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venerdì 10 aprile 2020

Eurogruppo, trovato accordo: palla ai leader. Nelle conclusioni c’è il Recovery Fund chiesto da Francia e Italia. Gualtieri: “Messi sul tavolo Eurobond, tolte condizionalità Mes”. Gentiloni: “Ue è solidarietà”.

Eurogruppo, trovato accordo: palla ai leader. Nelle conclusioni c’è il Recovery Fund chiesto da Francia e Italia. Gualtieri: “Messi sul tavolo Eurobond, tolte condizionalità Mes”. Gentiloni: “Ue è solidarietà”

l vertice dei ministri delle Finanze si conclude con un'intesa sugli strumenti adottare per rispondere all'emergenza coronavirus. Eliminate le condizioni per accedere al fondo salva-Stati per le spese sanitarie, restano i paletti per il sostegno economico. Dalla Bei 200 miliardi per le imprese, 100 miliardi anti-disoccupazione. C'è anche l'impegno a lavorare ad un Recovery Fund da 500 miliardi per sostenere la ripresa: ora la battaglia sarà su come finanziarlo, se con bond comuni o altri strumenti. Il ministro dell'Economia: "Italia vince, ora gli eurobond". Lagarde: "Accordo innovativo".
C’è il Mes, a cui sono state tolte le condizionalità per le spese mediche, non per il sostegno economico. Ma c’è anche il Recovery Fund, il fondo temporaneo proposto dalla Francia e che nelle intenzioni di Roma e Parigi dovrà essere finanziato tramite gli eurobond. Con gli occhi di tutta Europa puntati addosso, l’Eurogruppo ha trovato un faticoso compromesso su un pacchetto di aiuti da mille miliardi che l’Unione europea deve mettere in campo per sostenere i Paesi colpiti dall’emergenza coronavirus. Dopo la fumata nera di martedì, ore di contatti bilaterali e un vertice slittato tre volte, i ministri delle Finanze hanno trovato l’accordo sulle conclusioni da presentare ai leader europei. “Messi sul tavolo i bond europei, tolte dal tavolo le condizionalità del Mes. Consegniamo al Consiglio europeo una proposta ambiziosa. Ci batteremo per realizzarla”, festeggia il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che poi aggiunge: “L’Italia vince, ora gli eurobond”. Su cui però la partita è ancora tutta da giocare al tavolo dei leader europei, dove si riproporrà lo scontro tra i Paesi del Sud e i rigoristi, in testa Olanda e Germania. L’Eurogruppo “ha trovato l’accordo. Un pacchetto di dimensioni senza precedenti per sostenere il sistema sanitario, la cassa integrazione, la liquidità alle imprese e il Fondo per un piano di rinascita. L’Europa è solidarietà“, scrive il commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni.
Il Recovery Fund – Alla fine il fronte dei Paesi del Sud è riuscito a inserire nelle conclusioni la proposta francese, appoggiata dall’Italia, del fondo di solidarietà da 500 miliardi teoricamente finanziabile con debito comune europeo. “L’Eurogruppo è d’accordo a lavorare ad un Recovery Fund per sostenere la ripresa – si legge – Il fondo sarà temporaneo e commisurato ai costi straordinari della crisi e aiuterà a spalmarli nel tempo attraverso un finanziamento adeguato”. La palla passa ora ai leader europei, che dovranno decidere nel prossimo Consiglio come finanziare il nuovo fondo, se con bond comuni o con altri strumenti. “Soggetti alla guida dei leader, le discussioni sugli aspetti pratici e legali del fondo, la sua fonte di finanziamento, e strumenti innovativi di finanziamento, coerenti con i Trattati, prepareranno il terreno per una decisione”, si legge infatti nelle conclusioni. Ecco perché l’Olanda si è subito affrettata a precisare che resta “contraria agli eurobond”. Posizione che per ora è anche quella della Germania.
Il Mes – Per quanto riguarda il fondo salva-Stati, nelle conclusioni si legge che “il solo requisito per accedere alla linea di credito del Mes sarà che gli Stati si impegnino a usarla per sostenere il finanziamento di spese sanitarie dirette o indirette, cura e costi della prevenzione collegata al Covid-19“. “La linea di credito sarà disponibile fino alla fine dell’emergenza – prosegue il testo – Dopo, gli Stati restano impegnati a rafforzare i fondamentali economici, coerentemente con il quadro di sorveglianza fiscale europeo, inclusa la flessibilità“. Vengono quindi eliminate le condizioni per accedere al Mes per far fronte alle spese sanitarie, ma restano invece i paletti da rispettare per il sostegno economico, come chiedeva l’Olanda. “Con condizionalità light si intende che non ci sono richieste di austerità o aggiustamento del deficit, ma si chiede solo che i fondi e le risorse che arrivano dal Mes vengano utilizzati per affrontare le spese sanitarie, dirette e indirette, legate alla crisi. Si tratta di un radicale cambiamento della normale operatività del Mes”, spiegano fonti del ministero dell’Economia.
Bei e Sure – Come previsto, nel testo delle conclusioni finiscono anche i 200 miliardi di prestiti alle imprese da parte della Banca europea per gli investimenti e i 100 miliardi del nuovo programma Sure, il meccanismo anti-disoccupazione, che contribuirà a finanziare la cassa integrazione.
