sabato 7 novembre 2020

Calabria, il commissario alla Sanità Cotticelli in tv: “Devo fare io il piano operativo Covid? Non lo sapevo”. Conte lo sostituisce “con effetto immediato” -Thomas Mackinson

 

La surreale intervista del commissario calabrese che ha ammesso di non essere a conoscenza delle disposizioni del Governo né quante siano le terapie intensive nella regione di cui è plenipotenziario per la sanità. Lo scopre solo leggendo un documento davanti alle telecamere di Raitre. Interviene il presidente del Consiglio: "Va sostituito, voglio firmare il decreto già nelle prossime ore”. Lui si dimette.

La Calabria “zona rossa” non ha più un commissario alla Sanità. E’ stato licenziato, anzi si è dimesso, per una surreale testimonianza di incompetenza. In carica da due anni come plenipotenziario della dissestata sanità calabrese, Saverio Cotticelli scopre solo adesso, davanti alle telecamere di un giornalista di Titolo V (RaiTre), di essere stato incaricato dal governo anche del “Programma operativo per la gestione dell’emergenza Covid“. Il Commissario legge l’atto ripescato nell’archivio come fosse la prima volta: “Sono io”, ammette poi e impacciato cerca di correggere il tiro dicendo di essere sul punto di realizzarlo: “La settimana prossima è pronto”. E poi aggiunge sconsolato: “Cosa vuole che le dica, dottore, tanto io domani mattina sarò cacciato”. E infatti, l’indomani, annuncia dimissioni, ma solo dopo che sul caso è intervenuto addirittura il capo del governo Conte annunciandone la rimozione al primo atto utile.

Sul caso era intervenuto anche il ministro per il Mezzogiorno Beppe Provenzano con un post su Facebook che non lasciava margini: “L’attuale Commissario alla Sanità in Calabria non può restare al suo posto un minuto in più. Il Governo darà corso alla nuova nomina, sulla base del nuovo commissariamento deciso in CdM. La Zona Rossa però è il frutto non di una decisione politica, ma di un RT elevatissimo e di gravi inadempienze nell’organizzazione regionale, nonostante le importanti risorse stanziate in questi mesi”. A stretto giro l’intervento di Conte in una nota che ufficializza la prossima defenestrazione: “Va sostituito con effetto immediato – si legge – . Anche se il processo di nomina del nuovo commissario prevede un percorso molto articolato, voglio firmare il decreto già nelle prossime ore”.

Saverio Cotticelli, generale dei Carabinieri in pensione, è stato incaricato a dicembre del 2018. E’ solo l’ultimo di una serie di commissari che in 11 anni non sono stati capaci di centrare l’obiettivo per cui erano stati incaricati: portare a termine il piano di rientro. Tanto che l’emergenza nell’emergenza continua. Il governo gli aveva rinnovato la fiducia giusto tre giorni fa, quando ha approvato in Cdm il “Decreto Calabria” bis che proroga e rafforza la gestione straordinaria della sanità per i prossimi tre anni, rinnovando quello varato a fine dell’anno scorso. Che il plenipotenziario della Sanità calabrese però non sapesse neppure le sue competenze nella più grande emergenza di sempre è effettivamente “straordinario”, come il fatto che non riuscisse a indicare i posti di terapia intensiva attualmente disponibili nella regione.

Il vice, interpellato sul punto, non fa una figura migliore. “La devi finire! Quando fai queste cose devi andare preparato”, gli dice fuori campo il sub commissario Maria Crocco che è nella stanza a fianco e smentisce ogni cifra azzardata alla rinfusa dal suo capo. “Quanti posti letto di terapia intensiva abbiamo attivato, Marì?», chiede il generale. Lei ribatte: “Non ne hai attivati, sono quelli che hai previsto nel piano”.

Puro teatro dell’assurdo. Che termina con una terza voce che segna l’atto finale. Fa il suo ingresso anche una terza persona a sostenere che i posti letto attualmente attivati sono 55, per un totale di 161. «La fonte di questa informazione chi è?», domanda il giornalista in un carosello tragicomico. “No, io faccio un altro mestiere, faccio l’usciere”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/07/calabria-il-commissario-alla-sanita-cotticelli-in-tv-devo-fare-io-il-piano-operativo-covid-non-lo-sapevo-conte-lo-sostituisce-con-effetto-immediato/5995322/

Casa di riposo degli orrori, anziani nudi e legati: sospesi titolare e tre dipendenti.

 

Casa di riposo degli orrori, anziani nudi e legati: sospesi titolare e tre dipendenti

Casa di riposo degli orrori, anziani nudi e legati: sospesi titolare e tre dipendenti
Anziani nudi lasciati per terra insieme ai loro escrementi, incastrati tra le sbarre di protezione del letto, con vistose ferite. Sono le foto, sequestrate dai carabinieri, scattate da una dipendente della casa di riposo San Camillo di Aci Sant'Antonio.

