giovedì 26 novembre 2015

In due fanno 10 partiti in 3 anni Il capogruppo e la rottamazione. - Accursio Sabella

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Nessuna delle due aspiranti guide del gruppo parlamentare è stata eletta nelle liste dei democratici. Il deputato catanese ha già ricoperto quel ruolo con Articolo 4, la collega ha cambiato casacca sette volte. Entrambi sono arrivati tra i Dem dopo la "Leopolda sicula" che ha abbracciato ex democristiani, cuffariani, lombardiani sul carro di Matteo Renzi. Nella foto Alice Anselmo e Luca Sammartino. 

Chi è Alice Anselmo (leggi). 
Chi è Luca Sammartino (leggi).

PALERMO - Dieci partiti in tre anni. Questo il patrimonio portato in dote dai due aspiranti capigruppo all'Ars del Partito democratico. Esempi freschissimi di quella rottamazione che tanto sa di trasformismo, di vecchia politica. Nonostante i volti giovani di Luca Sammartino (tre gruppi diversi in tre anni) e Alice Anselmo (addirittura sette i cambi di casacca). Saranno loro, nei prossimi giorni, a giocarsi la guida del gruppo parlamentare più numeroso di Sala d'Ercole. Quello che è espressione del più grande partito di maggioranza, di cui fa parte anche il presidente della Regione Rosario Crocetta.

Ad accompagnare quelle candidature, una filastrocca: Megafono e Territorio, Udc e Drs, Articolo 4 e Pd. Questi i “marchi” appiccicati sulla recentissima carriera politica dei due aspiranti capigruppo democratici. Che non sono stati eletti col Pd. Anzi, nel caso di Luca Sammartino, c'è persino un precedente non così frequente: la guida già in questa legislatura e meno di un anno fa, addirittura di un altro gruppo, quello di Articolo 4. Una formazione politica voluta da Lino Leanza e che ha inglobato ex centristi ed ex esponenti di ciò che fu il centrodestra.

Un gruppo che alla fine si sfalderà, dando vita a Sicilia democratica. Mentre i reduci di Articolo 4 confluiranno nel Pd, accompagnati dalla liturgia della rottamazione. Che ha trovato il proprio luogo sacro nella Leopolda Sicula voluta da Davide Faraone. La manifestazione in occasione della quale è stato benedetto l'approdo nel Pd, appunto, di Sammartino e Anselmo. Il primo, eletto con l'Udc, come detto, è passato anche da Articolo 4 prima di arrivare tra i democratici. 

Più variopinta l'esperienza di Alice Anselmo: eletta nel listino di Rosario Crocetta ha poi girovagato un po' tra i gruppi di Sala d'Ercole: Megafono, Territorio, Misto, Drs, Udc, Articolo 4 e appunto Pd. In meno di tre anni. Un record. Ma in occasione della Leopolda Sicula, il Pd abbracciava anche Paolo Ruggirello, deputato trapanese eletto addirittura con la Lista Musumeci e transitato da Articolo 4. Per lui in passato esperienze anche nell'Mpa e persino nel fantomatico Mir di Samorì. Insieme a lui, arrivava nel Pd Valeria Sudano che ancora oggi si definisce orgogliosamente cuffariana. E come darle torto? Nipote di Mimmo Sudano storico leader della Dc catanese, la giovane Valeria è stata eletta tra le fila del Pid-Cantiere popolare di Saverio Romano. Quello, insomma, dei “fedelissimi” cuffariani dopo la scissione con l'Udc. Poi anche per lei il transito sul treno di Articolo 4, e l'arrivo nel Pd. Storia simile a quella di Pippo Nicotra, un passato nell'Mpa , che ai microfoni di “Presa diretta” ammetteva: “Questo Pd somiglia tanto alla Dc”.

Non sono entrati nel partito, ma certamente gli esponenti di Sicilia Futura, formazione politica voluta da Totò Cardinale, compongono quello che è un satellite dell'area renziana del Pd. Al punto da considerare, nei giorni caldi del rimpasto, il proprio assessore uno dei rappresentanti di quell'area. Nel movimento che ha sposato gli ideali della rottamazione, ecco Totò Lentini eletto con l'Udc e un passato nell'Mpa, e reduce da una “guerra” con gli ex compagni di Sicilia democratica, ecco Totò Cascio anche lui ex cuffariano proveniente dalla stessa provincia (Agrigento) dell'ex governatore, c'è Salvo Lo Giudice eletto con la Lista Musumeci e capace di cambiare quattro partiti in meno di due anni, c'è Michele Cimino ex Pdl, ex Grande sud e persino ex assessore di Raffaele Lombardo, ed Edy Tamajo, anche lui proveniente dal partito sudista di Micciché. Addirittura sindaco di Forza Italia fu invece il ragusano Nello Dipasquale giunto dal Megafono e dal gruppo “Territorio”. Tutti hanno sposato la rottamazione. Tramite il “nulla osta” del gran cerimoniere di questo travaso politico, cioè Davide Faraone.

