giovedì 9 aprile 2020

La Germania guadagna dagli spread. Per questo non vuole gli eurobond. - Enrico Grazzini



In Europa, e nell’Eurozona in particolare, si litiga sugli eurobond, le obbligazioni comuni europee che verrebbero garantite con i soldi della Banca centrale europea: la cosa buffa (apparentemente) è però che i soldi non costano nulla alla Bce.

La moneta è fatta al 95% di bit che costano zero, e al 5% di carta che costa quasi nulla. Stampare moneta è gratis ma la moneta ha un formidabile potere magico: può fare ripartire l’economia, l’occupazione e i redditi. La Bce potrebbe stampare tutta la moneta necessaria per rilanciare l’economia europea che si avvia verso una recessione a precipizio.

Invece è frenata e congelata dalla Germania che ha tutto l’interesse all’austerità monetaria. Infatti, più i Paesi mediterranei cadono in recessione, più i capitali fuggono verso Deutschland. Così lo spread – il differenziale del costo del debito con la Germania – sale per i Paesi più fragili. In questo modo l’economia tedesca può avvantaggiarsi dalla speculazione finanziaria e indebitarsi a tassi negativi o irrisori.


Prima della moneta unica, se i capitali fuggivano verso il marco questo si rivalutava, e la corrispondente svalutazione della lira faceva sì che l’Italia rimanesse a galla grazie all’aumento dell’export. Ora invece, con la moneta unica, la pressione di mercato sui titoli del debito pubblico fa sì che i Paesi periferici dell’euro – come l’Italia – rischiano di non potersi più finanziare e di fallire, o di dovere ricorrere alle “amorevoli cure” della Troika.


Questo accade nell’eurozona. Intanto il governo cinese prevede di stanziare 7500 miliardi di yuan, pari a 1000 miliardi di euro, per coprire gli investimenti pubblici necessari a rilanciare l’economia dopo la crisi coronavirus. Negli Usa la Fed, la banca centrale americana, stamperà circa 2000 miliardi di dollari per lo stesso scopo.


Rashida Tlaib, la parlamentare socialista seguace di Bernie Sanders, ha proposto che il Tesoro emetta altri 2 trilioni di monete legali di platino in modo che tutti i cittadini degli Stati Uniti abbiano immediatamente 2000 dollari caricati su carta bancomat del Tesoro, e poi altri mille ogni mese. Infatti, in base a un’antica legge americana, la Fed ha il monopolio della carta moneta ma il Tesoro può emettere (senza limiti) monete metalliche legali. La moneta del Tesoro non costituirebbe neppure debito pubblico. Mutatis mutandis, una cosa del genere si potrebbe fare in Italia con i Titoli di Sconto Fiscale. Essi funzionerebbero come “quasi-moneta” legale senza aumentare il debito pubblico nazionale.


Comunque, gli europei sono gli unici che hanno paura a monetizzare gli enormi debiti (per molte centinaia di miliardi) che gli stati dovranno fare per uscire dal baratro della crisi. È vero che la Bce ha già emesso 750 miliardi di euro per acquistare titoli di stato nazionali ma pochi sanno che questi miliardi non servono per l’economia reale, bensì (quasi) solo alle banche.


Infatti la Bce compra titoli di stato dalle banche per alimentare le loro riserve liquide: ma non è detto che poi le banche prestino soldi alle economie in difficoltà. Per esempio, se mio cugino ha un milione di euro di riserva non è detto che mi presti dei soldi quando io ho dei problemi. Anzi: il business delle banche è tipicamente pro ciclico: prestano tanto se va bene, prestano poco o nulla se va male. È per questo motivo che occorrono gli eurobond.


Gli eurobond verrebbero emessi da un ente europeo – come la Banca Europea degli Investimenti, il Meccanismo Europeo di Stabilità, o un altro ente creato apposta – e sarebbero obbligazioni sicure che gli investitori privati comprerebbero applicando bassi interessi perché sono coperti dalla Bce. Così gli stati avrebbero direttamente i miliardi da spendere per sollevare l’economia reale. Il problema è che, mentre Cina e Usa hanno già programmato di stampare trilioni, l’Eurozona stenta a trovare fondi comuni anche solo per pochi centinaia di milioni di dollari.


Ha ragione il premier Giuseppe Conte (che si sta dimostrando un vero statista). Siamo ad una svolta della storia d’Europa. O l’Unione Europea emette titoli di debito comuni – un po’ come il Tesoro americano emette i Treasury bond – oppure l’Europa (e l’euro) morirà nella crisi frantumandosi in tanti pezzi. La cosa paradossale è che la Bce potrebbe “stampare” tutta la moneta che vuole per comprare gli eurobond, senza togliere un centesimo ai contribuenti europei. Anzi, ci guadagnerebbero tutti. Ma non può.


Quando un illustre economista della Bocconi, come Roberto Perotti, declama che la Germania ha ragione a non volere gli eurobond perché non ne ha bisogno e perché pagherebbe di più il suo debito, dimostra di pensare più da ragioniere che da economista. L’Italia non deve chiedere aiuto a nessuno. Deve solamente far capire che essere uniti nella crisi serve a tutti. Se cade l’euro, anche la Germania va in crisi.


