giovedì 16 agosto 2018

Perché le autostrade italiane sono le più care d’Europa. - Milena Gabanelli e Ferruccio Pinotti



Neanche fossero un tappeto da biliardo! Le nostre autostrade sono le più care d’Europa. In Germania, Olanda e Belgio le autostrade sono gratuite. In Austria l’abbonamento annuale alla rete autostradale costa 87,30 euro l’anno per gli automobilisti e 34,70 per i motociclisti. In Italia con 34 euro si percorrono 400 chilometri. In Svizzera l’abbonamento costa 40 franchi l’anno, circa 38,12 euro. In Francia il sistema di pedaggi è simile al nostro, ma meno caro: Parigi-Lione sono più o meno 450 chilometri, €19,80 in moto, €33,30 in auto. In Italia la tratta Ventimiglia-Bologna, chilometraggio equivalente, costa 40,50 euro. In Spagna le autostrade si chiamano Autovie e sono gratuite; solo per le Autopistas si paga. In Slovenia il costo dell’abbonamento annuale è di 55 euro per i motociclisti, di 110 per gli automobilisti. In Italia con questa cifra si può percorrere una volta la Milano-Napoli andata e ritorno.



Efficienza.
La rete italiana (e quella francese che però vanta una rete di oltre 9.100 chilometri contro i nostri quasi 7.000) ha scelto un sistema di pedaggi basato sui caselli. Un sistema che in molti Paesi europei è giudicato antiquato e oneroso in termini di costi di progettazione, costruzione, personale per la riscossione (dove non sono automatici) e assistenza. Inoltre i caselli consumano corrente e producono incolonnamenti quando il traffico è intenso.

Concessioni.

Oltre ai mille chilometri gestiti da Anas, per gli altri seimila chilometri le concessioni sono 26, ma quasi il 70% se lo spartiscono da anni due gruppi. Si tratta del Gruppo Atlantia (Benetton), che controlla Autostrade per l’Italia e che gestisce oltre 3.000 chilometri, e del Gruppo Gavio, che gestisce oltre 1.200 chilometri. Insieme coprono i tre quarti circa del mercato. Gli altri 1.650 chilometri sono gestiti da società controllate da enti pubblici locali e da alcuni concessionari minori.

https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/autostrade-italiane-care-europa-perche/66621512-6b1a-11e8-9458-812edbd9a164-va.shtml

F-35: un aereo tecnologicamente avanzato o solo un ottimo business?