Ed è proprio il sottosegretario a spingere Luca Sammartino verso la guida del gruppo Pd. Un pressing fortissimo, quello dei renziani. Così forte da fermare tutto. Persino i lavori dell'Assemblea regionale. Perché anche per la scelta del capogruppo, il partito-guida della maggioranza ha finito per litigare, dividersi, andare allo scontro tra l'area appunto che fa capo a Faraone e quella dei cosiddetti “ex cuperliani”.

Che ieri, in una lunga riunione notturna, hanno deciso di mettersi di traverso. Sebbene non potessero contare sulla forza dei numeri. Perché la “geografia” del partito, in questa gara verso la guida del gruppo, non è secondaria. Sono dieci infatti i deputati che possono definirsi “renziani”, a questi vanno aggiunti i tre riferibili a Giuseppe Lupo e comunque vicini a quell'area. Autonomi per diversi motivi il governatore Crocetta e il deputato Franco Rinaldi, resta il “gruppone” fatto di nove deputati ex cuperliani, giovani e meno giovani turchi. Ieri a Sammartino servivano 16 voti alla prima votazione e 12 alla seconda. Quei voti non sono arrivati. Anzi, l'area, diciamo così, avversaria, avendo preso atto dell'impossibilità di strappare ai renziani il capogruppo ha avanzato la propria contro-proposta: dateci un altro nome, quello di una donna. Una “mossa” utile a stoppare l'aut-aut di Faraone, ma anche a spaccare i renziani. E così è stato. Il nome di Alice Anselmo, alla seconda votazione, ha fatto persino calare le preferenze per Sammartino. E adesso l'elezione a capogruppo del deputato catanese è tutto fuorché scontata. Il Pd si rivedrà nei prossimi giorni. Ma non ha ancora fissato una data.

Nel frattempo, in attesa che i renziani e tutti gli altri si mettessero d'accordo, l'Ars si è fermata. Ed è ferma da una settimana. Visto che all'ordine del giorno è previsto il rinnovo delle commissioni parlamentari. Una partita che passa anche dalla vicenda del capogruppo. Solo dopo aver scelto questa figura, si potrà pensare alle altre. Anche se adesso i ritardi rischiano di creare un nuovo conflitto tra i democratici. Perché il presidente Giovanni Ardizzone ha previsto la votazione per le commissioni già domani alle 12. “Il rinnovo delle Commissioni – ha ammonito oggi il presidente dell''Ars Ardizzone - è ormai un atto non più differibile, che richiede, per mantenere il prestigio del Parlamento stesso, la massima condivisione di tutte le forze politiche, pur nella normale dialettica tra maggioranza e opposizione. Ulteriori ritardi nella piena operatività delle Commissioni non saranno giustificabili di fronte ai siciliani”. Ma in Sicilia la rottamazione ha bisogno dei suoi tempi.


http://livesicilia.it/2015/11/25/sammartino-e-anselmo-dieci-partiti-in-tre-anni-il-capogruppo-pd-ai-tempi-della-rottamazione_689467/

10 BEVANDE CALDE PER L’AUTUNNO E L’INVERNO. - Francesca Biagioli

bevande calde vegan

Nelle stagioni più fredde può essere utile e soprattutto piacevole preparare alcune bevande calde ma allo stesso tempo gustose per tirarsi un po' su anche nelle giornate più difficili e perfette da bere in compagnia degli amici.
Ecco allora 10 bevande calde per l’autunno e l’inverno:

1) CIOCCOLATA CALDA AL PEPERONCINO

Questa cioccolata calda, che vi proponiamo aromatizzata al peperoncino, può naturalmente essere fatta anche nella versione semplice oppure arricchita utilizzando altre spezie come ad esempio la cannella. Gli ingredienti necessari sono latte vegetale (ad esempio riso o soia), cioccolato fondente, cacao amaro in polvere, amido di mais, fecola di patate o farina di riso, un pizzico di peperoncino in polvere, zucchero di canna o altro dolcificante. QUI potete leggere il procedimento dettagliato per preparare la vostra cioccolata calda, nelle diverse varianti. 
cioccolata peperoncino

2) PUNCH

Un po’ come per la cioccolata, anche per la ricetta del punch si possono sperimentare diverse varianti a seconda dei gusti. Quella inglese tradizionale prevede l’utilizzo di 5 ingredienti: tè, zucchero, cannella, limone e acquavite (oppure acqua bollente, succo di limone, rhum delle Antille, spirito di noce moscata e arak, un distillato di vino di riso originario dell'Indonesia). Scoprite QUI come preparare il vostro punch
punch

3) VIN BRULE’

Molto amato e gradito in autunno e in inverno è il vin brulé un vino caldo rosso aromatizzato con alcune spezie e dolcificato con zucchero. Anche in questo caso ci sono alcune varianti a seconda che si utilizzino ghiodi di garofano, cannella, noce moscata, cardamomo o altre spezie. QUI una ricetta che potete seguire
vin brul