Gualtieri: “Agenda Ue è cambiata” – “L’accordo costituisce un ottimo risultato che giunge dopo un negoziato difficile e a tratti aspro“, dice Gualtieri in una nota. “Grazie alla solida alleanza tra l’Italia e gli altri Paesi firmatari della lettera promossa dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’agenda europea è cambiata e si è passati da un documento con un’unica proposta, il Mes con condizionalità leggere, a un pacchetto di quattro proposte“. Tra queste, c’è appunto “la nuova linea di credito dedicata unicamente all’emergenza sanitaria, che sarà totalmente priva di ogni condizionalità presente e futura”. Il Recovery Fund italo-francese avrà un valore indicativo di circa 500 miliardi. Restano da definire le modalità di finanziamento. Tutte le opzioni sono aperte e tra queste ci potrebbe essere un debito comune fatto attraverso emissioni di titoli da parte della Commissione Ue o altre formule innovative.
La partita ora è tra i leader – Il premier Conte e il governo sono infatti consapevoli che la partita è appena cominciata. “La trattativa finisce al Consiglio Ue, l’Eurogruppo è chiamato a fare una proposta”, spiega all’Ansa una fonte di governo lasciando intendere che le porte della diplomazia sono tutt’altro che chiuse. E Parigi e Berlino, al di là delle divergenze, restano i due principali interlocutori dell’Italia. Il governo deve giocare sul tempo, dilazionando il più possibile la messa in atto del fondo di solidarietà proposto dalla Francia (e teoricamente finanziabile con debito comune europeo) e, nel frattempo, fare tesoro dei due strumenti su cui c’è accordo comune nella maggioranza: il fondo Sure sulla crisi dell’occupazione e l’azione della Bei, diretta più al tessuto produttivo.
Anche Parigi festeggia – “Eccellente accordo fra ministri delle Finanze europei sulla risposta economica al Coronavirus: 500 miliardi di euro disponibili subito. Poi un fondo per il rilancio. L’Europa decide e si mostra all’altezza della gravità della crisi”, è il tweet del ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, immediatamente ritwittato questa sera dall’Eliseo. La Francia è riuscita quindi in parte a convincere Berlino ad appoggiare la sua proposta di creare un nuovo fondo, che sia Parigi che Roma vedono come il modo per aprire la pista agli Eurobond. Per la Germania potrebbe essere più accettabile coinvolgere invece il bilancio Ue, ma l’Eurogruppo ha preferito lasciare ai leader le decisioni da prendere sul nuovo strumento.
Centeno: “Su eurobond dibattito importante” – Quello sugli eurobond “è un dibattito molto importante, che confluirà nel piano per il rilancio e anche il piano di bilancio pluriennale sarà coinvolto: dobbiamo costruire fiducia attorno all’Europa”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, in conferenza stampa. “C’è stato un ampio sostegno per il Recovery Fund che vuole fornire fondi aggiuntivi attraverso il bilancio Ue. Sulla grandezza e sul finanziamento cercheremo la guida dei leader“, ha aggiunto Centeno. Per ora “dobbiamo combattere il virus e sostenere le economie”, ha aggiunto, quindi il fondo dovrà essere “disponibile non appena comincerà la ripresa“. “L’Europa è unita nella lotta contro il coronavirus. Sono incoraggiata nel vedere i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo raggiungere un accordo innovativo“, ha scritto la presidente della Bce, Christine Lagarde, su Twitter.
Le parole della Merkel – Prima dell’inizio dell’Eurogruppo, segnali di un’apertura sono arrivati dalla stessa cancelliera Angela Merkel che si è detta “d’accordo” con il premier Giuseppe Conte “sul fatto che serve con urgenza solidarietà in Europa in una delle ore più difficili, se non la più difficile”. Non condivide però il metodo per tradurre in pratica questa solidarietà, perché la Germania continua a “respingere gli eurobond“. Ma “ci sono così tanti strumenti di solidarietà che si possono trovare delle buone soluzioni”, ha spiegato Merkel, lasciando quindi aperto uno spiraglio a un Fondo per la ripresa gestito da Bruxelles.
Su cosa litigano i Paesi Ue – Oggi era l’ultima chance per i ministri delle Finanze per trovare un’intesa da presentare ai capi di Stato e di governoIl nodo principale resta quello delle “condizionalità” sull’uso del Fondo salva-Stati (il Mes). Esiste una possibilità di “fare cambiamenti“, ma anche di inventarsi nuovi canali di erogazione. Serve la volontà politica. Per ora l’Olanda insiste per imporre, ex post, riforme che aumentino la capacità di ripagare i debiti contratti. Il premier Mark Rutte ha annunciato però che “sulle condizioni per il Mes non dirò niente“, ribadendo comunque il no agli Eurobond. L’altro nodo, come detto, riguarda proprio le modalità di finanziamento del nuovo Recovery Fund: i bond comuni sono sul tavolo, ha assicurato Gualtieri, ma sono ancora lontani dall’essere accettati. Sarà la prossima battaglia del fronte dei Paesi del Sud.

