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sabato 30 novembre 2019

Tangenti Anas Catania, altri 9 arresti. -

Tangenti Anas Catania, altri 9 arresti

Si allarga l’inchiesta “Buche d’oro” su corruzione e manutenzione delle strade: scoperto controllo di appalti per 4 milioni di euro. Il pm: “Molta amarezza, nessuno ha denunciato”.

CATANIA – Nove persone (quattro funzionari Anas e cinque imprenditori) sono state arrestate dalla Guardia di finanza di Catania con l’accusa di corruzione perpetrata nell’esecuzione di lavori di rifacimento delle strade affidati all’Anas Spa (Area Compartimentale di Catania), nella sostituzione di barriere incidentate e nella manutenzione del verde lungo le stesse arterie. Il Gip ha disposto il carcere per sei persone e i domiciliari per altre tre.

I provvedimenti di oggi riguardano la terza misura restrittiva adottata dall’Autorità Giudiziaria, nell’ambito dell’operazione ‘Buche d’Oro’, condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Catania che aveva già portato all’emissione di 9 misure cautelari e al controllo di appalti per milioni di euro. Il terzo filone di oggi riguarda il controllo di appalti per 4 milioni di euro e l’individuazione di profitti criminali per 500 mila euro.
I nuovi fatti corruttivi riguardano persone già raggiunte da precedenti misure cautelari (per l’Anas Riccardo Carmelo Contino, Giuseppe Panzica e Giuseppe Romano già ai domiciliari, destinatari oggi di analoga misura; per le imprese corruttrici, vi è Pietro Matteo Iacuzzo, rappresentante legale della “Isap srl” di Termini Imerese, già ai domiciliari e, da oggi, ristretto in carcere), si registra il coinvolgimento di ulteriori responsabili di corruzioni perpetrate nell’ultimo biennio.
In carcere sono finiti: Giorgio Gugliotta, 45 anni, dipendente Anas, competente alla manutenzione delle seguenti strade statali 114 Orientale Sicula, 114 dir “Costa Saracena”, 194 (Ragusana, dal km 0,3 al km 11,7); Amedeo Perna, napoletano, 50 anni, dipendente della “Ifir, tecnologie stradali srl”, società che si occupa della “costruzione di strade, autostrade e piste aeroportuali”, con sede a Milano; Santo Orazio Torrisi, 62 anni, rappresentante legale della “Sicilverde srl”, impresa che si occupa della “cura e manutenzione del paesaggio, compresi parchi e giardini” con sede ad Aci S. Antonio (Ct); Giuseppe Ciriacono, 51 anni, padre del rappresentante legale della “Ital costruzioni group srl”, società che si occupa di “attività di costruzione e opere di ingegneria civile” con sede a Caltagirone (Ct); Vincenzo Baiamonte, 54 anni, già dipendente della “Safe Roads srl”, che si occupa dell’attività di “costruzioni di edifici residenziali e non residenziali” con sede a Misilmeri (Pa), e dal 2019, dipendente anche della “Truscelli Salvatore srl”, con sede a Caltanissetta, il cui rappresentante legale, Salvatore Truscelli lo scorso 18 ottobre è stato posto agli arresti domiciliari quale imprenditore corruttore sorpreso dai finanzieri a consegnare negli uffici dell’Anas una tangente di 10.000 euro in contanti.
Il faro della Procura sull’imprenditore Perna è stato acceso sui lavori di ‘manutenzione ordinaria delle opere di sicurezza lungo le strade statali 114 Orientale Sicula, 194 Ragusana, 114 dir Costa Saracena e 193 di Augusta per la sostituzione di barriere incidentate o inadeguate. Il lavoro era stato aggiudicato con un ribasso del 25% per 150 mila euro, iniziato nell’aprile 2018 e concluso nel febbraio 2019.
Nella circostanza, i funzionari Anas corrotti favorivano la registrazione in contabilità della sostituzione di barriere mai avvenuta. Questo, secondo quanto ricostruito dagli stessi pubblici ufficiali, alcuni dei quali stanno collaborando, poteva avvenire in quanto vi sarebbero state barriere di sicurezza in buone condizioni che non andavano sostituite. Il risparmio di costi a vantaggio dell’azienda aggiudicatrice era di circa 90.000 euro che avrebbero fruttato ai 3 funzionari una ‘tangente’ di 30.000 euro.
L’accordo però, per difficoltà dell’impresa coinvolta, non si concretizzava nella sua interezza, ma con il solo pagamento di 5.000 euro. A ‘garanzia’ della Ifir sarebbe intervenuto un altro imprenditore per ‘assicurare’ ai funzionari Anas l’integrale versamento della ‘mazzetta’. Quest’intervento permetteva all’impresa corruttrice di portare fino al termine il suo progetto illecito pur non essendo poi in grado di assolvere all’impegno di pagare l’intera tangente pattuita di 30 mila euro.
“Vi è un retrogusto molto amaro. Non vi sono stati soggetti che hanno dall’interno segnalato i fatti nonostante le leggi che consentono l’anonimato, non vi sono state stazioni appaltanti che dovevano controllare che abbiano esercitato questi controllo”, ha commentato il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro.
“Non vi è dubbio che al di là della sistematica violazione da parte di tutti i vertici dell’area compartimentale di Catania – aggiunge il procuratore – vi è anche una maggiore responsabilità delle stazioni appaltanti perché, quantomeno, l’anomalia dei ribassi avrebbe dovuto indurre a dei maggiori controlli”.
“Questi episodi hanno fatto in modo che Anas sia intervenuta in maniera decisa: bonificando e azzerando l’area dei vertici dell’area compartimentale di Catania – continua Zuccaro -. Li hanno sistematicamente sostituiti con persone che in gran parte vengono da fuori così come noi auspicavamo e che sembrano in grado di poter iniziare un nuovo corso a Catania”.
“Amarezza tanta – ha sottolineato Zuccaro – ma la constatazione che c’è la volontà di cambiare. Il Paese non può più tollerare questa sistematica spoliazione delle poche risorse pubbliche per avere dei lavori che non soltanto sono fatti male, ma che espongono al rischio la sicurezza degli utenti”.

