giovedì 19 dicembre 2019

'Ndrangheta, maxi blitz dei Cc: 334 arresti.

Giancarlo Pittelli © ANSA
Giancarlo Pittelli. (ansa)

Disarticolate tutte le cosche del Vibonese in Italia e all'estero. 

Politici, avvocati, commercialisti, funzionari infedeli dello Stato e massoni figurano tra i 334 arrestati della maxi operazione condotta all'alba dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Tra loro anche l'avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli. 
L'operazione 'Rinascita-Scott' ha disarticolato tutte le organizzazioni di 'ndrangheta operanti nel Vibonese e facenti capo alla cosca Mancuso di Limbadi. Complessivamente sono 416 gli indagati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio e altri reati aggravati dalle modalità mafiose.
Contestualmente all'ordinanza di custodia cautelare, i carabinieri stanno notificando anche un provvedimento di sequestro beni per un valore di circa 15 milioni di euro. L'imponente operazione, frutto di indagini durate anni, oltre alla Calabria interessa varie regioni d'Italia dove la 'ndrangheta vibonese si è ramificata: Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata. Alcuni indagati sono stati localizzati e arrestati in Germania, Svizzera e Bulgaria in collaborazione con le locali forze di Polizia e in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dall'autorità giudiziaria di Catanzaro. Nell'operazione sono impegnati 2500 carabinieri del Ros e dei Comandi provinciali che in queste ore stanno lavorando sul territorio nazionale supportati anche da unità del Gis, del Reggimento Paracadutisti, degli Squadroni Eliportati Cacciatori, dei reparti mobili, da mezzi aerei e unità cinofile.   

"Tangenti per diventare ufficiali" Un lungo elenco di 82 indagati. - Riccardo Lo Verso


La scuola di abilitazione "De Santis".

Maxi inchiesta sugli esami di abilitazione professionale per lavorare sulle navi.

PALERMO - Il blitz scattò due anni fa. Cinque persone agli arresti domiciliari, quattro con il divieto di dimora e tre con l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Ora si scopre che sotto inchiesta ci sono in tutto ottantadue persone che hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini firmato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Francesco Gualtieri.

Sono numeri da maxi inchiesta quelli venuti fuori dalle indagini dei finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria e della capitaneria di Porto di Palermo. Tra gli indagati ci sono dipendenti dipendenti della stessa Capitaneria e docenti dell'Istituto nautico. Avrebbero pilotato in cambio di tangenti gli esami di abilitazione professionale per lavorare sulle navi. I reati contestati a vario titolo sono corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, rivelazione di segreto d'ufficio e falsi ideologici in atto pubblico.

L'indagine ruotava attorno alla scuola di formazione marittima "Studio De Santis", di via Francesco Crispi, all'ingresso del porto di Palermo, abilitata dal ministero a rilasciare l'attestato necessario per lavorare sui mercantili e a bordo della navi da crociera. 

Pagando fino a mille euro i candidati avrebbero avuto la certezza di superare le prove indette dalla direzione marittima per ottenere l'abilitazione. Come? Conoscendo in anticipo le risposte. Almeno cinquanta gli episodi in cui i candidati sarebbero stati avvicinati durante i pre corsi per diventare primo ufficiale di coperta o di macchina.

Dell'elenco degli indagati fanno parte Giovanni Paterna (direttore di macchina e componente della commissione esaminatrice), Raffaella De Santis (della omonima scuola di formazione), Leonardo Busalacchi (impiegato della Capitaneria di Porto), Giuseppe Tarantino (direttore di macchina) Antonino Lupo (maresciallo luogotenente della Capitaneria di Porto), Giosuè Messina (capitano di vascello), Flavio Gambino (sottotenente di vascello), Caterina Morello (Studio De Santis), Annarita Iadanza (docente del Nautico)

