mercoledì 17 giugno 2015

Tensione nel Baltico, Putin annuncia l'acquisto di 40 nuovi missili nucleari. La Nato: "Spacconate"



La dichiarazione del leader del Cremlino è una risposta agli Stati Uniti sui progetti Nato di uno scudo antimissilistico in Europa occidentale. Ma il segretario generale della Nato bolla tutto come una "spacconata" e parla di "pericoloso tintinnio di sciabole". Renzi: "L'accordo di Minks va portato in fondo e l'Italia sta lavorando perché si rispetti: la Russia non sia isolata."
Roma, 16 giugno 2015 - L'esercito russo aggiungerà più di 40 missili nucleari intercontinentali al suo arsenale nel 2015, ha annunciato il presidente russo Vladimir Putin, scrive Interfax. Per il numero uno del Cremlino gli armamenti saranno in grado di contrastare qualsiasi sistema di difesa missilistica. Una dichiarazione da inserire nella polemica con gli Stati Uniti sui progetti Nato di uno scudo antimissilistico in Europa orientale.
Nel 2015 l'esercito russo si doterà di "altri 40 nuovi missili nucleari Icbm che saranno capaci di contrastare qualsiasi sistema di difesa missilistica, anche il più sofisticato", ha dichiarato Putin, aggiungendo che la Russia "presterà particolare attenzione ad implementare gli armamenti su larga scala e al programma di modernizzazione dell'industria militare".
Intervenendo al forum dell'industria bellica 'Army-2015' a Kubinka, vicino Mosca, Putin ha inoltre fatto sapere che le truppe russe "hanno cominciato a ricevere i mezzi corazzati" di ultima generazione mostrati nella colossale parata del 9 maggio in piazza Rossa per il 70/o anniversario della vittoria sovietica sul nazismo. Le dichiarazioni di Putin arrivano in un momento di particolare tensione tra Mosca e l'Occidente per la crisi ucraina.
Infine, un'esercitazione militare con decine di aerei è stata lanciata oggi nella Russia del sud. Lo fa sapere il Distretto militare meridionale delle forze armate russe.
LE REAZIONI IN USA - Il dispiegamento di nuovi missili nucleari annunciato dal presidente russo Vladimir Putin è "pericoloso". E' l'opinione del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. "E' ingiustificato, è destabilizzante e pericoloso", ha commentato Stoltenberg durante un punto stampa organizzato dopo un incontro con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, a Bruxelles, parlando di"spacconate da parte della Russia" e di pericoloso tintinnio di sciabole.
IN ITALIA - Dell'irrigidimento delle relazioni Usa-Russia, che coinvolgono anche l'Europa, ha parlato anche il premier, ospite a Porta a Porta, soffermandosi sulla questione ucraina: "L'accordo di Minks va portato in fondo e l'Italia sta lavorando perché si rispetti: non facciamo le ripicchine sulle sanzioni", smentendo la notizia che in caso di mancato accordo sull'immigrazione la reazione dell'Italia possa essere quella di abbandonare il fronte delle sanzioni contro Mosca: "Ho incontrato il presidente Vladimir Putin perché a me interessa che la Russia non sia isolata, non tradiamo l'alleanza sulle sanzioni e la Russia con l'immigrazione non c'entra nulla".

Perquisizioni a Rai, Mediaset, La7, 44 indagati per appalti.

La sede della Rai in viale Mazzini (Ansa)


ROMA (Reuters) - Perquisizioni della Guardia di Finanza sono in corso tra Rai, Mediaset, La7 e Infront nell'ambito di un'inchiesta della procura di Roma che vede indagati 44 tra dirigenti e funzionari delle quattro società con l'accusa di aver affidato appalti a un imprenditore in cambio di tangenti.
Lo riferisce una fonte giudiziaria, precisando che sono circa 60 le perquisizioni in corso da parte del Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle.
Secondo il pm romano Paolo Ielo, l'imprenditore titolare della società in questione, accusato di corruzione, avrebbe pagato le tangenti attraverso sovrafatturazioni per i lavori che gli venivano affidati.
Gli indagati della Rai, che avrebbero commesso il reato nello svolgimento di un servizio pubblico, sono accusati di concorso in corruzione. Gli altri indagati devono rispondere invece del reato di appropriazione indebita.
Non è stato possibile per il momento avere un commento da Rai e Mediaset.