4) SIDRO DI MELE CALDO

Tanti conoscono il sidro di mele nella versione fredda ma pochi l’hanno provato in quella calda. Per prepararlo servono: una bustina di tè verde o di tè nero, 1/2 limone, timo, cannella, anice stellato e fettine di limone per guarnire, 30 grammi di sidro di mele, 45 grammi di whisky. La preparazione è semplice, basta versare in una tazza dell'acqua bollente con una bustina di tè, lasciando dello spazio sufficiente per aggiungere il whisky e il sidro. Dopo aver aggiunto tutti gli ingredienti, guarnite e bevete ancora caldo.
sidro caldo

5) TISANA ALLO ZENZERO E LIMONE

Sono tante le tisane perfette per l’autunno-inverno, vi suggeriamo però di non far mancare mai a casa vostra una radice di zenzero per preparare un decotto buono e utile a prevenire il raffreddore. Lasciate sobbollire per 10 minuti una fettina di zenzero fresco in 350 millilitri d'acqua. Lasciate intiepidire, filtrate e aggiungete due cucchiai di succo di limone. Una volta che avrete in casa questa spezia potrete utilizzare anche per molte altre ricette. QUI qualche idea
zenzero limone

6) IRISH COFFEE

Chi è in cerca di una bevanda forte può provare l’Irish Coffee, tipico irlandese, fatto con caffè caldo corretto al whisky, panna montata e zucchero. Preparate un caffè lungo, dolcificatelo con un cucchiaino di zucchero di canna, aggiungete un bicchierino di whisky e della panna montata (per la versione vegan occorre ovviamente procurarsi della panna da montare 100% vegetale).
irish coffee

7) ERBA MATE

Una bevanda energizzante tipica del Sudamerica è l’Erba Mate che sembra aiuti anche a perdere peso oltre ad avere altri benefici. Può essere preparata come un normale tè, semplicemente lasciando in infusione per alcuni minuti le foglie in acqua bollente e filtrando subito dopo. Se si vuole seguire la tradizione però, sarà necessario avere a propria disposizione uno speciale recipiente, detto mate o matero, ed un'apposita cannuccia, la bombilla. Scoprite tutto sull’Erba Mate QUI. 
erba mate 2b

8) GLOGG

Il Glogg è una bevanda calda tipica della Svezia a base di vino e spezie, un alternativa al più conosciuto vin brulè. Nei paesi nordici si beve soprattutto nel periodo natalizio ma è adatta a tutto il periodo invernale grazie al potere riscaldante dato dalle spezie e dall’alcool. QUI la ricetta.
glogg

9) TISANA DI NATALE

Per preparare una tisana di Natale, dal potere riscaldante ma che sia anche digestiva (utile quindi in caso di abbuffate), portate ad ebollizione 250 millilitri d'acqua aggiungendo 2 cucchiaini di karkadè, una piccola stecca di cannella, 1 cucchiaino di semi di finocchio, 1 cucchiaino di malva e 1 cucchiaino di fiori di camomilla. Lasciate sobbollire per 10 minuti, filtrate e servite.
tisana di natale

10) ZABAIONE CALDO

Questa ricetta è un mix tra una bevanda e un dolce al cucchiaio. Caldo e gratificante al palato si tratta dello zabaione caldo ma in versione vegetale quindi senza l’utilizzo di uova e latte vaccino. Gli ingredienti necessari sono latte di soia alla vaniglia, amido di mais o riso, malto (dolcificante), marsala, curcuma e un pizzico di sale. QUI la ricetta.
zabaione veg

Ordine francescano e speculazioni finanziarie: investiti 50 milioni in resort e hotel di lusso in Africa e in Medio Oriente. - Antonio Massari

Ordine francescano e speculazioni finanziarie: investiti 50 milioni in resort e hotel di lusso in Africa e in Medio Oriente

Tre frati di san Francesco avevano affidato a un faccendiere il tesoretto per ottenere il 13,5% di interessi, che però non sono mai arrivati. E i soldi sono andati in fumo. Quattro gli indagati nelle inchieste che si svolgono in Italia e Svizzera e che sono partite dopo la denuncia dei nuovi vertici dell'ordine.