giovedì 9 aprile 2020

Mes, ecco su cosa stanno litigando i ministri Ue: quali sono ora le clausole per avere prestiti. E le possibili deroghe previste dal trattato. - Chiara Brusini

Mes, ecco su cosa stanno litigando i ministri Ue: quali sono ora le clausole per avere prestiti. E le possibili deroghe previste dal trattato

Oggi ultima chance per i ministri delle Finanze dopo la fumata nera sull'uso del fondo salva Stati per affrontare l'impatto del virus. Il nodo resta quello delle "condizionalità". Attualmente l'accesso alle linee precauzionali - che aprono la strada allo scudo anti spread della Bce - richiede la firma di un memorandum negoziato tra Commissione e singolo Paese. Il consiglio dei governatori però ha il potere di "fare cambiamenti" e inventarsi nuovi canali di erogazione. Serve la volontà politica. Ma per ora l'Olanda insiste per imporre, ex post, riforme che aumentino la capacità di ripagare i debiti contratti.
La linea di frattura che vede spaccati i ministri delle Finanze dell’Eurozona resta la stessa che il 24 marzo aveva fatto terminare con un rinvio la precedente riunione dell’Eurogruppo: le linee di credito precauzionali del fondo salva Stati Mes e le loro condizionalità. Non sono bastate altre 16 ore di confronto tra i Paesi ed è tutto da vedere se il nuovo appuntamento di questo pomeriggio porterà a ricomporre le divergenze. Il Mes nella sua forma attuale, pensata per rispondere a choc che riguardano un singolo Stato, è “inadeguato“, è la posizione, netta, dell’Italia. Non basta che nell’immediato, come hanno concordato anche i Paesi del Nord Europa, l’unico requisito per accedere ai prestiti sia utilizzarli per coprire i costi legati al Covid-19. Perché il ministro olandese Wopke Hoekstra insiste sul fatto che nel lungo periodo è “ragionevole associare l’uso del Mes con determinate condizioni economiche”. Ma, ammesso che ci sia la volontà politica di trovare un compromesso, quanta flessibilità concede su questo punto il Trattato istitutivo del Mes firmato nel febbraio 2012, la cui riforma come è noto è stata rinviata?
In base al trattato in vigore, il Mes può offrire oggi tre forme di sostegno: da un lato prestiti veri e propri, regolati dall’articol0 16, che richiede la firma di “un programma di aggiustamento macroeconomico dettagliato in un Memorandum of understanding“. Dall’altro linee di credito precauzionali (Pccl) o “a condizionalità rafforzata” (Eccl) descritte all’articolo 14, la cui accensione è condizione necessaria perché la Bce possa attivare il suo scudo anti-spread più potente, il piano di acquisti di titoli illimitato Omt, finora mai utilizzato. Le Pccl sono riservate ai Paesi che rispettano le prescrizioni del Patto di stabilità (tra cui un debito/pil sotto il 60%) e non presentano squilibri macroeconomici eccessivi, per cui l’Italia sarebbe esclusa.
L’attenzione dell’Eurogruppo è concentrata sull’uso delle Eccl, disponibili per i Paesi che abbiano comunque una “situazione economica e finanziaria forte e il cui debito sia sostenibile”, come specifica l’allegato 3. In questo caso il trattato recita che le condizionalità “vanno dettagliate in un Memorandum“. Memorandum che – su incarico del consiglio dei governatori del Mes – verrebbe negoziato tra la Commissione europea e il Paese interessato d’accordo con la Bce e se possibile insieme al Fmi. Il contenuto “deve riflettere la severità delle debolezze da affrontare”, specifica il testo. “I termini e le condizioni” devono poi essere specificati “in un accordo di assistenza precauzionale, firmato dal managing director“, Klaus Regling.
