mercoledì 23 ottobre 2019

Ma davvero ri-ri-rivolete voi Matteo Renzi? - Luisella Costamagna

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Avete presente i film dell’orrore? Quelli in cui il protagonista riesce faticosamente a sopravvivere e, dopo mille peripezie e colpi di scena, finalmente torna a casa, scioccato, sporco, ferito, per calmarsi fa una doccia, si asciuga, indossa abiti puliti, prova a scacciare i cattivi pensieri, abbozza anche un sorriso, ma quando fa per buttarsi esausto sul letto… annidata nell’ombra c’è la sagoma dell’assassino!
Ecco, un po’ come un film dell’orrore – ovviamente si fa per dire, è una metafora, un’iperbole, mica orrore vero con morti e feriti, non scherziamo, ché qui le querele piovono a catinelle… vero che ormai quasi non puoi dirti giornalista se non hai una querela da Rignano, manco fosse un test d’ammissione all’Ordine, ma con tutto quello che già dobbiamo tirar fuori per bollette, mutuo, tasse e poi il caldo, il freddo, le cavallette, ci manca pure il bonifico a Pontassieve – insomma pensavamo che i gloriosi, entusiasmanti, elettrizzanti tempi renziani fossero andati e invece è ri-ri-ritornato Lui: Matteo. Dall’ombra ha riconquistato la luce accecante della Leopolda 10 (già 10 anni sul groppone? Come passa il tempo quando ci si diverte…). Con una copertura mediatica – dirette, talk, tg, social, paginate e paginate su quotidiani, settimanali, mensili, annuali – che mai si era vista per un partito sondato al 4 per cento (eh ma crescerà, forse, dicono), ha inondato la scena pubblica. Qualunque cosa dicesse o facesse, esaltasse i risultati del “suo” Palazzo Chigi o ammettesse di aver sbagliato qualcosa (inezie beninteso, e sempre per colpa di altri), o ancora menasse a destra o a manca (soprattutto a manca, all’indirizzo del governo, Conte, Pd e 5S) erano ovazioni. A prescindere. Lui è ri-ri-ritornato per la gioia dei fan e di quella capillare rete mediatica che, costretta a rimanere dormiente per qualche tempo, ora può risaltare in piedi solerte: comandi!
Resta da capire quanto questo ri-ri-ritorno sia apprezzato dagli italiani: davvero non vedevano l’ora di rivederlo all’opera? Davvero possono cessare le loro notti insonni, perché hanno di nuovo il loro leader di riferimento e un simbolo con le ali su cui apporre la preziosa X? O confidavano di averci messo una croce sopra? Qui tocca cambiare genere, abbandonare l’horror e passare alla commedia romantica, con la più classica delle formule: quella del matrimonio.
Cari italiani, volete voi di nuovo… chi vi ha tolto l’art. 18 e dato contratti di lavoro a tutele crescenti (ovvero calanti)? Chi ha trattato con l’Ue l’accoglienza dei migranti in cambio di flessibilità nei conti pubblici con cui elargire (anche) bonus elettorali? Chi ha escogitato la riforma costituzionale che avete bocciato nel referendum e la legge elettorale bocciata dalla Consulta? Chi ha stretto il Patto del Nazareno con Berlusconi e ora cerca di conquistare gli elettori di Forza Italia e invita alla Leopolda il “mussoliniano” Lele Mora (il quale offre una succosa definizione dell’affinità tra i due: “Silvio diceva che era il suo nuovo galoppino. È il suo erede”)? Ri-volete voi chi ha licenziato il Salva Banche? La Boschi, il giglio magico, la bellanova star Bellanova e “Ciaone” Carbone, redivivo alla kermesse renziana dopo la tranvata alle elezioni? E un altro quotidiano diretto da Andrea Romano? Comprereste un’auto usata (o un aereo) da chi aveva promesso di lasciare la politica?
Nel buio della vostra stanza stasera chiedetevelo: volete voi (ancora) Matteo Renzi?

martedì 22 ottobre 2019

LA BESTIA DI SALVINI - Milena Gabanelli.