domenica 7 agosto 2016

Deviazioni, smottamenti e semafori Primo weekend di agosto, tutti i cantieri nelle strade e autostrade siciliane. - Silvia Iacono

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PALERMO. Nel primo week-end di agosto gli automobilisti in viaggio per le strade e autostrade siciliane saranno alle prese con diversi cantieri. Sono pochi quelli che creano vere e proprie chiusure, ma in diversi punti ci sono restringimenti di carreggiata con doppio senso di circolazione e conseguenti ripercussioni sul traffico.
Sulla A19 in corrispondenza dell’imbocco est della galleria “Fortolese”,tra gli svincoli di Enna e Caltanissetta, sono in corso lavori da metà luglio e il traffico è attualmente deviato, nei due sensi di marcia, su un’unica carreggiata. Il bando di gara è stato assegnato dall’Anas per il ripristino del calcestruzzo e la sistemazione idraulica, per un importo di 750 mila euro.
Sempre sulla Palermo-Catania, da dieci giorni, hanno avuto inizio i lavori di manutenzione straordinaria del viadotto Morello, ancora tra gli svincoli di Caltanissetta ed Enna. Fino al 10 dicembre la carreggiata in direzione Catania sarà interessata dalla prima fase dei lavori. Sarà pertanto chiuso il traffico per una lunghezza complessiva di circa sei chilometri, con deviazione sulla carreggiata opposta ed è stato predisposto il doppio senso di circolazione. I lavori prevedono il ripristino statico e la riqualificazione del viadotto, che si sviluppa a carreggiate separate dal chilometro 106,825 al chilometro 112,400 ed è costituito da una successione di 125 campate per ciascuna carreggiata. Secondo l’Anas: “L’intervento risulta necessario in quanto dall’anno della sua realizzazione, avvenuta a cavallo tra il 1969 e il 1970, il viadotto è stato oggetto soltanto di interventi di manutenzione straordinaria di tipo localizzato”.
Restando sulla stessa arteria autostradale, il traffico in direzione Catania continua ad essere deviato sul bypass in corrispondenza delviadotto Himera, aperto al traffico il 16 novembre, allo svincolo di Scillato con rientro in autostrada allo svincolo di Tremonzelli. Sono stati inoltre installati sistemi di monitoraggio sia per le strutture del viadotto che per il versante montuoso interessato dal movimento franoso. Il viadotto in direzione Catania sarà realizzato e reso fruibile nel 2018.
Lavori di raddoppio in corso anche nella strada statale 640 “Degli Scrittori”, che collega Caltanissetta ad Agrigento. Questi lavori la trasformeranno in strada extraurbana principale, a carreggiate separate con due corsie per senso di marcia oltre la corsia di emergenza. I lavori, per un investimento complessivo pari a 1,5 miliardi di euro, sono suddivisi in due lotti. L’Anas informa che: “Il primo lotto, dal km 9,880 al km 44,400 della statale, sarà ultimato a dicembre dell’anno in corso mentre l’ultimazione del secondo lotto, dal km 44,400 alla connessione con l’autostrada A19 Palermo-Catania, è fissata a gennaio 2018”.
Sulla strada statale 189 "della Valle del Platani" Palermo-Agrigento sono in corso lavori nel tratto Palermo-Lercara Friddi, con termine del cantiere previsto entro la fine del 2017. In alcuni tratti è stato istituito il senso unico alternato regolato da nuovi semafori. Due si trovano vicino  al comune di Mezzojuso e sono stati sincronizzati alla fine del mese di luglio.
L’Anas ha istituito una serie di investimenti per un valore complessivo di 105 milioni di euro finalizzati alla riapertura di 20 strade chiuse in tutto il territorio nazionale di cui sette in Sicilia. In questo programma rientra l’avvio dei lavori per la messa in sicurezza della strada statale 113 “Settentrionale Sicula” a Gioiosa Marea, in provincia di Messina, chiusa dal 25 marzo scorso nel tratto compreso tra il km 86,700 e il km 87,900, in seguito ad una frana avvenuta al km 87,650. Il termine dei lavori è previsto nei primi giorni del 2017,  ma con la possibilità di riaprire al traffico, con limitazioni, prima della definitiva conclusione dei lavori.
Sono in corso i lavori di consolidamento del ponte “Cinque Archi” nella statale 121 “Catanese”, vicino a Santa Caterina Villarmosa. I lavori riguardano la sistemazione idraulica del fiume Salso. Saranno ultimati, rispettivamente, a febbraio e maggio 2017, per un investimento complessivo di 5,5 milioni.
Lavori in corso anche sul viadotto “Ridotto” della A18 sulla Messina-Catania per l’assestamento statico e sismico che prevede un restringimento di carreggiata. Il cantiere definitivo con la chiusura totale è previsto dopo l’estate.  Sempre sulla Messina-Catania c’è ancora un restringimento di carreggiata all’altezza della frana di Letojanni. Dal Cas (Consorzio Autostrade Siciliane) precisano: “Il progetto per i lavori di consolidamento della strada è pronto, si attende il via libera della Regione Sicilia e della Protezione Civile”.

domenica 8 maggio 2016

Anas-Ferrovie, ecco la fusione da 10 miliardi. - Umberto Mancini

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Sarà un colosso da oltre 10 miliardi di fatturato. Gestirà non meno di 42 mila chilometri di reti, tra strade e ferrovie, con circa 75 mila dipendenti. 

Avrà il ruolo di playmaker, dando una regia unica alle infrastrutture per «individuare la migliore risposta alla domanda di mobilità» del Paese, evitando sovrapposizioni, colmando gap storici e mettendo fine a mille gelosie locali.

I numeri e, soprattutto, la filosofia della fusione tra Anas e Fs sono sul tavolo del ministero dell’economia, Pier Carlo Padoan, e di quello delle Infrastrutture, Graziano Delrio. Dettagli, cifre e mission di un matrimonio che va celebrato, almeno nelle intenzioni di Palazzo Chigi, entro l’anno per dar vita ad un soggetto nuovo, «un gruppo infrastrutturale di respiro internazionale», capace di fare massa critica e dunque di competere anche nelle gare all'estero con i big del settore.

