mercoledì 26 maggio 2021

Vi serve un disegnino? - Marco Travaglio

 

C’è chi le cose le intuisce subito, chi dopo un po’ e chi mai. Eppure non era difficile capire perché Conte non doveva gestire i soldi del Recovery Fund che lui stesso (non la Von der Leyen o la Merkel, come raccontava l’altroieri a Ottoemezzo quel furbacchione di Bernabè, insieme a varie balle sui vaccini) aveva portato a casa il 21 luglio: perché il suo governo non obbediva a Confindustria e agli altri padroni del vapore, tutti puntualmente tornati a trafficare dopo la sua caduta, ben nascosti dietro il supercurriculum di SuperMario. Il bello è che molti continuano a non capirlo neppure ora che i Migliori hanno gettato la maschera. Non basta nemmeno che si parli di Paolo Scaroni – che nel ’96 patteggiò 16 mesi per le tangenti Techint al Psi in cambio di appalti Enel – alle Fs al posto dell’incensurato Battisti. Né che sia sufficiente un titolo del Sole 24 Ore contro il ministro Orlando – accusato di “inganno” per la proroga del blocco dei licenziamenti, annunciata in conferenza stampa con Draghi – per indurre il governo all’immediata retromarcia al fine di non contrariare troppo il padrone delle ferriere Carlo Bonomi, che si crede pure il padrone del governo e in effetti lo è.

Questo curioso esemplare di imprenditore senza impresa (non ne ha neppure una) si permette di accusare di “imboscata” il ministro del Lavoro senza che nessuno – tipo il premier – lo rimetta al posto suo. Silenzio di tomba, a parte la solidarietà a Orlando da un frammento del suo partito e da Patuanelli e le proteste dei tre leader sindacali (bentornati sulla terraferma: due mesi fa erano tutti a cena chez Brunetta, ora è arrivato il dessert). Cosa deve ancora accadere perché i giallorosa prendano atto di far parte non di un governo di unità nazionale, ma di centrodestra, dove comanda la minoranza Lega-Forza Italia Viva e la maggioranza M5S-Pd-Leu si limita a metterci i voti? Oggi, se tutto va bene, la Commissione di Indecenza del Senato, che ha già restituito il vitalizio ai ladri, lo ridarà anche agli ex senatori, per ribadire la prima legge della Restaurazione: la legge è uguale per gli altri. Nel 1993, per 4 autorizzazioni a procedere su 5 contro Craxi negate dalla Camera al pool di Milano, il Pds ritirò i suoi ministri dal neonato governo Ciampi. Non perché il voto della Camera fosse colpa del governo, ma perché Occhetto e persino Rutelli ritennero che allearsi con partiti che calpestavano il principio di eguaglianza fosse complicità. Ci pensino, 5Stelle, Pd e Leu, se oggi i loro alleati forzaleghisti compieranno l’ennesimo scempio sui vitalizi. Nel ’93 il governo Ciampi stava in piedi anche senza il Pds, mentre il governo Draghi senza i giallorosa va a casa: quando si ricorderanno di essere la maggioranza, sarà sempre troppo tardi.

IlFQ

Ruby ter, no allo stralcio di Berlusconi a Milano. La pm: “Patologie neurologiche, verificare se può stare in giudizio”

 

La procuratrice aggiunta Siciliano in aula: "Le sue condizioni sono il segreto di Pulcinella". Sia l'accusa che la difesa avevano chiesto di separare la posizione, ma il collegio presieduto da Marco Tremolada ha deciso nel senso opposto. Saltano quattro udienze, si ricomincia l'8 settembre.

Stralciato a Roma il martedì, non a Milano il mercoledì. Il Tribunale del capoluogo lombardo ha respinto le istanze di accusa e difesa che chiedevano di separare la posizione di Silvio Berlusconi da quella degli altri 28 imputati per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza nel filone milanese del processo Ruby ter. “Tutte le parti concordano sulla sussistenza del legittimo impedimento per ragioni di salute, stimato come temporaneo e di durata non superiore a 90 giorni”, recita l’ordinanza. Il procedimento è stato aggiornato per tutti all’8 settembre prossimo, “saltando” quattro udienze che avrebbero dovuto tenersi fino a luglio. La decisione è opposta a quella assunta nemmeno un giorno prima dai giudici di Roma, i quali – per quanto riguarda la propria tranche – hanno considerato Berlusconi “assolutamente impedito a comparire”.

Intervenendo in aula a Milano, la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano ha addirittura sollevato dubbi sulla capacità dell’ex premier di stare in giudizio, citando tre diverse consulenze prodotte dalla difesa sulle sue patologie, di cui – oltre a quella relativa agli strascichi del Covid – “una è psicologica e un’altra è psichiatrica-neurologica“. “Ritengo – ha detto – che emerga un quadro che merita particolare attenzione e mi domando sin da ora se non sia necessaria una valutazione in termini di accertamento, anche peritale, della capacità del dottor Berlusconi di partecipare al dibattimento. Le sue condizioni di salute sono un segreto di Pulcinella e non devono essere ammantate di eccessiva riservatezza, ma depositate agli atti e accessibili alle parti”.

