lunedì 25 maggio 2020

Un Fatto nuovo. - Marco Travaglio

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Che senso ha un giornale di carta nell’èra del web? Perché mai aspettare il giorno dopo per conoscere le notizie del giorno prima che tutti, o almeno molti, hanno già ricevuto in tempo reale? Ce lo domandavano in molti già nel 2009, quando con Antonio Padellaro, Peter Gomez, Marco Lillo e un pugno di altri colleghi ci imbarcammo nella folle impresa del Fatto Quotidiano. E ce lo domandavamo anche noi. La risposta, per chi c’era, è nota: 30 mila abbonati al buio, sulla fiducia, prima di vedere il nostro giornale. E almeno il doppio di acquirenti dopo l’uscita nelle edicole. Da allora sono trascorsi 11 anni, il web gratuito e il digitale a pagamento hanno preso sempre più piede e si sono mangiati più della metà dei fatturati della carta stampata e delle edicole, nonché i tre quarti dei distributori. Eppure Il Fatto è più vivo che mai, con 50 mila acquirenti stabili (e almeno il quadruplo di lettori abituali) fra abbonati e habitué dell’edicola, una società editoriale multimediale guidata da Cinzia Monteverdi che, anziché tagliare sul personale come fanno altri, si tiene stretto il “capitale umano” e ci investe nuove risorse. Qualche mese fa, finiti i festeggiamenti del decennale, quando nessuno immaginava lo tsunami da Covid, ci siamo detti che era il momento di pensare a un Fatto nuovo. Non solo nella grafica, ma anche nell’offerta dei contenuti, per tenere il passo con i tempi che cambiano: con l’esigenza sempre più diffusa di un giornale più chiaro, leggibile, esclusivo, originale e sorprendente. Meno legato al flusso delle notizie del giorno prima, già masticate dai siti e dai social, dai tg, dai talk show e dalle rassegne stampa, e più ancorato ai “fatti del Fatto”. Cioè ai nostri scoop, inchieste, storie, analisi, commenti, interviste, dibattiti, fact checking.
Un esempio, per capirci: l’altro giorno il deputato Ricciardi ha scatenato reazioni furibonde, alla Camera e fuori, col suo atto d’accusa al “modello Lombardia”. L’indomani era impossibile che qualcuno non ne sapesse nulla, visto che fra il pomeriggio e la sera precedenti se n’era parlato dappertutto: in questi casi, se saremo bravi e mentalmente elastici, il nostro compito del giorno dopo non sarà di fornire una “ribollita” del déjà vu, ma una breve sintesi dell’accaduto seguita dai nostri approfondimenti, ascoltando voci favorevoli e contrarie alla tesi del deputato e indagando (come han fatto Maddalena Oliva e Davide Milosa) i principali errori commessi tuttoggi dalla Lombardia. Solo così offriremo ai lettori un valore aggiunto rispetto a ciò che già si sa o che gli altri non dicono.
Le notizie in pillole le troverete nella sezione “Zoom”, quelle esclusive nel “Focus”, le letture più ampie nel “Radar”: queste e altre novità scoprirete da martedì, distribuite su 24 o su 20 pagine a seconda dei giorni, insieme a nuove rubriche e iniziative, alle pagine di politica, cronaca, economia (l’inserto speciale del mercoledì passa al lunedì), esteri, “secondo tempo”, lettere e commenti.
Ma, dicevo, mentre il nostro art director Fabio Corsi e la sua squadra lavoravano al nuovo progetto grafico e noi giornalisti ai nuovi contenuti (a proposito: grazie a tutta la redazione per il magnifico lavoro durante la quarantena e soprattutto al nostro condirettore Ettore Boffano, tornato dalla pensione per qualche mese per aiutarci nell’operazione-rilancio), il mondo intorno a noi cambiava un’altra volta a causa della pandemia. E il panorama imprenditorial-editoriale veniva sconvolto da nuovi sommovimenti, con lo spadone della nuova razza padrona sbattuto sul tavolo di “Stampubblica” e, di riflesso, della politica. I valori costituzionali della salute e dell’eguaglianza, che parevano tornati al centro della vita pubblica, sono finiti di nuovo in un angolo a suon di diktat della Confindustria e dei suoi gregari politici e giornalistici, ansiosi di “riaprire tutto subito” e poi di mettere le mani sui soldi pubblici (statali ed europei) della ricostruzione. Un clima mefitico che ci ha ispirato lo slogan della nostra campagna promozionale: “Per non tornare alla ‘normalità’ di prima”.
Intanto, non saprei dire se per merito nostro o per demerito altrui, accadeva un piccolo miracolo: proprio mentre la gente era chiusa in casa, i nostri acquirenti in edicola e i nostri abbonati digitali aumentavano a vista d’occhio. E nuove firme importanti si avvicinavano al Fatto come a una scialuppa di salvataggio: alcune le avete già viste, altre le scoprirete da martedì in edicola.
Infine c’è la nuova offerta digitale, per gli abbonati online vecchi e nuovi (attenzione alle offerte post-Covid a prezzi molto convenienti): un pool di nostri giornalisti, coordinato da Salvatore Cannavò, invierà newsletter quotidiane e settimanali con contenuti supplementari a quelli della carta, alcuni gratuiti e altri a pagamento sul sito ilfattoquotidiano.it, oltre alla versione digitale del nostro mensile Millennium diretto da Peter Gomez e ai programmi di Loft (la nostra tv diretta da David Perluigi). Ancora due giorni di attesa, poi il Fatto nuovo sarà vostro. Noi ce l’abbiamo messa tutta. Voi ci direte se ne sia valsa la pena. Grazie.