Questa volta Conte può vincere perché Francia e Germania, i due pilastri dell’Euro e della Ue, sono schierati su fronti opposti. Per la prima volta la Francia dell’ex banchiere Emmanuel Macron si è alleata con Italia e Spagna. E Macron ha in mano la carta vincente che si chiama Bce, l’unica istituzione europea che conta forse più del Bundestag perché ha il monopolio della moneta europea.


Alla Bce la presidente francese Christine Lagarde sarà costretta a finanziare sempre e comunque i debiti nazionali per non fare cadere l’euro: la Francia, l’Italia e la Spagna non sono la Grecia. Per questo la Germania alla fine potrebbe essere costretta a cedere sugli eurobond. A meno che non sia follemente miope e non voglia la rovina dell’euro.



PUBBLICA STRAGE -Viviana Vivarelli.

I medici lombardi accusano la Regione: “Fontana e Gallera ...

In Toscana il Governatore Rossi manda persone di casa in casa a portare pacchi di mascherine gratis ad ogni famiglia. Avrebbero potuto fare lo stesso nella ricca Lombardia invece di fare quel piagnisteo indecoroso da incapaci e da sottosviluppati mentali.
In tutte le Regioni tutti i Governatori si sono dati da fare e hanno provveduto lavorando al massimo e in silenzio per aumentare i posti letto e trovare gli ausili sanitari. Solo la Lombardia con Fontana e Gallera ha fatto tutto quel casino ignobile, occupando i teleschermi da mattina a sera con i loro piagnistei e la loro incapacità da Paesi sottosviluppati!
Ma come? In Lombardia ci sono 10.000 aziende manifatturiere e non sono riusciti a fare un ordinativo locale di mascherine come si deve e non hanno fatto che piagnucolare col Governo! INETTI !! Fontana non pensava che a farsi propaganda e ad attaccare Conte incolpandolo di ogni cosa e dimenticando i propri poteri e le proprie competenze, occupando tutte le televisioni in modo scellerato. E cosa ha ottenuto? Di apparire come il peggior Governatore di questo Paese, incapace, vile e imbelle!! PIETOSO!! Avrebbe dovuto essere rimosso immediatamente, vista la sua insopportabile inerzia e incapacità.
E, come non bastasse, la schifosa ordinanza con cui, assieme a quel bel tomo di Gallera, ha scaricato i contagiati nelle case per anziani facendo una strage. Nemmeno degli schifosi nazisti avrebbero buttato così alla morte i loro concittadini! Cinici e senza coscienza! Bella figura criminale che ha fatto la Lega! Spero che la Magistratura inchiodi i responsabili di questo massacro vergognoso di anziani! Quanti ne sono morti per gli errori micidiali di Fontana e dei suoi accoliti? Spero che chiunque abbia avuto il padre o il nonno morti in un pensionato per la condotta sciagurata di questi assassini, li denunci per omicidio DOLOSO e chieda la loro punizione! Questa è gente che dovrebbe essere cacciata da ogni posto di potere perché manca della minima traccia di umanità!
Ma come fanno certi italiani a votare ancora Lega?? Se i canali televisivi non fossero posseduti da una piccola cricca di riccastri favorevoli a Salvini, la condanna per l'operato della Lega rimbomberebbe così forte da fa scappare all'estero sia Salvini che la Meloni che Fontana e Gallera. Nessuno li guarderebbe in faccia !! Invece, grazie al silenzio della disinformazione e allo strapotere esagerata e immeritato che la Lega ha sui media, continueranno a imperversare con la loro incapacità e stupidità, clonando le teste dei minorati mentali e non pagheranno per i loro reati ! E tutto questo è profondamente INGIUSTO!! Quello che hanno fatto è talmente orrendo che dovrebbe scattare D'UFFICIO una accusa nei loro confronti da parte dello Stato, per STRAGE PUBBLICA e dovrebbero essere sospesi da ogni carica pubblica per sempre!!


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COVID-19: IN ARRIVO LE ZANZARE, UN MEZZO DI CONTAGIO. - Beatrice Manocchio

zanzare covid-19

Covid-19: le zanzare potrebbero essere un rischio di contagio. Il professore Rezza risponde ai dubbi in vista della bella stagione.

Il sole entra dalle nostre finestre e ci fa notare che nonostante noi siamo fermi, la natura continua il suo corso: i fiori cominciano a sbocciare, l’erba cresce e le giornate si allungano. E’ arrivata la primavera, la stagione di rinascita. La stessa che noi, obbligati a stare in casa, ci stiamo costruendo. Aumentano le temperature che oltrepassano i 20° nella maggior parte dell’Italia, e la speranza che il virus possa rallentare la sua corsa cresce. Secondo alcuni, infatti, l’arrivo di temperature più alte potrebbe favorire un’ulteriore diminuzione della diffusione del COVID-19. Ma attenzione, con l’arrivo dell’estate avanzano anche le zanzare e  molti si chiedono se questi insetti possano trasmettere l’infezione. 