E poi c'è un lungo elenco di candidati originari di tante città siciliane e del resto d'Italia: Maria Arrigo, Alessandro Astarita, Vincenzo Aurelio, Rosario Barbagallo, Antonio Barletta, Emanuele Bartholini, Antonino Bartolone, Antonio Bonanno, Ignazio Bono, Leonardo Busalacchi, Antonio Camello, Federico Camilleri, Andrea Certa, Calogero Cipollina, Gabriele D'Aleo, Raffaella De Santis, Giuseppe Di Bella, Alexandro Di Bono, Concetto Di mauro, Letterio Di Perri, Andrea Di Stefano, Antonino Esposito, Giuseppe Firetto, Vincenzo Formisano, Calogero Galati, Flavio Gambino, Andrea Gebbia, Paolo Giacalone, Letterio Gismondo, Riccardo Giunta, Annarita Iadanza, Patrizia Laria, Benedetto Lo Galbo, Alessandro Loreto, Antonio Lupo, Filippo Macaluso, Antonino Maltese, Fabrizio Marchese, Mariano Martino, Giovanni Mennella, Antonino Messina, Giosuè Messina, Fabrizio Milone, Davide Mocata, Carmela Moncada, Daniele Montalto, Caterina Morello, Angela Musso, Fabio Palino, Giovanni Paterna, Federico Pernice, Davide Pirrone, Francesco Polizzi, Domenico Pollino, Giuseppino Procopio, Piero Raccuglia, Henry Ricca, Gaetano Rizzo, Bonaventura San Paolo, Leonardo Schiano Di Zenise, Francesco Schiavone, Alessandro Schirò, Paolo Scolaro, Antonio Scrima, Domenico Seidita, Chiara Sinagra, Silvio Siviero, Alessandro Sofia, Emmanuele Spitaliere, Salvatore Stella, Giuseppe Tarantino, Pietro Tempesta, Corrado Tinè, Gianpaolo Tropea, Benedetto Turturici, Pietro Valguarnera, Antonino Vassallo, Orazio Virgitto, Carmelo Virgitto, Francesco Paolo Vitale, Marco Vizzini, Antonino Zaccaria.


https://livesicilia.it/2019/12/18/tangenti-per-diventare-ufficiali-un-elenco-di-82-indagati_1107303/

mercoledì 18 dicembre 2019

Famiglia Borsellino contro manifesto Fratelli d'Italia: "Uso improprio immagine nostro padre." - Elvira Terranova.

Famiglia Borsellino contro manifesto Fratelli d'Italia: Uso improprio immagine nostro padre

Duro commento dei figli, 'Iniziativa improvvida, diffidiamo partito a usare immagine e nome.'

La famiglia di Paolo Borsellino si scaglia contro un manifesto di Fratelli d'Italia che pubblicizzava un incontro che si è tenuto ieri sera al Comune di Podenzano, nel piacentino. Tra gli interventi previsti quello di tre parlamentari del partito di Giorgia Meloni, Tommaso Foti, Wanda Ferro e Andrea Del Mastro.
"Con riferimento ai manifesti elettorali del movimento politico 'Fratelli d'Italia' che indebitamente recano l'effige di nostro padre e la dicitura 'Borsellino vive', oltre a dissociarci decisamente da questa improvvida iniziativa diffidiamo pubblicamente i responsabili del partito politico dall'utilizzare in qualsiasi forma e modo l'immagine e il nome di Paolo Borsellino", dicono i figli del giudice ucciso nella strage di via D'Amelio, Manfredi, Lucia e Fiammetta Borsellino.
"Ci riserviamo per ogni altro aspetto di adire le vie legali per l'uso improprio e illegittimo che è stato fatto dell'immagine e del nome di nostro padre", annunciano all'Adnkronos.



Sono così adusi a bypassare le leggi che loro stessi fanno, che commettono reati senza rendersene conto. E' illegale, infatti, utilizzare le immagini di persone senza il consenso degli interessati o di chi ne fa le veci.

martedì 17 dicembre 2019

Popolare di Bari, Bankitalia sotto accusa ora si difende: "Ecco cosa è successo nelle ispezioni"



Banca Popolare di Bari Banco

La politica in pressione sui tecnici di Palazzo Koch per la presunta mancata vigilanza. E loro si difendono con un dossier.

Il quasi crac della Popolare di Bari ha riacceso le polemiche attorno a Bankitalia e alle ispezioni che non avrebbero fatto capire il reale stato patrimoniale dell'istituto pugliese. La politica mette sotto accusa i tecnici di Palazzo Koch i quali, dopo quasi tre giorni, decidono di mettere nero su bianco quanto accaduto negli scorsi mesi. in un ampio dossier vengono messi in chiaro i diversi passaggi che hanno portato al commissariamento della Popolare di Bari: dalle ispezioni finite con valutazione "parzialmente sfavorevole" ai provvedimenti adottati, dalla vicenda Tercas fino ai richiami ai vertici e la richiesta di dimissioni. Ecco la versione di Bankitalia.