Ricostruiamo il funzionamento della potente macchina social che dal 2014 sta dietro l’ ascesa dI Salvini, oggi il politico con più consenso in Italia.A far funzionare la Bestia ci sono 35 esperti digitali che coprono la vita pubblica e privata di Salvini 24 ore al giorno, festività incluse. Il vincolo è quello della riservatezza assoluta.
Durante i 5 mesi di campagna elettorale per le Europee del 26 maggio, su Facebook, definito l’ ammiraglia del Capitano: 17 post al giorno, 60,8 milioni di interazioni (che vuol dire like, commenti, condivisioni), 40 milioni di «mi piace» e oltre 5 milioni di ore di video visualizzati. Risultato delle elezioni: Lega primo partito con il 34%. Da giugno i ritmi sono un po’ più lenti ma continua a crescere: i like sui post hanno raggiunto i 52 milioni, 11,5 milioni le condivisioni.
Oggi i fan su Facebook sono oltre 3,8 milioni, su Instagram 1,8 e su Twitter 1,2. È una corazzata senza pari in Italia che dal buongiorno con pane e Nutella, alle castagne in padella per la figlia, fino alla domenica sera da Barbara d’ Urso, macina ininterrottamente. In rapporto alla popolazione, la Bestia performa meglio delle macchine social del presidente del Brasile Jair Bolsonaro, dell’ americano Donald Trump e del primo ministro indiano Narendra Modi.
I meccanismi per aumentare i fan sui social sono sfruttati in tutto il loro potenziale, a partire dal T-R-T: una sigla che sta per televisione, Rete, territorio. Si tratta di un gioco di specchi per mettere continuamente in comunicazione i tre ambiti: l’ attesa dell’ intervista tv viene trainata da ripetuti annunci su Facebook, durante la trasmissione si estrapolano e commentano in tempo reale fermi immagine e tweet live con i messaggi chiave da diffondere. Subito dopo vengono postati gli interventi tv (nel caso di Renzi rimontato ad hoc) con l’ invito ai fan a esprimere il loro parere.
Questo meccanismo trascina gli utenti social sulle reti tv (e viceversa) e contribuisce ad aumentarne l’ audience. Salvini è il politico più invitato, e la parola d’ ordine è: spolpare ogni evento fino all’ osso. Lo stesso sistema vale per i comizi. Poi, siccome è proprio la velocità dei like che contribuisce a fare impennare l’ algoritmo di Facebook e dunque ad ampliare la platea di chi vede il post, ecco sotto elezioni il gioco «Vinci Salvini»: chi per primo mette «Mi piace» entra in una graduatoria che alla fine farà guadagnare ai primi classificati una telefonata o un caffè con il leader.
Per raccogliere fan è cruciale la scelta dei messaggi: più toccano temi divisivi e più generano partecipazione (come le campagne contro gli immigrati #finitalapacchia#prima gli italiani e #portichiusi); funzionano gli slogan motivazionali («la Lega continua a volare»), gli attacchi ai rivali politici («Sono ministri o comici?»), le immagini di vita privata («Mano nella mano» come commento a un post con la figlia), il coinvolgimento degli utenti («Siete pronti?»). Lo staff utilizza anche il software che individua l’ argomento del giorno più discusso in Rete, e consente di adeguare i messaggi da lanciare.