Il Congresso Usa blocca Obama (per ora) sul Tpa. - Mario Platero




Clamorosa battuta d’arresto per gli accordi commerciali internazionali Ttp e Ttip: una violenta battaglia all’interno del partito democratico ha portato a un voto negativo al Senato sull’apertura del dibattito per la concessione di un’autorità negoziale speciale (Tpa) al presidente Barack Obama. A questo punto, il presidente potrebbe essere costretto a introdurre delle modifiche nelle bozze di accordo per accontentare l’ala sinistra del suo partito. Ma questi cambiamenti potrebbero minare alla base la credibilità degli accordi agli occhi delle controparti. Si tratta della più grave crisi politica tra un presidente democratico e la base del suo partito da molti anni a questa parte.
La battaglia delle ultime settimane è stata durissima: il presidente è stato schierato contro i suoi stessi compagni di partito, ma i suoi sforzi non sono bastati. La campagna diventa a questo punto più difficile ma non c’è dubbio che l’amministrazione proseguirà nel suo sforzo perché da un punto di vista dell’interesse della nazione procedere verso un’apertura commerciale è più importante degli interessi dei gruppi speciali di pressione che si sono finora opposti: una coalizione inusuale formata da sindacati, esponenti della sinistra del partito democratico, ambientalisti, luddisti diversi, anti Ogm e No Global, oltre ai repubblicani di destra. Eppure la svolta sarebbe potenzialmente storica: se la Casa Bianca potrà ottenere il sì nel negoziato Tpp con 11 paesi del Pacifico e subito dopo nel negoziato Ttip con l’Europa, ci sarà una rivoluzione nei commerci mondiali con un impatto forte su crescita e occupazione. Per molti economisti, una delle risposte agli elementi strutturali di caduta della produttività, bassi tassi di crescita e deflazione, sarà proprio nella caduta di barriere commerciali, tariffe e altri ostacoli al libero commercio. Per Obama si potrebbe trattare di uno dei risultati più importanti della sua amministrazione. Per questo il Presidente e il suo capo negoziatore commerciale, l’ambasciatore Michael Froman ce l’hanno messa tutta: l’obiettivo di ottenere il TPA (Trade Promotion Authority), passaggio chiave per procedere rapidamente verso la fase conclusiva dei grandi accordi commerciali si è tradotto in viaggi dell’ambasciatore sull’aereo presidenziale con parlamentari per incontri individuali, di gruppo e in interventi diretti del Presidente. Tutti sforzi per ora non sufficienti per ottenere il risultato. Un voto del resto non facile perché il TPA mette il Congresso davanti al fatto compiuto: non si potrà votare per degli emendamenti ma solo per un sì o per un no. Il Presidente ha dedicato nelle ultime settimane molte energie allo sforzo di lobby perché il TPA gli fosse concesso: ha ospitato il Primo Ministro giapponese Abe che ha pronunciato uno storico discorso al Parlamento; ha attaccato i suoi compagni della sinistra del partito e il sindacato, e in modo specifico il Senatore Elizabeth Warren, democratica del Massachusetts, già sua alleata. Obama la propose infatti per la nomina alla guida della nuova agenzia, ma la sua candidatura fu respinta in Senato. E Obama la propose allora per la corsa elettorale per il seggio lasciato vacante da Ted Kennedy. La Warren considerata da molti alternativa a Hillary Clinton nella corsa per la Casa Bianca del 2016 sostiene che il Tpp potrebbe eliminare gran parte delle regole che limitano lo strapotere delle istituzioni finanziarie.
Con una scelta rischiosa, Obama è andato una settimana fa a Beaverton in Oregon, ai quartieri generali della Nike per dimostrare come l’accordo avrebbe creato posti di lavori in America. La tappa è stata dubbia: se è vero che i vertici della Nike hanno promesso che assumeranno 10.000 nuovi dipendenti in America oltre ai 26.000 già esistenti, l’azienda dà lavoro a circa un milione di dipendenti al di fuori dall’America . La tariffa per le importazioni di scarpe in America è del 20%, ma serviva soprattutto a proteggere la New Balance, una delle ultime fabbriche di scarpe sportive. La possibile eliminazione della tariffe renderà le cose più difficili per la New Balance, ma come ha detto Obama, oltre ai vantaggi per alcuni vi saranno degli svantaggi, l’importante, come nel caso di questi accordi commerciali, è che i vantaggi superino di gran lunga gli svantaggi.