Il presidente del collegio, Marco Tremolada, ha chiarito che la Procura potrà chiedere di disporre una perizia in questo senso alla prossima udienza, cosa che Siciliano ha anticipato di voler fare. Il giudice si è poi detto “ottimista” sul fatto che il processo possa effettivamente riprendere a settembre. Ai cronisti che gli hanno chiesto se il quadro delle condizioni di salute del suo assistito fosse “serio”, il difensore di Berlusconi, Federico Cecconi, ha risposto di sì. Lui stesso ha depositato un nuovo parere medico-legale che risale a domenica scorsa. Alla richiesta di approfondire i riferimenti alle patologie neurologiche e psichiatriche fatti in aula, il legale ha risposto: “Non faccio commenti su questo, ha parlato il pm”.

IlFQ

Smart working, esteso il bonus da 516 euro per l’«ufficio» in casa. - Giovanna Mancini

 

Tra gli emendamenti al Decreto sostegni c’è la proroga a tutto il 2021 dell’aumento a 516,46 euro destinati ai cosiddetti «fringe benefits», lo strumento che consente ai datori di lavoro di cedere ai propri dipendenti un importo da spendere in beni e servizi.

Dal Decreto sostegni approvato la scorsa settimana potrebbe arrivare una spinta alla ripresa dei produttori di mobili per ufficio, uno dei settori più colpiti all’interno della filiera del legno-arredo, a causa non solo della crisi innescata dalla pandemia, ma soprattutto dall’ampio ricorso allo smartworking da parte delle aziende in tutto il mondo, che ha frenato gli investimenti nel mondo degli uffici.

Tra gli emendamenti approvati dal Parlamento c’è infatti la proroga a tutto il 2021 dell’aumento a 516,46 euro destinati ai cosiddetti «fringe benefits», ovvero lo strumento di welfare aziendale che consente ai datori di lavoro di cedere ai propri lavoratori un importo da spendere in beni e servizi. Il raddoppio del plafond (da 258,23 a 516,43 euro) introdotto dal Decreto agosto è una leva importante per spingere i consumi in un momento di crisi, e potrebbe rivelarsi fondamentale per il mondo dell’arredo da ufficio, perché tra i beni acquistabili, tramite le apposite piattaforme, sono compresi anche sedute ergonomiche, scrivanie e prodotti di illuminazione specifici per lavorare in modo adeguato (in termini di salute e sicurezza) anche da casa.

Bonus raddoppiato.

«Questa misura esisteva già, ma erano in pochi a conoscerla, soprattutto tra le aziende più piccole – osserva il presidente di Assufficio, Gianfranco Marinelli –. Inoltre, il precedente plafond era insufficiente per allestire in casa una postazione di lavoro consona ai criteri di ergonomia e salubrità». Il raddoppio della cifra a disposizione (sebbene inferiore ai 1.000 euro richiesti da FederlegnoArredo) dovrebbe favorire l’inserimento nel “paniere” dei beni acquistati anche gli strumenti necessari a svolgere correttamente il lavoro da remoto.

«L’entità dell’importo non consentirà grandi spese, ma è sufficiente all’acquisto di una seduta ergonomica, l’elemento più importante per chi lavora da casa, assieme a una piccola scrivania regolabile in altezza», precisa Marinelli».

Ora si tratta però di far conoscere meglio questa possibilità che, da agosto a oggi, è stata poco sfruttata per i mobili: il bonus è stato infatti speso soprattutto per prodotti tecnologici per la didattica a distanza, dispositivi di protezione individuale e prodotti per l’igiene e la pulizia.

Le aziende si organizzano.

Le aziende produttrici di arredi e sistemi per ufficio si stanno attrezzando in questo senso: «Stiamo sensibilizzando i nostri associati, perché si adoperino a individuare prodotti che possano essere oggetto di spesa per i dipendenti, oppure a creare dei prodotti ad hoc – spiega il presidente di Assufficio –. Penso in particolare a sedute e scrivanie adatte a entrare in appartamenti che, in media, non sono molto grandi, perciò dovranno essere di dimensioni ridotte, al massimo 70-75 centimetri per 55-60 e possibilmente elevabili in altezza». Si tratterà di avviare una importante campagna di comunicazione e informazione relativa a questa norma, sia tra i datori di lavoro, sia tra i dipendenti. L’auspicio è che la norma, ma anche l’aumento del plafond, vengano estesi anche nel 2022.

Il vantaggio per le imprese e i lavoratori è evidente. Ma anche per lo Stato: un recente studio Ambrosetti stima che, mantenendo la soglia di esenzione a 516 euro, si metterebbe in moto, potenzialmente, 1,6 miliardi di euro di consumi nel Paese, con un incremento complessivo di 794 milioni di euro (251,5 euro pro-capite). Se il plafond venisse innalzato a 1.000 euro, i consumi raggiungerebbero la cifra di 1,88 miliardi (337,2 euro pro-capite). Ovviamente, la stima è sulla spesa complessiva, non solo per quella potenzialmente indirizzata a postazioni per lo smartworking.

Come ottenere il bonus.

Questo tipo di benefit, come detto, esiste da tempo e dallo scorso agosto ne è stato aumentato il plafond. Eppure, a oggi pochissime aziende hanno utilizzato questa possibilità, per questioni soprattutto di scarsa informazione, come spiegano dall’ufficio tecnico di FederlegnoArredo. Dall’altra parte, poche aziende produttrici si sono attrezzate per stringere convenzioni con le piattaforme di welfare in modo da inserirvi i propri prodotti. Ora che il bonus è stato prorogato, ed è stata prorogato anche l’aumento del plafond, c’è il tempo per organizzarsi: i dipendenti interessati devono rivolgersi alle proprie aziende perché, a loro volta, concordino con le società di welfare aziendale l’inserimento di arredi ergonomici nel ventaglio di possibili utilizzi dei fringe benefits.