I benefici dell’integrazione sono scritti nero su bianco nelle dossier recapitato ai Trasporti e al Tesoro. E verranno evidenziati nei piani industriali che stanno mettendo a punto gli amministratori delegati di Fs e Anas, Renato Mazzoncini e Gianni Vittorio Armani. Il nuovo colosso dovrà in primo luogo definire i fabbisogni di infrastrutture ferroviarie-terrestri secondo un disegno unitario. Coordinare strettamente le strategie di investimento in una «ottica di integrazione e non di competizione». Mettendo in soffitta i conflitti e le gelosie del passato. E’ evidente che tutto questo permetterà di gestire secondo le migliori regole di best practice gli appalti. Anche la progettazione sarà integrata, come chiesto dal ministro Delrio, per migliorare l’intermodalità e l’ottimizzazione della costruzioni dei nodi di interscambi. Insomma, ferrovie, strade, porti e aeroporti dovranno essere sempre più connessi, eliminando i colli di bottiglia.

venerdì 19 giugno 2015

Sicilia, viadotto crollato: “L’Anas sapeva delle frane”. La relazione del ministero contro Ciucci e i suoi uomini. - Daniele Martini

Sicilia, viadotto crollato: “L’Anas sapeva delle frane”. La relazione del ministero contro Ciucci e i suoi uomini

Le cento pagine elaborate da 4 ingegneri incaricati dal ministro Delrio sono un atto d'accusa: secondo i tecnici la società era consapevole di esistenza, entità e gravità del dissesto e delle criticità geologiche fin dalla definizione del progetto "e a conoscenza dell'aggravio della situazione dal 2005". Eppure, uscito di scena il presidente, sono rimasti al loro posto tutti i suoi collaboratori.

