domenica 21 febbraio 2021

M5s, i probiviri avviano l’iter per le espulsioni. Morra: “Serve un voto online”. Di Battista: “La maggioranza degli iscritti è contro.”

M5s, i probiviri avviano l’iter per le espulsioni. Morra: “Serve un voto online”. Di Battista: “La maggioranza degli iscritti è contro”

Il presidente dell'Antimafia, intervistato a SkyTg24, chiede che prevalga la "ragionevolezza". In caso contrario, invoca una votazione degli iscritti su Rousseau per l'ultima parola sulle espulsioni. Di Battista è d'accordo, ma in diretta Instagram ribadisce che non ha più alcun ruolo nel Movimento e non vuole averlo: "Non sto capitanando correnti, scissioni, formando partiti". Né si candiderà alla nuova "guida collegiale". Intanto arriva la nota ufficiale del collegio dei probiviri.

Giornata ad alta tensione nel Movimento 5 stelle dopo che nei giorni scorsi i deputati e i senatori che non hanno votato la fiducia al governo Draghi sono stati espulsi dai rispettivi gruppi parlamentari. Il dossier è arrivato sul tavolo del collegio dei probiviri e, ha fatto sapere Raffaella Andreola (una dei tre membri), la maggioranza ha deciso per “l’apertura dei provvedimenti disciplinari” nonostante il suo parere contrario. Poi in serata la conferma con una nota ufficiale del collegio. A Montecitorio i dissidenti sono in 21, 15 a Palazzo Madama. Tra loro c’è il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra. “Spero che prevalga la ragionevolezza in tutte le parti”, ha detto il senatore nel corso della trasmissione ‘L’Ospite’ di SkyTg24. “Faccio questa domanda: a chi conviene cacciarci? Forse al sistema? Se il Movimento è nato per cambiarlo, ora gli stiamo rendendo un servizio“. Morra si è detto molto “scosso” dalla decisione del capo politico reggente Vito Crimi, accusato da tanti dissidenti di non avere più alcun potere dopo che gli iscritti su Rousseau hanno dato il via libera alla nascita del nuovo direttorio a 5. A suo parere, quindi, la cacciata dai gruppi, “per diventare un’espulsione a tutti gli effetti dal Movimento”, deve essere “istruita e accolta dai probiviri ed essere ratificata con un voto online“. Solo se l’iter arriverà a compimento, “sarò un espulso, ma se non dovesse essere continuerò ad essere un iscritto e un attivista“.

Di Battista: “Non faccio scissioni o partiti” – A chiedere di ricorrere alla piattaforma Rousseau è anche Alessandro Di Battista. “Sarebbe una soluzione far votare gli iscritti, come ha detto Morra. Sono convinto che la grande maggioranza degli iscritti voterebbe contro” le espulsioni, ha spiegato in diretta su Instagram. L’ex parlamentare ha quindi ribadito di non avere più alcun ruolo oggi nel Movimento: “Non sto capitanando correnti, scissioni, formando partiti. Sto provando da fuori a portare avanti determinate battaglie. Se fossi stato un parlamentare anche io avrei votato no” a Draghi. A chi gli chiede cosa devono fare ora i dissidenti, risponde così: “Il consiglio che ho dato ad alcuni di loro è di fare ricorso per essere riammessi e credo che molti ci stiano pensando“. Di Battista ha poi annunciato che, essendo fuori dal Movimento, non si candiderà “alla guida collegiale“. Né ha avuto alcun ruolo, come già chiarito ieri, con le presunte trattative per la nascita di un nuovo gruppo parlamentare a Palazzo Madama formato dai senatori espulsi.

L’ipotesi Italia dei valori – Tra i dissidenti c’è infatti chi si starebbe mobilitando. Lo conferma il segretario dell’Italia dei Valori Ignazio Messina a Repubblica: “Le interlocuzioni ci sono state, sì, se c’è un progetto politico da costruire allora massima disponibilità. Se è prestare il simbolo tanto per, allora non è il caso, non ci interessa. Questa è la situazione”. Il suo partito è stato tirato in ballo perché il regolamento di Palazzo Madama permette la nascita di nuovi schieramenti solo se rappresentati da un simbolo presente alle ultime elezioni politiche. E Idv ha partecipato con la lista Civica popolare. Di Battista non c’entra nulla, ma tanti guardano a lui come un punto di riferimento per la sua ostilità al governo Draghi. Non Nicola Morra, che a SkyTg24 spiega: “Ho un buon rapporto con Di Battista, di lealtà ma non di fedeltà. Io non voglio un capo che indichi per me, voglio poter decidere da me assumendomi le mie responsabilità“. Nel corso dell’intervista il presidente dell’Antimafia si smarca anche dall’ipotesi di affrancarsi all’ex partito di Antonio Di Pietro: “Io mi sento M5S“, ribadisce. Però “non posso mettermi nei panni degli altri colleghi”.