Un ottimo segnale.

Ma per i produttori di arredi per l’ufficio (oltre 300 aziende in Italia e 6mila dipendenti) è un ottimo segnale: «Siamo convinti che sarà d’aiuto – conferma Marinelli –. Il nostro settore è uscito un po’ malconcio dal 2020, a differenza di altri comparti del legno-arredo, che hanno invece contenuto le perdite e quest’anno registrano segnali di ripresa». L’anno scorso il settore ufficio ha chiuso con un fatturato in calo del 20%, poco sopra il miliardo di euro, con un calo superiore sul mercato interno (-22,2%) rispetto a quelli esteri (-17,5%), che incidono per il 47% sui ricavi complessivi. «Nel 2021 non ci aspettiamo ancora un recupero, ma speriamo almeno che la situazione si stabilizzi – aggiunge il presidente –. Il futuro degli uffici è molto incerto. Tuttavia, anche se diminuiranno gli spazi destinati alle sedi delle aziende, credo che questo calo potrà essere compensato da nuovi fenomeni, come appunto quello dello smartworking, e anche del coworking. Il mondo del lavoro è cambiato ed è chiaro che anche quello delle attrezzature per il lavoro debba cambiare».

IlSole24Ore

Strage funivia Stresa-Mottarone: tre le persone fermate, anche il gestore. I tre fermati hanno ammesso.

 

Hanno "ammesso" le tre persone fermate nella notte per l'incidente alla funivia del Mottarone. Lo afferma il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani.

"Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso", dice l'ufficiale dell'Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su Rai Tre. "C'erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la 'forchetta', che impedisce al freno d'emergenza di entrare in funzione".

La svolta è arrivata quasi all'alba, dopo una notte di interrogatori serrati e, a tratti, anche tesi e drammatici. A tre giorni dalla tragedia del Mottarone, il crollo della cabina della funivia in cui sono morte quattordici persone, tra cui due bimbi, ci sono tre fermati. Si tratta di Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l'impianto, la Ferrovie Mottarone srl, il direttore e il capo operativo del servizio. A disporre il fermo è stato il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il pm Laura Carrera coordinano le indagini dei carabinieri, in seguito all'analisi della cabina precipitata e agli interrogatori. Un confronto di oltre dodici ore con dipendenti e tecnici dell'impianto convocati nella caserma dell'Arma, a Stresa, dal pomeriggio di ieri. Persone informate sui fatti, in un primo momento, ma già ieri sera, con l'arrivo dei primi avvocati, è stato chiaro che la posizione di alcuni di loro era cambiata. Dopo mezzanotte è arrivato anche Nerini, raggiunto in seguito anche dal suo difensore, l'avvocato Pasquale Pantano.

Nei confronti dei tre fermati, per i quali la procura di Verbania chiederà nelle prossime ore la convalida del fermo e la misura cautelare, è stato raccolto quello che il procuratore Olimpia Bossi definisce "un quadro fortemente indiziario". L'analisi dei reperti ha infatti permesso di accertare che "la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso".

Per gli inquirenti, il 'forchettone', ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane, non è stato rimosso. Un "gesto materialmente consapevole", per "evitare disservizi e blocchi della funivia", che da quando aveva ripreso servizio, presentava "anomalie".

Entrata in funzione da circa un mese, dopo lo stop a causa della pandemia, la funivia del Mottarone "era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi", precisa il procuratore Olimpia Bossi. Interventi tecnici, per rimediare ai disservizi, erano stati "richiesti ed effettuati", uno il 3 maggio, ma "non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare". Così, "nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l'esito fatale", sottolinea il magistrato, che parla di "uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti svolti".

Le indagini non sono finite. E non solo perché, con l'intervento dei tecnici, sarà necessario confermare quanto emerso dai primi accertamenti. La procura di Verbania intende infatti "valutare eventuali posizioni di altre persone". "Si è tutto accelerato nel corso del pomeriggio e di questa notte - conclude il procuratore lasciando la caserma -. Nelle prossime ore cercheremo di verificare, con riscontri di carattere più specifico, quello che ci è stato riferito", conclude parlando di "un quadro fortemente indiziario" nei confronti dei fermati. Persone che avevano, "dal punto di vista giuridico ed economico, la possibilità di intervenire. Coloro che prendevano le decisioni". E che, secondo gli sviluppi dell'inchiesta, non l'hanno fatto.

Il Papa esprime "grande dolore" per il "drammatico incidente" della funivia Stresa-Mottarone ed esprime ai familiari delle vittime "vicinanza e sentito cordoglio". "Pensando con commozione a tante vite tragicamente spezzate mentre erano immerse nella meraviglia del creato, assicura la preghiera per quanti sono scomparsi, per chi li piange e per il piccolo Eitan, la cui delicata vicenda segue con trepidazione". Così in un telegramma al vescovo di Novara. Il Papa "partecipa in modo particolare all'afflizione della comunità locale e della diocesi di Novara, e si stringe all'amato popolo italiano, sgomento per la grave tragedia".