I soldi destinati alle opere religiose si sono trasformati in resort di lusso sparsi tra l’Africa e il Medio Oriente. Non solo. I frati li avevano affidati a un faccendiere – parliamo di circa 50 milioni di euro – per pura speculazione: intendevano ricavarne il 13,5 per cento di interessi. Ma nulla è andato secondo i programmi. Anzi. Ieri mattina tre frati e un faccendiere sono stati perquisiti, le indagini si svolgono in Italia e in Svizzera, sono stati eseguiti sequestri per 5 milioni di euro. E soprattutto: le operazioni svolte ieri dalla Guardia di finanza e dalla Polizia elvetica portano in calce la firma simbolica di Papa Francesco. Il motivo è semplice: perquisizioni e indagini nascono proprio dalla denuncia dell’ordine francescano e, per la precisione, dai vertici attuali della Casa Generalizia, della Provincia Lombarda e della Conferenza dei ministri provinciali dell’ordine.
In altre parole: sono stati gli uomini vicini al Papa a denunciare l’ammanco di ben 49,5 milioni di euro dalle casse degli enti religiosi e a mettere la procura di Milano sulle tracce degli indagati.Parliamo dell’ex economo della curia generalizia dei frati minori, frate Giancarlo Lati, del suo omologo nella Provincia Lombarda, frate Renato Beretta, e infine dell’economo della Conferenza dei ministri provinciali, frate Clemente Moriggi. I tre sono accusati di concorso in appropriazione indebita. Secondo l’accusa – sostenuta dai pm di Milano Adriano Scudieri, Sergio Spadaro e Alessia Miele – hanno trasferito milioni di euro, senza alcuna autorizzazione e per di più violando le finalità religiose, nelle casse di Leonida Rossi, nato in Italia e residente in Kenya. L’obiettivo – davvero poco francescano – era quello di ottenere una speculazione del 13,5 per cento sulle somme in questione. Rossi è il quarto indagato: è accusato, infatti, di aver impiegato denaro di provenienza illecita. L’uomo, secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, nella notte tra ieri e oggi si è ucciso, impiccandosi nella sua villa.
Ma c’è dell’altro. I frati infatti, puntando a ottenere il 13,5 per cento di interessi sui milioni in questione, non si sono affidati a una banca o a un mediatore finanziario. Rossi risulta amministratore unico della Anycom srl, di cui detiene il 95 per cento, in società con Denise Denoyelle (non indagata, ndr). L’oggetto sociale della Anycom srl è piuttosto generico: “Importazione, esportazione, commercio di prodotti e manufatti ogni genere. Assunzione di partecipazioni in altre società”. Insomma, i tre frati affidano decine di milioni di euro a un uomo che si occupa, sulla carta, di import export. E infatti, non avendo alcun titolo per raccogliere denaro ed esercitare il credito, Rossi è anche indagato per aver svolto abusivamente un’attività finanziaria. Il faccendiere depositava il denaro sui suoi conti personali, a Lugano, nella filiale della Credit Suisse.
L’operazione inizia nel 2007 e, secondo l’accusa, Rossi non ha mai restituito la gran parte dei soldi che i frati gli hanno affidato. Il denaro prende altre vie. Decine di milioni, destinati alle finalità religiose, vengono utilizzati per realizzare resortalberghivillaggi turistici in mezzo mondo. Rossi li reinveste per realizzare strutture turistiche tra l’Africa e il Medio Oriente. I frati provano a richiedere gli interessi pattuiti e la somma versata ma, a partire dal 2011, non vedono più un centesimo. Non solo. Lo scorso anno Rossi avrebbe ammesso di non essere più in grado di restituire nulla. Eppure nel frattempo – tra il 2010 e il 2012 – il faccendiere riesce a incassare altri 680mila euro, questa volta non dai frati francescani, ma dall’Opera don Bosco per le missioni. E tutto questo potrebbe essere soltanto il filo iniziale della matassa, che potrebbe essere ben più complessa, considerato che gli investigatori sospettano altri flussi di denaro verso le casse della Fortis Bank. Le indagini della procura di Milano e della Guardia di finanza sembrano solo all’inizio. Di certo c’è che i nuovi vertici dell’Ordine francescano, da tempo sull’orlo del crac finanziario, hanno denunciato le irregolarità avvenute dal 2007 al 2014. Le loro testimonianze sono risultate fondamentali per avviare l’inchiesta. È altrettanto certo, secondo gli investigatori, che la vicenda riguardi anche altri ordini religiosi, come i missionari dell’Opera don Bosco. Infine, non risulta che, tra le opere caritatevoli, san Francesco avesse messo al primo posto un tasso d’interessi del 13,5 per cento o la realizzazione di villaggi turistici. Ma questa è una certezza che non riguarda soltanto il diritto penale.

Legge Stabilità, Boeri: “Con taglio spese informatiche pubblica amministrazione Inps non potrà lavorare”.

Legge Stabilità, Boeri: “Con taglio spese informatiche pubblica amministrazione Inps non potrà lavorare”


L'allarme del numero uno dell'istituto: "Rischiamo di non poter accendere le macchine e erogare i servizi" e "sarà indebolito il contrasto all'evasione". L'economista ha anche detto che la riduzione del 50% della spesa corrente prevista dal maxiemendamento approvato dal Senato "viene da una proposta di Ibm per Confindustria".