Molti sono i dubbi che scaturisce l’avanzata delle zanzare riguardo al Coronavirus. Ma secondo gli esperti non dovrebbero sorgere problemi. Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (ISS) smonta ogni tipo di ipotesi: “Questo non è un virus che si trasmette per vettori (come potrebbe essere la zanzara) – spiega –  ma è il classico virus respiratorio quindi viene trasmesso attraverso le goccioline di saliva dette goccioline di flug'”. Anche Ranieri Guerra sembra essere dello stesso parere. Affinché il virus possa essere trasmesso è la zanzara stessa a dover essere infetta. Nel caso del Coronavirus, ad oggi, non ci sono elementi che ne dimostrino la possibilità di trasmissione attraverso la puntura. 

Sembra quasi sfatato il dubbio che le zanzare possano essere un mezzo di contagio, proprio perché il Covid-19 prende di mira l’apparato respiratorio ed è meno presente nel sangue, se non assente.

https://www.yeslife.it/2020/04/09/covid-19-zanzare-mezzo-contagio/

Coronavirus, turbativa su gara Consip da 15,8 milioni di euro per fornitura di 24 milioni di mascherine: arrestato un imprenditore.

Coronavirus, turbativa su gara Consip da 15,8 milioni di euro per fornitura di 24 milioni di mascherine: arrestato un imprenditore

Operazione della Guardia di finanza dopo la l'aggiudicazione del lotto da parte della Biocrea, una società agricola definita una 'scatola vuota', riconducibile all'imprenditore Antonello Ieffi, con condanne non definitive e precedenti di polizia. E l'uomo aveva tentato il bis con un'altra società per una fornitura da 73 milioni di euro. Il gip: "Una puntata d'azzardo giocata sulla salute pubblica".
“Una puntata d’azzardo giocata sulla salute pubblica”, la definisce il giudice per le indagini preliminari Valerio Savio. È quella fatta, secondo inquirenti e investigatori, da Antonello Ieffi, imprenditore di 42 anni con condanne non definitive e precedenti di polizia, utilizzando una società agricola – una ‘scatola vuota’, senza dipendenti e sostanzialmente inattiva – per riuscire ad aggiudicarsi una gara bandita da Consip finalizzata alla fornitura di 24 milioni di mascherine. E ci era riuscito, assicurandosi la possibilità di intascare 15,8 milioni di euro. Ma la Guardia di finanza l’ha scoperto e lo ha arrestato su ordine del gip del Tribunale di Roma dopo un’indagine lampo con le accuse di turbativa d’asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture. Perché quelle mascherine, sostengono gli investigatori, non sarebbero mai arrivate negli ospedali impegnati nella lotta al coronavirus.
Ieffi era riuscito a vincere il lotto da quasi 16 milioni di euro della prima prima gara bandita da Consip per l’acquisto e la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di apparecchiature sanitarie per un valore complessivo di 258 milioni. Stando a quanto ricostruito dai finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria, lo aveva fatto attraverso la Biocrea, una società agricola, che si impegnava, tra l’altro, alla consegna dei primi 3 milioni di mascherine entro 3 giorni dall’ordine. Sin dai primi contatti con Consip, finalizzati all’avvio della fornitura, però, Ieffi, che interloquiva per conto dell’impresa sebbene non risultasse nella compagine societaria, “lamentava l’esistenza di problematiche organizzative relative al volo di trasferimento della merce”, che diceva essere disponibile in Cina.
“Permanendo l’inadempimento alla data di scadenza prevista nel contratto per la prima consegna di mascherine, attraverso la collaborazione dell’Agenzia delle Dogane, veniva effettuata presso l’aeroporto cinese di Guangzhou Baiyun un’ispezione”, spiega la Guardia di finanza. E durante i controlli, ecco la scoperta: il carico dichiarato era inesistente.
E i baschi verdi hanno scoperto che a carico di Biocrea esistono anche “pregresse posizioni debitorie per violazioni tributarie, per oltre 150mila euro nei confronti dell’Erario” che non erano state “dichiarate in sede di procedura dalla società” che, anzi, “aveva invece falsamente attestato l’insussistenza di qualsiasi causa di esclusione”. Insomma, la società non avrebbe potuto neanche prendere parte al bando.
Il quadro accusatorio, rinforzato da intercettazioni telefoniche, ha permesso di ricostruire come Ieffi, che ha condanne non definitive e precedenti di polizia, che avrebbero potuto inficiare la partecipazione alla gara, “abbia cercato di dissimulare la riconducibilità a sé della Biocrea – pur rimanendone l’esclusivo dominus – nominando come amministratore, in concomitanza con la pubblicazione del bando, un mero prestanome”, spiega la Guardia di finanza.
Non solo. Durante l’inchiesta, gli investigatori ritengono di aver accertato come la Biocrea – che in teoria dovrebbe occuparsi di tutt’altro, dalla coltivazione di fondi all’allevamento di animali – fosse una “scatola vuota” “caratterizzata da un vero e proprio stato di inoperatività, sintomatica della originaria e assoluta inidoneità della stessa, per totale assenza di dipendenti, strutture, mezzi e capitali, a far fronte” alla fornitura.
Per questo nell’ordinanza di custodia cautelare, il giudice per le indagini preliminari definisce “una puntata d’azzardo” quella di Ieffi, “giocata sulla salute pubblica e su quella individuale di chi attendeva, e attende, le mascherine, che bene rende la capacità a delinquere del soggetto”. E, nonostante il tentativo non sia andato a buon, Ieffi, spiegano ancora gli investigatori, “si è immediatamente riorganizzato per provare ad aggiudicarsi un altro appalto pubblico” da oltre 73 milioni di euro “questa volta relativo alla fornitura di guantiocchiali protettivitute di protezionecamici e soluzioni igienizzanti”, utilizzando altro soggetto giuridico, essendo la Biocrea ormai “bruciata”.
La nuova società – Dental Express 24 – presentava, però, sottolineano i finanzieri, “una inesistente capacità economica” come la precedente e “in aggiunta, un socio e membro del consiglio di amministrazione risultava gravato da precedenti penali”. Motivo per cui veniva esclusa dalla gara. Ma Ieffi, sempre secondo i finanzieri, si stava adoperando per far figurare che l’uomo era uscito dalla compagine prima del bando così da poter ricorrere alla giustizia amministrativa e rientrare in corsa per l’aggiudicazione dell’appalto. I magistrati lo hanno fermato prima.