domenica 24 maggio 2020

Strategia o malattia mentale? - Massimo Erbetti

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Austria, Svezia, Paesi Bassi, Danimarca, fanno una contro proposta al piano che prevede 500 miliardi a fondo perduto proposto da Germania e Francia. Il piano si concentra su diversi punti cruciali, tutti mirati a trasformare il fondo in un prestito:
- rifiuto della della messa in comune del debito,
- niente sussidi a fondo perduto,
- nessun aumento significativo del bilancio Ue 2021-2027,
- creazione di un fondo- prestiti limitato nel tempo, che durerà massimo due anni e che presenterà una clausola per la sua disattivazione,
- vincolo del prestito a riforme, criteri di condizionalità e discipline del bilancio.
Praticamente questi quattro paesi ci dicono che dobbiamo sbrigarcela da soli, come se il Covid-19 fosse un problema solo nostro, come se fossimo colpevoli di quanto accaduto.
Un'Europa così non ha senso, un'Europa dove ogni stato pensa al proprio orticello, non può funzionare. Nessuno, ma proprio nessuno può farcela da solo, è impossibile. E questo lo ha capito anche la Germania, infatti nell'ultimo rapporto stilato da quel paese si nota una totale inversione di tendenza rispetto alle politiche economiche della BCE.
La cosa strana di tutta questa storia è che quegli stati che non vogliono un'Europa solidale, sono guidati da partiti alleati dei sovranisti di casa nostra. Mi domando come possano Salvini e Meloni, sedere al fianco di chi vuole lasciarci soli, se veramente volessero il bene degli italiani, non dovrebbero combatterli invece di unirsi a loro? Come mai da una parte Salvini dice che 500 miliardi a fondo perduto sono pochi e dall'altra se la fa con chi non vuole darci neanche quelli? Non vi viene in mente che tutto questo non quadra?
Quale strategia si cela dietro tutto questo? Perché una strategia deve pur esserci, altrimenti ci sarebbe un problema psichico.


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sabato 23 maggio 2020

Coronavirus, diretta: in Svezia mortalità alle stelle, Finlandia verso chiusura delle frontiere. (20.5.2020)

Coronavirus, diretta: in Svezia mortalità alle stelle, Finlandia verso chiusura delle frontiere