Dal tortellino al pollo, fino a Mahmood. A caldo si era schierato contro la vittoria del cantante, salvo poi fare marcia indietro e lodarlo. Un ruolo strategico è affidato ai sondaggi. Il 17 dicembre 2017 la Lega commissiona a Swg di testare la percezione degli elettori su una possibile minaccia dei Naziskin: il 67% degli elettori del Carroccio non li ritengono pericolosi (al contrario di chi vota per altri partiti). Da allora Salvini può tranquillamente spendersi a favore di CasaPound. Il documento, mai reso pubblico, lo ha scovato Report , che approfondirà questa sera su Rai 3.
La diffusione del messaggio del Capitano è capillare grazie ai ripetitori digitali: almeno 800-1000 fedelissimi ricevono il link dei post su una chat su WhatsApp e immediatamente lo condividono sulla propria pagina Facebook e lo rilanciano in altre chat.
Contemporaneamente i canali fiancheggiatori inseriscono lo stesso contenuto su più pagine pubbliche. Vietati invece i commenti con #49milioni#siri o qualunque parola evochi uno scaldalo in cui è coinvolta la Lega.
«L’ esercito va nutrito e motivato», è il Morisi-pensiero: affinché tutti si sentano protagonisti, per la manifestazione di Roma del 19 ottobre sono stati creati cartelloni automatizzati con la propria foto di fianco a Salvini.
I fan vengono profilati, al fine di inviare messaggi mirati. L’ ultimo es. è proprio legato al raduno di piazza San Giovanni dove Salvini lancia l’ invito: «Mandate i vostri dati personali a legaonline.it e riceverete le informazioni richieste per i pullman e i treni diretti alla manifestazione di Roma». I 137 mila euro spesi da marzo a oggi in pubblicità su Facebook, vengono utilizzati soprattutto per geolocalizzare il messaggio e scegliere il target: inviare per esempio perfino ai tredicenni il post contro il governo che pensa di tassare le merendine, oppure raggiungere il più alto numero di elettori dell’ Umbria in vista delle elezioni del 27 ottobre.
Un’ onda d’ urto che sfruttando l’ abilità del leader leghista ha fatto leva su tutte le debolezze del Paese. Alla fine probabilmente un buon 90% di quei 3,8 milioni di fan vota Salvini, ma da tutta questa attività social intrisa di slogan e provocazioni è difficile capire quale sia il progetto politico.
«La Bestia» ha anche un costo e qualcuno lo pagherà. Luca Morisi e il socio Andrea Paganella, fatturano tramite la Sistema Intranet, una società in nome collettivo (snc) che non ha l’ obbligo di depositare i bilanci. Durante i 14 mesi di Salvini ministro dell’ Interno entrambi hanno avuto un contratto con il Viminale: 65 mila euro per Morisi, 86 mila per Paganella. Pagati anche altri quattro contratti del team social: 41.600 euro ciascuno. A gestire i soldi del partito è invece la Lega per Salvini premier.
Due milioni di euro sono arrivati da 187 mila contribuenti che nel 2018 hanno donato il loro 2×1000. Per il 2019 è previsto «un robusto incremento» delle entrate, poiché in cassa sta confluendo un terzo dello stipendio di ogni eletto del Carroccio. Nel bilancio la principale voce di costo, è genericamente indicata come «servizi»: 623 mila euro.