Dissero che era colpa del destino cinico e baro, che i piloni del viadotto Himera sull’autostrada tra Palermo e Catania avevano ceduto a causa degli smottamenti causati dalle piogge torrenziali e quindi non era assolutamente possibile prevedere il repentino evento in modo da evitare il disastro. E che in ogni caso la faccenda non riguardava l’Anas. Non era vero niente. Il vertice della società stradale, a cominciare dal presidente di allora, Pietro Ciucci, e compresa la prima linea tecnica che gli faceva corona e che è rimasta al suo posto con il nuovo presidente ed amministratore Gianni Armani, sapevano benissimo che quel ponte era a rischio, ma non fecero assolutamente nulla per metterlo in sicurezza. Il risultato è che dal 10 aprile il viadotto è chiuso, impraticabile, l’autostrada in quel tratto non percorribile e la Sicilia spaccata in due dal punto di vista automobilistico. La situazione è così grave e destinata a durare a lungo che per unire le due importanti città le Ferrovie hanno deciso di impiegare sette treni in più al giorno.
Le gravi responsabilità dell’Anas emergono chiaramente dal rapporto di un gruppo di tecnici incaricati di fare chiarezza sull’accaduto dal ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. I tecnici sono gli ingegneri Salvatore Acampora, Giovanni CoppolaCarlo Ricciardi e Andrea Tumbiolo. Dopo un’indagine accurata i quattro hanno consegnato al ministro un documento molto dettagliato di un centinaio di pagine che è un severo atto d’accusa nei confronti dell’ex presidente Ciucci e del vertice Anas. Le conclusioni non lasciano spazio a dubbi: “L’Anas era in possesso degli elementi atti ad avere la consapevolezza della esistenza, entità e gravità del fenomeno di dissesto e delle criticità geologiche sin dalla definizione della scelta di progetto ed era a conoscenza dell’aggravio della situazione dal 2005″. Detto in parole più semplici: l’Anas sapeva fin dal momento della costruzione del viadotto all’inizio degli anni Settanta che c’erano movimenti franosi gravi in atto, ma fecero finta di niente. Peggio: nel 2005, quando le condizioni complessive si aggravarono tanto da far temere il crollo, i responsabili dell’azienda pubblica delle strade fecero di nuovo orecchie da mercante.
Ciucci diventò presidente Anas l’anno successivo ed è rimasto in carica per circa un decennio fino alle dimissioni forzate a metà maggio 2015: in tutto questo tempo non ha mosso foglia per il viadotto Himera. E invece era suo dovere intervenire. A disastro avvenuto l’allora presidente si giustificò dicendo che avrebbero dovuto provvedere altri, a cominciare dalla Protezione civile. Il rapporto ministeriale sostiene esattamente l’opposto: “L’Anas aveva l’onere di intervenire in quanto soggetto cui spetta la gestione e la manutenzione delle infrastrutture autostradali in gestione diretta e, di conseguenza, aveva l’obbligo di vigilare sull’efficienza e salvaguardia di tali opere”.
Il disastro dell’Himera purtroppo non è isolato. In Sicilia soprattutto, ma anche in molte altre parti d’Italia, al sud in particolare, le strade, i ponti e i viadotti, segnatamente quelli costruiti dalla Cassa del Mezzogiorno, stanno letteralmente cadendo a pezzi. E’ un fatto gravissimo, ma assolutamente non imprevedibile. I tecnici Anas delle gestioni precedenti a quella di Ciucci sapevano che quelle opere stavano arrivando a fine corsa e per questo cercavano di curarle con una manutenzione costante. Con Ciucci cambiò tutto. Ossessionato dai tagli dei nastri e dalle grandi opere, l’ormai ex presidente mise la manutenzione in terza fila. I tecnici che più gli sono stati vicini hanno condiviso con lui questa scelta. Uscito di scena il capo, sono rimasti tutti ai loro posti.
A cominciare da Michele Adiletta ingegnere specializzato in aeronautica che conserva il compito di responsabile della manutenzione delle strade Anas. Sopra Adiletta c’è Alfredo Bajo condirettore generale tecnico, ex Stretto di Messinaex Toto costruzioni dove si occupava di nuove opere, ma a corto pure lui di competenze inerenti la manutenzione. Sul suo curriculum pesano i crolli e i monumentali fallimenti sulla Salerno-Reggio Calabria. Il vicedirettore esercizio e coordinamento del territorio, Roberto Mastrangelo, è laureato in ingegneria meccanica, quindi anche lui non ha competenze specifiche in geologia, geotecnica, frane, fondazioni, asfalti e cemento armato. Ancora:Stefano Caroselli fu assunto da Ciucci il primo gennaio 2014 per seguire le manutenzioni straordinarie, anche se nel suo curriculum ufficiale non sono segnalate precedenti e specifiche attività in materia.
Al suo posto resta pure Ugo Dibennardo, direttore centrale progettazione e per anni direttore regionale proprio in Sicilia, la regione del viadotto Himera e del record di crolli e strade interrotte. E non ha mosso un passo neanche Salvatore Tonti, il direttore regionale attuale della Sicilia, il tecnico che aveva negato di essere a conoscenza dei pericoli incombenti sull’Himera. Ai tempi di Ciucci era stato pure premiato per gli eccellenti risultati ottenuti sulla Salerno-Reggio.

giovedì 16 aprile 2015

Pensionati d’oro, Pietro Ciucci: persa un’Anas per lui ce n’è sempre un’altra. - Anna Morgantini

Pensionati d’oro, Pietro Ciucci: persa un’Anas per lui ce n’è sempre un’altra

E' l'Associazione Nazionale Amici delle Strade. Fondata dallo stesso Ciucci e da tre alti dirigenti dell'azienda statale che gestisce la rete viaria italiana. Adesso al centro dei sospetti dei parlamentari grillini. Che chiedono lumi al governo.