Il “commissario” Renzi. - Antonio Padellaro



Renzi ‘indaga’ tutti tranne i suoi amici industriali.

A Matteo Renzi che invoca commissioni parlamentari d’inchiesta su tutti quelli che gli stanno sulle scatole, ma insiste (lo faceva già in piena epidemia) sulla riapertura delle fabbriche (“chi le tiene chiuse fa perdere quote di mercato e questo significa licenziamenti”) suggeriamo caldamente la visione della puntata di Report (Rai3) di lunedì 6 aprile. Che andrebbe studiata nelle scuole di giornalismo per spiegare quale importanza può avere il servizio pubblico radiotelevisivo, quando è servizio pubblico. Perché nell’inchiesta di Giorgio Mottola sulla “zona grigia” del Bergamasco – dove si conta la più alta percentuale di ammalati e di morti in assoluto – lascia sconcertati, per non dire peggio, la campagna di “persuasione” condotta già a fine febbraio da Confindustria Lombardia. Culminata nell’hashtag #noilavoriamo, nel video trionfalistico yes, we work e nelle dichiarazioni rassicuranti del presidente, Marco Bonometti, sulla necessità di “abbassare i toni”. Vero è che ora l’associazione ammette che “visto con gli occhi di oggi quel video è stato un errore e ce ne scusiamo”. Ok, ma troppo tardi verrebbe da dire alla luce dei numeri, e dei lutti, che certo vanno soprattutto attribuiti a chi (Regione Lombardia) aveva il dovere di proclamare subito la zona rossa nella Val Seriana, e non quando il contagio si era fatto inarrestabile. “Una sottovalutazione – come ha detto il conduttore Sigfrido Ranucci – frutto di interessi personali ed economici”. Del resto, è lo stesso sindaco di Alzano Lombardo (con Nembro il comune più devastato dal virus) a raccontarci dell’assedio di imprenditori che volevano a tutti i costi “svincolarsi dalla zona rossa”. Nessuno nega la necessità di riaprire presto tutte le fabbriche. Purtroppo temiamo che per troppi imprenditori, da tutelare, al primo posto, non ci sarà la salute dei lavoratori.

https://infosannio.wordpress.com/2020/04/09/il-commissario-renzi/?fbclid=IwAR3TOqUAAjRBojguwYKODzXrfuS-ib00_zntv5WtlaXtHL_wHzuRi7izLTU

Mes, ecco su cosa stanno litigando i ministri Ue: quali sono ora le clausole per avere prestiti. E le possibili deroghe previste dal trattato. - Chiara Brusini

Mes, ecco su cosa stanno litigando i ministri Ue: quali sono ora le clausole per avere prestiti. E le possibili deroghe previste dal trattato