CASERTA, SCOPERTA LA PIÙ GRANDE DISCARICA D'EUROPA. LA FORESTALE: "IL SISTEMA È DEI CASALESI."



Nell'area ex Pozzi di Calvi Risorta (Caserta), in piena Terra dei Fuochi, le ruspe hanno portato alla luce una maxidiscarica di 25 ettari. Potrebbe essere la più grande d'Europa rinvenuta sottoterra. L'indagine della Forestale, partita circa un anno fa, non esclude l'ipotesi di disastro ambientale.

Solventi, vernici, fanghi industriali, plastica lavorata e buste con Pvc riempiono l'area ex Pozzi di Calvi (Caserta), dove è stata rinvenuta quella che potrebbe rivelarsi la discarica sotterranea più grande d'Europa, estesa per 25 ettari e stipata da circa 2 milioni di metri cubi di rifiuti. 
Siamo nella Terra dei Fuochi, in Campania, in un ex area industriale dismessa da ormai trent'anni, dove da venerdì proseguono gli scavi coordinati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ed effettuati dai mezzi del Genio Militare. Sono parte dell'indagine della Forestale partita circa un anno fa a seguito della denuncia di due giornalisti del posto. 
Gli indagati sono una decina di persone, proprietari dei terreni in primis, e per loro non è esclusa l'ipotesi di disastro ambientale.  La procura di Santa Maria Capua Vetere, però, invita alla prudenza con una nota: "Il materiale è in fase di campionamento", ha fatto sapere, "solo all’esito delle analisi si potrà valutare l’effettiva natura dei rifiuti e quindi la loro eventuale potenzialità dannosa“. 
Un rischio che non sfugge al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che per domani ha convocato una riunione urgente con il Corpo Forestale dello Stato, il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e le strutture tecniche del Dicastero. L'eventualità di una matrice mafiosa è stata presa in considerazione dal Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato Sergio Costa, che ha dichiarato: "Nell'area ex Pozzi di Calvi Risorta i rifiuti sono stati tombati secondo un sistema quasi scientifico usato dal clan dei Casalesi", pur sottolineando che si tratta soltanto di "uno spunto investigativo che va approfondito". Per ulteriori analisi sul terreno (che presenta colorazioni rosse, azzurre e grigie) si attende l'arrivo, nella giornata di domani, dei tecnici dell'Ingv .

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Calvi-Risorta-rinvenuta-maxidiscarica-nel-casertano-06ed3c3d-8f43-4fd3-9ba3-8e4d671f4bf1.html

La Cassazione e la vendita di frutta esposta all’aperto ai gas di scarico. - Gianfranco Amendola