Anziani nudi lasciati per terra insieme ai loro escrementi, incastrati tra le sbarre di protezione del letto, con vistose ferite e una piaga da decubito in una paziente non adeguatamente curata e conseguentemente peggiorata nel tempo. Sono le foto, sequestrate dai carabinieri, scattate da una dipendente di un casa di riposo che hanno fatto scattare l'inchiesta della Procura di Catania. A conclusione delle indagini, eseguite tra marzo e giugno 2019, il Gip, accogliendo la richiesta dei Pm, ha disposto il divieto di esercitare l'attività imprenditoriale per 12 mesi per Giovanni Pietro Marchese, 60 anni, amministratore unico della casa di riposo San Camillo di Aci Sant'Antonio, e di esercitare la professione per nove mesi a tre dipendenti della struttura: Giovanna Giuseppina Coco, di 37 anni, e per le 41enni Rosaria Marianna Vasta e Alessandra Di Mauro.

Le immagini al centro dell'inchiesta sono state estrapolate dal cellulare della Coco, dopo che era stato sequestrato assieme ad altri apparati dai carabinieri nel luglio del 2019. Controlli eseguiti anche da militari dell'Arma hanno permesso di accertare diverse gravi irregolarita' e loro colleghi del Nil hanno trovato anche undici lavoratori utilizzati 'in nero', comprese due indagate, la Di Mauro e la Vasta, e alcune di queste deferite in stato di liberta' per aver percepito illecitamente il reddito di cittadinanza. Secondo l'accusa il personale avrebbe "maltrattato gli anziani degenti della struttura", "creato un clima abituale di vessazioni, umiliazioni e mortificazioni", "disinteressandosi della cura, anche medica, e dell'assistenza degli anziani e delle precarie condizioni igienico-sanitarie della casa di riposo, dove sono stati avvistati dei topi e gli anziani hanno contratto la scabbia, cosi' aggravando lo stato di sofferenza fisica e psichica degli ospitati".

Casa per Anziani Aci sant'Antonio-2

Tra le condotte messe in atto, in diverse occasioni, legavano i poveri anziani ai tavoli o ai letti per non farli muovere, li lavavano con l’acqua fredda o, per punizione, non li cambiavano dopo i bisogni fisiologici o li lasciavano nel letto con le lenzuola sporche, li lavavano con il sapone della lavatrice, deridendoli poi per il loro profumo di “aloe vera”. E ancora, cercavano di curare la scabbia, come da precise indicazioni del titolare, con semplici impacchi di olio di oliva invece della corretta terapia farmacologica, somministravano agli ospiti farmaci scaduti, li denigravano, mortificavano ed insultavano abitualmente e nello specifico: o “schifoso, sporco, più schifo di te non ce n’è, non mi rompere la ……….” o “che schifo di persona, che schifo, educazione zero, ora la lascio sulla sedia tutto sporco di pipì, come i porci” questo rivolto ad una persona di 100 anni che poi per punizione era costretto a mettersi a letto da solo o “è un ignorante, maleducato, facchino ed uno schifo di persona” o o minacciando un’anziana di legarla, lasciarla piena di feci e di non lavarla, sempre urlando e generando il pianto della povera donna. Tutti elementi che hanno permesso di consolidare il quadro probatorio a carico degli indagati e, così, di richiedere ed ottenere la misura cautelare concessa dal Gip del Tribunale etneo.



https://www.cataniatoday.it/cronaca/casa-riposo-maltrattamenti-anziani-san-camillo-aci-catena-6-novembre-2020.html?fbclid=IwAR0V8sJDebFOm3P1AENchmtQ7LbXvntjoSCMWR25LzDAJiv2rLyFGFFwON4

Vitalizi, Alemanno e Jervolino ora si aggiudicano un aumento. - Ilaria Proietti

 

La carica dei 50 - L’Ufficio di Presidenza della Camera rimpingua gli assegni tagliati nel 2019. La lista di chi vi ha accesso si allunga.

Chi lamentando condizioni di infermità o altri acciacchi. Chi dolendosi di essere sul lastrico tanto da non riuscire a sbarcare il lunario. Alla fine ce l’hanno fatta: grazie a una delibera dell’Ufficio di Presidenza della Camera riavranno parte del vitalizio. Così contribuendo alla demolizione del taglio degli assegni sforbiciati a partire dal 2019. La lista dei beneficiati è lunga: circa 50 tra ex deputati o loro congiunti in regime di reversibilità. Ma l’elenco di coloro che adesso possono ben sperare di riavere il malloppo potrebbe presto allungarsi.

A superare l’esame dei questori e a vedersi rimpinguare il trattamento ci sono personaggio di primo piano. Come Gianni Alemanno, esponente di An, un tempo sindaco di Roma, condannato di recente per corruzione in un processo nato da un filone dell’inchiesta Mondo di Mezzo. L’ex ministro Rosa Russo Jervolino, avvocato oltre che primo cittadino di Napoli. Falco Accame, già ammiraglio e presidente della Commissione difesa della Camera. Franco Grillini, ex deputato dei Ds e leader storico dell’Arcigay. O Stefano Menicacci, missino doc, già avvocato di Stefano Delle Chiaie.