La maggior parte delle spese informatiche dell’Inps sono “incomprimibili“. Di conseguenza il taglio del 50% della spesa corrente previsto dalla legge di Stabilità renderà “impossibile” per l’istituto di svolgere le proprie funzioni. Non solo: “Rischia di indebolire il contrasto all’evasione“. A lanciare l’allarme è stato il presidente Tito Boeri nel corso di un’audizione alla Camera. Ma l’economista ha anche messo sul tavolo un’accusa ulteriore: “Questi provvedimenti vengono da una proposta di Ibm per Confindustria di novembre di quest’anno e arrivano all’ultimo secondo in Stabilità”. Il cofondatore de lavoce.info, che ha già avuto modo di criticare la manovra perché sulle pensioni “fa interventi selettivi” e “crea asimmetrie”, ha definito “grave” la decisione del governo.
“Pensavamo ad una svista, ma poi l’intervento è stato confermato con il maxiemendamento” su cui il Senato ha votato la fiducia venerdì scorso. In base al quale l’obiettivo andrà raggiunto in tre anni, non uno come nella prima versione, sarà limitato alla “spesa corrente” e non riguarderà i canoni dei servizi di connettività, cioè per esempio l’accesso alla banda larga. Un ripensamento non solo insufficiente (la norma resta “distorsiva e penalizzante”) ma dietro al quale l’economista ha ipotizzato ci sia uno specifico interesse: l’esclusione delle spese in conto capitale e di quelle effettuate tramite la centrale acquisti Consip permetterà infatti di continuare a comprare nuovo hardware, ma andrà scapito di “manutenzionelicenze d’uso, connettività della fonia e sicurezza“. Ne farà le spese anche, si fa notare dall’entourage di Boeri, “il personale tecnico informatico che gestisce servizi come La mia pensione, che permette di simulare quale sarà l’ammontare del futuro assegno”.
L’economista ha spiegato che su 350 milioni di spesa corrente 198 sono appunto “incomprimibili”. “Sono spese necessarie al funzionamento del sistema Inps e a fornire i servizi dell’istituto”, ha continuato il professore.  “In questo modo – ha detto – rischiamo di non poter accendere le macchine e erogare i servizi. È un intervento draconiano. Mi auguro che su questa decisione si torni indietro. Dal taglio sono esonerati il ministero dell’Economia e le agenzie fiscali nell’ottica della lotta all’evasione, lotta che fa anche l’Inps: si pensi che ci sono 208 milioni di linee di codice casellario” con “17 milioni di posizioni attive, 15 milioni per i lavoratori dipendenti, 25 milioni di lavoratori attivi. Queste banche dati sono fondamentali”. Insomma, “questa norma che resta nel maxi emendamento potrebbe fortemente penalizzare il lavoro per il contrasto evasione fiscale e contributiva“.
Il presidente Inps ha ricordato che le banche dati richiedono una manutenzione costante e, rispondendo a un’osservazione di un membro della Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, si è detto contrario a trasferirle fuori dall’istituto. No al “disegno privatistico”, ha chiuso le porte Boeri, perché “si tratta di patrimonio che deve esser messo a disposizione” ed “è per questo che abbiamo siglato convenzioni con altri enti della Pa”: “La direzione di marcia deve essere la messa in rete dei dati. Il principio per cui si deve trasferire tutto al di fuori è pericoloso” e “non ci sembra la formula più efficiente”. Inoltre “è molto importante che le banche dati e l’attività ispettiva siano molto intrecciati tra loro”.
L’attacco di Boeri arriva a poche settimane dalla pubblicazione sul sito dell’Inps della proposta di legge per una riforma complessiva del sistema previdenziale e assistenziale. Proposta che era stata già girata all’esecutivo la scorsa estate, ma è rimasta inascoltata. E, una volta diffusa nella sua completezza, ha immediatamente scatenato polemiche perché prevede tra l’altro penalizzazioni per 250mila pensionati i cui assegni non sono giustificati dai contributi versati e una sforbiciata pure per i vitalizi dei politici.

mercoledì 25 novembre 2015

Scandalo Università, le raccomandazioni dei saggi: Barbera spinge Pizzetti junior. - Antonio Massari

Scandalo Università, le raccomandazioni dei saggi: Barbera spinge Pizzetti junior

Dall'inchiesta della Procura di Bari emerge un sistema di scambi di favori per aggirare il sorteggio dei commissari in base alla riforma Gelmini e assecondare gli interessi dei baroni ai concorsi universitari. Il costituzionalista de Vergottini chiede notizie di due "protette". Pressioni anche per l'ex ministro di Berlusconi Anna Maria Bernini. Barbera si informa sul figlio dell'ex garante della privacy: "Per l'Università Europea c'è il ragazzo che mi interessa?". Ma il concorso salta per rivalità interne.