Il ruolo dei probiviri – Nel frattempo l’iter disciplinare previsto dai regolamenti M5s sta facendo il suo corso. L’organo autonomo preposto a queste pratiche, il collegio dei probiviri, è formato dalla ministra Fabiana Dadone, dal consigliere regionale del Veneto Jacopo Berti e da Raffaella AndreolaProprio lei ieri aveva ventilato l’ipotesi di sospendere le espulsioni “in attesa che vengano ricostituiti tutti gli organi del M5S”. Ma ora fa sapere che il collegio ha deciso “a maggioranza l’apertura dei provvedimenti disciplinari”. Lei però ha votato No, perché “gli atti posti in essere dall’onorevole Crippa e dal senatore Licheri (i due capigruppo, ndr), potrebbero avere dei possibili rilievi di illegittimità“, perché richiesti “dall’ex capo politico senatore Crimi, attualmente a mio avviso non titolato a tali indicazioni“. Poi l’appello: “Esorto vivamente i miei colleghi – aggiunge Andreola – a desistere da azioni che potrebbero essere oggetto di ricorsi. Rimetto agli iscritti la decisione chiedendo l’apertura immediata della votazione” su Rousseau. Nella nota ufficiale rilasciata in serata dal collegio, si legge che è stato deciso “di applicare quanto automaticamente previsto dallo Statuto in caso di espulsione dal gruppo parlamentare e procederà già da oggi con l’apertura dei procedimenti nei confronti dei parlamentari a cui è stata comunicata l’espulsione, da parte dei capigruppo di Camera e Senato, in seguito al voto di fiducia sul governo degli scorsi giorni”. In parallelo, spiegano, “inizierà una fase di attenta verifica su tutti i portavoce non in regola con le rendicontazioni, procedendo fin da oggi con le prime aperture di procedimento per i più ritardatari”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/20/m5s-i-probiviri-avviano-liter-per-le-espulsioni-di-battista-la-maggioranza-degli-iscritti-e-contro-morra-serve-un-voto-online/6108106/

Giuseppe Conte.

 

In questo primo lunghissimo anno di pandemia l’Italia ha potuto contare sul sacrificio di donne e uomini che hanno combattuto in prima linea contro il Covid. Sono i nostri medici, i nostri infermieri, il personale sanitario e i volontari che ogni giorno hanno lavorato senza risparmiarsi, con coraggio e dedizione, dimostrando un forte spirito di comunità. Hanno salvato tante vite, hanno curato e assistito tanti malati. Alcuni hanno pagato questo impegno con il sacrificio della propria vita. Tutti hanno convissuto con il dolore e hanno combattuto contro la stanchezza. Ma non hanno mai abbassato la guardia né si sono mai sottratti alle responsabilità della loro missione.

Questa giornata l’abbiamo dedicata a loro. Perché noi non dimentichiamo. Non potremo mai dimenticare i loro sforzi e i loro sacrifici.

Non smetteremo mai di ringraziarli. 

https://www.facebook.com/GiuseppeConte64/photos/a.385574775257827/1180629695752327/





sabato 20 febbraio 2021

Irpef, semplificazioni e lotta all’evasione: ecco la riforma fiscale del governo Draghi - Marco Mobili e Gianni Trovati

Nel programma un intervento complessivo coinvolgendo gli esperti. Confermati i focus su progressività e contrasto al nero.

«Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta». Sulla riforma fiscale il presidente del Consiglio indica una strada lunga. Che punta a un intervento a tutto campo per arrivare a una «revisione profonda dell’Irpef», fatta di «razionalizzazioni e semplificazioni del prelievo», in grado di «ridurre gradualmente il carico fiscale» trovando le risorse per farlo in un «rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione».

Nel suo intervento al Senato sulla fiducia, il nuovo presidente del Consiglio ha indicato soprattutto un metodo. Ambizioso. Perché nasce dall’esigenza di superare la logica dell’emergenza politica e della ricerca del consenso, che in questi anni ha moltiplicato i ritocchi settoriali, e spesso scoordinati, al nostro sistema fiscale. Con risultati non eclatanti, visto che l’Italia primeggia in Europa in fatto di pressione fiscale sul lavoro.