I caccia F-35 Lightning II

Dmitry Vitalyevich Drozdenko, esperto militare e vice caporedattore del giornale Arsenale della Patria in una intervista con Spuntnik ha parlato della complessità dell’F-35 e dei problemi che ne derivano.
"L'F-35 è un sistema molto complesso. E come ogni sistema complesso, ha un altissimo numero di falle, bugs e vari problemi, molto difficili da eliminare.
Come gli altri problemi, tutto ciò è legato all'eccesso di sistemi ad alta tecnologia integrato nel velivolo. I problemi si sono già presentati con il rivestimento anti-radar e con il supporto vitale dei piloti.
I problemi evidentemente sono legati alle tecnologie implementate che sono ancora acerbe. Gli USA però hanno pazienza con questo aereo, perché rappresenta un business da tre trillioni di dollari.
Volevo specificare che accanto alla produzione dell'F-35 gli USA modernizzano i propri caccia alle generazione 4++, come l'F-18 e l'F-15, cercandoli di metterli alla pari del Su-35".
L'esperto ha sottolineato che il costo di un ora di volo dell'F-35 è pari a 40.000 dollari, mentre il costo di un ora di volo dell'F-18 è pari a soli $18.000.
"La differenza fondamentale tra i caccia di Russia e USA è che questi ultimi fanno troppo affidamento sulla tecnologia stealth.
Infatti i radar continuano ad essere modernizzati, e la tecnologia stealth non rappresenta una garanzia di vittoria in uno scontro. La Russia anche usa sistemi stealth, ma da la priorità alle capacità di combattimento dell'aereo in sé per sé.
Il dogfight (lo scontro tra caccia nei cieli) non è di certo scomparso. Forse i primi giorni si lanceranno missili da lontano, ma già dopo due o tre giorni di scontri si combatterà come in passato.
Un'altra importante domanda è se in realtà siano necessari aerei talmente costosi.
Questo vale non solo per l'F-35, ma anche per il Su-57. La questione è se la Russia ha bisogno di riarmarsi di caccia di quinta generazione o ha solo bisogno di utilizzare questa macchina come una piattaforma per costruire un velivolo di sesta generazione.
Va anche tenuto presente che lo stesso Su-35C è in grado di rilevare perfettamente l'F-35 e ha eccellenti caratteristiche di volo".
L'esperto ha anche affermato che l'acquisto del Su-57 da parte della Turchia al posto dell'F-35, le cui consegne sono state temporaneamente sospese per decisione statunitense, è improbabile, poiché Ankara ha già pagato per gli F-35.
"Un altro motivo è che la Turchia fa parte della catena di produzione, e la sua esclusione da essa causerebbe danni alla società Lockheed Martin. In questo caso sarebbe necessario spostare la produzione altrove, con ritardi e, di conseguenza, costi ulteriori".
L'esperto ha anche aggiunto che lo scontro tra Turchia e Stati Uniti non si concluderà con una rottura delle relazioni, dal momento che Ankara è un alleato troppo importante per Washington nella regione.
"Un altro motivo per cui gli Stati Uniti" hanno punito "la Turchia è stato l'acquisto dell'S-400.
Perché l'America non vuole dare loro questi aerei? Un motivo può risiedere nel fatto che, dopo aver ricevuto il F-35, verrebbe in essere una situazione unica in cui aerei americani si troverebbero in servizio in un esercito dotato di sistemi di difesa russi.
È quindi chiaro che l'aereo invisibile non è così invisibile. Possono verificarsi perdite di dati e risulta che non vi è nulla di interessante nell'F-35. Sarebbe uno scandalo finanziario".
Allo stesso tempo, non è chiaro cosa aspettarsi dal ​​progetto congiunto russo-indiano FGFA (velivolo da combattimento di quinta generazione), che si basa sul progetto Su-57. L'India ha annunciato il ritiro dal progetto. L'esperto ha notato che non è chiaro quanto l'India abbia bisogno dell'aereo di quinta generazione.
"Inoltre, ci sono molte questioni sulla qualità sulle linee di assemblaggio indiane"
Tecnologicamente, l'F-35 è superiore al Su-57, ha detto l'esperto.
"Farò un esempio: immaginate un fuoristrada russo. Ci sono una BMW e una Lada Niva, è chiaro che la BMW è tecnologicamente più avanzata, ma quale delle due si comporterà meglio su un percorso fuoristrada? La tecnologia è tecnologia e la guerra è guerra.
C'è anche un'altra questione che viene nascosta. Il sistema di gestione della qualità F-35, dipende direttamente dalla società del produttore, che si occupa della logistica dei pezzi di ricambio, dei regolamenti e altre cose. Cioè, tutto è fatto a distanza. In termini di business è giustificabile e conveniente.
Ma cosa succede se il paese che acquista questi aerei dovesse uscire fuori dalle grazie degli Stati Uniti? In questo caso, l'interruttore si spegne e l'aereo non è più un aereo. Tutti quelli che acquisteranno questa macchina diventeranno dipendenti da chiunque avrà il proprio dito sul pulsante ".

Retroscena su Autostrade per l’italia.

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(condiviso da Olivia Salviati su fb)
Un carissimo amico stamattina mi ha inviato un post molto aderente per ben comprendere la situazione dei Benetton.