Si chiama Anas. E si trova in via Mozambano 10, proprio dove c’è la sede centrale dell’Anas. Possono farne parte solo dipendenti ed ex dipendenti dell’Anas. Ed è stata fondata dall’ex presidente dell’Anas Pietro Ciucci (nella foto), che non l’ha lasciata neanche dopo aver mollato la poltrona di vertice dell’Anas. Sembra uno scioglilingua. Invece è un mezzo mistero approdato addirittura in Parlamento, grazie a una preoccupata interrogazione del Movimento 5 Stelle.
ASSEGNO A CORTE L’Anas di cui Ciucci è stato presidente fino all’altro giorno è, infatti, come da definizione del sito ufficiale«il gestore della rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale». E’«una società per azioni il cui socio unico è il ministero dell’Economia» ed è «sottoposta al controllo e alla vigilanza tecnica e operativa del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti». Dal 2006 Ciucci ne è stato il padre-padrone, il presidente-amministratore delegato-direttore generale, il manager tra i meglio pagati d’Italia (vedere immagini in basso): 504.635,13 euro di stipendio base, più una parte variabile legata ai risultati raggiunti (Mbo) pari a 252 mila euro nel 2013, per un totale di 779.682,83 euro usati come «base di calcolo» per liquidargli, appunto, tfr e indennità varie quando è andato in pensione. Ciucci, come raccontato da Il Fatto Quotidiano, è ufficialmente uscito dall’elenco dei dipendenti Anas il 31 agosto 2013, portandosi a casa 779.682 euro e 83 centesimi come «anzianità contributiva globale» e altrettanto come «indennità per mancato preavviso» (e il mancato preavviso è discutibile, essendosi lui dimesso spontaneamente). Aggiungiamoci un Tfr pari a 266.397 euro. In complesso, un assegnuccio da 1.825.745 euro e 53 centesimi, su cui la Corte dei Conti sta cercando di capire se ci sono errori o irregolarità. In quiescenza come dg, Ciucci ha però continuato a restare in Anas da presidente, a 311mila euro l’anno (poi ridotti a 240mila dalla legge Madia). Ha mollato la poltrona, praticamente su invito del governo, giusto l’altro giorno. Ma come riempirà oggi le sue giornate di pensionato? Possiamo scommettere che non andrà ai giardinetti, ma resterà a via Mozambano 10, cambiando semplicemente di ufficio.
LARGO AGLI AMICI In quel famoso 2013, esattamente cinque mesi prima di dimettersi da direttore generale dell’Anas, Ciucci ha infatti partorito un’altra Anas, quella di cui parlavamo all’inizio. Un’associazione che ha la stessa sigla, la stessa sede e praticamente la stessa gente dell’Anas ufficiale. In questo caso,Anas sta per Associazione Nazionale Amici delle Strade. Tra i soci fondatori risultano Ciucci, per l’appunto; Piero Buoncristiano, direttore centrale di Anas oggi in pensione (è l’uomo, per intenderci, che ha avallato i conti sulla buonuscita milionaria di Ciucci); Stefano Granati (che ne è presidente), attuale condirettore centrale di Anas, potente custode delle chiavi della cassa, e Giuseppe Scanni, che sempre di Anas è direttore in servizio. Gli Amici delle Strade si sono costituiti il 13 marzo 2013 e da allora godono di una sede gratuita presso la sede ufficiale dell’Anas, ovviamente concessa grazie all’allora presidente Ciucci. E cosa fanno? Per statuto hanno lo scopo di «valorizzare e diffondere la storia e la cultura delle strade in Italia e nel mondo».