Un operatore tv è morto per un malore nella zona del Mottarone, dove domenica è precipitata una cabina della funivia causando la morte di quattordici persone. L'uomo, che in un primo momento si pensava fosse un tecnico, si era avventurato sui sentieri che portano alla cima della montagna. I tentativi di rianimarlo - informa il 118 - si sono rivelati in utili. Secondo le prime informazioni si tratta di un uomo sulla cinquantina; il nome e la testata per cui lavorava non sono ancora noti.  

"E' un momento triste per la nostra Regione, domenica era il giorno della ripartenza, l'occasione per riassaporare il primo scampolo di vita normale. Il destino lo ha fatto coincidere con una tragedia immane". Così il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, ha parlato nell'Aula del Consiglio regionale, che ha osservato un minuto di silenzio per le vittime del Mottarone. "In attesa che si chiarisca la verità, che dovrà essere chiarita con tutti i mezzi - ha aggiunto - apprezziamo che la Procura abbia subito aperto una inchiesta e che il ministro dei Trasporti abbia istituito una commissione di indagine: la verità dovrà emergere".

Modificato il percorso del Giro d'Italia. "La direzione del 104/o Giro d'Italia di ciclismo - a seguito dei tragici eventi di domenica scorsa, che hanno coinvolto la funivia del Mottarone - e di concerto con il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, la Regione Piemonte e le altre istituzioni interessate, ha deciso di modificare il percorso della 19/a tappa della corsa rosa, in programma venerdì". Lo apprende l'ANSA. "Il nuovo percorso sarà di 166 km e la partenza verrà data da Abbiategrasso alle 12,35. L'arrivo è previsto sempre tra le 17 e le 17,30.

La prognosi resta riservata e per ora non viene sciolta, ma è iniziato il processo di risveglio di Eitan, il bambino di 5 anni unico sopravvissuto nella strage della funivia del Mottarone, ricoverato all'ospedale infantile Regina Margherita. Il bimbo è stabile ed ha passato una notte tranquilla, c'è ottimismo tra i medici. Per questo, spiega li direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle, "l'equipe del dottor Ivani ha iniziato l'iter per il risveglio che consiste nel ridurre i dosaggi dei farmaci che lo stanno tenendo in coma farmacologico. Nelle prossime ore ci sarà una riduzione sempre più graduale".

Cavo tranciato e mancato funzionamento del sistema frenante di sicurezza. Sono questi i due punti cardine dell'indagine aperta  dalla Procura di Verbania per accertare le cause della tragedia della funivia del Mottarone in cui domenica hanno perso la vita 14 persone, tra cui due bambini di due e cinque anni. Unico sopravvissuto il fratellino di quest'ultimo, ora ricoverato in gravissime condizioni all'ospedale Regina Margherita di Torino.
  Il giorno dopo il terribile incidente, che ha distrutto cinque famiglie, il procuratore della repubblica Olimpia Bossi, che sarà affiancata dal pm Laura Carrera, ha aperto formalmente un fascicolo per omicidio colposo plurimo, disastro colposo con messa in pericolo della sicurezza dei trasporti e lesioni gravissime. E nelle prossime ore, non appena il quadro delle società e degli enti coinvolti nella gestione e manutenzione dell'impianto sarà preciso, si procederà alle iscrizioni nel registro degli indagati. Un atto dovuto come primo passo di una inchiesta tecnica, necessario per poi procedere con una consulenza che avverrà con la forma dell'accertamento irripetibile. L'incarico verrà affidato "a esperti in trasporti a fune, ingegneri altamente specializzati - spiega il procuratore Bossi - del Politecnico di Torino". Accertamento a cui anche gli esperti nominati dagli indagati potranno partecipare.
  Al momento, gli inquirenti e i carabinieri, impegnati per raccogliere le prove nell'area dov'è avvenuto il distacco della cabina della funivia, oltre ad aver sentito una serie di testimoni, stanno ricostruendo società, competenze e ruoli: ci sono Ferrovie del Mottarone srl per la gestione, la Leitner di Vipiteno per la manutenzione, una società di Gallarate incaricata della revisione annuale con tanto di legali rappresentanti e, per lo meno, i responsabili della sicurezza. Un nodo da sciogliere è chi sia l'attuale proprietario della funivia. "Era della Regione Piemonte - ha precisato il magistrato - e ora dovrebbe essere il Comune di Stresa, ma non si sa se è avvenuto il passaggio di proprietà". Passaggio che , ha assicurato in serata il sindaco del comune Marcella Severino, non "è ancora completato, per cui la proprietà è ancora regionale".
  Potrebbe dunque essere questione di ore il passaggio dell'inchiesta da ignoti a noti. "Sarà una indagine tecnica e documentale e non sarà lampo - ha proseguito - preferiamo muoverci con cautela". L'ultima revisione dei cavi è del novembre 2020 e il 3 maggio scorso, come ha affermato in una nota la Leitner, sono stati effettuati "manutenzione e controllo delle centraline idrauliche di frenatura dei veicoli"; non sarà dunque facile capire perché la fune d'acciaio trainante si è spezzata e il freno a ganasce non si è attivato.
  Per questo verranno esaminati i documenti sequestrati presso la società Ferrovie Mottarone, compresi i report relativi alla revisione, che per legge vanno trasmessi a un ufficio periferico del Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture. Verranno inoltre analizzati i filmanti delle telecamere di sorveglianza, sequestrate anch'esse con l'intero impianto, che riprendono arrivo e partenza della teleferica. Non solo quelli della giornata di domenica, ma anche quelli precedenti, per capire se emergano eventuali anomalie.
  Intanto Leitner ha fatto sapere di essere a disposizione della magistratura, precisando che "i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento d'esercizio e dal manuale di uso e manutenzione sono in carico al gestore". E nell'elenco dell'attività svolta negli ultimi mesi "secondo le prescrizioni della normativa vigente, sulla base del contratto di manutenzione sottoscritto con la società di gestione Ferrovie del Mottarone", c'è anche quello di tre settimane fa sulle centraline idrauliche di frenatura di quella cabina che è schiantata al suolo le cui lamiere sono il simbolo di questa tragedia.  