Per riassumere l’idea del metodo che ha intenzione di imporre alla politica, Draghi indica due modelli: il primo è italiano e risale alla riforma Visentini del 1971 che di fatto regge ancora oggi l’architettura fiscale del Paese. Il secondo invece è danese: a Copenhagen nel 2008 fu nominata una «commissione di esperti» che dopo un confronto con partiti e parti sociali presentò al Parlamento un progetto di riduzione del carico fiscale per due punti di Pil, con un taglio all’ultima aliquota marginale e un aumento della soglia di esenzione.

A orientare Draghi verso l’orizzonte danese non sono gli aspetti specifici di quel sistema, che peraltro spinge la Danimarca ai vertici della pressione fiscale complessiva (46% del Pil). Ma è un tema di metodo, basato su un approccio che richiede «tempo e competenza» e punta a un ridisegno organico di tutti gli ingranaggi di un meccanismo complesso come quello tributario. L’indicazione però non è casuale perché nell’ottica del nuovo Governo la riforma fiscale sarà strettamente collegata alle richieste comunitarie che vincolano anche il Recovery Plan. E che si basano su alleggerimento della pressione sul lavoro, spostamento del carico verso consumi e patrimoni e riforma del catasto.

https://www.ilsole24ore.com/art/irpef-semplificazioni-e-lotta-all-evasione-riforma-fisco-tutto-campo-ADzqsWKB

Cingolani ha scelto i suoi tecnici: renziani e targati Confindustria. - Marco Palombi

 

Transizione poco ecologica.

La battaglia su quale futuro economico e industriale dare al Paese, grossa parte della quale si svolge su quanto greenwashing ci sarà nell’ormai famigerata “transizione ecologica”, è centrale in questa fase. L’assetto del ministero che porta quel nome (ex Ambiente più deleghe sull’energia) – che gestirà almeno il 37% dei fondi del Recovery Plan – ce ne dà una prima idea: domina il business as usual, soprattutto il business in verità.

Il paradosso è che, pur essendo il motivo principale per cui il M5S ha detto sì a Mario Draghi, la struttura guidata dal fisico Roberto Cingolani nasce di fatto cancellando la stagione di Sergio Costa all’Ambiente, assai poco gradita alla Confindustria come dimostrano gli attacchi del Sole 24 Ore (vedi qui sotto). La squadra dell’ex generale, membro dei governi Conte in quota 5Stelle, è stata rasa al suolo e a guidare la “transizione ecologica” col neo ministro tornano i dirigenti che accompagnarono la non indimenticabile stagione di Gian Luca Galletti, politico Udc che fu a capo del dicastero con Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Come abbiamo già scritto, capo di gabinetto sarà il consigliere parlamentare Roberto Cerreto, che ebbe lo stesso ruolo nel ministero per le Riforme di Maria Elena Boschi, che poi lo volle pure come capo del legislativo a Palazzo Chigi quando divenne sottosegretaria di Gentiloni: a proposito di ambiente, da capo di gabinetto della Boschi, Cerreto dovette occuparsi della scrittura dell’emendamento sui giacimenti di Tempa Rossa chiesto dalle compagnie petrolifere per aggirare le resistenze della Regione Puglia (fu al centro del caso che portò alle dimissioni dell’ex ministra dello Sviluppo Federica Guidi).

Anche all’ufficio legislativo tornano i tempi di Galletti: il capo sarà Marcello Cecchetti, professore a Sassari, giurista d’area Pd anche lui con ascendenze renziane (fu assistente di studio di Ugo De Siervo, i cui due figli – Luigi e Lucia – sono amici e sodali del capo di Italia Viva, che da sindaco nominò Cecchetti in una commissione per studiare “una legge speciale per Firenze”). Il suo vice sarà invece l’avvocato Marco Ravazzolo, anche lui a suo tempo consigliere di Galletti, ma soprattutto dirigente di Confindustria, di cui finora è stato responsabile Ambiente. Dalle legittime ragioni dell’impresa a dirigente di un ministero spesso in conflitto con quelle ragioni è un cambio non da poco. Ricordiamo per dovere di cronaca che i 5 Stelle si sono assai vantati in questi anni del fatto che Costa avesse imposto a tutti i dirigenti del ministero di tenere uno scrupoloso registro degli incontri coi lobbisti.