Come è stato possibile il ritocco degli assegni? In aprile l’organo di giustizia interna della Camera, il Consiglio di Giurisdizione, ha invitato l’Amministrazione a rivedere la delibera sul taglio dei vitalizi perché ritenuta troppo rigida: originariamente la misura prevedeva che fossero in parte esentati dal giro di vite solo gli ex deputati in possesso di un doppio requisito: l’essere affetti da patologie particolarmente gravi (o invalidi al 100 per cento) e non percepire altri redditi, al di là del vitalizio, di ammontare superiore alla misura dell’assegno sociale (circa 5.900 euro lordi all’anno). Maglie ritenute troppo penalizzanti dagli ex parlamentari che infatti si sono ribellati in massa.

Come noto in 1400 hanno fatto ricorso contro la stretta voluta dal presidente della Camera, Roberto Fico. E 300 di loro, dopo il varco aperto dall’organo di giustizia interna di Montecitorio, si sono rivolti al collegio dei questori per ottenere l’agognata integrazione del vitalizio.

Di fronte alla valanga di istanze e di carte finora presentate, i questori di Montecitorio hanno elaborato criteri più morbidi, seppure proponendo un calmiere al ripristino degli aumenti, specie per i vitalizi più ricchi: a ogni modo chi potrà vantare il doppio requisito di indigenza e invalidità riotterrà al massimo il 50 per cento del vitalizio originario e il 40 se in possesso di uno soltanto dei requisiti richiesti, salvo il caso che si tratti di assegni di reversibilità o di ultraottantenni: in questo caso potrà essere aggiunto un altro 25 percento.

Ma gli altri non disperino. Perché “pur non sussistendo alcuno dei presupposti richiesti”, i questori si riservano comunque la possibilità di valutare “singole e specifiche situazioni individuali per le quali, per effetto della rideterminazione del trattamento, si sia determinata una grave e documentata compromissione delle condizioni di vita personale o familiare”.

Una delicatezza per la quale qualunque cittadino brinderebbe. Ma nel caso degli ex deputati manco è detto: chissà infatti se Alemanno si accontenterà dell’arrotondamento del quasi 10 per cento che gli è stato accordato e se la Jervolino si sentirà soddisfatta per quel 7,28 per cento in più che si ritroverà nel cedolino di novembre. Chissà se l’ex azzurra Cristina Matranga deporrà le armi ora che ha spuntato un incremento del 21 per cento che però impallidisce di fronte al 40 accordato a Franco Grillini.

E chissà se lo faranno l’altra quarantina di beneficiati dai questori tra i quali spiccano l’ex sottosegretario Dc Romeo Ricciuti, il repubblicano Adolfo Battaglia, il radicale Giuseppe Rippa, il comunista Antonio Rubbi. Sicuramente si mangeranno i gomiti per l’impresa riuscita al sodale di Giorgio Almirante, Menicacci: lui si era rivolto come un fulmine ai questori e non ottenendo risposta nei tempi previsti era tornato a bussare al Consiglio di Giurisdizione. Che in suo favore ha già sentenziato un incremento del vitalizio del 75 per cento.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/07/vitalizi-alemanno-e-jervolino-ora-si-aggiudicano-un-aumento/5995114/

Renzi, Boschi, Lotti indagati: finanziamento illecito. “Somme per l’attività della corrente politica attraverso la fondazione Open”. - Vincenzo Bisbiglia

 

A dare la notizia, il quotidiano La Verità. Poi la conferma dell'agenzia Ansa. Sono stati iscritti nel registro degli indagati presso la Procura di Firenze. A ricevere l’avviso di garanzia inviato il 2 novembre scorso anche Alberto Bianchi e Marco Carrai. Le somme, secondo gli inquirenti, erano “dirette a sostenere l’attività politica" dell'ex premier, dell'ex ministra e dell'ex ministro dello Sport.

Finanziamento illecito attraverso la Fondazione Open. Con questa accusa l’ex premier Matteo Renzi, l’ex ministra Maria Elena Boschi e l’attuale deputato del Pd, Luca Lotti, sono stati iscritti nel registro degli indagati presso la Procura di Firenze, secondo quanto riportato dal quotidiano La Verità e poi confermato anche dall’agenzia Ansa. A ricevere l’avviso di garanzia, inviato il 2 novembre scorso, anche i già indagati Alberto Bianchi e Marco Carrai, rispettivamente ex presidente e membro del consiglio direttivo della fondazione renziana, che comprendeva anche Boschi. Meno di due mesi fa, il 15 settembrela Cassazione aveva accolto il ricorso di Carrai contro il sequestro di documenti e pc nell’ambito dell’inchiesta (leggi). Le indagini, condotte dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi, sono state assegnate al Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza.

A tutti loro – riporta l’articolo firmato da Giacomo Amadori – è contestato il finanziamento illecito continuato “perché in concorso tra loro, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso (…)” Bianchi, Carrai, Lotti e Boschi in quanto membri del consiglio direttivo della Fondazione Open “riferibile a Renzi Matteo (e da lui diretta), articolazione politico- organizzativa del Partito democratico (corrente renziana), ricevevano in violazione della normativa citata i seguenti contributi di denaro che i finanziatori consegnavano alla Fondazione Open”: circa 670.000 euro nel 2012, 700.000 nel 2013, 1,1 milioni nel 2014, 450.000 nel 2015, 2,1 milioni nel 2016, 1 milione nel 2017 e 1,1 milioni nel 2018.