"Non si può morire portando la famiglia in un posto tranquillo, o cadere da un ponte, le condoglianze della politica mi fanno solamente più rabbia, perché la responsabilità di queste tragedie è la loro". Sono le parole all'ANSA di Corrado Guzzetti, ristoratore di Vedano Olona (Varese), ex cognato di Vittorio Zurloni, il 55enne morto nella tragedia del Mottarone insieme alla compagna Elisabetta Personini, 37 anni, e al loro bimbo Mattia di 5 anni, ad appena un mese dal loro matrimonio. 

ANSA

martedì 25 maggio 2021

La vignetta di Vauro su: "il Fatto Quotidiano" di oggi

 



C’è un’aria. - Marco Travaglio

 

In quest’arietta da regimetto, non nuova, peraltro, nel Paese con l’intellighenzia più serva del mondo, sta passando l’idea che i partiti debbano stare a cuccia e lasciar fare tutto a Draghi, il nostro Ronaldo (che peraltro ha appena trascinato la Juve al minimo storico del decennio). Ogni proposta è bollata come un fastidioso disturbo al Manovratore, ogni protesta come un sabotaggio delle magnifiche sorti e progressive dei Migliori e dai giornaloni si levano moniti contro i partiti che “piantano bandierine”. Prima che la sindrome di Stoccolma renda le forze politiche ancor più paralizzate e afasiche di quanto già non siano, è il caso di ricordare a lorsignori alcuni fondamentali della democrazia parlamentare: Draghi e i suoi tre o quattro “tecnici” non hanno mai preso un voto, diversamente dai partiti. E alle prossime elezioni, verosimilmente, Draghi siederà sul Colle o su qualche altra poltrona oppure a casa, mentre a chiedere i voti agli elettori saranno i partiti. Il governo esiste in quanto e finché il Parlamento gli dà la fiducia. Ciascun partito è liberissimo di votarla o di negarla in base a quello che il governo fa. E non c’è “Europa”, o suo improvvisato portavoce, che possa dire ai rappresentanti del popolo cosa devono fare.

Semmai è Draghi che dovrebbe pensarci mille volte prima di mettere le mani sulla Rai e sulle altre partecipate di Stato senza consultarli. Quanto ai miliardi del Recovery, peraltro procacciati dal governo precedente, arriveranno in base al Piano presentato alla Ue (per il 95% copiato da quello di Conte e per il 5% modificato in peggio) e alle riforme promesse su giustizia, lavoro, ambiente, burocrazia. Ma non le decide l’Europa e nemmeno il governo: le decide il Parlamento, libero di votarle o bocciarle o modificarle in base ai programmi e alle aspettative degli elettori dei vari partiti. Se i 5Stelle vogliono il salario minimo e il sorteggio dei togati del Csm e non vogliono la prescrizione, la separazione delle carriere, l’azione penale discrezionale, l’abolizione del codice degli appalti e altre deregulation foriere di stragi tipo Morandi e Mottarone, nessuno può obbligarli a votare l’opposto in nome di presunte urgenze europee o esigenze di unità nazionale. Lo stesso vale per Pd e Lega&FI sulla tassa di successione. I partiti non solo possono, ma devono “piantare bandierine”, cioè combattere le battaglie promesse agli elettori, anche a costo di disturbare i manovratori senza elettori. Se troveranno buoni compromessi per le famose “riforme”, bene. Sennò si saluteranno, manderanno Draghi al Quirinale o dove vuole lui, e torneremo a votare per chi pare a noi. Non alla fantomatica “Europa”, che fra l’altro non ha fra i suoi compiti quello di insegnarci a votare.

IlFQ

Covid-19 meno grave grazie ai vaccini: ora la sfida è bloccare il virus. - di M.T. Island

 

Non è tutto finito, non dobbiamo commettere lo stesso errore della scorsa estate. I vaccini stanno mettendo in protezione gli over 60, dove si concentrava la maggioranza dei casi gravi e dei decessi, ma resta molta strada da fare. Il secondo obiettivo da centrare è la riduzione della circolazione del virus in tutta la popolazione: e non sarà facile, come dimostra il caso inglese dove i contagi, nonostante le vaccinazioni, si sono di fatto stabilizzati da oltre un mese. Alcuni dei risultati finora raggiunti possono essere valutati con una doppia chiave di lettura, positiva o negativa, a seconda di quale punto di riferimento si voglia utilizzare: il picco delle fasi epidemiche, oppure l’obiettivo ideale da raggiungere per mettere la Covid-19 davvero sotto controllo. Insomma, le cose vanno meglio, anzi molto meglio rispetto al passato. Ma sarebbe un errore imperdonabile affidarsi solo ai vaccini, trascurando le altre misure che restano indispensabili per arrivare all'obiettivo finale: tornare a una vita davvero normale, senza colori o limitazioni di sorta.