I fatti:
Giornalista d’inchiesta svela importanti retroscena su Autostrade per l’italia:
Partiamo dall'inizio. Perché una società strategica per gli italiani, con un fatturato annuo di oltre 6 miliardi di euro e introiti certi - che sono aumentati vertiginosamente negli anni com’era prevedibile - sia stata ceduta ad imprenditori privati?
(Cit.Nicola Improta)
“Facciamo un passo indietro: e’ il 1992 il Cartello finanziario internazionale mette gli occhi e le mani sul nostro paese con la complicità e la sudditanza di una nuova classe politica imposta dal Cartello stesso. Il loro compito è quello di cedere le banche ed i gioielli di Stato italiani ai potentati finanziari internazionali anche attraverso il filtro di imprenditori nostrani. 
E’ l’anno della riunione sul Britannia quando il gotha della finanza internazionale attracca a Civitavecchia con uno yacht della Corona inglese. Sono venuti a ridisegnare il capitalismo in italia a danno degli italiani, a fare incetta delle nostre migliori aziende e ad arruolare quelli che saranno i loro fedeli servitori al Governo del paese a cui garantiranno incarichi di prestigio: il maggior beneficiario sarà Mario Draghi ma tra i più servili Prodi, Andreatta, Ciampi, Amato, D’alema. 
I primi 3 erano già entrati a pieno titolo nel Club Bilderberg, nella Commissione Trilaterale ed in altre organizzazioni del capitalismo speculativo anglo/americano che aveva deciso di attaccare e conquistare il nostro paese con l’appoggio di spietate banche d’affari come la Goldman Sachs che favorirà gli incredibili scatti di carriera dei suoi ex dipendenti: Prodi e Draghi prima e Mario Monti dopo.
E’ l’anno in cui in soli 7 giorni cambiano il sistema monetario italiano che viene sottratto dal controllo del Governo e messo nelle mani della finanza speculativa. Per farlo vengono privatizzati gli istituti di credito e gli enti pubblici compresi quelli azionisti della Banca D’Italia, è l’anno in cui viene impedito al Ministero del Tesoro di concordare con la Banca d’Italia il tasso ufficiale di sconto (costo del denaro alla sua emissione) che viene quindi ceduto a privati. E’ l’anno della firma del Trattato di Maastricht e l’adesione ai vincoli europei. In pratica è l’anno in cui un manipolo di uomini palesemente al servizio del Cartello finanziario internazionale ha ceduto ogni nostra sovranità.

Bisognava passare alle aziende di Stato, l’attacco speculativo di Soros che aveva deprezzato la lira di quasi il 30% permetteva l’acquisto dei nostri gioielli di Stato a prezzi di saldo e così arrivarono gli avvoltoi.


La maggior parte delle nostre aziende statali strategiche passò in mano straniera o comunque fu privatizzata. Ma la cosa più eclatante fu che l’IRI (istituto di ricostruzione industriale) che nella pancia alla fine degli anni ’80 aveva circa 1000 società, fiore all’occhiello del nostro paese fu smembrata e svenduta con la complicità del suo Presidente storico Romano Prodi (dal 1982 al 1989 e durante un periodo tra il 1993 ed il 1994) che fu premiato dal Cartello che favorì la sua ascesa alla Presidenza del Consiglio in Italia e poi alla Commissione Europea. 


A sostituirlo come Presidente del Consiglio in Italia e a continuare il suo lavoro di smembramento delle aziende di Stato ci penserà Massimo D’Alema che nel 1999 favorirà la cessione, tra le altre, di Autostrade per l’Italia e Autogrill alla famiglia Benetton, che di fatto hanno, così, assunto il monopolio assoluto nel settore del pedaggio e della ristorazione autostradale. Una operazione che farà perdere allo Stato italiano miliardi di fatturato ogni anno.
Le carte ci dicono che in quegli anni il Presidente dell’IRI era tale Gian Maria Gros-Pietro.
Lo conoscevate ? Io credo di no. Invece il Cartello finanziario speculativo lo conosceva bene e nel 2001 lo convocò alla riunione del Bilderberg in Svezia, indovinate insieme a chi ? Insieme a Mario Draghi e ad un certo Mario Monti entrambi saranno ampiamente ripagati dal Cartello stesso che in futuro riuscì a piazzare Draghi alla Banca d’Italia e poi alla BCE e Mario Monti dalla Goldman Sachs alla Commissione Europea e poi a capo del Governo (non eletto) in Italia.
E che cosa ne è stato di Gian Maria Gros Pietro ? qui viene il bello. Qui arriviamo al tema di questo post.
Gian Maria Gros-Pietro, che già nel fatidico 1992 era Presidente della Commissione per le Strategie industriali nelle privatizzazioni del Ministero dell’Industria, nel 1994 diviene membro della Commissione per le Privatizzazioni istituita indovinate da chi ? da Mario Draghi. Ora capite come lavora il Cartello finanziario speculativo per mettere tentacoli ovunque e per far si che ci sia sempre un proprio esponente nei ruoli chiave. Ma non finisce qui. Come abbiamo visto nel 1997 Gross Pietro è Presidente dell’Iri mentre viene organizzata la cessione a prezzi di saldo di Autostrade per l'italia che avverrà nel 1999 col passaggio al Gruppo Atlantia s.p.a, controllata da Edizione srl, la holding di famiglia dei Benetton.