La Cassazione e la vendita di frutta esposta all’aperto ai gas di scarico

La messa in commercio di frutta all’aperto ed esposta agli agenti inquinanti costituisce una violazione dell’obbligo di assicurare l’idonea conservazione delle sostanze alimentari e rispettare l’osservanza di disposizioni specifiche integrative del precetto”. Lo ha stabilito la Cassazione confermando, con una articolata sentenza (sezione terza, Pres. Teresi, relatore Ramacci, n. 6108 del 2014), la condanna inflitta ad un fruttivendolo dal Tribunale di Nola per aver detenuto per la vendita “tre cassette di verdura esposte all’aperto e, pertanto, a contatto con agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito”.
La legge richiamata dal supremo Collegio è quella alimenti (n. 283/1962) il cui art. 5, lett. b), punisce, con l’arresto o con l’ammenda, l’impiego nella produzione, la vendita, la detenzione per la vendita, la somministrazione, o comunque la distribuzione per il consumo, di sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione.
Il punto di partenza è costituito da una lontana sentenza della Cassazione a sezioni unite (n. 443 del 2002) la quale aveva chiarito che questa disposizione tende a perseguire un autonomo fine di benessere, assicurando una protezione immediata all’interesse del consumatore affinché il prodotto giunga al consumo con le cure igieniche imposte dalla sua natura; aggiungendo che, ai fini della configurabilità del reato, non vi è la necessità di un cattivo stato di conservazione riferito alle caratteristiche intrinseche delle sostanze alimentari, essendo sufficiente che esso concerna le modalità estrinseche con cui si realizza, che devono uniformarsi alle prescrizioni normative, se sussistenti, ovvero, in caso contrario, a regole di comune esperienza. La giurisprudenza successiva aveva precisato che l’interesse protetto dalla norma è quello del rispetto del cd. ordine alimentare, volto ad assicurare al consumatore che la sostanza alimentare giunga al consumo con le garanzie igieniche imposte per la sua natura; e pertanto, non è necessaria la prova di un danno alla salute ma è sufficiente accertare che le modalità di conservazione siano in concreto idonee a determinare il pericolo di un danno o deterioramento delle sostanze o che vi sia detenzione in condizioni igieniche precarie; escludendo, in proposito la necessità di analisi di laboratorio o perizie, ben potendo il giudice di merito considerare altri elementi di prova, come le testimonianze di soggetti addetti alla vigilanza, quando lo stato di cattiva conservazione sia palese e, pertanto, rilevabile da una semplice ispezione.
Per la condanna, quindi, si è ritenuta sufficiente la testimonianza della polizia giudiziaria, la quale ha evidenziato che tre cassette di verdura erano esposte all’aperto e, pertanto, a contatto con agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito.
Conclusione: “Tale diretto accertamento da parte della polizia giudiziaria risulta del tutto sufficiente a giustificare l’affermazione di penale responsabilità, evidenziando una situazione di fatto certamente rilevante a tal fine, la cui sussistenza risulta peraltro confermata dallo stesso ricorrente, laddove, nell’atto di impugnazione, si riconosce che la verdura era esposta per la vendita sul marciapiede antistante l’esercizio commerciale”.
Questo dice la Cassazione e mi è sembrato opportuno ricordarlo all’inizio dell’estate in un paese dove l’esposizione di frutta e verdura all’aperto senza alcuna cautela, a ridosso di strade congestionate dal traffico, è dato di comune esperienza.
Certo, ci sono tante altre cose che contano a tutela della nostra salute, soprattutto per quanto concerne le modalità di coltivazione, l’uso di pesticidi, i mezzi di trasporto ecc., specie in un momento in cui gli organi pubblici di controllo sono in grandi difficoltà per mancanza di mezzi e di personale.
Né intendo sollecitare alcuna denunzia penale. La vera penalizzazione per chi si comporta con disprezzo per l’igiene e la salute pubblica è quella che può derivare dalle nostre scelte.
Cambiare fruttivendolo può essere un primo, piccolo ma importante passo per farci sentire e far comprendere che non tutti sono disposti a subire tutto.

lunedì 15 giugno 2015

KOC COMPARE AL BILDERBERG: SARA' QUESTO L'ANNO IN CUI TUTTO SALTA FUORI? - CHARLIE SKELTON

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Ho teso un’amichevole mano a uno dei membri più eminenti del gruppo – ora quello che si richiede è un po’ di trasparenza pubblica
C’era uno sfortunato ingorgo di limousine alle porte dell’Interalpen-Hotel. Da un lato c’era un gruppetto di poliziotti che confabulavano tra loro, sfogliando mestamente una lista di nomi e non capendoci nulla, mentre una fila di Mercedes V12 aspettava in trepidazione. Cosa stava succedendo? Gli organizzatori si erano accorti di aver fatto un errore madornale invitando Ed Balls e cancellando il suo nome all’ultimo momento?