Oggi ultima chance per i ministri delle Finanze dopo la fumata nera sull'uso del fondo salva Stati per affrontare l'impatto del virus. Il nodo resta quello delle "condizionalità". Attualmente l'accesso alle linee precauzionali - che aprono la strada allo scudo anti spread della Bce - richiede la firma di un memorandum negoziato tra Commissione e singolo Paese. Il consiglio dei governatori però ha il potere di "fare cambiamenti" e inventarsi nuovi canali di erogazione. Serve la volontà politica. Ma per ora l'Olanda insiste per imporre, ex post, riforme che aumentino la capacità di ripagare i debiti contratti.
La linea di frattura che vede spaccati i ministri delle Finanze dell’Eurozona resta la stessa che il 24 marzo aveva fatto terminare con un rinvio la precedente riunione dell’Eurogruppo: le linee di credito precauzionali del fondo salva Stati Mes e le loro condizionalità. Non sono bastate altre 16 ore di confronto tra i Paesi ed è tutto da vedere se il nuovo appuntamento di questo pomeriggio porterà a ricomporre le divergenze. Il Mes nella sua forma attuale, pensata per rispondere a choc che riguardano un singolo Stato, è “inadeguato“, è la posizione, netta, dell’Italia. Non basta che nell’immediato, come hanno concordato anche i Paesi del Nord Europa, l’unico requisito per accedere ai prestiti sia utilizzarli per coprire i costi legati al Covid-19. Perché il ministro olandese Wopke Hoekstra insiste sul fatto che nel lungo periodo è “ragionevole associare l’uso del Mes con determinate condizioni economiche”. Ma, ammesso che ci sia la volontà politica di trovare un compromesso, quanta flessibilità concede su questo punto il Trattato istitutivo del Mes firmato nel febbraio 2012, la cui riforma come è noto è stata rinviata?
In base al trattato in vigore, il Mes può offrire oggi tre forme di sostegno: da un lato prestiti veri e propri, regolati dall’articol0 16, che richiede la firma di “un programma di aggiustamento macroeconomico dettagliato in un Memorandum of understanding“. Dall’altro linee di credito precauzionali (Pccl) o “a condizionalità rafforzata” (Eccl) descritte all’articolo 14, la cui accensione è condizione necessaria perché la Bce possa attivare il suo scudo anti-spread più potente, il piano di acquisti di titoli illimitato Omt, finora mai utilizzato. Le Pccl sono riservate ai Paesi che rispettano le prescrizioni del Patto di stabilità (tra cui un debito/pil sotto il 60%) e non presentano squilibri macroeconomici eccessivi, per cui l’Italia sarebbe esclusa.
L’attenzione dell’Eurogruppo è concentrata sull’uso delle Eccl, disponibili per i Paesi che abbiano comunque una “situazione economica e finanziaria forte e il cui debito sia sostenibile”, come specifica l’allegato 3. In questo caso il trattato recita che le condizionalità “vanno dettagliate in un Memorandum“. Memorandum che – su incarico del consiglio dei governatori del Mes – verrebbe negoziato tra la Commissione europea e il Paese interessato d’accordo con la Bce e se possibile insieme al Fmi. Il contenuto “deve riflettere la severità delle debolezze da affrontare”, specifica il testo. “I termini e le condizioni” devono poi essere specificati “in un accordo di assistenza precauzionale, firmato dal managing director“, Klaus Regling.
Davanti alla pandemia, anche Olanda e Germania si sono dette d’accordo sul fatto che il memorandum potrebbe limitarsi a un impegno a coprire con i soldi ricevuti il finanziamento dell’assistenza sanitaria e i costi economici causati dal virus. La possibilità di prevedere queste condizioni “light” è stata confermata dal Servizio legale del Consiglio europeo in un parere ad hoc datato 4 aprile, secondo il quale sarebbero in linea con i Trattati. Il vero problema sono i paletti da rispettare a crisi finita: su questo fronte i rigoristi ancora ieri notte insistevano sulla necessità di imporre, ex post, riforme che aumentino la capacità di ripagare i debiti contratti e ripristinare l’equilibrio finanziario. Una condizione inaccettabile per l’Italia.
Ma ci sono altri due aspetti da considerare. Innanzitutto, i soldi messi sul piatto stando alle conclusioni del vertice del 24 marzo non sono molti: con le Eccl verrebbe offerto fino al 2% del pil 2019 di ogni Paese. Per l’Italia (che al fondo ha versato finora meno di 14 miliardi) parliamo quindi di 36 miliardi, a fronte dei 410 a disposizione del Mes. Ma con la firma del Memorandum potrebbe partire il programma Omt della Bce, che assicurerebbe un calmiere senza limite ai tassi di interesse sui titoli di Stato emessi per finanziare le uscite necessarie per affrontare l’emergenza.
Infine, non è detto che gli strumenti a disposizione si limitino a quelli descritti nel trattato. Perché l’articolo 19 prevede esplicitamente che il consiglio dei governatori, in cui siedono i ministri delle Finanze dell’Eurozona presieduti da Mario Centeno, può “rivedere la lista degli strumenti di assistenza finanziaria previsti negli articoli da 14 a 18 e decidere di fare cambiamenti“. Non a caso nei giorni scorsi è emerso che si sta lavorando alla messa a punto di un nuovo strumento ad hoc, il Rapid financing instrument, con 80 miliardi a disposizione e tempi rimborso più brevi rispetto ai 5-10 anni delle Eccl. La novità principale è che sarebbe attivabile solo a fronte di un disastro naturale o di un altro “evento esterno estremo”, come una pandemia. Le condizioni sarebbero dettagliate non in un memorandum ma in un “Economic response plan“, definizione più accettabile vista la natura dell’emergenza che sta colpendo tutti i Paesi europei. Occorrerebbe però in ogni caso impegnarsi a rispettare tutte le regole fiscali europee. La proposta non è bastata al governo Conte, che vede al suo interno l’opposizione senza se e senza ma di gran parte del Movimento 5 Stelle al ricorso al Mes in qualsiasi forma.

mercoledì 8 aprile 2020

Esclusivo: così Matteo Salvini ha fatto sparire tre milioni. - Giovanni Tizian e Stefano Vergine - 26 aèrile 2019

Esclusivo: così Matteo Salvini ha fatto sparire tre milioni

Un vortice di passaggi per far girare i soldi del partito. Finché approdano nelle casse di società private o sui conti di amici del ministro. A quale scopo? Ma la Lega non risponde. 