La fase attuale dell'epidemia.

Iniziamo come sempre la nostra analisi facendo il punto sulla situazione della Covid-19 in Italia. Utilizzeremo i dati dell'ultima settimana epidemiologica completa (15-21 maggio) per assorbire le oscillazioni giornaliere che spesso dipendono da fattori che si ripetono ciclicamente: per esempio il calo dei test e di conseguenza dei positivi rilevati durante i weekend. A livello nazionale i nuovi casi sono stati 36.754, con un calo di 17.244 unità (-31,9%) rispetto ai 53.998 del periodo precedente (8-14 maggio). La media giornaliera dei positivi rilevati scende da 7.714 a 5.250, e si avvicina sensibilmente al valore soglia indicato dall'Istituto superiore di Sanità (4.311, ovvero 50 casi alla settimana per 100.000 abitanti) come punto di svolta per la ripresa in piena efficienza delle attività di tracciamento sul territorio. Si tratta del primo obiettivo da centrare senza indugi, perché un'epidemia viene messa sotto controllo solo quando il contact tracing riesce a gestire il numero dei casi rilevati: ovvero quando, oltre a rilevare il maggior numero possibile di individui infettati, riesce a ricostruire i contatti (e possibilmente i contatti dei contatti) isolandoli per il necessario periodo di osservazione (per la Covid-19 due settimane). Che si stia avvicinando questo importante traguardo è testimoniato anche dall'ultimo Report esteso dell'Iss, che rileva come nell'ultima settimana il 33,7% dei positivi sia stato rilevato grazie alle attività di contact tracing, superando il 31,2% dei positivi individuati e testati perché sintomatici. Questa inversione dei valori si verifica dopo mesi nei quali si osservava una chiara prevalenza dei test eseguiti sui soggetti con sintomi: una condizione che riflette non solo l'alta circolazione del virus sul territorio, ma anche l’impossibilità di avere un approccio mirato al tracciamento dei contatti. Quando invece prevalgono le positività riscontrate grazie al contact tracing significa che la rete di sorveglianza può lavorare al meglio, individuando i soggetti infettati e impedendo al virus di sfruttare il classico effetto moltiplicatore riflesso da valori crescenti di Rt. Tornando ai dati dell'ultima settimana epidemiologica è anche importante rilevare come stia scendendo in modo consistente il numero dei nuovi ingressi in terapia intensiva: 468 tra il 15 e il 21 maggio, con un calo del 29,5% dai 664 della settimana precedente, ma soprattutto del 75,2% rispetto al massimo di 1.892 registrato nella settimana epidemiologica 13-19 marzo, nel corso della terza fase espansiva del contagio. I dati inducono a un attento, se non cauto, ottimismo anche se valutati a livello regionale. In particolare considerando le Regioni che abbiamo monitorato in modo costante negli ultimi mesi in quanto “motore” principale della fase di crescita delle infezioni: sempre nel periodo 15-21 maggio in Lombardia, della quale occorre valutare i numeri considerando che rappresenta da sola un sesto della popolazione italiana, i nuovi casi sono stati 6.009, in calo del 25,2% sugli 8.035 della settimana precedente; in Campania 5.001 (-37,9% da 8.055); in Veneto 1.999 (-34,0% da 3.031) e in Emilia Romagna 2.859 (-30,7% da 4.130). Oltre ai valori assoluti, che non permettono una valutazione comparata tra aree geografiche diversamente popolate, è importante considerare i numeri visti in precedenza in rapporto alla popolazione residente: al primo posto si trova la Campania con 87,7 nuovi casi per 100.000 abitanti, seguita da Emilia Romagna (64,9 casi per 100.000), Lombardia (60,0) e Veneto (41,6).

Test in calo, un errore da non ripetere.