Poco importa che quel concorso, che vedeva favoriti la senatrice Anna Maria Bernini e Federico Pizzetti, figlio dell’ex garante della privacy, si sia concluso con un nulla di fatto. Vedremo perché. Quel che importa è conoscere le pressioni, gli scambi, il sistema che ha pervaso un concorso universitario nel 2010, con la riforma Gelmini in vigore. Ed è ancora più importante scoprire che, a esercitare queste pressioni, queste “pesanti interferenze”, siano stati anche due autorevoli giuristi: Augusto Barbera e Giuseppe de Vergottini, tre anni dopo assurti al rango di saggi, su nomina del premier Enrico Letta e benedizione del presidente Napolitano. A Barbera e De Vergottini è stato affidato il compito di riformare la nostra Costituzione. Sono gli stessi che tartassavano di telefonate il commissario Silvio Gambino. Il futuro saggio Augusto Barbera, definito negli atti “sponsor” di Pizzetti, chiede a Gambino: “Per (l’università, ndr) Europea c’è il ragazzo che m’interessa?”. “Sì”, gli risponde Gambino, “è un ragazzo molto preparato”. De Vergottini invece contatta Gambino per chiedergli se, sempre all’Europea, il professor Giuseppe Ferrari intenda agevolare due candidate milanesi. Poi chiama lo stesso Ferrari e anch’egli s’informa su Pizzetti.
La “rete criminale” dei professoroni.Il sistema della cooptazione non è certo una novità. Ma lo scenario disegnato dall’inchiesta “do ut des”, condotta dal pm barese Renato Nitti in collaborazione con la Guardia di finanza, supera le peggiori fantasie: tradimenti, scambi, pressioni. La preoccupazione del sistema – secondo gli investigatori – non è garantire un futuro alla ricerca scientifica ma reclutare “burattini” che, nei futuri concorsi, asseconderanno gli interessi dei baroni. Non manca nulla: neanche il “testamento” orale di Giorgio Lombardi, professore di Diritto pubblico comparato all’Università di Torino, scomparso tre anni fa e drammaticamente raccolto nelle intercettazioni. L’inchiesta riguarda gli esami di prima e seconda fascia nei rami di Diritto costituzionale, pubblico comparato, canonico ed ecclesiastico: l’esito finale – è l’accusa – non ha avuto nulla a che vedere con il merito. Gli inquirenti parlano di una “rete criminale”, che coinvolge alcuni tra i docenti più autorevoli, e mira a far prevalere la logica del “favore” su quella del “merito” e della “giustizia”. Barbera e De Vergottini, insieme con altri tre saggi – Beniamino Caravita di Toritto, Carmela Salazar e Lorenza Violini – e 35 professori ordinari sono stati denunciati dalla Guardia di finanza: accuse che, a vario titolo, spaziano dall’associazione per delinquere alla corruzione, dal falso alla truffa aggravata. La riforma Gelmini, con il sorteggio dei commissari, doveva eliminare le “raccomandazioni” ma il “sistema” si attrezza immediatamente per neutralizzarla: orienta la formazione della rosa, affinché siano sorteggiati commissari “arrendevoli”. Quella rosa, secondo l’accusa, non s’è trasformata nella “libera elezione” di “giudici” che devono valutare il candidato “più meritevole”. E per chi non s’adeguava c’erano minacce e intimidazioni. Il sorteggio delle commissioni giudicatrici avviene nel gennaio 2010. E subito parte la sfida tra i due rivali del diritto pubblico comparato: Lombardi e Giuseppe Franco Ferrari.
Il testamento del “capo di tutti”.
“È il decano, è il capo di tutti”: così viene ricordato in un’intercettazione Giorgio Lombardi, morto da pochi giorni, nel maggio 2010. Pochi mesi prima, al telefono, sostiene: la riforma Gelmini ha delle norme complicate che però non daranno troppo fastidio. E con Ferrari–collega alla Bocconi di Milano – ingaggia la corsa per recuperare i voti dei docenti che, di lì a poco, avrebbero formato la rosa dei sorteggiabili. Ferrari si rivolge al collega Pier Giuseppe Monateri, che può agire sugli eleggibili del gruppo di diritto privato comparato. E nell’estate 2009 Monateri gli invia una lista di 20 nomi affidabili. Una seconda mail elenca i probabili vincitori di concorso: 8 su 11 ce la faranno. E quindi: più voti ci si accaparra, nella rosa del sorteggio, più è possibile manipolare le future maggioranze nelle commissioni. Gli altri professori intercettati commentano: Ferrari ha vinto le elezioni ma Lombardi è in maggioranza nei concorsi che gl’interessano e, in fondo, è lui che ha vinto l’estrazione. De Vergottini dopo il sorteggio parla di “tragedia”: hanno vinto i lombardiani. C’è chi sostiene: a Lombardi basta scrivere su un foglietto i suoi nomi e la partita è già vinta a tavolino. Ma l’obiettivo di Lombardi qual è? Eccolo: Anna Maria Bernini e Federico Gustavo Pizzetti devono diventare professori di Diritto pubblico comparato. La prima, professoressa associata di Diritto pubblico comparato a Bologna, in quel periodo era parlamentare del Pdl e ministro del governo Berlusconi. Il secondo è figlio di Francesco Pizzetti, ordinario di Diritto costituzionale a Torino, all’epoca dei fatti presidente dell’Autorità garante per la privacy. Per l’accusa, la Bernini, in passato aveva aiutato il figlio di Lombardi per la sua carriera diplomatica e gli aveva anche promesso un sostegno per l’eventuale elezione a giudice costituzionale. A maggio si consuma il dramma personale di Lombardi che, ammalato, è sul punto di morire: dieci giorni prima di spirare, parla al telefono con il collega Luca Mezzetti, al quale dice parole che suonano come una sorta di testamento.
Le promesse dell’ex garante per la carriera del figlio.
“Ora sei tu il padrone”, gli dice, consapevole che dovrà abbandonare l’impegno per il concorso. E gli affida Bernini e Pizzetti, pregando Mezzetti di non affossare le candidature, spiegandogli che può contare sui commissari Gambino, Ganino e Giovanni Cordini. Lo invita alla prudenza con il rivale Ferrari. Dieci giorni dopo Lombardi muore. E in poche ore si consuma il tradimento: Mezzetti contatta Ferrari parlandogli di “interessi comuni”. Nell’estate 2010 gli investigatori si concentrano sul concorso che riguarda Pizzetti e Bernini, nell’Università cattolica romana dei Legionari di Cristo, e si convincono che il rettore, padre Paolo Scarafoni, al centro delle indagini, è consapevole degli illeciti. Lombardi lascia il ruolo di commissario a Mezzetti, che a sua volta lo cede a Ferrari, anche lui dimissionario. Il concorso finisce nel nulla: ma gli investigatori, dalle intercettazioni, apprendono delle pressioni di Pizzetti senior che, in cambio della nomina di suo figlio, s’impegna a premere sui colleghi torinesi, commissari nell’Università Roma Tre, per favorire un’allieva di Ferrari.