C'era una volta la Lega Nord di Umberto Bossi, i soldi del partito usati per gli affari privati del fondatore e della sua famiglia, la laurea di Renzo, le multe di Riccardo, la Scuola Bosina della moglie Manuela. Quella, insomma, diventata celebre alle cronache come la storia della “The family”. Oggi la Lega si è sdoppiata: c’è la Lega Nord e c’è la Lega per Salvini Premier. Entrambe fanno capo a Matteo Salvini, che le descrive come due realtà povere e oculate. Tutta un’altra storia rispetto ai tempi di Bossi, assicura il ministro. Se si scava sotto la superficie, però, viene a galla una gestione non molto diversa da quella del fondatore. Analizzando i conti correnti dei due partiti e delle società da essi controllate, da Pontida Fin a Radio Padania, abbiamo infatti scoperto che i soldi dei sostenitori leghisti, milioni di euro donati per sostenere la causa del Capitano, sono usciti dalle casse dei due partiti e sono spesso finiti, dopo lunghi e complicati giri, a società private e sui conti personali di uomini molto vicini allo stesso Salvini. Gente come il tesoriere Giulio Centemero, i commercialisti bergamaschi Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, alcune semisconosciute imprese lombarde che ultimamente hanno fatto grandi affari con la Lega salvininana. In tutto più di 3 milioni di euro, approdati a una cerchia strettissima di persone. Milioni che escono dalla Lega e si perdono in società private neonate. Tutto questo mentre i conti correnti del partito sono nel mirino della magistratura, la truffa da 49 milioni di euro mette a rischio la sostenibilità finanziaria del vecchio Carroccio, oggi invece al sicuro dopo l’accordo con la Procura di Genova che permetterà a Salvini di restituire il maltolto a rate in quasi 80 anni.


Partiamo dai numeri più rilevanti. E da tre imprese che fanno capo direttamente a Di Rubba e Manzoni, rispettivamente direttore amministrativo del gruppo Lega alla Camera e revisore legale del gruppo Lega al Senato. Si chiamano Studio Dea Consulting, Cld e Non Solo Auto. Dal 2015 al 2018 queste tre piccole aziende della bergamasca hanno ricevuto 1,7 milioni di euro dalla Lega. Motivazione? Pagamento di fatture non meglio specificate. Questo dicono i documenti in nostro possesso. E a questo nulla hanno voluto aggiungere i diretti interessati che, come per le altre inchieste sui soldi della Lega, abbiamo contattato per un commento prima della pubblicazione. Studio Dea Consulting e Cld sono due studi contabili, mentre Non Solo Auto affitta vetture. Quest’ultima ha incassato in pochi anni oltre mezzo milione di euro dalla Lega Nord e quasi 70 mila dalla Lega per Salvini premier. Dal 2014 al 2018 la maggioranza delle azioni delle tre società era in mano a Manzoni e Di Rubba. Dall’ottobre dello scorso anno Manzoni ha ceduto tutte le sue quote al collega Di Rubba, ma questo non modifica la sostanza, ovvero il fatto che soldi della Lega siano finiti a società controllate dai suoi commercialisti, prima due e ora uno. E che, subito dopo, queste abbiano girato buona parte del denaro sui conti correnti personali di Di Rubba e Manzoni. Seguendo il vorticoso giro dei soldi leghisti ci siamo imbattuti in tante altre imprese. Aziende formalmente scollegate dal partito e dai suoi rappresentanti, ma di fatto molto vicine alla Lega. Tanto da pagare, in qualche caso, le spese necessarie per la squadra di persone coordinate da Luca Morisi, l’uomo che cura i profili social del ministro dell’Interno.

Giulio Centemero
Giulio Centemero

INCASSA CENTEMERO.
Prendiamo la Sdc Srl. Fondata nel 2016 a Brescia da Mariliana Riva, estranea al partito sovranista, ha come oggetto sociale lo svolgimento di diverse attività in ambito artistico. Analizzando gli atti societari si notano però alcune particolarità. Il notaio che firma l’atto di costituzione è lo stesso usato dalla Lega e dai commercialisti del partito. Inoltre, il capitale sociale versato al momento della fondazione, 10 mila euro, proveniva da un assegno circolare intestato allo Studio Dea. Sul cui conto corrente, due giorni prima, la Lega Nord aveva accreditato un bonifico di cifra identica. Anche l’attività finanziaria unisce la società Sdc al partito del vicepremier. Da quando è stata creata al febbraio del 2018, la Sdc ha infatti ricevuto denaro quasi esclusivamente da Radio Padania: 368 mila euro. Un bel fatturato per un’azienda appena nata. Peccato che anche i costi della Sdc siano risultati alti, e così alla fine l’impresa non ha registrato profitti rilevanti. Come sono stati spesi tutti i soldi? Per saldare fatture emesse da Di Rubba, Manzoni, dalle loro società e dal tesoriere leghista in persona, Centemero. Solo tra il 2016 e il 2017 la compagine dei nuovi tesorieri scelta da Salvini ha infatti ottenuto dalla Sdc 625 mila euro. Per quali lavori non si sa, perché i diretti interessati non ci hanno risposto.