STREGHE IN STRADA Nobile obiettivo, per carità. In due anni hanno realizzato, per esempio, «la notte delle streghe» del 28 luglio 2014, «un ciclotour sulle orme delle streghe romane», «per sciogliere incantesimi, fare sortilegi, farsi sedurre dalla magia». Il 20 settembre hanno invece fatto un convegno all’Aquila sulla sicurezza stradale: «Mettiamoci sulla buona strada!!». Ma per quale motivo dei pensionati Anas, strapagati come Ciucci e Buoncristiano, oppure dei dirigenti in carica, pagatissimi anche loro, devono riunirsi in questa specie di dopolavoro? Soltanto per la nobile missione di «incentivare l’uso delle biciclette» e «la costruzione di piste ciclabili e ciclostazioni»? Oppure per sostenere la divulgazione di «condotte e comportamenti di guida mirati a ridurre i consumi di carburante»?
FILANTROPI NEL MIRINO E’ un’iniziativa filantropica che non convince tutti. Tanto che ha meritato un’interrogazione parlamentare della deputata a 5 Stelle Donatella Agostinelli, marchigiana, che chiede al ministero dell’Economia e a quello delle Infrastrutture e Trasporti, cioè a Pier Carlo Padoan e a Graziano Delrio, se mai «abbiano autorizzato la costituzione dell’associazione all’interno della sede centrale Anas». Perché qui c’è un punto delicatissimo: «La continua frequentazione dell’azienda da parte di questi potenti pensionati», spiega la Agostinelli a ilfattoquotidiano.it, «potrebbe configurare una sorta di Anas parallela in grado di esercitare condizionamenti sui colleghi di lavoro». Insomma, i famosi ex dirigenti, finanziati come prevede lo statuto oltre che dall’Anas ufficiale magari anche da aziende privatepotrebbero chissà trasformarsi in lobbisti di lusso. Oppure trarre lucrosi vantaggi personali dall’operazione, come teme la deputata Agostinelli, che chiede infatti ai ministri competenti di sapere «quanti e quali incarichi di collaudo per opere di competenza statale siano stati conferiti, da chi e per quali importi» agli eccellenti Amici delle strade.
CONFLITTI LORO Sospetti pesanti. Ma cosa rispondono  gli interessati? Interpellato da ilfattoquotidiano.it, il presidente Granati spiega: «Le nostre attività sono quelle previste dallo statuto. Facciamo tutto alla luce del sole. Quanto alla storia del potenziale conflitto di interesse», aggiunge Granati, «sono sospetti infondati. L’associazione non dà né riceve incarichi. Se qualcuno degli aderenti ne ottiene da Anas, si tratta di lavori che rientrano nella  normale attività professionale e non hanno niente a che vedere con l’associazione».
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Perché crollano i ponti in Sicilia. Tutta la verità sull'Anas. - Giovanna Boursier