Gros-Pietro firma la cessione, la famiglia Benetton gli strizza l’occhio.
Cosa voleva dire metaforicamente quella strizzatina d’occhio ?
Ora immaginate l’inimmaginabile.
Cosa accade nel 2002 ? Gian Maria Gros-Pietro, dopo aver gestito la privatizzazione dell'Eni andrà a presiedere per quasi 10 anni indovinate che cosa?… proprio la Atlantia S.p.a, la società alla quale solo tre anni prima, come dipendente pubblico, aveva svenduto la gestione dei servizi autostradali italiani.
Le jeux sont fait.
A questo punto proviamo a leggere i termini del contratto di concessione della rete autostradale. Mi dispiace cari amici. Non si può. Sono stati coperti da segreto di Stato manco si trattasse di una riservatissima operazione militare.

Ma com’è stato svolto in questi anni il servizio di manutenzione ordinaria da parte dei concessionari di Autostrade per l’Italia ?
La macabra risposta è descritta nei tragici eventi di Genova e non solo.
Leggendo quanto emerge dalla relazione annuale (2017) sull’attività del settore autostradale in concessione pubblicata sul sito del Ministero e dei trasporti si evince una crescita esponenziale del fatturato (quasi 7 miliardi) e dei pedaggi. In calo solo gli investimenti (calati addirittura del 20%) e la spesa per manutenzioni in controtendenza rispetto alla logica che dovrebbe prevedere un aumento dei costi della manutenzione contestualmente all’aumento del traffico. Ma la sicurezza degli automobilisti è stata messa in secondo piano rispetto alla massimizzazione dei profitti già di per se abnormi.


E com’è andata invece con gli interventi straordinari ad opera dei Ministeri preposti ?
Non c’erano soldi da destinare ad interventi straordinari seppur richiesti dagli esperti a causa dei vincoli di bilancio da rispettare e imposti dal pareggio di bilancio.
Quali vincoli ? Quelli europei. E da chi sono stati imposti questi vincoli ? dal Trattato di Maastricht del 1992, da quello di Lisbona del 2007 e dal pareggio di bilancio in costituzione del 2011. E chi li ha voluti ? Indovinate ? Nell'ordine Romano Podi, Massimo D’alema, Mario Monti, con l’appoggio esterno di Mario Draghi.Torna la cricca al completo.


Ma non erano quelli che insieme partecipavano alle organizzazioni del Cartello finanziario speculativo che voleva far crollare il nostro paese ?
Esattamente. Il cerchio si chiude.
Solidarietà alle vittime di Genova. Per il crollo del ponte autostradale.
Solidarietà agli italiani per il crollo annunciato e pianificato del loro paese.
Parte del testo è tratta dal libro/inchiesta La Matrix Europea di Francesco Amodeo
Cecilia Sandroni....

lunedì 13 agosto 2018

Quella brutta storia dei fondi Pro Africa finiti nelle tasche dei fratelli Conticini.

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Anche Renzi si faceva fare leggi ad personam; con la riforma Orlando, che ha esteso la procedibilità a querela anche per l'appropriazione indebita aggravata, se non c'è la denuncia della parte lesa che, nel caso in questione, sono le associazioni benefiche, la magistratura non può procedere.

Qui di seguito i fatti.

Il 15 luglio 2016. 
Firenze, viene indagato Alessandro Conticini, fratello del cognato di Renzi, per aver distratto 6,6 milioni di dollari provenienti da donazioni UNICEF,  utilizzati in gran parte per cospicui investimenti immobiliari e in misura minore (per circa 250 mila euro) per l'acquisto di quote di alcune società della famiglia Renzi o di persone ad essa vicine.

Il 14 giugno 2017.
la Camera dei deputati approva con voto di fiducia la proposta di legge C. 4368 (nota anche come DDL Orlando), che modifica l'ordinamento penale, sia sostanziale sia processuale, nonché l'ordinamento penitenziario. 
Nello specifico: art Art. 646 c.p. - Appropriazione indebita.
Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria del denaro o della cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a tre anni e con la multa fino a euro 1.032.

il 7 giugno 2018.
Il comitato Italiano per l'UNICEFI nomina i membri del Consiglio Direttivo, tra i quali spiccano i nomi di Giovanni Malagò e Walter Veltroni.

l'11 agosto 2018. 
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, telefona al numero uno del Coni, Giovanni Malagò, per complimentarsi "per i successi agli Europei".

Io sento puzza di bruciato, voi?