NEL 2010, I PRIMI RILIEVI. La banca d'Italia segnala una prima ispezione con esito "parzialmente sfavorevole" nel 2010. Si parla di carenze organizzative e sui controlli interni. L'esigenza di rafforzare i presidi sui "rischi di liquidità e compliance" vengono rilevati anche nel 2011-12, con la richiesta di un'indagine sull'Audit interno. Nel 2013 si registrano invece progressi ma anche "il permanere di alcune aree di debolezza". Vengono adottati provvedimenti restrittivi.


Pop. Bari, lo schema di salvataggio del governo
Pop. Bari, Lo schema di salvataggio del Governo.

DAL 2014, L'ACQUISTO DI TERCAS. Nel luglio "la Banca d'Italia autorizza Bpb ad acquisire il controllo di Banca Tercas". E' questa l'accusa che molti muovono a Via Nazionale che nel dossier spiega che l'obiettivo era quello di "salvaguardare i depositanti e rilanciare il piccolo istituto abruzzese", ma anche quello di creare una dorsale adriatica creditizia. Viene anche fatta una due diligence. L'operazione prevede un contributo del fondo interbancario da 330 milioni. Ma l'intervento viene poi contestato (primavera 2015) dall'antitrust della Commissione Europea "per la sua presunta configurabilità come aiuto di Stato". L'intervento viene sostituito ma "si ritardano i tempi di integrazione "con significative conseguenze negative sulla attività di entrambi gli istituti". Poi "solo nel 2019 il Tribunale dell'Unione annulla la decisione UE sugli aiuti a Banca Tercas". La Commissione europea si appella.

LE DIFFICOLTA' PATRIMONIALI. I destini della Popolare di Bari si intrecciano con la riforma delle banche popolari. L'assemblea dei soci delibera la riduzione da 9,53 a 7,5 euro il valore delle azioni. "Ne seguono un malcontento della base sociale e richieste di vendita di azioni", registra Bankitalia. Nel 2016 ci sono indagini su queste nuove azioni e altri controlli "mirati ai profili di adeguatezza patrimoniale e del credito". Via nazionale segnala una non piena adeguatezza degli organi dell'istituto per "affrontare le accresciute complessità" anche legate all'acquisto di Tercas. Scattano anche segnalazioni alla Consob su alcuni aspetti che verranno poi multati per 2 milioni.


Pop. Bari, i numeri dellʼistituto in crisi
Pop Bari, i numeri dell'istituto in crisi.

LA RIFORMA DELLE POPOLARI E I TENTATIVI DI AGGREGAZIONE. Le difficoltà dei conti si intrecciano con la riforma delle popolari che impone la ricerca di aggregazioni. Ma anche con la richiesta, che arriverà da Bankitalia di rinnovo dei vertici. Nel dicembre 2016 il Consiglio di Stato sospende la riforma e interrompe il processo di trasformazione in Spa. "Viene quindi meno una condizione importante per raccogliere capitale di rischio", scrive Bankitalia. Un anno dopo, agli inizi del 2018, la banca elabora i primi progetti di trasformazione e aggregazione con altre popolari minori. Ma la vigilanza rileva rischi e i progetti vengono accantonati. Solleciti su ristrutturazioni e aggregazione con altre banche saranno fatti anche nel novembre 2018.

LA RICHIESTA DI CAMBIO DEI VERTICI. Bankitalia nel marzo 2017 chiede un rafforzamento della governance con l'ingresso di elementi con specifiche competenze bancarie e finanziarie e "invita il Presidente a dar corso ai propositi di rassegnare le proprie dimissioni". Mentre i conti diventano sempre più rossi (140 milioni nel primo semestre 2018; 430 milioni il rosso alla fine dell'anno) la Banca d'Italia evidenzia all'inizio del 2019 "un vero e proprio stallo gestionale", per la conflittualità tra presidente e amministratore delegato. A Giugno la vigilanza di via Nazionale, in numerosi incontri, chiede agli esponenti aziendali "di preservare la coesione nella governance in una fase particolarmente delicata per la banca". Chiede esponenti autorevoli nel Cda, che si rinnova parzialmente a fine luglio

2019. Il resto è storia recente. "I risultati, ufficializzati a dicembre, evidenziano l'incapacità della nuova governance di adottare con sufficiente celerità ed efficacia le misure correttive necessarie per superare la stasi operativa - racconta la Banca d'Italia - e riequilibrare la situazione reddituale e patrimoniale della Bpb. Emergono inoltre gravi perdite patrimoniali che portano i requisiti prudenziali di Vigilanza al di sotto dei limiti regolamentari". Ecco che scatta il commissariamento.