La squadra social e comunicazione di...
La squadra social e comunicazione di Matteo Salvini

BENZINA PER I SOCIAL DI MORISI.
A infiammare il clima con i social da un po’ ci pensa la Vadolive Srl, nata a maggio 2018, due mesi dopo il trionfo elettorale del 4 marzo. Vadolive è stata costituita da una parente di Di Rubba e ha sede allo stesso indirizzio di uno degli uffici dello Studio Dea. Dopo pochi mesi subentra Davide Franzini: diventa socio unico e amministratore. Lo stesso è presidente del consiglio di amministrazione di Radio Padania. Nel suo primo anno di attività Valdolive ha ricevuto circa 200 mila euro dal Gruppo parlamentare Lega - Salvini Premier, l’unico modo rimasto a partiti per percepire denaro pubblico. In realtà ne avrebbe dovuti percepire molti di più in virtù di un contratto stipulato con il gruppo del Senato da 480 mila euro l’anno fino alla fine della legislatura. Poi, però, a novembre si interrompe la fatturazione e il contratto con Vadolive termina anticipatamente. I soldi ricevuti fino ad allora li ha usati per pagare, oltre che lo Studio Dea Consulting di Manzoni e Di Rubba, anche la squadra di Luca Morisi, il dio dei social salviniani. In tre mesi la società ha speso quasi 90 mila euro per pagare Andrea Paganella, socio storico di Morisi, e tutti i giovani della propaganda salviniana, in molti casi assunti nel frattempo direttamente anche al ministero. Da Matteo Pandini, capo ufficio stampa del Viminale, a Leonardo Foa, figlio del presidente della Rai (Marcello) e collaboratore del ministro insieme a Fabio Visconti, Andrea Zanelli e Daniele Bertana, pure loro retribuiti dalla Vadolive. E per un periodo contemporaneamente pagati dal Viminale dato che risultano nell’elenco dei collaboratori a partire dai primi di giugno 2018.

PAGA RADIO PADANIA.
La storica emittente ha venduto le frequenze ormai due anni fa. La radio dove Matteo Salvini si è fatto le ossa, diventando anche direttore, continua a trasmettere sul web. La vendita delle frequenze ha fruttato un po’ di liquidità. Nel frattempo nella redazione della “voce del Nord” l’ideologia è cambiata, si fa propaganda al sovranismo. E i giornalisti rimasti sono davvero pochi. Molti dei disoccupati sono stati riassorbiti in Regione Lombardia. Radio Padania però è viva. Movimenta denaro. Versa, per esempio, a una delle sigle della galassia Di Rubba-Manzoni: tra giugno 2016 e maggio 2017 quasi 50 mila euro. È il periodo in cui vengono vendute le frequenza all’imprenditore calabrese Lorenzo Suraci, patron di Rtl. Perché pagare lo studio Di Rubba? Di certo non sono gli unici denari usciti dalla casse di Radio Padania. Per esempio è curioso che il giorno dopo aver ricevuto 50 mila euro dall’associazione Più Voci (come avevamo già rivelato su questo giornale più di un anno fa), gli amministratori dell’emittente dispongano un pagamento di 18.500 euro alla solita Sdc srl, l’azienda che ha ricevuto anche parte dei soldi pubblici incassati dall’immobiliare Andromeda, come raccontiamo nelle pagine che seguono. L’uscita più sostanziosa dalle casse della radio è però di 122 mila euro diretti sempre a Sdc, società vicinissima ai commercialisti della Lega. Ma è il totale a fare impressione: 360 mila euro in due anni, da marzo 2016 a febbraio 2018. Una media da 180 mila ogni anno. Il periodo coincide sempre con l’inizio delle dismissioni delle frequenze. Nel frattempo la Radio aveva chiesto di accedere ai fondi per l’editoria. Dopo moltissime polemiche il ministero dello Sviluppo Economico l’ha esclusa dalla liste.

Il residence delle ville leghiste
Il residence delle ville leghiste.