martedì 24 novembre 2015

Marte sta perdendo una luna, ma avrà un anello.



Rappresentazione artstica di Marte con l'anello formato dai detriti della sua luna più grande, Phobos (fonte: Tushar Mittal using Celestia 2001-2010, Celestia Development Team; Berkeley University)

Rappresentazione artstica di Marte con l'anello formato dai detriti della sua luna più grande, Phobos (fonte: Tushar Mittal using Celestia 2001-2010, Celestia Development Team; Berkeley University)

Phobos sta precipitando ed esploderà in una nube di detriti.


Un anello può coronare una travagliata storia d'amore, anche nello spazio. E' il caso del pianeta Marte, che sta stringendo sempre più forte a sè la maggiore delle sue lune, Phobos. Quest'ultima, che mostra già sul 'volto' i primi segni di sofferenza, è pronta a farsi annientare in questo 'abbraccio' mortale come una vera eroina romantica, per poi disperdersi in frantumi: tutto per poter regalare a Marte uno splendido anello, destinato a cingere il Pianeta Rosso per ben 100 milioni di anni.

Un finale strappalacrime, dunque, che però non faremo in tempo a vedere, dato che accadrà nell'arco dei prossimi 20-40 milioni di anni. A prevederlo sono due planetologi dell'Università della California a Berkeley, che pubblicano i risultati sulla rivista Nature Geoscience. 

La protagonista assoluta dell'articolo è proprio la luna 'suicida' Phobos, che orbita a circa 6.000 chilometri da Marte. Letteralmente 'rapita' dalla sua attrazione gravitazionale, Phobos gli si sta avvicinando di 2 metri ogni 100 anni, come hanno stabilito qualche giorno fa gli esperti della Nasa: i solchi che stanno comparendo sempre più numerosi sulla sua superficie sarebbero proprio i segni impressi dall'abbraccio del pianeta. 

Secondo i calcoli dei due ricercatori di Berkeley, la luna marziana sarebbe composta da materiali piuttosto morbidi, destinati ad andare in frantumi nel giro di 20-40 milioni di anni: i blocchi più grossi potranno ricadere sulla superficie di Marte, generando nuovi crateri, mentre i frammenti più piccoli si potranno disperdere dando vita ad un anello (denso quanto i più famosi anelli di Saturno) che è destinato a persistere per un lungo periodo, fino a 100 milioni di anni.

SCUSATE ! SCUSATE! SCUSATE ! AD NAUSEAM (IL POST CENSURATO DA FACEBOOK). - ROUA NABOULSI

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(Questo post è stato censurato da Facebook. Ecco quanto riporta al proposito un articolo di Russia Today: “questo post ha avuto 9000 condivisioni e 12000 like, prima che Facebook lo rimuovesse lunedì perché non avrebbe rispettato le sue regole. In seguito all’inchiesta di Russia Today, il gigante dei social media ha ripubblicato il post ammettendo di aver fatto un errore”. lesakerfrancophone.net)

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Quel che è successo ieri sera a Parigi è terribile. Ho fatto tardi per seguire le informazioni, non riuscivo a crederci, e chiedo sinceramente scusa a tutte le persone toccate da questi orribili attacchi. Com’era prevedibile, la comunità internazionale ha risposto dimostrando a Parigi una solidarietà inossidabile.