D’altra parte, la stessa scelta di Cingolani, che dall’estate 2019 è Chief Technology & Innovation Officer di Leonardo (la ex Finmeccanica), pone l’istituzione in una posizione imbarazzante. Ad esempio, tra i dossier su cui dovrà decidere a breve, il ministro, che è in aspettativa dal colosso della difesa, troverà anche l’ultimo capitolo di un lungo contenzioso proprio tra Leonardo e il ministero dell’Ambiente sul vecchio Sistri, una roba che vale circa 90 milioni di euro. La storia è antica: come deciso nel 2009 dall’allora ministra Stefania Prestigiacomo, Selex – poi inglobata in Leonardo e liquidata – doveva fornire al ministero il sistema di tracciamento dei rifiuti speciali (il Sistri appunto) per il periodo 2009-2014. Fu una storia di straordinario fallimento, visto che quel sistema non è di fatto mai entrato in funzione e oggi non esiste più: eppure fino al 2018 era costato allo Stato 141 milioni di euro. Problema: Selex ha fatto causa al ministero, il suo committente, per vedersi riconosciuto comunque l’intero importo del contratto, altri 190 milioni. Dopo anni in tribunale, si è recentemente deciso di transare sulla quota fissa (88 milioni), ma Costa si è invece rifiutato di cedere sui quasi 90 milioni di quella variabile: il neo ministro Cingolani, dipendente in aspettativa di Leonardo, dovrà dunque decidere se resistere in giudizio o andare al Tesoro e chiedere di pagare (e quanto) il suo datore di lavoro. Non solo transizione, allora, sarà anche ministro della transazione.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/20/cingolani-ha-scelto-i-suoi-tecnici-renziani-e-targati-confindustria/6107709/

Con la scissione. L’ammucchiata va verso destra. - Antonio Padellaro

 

Dopo la fiducia del Senato al gabinetto Draghi, forse a qualcuno è sfuggito che se le defezioni 5Stelle fossero definitive (15 voti contrari e 8 assenti) la coalizione uscente del governo Conte-2 (Pd-M5S-LeU) avrebbe meno voti di Lega-Forza Italia a Palazzo Madama (110 contro 115). Ragion per cui le lacerazioni dei grillini rischiano di spostare decisamente a destra l’asse della maggioranza. Ragion per cui, se si vuole evitare che Matteo Salvini conquisti la golden share della presunta unità nazionale, sembrano urgenti almeno tre interventi. 

1. È del tutto evidente che perseguendo la via della espulsione in blocco dei parlamentari che dicono di no a Draghi (a Montecitorio se ne contano 20) i vertici del Movimento, Beppe Grillo in testa, non faranno altro che radicalizzare lo scontro, spingendo i dissidenti prima nella terra di nessuno del Misto e quindi verso lidi più accoglienti, a cominciare proprio dalla Lega.

Senza l’avvio di una ricomposizione interna, o almeno di una tregua armata, aumenterebbe la pressione sull’ala “governista” da parte di quel 40% di iscritti che sulla piattaforma Rousseau si è pronunciato contro l’ammucchiata con Berlusconi, Salvini e Renzi. Quando il governo si troverà, prima o poi, a decidere su temi altamente sensibili per i 5Stelle – uno per tutti, la rottamazione della riforma Bonafede che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, anche se la ministra Cartabia sostiene che non c’è fretta –, nei gruppi potrebbe crescere lo smottamento per togliere l’appoggio al gabinetto Draghi, e sarebbero guai seri. 

2. A proposito di Mario Draghi, assistiamo a dotte disquisizioni (a sua insaputa) sulla cultura politica liberalsocialista di cui egli sarebbe portatore. A maggior ragione, potrebbe un Draghi sensibile alle idee della sinistra riformista accettare che il sovranismo antieuropeo cacciato dalla porta (dal suo predecessore) ricicci sotto mentite spoglie? Rafforzare e non indebolire il contrappeso Pd-5S-LeU è anche nel suo interesse. 

3. Chi può utilmente strutturare l’intesa giallorosa è proprio Giuseppe Conte, soprattutto in vista del voto di giugno nelle più importanti città. Anche se a mettergli i bastoni tra le ruote è già in azione, al Nazareno, l’insaziabile quinta colonna renziana. Memore del fatto che, numeri alla mano, al Senato il tanto bistrattato Conte-2, sia pure di poco, la destra l’aveva messa sotto. E infatti lo hanno mandato a casa.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/20/con-la-scissione-lammucchiata-va-verso-destra/6107737/

Mattarella, preservare nostro sistema sanitario e investire. -

Sta fronteggiando prova senza precedenti.