https://www.tgcom24.mediaset.it/economia/popolare-di-bari-bankitalia-sotto-accusa-ora-si-difende-ecco-cosa-successo-nelle-ispezioni_12450538-201902a.shtml

CANAPA: I PRINCIPALI UTILIZZI DELLA PIANTA DALLE MILLE RISORSE. (22/4/2015)



C’è chi dice 1000, chi 25mila e chi oltre 50mila. Quello che è sicuro è che gli utilizzi della pianta di canapa sono davvero tanti e si incrociano tra prodotti della tradizione e nuovi studi che solo le moderne tecnologie permettono. Quando parliamo di canapa industriale, non intendiamo altro che determinate genetiche della pianta di cannabis, che è sempre quella. La stessa che è stata demonizzata nell’ultimo secolo e additata semplicemente come droga, e che in realtà è una pianta meravigliosa che può davvero nutrire il pianeta e noi che lo abitiamo, in sintonia con la natura.
Usi canapa industrialeIl primo ritrovamento di un manufatto in canapa risale a più di 9mila anni fa. La scoperta è stata fatta nel 2013 dal professor Ian Hodder, ed è la testimonianza che la canapa, per molte sue proprietà, ha accompagnato l’umanità in quasi tutta la sua storia. Tuttavia, questa scoperta è stata di recente mezza in discussione da altri studiosi, per cui, stando a ciò che dice Giorgio Samorini, antropologo di fama internazionale, i due ritrovamenti più antichi di canapa tessile sono avvenuti in Israele: “L’uno proveniente da Christmas Cave, vicino a Qumran, con datazioni di due tessuti rispettivamente al 3670 e 4830 a.C. (Murphy et al., 2011), e l’altro proveniente dalla Grotta del Guerriero e datato nel 4400-3800 a.C. (Jull et al., 1998)”. Secondo il libro Cannabis Sativa L., scritto da Suman Chandra, Hemant Lata e Mahmoud A. ElSohly, le stime per la prima raccolta di un campo di canapa in Cina vanno dal 6000 anni fa (Li, 1974) a 8500 anni (Schultes, 1970; Schultes e Hofmann, 1980), fino a 10000 anni fa (Allegret, 2013). Sono testimonianze sufficienti a dire che i tessuti e la canapa più in generale accompagnano l’umanità da migliaia di anni. 
Anche in Italia abbiamo avuto una forte tradizione agro-industriale legata alla canapa se pensiamo che fino agli anni ’50 del secolo scorso eravamo i secondi produttori al mondo per quantità, dietro alla Russia, e i primi per la qualità della fibra tessile, con oltre 100mila ettari coltivati nei primi decenni del ‘900. (Leggi QUI la storia degli utilizzi della pianta)
La canapa è un vegetale erbaceo annuale, con un ciclo di vita che può durare dai 3 ai 10 mesi, a seconda della varietà e delle diverse condizioni ambientali. E’ divisa in 3 famiglie, la Cannabis Sativa, la Cannabis Indica e la Cannabis Ruderalis. Le varietà oggi registrate (QUI l’elenco) per l’utilizzo industriale, con contenuto certificato di THC inferiore allo 0,2%, sono tutte varietà in cui è certamente dominante il carattere di Cannabis Sativa. (Leggi QUI cosa fare se vuoi coltivare canapa industriale).
E’ comunemente considerata una pianta di origine asiatica, ma di recente il ricercatore Giorgio Amorini ha raccontato che era già presente in Italia e nel bacino del Mediterraneo già 13.500 anni fa.
Vediamo qui sotto un riassunto dei principali utilizzi di questa pianta:
SETTORE ALIMENTARE. Il seme di canapa è il seme più nutriente che ci sia. Ha un contenuto di proteine pari al semi canapa20/25%, e contiene tutti e 9 gli amminoacidi essenziali. Contiene l’acido linoleico omega-6 e l’acido alfalinoleico omega-3, che sono acidi grassi essenziali, nel giusto rapporto per l’organismo umano. Inoltre sono presenti vitamine, fitosteroli, caroteni e minerali. Dalla spremitura a freddo dei semi si può ricavare un olio ad uso alimentare e cosmetico che è considerato un vaccino nutrizionale, nel senso che ha tutte le qualità di un alimento protettivo: se utilizzato quotidianamente aiuta ad esempio a rafforzare il sistema immunitario e a far abbassare i livelli di colesterolo. Dai semi è possibile inoltre ricavare farine per la creazione di prodotti da forno dolci e salati. In Italia il risveglio culturale sulle proprietà della pianta di canapa ha sempre di più la tavola come suo volano di crescita e sviluppo. D’altronde siamo in Italia e per noi la bontà e la qualità del cibo che ci troviamo nel piatto ha sempre avuto un certo peso. Ma la crescita dei consumi di canapa e derivati nel settore alimentare non significa solo un miglioramento delle nostre abitudini alimentari ed una protezione in più per il nostro organismo: si sta rivelando un vero e proprio vettore di informazioni dal quale le persone comuni iniziano a farsi domande e pretendono, giustamente, di essere informati correttamente. Ed è anche così che aumentano i dottori, i nutrizionisti, gli atleti e le persone in generale che sono al corrente delle proprietà nutritive dei semi e dell’olio, considerati un vaccino nutrizionale per il nostro corpo se assunti con regolarità e ne consigliano il loro utilizzo. E intanto crescono anche le aziende che celebrano il connubio di sapori e nutrimenti tra la pianta di canapa e la nostra sterminata cultura gastronomica.