Ai dati positivi che abbiamo appena visto si accostano, purtroppo, quelli negativi sul fronte dei test eseguiti: il massimo è stato registrato nella settimana epidemiologica 10-16 aprile, con il numero record di 2.051.720 tamponi. Da lì è iniziata una fase di riduzione: dapprima moderata (-0,9% sia nella settimana 17-23 aprile, sia in quella 24-30 aprile), poi via via più consistente con il -3,0% del periodo 1-7maggio e il -4,0% di quello 8-14 maggio. Per arrivare fino al -9,9% dell'ultima settimana. Il calo cumulato, dal momento di picco, raggiunge ormai il 17,7%.La strategia di riduzione dei test eseguiti, che implica una parallela e ovvia riduzione dei positivi individuati, costituisce una fin troppo intuibile scorciatoia per ottenere (o mantenere nel tempo) gli allentamenti legati al cambio di colore e della relativa fascia di rischio. E non è per nulla nuova, come abbiamo visto alla fine dello scorso anno: quando fu propedeutica non alla soluzione del problema, ma a una ripresa del contagio che sarebbe esploso tre mesi più tardi.Attualmente la situazione è diversa, grazie alla disponibilità dei vaccini: è difficile ipotizzare una nuova ondata epidemica come quelle vissute in passato (primavera ed autunno 2021, fine inverno 2021) ma non dobbiamo dimenticare che la maggior parte della popolazione è ancora priva di protezione e costituisce un bacino importante nel quale il virus può circolare in modo efficace. Ne vedremo più avanti i possibili rischi.Un altro elemento negativo, per quanto riguarda l'esecuzione dei test, è costituito dal basso numero di tamponi molecolari: che ormai rappresentano solo il 53,9% del totale a fronte di una progressiva crescita dei tamponi rapidi. Che non solo individuano meno positivi rispetto a quelli molecolari, ma in più sono del tutto inutilizzabili per il sequenziamento del materiale virale e il riconoscimento delle varianti.Per capire il rischio collegato a questa diminuzione dei test usiamo volutamente un parallelo con il Regno Unito, che entra spesso nei confronti per quanto riguarda gli allentamenti e la ripresa delle attività, molto meno in quelli sulle misure adottate per fronteggiare l'epidemia. Se utilizziamo i rispettivi dati aggregati, con i dati disponibili e consolidati possiamo confrontare la nostra ultima settimana epidemiologica con quella 14-20 maggio del Regno Unito, pur tenendo conto della differenza di popolazione (peraltro non eclatante, 66 milioni contro 60 milioni in Italia). I test totali eseguiti in Uk sono stati 6.083.150 contro 1.687.084 in Italia; i tamponi molecolari 1.800.560 contro 909.550 in Italia (le medie giornaliere sono rispettivamente 257.222 e 129.935).L'effettuazione dei test durante le fasi di allentamento delle restrizioni è una delle regole fondamentali dell'epidemiologia, e segue precise logiche che proveremo a sintetizzare di seguito. Secondo l'ultimo Report esteso dell'Iss il 16,8% dei nuovi positivi, nel periodo 3-16 maggio, è stato individuato proprio grazie alle attività di screening: in pratica 1 caso su 6, dato che pone l'accento sull'importanza di mantenere il più possibile elevato il numero dei test tampone, e non di diminuirne progressivamente il numero come invece si sta verificando da qualche settimana, in coincidenza con gli allentamenti delle restrizioni.Come abbiamo visto si tratta di una situazione purtroppo già vissuta in passato, perché meno test hanno come logica ricaduta meno positivi individuati, e quindi minori restrizioni. E ignorare i positivi è la cosa peggiore che si possa fare perché restano liberi di circolare e trasmettere il contagio.Inoltre, quando si attraversa una fase di riduzione dei casi, in assenza di numeri elevati di soggetti sintomatici da testare sono proprio le attività di screening a consentire l'individuazione (magari in modo del tutto casuale) dei soggetti positivi e asintomatici, prevenendo la formazione di focolai e cluster importanti.Esattamente come accade per altri indicatori che abbiamo imparato a conoscere, anche per i test esistono curve che si esprimono in modo differente a seconda della fase epidemica: quando il numero dei casi è molto (troppo) alto prevalgono i positivi individuati perché sintomatici; quando i contagi iniziano a calare (come in questo momento) prevalgono quelli rilevati con il contact tracing; quando i valori scendono a livelli molto bassi quelli individuati grazie alle attività di screening, sulle quali bisogna spingere al massimo per ripulire il territorio da soggetti non individuabili diversamente.Per questo motivo la riduzione in corso dei test eseguiti è un non senso dal punto di vista epidemiologico: il numero dei test dovrebbe essere almeno mantenuto costante, spostando l'attenzione dalle verifiche sui soggetti con sintomi (ora in calo) alla verifica di gruppi di popolazione individuati su base statistica e in grado di restituire una visione corretta della diffusione del contagio sul territorio. Senza trascurare l'importanza di avere a disposizione, grazie ai soli test molecolari, materiale genetico virale da esaminare per l'individuazione delle varianti: meglio se costante, sistematica e giornaliera, come accade nel Regno Unito, piuttosto che affidata a flash survey come avviene in Italia restituendo al massimo un'immagine istantanea della situazione.

Obiettivi raggiunti da raggiungere.