"Il nostro sistema sanitario nazionale, pur tra le tante difficoltà, sta fronteggiando una prova senza precedenti e si dimostra più che mai un patrimonio da preservare e su cui investire, a tutela dell'intera collettività. Per queste ragioni rivolgo, a nome di tutti gli Italiani, un saluto riconoscente a tutto il personale sanitario ed esprimo commossa vicinanza ai familiari dei caduti per la salvaguardia della salute di tutti noi". E' il messaggio inviato di Sergio Mattarella, al Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli nella prima Giornata Nazionale del personale sanitario.

Nel messaggio di Sergio Mattarella, al Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli nella prima Giornata Nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato, il Capo dello Stato afferma che questa è "importante occasione per rinnovare la più profonda riconoscenza del Paese verso tutti coloro che con professionalità e abnegazione si sono trovati, e tuttora si trovano, in prima linea nel fronteggiare l'emergenza pandemica che, a distanza di poco più di un anno dalla sua comparsa, ancora ci affligge".

"Fin dall'inizio della diffusione del virus, il personale sanitario si è dimostrato all'altezza di una minaccia di così vasta portata, impegnandosi al meglio, con tutti gli strumenti a disposizione, al fine di evitare che l'epidemia precipitasse in una catastrofe irreversibile.

È stato un impegno contrassegnato da difficoltà e sofferenze: moltissimi operatori hanno contratto il virus e tante sono le vittime che abbiamo dovuto piangere tra medici e infermieri. Soprattutto a loro va dedicata questa Giornata", si legge nel messaggio. 

"Il prolungarsi della pandemia produce drammatiche conseguenze, segnando di dolori e lutti le nostre comunità e innescando una crisi economica e sociale di grave portata. Antichi squilibri sono aumentati, nuove fratture si sono prodotte. E' necessaria un'azione coraggiosa per ricucire quel che si è lacerato e per rinnovare ciò che è utile a costruire un domani migliore", ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio al Presidente Nazionale delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI) in occasione del congresso. "Insieme alle istituzioni, tutti i corpi intermedi e il terzo settore, espressione della società civile, sono chiamati a partecipare alla sfida di una vera e propria rinascita, che ponga la dignità della persona e l'affermazione dell'eguaglianza dei diritti e delle opportunità al centro delle iniziative, come detta la Costituzione Repubblicana. Per assicurare prospettive di un futuro positivo alle generazioni più giovani", dice il Capo dello Stato. "In questo tempo, così difficile, di fronte alle emergenze causate dalla pandemia, è motivo di apprezzamento il loro impegno all'educazione civica, per rafforzare le reti di solidarietà, per ampliare la partecipazione democratica, per ridurre le diseguaglianze sociali", afferma Mattarella nel messaggio alle Acli. "Nelle difficoltà abbiamo riscoperto la capacità di resilienza della nostra gente, il senso del dovere di molti, la solidarietà e la gratuita azione volontaria a favore di chi ha più bisogno, il valore delle reti associative", sottolinea il Capo dello Stato.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/02/20/mattarella-preservare-nostro-sistema-sanitario-e-investire_b4e37449-83fa-48b5-8ecf-c983ac80eda0.html

Perché è caduto Conte? - Marco Travaglio

 

Dopo due giorni di travolgente emozione, commozione, brividi e pelle d’oca per i Grandi Discorsi di Draghi tra Senato e Camera, sobriamente celebrati dalla maggioranza politico-mediatica modello Pyongyang come il ritorno di Demostene e Cicerone fusi insieme, è finalmente chiaro ciò che il governo farà di buono e giusto (tutto) e di cattivo e sbagliato (niente). Un solo interrogativo resta inevaso: perché è caduto il governo Conte-2? Breve catalogo di opzioni.

Incapace. Conte era un premier incapace con ministri scappati di casa provenienti da partiti incompetenti ed è stato travolto dal “fallimento della politica” e dalla “crisi di sistema”? Draghi governa coi partiti incompetenti che appoggiavano Conte (più Lega, FI ecc.) e con 9 dei suoi ministri più 2 tecnici (Bianchi e Colao) che operavano con lui. Poi ci sono Brunetta, Gelmini, Giorgetti&C.