CARTA. L’uso della fibra di canapa per produrre carta risale a più di 2000 anni fa. Attualmente, solo il 5% della Hemp Papercarta mondiale viene fatta da piante annuali come la canapa o il lino. Ma agli albori della stampa la carta di canapa ebbe un ruolo preminente: la prime copie della Bibbia stampata da Gutenberg furono prodotte con questo tipo di carta e gli originali delle Costituzioni americana (1776, nella foto) e francese (1791) sono scritte su carta di canapa. Fare la carta con la fibra e il legno della canapa comporta importanti vantaggi: innanzitutto per la sua enorme produttività in cellulosa, infatti un ettaro di canapa produce, in pochi mesi, la stessa cellulosa prodotta da 4 ettari di foresta in decenni. Altro vantaggio è la bassa percentuale di lignina rispetto al legno degli alberi, che ne contengono circa il 20% oltre ad un’analoga percentuale di sostanze leganti. Il processo che conduce ad ottenere le microfibre pulite di cellulosa, e quindi la pasta per la carta, prevede l’uso di grandi quantità di acidi che servono per sciogliere il legno: un procedimento costoso e inquinante che non è affatto necessario con la carta di canapa ottenuta dalla sola fibra. Inoltre la fibra e il legno della canapa sono già di colore bianco e la carta che se ne ottiene è già stampabile, mentre i composti chimici utilizzati per sbiancare e trattare la carta ottenuta della fibra di legno, sono dannosi. La possibilità della canapa nasce quindi da un forte motivo ambientale, oggi che tutte le foreste primarie d’Europa, e la maggior parte di quelle americane, sono state distrutte anche per produrre la carta. Per quella di canapa non è mai troppo tardi.
BIO-EDILIZIA. Attorno ai materiali da costruzione naturali si può e si deve sviluppare una nuova edilizia, più in equlibrium_canapa_calcesintonia con l’uomo e attenta all’ambiente. Il contributo delle costruzioni in materiali vegetali alla salvaguardia ambientale deriva essenzialmente dalla capacità di non immettere, ma di “sequestrare”, biossido di carbonio. Per vivere, le piante convertono CO2 e acqua negli idrocarburi di cui esse sono costituite. Questo componente inquinante viene sequestrato all’atmosfera e fissato nei tessuti delle piante. La canapa è un’ottima fissatrice di CO2. Al netto delle emissioni di trasporto e lavorazione, un metro quadro di muratura in canapa e calce ha sequestrato all’aria 35 chilogrammi di biossido di carbonio. Il composto di calce e canapa può essere utilizzato per una varietà di esigenze di costruzione che spaziano dalla muratura portante a quella divisoria, per arrivare alla pavimentazione. Oltre ad essere anche loro carbonio-negativi, i biomattoni hanno proprietà isolanti e capacità naturali di regolazione dell’umidità. La canapa unita alla calce garantisce un buon isolamento e minimizzazione dei ponti termici, recuperi passivi di calore da energia solare e sorgenti interne, tenuta all’aria esterna e ventilazione meccanica ad alta efficienza. Altra caratteristica è l’ottima resistenza meccanica e la riduzione dei costi energetici per mantenere temperatura e umidità costanti.
BIO-PLASTICHE. La plastica derivata dal petrolio ha i giorni contati. Esistono già diverse plastiche realizzate con canapa plasticacellulosa e fibre di canapa che possono costituire dal 50 al 100% del materiale. La fusione delle fibre di canapa nella plastica riduce la quantità di materiale derivato dal petrolio e migliora le qualità complessiva del prodotto: la bioplastica derivata dalla canapa è molto più resistente del polipropilene e l’utilizzo di queste fibre al posto di equivalenti sintetici elimina tutti i problemi legati ai rischi per la salute e allo smaltimento del materiale. Le diverse formule per ottenere materiali plastici compositi con la canapa permettono di ottenere differenti caratteristiche di resistenza, riciclabilità e biodegradabilità. In Italia la start-up Kanèsis ha da poco brevettato una termoplastica ottenuta dai materiali di scarto di 3 processi industriali di trasformazione di altrettante piante, di cui la principale è la canapa. E’ un materiale biodegradabile e compostabile e può essere utilizzato per la stampa 3D. 