Nell’atto prodotto dalla Guardia di Finanza, Matteo Renzi viene identificato come segretario nazionale del Partito Democratico per quasi cinque anni, nonché parlamentare del Senato. Boschi invece viene identificata quale parlamentare, componente e poi coordinatrice della segreteria nazionale del Pd. Entrambi, come noto, da circa un anno sono usciti dal Partito Democratico, fondando Italia Viva. Lotti, invece, ne fa ancora parte. Le somme, secondo gli inquirenti, erano “dirette a sostenere l’attività politica di Renzi, Boschi e Lotti e della corrente renziana”. La documentazione a cui si fa riferimento, secondo il quotidiano, sarebbe stata acquisita durante le perquisizioni subite dalla Fondazione lo scorso anno, quando i finanzieri hanno scandagliato i finanziamenti ricevuti da oltre 30 imprenditori legati da rapporti di vario tipo con Open tra il 2012 e il 2018 (anno della sua chiusura), per un somma totale raccolta di circa 7,2 milioni di euro.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/07/renzi-boschi-lotti-indagati-finanziamento-illecito-somme-per-lattivita-della-corrente-politica-attraverso-la-fondazione-open/5995205/

venerdì 6 novembre 2020

Renzi come Benigni: Denis ti voglio bene!


Lontani i tempi del comunismo, di Roberto Benigni (o meglio, di quel Roberto Benigni) e di Carlo Monni, la Toscana è pronta a rottamare il passato e a concedere alle sale cinematografiche, non appena sarà possibile, una più fresca versione del fortunatissimo Berlinguer ti voglio bene. La triste circostanza della condanna di Denis Verdini per la bancarotta del Credito cooperativo fiorentino ci offre infatti l’insperato sequel: Denis ti voglio bene. L’idea è tutta di Matteo Renzi, già pronto erede di Benigni, che ieri su Avvenire ha espresso un sentito cordoglio per i guai dell’ex alleato: “A livello personale mi dispiace molto. Una cosa che mi ha insegnato la vita è che il più grande lusso della politica non sono i voli di Stato o le auto blu, ma le relazioni umane. E io sono amico di Denis, gli voglio bene e sono vicino alla sua famiglia” (Salvini compreso, immaginiano, ndr). Il set è pronto. Non ci resta che piangere.

Le troppe giravolte di Donna Giorgia su virus e lockdown. - Andrea Scanzi

 

La scorsa settimana, alla Camera, Donna Giorgia Meloni ha detto che i veri negazionisti sono quelli al governo. Per dare ancora più forza a tale granitico assioma, ha pure citato la nota filosofa Angela da Mondello, quella diventata famosa (?) per aver detto d’estate dalla D’Urso che “non ce né Coviddì”. Ascoltiamo Donna Giorgia: “(Gli) Unici negazionisti (li ho) visti al governo. Dicevate ‘non ce n’è coviddi’. Col virus fuori controllo e gli italiani in ginocchio dopo il primo lockdown, ci siamo trovati di fronte a ministri e leader di governo negazionisti. Zingaretti dice che non ce n’è coviddi a Milano, ma poi… giù ad aperitivi. La Azzolina dice che non ce n’è coviddi, perché forse con i banchi a rotelle riesce a scappare”.

Donna Giorgia, qui, si è persino superata. Lei che accusa il governo di negazionismo è come Salvini che accusa Conte di aver sottovalutato la seconda ondata (ah no, questo è accaduto davvero). È per caso la stessa Donna Giorgia che (con Salvini e Tajani) organizzò il 2 giugno un mega assembramento col Paese intero appena uscito dal lockdown? È la stessa alleata col no mask a giorni alterni Salvini? Cosa diceva Donna Giorgia d’estate? Questo: “Non ho scaricato l’app Immuni e invito tutti a non scaricarla” (24 giugno). “Stato di emergenza? Al governo pazzi irresponsabili” (29 luglio). “Non sono negazionista ma in Europa solo noi proroghiamo l’emergenza” (29 luglio). “L’obiettivo del governo è mantenere la paura per mantenere se stesso” (19 agosto). Eccetera. Eppure, una così, ancora parla.

Il passaggio più delirante del suo intervento alla Camera, oltre alla miseria intellettuale di citare Angela da Mondello (?!?) in un luogo istituzionale, è il riferimento all’aperitivo di Zingaretti. Certo, il segretario Pd commise un errore, ma era fine febbraio. E Donna Giorgia si è guardata bene dal ricordare che Zingaretti sbagliò dieci mesi fa e non, come lei, a fine luglio. A fine febbraio quasi tutti sottovalutarono il Covid (io per primo). E la Meloni si comportò come Zingaretti. Negli stessi giorni (anzi un po’ dopo) in cui il leader Pd faceva l’aperitivo a Milano, Donna Giorgia registrava un video in inglese per esortare i turisti a venire in Italia. Eccola: “L’Italia non è la nazione con il più alto numero di contagi, ma quella con il più alto numero di contagi conosciuti, grazie al rigido protocollo che abbiamo deciso di utilizzare. Significa che siamo stati la prima nazione a isolare il virus… Non abbiate paura di venire in Italia, come noi italiani non abbiamo paura a girare su tutto il territorio nazionale, eccetto per una piccola parte della nostra nazione. Non rinunciate alla più bella meta turistica del mondo. Troverete un’Italia sana e felice”. Certo: “Sana e felice”. L’idea che la Meloni abbia ora il coraggio di accusare il governo di negazionismo, è una delle tante storture di questo Paese. Del resto Donna Giorgia è la stessa che, una settimana fa, ha sostenuto che il responsabile della situazione sia “unicamente” Giuseppe Conte. La pandemia, la crisi, le morti: è tutta colpa di Conte. Deve essere una sorta di supercattivo dei fumetti.