sabato 19 ottobre 2019

Evasori e protettori di evasori, diffidate di loro.


L'evasore difende la sua posizione. Questo, in particolare, ha frodato lo stato che governava, con l'aiuto di chi si professa protettore del popolo, ma fa leggi liberiste e protegge gli evasori:


Impossibile spiegare all’estero... - Francesco Ersparmer

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Impossibile spiegare all’estero questo titolo del “Fatto”: “Carcere grandi evasori, Berlusconi: ‘Arresto oltre i 50mila euro è un attacco alla libertà’”. Lasciamo stare l’encomio di uno dei crimini più dannosi, l’evasione fiscale (una delle tante idiozie del governo di D’Alema fu l’abolizione della legge 303 che puniva l’apologia di reati contro lo Stato); allarmante è il fatto che ai giornalisti, ormai servili per abitudine ancor più che per interesse, ma anche ai loro lettori, non sembri assurdo o umoristico che qualcuno possa definire l’arresto “un attacco alla libertà”. E che altro dovrebbe essere? “Restrizione della libertà personale” è la definizione dei vocabolari. Ma il liberismo non tollera limitazioni alla libertà personale ed è riuscito a convincere i popoli che l’unico valore sia fare quello che gli pare, soprattutto soldi e shopping; tutto il resto, incluse la giustizia, l’eguaglianza, la solidarietà, la dignità, sono dettagli, per non parlare di concetti ridicolizzati quali la virtù, l’onore, l’onestà, la saggezza.
In Italia poi si aggiunge il radicato antistatalismo, di cui si servirono radicali e liberal (travestiti da estrema sinistra) per favorire l’americanizzazione del paese con i soliti miti della deregulation, delle privatizzazioni e del buonismo. Almeno, Berlusconi è esplicito: la tolleranza per l’illegalità diffusa e la mitezza delle pene servono a creare una complicità di massa che consenta ai ricchi di rubare e corrompere impunemente. Sono milioni gli italiani che preferiscono i privilegi ai diritti e che proclamandosi vittime della società si esentano da ogni responsabilità e approvano chi corrode l’autorità dello Stato, anche se si tratti dei loro sfruttatori. Viene voglia di lasciare che tornino a essere i miserabili servi di tiranni locali e padroni stranieri. Invece bisogna resistere, anche in nome dei coglioni.
Occorre però essere abili. Stroncare l’evasione fiscale è la condizione necessaria e sufficiente di qualsiasi ulteriore riforma che incida in profondità. Come realizzarla? Facendo contemporaneamente tre cose:
1) Sbattendo in galera i grossi evasori e sequestrando i patrimoni loro e dei loro eredi, e se scappano all’estero, li si privi della cittadinanza e della possibilità di rientrare in Italia, neppure da morti.
2) Drasticamente abbassando la pressione fiscale sui piccoli e medi imprenditori, riconoscendo che l’evasione è spesso l’unica alternativa al fallimento o alla resa nei confronti delle multinazionali.
3) Impedendo alle multinazionali di evadere le tasse legalmente spostando le loro sedi all’estero; e se minacciano di tagliare gli investimenti, andiamo a vedere il loro bluff, e se non fosse un bluff tanto meglio.
Ripeto: le tre cose vanno fatte contestualmente. In modo che se l’Olanda o l’Irlanda continueranno a essere il paradiso della finanza e della libertà, l’Italia diventi il paradiso delle piccole e medie imprese e della solidarietà.


Francesco Erspamer


https://www.facebook.com/frerspamer?__tn__=%2CdK-R-R&eid=ARBw3uODTAkMQBhvp8i8uLWgKHoT3aD1in57Z8uKo-9LwBi13uHbdUGSGxqn8zQnRTD8dgrv9ZJSnk5Q&fref=mentions

venerdì 18 ottobre 2019

Novartis, “corrotti decine di migliaia di medici per prescrivere farmaci inutili”. Alla tv svizzera la testimonianza di tre ex manager



Nel documentario di Falò in onda giovedì 18 ottobre parlano per la prima volta i whistleblower che collaborano all'inchiesta dell'Fbi contro la multinazionale elvetica. Secondo l'accusa, medicinali dai prezzi proibitivi sono stati omologati in Grecia, e pazienti sani sarebbero stati sottoposti a cure inutili.
Novartis, la multinazionale farmaceutica svizzera, è accusata di aver corrotto decine di migliaia di medici pur di fare prescrivere i propri prodotti. E così pazienti inconsapevoli e perfettamente sani sarebbero stati sottoposti a cure del tutto inutili. Coinvolti anche ministri e alti funzionari dello Stato, con l’accusa di essere stati al libro paga della multinazionale per omologare in Grecia nuovi farmaci a prezzi proibitivi.