AUTOMOBILI. Per quel che riguarda la canapa l’anno scorso è stato presentato il BioMat creato dalla Faurecia a partire Unknowndal PBS (polibutilene succinato) – che può essere ricavato da un processo di fermentazione dei cereali ed è un poliestere biodegradabile al 100% – miscelato con fibre di canapa per essere rinforzato. Mentre la John Controls ha effettuato studi su canapa, tapioca e patate dopo aver annunciato di aver messo a punto una nuova tecnologia di stampaggio plastico, che include fibre vegetali nel compostaggio dei pezzi delle automobili. Secondo loro questi materiali ridurrebbero il peso del 40%, rendendo le auto più resistenti del 30% rispetto alle normali carrozzerie in metallo. Senza dimenticare la Kestrel, auto ecologica in canapa costruita dalla Motive Industries, o il fatto che si può trovare la canapa in auto prodotte da Audi, BMW, Ford, GM, Chrysler, Mercedes, Lotus e Honda, tra gli altri. Auto elettriche come la BMW i3 fanno molto affidamento su questo materiale col quale sono realizzate le portiere che risultano più leggere del 10% rispetto a quelle realizzate con materiali tradizionali. Senza stare a scomodare la mitica Hemp Body Car, il prototipo di auto costruito da Henry Ford nel 1941 in bioplastica derivata dalla canapa e alimentata con etanolo di canapa
BIO-CARBURANTI. Fino alla fine del 1800 in America il combustibile più utilizzato era un derivato dell’olio di canapa. canapa bio-carburanteNon produceva scorie e le famiglie potevano produrlo in autonomia per alimentare le proprie lampade. La stessa Hemp Body Car, di cui abbiamo parlato sopra, era alimentata da etanolo di canapa.  In funzione della sua alta resa in massa vegetale, la canapa è considerata ideale per la produzione di combustibili da biomasse come l’etanolo, considerato il carburante del futuro. Questo tipo di carburante alternativo al petrolio può essere prodotto su larga scala attraverso processi di pirolisi o fermentazione, in assenza di ossigeno. Dalla canapa è possibile ottenere anche una sorta di biodiesel di origine naturale che può essere sostitutivo parziale e per intero agli odierni gasoli, nafte e derivati. Il biodiesel deriva dalla transesterificazione degli oli vegetali effettuata con alcol etilico e metilico: ne risulta un combustibile puro, rinnovabile a bassissimo impatto ambientale, come per l’ etanolo.
TESSILE. Il tessuto per abbigliamento, arredamento, corde e tappeti, si ricava dalla fibra lunga della pianta di canapa. Canapa tessileCome tessuto, grazie alla sua fibra cava, la canapa rimane fresca in estate e calda in inverno. Ha proprietà antibatteriche e antifungine ed è in grado di assorbire l’umidità del corpo, tenendolo asciutto e assorbe i raggi infrarossi e gli UVA fino al 95%. La resistenza agli strappi è tre volte maggiore a quella del cotone e tra le fibre naturali è quella che meglio resiste all’usura. Richard Fagerlund, studioso che ha oltre 40 anni di esperienza nella gestione di specie nocive per le piante, ha di recente spiegato che: La coltivazione del cotone è probabilmente il più grande inquinante del pianeta poiché, occupando solo il 3% dei terreni agricoli del mondo, esige il 25% dei pesticidi utilizzati in totale. Le sostanze chimiche vanno nelle acque sotterranee e il veleno non ha come bersaglio solo gli insetti, ma tutti gli organismi, compresi gli esseri umani. Inoltre la fibra di canapa è più lunga, più assorbente, resistente e isolante della fibra di cotone”. Sempre a livello di coltivazione il cotone per crescere, richiede circa il doppio dell’acqua rispetto alla canapa. Purtroppo in Italia, avendo saltato completamente la fase della meccanizzazione nel corso del Novecento, oggi di canapa tessile e di tessuti derivati non c’è produzione. Il tessile è da sempre considerato l’oro verde della canapa, perché è il prodotto con il maggior valore aggiunto. Per ripristinare il settore varrebbe la pena incentivare eventuali trasformatori e produttori.