UNA STELLA INTRUSA NEL SISTEMA SOLARE. - Barbara Bubbi


Rappresentazione artistica del Sistema Solare. Credit NASA

Una quasi-catastrofe avrebbe modellato miliardi di anni fa le regioni esterne del Sistema Solare, lasciando le regioni interne praticamente illese. I ricercatori hanno scoperto che il passaggio ravvicinato di un’altra stella potrebbe spiegare molte delle caratteristiche osservate nelle regioni remote del nostro sistema. Lo studio è stato pubblicato su The Astrophysical Journal.
I pianeti del Sistema Solare si formarono all’interno di un vasto disco protoplanetario di gas e polveri circostante il Sole. Dal momento che la massa complessiva di tutti gli oggetti situati al di là di Nettuno è molto inferiore al previsto, e che tali corpi celesti hanno in gran parte orbite inclinate ed eccentriche, è probabile che alcuni processi abbiano rimodellato il Sistema Solare esterno dopo la sua formazione. Secondo Susanne Pfalzner del Max Planck Institute for Radio Astronomy a Bonn, Germania, e i suoi colleghi, il passaggio ravvicinato di una stella intrusa avrebbe causato la bassa densità di massa osservata nel Sistema Solare esterno, e avrebbe forzato quegli oggetti remoti a percorrere orbite eccentriche e inclinate.
Le simulazioni numeriche dimostrano che molti corpi celesti aggiuntivi a elevate inclinazioni attendono di essere scoperti. “Il nostro team si è occupato per anni di cercare le conseguenze di passaggi stellari ravvicinati su altri sistemi planetari, senza mai considerare che noi in realtà potremmo trovarci proprio in uno di quei sistemi”, spiega Susanne Pfalzner. “La bellezza di questo modello è la sua semplicità”.
Lo scenario di base della formazione del Sistema Solare è ben noto: il Sole si è accesso in seguito a collasso gravitazionale di una densa nube di gas e polveri. Nel corso del processo si è formato attorno alla nostra stella un disco appiattito, in cui sono cresciuti i pianeti, insieme a oggetti più piccoli come asteroidi, pianeti nani, e così via. Osservando il Sistema Solare fino all’orbita di Nettuno, sembra quasi tutto al suo posto: gran parte dei pianeti si muovono su orbite pressochè circolari e le loro inclinazioni orbitali variano solo leggermente. Tuttavia, al di là di Nettuno, le dinamiche diventano molto disordinate. Il mistero più grande è il pianeta nano Sedna, che si sposta lungo un’orbita inclinata e altamente eccentrica, ed è così lontano da non poter essere stato portato a quell’orbita remota in seguito a dinamiche planetarie. Appena al di là di Nettuno accade qualcosa di strano. La massa complessiva di tutti gli oggetti cala drammaticamente di quasi tre ordini di grandezza. Questo avviene più o meno alla stessa distanza in cui le dinamiche orbitali diventano disordinate.
Secondo il team la spiegazione potrebbe essere il passaggio di una stella che si avvicinò al Sistema Solare primordiale, strappando via gran parte del materiale esterno del disco protoplanetario del Sole e portando gli oggetti rimanenti ad assumere orbite inclinate ed eccentriche. Realizzando migliaia di simulazioni al computer, i ricercatori hanno analizzato le dinamiche del passaggio di questa stella invasiva. I risultati suggeriscono che la stella perturbatrice avesse una massa simile o di poco inferiore a quella del Sole, e che sia arrivata ad una distanza dalla nostra stella pari a circa tre volte quella di Nettuno.
Sorprendentemente, il passaggio stellare non spiega soltanto le strane orbite degli oggetti del Sistema Solare esterno, ma fornisce anche una spiegazione naturale per varie caratteristiche inaspettate del nostro sistema, come il rapporto di massa tra Nettuno e Urano, e l’esistenza di due diverse popolazioni di oggetti della Fascia di Kuiper. Una questione su cui indagare è la probabilità di un simile evento. Stelle come il Sole nascono tipicamente in grandi gruppi, in cui le stelle sono densamente accorpate. Pertanto gli incontri tra vicine stellari erano significativamente più comuni nel lontano passato. Il team ha scoperto, grazie ad un’altra simulazione, che nel giovane Sistema Solare la probabilità per il Sole di sperimentare un incontro ravvicinato con un’altra stella era del 20-30 percento. Pertanto l’ipotesi dello studio potrebbe essere la spiegazione più semplice per le caratteristiche singolari osservate nel Sistema Solare esterno.

Un grosso meteorite è esploso vicino a una base aerea USA in Groenlandia.

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Un grosso bolide è esploso sopra una base americana che si trova in Groenlandia. L'energia rilasciata è stata da piccola bomba nucleare.