Anticipazione dell'inchiesta che andrà in onda questa sera a Report, alle 21.45 su Rai3.


Report apre la nuova stagione di inchieste con l'Anas, società pubblica di proprietà del ministero dell’Economia e vigilata dal ministero dei Trasporti, che gestisce 25.000 chilometri di strade e autostrade. Dal 2006 la dirige Pietro Ciucci.

Vedremo come viene amministrata la più importante stazione appaltante d’Italia, a partire dalla Sicilia, dove il viadotto Scorciavacche, inaugurato a Natale con 3 mesi d’anticipo, senza collaudo, è stato chiuso una settimana dopo a seguito del crollo della rampa d’accesso. Perché tanta fretta? Perché i collaudatori si sono dimessi prima dell’inaugurazione?

Poi la statale Maglie Leuca, in Puglia, dove Anas ha affidato l’appalto a un consorzio di imprese, ma gli esclusi hanno vinto il ricorso al Consiglio di Stato e adesso Anas ha dovuto passargli l'appalto: sono 44 km che attendono di essere rifatti da 15 anni. E si scopre anche che il tracciato della nuova strada passa sopra una serie di discariche che sono lì dagli anni '80, ma nessuno le ha viste.

In Umbria, invece, gli operai che hanno lavorato alla costruzione di un tratto di strada non ancora terminato, dicono che le ditte avrebbero messo meno cemento del dovuto nella volta di una galleria. La stessa cosa che è successa nella costruzione, eterna, dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria, che adesso è finita anche nell’inchiesta Grandi Opere.

martedì 14 aprile 2015

Lo stato al servizio di chi?



Questa foto fu scattata lo scorso agosto da un pendolare ragusano che attraversava regolarmente l'autostrada Pa-Ct. 
La foto mostra come il pilastro non poggia a terra nella maniera corretta. 
La risposta dell'Anas al cittadino ed utente fu: «Tutto sotto controllo». 
La situazione era talmente sotto controllo che a distanza di trenta chilometri, sulla stessa autostrada, il crollo di un pilone ha reso inagibile tutta la rete viaria, impedendo i collegamenti tra le varie parti della Sicilia. 
Il trasporto nell'isola è già una tragedia. 
I treni sono lentissimi, le autostrade, come dimostra questa vicenda, veramente inadeguate. I cittadini, per giungere al posto di lavoro sono costretti a muoversi con ore ed ore di anticipo. 
Tutto questo non è degno di un paese che si consideri civile. 
Le infrastrutture sono onere dello stato, non può il cittadino costruirsi il suo piccolo pezzo di autostrada o di aeroporto o di ferrovia. 
I progetti per le infrastrutture da qui al 2020 presentati da questo governo sono 71 e, tranne un paio di poco rilievo, sono tutti al nord. 
Questa situazione è intollerabile (FDP)