Davanti alla pandemia, anche Olanda e Germania si sono dette d’accordo sul fatto che il memorandum potrebbe limitarsi a un impegno a coprire con i soldi ricevuti il finanziamento dell’assistenza sanitaria e i costi economici causati dal virus. La possibilità di prevedere queste condizioni “light” è stata confermata dal Servizio legale del Consiglio europeo in un parere ad hoc datato 4 aprile, secondo il quale sarebbero in linea con i Trattati. Il vero problema sono i paletti da rispettare a crisi finita: su questo fronte i rigoristi ancora ieri notte insistevano sulla necessità di imporre, ex post, riforme che aumentino la capacità di ripagare i debiti contratti e ripristinare l’equilibrio finanziario. Una condizione inaccettabile per l’Italia.
Ma ci sono altri due aspetti da considerare. Innanzitutto, i soldi messi sul piatto stando alle conclusioni del vertice del 24 marzo non sono molti: con le Eccl verrebbe offerto fino al 2% del pil 2019 di ogni Paese. Per l’Italia (che al fondo ha versato finora meno di 14 miliardi) parliamo quindi di 36 miliardi, a fronte dei 410 a disposizione del Mes. Ma con la firma del Memorandum potrebbe partire il programma Omt della Bce, che assicurerebbe un calmiere senza limite ai tassi di interesse sui titoli di Stato emessi per finanziare le uscite necessarie per affrontare l’emergenza.
Infine, non è detto che gli strumenti a disposizione si limitino a quelli descritti nel trattato. Perché l’articolo 19 prevede esplicitamente che il consiglio dei governatori, in cui siedono i ministri delle Finanze dell’Eurozona presieduti da Mario Centeno, può “rivedere la lista degli strumenti di assistenza finanziaria previsti negli articoli da 14 a 18 e decidere di fare cambiamenti“. Non a caso nei giorni scorsi è emerso che si sta lavorando alla messa a punto di un nuovo strumento ad hoc, il Rapid financing instrument, con 80 miliardi a disposizione e tempi rimborso più brevi rispetto ai 5-10 anni delle Eccl. La novità principale è che sarebbe attivabile solo a fronte di un disastro naturale o di un altro “evento esterno estremo”, come una pandemia. Le condizioni sarebbero dettagliate non in un memorandum ma in un “Economic response plan“, definizione più accettabile vista la natura dell’emergenza che sta colpendo tutti i Paesi europei. Occorrerebbe però in ogni caso impegnarsi a rispettare tutte le regole fiscali europee. La proposta non è bastata al governo Conte, che vede al suo interno l’opposizione senza se e senza ma di gran parte del Movimento 5 Stelle al ricorso al Mes in qualsiasi forma.

mercoledì 8 aprile 2020

Coronavirus, fumata nera Eurogruppo: stallo su Mes e Eurobond. Olanda: “Noi rimaniamo contro”. Nuovo incontro giovedì.

Coronavirus, fumata nera Eurogruppo: stallo su Mes e Eurobond. Olanda: “Noi rimaniamo contro”. Nuovo incontro giovedì

"Dopo 16 ore di discussione - ha scritto il presidente su Twitter - ci siamo avvicinati a un’intesa ma ancora non ci siamo". L'unico fronte saldo è quello franco-tedesco, con i rispettivi ministri delle Finanze che, su Twitter, si citano a vicenda e lanciano un appello comune ai Paesi europei: "Restiamo uniti".

