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venerdì 19 giugno 2015

Sicilia, viadotto crollato: “L’Anas sapeva delle frane”. La relazione del ministero contro Ciucci e i suoi uomini. - Daniele Martini

Sicilia, viadotto crollato: “L’Anas sapeva delle frane”. La relazione del ministero contro Ciucci e i suoi uomini

Le cento pagine elaborate da 4 ingegneri incaricati dal ministro Delrio sono un atto d'accusa: secondo i tecnici la società era consapevole di esistenza, entità e gravità del dissesto e delle criticità geologiche fin dalla definizione del progetto "e a conoscenza dell'aggravio della situazione dal 2005". Eppure, uscito di scena il presidente, sono rimasti al loro posto tutti i suoi collaboratori.

Dissero che era colpa del destino cinico e baro, che i piloni del viadotto Himera sull’autostrada tra Palermo e Catania avevano ceduto a causa degli smottamenti causati dalle piogge torrenziali e quindi non era assolutamente possibile prevedere il repentino evento in modo da evitare il disastro. E che in ogni caso la faccenda non riguardava l’Anas. Non era vero niente. Il vertice della società stradale, a cominciare dal presidente di allora, Pietro Ciucci, e compresa la prima linea tecnica che gli faceva corona e che è rimasta al suo posto con il nuovo presidente ed amministratore Gianni Armani, sapevano benissimo che quel ponte era a rischio, ma non fecero assolutamente nulla per metterlo in sicurezza. Il risultato è che dal 10 aprile il viadotto è chiuso, impraticabile, l’autostrada in quel tratto non percorribile e la Sicilia spaccata in due dal punto di vista automobilistico. La situazione è così grave e destinata a durare a lungo che per unire le due importanti città le Ferrovie hanno deciso di impiegare sette treni in più al giorno.
Le gravi responsabilità dell’Anas emergono chiaramente dal rapporto di un gruppo di tecnici incaricati di fare chiarezza sull’accaduto dal ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. I tecnici sono gli ingegneri Salvatore Acampora, Giovanni CoppolaCarlo Ricciardi e Andrea Tumbiolo. Dopo un’indagine accurata i quattro hanno consegnato al ministro un documento molto dettagliato di un centinaio di pagine che è un severo atto d’accusa nei confronti dell’ex presidente Ciucci e del vertice Anas. Le conclusioni non lasciano spazio a dubbi: “L’Anas era in possesso degli elementi atti ad avere la consapevolezza della esistenza, entità e gravità del fenomeno di dissesto e delle criticità geologiche sin dalla definizione della scelta di progetto ed era a conoscenza dell’aggravio della situazione dal 2005″. Detto in parole più semplici: l’Anas sapeva fin dal momento della costruzione del viadotto all’inizio degli anni Settanta che c’erano movimenti franosi gravi in atto, ma fecero finta di niente. Peggio: nel 2005, quando le condizioni complessive si aggravarono tanto da far temere il crollo, i responsabili dell’azienda pubblica delle strade fecero di nuovo orecchie da mercante.
Ciucci diventò presidente Anas l’anno successivo ed è rimasto in carica per circa un decennio fino alle dimissioni forzate a metà maggio 2015: in tutto questo tempo non ha mosso foglia per il viadotto Himera. E invece era suo dovere intervenire. A disastro avvenuto l’allora presidente si giustificò dicendo che avrebbero dovuto provvedere altri, a cominciare dalla Protezione civile. Il rapporto ministeriale sostiene esattamente l’opposto: “L’Anas aveva l’onere di intervenire in quanto soggetto cui spetta la gestione e la manutenzione delle infrastrutture autostradali in gestione diretta e, di conseguenza, aveva l’obbligo di vigilare sull’efficienza e salvaguardia di tali opere”.
Il disastro dell’Himera purtroppo non è isolato. In Sicilia soprattutto, ma anche in molte altre parti d’Italia, al sud in particolare, le strade, i ponti e i viadotti, segnatamente quelli costruiti dalla Cassa del Mezzogiorno, stanno letteralmente cadendo a pezzi. E’ un fatto gravissimo, ma assolutamente non imprevedibile. I tecnici Anas delle gestioni precedenti a quella di Ciucci sapevano che quelle opere stavano arrivando a fine corsa e per questo cercavano di curarle con una manutenzione costante. Con Ciucci cambiò tutto. Ossessionato dai tagli dei nastri e dalle grandi opere, l’ormai ex presidente mise la manutenzione in terza fila. I tecnici che più gli sono stati vicini hanno condiviso con lui questa scelta. Uscito di scena il capo, sono rimasti tutti ai loro posti.
A cominciare da Michele Adiletta ingegnere specializzato in aeronautica che conserva il compito di responsabile della manutenzione delle strade Anas. Sopra Adiletta c’è Alfredo Bajo condirettore generale tecnico, ex Stretto di Messinaex Toto costruzioni dove si occupava di nuove opere, ma a corto pure lui di competenze inerenti la manutenzione. Sul suo curriculum pesano i crolli e i monumentali fallimenti sulla Salerno-Reggio Calabria. Il vicedirettore esercizio e coordinamento del territorio, Roberto Mastrangelo, è laureato in ingegneria meccanica, quindi anche lui non ha competenze specifiche in geologia, geotecnica, frane, fondazioni, asfalti e cemento armato. Ancora:Stefano Caroselli fu assunto da Ciucci il primo gennaio 2014 per seguire le manutenzioni straordinarie, anche se nel suo curriculum ufficiale non sono segnalate precedenti e specifiche attività in materia.
Al suo posto resta pure Ugo Dibennardo, direttore centrale progettazione e per anni direttore regionale proprio in Sicilia, la regione del viadotto Himera e del record di crolli e strade interrotte. E non ha mosso un passo neanche Salvatore Tonti, il direttore regionale attuale della Sicilia, il tecnico che aveva negato di essere a conoscenza dei pericoli incombenti sull’Himera. Ai tempi di Ciucci era stato pure premiato per gli eccellenti risultati ottenuti sulla Salerno-Reggio.