Un van si è accostato in fondo alla coda, trasportando una persona che conoscevo bene. Era il miliardario turco e membro del consiglio direzionale del Bilderberg, Mustafa Koç (nella foto, ndr). Si stava grattando la nuca da wrestler con la mano paffuta e non sembrava affatto contento dall’ingorgo. Non avevo mai visto un Koç vedersi negato l’accesso in maniera così imbarazzante dal mio ballo di fine anno all’università.
Dopo aver scattato una foto veloce mi sono lanciato in un saluto. “Mr. Koç!” ho esclamato, salutando amichevolmente. Lui mi ha fatto un cenno di risposta. Mi sono presentato ed ho scattato un'altra foto. Tutto ciò all’improvviso è apparso poco educato in una situazione del genere, per cui mi sono scusato. “No problem” ha detto, sorridendo.
Oh mio Dio, eccolo: dialogo! La grande connessione io-tu alla base di tutte le interazioni umane. Io e Koç, due anime che entrano in contatto, oltre le barriere. Mi sono spinto un po’ più in là.
“Sta aspettando in grazia la conferenza?”, i suoi occhi hanno brillato ed ha annuito. “Quali sono le sue opinioni circa le recenti elezioni in Turchia?” a quel punto la nostra amicizia in erba è stata interrotta sul nascere dall’autista di Koç che ha alzato il finestrino. L’ingorgo si è risolto e Koç se n’è andato.

Mi rendo conto che Skelton- Koç non sia stato Frost-Nixon, ma è stato un raro momento di umanità attraverso le barricate. Ammettiamolo, questo esiguo scambio di battute gridato oltre il petto di un autista è la cosa più simile ad una conferenza stampa che potremo ottenere in tutto questo Bilderberg.
Devo ammetterlo, l’enorme assenza di cooperazione con la stampa da parte di quello che è un importante summit politico, a cui partecipano politici, primi ministri, fautori delle politiche pubbliche, è sempre più assurdo anno dopo anno. Al summit di quest’anno, ad esempio, il tema della “Grecia” verrà discusso da tre primi ministri europei, il presidente dell’Austria, un membro del comitato esecutivo della BCE, due ministri delle finanze europei (tra cui George Osborne) e il capo della Dutch National Bank. Alcuni dei giocatori più importanti di questa partita.
A discutere con loro, abbiamo molti CEO e membri dei CDA di alcune immense istituzioni finanziarie, ognuno dei quali ha interessi lampanti in ciò che accadrà alla Grecia: i capi di HSBC, Lazard, Deutsche Bank, Santander e KKR; membri del CDA di Morgan Stanley e Goldman Sachs; il capo di Goldman Sachs International e il vicecapo di Black Rock. Tutti questi pubblici ufficiali che si incontrano con tutte queste società e nessuna rappresentanza di politici greci. E nessuna copertura da parte della stampa.
Sarebbe di certo più saggio e rispettoso nei confronti dei giornalisti molestati dalla polizia e degli elettorati che i politici partecipanti convocassero una conferenza stampa l’ultimo giorno. C’è un precedente in questo senso: una volta lo facevano, prima dello scandalo Lockheed e le dimissioni del Principe Bernhard li facessero fuggire ancor più nella segretezza. Ho visto riprese delle conferenze stampa dei Bilderberg degli anni ’70. Può succedere ancora.
Sono sicuro che i finanziamenti che Goldman Sachs e BP buttano nel meeting Bilderberg (come rivelato nei report annuali dell’Associazione Bilderberg) potrebbero coprire le spese di un paio di file di sedie ed un microfono. Niente di pomposo. Una breve dichiarazione e un po’ di domanda-risposta.
Non serve reinventare la ruota. Dateci qualcosa che le somigli. Un verbale timbrato sarebbe un buon inizio. Ci prendiamo qualsiasi cosa. Siamo stanchi di vedere passaporti diplomatici che passano dietro finestrini oscurati. Stanchi di politici che nascondono la faccia e ministri che si rifiutano di riferire gli argomenti di cui hanno trattato. Stanchi di ufficiali di polizia che, quando non disturbano i giornalisti, si mettono in fila davanti alle limousine per nasconderle alla vista.

Ecco un’idea: Mustafa Koç potrebbe aiutarci a far ripartire queste conferenze stampa? La conglomerata della famiglia Koç, brillantemente chiamata Koç Holding, elenca “quattro princìpi fondamentali inviolabili” nei propri articoli di governante aziendale e il primo di essi è la “trasparenza”. Koç stesso, il presidente della società, sembra felice di intrattenere la stampa e si è esposto contro la corruzione in politica. Ha detto di recente, poco prima delle elezioni nel suo paese “La nostra gente merita politici puliti”.