Il giorno prima al mio paese, il Libano, è esplosa una bomba che ha ucciso 43 persone. Nessuno ha pregato per noi. Nessuno si è fatto un esame di coscienza. Nessun leader mondiale ha tenuto per noi discorsi a notte fonda. Nessuno ha cambiato la foto del proprio profilo. Non c’era alcun hashtag. Facebook non ha attivato l’opzione con cui si faceva sapere: “sono sano e salvo”. Solo silenzio. In Siria è pure peggio: una sofferenza per ogni parola scritta e centellinata su Facebook. La Siria non ha diritto a nulla. Solo altro silenzio.
Nel solo mese di ottobre 73 palestinesi sono stati uccisi da Israele. Silenzio.

Il mese scorso quasi 100 persone sono state uccise dalle bombe esplose nel corso di una manifestazione pacifica ad Ankara. Altro silenzio.

Quest’anno almeno 3500 persone sono state uccise nelle guerre in corso in Nigeria, Camerun, Ciad e Niger. Silenzio.

A questo punto non sono nemmeno più arrabbiata, sono solo stanca. Sfinita. Sfinita perché un attacco che provoca 2300 morti in una prigione a cielo aperto come Gaza non riceve quasi alcuna attenzione, ma appena succede qualcosa in Europa, o appena qualcosa succede ai bianchi, tutti sono scossi, e sinceramente credo che lo siano in buona fede.

Non sto dicendo che non bisogna essere scossi. Non sto dicendo che le persone che ieri hanno perso la vita non meritano le nostre lacrime, perché ovviamente le meritano. Erano persone innocenti, e ora sono morte. In quanto arabi, sappiamo più di chiunque altro quanto è doloroso, e dovremo tutti quanti conservare il loro ricordo.

Ma quanto a noi… Non meritiamo anche noi qualche lacrima? Forse non siamo sufficientemente umani? Siamo forse troppo arabi per voi? Troppo neri per voi? Troppo “altri” per voi? Davvero per voi è così difficile compatirci per via del colore della nostra pelle? 

E invece, non una parola.

E poi, come se non bastasse, c’è dell’altro. 

Dopo la scarsa considerazione che avete per noi, ci colpite. 
Ma fino a che punto, come esseri umani, siamo insignificanti, inferiori? 
È qui che arriva il meglio. 
La parte che preferisco. 
Doverci scusare. 
Ci viene richiesto di scusarci. 
Si pretende che lo facciamo. 
Ora NOI dobbiamo scusarci per le azioni peggiori che da lunghissimo tempo i barbari ci fanno subire. 
Noi siamo le vittime. 
Quel che voi patite per mano di questi estremisti è una frazione minuscola di quello che patisce la Siria. 
Di quel che patisce il Libano. 
Lo subiamo regolarmente ogni giorno, senza eccezioni. 
E adesso, come si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto, ci vien domandato di chiedere scusa. 
Ci considerano responsabili. 
Le principali vittime e i rifugiati di questa tragedia devono pagare. 
Come se non avessimo già abbondantemente pagato con il nostro sangue, la nostra terra e la nostra dignità.

Scusate! Chiediamo scusa a voi, che avete occupato le nostre terre, le avete spolpate, ve le siete spartite fra di voi come se si trattasse di oro.

Scusate! A voi, che ci avete derubato delle nostre ricchezze, della nostra dignità e della nostra libertà.

Scusate! A voi nell’andarvene via avete lasciato dietro di voi solo rabbia e rovine

Scusate! A nome di coloro che, disillusi, marginalizzati e lasciati rimanere indietro, si sono gettati a corpo morto nell’estremismo

Scusate! A voi che state soffrendo per la loro barbarie

Scusate! A voi che li autorizzate a farci subire tutto questo, che li incoraggiate e che fornite loro le risorse di cui hanno bisogno per nutrirsi. Vi chiediamo scusa se, in fin dei conti, si sono rivoltate contro di voi.

Scusate! Se sono venuti a cercarvi.

Vi chiediamo scusa. Sperando che troverete ragioni per perdonarci».

Roua Naboulsi


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Fonte: http://lesakerfrancophone.net

Link: http://lesakerfrancophone.net/pardon/
16.11.2016
Traduzione a cura di MARTINO LAURENTI per www.comedonchisciotte.org

Nota del Saker Francophone:
Un’ultima domanda: “perché questi attentati colpiscono sempre la gente comune, che non ha alcun potere decisionale, senza toccare gli interessi di chi conduce le danze?”

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15880