Siamo alla follia. Al capovolgimento totale della realtà. Alla corsa (tra Salvini e Meloni) a chi risulta più irresponsabile. Ovviamente senza mai proporre soluzioni alternative concrete. Per dirla grevemente con Filippo Rossi, leader de La Buona Destra: “È incredibile come Giorgia Meloni abbia sempre la soluzione a tutto senza mai proporre un cazzo”. Viviamo tempi orribili. E Donna Giorgia sembra sguazzarci dentro con grande agio. Beata lei.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/03/le-troppe-giravolte-di-donna-giorgia-su-virus-e-lockdown/5989381/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=scanziquotidiani&utm_term=2020-11-06

Il prete che minimizza la pedofilia, il martire Verdini e il gigante Proietti: i post di Scanzi. - Andrea Scanzi

 

Irresponsabilità da “sgovernatore”

Che pena, certi sgovernatori. Che faccia tosta. Che mancanza totale di rispetto, morale, senso istituzionale. Di alcuni neanche sarebbe il caso di parlare. Tipo il reggente Spirlì, quello che mesi fa si vantava di usare le parole “negri”, “froci” e “zingari”. O Fontana, uno che già solo immaginarlo governatore della Lombardia viene voglia di invadere la Polonia. Questi fenomeni sono i campioni dello scaricabarile: autonomisti quando fa comodo, statalisti quando c’è da scaricare le colpe sul governo centrale. Ecco: questa gente mi ha brasato i coglioni. Me li ha proprio frantumati, glassati e vivisezionati dalle fondamenta. Il loro atteggiamento – dentro una pandemia mondiale! – è scellerato e inaccettabile. Lombardia zona rossa? È il minimo sindacale. E anzi andava fatto tre settimane fa. Idem la Calabria, quella che giorni fa “sbagliava” i dati in terapia intensiva. Mancano Campania e Liguria? Probabile, ma ciò nulla toglie alle vostre responsabilità.
Sicilia zona arancione? Ex camerata mio Musumeci, abbi pazienza, ma tra i 21 protocolli da seguire non ci sono solo il numero di contagi. C’è per esempio la situazione degli ospedali. E c’è per esempio il tracciamento, e quello della Sicilia è così efficiente che in confronto il tracking di Deliveroo pare Cape Canaveral. Siete stati votati (insensatamente) per governare, non per frignare. In questi mesi avete fatto poco, se non niente. E quel poco spesso lo avete pure sbagliato. Avete davvero rotto le palle. Ed è ora di finirla.

Chi paragona Conte all’isis

“Conte ama colpire col favore delle tenebre, non diversamente dai terroristi islamici che hanno funestato l’ultima notte di libertà di Vienna”.Lo ha scritto davvero, Pietro Senaldi. Okay, lo ha scritto stamani (mercoledì) sulla prima pagina di un “giornale” che incarna da sempre il peggio del “giornalismo”, ma lo ha scritto. Davvero siamo arrivati al punto di accettare parallelismi irricevibili tra un presidente del Consiglio e i terroristi islamici? Denunciate questa deriva terrificante e condividete a più non posso questo post. Sono frasi INACCETTABILI!

Fratelli d’Italia: “La discriminazione rientra nell’ambito delle opinioni”

A eccezione di qualche parlamentare di Forza Italia, quel troiaio di destra che ci ritroviamo ha provato in ogni modo ad affossare il meritorio disegno di legge Zan contro l’omotransfobia, che la maggioranza vorrebbe adottare per rafforzare le tutele contro le discriminazioni e le violenze per orientamento sessuale, genere e identità di genere. Il provvedimento è passato alla Camera.I livelli di orrore morale che hanno raggiunto legaioli e Fratelli dei Quasi Fasci sono stati abominevoli. Ne cito uno per citarne tutti. Lui è tal Edmondo Cirielli di Fratelli dei Quasi Fasci. Ha detto quanto segue: “Potete dire quello che volete, ma l’istigazione alla discriminazione e l’atto della discriminazione, per quanto odiosi e deprecabili, rientrano nell’ambito dell’opinione”. Capito? La discriminazione rientra “nell’ambito dell’opinione”. Siamo ormai oltre l’abominio.