COSMETICA. L’olio di canapa presenta un rapporto veramente ottimale (1:3) tra i due acidi grassi essenziali più canapa cosmeticaimportanti: Omega 3 e Omega 6 e ne abbiamo rimarcato l’importanza per la nostra alimentazione. Per quello che riguarda invece l’utilizzo cosmetico, che incrocia in vari modi l’utilizzo alimentare e terapeutico come coadiuvante in diverse patologie, in particolare è da far notare la presenza elevata dell’acido γ-linolenico, che svolge un ruolo importante nella fisiologia e fisiopatologia della pelle, e dei tocoferoli, che sono un potente antiossidante naturale. Lenitivo e riequilibrante, è inoltre un olio ricco di vitamina E, che combatte i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento precoce, e di vitamine del gruppo B (in particolare B1, B2, B6). Nell’olio di canapa i tre grassi acidi essenziali indicati sopra sono presenti in media tra il 60 e il 75% del totale e gli conferiscono proprietà antinfiammatorie e rigeneranti, che aiutano per il trattamento e la prevenzione di malattie della pelle come ad esempio l’eczema; pubblicazioni scientifiche ne supportano l’uso in condizioni di pelle secca come psoriasi e xerosi ed è inoltre utile per mitigare le irritazioni cutanee e per evitare o ridurre la formazione di cicatrici. Può essere usato anche localmente in caso di arrossamenti cutanei applicandolo localmente e massaggiando la parte interessata, oppure sui capelli ancora umidi, come impacco rivitalizzante (lasciare in posa almeno 10 minuti). Come andrebbe di moda dire nel mondo pubblicitario legato ai prodotti per la cura della pelle, è un perfetto anti-aging naturale e si inserisce a pieno diritto nei lipidi vegetali con qualità funzionali ai fini del mantenimento del buono stato di salute della pelle.
BENEFICI PER L’AMBIENTE. La canapa fa bene all’ambiente semplicemente crescendo. Abbiamo visto sopra le sue Canapa ambiente Ivanartcapacità di sequestrare CO2 dall’atmosfera, 4 volte tanto rispetto agli alberi. Sommiamo poi i vantaggi che avremmo fermando la deforestazione, se utilizzassimo la canapa (pianta annuale) invece che foreste che per crescere ci mettono 30 anni, per produrre la carta di cui abbiamo bisogno. Pensiamo all’inquinamento che ci risparmieremmo sia nelle lavorazioni industriali, sia nello smaltimento, se utilizzassimo bio-platiche al posto delle plastiche altamente inquinanti, bio-carburanti al posto di benzina e diesel (che inquinanti sia durante l’estrazione di petrolio, sia durante la trasformazione e sia durante l’utilizzo) e bio-mattoni per costruire e isolare le case. Già così il mondo sarebbe diverso. La filiera della canapa non produce rifiuti realmente inquinanti o difficili da smaltire, e non causa danni ecologici, apportando contemporaneamente un miglioramento nell’ambiente in cui viene coltivata. Essa rappresenta infatti un modello di sviluppo sostenibile che comporta l’abbattimento delle emissioni di gas serra, la riduzione dell’inquinamento locale e globale, compreso quello del suolo, fino all’istituzione di una vera e propria economia sostenibile a scala globale e duratura. Inoltre, semplicemente venendo coltivata, la canapa attiva un processo di fitobonifica, miglioramento della fertilità dei suoli, azione di contrasto alla deforestazione e desertificazione e contribuisce al miglioramento del terreno come diserbante naturale.
APPLICAZIONI ANTIBATTERICHE. Una società del Colorado sta usando la canapa per combattere la diffusione delle infezioni da stafilococco negli ospedali. Il motivo è che dalla canapa si ottiene un tessuto antibatterico, al contrario di cotone e tessuti in poliestere, in cui è noto che i batteri sopravvivano giorni e addirittura mesi. Varie sostanze chimiche che si trovano nella canapa hanno dimostrato di possedere proprietà antibatteriche e antifungine. Il tessuto di canapa della EnviroTextile è ancora in fase di sviluppo, ma ha già mostrato risultati promettenti nei test di laboratorio iniziali.
NANOMATERIALE PER STOCCARE ENERGIA. Il grafene è spesso pubblicizzato come il futuro delle canapa grafene batteriananotecnologie essendo il materiale più sottile, più forte, e più leggero mai realizzato. Ma come si comporta la canapa a confronto? A quanto pare, è ancora meglio. All’inizio di quest’anno un gruppo di ingegneri chimici dell’University of Alberta ha trasformato le fibre di canapa in un nanomateriale con proprietà simili al grafene, ma con un costo finale molto più basso. Inoltre nell’ambito di dispositivi di accumulo di energia come batterie e condensatori, il nanomateriale in canapa ha mostrato “proprietà elettrochimiche di stoccaggio superiori” rispetto al grafene.