Una combinazione di circostanze ha fatto sì che il fenomeno, avvenuto qualche giorno fa sopra una base aerea dell'Us Air Force in Groenlandia, abbia generato una serie di illazioni circa le possibili cause.

La notizia è circolata qualche giorno fa: il 25 luglio scorso, nei dintorni di una base aerea americana di Thule, in Groenlandia, sarebbe esploso un gigantesco oggetto. Poche le notizie certe, difficile districarsi nel marasma di illazioni e di bufale che si è ben presto innescato, tirando in ballo puntualmente anche gli alieni. La presenza, sullo scenario, della una base militare, dunque avvolta da tutta la riservatezza del caso, ha fatto sì che per capire cosa sia realmente successo ci sia voluto qualche giorno. Ora, finalmente, sappiamo qualcosa di più.

COME UNA PICCOLA ATOMICA.  A dare ufficialmente una prima versione dei fatti è stato successivamente Hans Kristensen, responsabile del Nuclear Information Project per la Federation of American Scientists: la sera del primo agosto un tweet spiegava che “un bolide è esploso con una deflagrazione pari a 2,1 chilotoni, 43 km al di sopra del radar di preallarme missilistico posizionato alla base aerea di Thule, in Groenlandia”. Nessun esperimento misterioso da parte dei militari, insomma. E nessuna interferenza di oggetti volanti alieni...


Il tweet del ricercatore del JPL della NASA.

 

Al momento nessuno ha rilasciato informazioni circa le dimensioni del bolide che, secondo stime di esperti, doveva raggiungere qualche decina di metri. Al tweet ha fatto poi eco Ron Baalke del Jet Propulsion Laboratory delala NASA, il quale riferiva di un evento accaduto il 25 luglio, anche in questo caso localizzato in corrispondenza della base americana. La traiettoria del bolide, probabilmente molto inclinata, ha fatto che l'evento si sia concluso senza grandi conseguenze (una traiettoria più verticale avrebbe invece potuto provocare effetti anche disastrosi).


La base aerea americana di Thule in Groenlandia per il controllo di eventuali missili in rotta verso gli Stati Uniti.

E I MILITARI? Da parte della base militare degli Stati Uniti non è stato diramato alcun annuncio ufficiale e questo ha fatto nascere il sospetto che la base stessa non abbia rilevato l’evento oppure che abbia preferito soprassedere. Il fenomeno del 25 luglio è paragonabile a quanto avvenne nel 2013 sopra la Russia, quando un bolide esplose a 22 chilometri di quota causando ingenti danni a una cittadina sottostante, Chelyabinsk, e provocando centinaia di feriti a causa dei vetri degli edifici andati in frantumi.


Un bolide cadde anche sulla Russia nel 2013 causando centinaia di feriti.

venerdì 10 agosto 2018

L’ufficio del renziano Marcucci e gli affari della famiglia toscana. - Riccardo Ferrazza (4 aprile 2018)