A proposito di negazionisti, c’è anche chi muore. Negazionisti, riduzionisti, no mask e fan di quegli imbecilli che in tivù o in Parlamento non credevano alla seconda ondata, minimizzavano e facevano i selfie in piazze piene con i Kapitoni sognando le discoteche aperte e il “liberi tutti”: leggete queste notizie e poi sputatevi in faccia da soli. Avete colpe indelebili e imperdonabili. Quanto dolore. Quanta rabbia. E quanti deficienti senza speranza, che complicano una situazione di per sé difficilissima. Siamo messi davvero male.

Trump-Biden, sfida con un sistema elettorale delirante.

Le elezioni americane hanno confermato due vecchie certezze; gli americani sono cocciutamente insondabili e gli “esperti” non analizzano, ma tifano. I “politologi”, quasi tutti di sinistra, speravano in Biden sulla base di un’unica considerazione: “Trump è irricevibile”. Verissimo, ma questa non è un’analisi: è una speranza. È il credere che tutti gli umani la pensino come te. Se così fosse, i Pink Floyd sarebbero Imperatori della Galassia, Enrico Berlinguer avrebbe fatto il Presidente del Consiglio per secoli e Salvini sculaccerebbe – col naso – i billi della Val di Chiana. La verità è che, come quattro anni fa, molti “tromboni” non hanno capito nulla delle elezioni americane. Tre giorni fa ho telefonato a uno dei miei migliori amici. Si chiama Massimiliano Bertozzi. Vive a New York da più di dieci anni. Fa il cameraman (anche) per Sky e Mediaset. È bravissimo. Gli ho chiesto se fosse vero, come in tanti ripetevano da noi, che il diversamente carismatico Biden avesse già vinto. Lui: “No. La sua rimonta si è fermata da qualche settimana, Trump sta riconquistando tutti e mi gioco ogni cosa che vincerà l’election Day e poi parlerà di brogli sul voto postale. Non solo: qualora arrivasse la vittoria dei Dem per via del voto postale, non riconoscerà l’eventuale vittoria. E ricorrerà alla Corte Suprema, dove ovviamente c’è tutta gente sua”.Esattamente quello che è accaduto. (Non invento nulla: ho la sua nota vocale e ieri ho pure citato quello che ha detto durante la #ScanziLive). Ora: Massi è sicuramente un genio, e lo sapevo già, ma forse molti “esperti” potevano almeno telefonargli prima di sparare cazzate per mesi sui giornali e in tivù. Le elezioni 2020 hanno peraltro evidenziato l’eterna stortura di un sistema elettorale folle, contorto e un po’ ridicolo. E’ vagamente anacronistica la pantomima dei 535 “Grandi Elettori”, che poi votano di fatto a dicembre il Presidente degli Stati Uniti (quella degli USA è un’elezione indiretta). E’ folle la suddivisione del peso elettorale dei vari Stati. E’ folle il “winner takes all”, ovvero chi vince in uno Stato anche solo per un voto in più prende poi TUTTI i grandi elettori in palio (tranne che in Nebraska e Maine, dove vige il proporzionale). È inaccettabile che un presidente possa divenire tale prendendo meno voti dell’altro (è accaduto anche quattro anni fa). Ed è assai contorto questo sistema tripartito andato in scena nelle ultime settimane: c’è stato il voto di ieri, ma pure il voto per posta e il voto anticipato.Questi ultimi due ritarderanno lo spoglio proprio negli Stati in bilico. Infatti l’esito di Wisconsin, Michigan e Pennsylvania lo sapremo domani e venerdì! A tutto questo, aggiungete il fatto che il voto postale è di per sé un disastro perché la posta negli USA fa schifo e molte schede sono arrivate tardi. O addirittura sono andate perdute. Una roba allucinante: siamo nel 2020, non nel far west! Biden, ennesimo candidato sbagliato dei Democratici, può ancora vincere. Per farlo, però, deve trionfare in Georgia e in uno stato tra Michigan e Pennsylvania. Oppure vincere Michigan e Wisconsin. Ma in tutti questi Stati Trump è per ora in vantaggio, lo spoglio è molto avanti e occorrerebbe che Biden stravincesse nel voto postale. Probabile, perché quel voto privilegia da sempre i democratici, ma a quel punto Trump non abbandonerà la Casa Bianca e non riconoscerà la vittoria. E accadrà di tutto. Come aveva anticipato il mio amico. Da tutto questo, sperando che Trump perda (anche un tombino fa meno danni di lui) si imparano tre cose: 1) Gli Stati Uniti sono un paese straordinario, ma di sicuro non possono insegnare a nessuno la democrazia; 2) Certi “esperti” sono affidabili come Balotelli; 3) Ogni volta che dovrò scommettere su qualcuno e qualcosa, d’ora in poi telefonerò al mio amico.(Se volete vi passo il numero).