Gli Stati del Nord e del Sud Europa sono di nuovo andati allo scontro frontale sulle misure economiche da adottare per sostenere i Paesi più colpiti dalla pandemia di coronavirus. Dopo un Eurogruppo fiume durato 16 ore si registra solo una fumata nera e posizioni sostanzialmente invariate rispetto ai giorni scorsi. Un gruppo di nove Paesi, tra cui Italia Spagna, chiede l’emissione di titoli del debito comuni e un Mes senza condizionalità, mentre i rigoristi, con a capo i Paesi Bassi, bocciano l’idea degli eurobond e rimangono contrari a un Fondo salva-Stati senza condizioni, tranne che “per coprire i costi medici”. In mezzo, l’unico asse ben saldo è quello franco-tedesco, con i rispettivi ministri delle Finanze, Bruno Le Maire e Olaf Scholz, che hanno lanciato un appello comune all’eurozona su Twitter per arrivare presto a una soluzione condivisa, assumendo quindi la posizione dei mediatori in uno scontro che può decidere le sorti dell’Unione europea.
Fumata nera dopo 16 ore. Centeno: “Più vicini all’accordo, ma non ci siamo ancora.”
Ad annunciare lo stop ai colloqui e il rinvio dell’Eurogruppo a giovedì, con conseguente annulamento anche della conferenza stampa che era prevista per le 10 di mercoledì, è stato il presidente Mario Centeno su Twitter: “Dopo 16 ore di discussione – ha scritto – ci siamo avvicinati a un’intesa, ma ancora non ci siamo. Ho sospeso l’Eurogruppo che riprenderà domani (giovedì alle 17, ndr). Il mio obiettivo rimane quello di creare una forte rete di protezione contro le conseguenze del Covid-19“.
“Nonostante i progressi, nessun accordo ancora all’Eurogruppo – ha scritto su Twitter il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri – Continuiamo a impegnarci per una risposta europea all’altezza della sfida del Covid-19. È il momento della responsabilità comune, della solidarietà e delle scelte coraggiose e condivise”.
Il messaggio della Commissione europea è stato invece affidato al commissario agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, che su Twitter ha scritto: “All’Eurogruppo rinvio senza accordo dopo 16 ore di riunione. La Commissione fa appello al senso di responsabilità necessario in una crisi come questa. Domani è un altro giorno”.
Le posizioni: Amsterdam non cede su Mes e coronabond. Intesa possibile sul Recovery Fund.
Il grande ostacolo rimane il Mes e le condizioni per l’accesso alle linee di credito. Il negoziato svoltosi tra gli schieramenti in campo durante la videoconferenza, secondo fonti europee, è stato “molto duro”. Italia, Spagna e gli altri Paesi favorevoli agli eurobond o altre formule per arrivare all’emissione di titoli del debito comuni hanno tenuto la loro posizione. I Paesi Bassi, invece, non hanno ceduto sulla richiesta dei Paesi del Sud di prevedere l’eventuale ricorso al fondo salva-Stati (Mes) senza le condizionalità attualmente previste per la concessione di prestiti ai singoli Paesi.
I Paesi Bassi, supportati anche da Finlandia e Germania, si sono imposti come capofila del gruppo dei cosiddetti rigoristi. Già prima dell’inizio dell’Eurogruppo, il ministro delle Finanze di Amsterdam, Wopke Hoekstra, aveva dichiarato che la posizione del governo guidato dal liberale Mark Rutte era quella di escludere la possibilità del ricorso agli eurobond e di non poter accettare un Mes senza condizioni: “L’Olanda era e resta contraria agli eurobond perché aumentano i rischi per l’Europa invece di ridurli – ha scritto Hoekstra su Twitter dopo l’incontro tra i ministri – La maggior parte dei Paesi dell’eurozona sostiene questa linea. Non c’è ancora un accordo sull’uso del Mes”. Secondo Hoekstra “il Mes è prestatore di ultima istanza e secondo noi l’uso di questo fondo deve avvenire con una forma di condizioni. A causa della crisi attuale, dobbiamo fare un’eccezione e il Mes può essere usato senza condizioni per coprire i costi medici“.
Il governo di Mark Rutte ritiene quindi che in una prima fase queste linee di credito dovrebbero essere utilizzate solo per combattere la pandemia di Covid-19, aggiungendo che, una volta superata l’emergenza sanitaria, ci debba essere un accordo per adottare riforme economiche che garantiscano la stabilità finanziaria.
