.r.l, Luca Costruzioni s.r.l., Mirto S.r.l.

venerdì 12 luglio 2019

Travolge bimbi col suv, arrestato un 34enne.



Risultati immagini per con un suv travolge un bambino e scappa
Rosario Greco

L'incidente nel Ragusano, trovato positivo ad alcol e droga.


E' stato arrestato dalla polizia di Stato per omicidio stradale aggravato l'uomo che alla guida di un suv ieri sera ha travolto due cuginetti di 11 e 12 anni nel centro storico di Vittoria. Uno dei bambini è morto sul colpo e l'altro è in gravissime condizioni e ha perso le gambe.
L'investitore è un 34nne, Rosario Greco, risultato positivo all'assunzione di droga e alcol. La Squadra mobile gli contesta anche la detenzione di oggetti atti a offendere: nel suv c'erano uno sfollagente telescopico e una mazza da baseball.
I passeggeri che erano con lui, e che come l'autista sono fuggiti a piedi dopo l'incidente, si sono presentati volontariamente in Questura spiegando di essere scappati per paura di essere aggrediti.
Sono stati denunciati per omissione di soccorso. Due di loro hanno precedenti penali. Uno è Angelo Ventura, figlio del capomafia di Vittoria, Giambattista, l'altro è Alfredo Sortino con vari precedenti penali, il terzo è Rosario Fiore. I tre che accompagnavano in auto, inizialmente hanno tentato di favorire l'autore dell'omicidio stradale, ma poi hanno deciso di fornire un'esatta dinamica di quanto accaduto addebitando ogni responsabilità al conducente. Sono stati denunciati per favoreggiamento. Nelle indagini della Polizia sono state utili le immagini di alcuni impianti di videosorveglianza che hanno ripreso le fasi del sinistro stradale. 

venerdì 7 novembre 2014

Trattare per vincere: la svolta dei cinquestelle. - Luca De Carolis


IL MOVIMENTO CAMBIA E INCASSA: “HA PREVALSO IL NOSTRO METODO”. GRILLO: “ABBIAMO SBLOCCATO IL PARLAMENTO”. L’IRA DEL NCD.

Tutti a braccia alzate. 
Perfino Grillo, sempre contrario alle trattative: “Il M5S sblocca il Parlamento, il patto del Nazareno affonda”. 
Vietato e pure improprio parlare di asse con il Pd. 
Ma la novità politica è ugualmente rumorosa: i Cinque Stelle trattano (alla luce del sole), ricorrono perfino a un po’ di strategia parlamentare. 
E incassano, subito. 
Riescono a far eleggere al Csm il proprio nome, Alessio Zaccaria, votando in cambio per la Consulta Silvana Sciarra, candidata “renziana” eppure potabile per i loro criteri. 
Per di più fanno impazzire un pezzo di maggioranza, con il Nuovo Centrodestra che si sente scavalcato, relegato in un angolo. 
Si arriva alla scena madre, con il capogruppo di Ncd Nunzia De Girolamo che alla Camera affronta Maria Elena Boschi: “Mi devi spiegare se questa maggioranza esiste ancora o se ne state facendo un’altra coi 5Stelle...”. 
Uno sfogo davanti a testimoni (la responsabile Sud del Pd Stefania Covello) che è pure l’altra faccia di un successo del Movimento, il primo da tempo immemorabile. 
“Ha vinto il metodo a 5Stelle, dalla rete alle istituzioni” rivendicano i grillini. 
Ha vinto anche perché è passata la linea dei moderati e di tanti dissidenti: basta con l’arroccamento sui propri nomi e la chiusura ai partiti “impuri”.   
MARTEDÌ IN ASSEMBLEA CONGIUNTA i parlamentari hanno votato all’unanimità la Sciarra. 
Sul blog di Grillo, gli iscritti hanno confermato il sì a stragrande maggioranza (l’88 per cento dei votanti). 
E in aula ieri l’accordo ha retto. 
Una svolta. 
Perché i 5Stelle hanno sostenuto un candidato non loro. E perché hanno dimostrato di saper sfruttare le divisioni nella maggioranza. 
“Era ora” esulta Tancredi Turco, voce critica. 
“Sei mesi fa un candidato non nostro non sarebbe mai passato in assemblea” ammette fuori taccuino un parlamentare di peso. 
Qualcosa è cambiato. 
Tanti nel Movimento hanno capito (o accettato) che in Parlamento bisogna giocare anche di tattica, pena la condanna alla marginalità. 
E allora, cambio di passo. 
Non solo sulla Consulta. 
C’è chi ricorda la mozione di sfiducia ad Alfano presentata con Sel. 
Colpisce l’ira di Maurizio Sacconi (Ncd) di fronte al voto contrario di M5S e Pd agli emendamenti al testo sulla responsabilità civile dei magistrati, in Senato. “Un fatto che mette in discussione la maggioranza” tuonava ieri Sacconi: dimessosi per qualche ora da capogruppo, salvo poi fare marcia indietro dopo telefonata con Renzi. 
Quindi, la De Girolamo: infuriata perché una mozione unitaria sul Sud sarebbe stata riscritta da alcuni deputati M5S. Ma lo snodo rimane l’accordo su Corte costituzionale e Csm. 
Il tessitore per i 5Stelle è stato il deputato Danilo Toninelli. 
Sostiene: “Con il voto in congiunta abbiamo dato un segnale di compattezza e maturità politica, deciso con la massima condivisione”. Ergo, con il consenso di Casaleggio e Grillo. Rivendica: “Abbiamo costretto il Pd a seguire il nostro metodo, quello della trasparenza e del merito”. E la legge elettorale? Toninelli non chiude a nuovi incontri, dopo gli streaming finiti male: “Finora segnali non sono arrivati ma noi siamo qui: l’importante è seguire lo stesso metodo”. A margine, il senatore Vito Petrocelli: “Noi abbiamo fatto un passo in avanti, ma la novità principale arriva dal Pd: domenica il capogruppo Zanda mi ha ufficializzato il nome della Sciarra, non era mai successo. L’avessero fatto anche quando dovevamo eleggere il presidente della Repubblica...”. Un altro senatore, Maurizio Buccarella: “Noi votiamo sempre ciò che è meglio per il Paese. Ma oggi abbiamo dimostrato che non siamo solo quelli dei no”. 

Luca De Carolis FQ 7 novembre 2014