L’indagine è stata avviata dall’Fbi nel 2016 grazie alla collaborazione di informatori della sede greca. Ora la trasmissione Falò, in onda stasera , giovedì 17 ottobre alle 21.10 su Rsi La1, nel documentario “La strategia” per la prima volta dà voce ai tre informatori, che ha incontrato prima in Grecia e poi a New York, dove si sono recati per gli interrogatori delle autorità statunitensi.
I tre ex manager, che si autoaccusano di corruzione nei confronti di medici e funzionari di Stato, hanno affidato ai giornalisti della tv pubblica svizzera Maria Roselli e Marco Tagliabue, il racconto dettagliato delle pratiche illecite a loro dire utilizzate da Novartis per conquistare nuove fette di mercato in Grecia ed avanzare nel giro di pochi anni dal quinto al primo posto in classifica.
I tre whistleblower, la cui identità per motivi di sicurezza deve restare nascosta, rivelano a Falò l’esistenza di veri e propri “programmi di corruzione” camuffati da normali progetti di marketing, in parte finanziati direttamente dalla sede centrale di Basilea in Svizzera. L’inchiesta delle autorità americane si è conclusa nell’estate 2019. Spetta ora a Novartis decidere se affrontare un processo o puntare ad un accordo.
Il documentario sarà visibile sul sito di Falò da venerdì 18 ottobre.

giovedì 17 ottobre 2019

Scoperti venti sarcofaghi a Luxor, l'antica Tebe: sono intatti e dai colori sgargianti.

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Una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi anni, secondo il Ministero delle Antichità.

Venti sarcofaghi in legno in buone condizioni, probabilmente risalenti a un periodo fra il XX secolo e il IV secolo avanti Cristo, sono stati scoperti nel sito dell'antica Tebe, a Luxor. Le autorità egiziane hanno definito il ritrovamento come "una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi anni" ma le notizie sono ancora scarne in attesa della conferenza stampa in programma sabato. I sarcofaghi sono stati scoperti nella necropoli di Asasif, sulla riva occidentale del Nilo, vicino alla Valle dei Re, dove si trovano alcune delle tombe dei più conosciuti Faraoni risalenti a diversi periodi dell'antico Egitto, dalle dinastie del Medio Regno, al Nuovo Regno, fino al Periodo Tardo, e quindi lungo un vastissimo arco di tempo che va dal 1994 al 332 avanti Cristo. Le tombe sono disposte su due livelli sovrapposti e sono ben conservate come si vede dalle iscrizioni e dai dipinti che le ricoprono, ancora di colori vivi. Una condizione non impossibile visto il clima asciutto dell'Egitto. Le autorità egiziane danno sempre grande evidenza alle scoperte nelle aree archeologiche, fiduciose che ciò possa facilitare anche la ripresa del turismo, tra le voci più importanti dell'economia nazionale, che sebbene abbia goduto di buoni risultati negli ultimi anni non è ancora tornato ai livelli precedenti al periodo turbolento cominciato con la rivoluzione del 2011 e i pericoli di attacchi terroristici. Dal dicembre 2017 è in corso nella Valle dei Re una missione archeologica alla ricerca delle tombe della regina Nefertiti e di sua figlia, che era la vedova del re Tutankhamon. I ricercatori stanno anche cercando i siti di sepoltura di tre grandi faraoni - Ramses VIII, Re Thutmose II e Re Amenhotep. Recentemente è stato presentato ai giornalisti egiziani e stranieri un antico sarcofago restituito all'Egitto dal Metropolitan Museum di New York, al quale era stato venduto per quattro milioni di dollari in seguito a una serie di passaggi, dopo essere stato esportato illegalmente dall'Egitto. La bara, datata tra il 150 e il 50 avanti Cristo, appartiene a Nedjemankh, un sacerdote del dio-ariete Heryshef. Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukri, che si trovava negli Usa per partecipare all'Assemblea generale dell'Onu, ha partecipato personalmente insieme con il procuratore generale di New York alla cerimonia di consegna del reperto. 

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Scoperti-venti-sarcofaghi-a-Luxor-l-antica-Tebe-sono-intatti-e-dai-colori-sgargianti-12a42af7-a67a-47b0-a156-fe876b5b0c40.html?fbclid=IwAR3bOMJL30wsbTm9pumoMYYKBT_ad-VKdg9B8BZ7NdS1ND_H_IJmjoXiiPE#foto-4

Quello che giornaloni e giornalai, che mentono, non vi diranno mai. - Giuseppe Stelluti