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Crolliamo. - Rita Pani

(Ansa)

Autostrada Palermo-Catania, cede pilone. La Sicilia divisa a metà

Terremoto all’ANAS, è il titolo “azzeccatissimo” di un giornale. 
Si dimette il Lupo Mannaro, ultimo boiardo dello stato, dopo i crolli degli ultimi giorni, che il viadotto della Salerno Reggio Calabria, che aveva portato con sé la vita di un ragazzo, non aveva fatto troppa notizia.
Il crollo in Sicilia o in Sardegna, non è certo causa del terremoto che ha fatto crollare i vertici dell’ente. Nemmeno lo scempio della bufala del ponte sullo Stretto, che passerà alla storia – forse – come la mega tangente pagata direttamente dallo Stato alla mafia, senza vergogna e senza mistero, aveva potuto tanto.
È stata solo sfortuna. Se i crolli non si fossero susseguiti a così breve distanza, non sarebbe accaduto nulla. Chissà quante strade sono interrotte per lo stesso motivo in Italia, chiuse dalle transenne, intasate dal traffico delle corsie uniche, nascoste agli occhi di chi non è obbligato a passarci per forza.
Chissà quante strade ancora crolleranno, grazie alla mirabile opera di uno stato in cui tangenti e corruzioni sono le uniche leggi mai scritte e sempre applicate. Con la speranza, sempre, che vengano giù per la pioggia, o per una frana, e non perché incapaci di sopportare il normale traffico di un esodo estivo o pasquale.
Inutile chiedersi se qualcuno finirà in galera. Lo sappiamo come va. E potrei affermare, senza timore di smentita, che prima o poi il nome del presidente risalterà fuori a capo di un altro ente, uno di quelli ormai rinomati, che costruiscono case di cartongesso, ponti di spazzatura, gallerie riempite di rifiuti tossici. O uno di quelli – che il destino è beffardo e si diverte – che magari dovrà andare a sanare l’emergenza creata dalla sua stessa colpevole incuria.
Le disgrazie italiane non sono mai misteri, sappiamo tutti da dove sono originate, e non c’è giustizia divina che tenga, perché son certa che il responsabile, su quelle strade che oggi noi che dobbiamo percorrere obbligatoriamente, non ci passeranno mai. Al massimo le han viste durante una delle numerosissime cerimonie pre elettorali, di inaugurazioni fasulle.
Ma è bene ricordare, credo, che ogni risparmio ottenuto utilizzando materiali scadenti o in maniera minore di quanto necessario, non era data dall’esigenza di risparmiare laddove possibile, ma per garantire un maggiore guadagno dei tangentisti, malfattori e criminali.
Intanto oltre alle strade, crollano anche le scuole appena ristrutturate con un poco di cemento e qualche sputo, e c’è da dire che per fortuna, dei mille mila miliardi di euro promessi dal buffone delle “slide” per l’edilizia scolastica, nelle casse dei malfattori arriveranno solo 784 milioni. In fondo meglio così. Forse ne crolleranno meno, e si pagheranno meno tangenti.
Ma ora c’è speranza: il nuovo ministro ha annunciato lo stop “delle grandi opere” senza controllo. Basta emergenze. Basta cambi in corso d’opera. Più trasparenza. Che a guardar le strade che percorro io, quando mi vien voglia d’andare al mare, mi fa pensar tanto alla moglie gelosa che per non essere tradita, taglia i testicoli al marito.
Alla fine il problema è che loro per spostarsi han l’elicottero, io se vorrò andare a Salerno, mi sa che ci andrò in nave.

Rita Pani (APOLIDE)