giovedì 16 aprile 2015

Pensionati d’oro, Pietro Ciucci: persa un’Anas per lui ce n’è sempre un’altra. - Anna Morgantini

Pensionati d’oro, Pietro Ciucci: persa un’Anas per lui ce n’è sempre un’altra

E' l'Associazione Nazionale Amici delle Strade. Fondata dallo stesso Ciucci e da tre alti dirigenti dell'azienda statale che gestisce la rete viaria italiana. Adesso al centro dei sospetti dei parlamentari grillini. Che chiedono lumi al governo.

Si chiama Anas. E si trova in via Mozambano 10, proprio dove c’è la sede centrale dell’Anas. Possono farne parte solo dipendenti ed ex dipendenti dell’Anas. Ed è stata fondata dall’ex presidente dell’Anas Pietro Ciucci (nella foto), che non l’ha lasciata neanche dopo aver mollato la poltrona di vertice dell’Anas. Sembra uno scioglilingua. Invece è un mezzo mistero approdato addirittura in Parlamento, grazie a una preoccupata interrogazione del Movimento 5 Stelle.
ASSEGNO A CORTE L’Anas di cui Ciucci è stato presidente fino all’altro giorno è, infatti, come da definizione del sito ufficiale«il gestore della rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale». E’«una società per azioni il cui socio unico è il ministero dell’Economia» ed è «sottoposta al controllo e alla vigilanza tecnica e operativa del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti». Dal 2006 Ciucci ne è stato il padre-padrone, il presidente-amministratore delegato-direttore generale, il manager tra i meglio pagati d’Italia (vedere immagini in basso): 504.635,13 euro di stipendio base, più una parte variabile legata ai risultati raggiunti (Mbo) pari a 252 mila euro nel 2013, per un totale di 779.682,83 euro usati come «base di calcolo» per liquidargli, appunto, tfr e indennità varie quando è andato in pensione. Ciucci, come raccontato da Il Fatto Quotidiano, è ufficialmente uscito dall’elenco dei dipendenti Anas il 31 agosto 2013, portandosi a casa 779.682 euro e 83 centesimi come «anzianità contributiva globale» e altrettanto come «indennità per mancato preavviso» (e il mancato preavviso è discutibile, essendosi lui dimesso spontaneamente). Aggiungiamoci un Tfr pari a 266.397 euro. In complesso, un assegnuccio da 1.825.745 euro e 53 centesimi, su cui la Corte dei Conti sta cercando di capire se ci sono errori o irregolarità. In quiescenza come dg, Ciucci ha però continuato a restare in Anas da presidente, a 311mila euro l’anno (poi ridotti a 240mila dalla legge Madia). Ha mollato la poltrona, praticamente su invito del governo, giusto l’altro giorno. Ma come riempirà oggi le sue giornate di pensionato? Possiamo scommettere che non andrà ai giardinetti, ma resterà a via Mozambano 10, cambiando semplicemente di ufficio.
LARGO AGLI AMICI In quel famoso 2013, esattamente cinque mesi prima di dimettersi da direttore generale dell’Anas, Ciucci ha infatti partorito un’altra Anas, quella di cui parlavamo all’inizio. Un’associazione che ha la stessa sigla, la stessa sede e praticamente la stessa gente dell’Anas ufficiale. In questo caso,Anas sta per Associazione Nazionale Amici delle Strade. Tra i soci fondatori risultano Ciucci, per l’appunto; Piero Buoncristiano, direttore centrale di Anas oggi in pensione (è