Andrea Marcucci - Imagoeconomica

Il vertice di giovedì scorso in un luogo non istituzionale tra renziani ha riportato alla memoria quanto raccontò l’ex premier nel suo Oltre la rottamazione ricostruendo le vicende che nel 2013 lo portarono a Palazzo Chigi. «Quel giorno - svelò Renzi presentando il libro - chiamo Letta e insieme mangiamo un panino nell’ufficio di un senatore amico in via Veneto, senza che nessuno ne sapesse niente. Abbiamo parlato un’oretta e ci siamo detti che chi avesse ricevuto l’incarico avrebbe avuto il sostegno dell’altro». Il “senatore amico” è Andrea Marcucci, diventato nel frattempo capogruppo del Pd a Palazzo Madama, mentre l’ufficio in cui Renzi ha incontrato Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Francesco Bonifazi, Graziano Delrio e lo stesso Marcucci non è nella strada felliniana ma in realtà nelle vicinanze. È la sede di una delle società della famiglia Marcucci, imprenditori toscani attivi nel settore farmaceutico, in quello turistico e in quello televisivo.
Classe 1965, di Barga (Lucca), un primo mandato da deputato nel 1992 con il Pli di Renato Altissimo, una parentesi imprenditoriale torna alla politica con la Margherita (la famiglia ha spinto anche da una campagna elettorale da mezzo miliardo di lire (subentrò al ministro liberale della Sanità Francesco De Lorenzo eletto anche in Campania), in passato presidente della Lega hockey e appassionato di rally, dopo sempre avuto buoni rapporti con la Dc toscana) dove comincia il sodalizio con il giovane presidente della provincia fiorentina: Matteo Renzi. Nel 2006 non entra in Parlamento ma diventa sottosegretario al ministero dei Beni culturali nel governo Prodi con Francesco Rutelli. Nel 2008 è al Senato con il Pd. Marcucci è un sostenitore della prima ora del “rottamatore”: nel 2012 i primi circoli toscani a sostegno della candidatura di Renzi alle primarie del centrosinistra nascono proprio in provincia di Lucca. Rieletto nel 2013 (stavolta per la “propaganda elettorale” dichiara appena 19.841,55 euro), nella scorsa legislatura Marcucci è stato presidente della commissione Cultura del Senato e sicuro punto di riferimento a Palazzo Madama per Renzi fino alla scalata a Palazzo Chigi. «Mi sento a tutto tondo un parlamentare di Lucca» ha dichiarato in passato: il 4 marzo nel collegio uninominale della città è stato però sconfitto dal candidato di centrodestra Massimiliano Mallegni. Marcucci è arrivato terzo con 26% dei consensi. È stato ripescato nel collegio plurinominale, come previsto dalla legge elettorale voluta dal Pd.
Oltre a sedere in Parlamento con un importante incarico, il capo dei senatori democratici ha “poltrone” (sette solo in Italia) in società riconducibili alla galassia familiare. È consigliere delegato di Sestant investimenti srl e di Sestant internazionale spa, le due holding finanziarie a presidio degli asset di famiglia in Italia e all’estero. Tra questi c’è il controllo del colosso Kedrion spa, di cui Marcucci è consigliere ai conti e prima ancora dirigente. «Ho avuto una bellissima esperienza aziendale - ha raccontato - che mi ha visto ricoprire il ruolo di amministratore delegato della nostra azienda farmaceutica di famiglia fino al 2006, per circa dieci anni» . Si tratta di un azienda fondata nel 2001 e specializzata in produzione e distribuizione di prodotti medicinali derivati da plasma umano è stato consigliere. L’amministratore delegato è oggi Paolo Marcucci (1963), fratello maggiore di Andrea: la società ha 2.317 dipendenti (poco meno della metà in Italia), un fatturato da 659 milioni e utili per 11,75 milioni (bilancio 2016).
I Marcucci sono infatti attivi da anni nel settore degli emo-derivati e dei vaccini. Il padre Guelfo acquisì Sclavo (Siena) da Enimont nel 1990 per cento miliardi di lire e ancor prima rilevò Aima Plasmaderivati (Rieti) e Farma Biagini (Pisa). Dalla ristrutturazione del settore farmaceutico del gruppo Marcucci nasce Kedrion. Il patriarca rimase coinvolto nelle vicende giudiziarie legate allo scandalo del sangue infetto, quando a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 migliaia di persone furono infettate con il virus di Hiv ed epatite C tramite la trasfusione di sangue ed emoderivati non controllati. Due i filoni di inchiesta per epidemia colposa: come ha ricostruito L’Espresso uno a Napoli è stato archiviato nel 2008 perché finito in prescrizione, l’altro a Trento si è concluso con il proscioglimento per Guelfo Marcucci e il secondogenito Paolo (1963). In un altro procedimento nel capoluogo campano, dove si procedeva per omicidio colposo plurimo, la posizione di Guelfo Marcucci era stata stralciata a ottobre 2015 per la riconosciuta incapacità cognitiva dell’imprenditore, malato da tempo. Guelfo Marcucci morì due mesi dopo. Aveva 87 anni.