Recovery Plan. Conte aveva fallito sul piano, scritto coi piedi, in perenne ritardo e con una governance accentrata fra Mef, Mise e Affari Ue tipica dei dittatori, roba da cestinare e rifare da capo? Draghi dichiara al Senato che “il precedente governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma”, “finora costruito in base a obiettivi di alto livello” che ora “dobbiamo approfondire e completare, ma “le missioni del Programma resteranno quelle enunciate nei documenti del governo uscente”. Resta da fare ciò che due mesi di crisi impedirono a Conte di fare: “rafforzarlo per gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano”. E la governance? Draghi l’accentra al Mef, molto più dell’accentratore Conte.

Pandemia. Conte ha fallito sulla gestione della pandemia, con le arlecchinesche Regioni a colori, le troppe chiusure, i ritardi sui vaccini, i disastri di Speranza, Arcuri e Cts? Draghi dichiara al Senato: “Ringrazio il mio predecessore Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia”. Conferma Speranza, il Cts e probabilmente Arcuri. E sui vaccini – salvo che riesca a fabbricarli in proprio – attende anche lui notizie dalla Commissione europea, quella dei competenti che si son fatti fregare dalle case farmaceutiche con contratti suicidi.

Prescrizione. Conte ha fallito perché non voleva cancellare la blocca-prescrizione di Bonafede? Draghi non la nomina, la Cartabia la rinvia a data da destinarsi e gli emendamenti contrari vengono ritirati da FI, Iv, Azione e +Europa che fino all’altroieri li ritenevano urgentissimi e decisivi.

Giustizia. Conte, presentando al Senato il suo secondo governo, annunciò “una riforma della giustizia civile, penale e tributaria, anche attraverso una drastica riduzione dei tempi”.

E si dilungò sulla lotta alla mafia. Draghi promette di “aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile”; di penale e di mafia non parla, se non in replica; e aggiunge che la giustizia deve rispettare “garanzie e principi costituzionali che richiedono a un tempo un processo giusto e di durata ragionevole”. Ovvietà copiate dall’art. 111 della Costituzione e dai discorsi degli ultimi 30-40 predecessori. Per sua fortuna la relazione Bonafede, su cui è caduto il Conte-2, già prevede 16 mila nuovi assunti nei tribunali con 2,8 miliardi del Recovery.

Carceri. Conte non fece nulla contro il sovraffollamento delle carceri, Draghi sermoneggia fra le standing ovation sulle “carceri, spesso sovraffollate” e su chi ci vive “esposto al rischio della paura del contagio e particolarmente colpito dalle misure contro la diffusione del virus”. Ma il rischio Covid è molto più alto fuori che dentro (in un anno 12 morti in carcere su 100mila detenuti passati per le celle, contro i 95.223 morti fuori su 60 milioni: 0,00012% contro 0,00015); e Bonafede nell’anno del Covid ha ridotto l’affollamento dai 61mila presenti a marzo ai 52.515 di oggi.

Mes. Gli incompetenti Conte e Gualtieri, per compiacere la follia dei 5S, rifiutavano i 36 miliardi del Mes? Il competentissimo Draghi manco lo cita e chi lo invocava un giorno sì e l’altro pure – FI, Iv&giornaloni – ha improvvisamente deciso che non serve più.

Ponte sullo Stretto. Vedi Mes, una prece.

Scuola. Conte ha fallito sulla scuola per colpa dell’incompetente Azzolina? Draghi nomina ministro Bianchi (già capo della task force dell’Azzolina); promette di “tornare rapidamente a un orario scolastico normale” (difficile, con l’aumento dei contagi con varianti Covid) e di “recuperare le ore di didattica in presenza perse” con le scuole aperte fino a giugno. Ma questo l’aveva già detto la Azzolina che, dopo aver garantito in piena pandemia un numero di ore in presenza superiore alla media Ue (dati Unesco), vede elogiare la Dad da lei inventata un anno fa come “notevole e rapida” nella kermesse mondiale Google Education, in corso negli Usa.

Ambiente. Conte non era abbastanza ambientalista? Draghi ha dato fondo a tutti gli slogan sul tema. Conte già nel settembre 2019 parlò di “transizione ecologica”, “riconversione energetica, fonti rinnovabili, biodiversità dei mari, dissesto idrogeologico, economia circolare” e stop alle trivelle. E disse le stesse cose che avrebbe detto Draghi 17 mesi dopo anche su fisco, pagamenti elettronici, Sud, atlantismo, europeismo, ricerca, Pa, digitalizzazione e migranti. Quindi il giallo del premiericidio senza movente rimane irrisolto: perché è caduto il governo Conte?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/20/perche-e-caduto-conte/6107700/