LE VILLE SUL LAGO DI GARDA.
Dalla propaganda al mattone. Da Radio Padania a un’altra società riconducibile ai commercialisti della Lega: Taaac srl. Anche questa nata di recente, agosto 2017. Quando viene costituita, le quote sono intestate alla San Giorgio Fiduciaria, uno schermo per celare la reale proprietà. La San Giorgio è amministrata da Giorgio Balduzzi, commercialista che avevamo incontrato un anno fa tra le società domiciliate in via Angelo Maj 24, a Bergamo, nello studio di Manzoni e Di Rubba, insieme all’associazione Più Voci e ai finanziamenti ricevuti da Parnasi ed Esselunga. Tre mesi dopo la costituzione cambia tutto. Di Rubba diventa amministratore e la proprietà di Taaac passa al suo studio, la Dea Consulting. Passano pochi mesi e questa piccola Srl si dà allo shopping immobiliare in riva al lago di Garda: in quattro mesi acquista due ville a schiera nell’esclusivo Green Residence, in località Rivoltella, tra Desenzano e Sirmione. Nel residence si può entrare solo se dotati di badge. Dagli atti notarili consultati dall’Espresso risulta che per entrambi gli immobili la società di Di Rubba ha sborsato 640 mila euro. Un investimento che potrebbe fruttare vista la zona e l’alta densità di turisti che già da marzo affollano il posto. Ci risulta che le ville con corte privata hanno un prezzo medio di affitto di 750 euro al mese, circa 9mila euro l’anno. Almeno così ci hanno spiegato nell’ufficio vendite che si trova all’entrate del residence. C’è da chiedersi allora perché Taaac, cioè Di Rubba, abbia affittato al suo studio Dea di Bergamo una delle ville a 18 mila euro annui. Circa il doppio della stima fatta dall’addetto con cui abbiamo parlato a Desenzano. C’è da dire che la Taaac è stata molto vicina a vendere entrambe le ville, tuttavia poi l’affare non è andato in porto nonostante le caparre anticipate. Anticipo che Taac ha dovuto restituire alla Cpz srl, di proprietà di un ex socio di Di Rubba, Marzio Carrara, fornitore importante della nuova Lega. Sui conti di Taaac gli stessi giorni in cui partono i bonifici per restituire la caparra a Cpz, vengono accreditati 140 mila euro dallo studio Dea Consulting di Di Rubba. Insomma paga Di Rubba. E sempre in quei giorni la Lega versa allo studio del commercialista 140 mila euro. Ma il dato curioso è che entrambi i possibili acquirenti appartengono alla schiera dei fornitori del partito, cioè sono aziende che hanno ricevuto pagamenti dalla Lega in questi anni.

ASNIGO CONNECTION.
Il più fortunato di tutti è però Francesco Barachetti, con la sua Barachetti Service di Casnigo, Val Seriana, provincia di Bergamo. Che con la nuova Lega di Matteo Salvini ha concluso affari d’oro. A Casnigo Di Rubba è di casa: ha diversi immobili e terreni. Casnìgh, in dialetto: tremila abitanti, un piazza vecchia medioevale di rara bellezza e tutti che si conoscono. La Barachetti Service da queste parti è una realtà conosciuta, che dà lavoro. Anche grazie alla Lega. I documenti bancari che abbiamo analizzato raccontano che tra il 2016 e il 2018 il partito e le società del gruppo Lega hanno versato a Barachetti almeno 1,5 milioni di euro. L’azienda di Casnigo progetta e installa impianti idraulici, meccanici, elettrici. Impossibile conoscere il motivo di tali versamenti, anche perché alle nostre domande nessuno ha voluto rispondere. Si tratta di bonifici per pagamento di fatture. Il valore è alto, una somma che avrebbe permesso di demolire e rifare per intero la storica sede di via Bellerio. Che invece è praticamente chiusa proprio in nome dell’austerity. In più, a pochi giorni di distanza dall’accredito sui conti della “Lega per Salvini Premier” dell’anticipo del 2 per mille anno 2018 (più di 1,5 milioni), 311 mila euro lasciano il conto corrente del partito sovranista e finiscono sempre alla Barachetti: saldo fatture, come sempre. Una ventina di giorni più tardi, la Lega si accorderà con la procura di Genova per restituire i 49 milioni in rate annuali. Saranno necessari 76 anni circa per estinguere questo particolare mutuo.

POVERA MA RICCA.
A luglio dell’anno scorso, alla domanda su come siano stati spesi i famosi 49 milioni dei rimborsi lasciati in cassa da Bossi e Belsito, Giulio Centemero rispondeva così: «24 milioni sono stati destinati alle risorse umane: stipendi, contributi… Altri 20 milioni per la campagna elettorale e la restante parte per altri costi». Oggi la Lega Nord per l’indipendenza della Padania non ha più molti dipendenti: l’ultimo bilancio pubblicato, anno 2017, ne indica 7 in tutto, nel 2016 erano 29. Mancano all’appello gli assunti della Lega per Salvini premier, che è un entità a sé, dotata di autonomia fiscale e contabile. Una cosa è certa: dai calcoli fatti dal tesoriere di Salvini sono esclusi i denari che Pontida Fin, amministrata da Di Rubba, versa a Barachetti Service: in 19 mesi, tra il gennaio 2017 e luglio 2018, oltre mezzo milione di euro. Nello stesso periodo l’azienda di Casnigo dispone due versamenti alla Cld, una delle società di Di Rubba, e alla Dirfin, che all’epoca in cui ha ricevuto i soldi da Barachetti è ancora di proprietà dello stesso commercialista della Lega. Ma non è l’unica volta che dai conti della Barachetti passano soldi destinati a lui, a Manzoni e a Centemero. Un giro continuo di denaro, oltre 3 milioni di euro che evaporano dai conti del Carroccio e dalle società del partito. Con sempre gli stessi protagonisti. Porte girevoli di una forza di governo che sostiene di non avere i 49 milioni della truffa.