Il principale mercato di Kedrion (45,1% del fatturato) sono gli Stati Uniti, paese al quale i Marcucci sono storicamente molto legati. Il capostipite Luigi, ancora adolescente, emigrò a Chicago dove raggiunse la sorella Marianna, sposata con Alessandro Gonnella, fondatore nel 1896 della Gonnella Bakery per la produzione di pane che fece fortuna con l’introduzione del congelamento dei prodotti. All’impresa contribuirono con successo i fratelli Lawrence, Nicholas e Luigi (nonno di Andrea). Il successo economico di Luigi permise ai figli, Leo Piero e Guelfo (padre del futuro senatore del Pd) di aprire una farmacia. Sarà il primo tassello del loro futuro impero. Il legame con gli Usa si ritrova anche nello stretto rapporto con la famiglia Kennedy: la primogenita di Guelfo e sorella maggiore di Andrea, Maria Lina Marcucci (1954), è presidente del Robert F. Kennedy Foundation of Europe, fondazione no profit che si occupa di diritti umani, nel cui cda siede Kerry Kennedy, figlia del senatore americano ucciso nel 1968. Anche Maria Lina Marcucci ha avuto un’esperienza politica: tra il 1995 e il 1998 è stata vicepresidente della Regione Toscana sotto la giunta di Vannino Chiti (Ds).
Tra le funzioni extra-parlamentari di Andrea Marcucci compare anche quello di consigliere di Ciocco spa. È la società che controlla il centro turistico fondato all’inizio degli anni ’70 dal padre Guelfo a Castelvecchio Pascoli di Barga (Lucca) e considerato il primo “resort” italiano, alla cui promozione contribuirono i ritiri estivi pre-campionato delle squadre di calcio. «La mia famiglia - ha raccontato il senatore dem - rimane proprietaria al 100% dell’immobile nonostante abbia stretto accordi con partner americani per la gestione». Per la ricettività alberghiera, infatti, Il Ciocco è del Gruppo Marriott ed è stato rinominato “Renaissance Tuscany Resort”. È gestito da Shaner Ciocco (già Gestioni alberghi), altra società di cui Marcucci risulta consigliere. Nell’ultimo bilancio approvato Ciocco Spa ha registrato ricavi per 2,6 milioni di euro e una perdita di 5,4 miloni. Marcucci abita nel complesso di Villa Bottiglia, proprio nel bosco del Ciocco, con la moglie Marianna Mordini (pronipote di Antonio Mordini, esponente lucchese del Risorgimento a cui il senatore dem ha dedicato una monografia nel 2011).
Nella storia imprenditoriale dei Marcucci c’è anche un importante capitolo comunicazione e media che ha fatto di Guelfo Marcucci un antesignano delle tv private, settore in cui prevalse presto un altro imprenditore: Silvio Berlusconi. Nel 1975 la famiglia fondò Elefante, diffusa attraverso ripetitori in zone appenniniche. Nel 1984 arrivò Videomusic, la prima emittente televisiva europea a carattere musicale creata dalla figlia Maria Lina e in seguito (1988) l’acquisizione attraverso Beta Television di Super Channel, stazione televisiva paneuropea via satellite e cavo di cui i Marcucci acquistarono la quota di maggioranza da Richard Branson. Videomusic fu ceduta nel 1995 a Vittorio Cecchi Gori che ne fece un pezzo del suo terzo polo televisivo insieme a Telemontecarlo (ex gruppo Ferruzzi), Super Channel passò nel 1993 al gruppo statunitense Nbc per 60 milioni di dollari. Alla famiglia Marcucci rimane oggi il controllo di NoiTv srl, nata nel 1989 e proprietaria dei marchi NoiTv e Rete Versilia News. Nel 2001 Maria Lina Marcucci, «da sempre cittadina del mondo» come si legge in un suo curriculum, in passato considerata vicina a Walter Veltroni, primo segretario del Pd e già direttore dell’Unità, divenne presidente di Nuova iniziativa editoriale (Nie), il gruppo di imprenditori che rilevò la storica testata e la riportò in edicola con la direzione affidata a Furio Colombo dopo che il “quotidiano fondato da Antonio Gramsci” aveva cessato le pubblicazioni nell’estate dell’anno prima. Nel 2008 Nie cedette L’Unità all’imprenditore di Sanluri Renato Soru, presidente della Regione Sardegna fino a dicembre dei quell’anno. Trattative c’erano state anche con la famiglia Angelucci.
Ai sei incarichi societari di Andrea Marcucci in Italia (oltre alle due Sestant, Kedrion, Il Ciocco spa e Shaner Ciocco srl, anche la real estate Maggiore) vanno sommati i cinque all’estero sempre in ambito farmaceutico. Vale a dire: amministratore delegato di Haemopharm (New Jersey), consigliere di Kedplasma Usa (Delaware), presidente del consiglio di sorveglianza di Kedplasma Germania (sede di Monaco), consigliere di Kedrion Melville (Delaware) e di Somerset laboratories (New Jersey). I relativi emolumenti si riflettono sulla dichiarazione dei redditi del renzianissimo neo presidente dei senatori democratici.Marcucci nel 2017 vantava un imponibile di 323mila euro, mentre è del 2014 il “picco” di 606.939 euro. Nella scorsa legislatura l’imponibile complessivo cumulato è stato di poco superiore ai due milioni di euro.