Posizione che i Paesi più colpiti, con l’Italia in testa, rifiutano totalmente. Essendo quella del coronavirus una crisi globale, Roma e i suoi alleati chiedono che l’Europa dia una risposta solidale e di unità. Per questo ritengono sia fondamentale ricorrere a strumenti per arrivare all’emissione di titoli del debito comuni e che il Mes debba essere ripulito dalle attuali condizioni, al fine di evitare un epilogo come quello greco nel post crisi del 2008.
Passi avanti, invece, si sono registrati sull’apertura a un fondo per la ripresa basato sulla proposta franco-italiana che prevede titoli del debito comuni, i cosiddetti Recovery Bond.
Saldo l’asse franco-tedesco: “Invitiamo i Paesi a restare uniti.”
Si dice ottimista il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, che spera di arrivare a un accordo condiviso entro Pasqua: “Siamo molto avanti nel percorso verso un accordo, ma non del tutto. Per arrivare a un’intesa unanime dobbiamo continuare a trattare”, ha dichiarato. E poi ha di nuovo fatto capire che la posizione tedesca rimane più legata agli “strumenti tradizionali”, escludendo così gli eurobond: “Abbiamo avuto un dibattito molto costruttivo. Abbiamo anche discusso su cosa si dovrà fare nel prossimo step. Credo che sia assolutamente chiaro che la ripresa dell’Europa sarà una grande azione che dobbiamo organizzare insieme. E come ciascuno sa, si può affrontare con gli strumenti classici che già ci sono”. Anche se conferma che si è parlato di “un Recovery Fund da sviluppare e bisogna accordarsi sui criteri di organizzazione”, come proposto da Parigi.
Gli strumenti classici, a differenza di quello che sostiene il suo omologo olandese, per Scholz vanno però rivisti. E dice di voler assolutamente evitare una nuova Grecia: “Per noi è importante” che se si ricorre al Mes “non scatti come 10 anni fa l’invio di commissari e l’arrivo di una troika, con l’elaborazione di un qualche programma. Quello di cui adesso i Paesi hanno bisogno è la solidarietà”, per salvare posti di lavoro, e investire in campo sanitario. “Questa solidarietà va organizzata velocemente. Su questo bisogna ancora discutere, non basta che si sia quasi tutti d’accordo, serve l’unanimità”.
E proprio l’asse franco-tedesco rimane saldo, come dimostrano anche gli scambi su Twitter fra Scholz e il suo omologo francese, Bruno Le Maire. I due ministri si citano a vicenda lanciando un appello comune: “In questo momento difficile l’Europa deve restare unita. Invitiamo quindi tutti i Paesi dell’area dell’euro a non rifiutarsi di risolvere queste difficili questioni finanziarie e a consentire un buon compromesso per tutti i cittadini”. Parole con le quali i due grandi Paesi europei si propongono nel ruolo di mediatori nello scontro tra Nord e Sud.
Lagarde (Bce), ok ai coronabond “una tantum”
La presidente della Bce, Christine Lagarde, durante la videoconferenza, secondo indiscrezioni pubblicate da Reuters che cita quattro diverse fonti, ha chiesto di varare i coronabond su base temporanea, una tantum. Lagarde “ha detto che ci dovremmo pensare seriamente, accanto agli strumenti del Mes. L’Eurogruppo non ha discusso una mutualizzazione del debito in questa fase”, dice una fonte.
Tutto rinviato a giovedì.
Posizioni così distanti e colloqui così lunghi fanno aumentare le probabilità che i ministri delle Finanze non arrivino a un testo condiviso, rimandando di nuovo la palla ai capi di Stato e di governo del Consiglio Ue che, però, già al termine dell’ultimo travagliato incontro avevano chiesto ai titolari del Tesoro di inviare al gruppo presieduto da Charles Michel una proposta su cui discutere.
L’incontro era iniziato partendo da una base composta da tre pilastri: il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), il sostegno alle imprese con le garanzie della Bei e il meccanismo di prestiti per coprire i costi della cassa integrazione (Sure). A questi, nella prima bozza, si univa la proposta francese di un Recovery Fund o fondo di solidarietà, di natura temporanea, finanziato con l’emissione comune di titoli.
Il mancato accordo fa crollare le borse europee. Spread sopra i 200 punti.
Il mancato accordo tra i membri dell’Eurogruppo scuote anche i mercati. Le piazze finanziare europee aprono in flessione: a Milano l’indice Ftse Mib segna in avvio un -1,14% a 17.212,38 punti. In rosso anche i listini di Londra -1,44%, Francoforte -0,88% e Parigi -1,22%. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi schizza di oltre 10 punti in apertura. Il differenziale è a 206 punti base (dai 192 di ieri sera), con un tasso di rendimento del decennale italiano dell’1,65%.