l’uomo, per intenderci, che ha avallato i conti sulla buonuscita milionaria di Ciucci); Stefano Granati (che ne è presidente), attuale condirettore centrale di Anas, potente custode delle chiavi della cassa, e Giuseppe Scanni, che sempre di Anas è direttore in servizio. Gli Amici delle Strade si sono costituiti il 13 marzo 2013 e da allora godono di una sede gratuita presso la sede ufficiale dell’Anas, ovviamente concessa grazie all’allora presidente Ciucci. E cosa fanno? Per statuto hanno lo scopo di «valorizzare e diffondere la storia e la cultura delle strade in Italia e nel mondo».
STREGHE IN STRADA Nobile obiettivo, per carità. In due anni hanno realizzato, per esempio, «la notte delle streghe» del 28 luglio 2014, «un ciclotour sulle orme delle streghe romane», «per sciogliere incantesimi, fare sortilegi, farsi sedurre dalla magia». Il 20 settembre hanno invece fatto un convegno all’Aquila sulla sicurezza stradale: «Mettiamoci sulla buona strada!!». Ma per quale motivo dei pensionati Anas, strapagati come Ciucci e Buoncristiano, oppure dei dirigenti in carica, pagatissimi anche loro, devono riunirsi in questa specie di dopolavoro? Soltanto per la nobile missione di «incentivare l’uso delle biciclette» e «la costruzione di piste ciclabili e ciclostazioni»? Oppure per sostenere la divulgazione di «condotte e comportamenti di guida mirati a ridurre i consumi di carburante»?
FILANTROPI NEL MIRINO E’ un’iniziativa filantropica che non convince tutti. Tanto che ha meritato un’interrogazione parlamentare della deputata a 5 Stelle Donatella Agostinelli, marchigiana, che chiede al ministero dell’Economia e a quello delle Infrastrutture e Trasporti, cioè a Pier Carlo Padoan e a Graziano Delrio, se mai «abbiano autorizzato la costituzione dell’associazione all’interno della sede centrale Anas». Perché qui c’è un punto delicatissimo: «La continua frequentazione dell’azienda da parte di questi potenti pensionati», spiega la Agostinelli a ilfattoquotidiano.it, «potrebbe configurare una sorta di Anas parallela in grado di esercitare condizionamenti sui colleghi di lavoro». Insomma, i famosi ex dirigenti, finanziati come prevede lo statuto oltre che dall’Anas ufficiale magari anche da aziende privatepotrebbero chissà trasformarsi in lobbisti di lusso. Oppure trarre lucrosi vantaggi personali dall’operazione, come teme la deputata Agostinelli, che chiede infatti ai ministri competenti di sapere «quanti e quali incarichi di collaudo per opere di competenza statale siano stati conferiti, da chi e per quali importi» agli eccellenti Amici delle strade.
CONFLITTI LORO Sospetti pesanti. Ma cosa rispondono  gli interessati? Interpellato da ilfattoquotidiano.it, il presidente Granati spiega: «Le nostre attività sono quelle previste dallo statuto. Facciamo tutto alla luce del sole. Quanto alla storia del potenziale conflitto di interesse», aggiunge Granati, «sono sospetti infondati. L’associazione non dà né riceve incarichi. Se qualcuno degli aderenti ne ottiene da Anas, si tratta di lavori che rientrano nella  normale attività professionale e non hanno niente a che vedere con l’associazione».
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