Clamorosa battuta d’arresto per gli accordi commerciali internazionali Ttp e Ttip: una violenta battaglia all’interno del partito democratico ha portato a un voto negativo al Senato sull’apertura del dibattito per la concessione di un’autorità negoziale speciale (Tpa) al presidente Barack Obama. A questo punto, il presidente potrebbe essere costretto a introdurre delle modifiche nelle bozze di accordo per accontentare l’ala sinistra del suo partito. Ma questi cambiamenti potrebbero minare alla base la credibilità degli accordi agli occhi delle controparti. Si tratta della più grave crisi politica tra un presidente democratico e la base del suo partito da molti anni a questa parte.
La battaglia delle ultime settimane è stata durissima: il presidente è stato schierato contro i suoi stessi compagni di partito, ma i suoi sforzi non sono bastati. La campagna diventa a questo punto più difficile ma non c’è dubbio che l’amministrazione proseguirà nel suo sforzo perché da un punto di vista dell’interesse della nazione procedere verso un’apertura commerciale è più importante degli interessi dei gruppi speciali di pressione che si sono finora opposti: una coalizione inusuale formata da sindacati, esponenti della sinistra del partito democratico, ambientalisti, luddisti diversi, anti Ogm e No Global, oltre ai repubblicani di destra. Eppure la svolta sarebbe potenzialmente storica: se la Casa Bianca potrà ottenere il sì nel negoziato Tpp con 11 paesi del Pacifico e subito dopo nel negoziato Ttip con l’Europa, ci sarà una rivoluzione nei commerci mondiali con un impatto forte su crescita e occupazione. Per molti economisti, una delle risposte agli elementi strutturali di caduta della produttività, bassi tassi di crescita e deflazione, sarà proprio nella caduta di barriere commerciali, tariffe e altri ostacoli al libero commercio. Per Obama si potrebbe trattare di uno dei risultati più importanti della sua amministrazione. Per questo il Presidente e il suo capo negoziatore commerciale, l’ambasciatore Michael Froman ce l’hanno messa tutta: l’obiettivo di ottenere il TPA (Trade Promotion Authority), passaggio chiave per procedere rapidamente verso la fase conclusiva dei grandi accordi commerciali si è tradotto in viaggi dell’ambasciatore sull’aereo presidenziale con parlamentari per incontri individuali, di gruppo e in interventi diretti del Presidente. Tutti sforzi per ora non sufficienti per ottenere il risultato. Un voto del resto non facile perché il TPA mette il Congresso davanti al fatto compiuto: non si potrà votare per degli emendamenti ma solo per un sì o per un no. Il Presidente ha dedicato nelle ultime settimane molte energie allo sforzo di lobby perché il TPA gli fosse concesso: ha ospitato il Primo Ministro giapponese Abe che ha pronunciato uno storico discorso al Parlamento; ha attaccato i suoi compagni della sinistra del partito e il sindacato, e in modo specifico il Senatore Elizabeth Warren, democratica del Massachusetts, già sua alleata. Obama la propose infatti per la nomina alla guida della nuova agenzia, ma la sua candidatura fu respinta in Senato. E Obama la propose allora per la corsa elettorale per il seggio lasciato vacante da Ted Kennedy. La Warren considerata da molti alternativa a Hillary Clinton nella corsa per la Casa Bianca del 2016 sostiene che il Tpp potrebbe eliminare gran parte delle regole che limitano lo strapotere delle istituzioni finanziarie.
Con una scelta rischiosa, Obama è andato una settimana fa a Beaverton in Oregon, ai quartieri generali della Nike per dimostrare come l’accordo avrebbe creato posti di lavori in America. La tappa è stata dubbia: se è vero che i vertici della Nike hanno promesso che assumeranno 10.000 nuovi dipendenti in America oltre ai 26.000 già esistenti, l’azienda dà lavoro a circa un milione di dipendenti al di fuori dall’America . La tariffa per le importazioni di scarpe in America è del 20%, ma serviva soprattutto a proteggere la New Balance, una delle ultime fabbriche di scarpe sportive. La possibile eliminazione della tariffe renderà le cose più difficili per la New Balance, ma come ha detto Obama, oltre ai vantaggi per alcuni vi saranno degli svantaggi, l’importante, come nel caso di questi accordi commerciali, è che i vantaggi superino di gran lunga gli svantaggi.
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