Verdini in galera, per i “garantisti” è un martire

In uno dei non pochi casi giudiziari che lo riguardano, quest’uomo è stato condannato in Cassazione per il crac del Credito fiorentino: 6 anni e mezzo. La condanna è quindi ora definitiva. Verdini andrà in galera. Si è già costituito a Rebibbia. Nelle prossime ore i garantisti caricaturali che allignano a destra come a (finta) sinistra lo faranno passare per martire. Sarà il solito coro patetico. Null’altro che folclore moralmente colpevole. Non provo pietà nei confronti di quest’uomo un tempo (?) potentissimo e politicamente “ferocissimo”, casomai rabbia. La rabbia per tutti quei politici che, anche a “sinistra”, lo hanno celebrato per decenni come un grande statista, fino ad elevarlo a “padre costituente” in quello schifoso referendum del 4 dicembre 2016 che stava per affossare per sempre questo paese. Le colpe dei renziani per quel tentativo di distruzione della Costituzione resteranno eterne. Ora ho due curiosità. La prima è quanto ci metteranno a toglierlo di galera – con qualche cavillo – prima della scadenza della condanna. La seconda è chi sarà per primo a portargli le arance. Forse il genero Salvini. Forse la collega “costituente” Boschi. O forse l’allievo Renzi. Sia come sia, la sua “politica” ha già fatto più danni della grandine. Auguri all’uomo, magari in carcere imparerà qualcosa, ma politici come lui anche no. Abbiamo già dato. Basta così.

“Meglio la pedofilia dell’aborto”, l’inaccettabile don.

Lui è tal “don” Andrea Leonesi. Dialettica pietosa e italiano che all’asilo lo parlano meglio. E fin qui i suoi pregi. Durante l’omelia del 27 ottobre presso la chiesa dell’Immacolata di Macerata, questo bel giuggiolone ha avuto il coraggio di sostenere che l’aborto sia più grave della pedofilia. Una roba da vomito. E per me una roba anche moralmente criminale. Già che c’era, il fenomeno dall’italiano tragico ha sparato pure boiate sulle coppie omosessuali, sulle femministe che “se spojano ‘n Chiesa” e sulle mogli sottomesse ai mariti. Guardate questo video e poi vomitate. La Chiesa di Papa Francesco ha tutto il mio rispetto. La Chiesa di “preti” così è quanto di più distante dalla mia idea di vita. E mi fa semplicemente schifo che uno così sia prete.

Proietti, la scomparsa di un vulcano di idee e progetti.

La scomparsa di Gigi Proietti mi ha colpito profondamente. Persino più di quanto credessi. E credo sia accaduto a molti tra voi. Se n’è andato un monumento, un gigante, un fenomeno. E una grande persona. L’ultimo vero mattatore di questo paese. Sono molto triste. E pure un po’ svuotato. Sul FattoMarco Travaglio ha scritto un ricordo bellissimo. È una delle cose migliori che Marco abbia mai scritto. Ha detto (perfettamente) quello che provo anch’io. Per questo desidero pubblicarlo anche qui. Siamo dannatamente soli. Ed è sempre più dura. “Me so’ fatto fa’ ’na piscinetta… ’st’estate ce devi venì! Io me ne sto bono bono in auto-clausura e aspetto… Ci ho pure tre galline che me fanno l’ovetto fresco…”.Quando chiamava Gigi – e capitava spesso, specie durante il lockdown per ridere un po’ dei virologi da divano che dicevano tutto e il contrario di tutto nella stesso programma, spesso nella stessa frase (“Ma come fanno? Boh”) – stentavi a credere che fosse proprio lui: il più grande mattatore vivente. Ora che questo 2020 di merda ci ha portato via anche lui, proprio mentre un inutile cinquantenne twittava sull’inutilità degli ottantenni, si affollano i ricordi di un’amicizia nata grazie al Fatto. Proietti ci leggeva per primi, poi telefonava per commentare, suggerire, soprattutto sghignazzare (“Chi non sa ridere mi insospettisce”). Ogni tanto ci mandava uno stornello, un sonetto in romanesco (“Se pubblichi, non mi firmare: metti ‘Agro Romano’…”).