Il primo importante traguardo è stato quasi raggiunto, con la messa in sicurezza di una larga parte della popolazione più anziana con “almeno” una dose di vaccino: mentre scriviamo il 63,6% tra i 60 e 69 anni; il 79,5% tra 70 e 79 anni; il 90,3% tra 80 e 89 anni e il 92,7% degli over 90. Buono anche il risultato ottenuto con le doppie somministrazioni, che ormai superano l'80% nella popolazione over 80. Una situazione che ha permesso di centrare un secondo obiettivo, la forte riduzione dei ricoverati, dimezzati dal 3 al 23 maggio, e un terzo con la parallela discesa dei decessi: che nell'ultima settimana hanno registrato una media giornaliera di 152, contro i 237 della prima settimana di maggio. I vaccini agiscono in questo momento proprio sui soggetti più esposti a forme gravi della Covid-19, con oltre il 96% dei decessi concentrato tra gli over 60 da inizio epidemia. Considerando però gli obiettivi da raggiungere dobbiamo guardare le due facce della medaglia: non solo quella che ci porta a essere soddisfatti per aver già vaccinato il 35,4% della popolazione generale, un dato che non sembrava alla nostra portata solo un paio di mesi fa; ma anche l'altra, quella che ci dice come il 64,6% della popolazione sia ancora da vaccinare. Includiamo in questo numero anche le persone che hanno contratto la malattia e sviluppato anticorpi per via naturale, perché non sappiamo esattamente quanto duri la protezione indotta dall'infezione (in via cautelativa si pone un limite di circa sei mesi). Allo stesso modo possiamo guardare con molta soddisfazione alla riduzione dei nuovi casi, come abbiamo visto in precedenza ormai vicini alla soglia che permette la ripresa del tracciamento; ma non possiamo dimenticare che la circolazione del virus è tutt'ora molto sostenuta. Lo vediamo chiaramente dal confronto con i dati del maggio 2020, quando l'Italia stava attraversando una fase epidemica molto simile a quella attuale fatta di allentamenti e di una rapida riduzione delle infezioni. Un anno fa (settimana epidemiologica 18-24 maggio) i nuovi positivi erano stati 4.423, con una media giornaliera di 631; in quella 15-21 maggio 2021 sono stati 36.754, con una media giornaliera di 5.250. I vantaggi innegabili del vaccino non impediscono quindi una circolazione del virus quasi 9 volte superiore a quella dello scorso anno: lasciando spazio a una ancora possibile ripresa del contagio, anche se probabilmente non a una nuova ondata epidemica come quelle vissute in passato, ma piuttosto a una crescita progressiva soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione. Motivo che dovrebbe consigliare, come del resto viene raccomandato (ma sempre meno rispettato) il mantenimento delle misure di prevenzione personali: prime fra tutte l'uso delle mascherine e il distanziamento interpersonale. Parlare di togliere le mascherine in questa fase non solo è prematuro, ma rischia di generare una percezione di eccessiva confidenza e sicurezza che potrebbe portare ad allentare ulteriormente le precauzioni quotidiane. Non dobbiamo inoltre dimenticare che più il virus circola, più si replica, più commette errori (mutazioni) nel farlo, più aumenta la probabilità che venga selezionata una variante in grado di eludere (in quel caso si spera solo parzialmente) la risposta immunitaria indotta dal vaccino. In questa fase, dove gran parte della popolazione è protetta con una singola dose, aumenta il rischio che venga selezionata proprio una variante venuta a contatto con la risposta anticorpale dei soggetti parzialmente protetti, e sopravvissuta ad essa. Ed è quindi fondamentale abbattere il più possibile il numero dei nuovi casi, riducendolo a livelli prossimi allo zero: come non siamo riusciti a fare la scorsa estate.

Il caso inglese: i nuovi positivi hanno smesso di scendere.

Che i vaccini siano una delle armi, anche se la migliore e più importante, ma non l'unica contro il Sars-CoV-2 lo possiamo vedere utilizzando di nuovo i dati del Regno Unito. Anche in questo caso non per dire che tutto va bene a prescindere, ma per prendere atto di una situazione che sta creando qualche preoccupazione oltre Manica. Nonostante il procedere rapidissimo della campagna vaccinale (il 24 maggio risultava protetto con almeno una dose il 72,3% della popolazione, con doppia dose il 43,5%) da metà aprile il numero dei nuovi casi ha smesso di scendere, passando a una fase stabile con numeri oscillanti tra 1.800 e 2.300 positivi giornalieri. Questa difficoltà nell'abbattere ulteriormente la circolazione virale, in presenza della variante indiana che è ancora allo studio per quanto riguarda le principali caratteristiche, inclusa la risposta al vaccino, ha portato alla decisione di abbreviare l'intervallo tra prima e seconda dose: dopo che proprio il Regno Unito aveva fatto da apripista nell'aumentare l'intervallo di tempo tra le due somministrazioni.

In conclusione.

1) Finalmente abbiamo a portata di mano la possibilità di controllare l'epidemia, ovvero di costringerla a muoversi secondo i nostri obiettivi invece di inseguirla come abbiamo fatto finora.
2) Abbiamo quasi raggiunto l'obiettivo di rendere la Covid-19 una patologia con effetti clinici gestibili grazie alla protezione, per quanto ancora parziale, della popolazione più anziana e quindi più esposta a forme gravi della malattia.
3) Allentare le misure di precauzione in questa fase potrebbe comportare il doppio rischio di permettere una circolazione virale sostenuta tra i giovani e di selezionare nuove varianti resistenti al vaccino grazie ai ceppi sopravvissuti a una risposta immunitaria ancora incompleta (nell'intervallo tra prima e seconda dose).
4) Il periodo estivo, con l'auspicato e auspicabile da un punto di vista economico arrivo di decine di milioni di turisti provenienti dall'estero, concentrerà ulteriormente la popolazione in alcune aree del Paese (mare, montagna, città d'arte) aumentando il problema dei controlli e la possibilità di diffusione del virus.
5) La prosecuzione di una strategia di estrema attenzione, oltre a consentire la messa in protezione di tutta la popolazione ad alto rischio, è fondamentale per abbattere la circolazione sul territorio del Sars-CoV-2. Un tema non trascurabile, come abbiamo visto dall'esempio inglese.
6) In questa fase deve essere assolutamente evitata una riduzione delle attività di tracciamento, mantenendo un alto numero di test effettuati: già oggi insufficiente, in particolare per quanto riguarda i tamponi molecolari e il conseguente sequenziamento del materiale genetico virale. Nessun liberi tutti, quindi, per almeno un po' di mesi. Dare al virus nuove opportunità proprio mentre lo stiamo battendo non sarebbe accettabile, né giustificabile. Senza dimenticare che sentirsi al sicuro perché abbiamo risolto il problema in Italia, senza curarsi degli oltre 7 miliardi di persone che abitano il pianeta, significa attuare con precisione matematica la strategia dello struzzo.

IlSole24Ore