Politica pulita è politica aperta. La trasparenza permette alla luce del sole di entrare.
Koç potrebbe avere il pugno chiuso, ma sembra uno a cui non interessa far mulinare le braccia. Non c’è nessuna smentita del fatto che Koç sia una presenza di spicco al Bilderberg. Ci sono molti amici di Koç nel comitato direttivo, quindi quando c’è da fare lobbysmo per migliori relazioni con la stampa, magari Koç può tirare un colpo? Sicuramente una cosa così semplice non sarebbe complicata per lui. Non per un Koç così potente.
Dopotutto Koç è incredibilmente connesso nel mondo del business. È membro dell’International Avisory Board di Rolls Royce e siede accanto a Tony Blair nell’International Advisory Council di JPMorgan. Il suo compare del comitato direttivo, Peter Sutherland, il presidente di Goldman Sachs International, è nel CDA di Koç Holding.
Io penso, nel mio piccolo, di avere un tacito accordo con Koç. Quindi, nello spirito del dialogo e del progresso, della trasparenza e della “politica pulita”, mi espongo con lui, per aiutarlo a rendere questa conferenza stampa realtà. Potrei essere in errore, i miei sogni potrebbero andare in fumo, ma ho la sensazione che il 2015 potrebbe essere l’anno di Koç.

Charlie Skelton

Fonte: http://www.theguardian.com
Link: http://www.theguardian.com/world/2015/jun/12/koc-pops-up-at-bilderberg-could-this-be-the-year-they-let-it-all-hang-out
12.06.2015
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione FA RANCO

LEGGI ANCHE: BILDERBERG 2015: MINISTRI E CRIMINALI A BRACCETTO
GIORNALISTI COCCOLATI E RIVERITI AL G7, ASSEDIATI DALLA POLIZIA AL BILDERBERG

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15176

SOGNANDO AMERICANO, DAL G1 AL BILDERBERG. - Pepe Escobar

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Qual è il legame tra il summit del G7 in Germania, la visita in Italia del presidente Putin, il meeting del club Bilderberg in Austria e i negoziati a Washington sul TTIP – l’accordo di libero scambio USA-UE?

Cominciamo dal G7 nelle alpi bavaresi – piuttosto un G1 con un’aggiuntina di “partner minori” – con il presidente Obama a compiacersi della sua impresa promossa dai neo-con: precettare l’UE per estendere le sanzioni alla Russia, anche se l’UE distrutta dall’austerità ne patirà addirittura maggiormente le conseguenze.