https://canapaindustriale.it/2015/04/22/canapa-ecco-i-principali-utilizzi-della-pianta-dalle-mille-risorse/

Amenità.

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'Ndrangheta, quattrocento milioni di euro sequestrati all'imprenditore Ricci. Operava nel mondo del gioco virtuale. - Alessia Candito


soldi

Gestiva anche tre società maltesi sotto copertura. E proprio Malta ha negato l'estradizione.

REGGIO CALABRIA. È considerato uno dei terminali della ‘ndrangheta nel mondo delle scommesse on line, ma è ancora un uomo libero grazie alla sentenza di un tribunale maltese che ha negato l’estradizione. Da questa mattina però Antonio Ricci (43 anni) è decisamente più povero. Supera i 400milioni di euro il valore dei suoi beni che la Guardia di Finanza ha messo questa mattina sotto sigilli per ordine del Tribunale di Reggio Calabria. Nascosti dietro due trust a lui riconducibili, gli investigatori hanno trovato conti correnti, immobili in Italia e all’estero, un portafoglio finanziario da centinaia di milioni di euro, più tre società maltesi “Oia Services Limited”, “Harvey Gaming Limited” (Già “Gvc New Ltd”) E “Wls Limited”.

Tutto sequestrato perché – sostengono inquirenti e investigatori – l’intero patrimonio di Ricci è frutto di affari illeciti, maturati nel grande mondo del gioco e delle scommesse on line. Un ramo di business che la ‘ndrangheta esplora da tempo e vede impegnati i più noti e antichi casati di ‘ndrangheta come i De Stefano – Tegano e i Pesce-Bellocco, che nel mondo del gioco virtuale (e illegale) hanno trovato non solo una gigantesca lavatrice di capitali illeciti, ma anche una straordinaria fonte di guadagno. Il sistema è semplice e facile da nascondere nella giungla del web, dove le piattaforme di scommesse certificate dall’Agenzia nazionale dei giochi e dei monopoli si mischiano a quelle clandestine.


La “chiave” sta nella sede legale della società che gestisce le scommesse. Quelle dei clan scoperchiate con l’operazione Galassia stavano tutte o quasi a Malta e la “GVC New Ltd” e la “Oia Services Ltd” di Ricci, per inquirenti e investigatori di Reggio Calabria ne erano parte integrante. Alle due società, entrambe con sede a Malta, facevano capo una serie di Centri Trasmissioni Dati (CTD) e Punti Vendita Ricariche (PVR) che permettevano di giocare in Italia ma fuori dal circuito autorizzato e controllato dallo Stato. In quel mondo erano i clan a dettare le regole e Antonio Ricci – affermano i magistrati Reggio Calabria – era uno dei principali terminali. Inseguito per questo da un mandato di cattura, Ricci era stato rintracciato e arrestato da latitante a Malta nell'aprile scorso, ma la sua estradizione è stata bloccata dal giudice d’appello Consuelo Scerri Herrera, che contrariamente al tribunale di primo grado ha deciso di respingere l’istanza delle autorità italiane e scarcerare l’imprenditore. Motivo? Ricci era ricercato nell’ambito di “indagini” e non a seguito di reati dimostrati da una sentenza, con buona pace del mandato di arresto europeo spiccato da Reggio Calabria.

https://www.repubblica.it/cronaca/2019/12/17/news/reggio_calabri_ndrangheta-243698706/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P4-S1.8-T1&fbclid=IwAR20pjaHDvb8co6OHsneLvtkKtndNNXX-cB7k6P8M1N4vcOGOmJ0IHrrSU0