Una volta, alla nostra festa all’isola Tiberina, doveva essere un’intervista e invece portò il suo pianista Mario e fece uno spettacolo intero col meglio del suo repertorio (“aggràtise”): da Nun me rompe er ca’ a Pietro Ammicca, dal Cavaliere nero a Toto nella saùna (con l’accento sulla u), dal vecchietto delle favole sconce all’addetto culturale pieno di tic al prof che declama La pioggia nel pineto in barese. Il meglio di A me gli occhi please, poi travasato in Cavalli di battaglia, che doveva andare una sera sola all’Auditorium e diventò un tour infinito, sempre sold out. Frammenti di memoria e lampi di genio si mischiano alle lacrime.Il nasone fin sopra la fila di denti bianchi. Gli occhi che roteano. Il vocione cavernoso da fumatore. La risata aperta e la gioia di strapparne agli altri. Sempre in scena, anche per strada e in trattoria. L’opposto del cliché del grande comico, allegro sul palco e sul set, cupo e depresso in privato: a lui ridere piaceva un sacco, almeno quanto far ridere. Lui nel camerino del Globe Theatre a villa Borghese, qualche estate fa, esausto e zuppo di sudore dopo due ore di Edmund Keane con 30 e passa gradi: “Che fate, annate a cena da Dante? Io nun so se me la sento, stasera avrò perso cinque chili…”.Poi si presenta al ristorante e ci ammazza di barzellette e aneddoti su Gassman, Bene, Fabrizi e Stoppa fino alle tre di notte, lui fresco come una rosa, noi tramortiti. “Questa la sapete senz’altro…”. “Questa è troppo feroce… che faccio, la racconto?”. “Marché, famme fa’ ’n tiro de sigaretta, mentre Sagitta nun guarda. E dammene ’n’artra de frodo, che me la fumo quanno tutti dormono…”. Ancora domenica mattina, in rianimazione, con la compagna di sempre Sagitta, le figlie Carlotta e Susanna, il manager Alessandro Fioroni, parlava di lavoro.Del film in uscita su Babbo Natale con Giallini. Della stagione appena chiusa al Globe, unico grande teatro aperto in Italia (“Chissenefrega dei soldi, io i fondi del Fus non me li intasco, facciamo lavorare ’sti ragazzi prima che richiudano tutto”).Dei progetti futuri: rivoleva un teatro tutto per sé, dopo lo scippo del Brancaccio a opera di Costanzo&C., progettava con Renato Zero un nuovo teatro tenda come quello degli anni 70-80 (“Renato fa i concerti e io metto in scena tutto Molière, sto convincendo Corrado Guzzanti e Verdone ad alternarsi con me, tu mi fai il teatro-giornale e magari rimetto su la scuola di teatro che la Regione mi ha chiuso”; seguiva imitazione irresistibile del funzionario dell’assessorato che gli comunica, a gesti e a grugniti, le ragioni dello stop). Un anno fa viene a vedere Ball Fiction e alla fine, in camerino, si accorge di aver perso il portafogli. La nostra Amanda si precipita in sala e lo trova sulla sua poltrona. “Vedi, Gigi, i nostri amici sono tutti onesti!”. “Ma va, penzano che nun ci ho ’na lira!”.All’ultima festa del Fatto, in streaming dal giardino della redazione, doveva venire alla serata di apertura: “Magari chiacchieriamo di come nascono le barzellette, che molti considerano umorismo di serie B perché non le sanno raccontare, non hanno i tempi, la faccia. Il mistero umano di come scocca la scintilla della risata è un tema affascinante. Potrebbe nascerne uno spettacolo, ho letto anche dei saggi molto pensosi…”.Perché era coltissimo, come lo sono quelli che lo dissimulano e si fanno beffe dei colleghi engagé (“Natale in casa Latella”) o “di ricerca (“‘Sospendete immediatamente le ricerche!’, diceva Gassman quando li vedeva”). Ma stava già male (“Famo ’st’altr’anno”). Un paio di mesi fa feci una battuta in un pezzo sugli orrori di stampa: “Se tornasse Il Male con un falso giornalone dal titolo ‘Arrestato Gigi Proietti: è il capo dell’Isis’, tutti commenterebbero: embè?”. Ed ecco puntuale il suo sms: “Salam da Rebibbia! Speravo di passare inosservato, poi invece arriva Travaglio. E scusa: il turbante non lo trovo, acc…”. Lo inseguivamo da due settimane per l’intervista degli 80 anni. Silenzio. Poi, sabato sera, l’sms: “Caro Marco, purtroppo al momento non sono in grande forma e l’intervista temo non si possa fare, poi ti racconterò. Ci sentiamo con calma. Ti abbraccio”.Solo a lui poteva venire in mente di nascere e morire lo stesso giorno, il 2 novembre. Che per un comico non è niente male. Anche Shakespeare ci era riuscito, ma il 23 aprile, non il giorno dei morti.Si dice che far ridere sia impresa molto più difficile che far piangere. E Gigi ne era la prova vivente.Ma ieri, con quell’uscita di scena, è riuscito nelle due imprese insieme”.

Non è un Paese per vecchi, parola di Toti.

“Le parole di Toti sono terrificanti, fanno semplicemente schifo. Conosco un po’ Toti e mi rifiuto di credere che volesse dire quello che scritto. Il problema è che molti, a destra, pensano quello che ha scritto Toti. Basta sentire quel che ha detto il leghista Borghi alla Camera: c’è gente che ha un’idea ipercapitalista, cinica e mercantile della vita. O lavori e produci, o sei sacrificabile. Questo è terrificante. Proietti aveva 80 anni e magari per Toti o Borghi non era “indispensabile alla produttività”, ma era indispensabile alla nostra bellezza culturale, morale e umana molto più di Toti e Borghi”.(a Otto e mezzo)

Il coordinatore anti-covid ai domiciliari.

Otto persone sono finite agli arresti domiciliari tra cui Antonino Candela, 55 anni, attuale coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19, già commissario straordinario e direttore generale dell’Asp di Palermo. L’operazione “Sorella sanità” ha fatto luce su un vasto sistema di mazzette e appalti pilotati nella sanità, portando a 12 misure cautelari personali, sequestri di imprese e disponibilità finanziarie. “Ricordati che la sanità è un condominio e io sempre capo condominio rimango”, diceva Candela, non sapendo di essere intercettato. Il gip sostiene che Candela “si atteggiava a strenuo paladino della legalità”, ma che è ritenuto a capo di uno dei centri di influenza in grado di condizionare e pilotare gli appalti, intascando mazzette per 260 mila euro.Ne usciremo migliori stocaxzo.

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