Prevedibilmente, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande hanno ceduto – anche dopo essere stati forzati dalla realpolitik a intessere discussioni con la Russia e creare congiuntamente l’accordo Minsk-2.
L’ipocrisiometro nelle alpi bavaresi è già quasi esploso proprio al discorso di apertura della cena del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, ex primo ministro della Polonia e Russofobo/guerrafondaio conclamato: “Tutti noi avremmo preferito che ci fosse la Russia a guidare il tavolo del G7, ma il nostro gruppo non è solo un gruppo (che condivide) interessi economici e politici, ma prima di tutto è una comunità fondata su dei valori. Questo è il motivo per cui la Russia non è tra noi”.
Quindi tutto ruota attorno ai “valori” civili contro l’ “aggressione russa”.
Il “civilizzato” G1 + “partner minori” non può permettersi di rischiare globalmente una guerra nucleare sul territorio europeo a causa di un “Banderastan” impiantato a Kiev, no scusate, un' “aggressione russa”.
Invece, il vero divertimento si svolgeva dietro le quinte. Le fazioni di Washington stavano rinfacciando alla Germania di aver fatto perdere all’occidente la Russia a vantaggio della Cina, mentre le menti adulte dell’UE – lontane dalle alpi bavaresi – incolpavano Washington.
Ancora più succosa è una visione opposta che circola tra i potenti Padroni dell’Universo nel mondo delle corporate statunitensi, non in quello della politica. Temono che nei prossimi due-tre anni la Francia si potrebbe ri-alleare con la Russia (ci sono molti precedenti storici). Identificano – ancora una volta – la Germania come il problema principale: mentre Berlino spinge Washington a coinvolgersi in una “Mitteleuropa” di stampo prussiano, gli Statunitensi stanno combattendo due guerre per evitare questa possibilità.
Per quanto riguarda i Russi – dal presidente Putin e dal ministro degli esteri Lavrov in poi – sale il consenso: non ha senso discutere alcunchè di sostanziale se si considera lo scarso pedigree intellettuale – o la totale stupidità neo-con – dei fautori della politica dell’amministrazione Obama del “non fare cose stupide”. Per quanto riguarda i “partner minori” – principalmente galoppini dell’UE – non contano, sono solo vassalli di Washington.
Sarebbe bello aspettarsi che le gang dei “valori” civilizzati proponessero alternative valide per la stragrande maggioranza dei cittadini delle nazioni del G7 che non possono aspirare ad altro se non Mac-lavori, oppure sopravvivere a stento come ostaggi di questo turbo-capitalismo della finanza spazzatura del quale beneficia solo l’1%. È piuttosto semplice individuare il solito capro espiatorio – la Russia – e proseguire con la retorica della paura e della guerra tipica della NATO.
La lady di ferro Angela Merkel ha trovato tempo anche per pontificare sui cambiamenti climatici – spingendo tutti ad investire per una “economia globale a basso uso di carbone”. Pochi si sono accorti che la presunta deadline per la “decarbonizzazione” totale è stata fissata alla fine del ventunesimo secolo, quando questo pianeta sarà già in grossi, grossi guai.
Acthung! Bilderberg!
La neolingua di Obama, sostenuta dai neo-con, continua a sostenere che la Russia sogni di ricostituire l’impero sovietico. Confrontiamola con quanto il presidente Putin dice all’Europa.
La settimana scorsa, Putin ha trovato il tempo di rilasciare un’intervista al Corriere della Sera alle 2 di mattina, questa è stata pubblicata mentre si svolgeva lo spettacolino nelle alpi bavaresi e prima della visita italiana di Putin del 10 giugno. Gli interessi geopolitici russi e i rapporti Russia-USA sono rappresentati molto dettagliatamente.
Quindi Putin era persona non gradita al G1 + galoppini? In Italia ha visitato l’EXPO di Milano, incontrato il primo ministro Renzi e Papa Francesco, fatto presente a tutti i “legami economici e politici privilegiati” tra Russia e Italia e menzionato le 400 aziende italiane attive in Russia e i milioni di turisti russi che visitano l’Italia ogni anno.
Ha anche parlato in maniera importante del consenso: la Russia rappresentava un punto di vista diverso come membro del G8, ma oggi gli “altri poteri” pensano di non averne più bisogno. Il concetto di fondo: è impossibile fare una conversazione tra adulti con Obama e i suoi amici.
E proprio al momento giusto, da Berlino – dove stava mostrando le sue roboanti credenziali in politica estera, Jeb Bush, fratello del distruttore dell’Iraq Dubya Bush, con il bigliettino dei suoi suggeritori neo-con, ha definito Putin un bullo e ha spinto l’Europa a combattere, e cosa se no, “l’Aggressione russa”.
L’offuscamento retorico su quello che è stato in realtà discusso nelle alpi bavaresi ha iniziato a diradarsi ai primi accordi della vera musica: il meeting del Bilderberg Group che è cominciato questo giovedì all’Interalpen-Hotel Tyrol in Austria, solo tre giorni dopo il G1 più partner minori.
Teorie cospirazioniste a parte, il Bilderberg può essere considerato un’ultraselezionata cricca di lobbysti – politici, boss delle corporate USA, ufficiali dell’UE, capitani d’industria, capi delle agenzie di intelligence, reali europei – organizzato ogni anno in una sorta di format da centro di pensiero/modo per organizzare la politica, per spingere la globalizzazione e tutti i punti più pressanti dell’agenda atlanticista. Chiamatelo pure la chiacchierata dei Padroni dell’Universo Atlanticisti.
Per rendere chiare le cose – non che siano grandissimi fan della trasparenza – la composizione del comitato direttivo è qui e in Austria parleranno di queste cose.
Naturalmente parleranno di “aggressione russa” (come se gli importasse del fallimento dell’Ucraina, devono impedire che la Russia faccia affari con l’Europa).
Naturalmente parleranno della Siria (come spartirsi la nazione, con il Califfato già catalogato come un evento post-Sykes-Picot).
Naturalmente parleranno dell’Iran (ovvero di come fare affari, comprare la loro energia e prezzolarli per farli entrare nel club).
Ma il colpo grosso è il TTIP – il paventato accordo di “libero scambio” tra USA e UE. In linea teorica tutti i più grandi lobbysti economico/finanziari che spingono il TTIP saranno sotto lo stesso tetto austriaco.
Non a caso il Bildeberg comincia un giorno prima che l’autorità presidenziale da “corsia preferenziale” sia discussa al congresso USA.
Wikileaks e una tonnellata di BRICS [1]
Guardiamo Wikileaks, con ciò che in un mondo migliore sarebbe un grosso aiuto per capire.
La Fast track authority estenderebbe il potere del presidente USA per non meno di sei anni: ciò coinvolgerebbe anche il prossimo inquilino della Casa Bianca, che probabilmente sarà Hillarator oppure Jeb “Putin è un bullo” Bush.
Questa autorità di negoziare accordi loschi non si riferisce solo al TTIP ma anche al TPP e al TiSA.
Wikileaks, appena in tempo, ha pubblicato l’allegato della salute alla bozza segreta del capitolo “trasparenza” del TPP, con le posizioni di ogni nazione nella negoziazione. Non c’è da stupirsi che questa bozza sia segreta. Non c’è nulla di trasparente riguardo ad essa, è un non nascosto attacco alle autorità sanitarie mondiali da parte di Big Pharma.
Il concetto di fondo è che questi tre mega-accordi – TPP, TTIP e TiSA – sono lo schema definitivo di quello che potrebbe essere educatamente descritto come una governante globale societaria, un sogno erotico del Bilderberg. Gli sconfitti: gli stati-nazione e il concetto di democrazia occidentale. I vincitori: le grandi società multinazionali.

Julian Assange, in una sua affermazione, in sintesi ha colto nel segno: “è un errore pensare che il TPP sia un trattato singolo. In realtà ci sono tre mega-accordi congiunti, il TiSA, il TPP e il TTIP, ognuno dei quali si configura strategicamente in un accordo più grande, che suddivide il mondo nell’occidente contro gli altri. Questo ‘Grande trattato’ è descritto dal Pentagono come il cuore del ‘Perno asiatico’ militare degli USA. Gli artefici stanno puntando nondimeno che all’arco della storia. Il Grande Trattato sta prendendo forma in totale segretezza, perché assieme alle indiscutibili ambizioni geostrategiche mette in opera una nuova ed aggressiva forma di corporazionismo transnazionale per la quale non c’è supporto pubblico”.
Dunque questo è il vero programma atlanticista – gli ultimi ritocchi da definirsi nell’arco di tempo che va dal G1 + galoppini fino al Bilderberg (aspettiamoci molte telefonate importantissime dall’Austria a Washington questo venerdì). La NATO in azione. Puntando all’Asia escludendo Cina e Russia. L’occidente contro tutti.
Ora il contraccolpo. Mentre si sviluppa lo spettacolo nelle alpi bavaresi, il primo Forum Parlamentare dei BRICS sta avendo luogo a Mosca – in vista del summit dei BRICS ad Ufa il mese prossimo.
I neo-con – con Obama a rimorchio – si crogiolano sognando che la Russia sia stata “isolata” dal resto del mondo grazie alle loro sanzioni. Da quando sono cominciate Mosca ha siglato grossi contratti strategico/economici con almeno venti nazioni. Il mese prossimo la Russia ospiterà il summit dei BRICS – 45% della popolazione mondiale, un PIL uguale a quello dell’Europa e a breve maggiore di quello del G7 – ed anche il summit dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS), in cui India e Pakistan, attualmente spettatori, verranno accettati come membri effettivi.

G1 + galoppini? Bilderberg? Trovatevi un lavoro, non siete il solo spettacolo in città, di qualsiasi città si tratti.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com.
Fonte: http://rt.com/
Link: http://rt.com/op-edge/266542-bilderberg-obama-g7-germany-ttip/
11.06.2015
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione FA RANCO

[1] gioco di parole sul termine BRICS e bricks, che significa mattoni e il cui suono è lo stesso, NdT

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