Altre quaranta persone sono morte in Svezia a causa del coronavirus portando il numero totale delle vittime nell'unico Paese al mondo che non ha imposto misure di lockdown a 3.871. Il dato di oggi è comunque il più basso da metà aprile. Secondo l'aggiornamento dell'Istituto della Sanità svedese, ci sono inoltre 649 nuovi casi di Covid-19, per un totale di 32.172. Il numero dei contagi in Svezia non è in calo come invece quello delle vittime.
Non è ancora una decisione ufficiale ma il governo della Finlandia potrebbe vietare quest'estate l'ingresso nel Paese ai turisti svedesi nell'ambito delle misure di contenimento del coronavirus. Per il capo dell'Istituto della Sanità finlandese, Mika Salminen, «la differenza» tra i due Paesi «nella diffusione del virus è un fatto». La Svezia, ha sottolineato l'epidemiologo seguendo quanto riportato dal Guardian, ha più casi di tutti i suoi vicini messi insieme e «di questo dovrà tenere conto il governo quando dovrà prendere una decisione».
Centoseimila contagi di coronavirus in un giorno nel mondo. «Nelle ultime 24 ore sono stati riportati all' Oms 106.000 nuovi casi di coronavirus, il numero più alto in un giorno da quando è iniziata la pandemia. Quasi due terzi di questi sono stati registrati in solo quattro Paesi». Lo ha detto il direttore dell' Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus​, nel consueto briefing sul Covid-19 ribadendo che «la strada è ancora lunga».
«Non è stato ancora provato che l'idrossiclorochina sia efficace contro il coronavirus. Ci sono invece diversi studi che mettono in guardia sugli effetti collaterali». Lo ha detto il dottor Mike Ryan dell' Oms nel consueto briefing sul Covid-19. Ryan ha tuttavia sottolineato che le autorità sanitarie di ciascun Paese sono libere di scegliere i farmaci da usare nella terapia contro il virus.
Brasile, boom di morti. Il numero di morti per coronavirus in Brasile è cresciuto del 120% in due settimane, con un forte aumento dei casi soprattutto nello Stato di Rio de Janeiro e nelle province della regione amazzonica. A Rio il numero dei decessi per Covid-19 è passato da 1.205 registrati il 6 maggio a 3.237 di ieri, con un aumento del 270%, secondo un rapporto del portale di notizie Uol. San Paolo e Rio, entrambi nella regione sud-orientale, restano gli Stati più colpiti dalla malattia.
Svezia, tasso mortalità più alto del mondo. La Svezia è il paese con il più alto tasso di mortalità pro capite per coronavirus nel mondo: ha superato la Gran Bretagna, l'Italia e il Belgio. Lo riferisce il Daily Telegraph online citando i dati raccolti dal sito web Our World in Data, secondo cui la Svezia ha avuto 6,08 decessi per milione di abitanti al giorno su una media mobile di sette giorni tra il 13 maggio e il 20 maggio. Questo, secondo la stessa fonte, è il più alto del mondo, al di sopra del Regno Unito, del Belgio e degli Stati Uniti, che hanno rispettivamente 5,57, 4,28 e 4,11. Intanto Standard Ethics boccia l'approccio sanitario della Svezia al coronavirus, declassando il rating a «EEE-» dal precedente «EEE», il voto massimo. Durante la prima fase della pandemia da Covid-19, «la politica sanitaria svedese non è stata conforme a quanto consigliato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità», sottolinea l'agenzia di valutazione etica. È opinione degli analisti di Standard Ethics che ciò abbia prodotto rischi aggiuntivi alla popolazione svedese ed europea. La maggior parte delle aziende, dei ristoranti, dei bar e delle scuole è rimasta aperte, anche se alla fine di marzo sono stati proibiti incontri di oltre 50 persone. L'obiettivo per le autorità svedesi è quello di arrivare all'immunità di gregge.

Conte: "La risposta dello Stato sarà forte, il piano delle mafie fallirà".

Strage Capaci, Mattarella: «La mafia ignorò la forza dell'esempio di Falcone e Borsellino»

Maria Falcone: sostenere le giovani menti. 

"Adesso più che mai dobbiamo vigilare. Le mafie si nutrono delle difficoltà dei cittadini. Di fronte alla pandemia che sta danneggiando il tessuto occupazionale, il sistema produttivo, la risposta dello Stato deve essere forte, rapida e incisiva". Lo scrive su Fb il premier Giuseppe Conte nell'anniversario della strage di Capaci. "Gli uomini e alle donne facendo il loro dovere, con amore e dedizione, ogni giorno ci dimostrano che l'Italia è un grande Paese e ci rafforzano nella convinzione che il "piano" delle mafie è destinato a fallire", aggiunge.
Lo Voi: Falcone e Borsellino unici poi solo imitatori - Giovanni Falcone e Paolo Borsellino "sono stati unici" e "magistrati come loro purtroppo non ce ne sono stati più e non ce ne sono adesso. C'è stato forse qualche imitatore, sicuramente in buona fede ma non sono gli originali. Gli imitatori fanno ridere, a volte". Così il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, intervenendo alla Conferenza dei rettori siciliani che ha organizzato l'evento in streaming, per ricordare la strage di Capaci e le vittime di mafia.
Il messaggio di Mattarella - "La mafia si è sempre nutrita di complicità e di paura, prosperando nell'ombra. Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell'impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre". L'ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 28/o anniversario della strage di Capaci.
 "I mafiosi non avevano previsto - aggiunge Mattarella - che l'insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi". 
 Nel videomessaggio ai giovani delle scuole del progetto 'La nave della legalità', Mattarella ha detto che devono essere "fieri" dell'esempio di Falcone e Borsellino e di ricordarlo sempre.
Deposta una corona di alloro sul luogo dell'eccidio  - Il prefetto di Palermo Giuseppe Forlani, il questore di Palermo Renato Cortese, Maria Falcone, sorella del giudice e Tina Montinari, la vedova del caposcorta del giudice, il comandante provinciale dei carabinieri Arturo Guarino e il comandante provinciale della Guardia di finanza Antonio Quintavalle hanno deposto una corona sul luogo della strage di Capaci.

A causa dell'emergenza coronavirus, quest'anno non ci saranno manifestazioni e la fondazione intitolata al magistrato ha proposto di esporre un lenzuolo bianco ai balconi.
Sarà celebrata una messa nella chiesa di San Domenico, dove è sepolto Falcone, e alle 17.58 - ora della strage - un minuto di silenzio davanti all'albero Falcone, in via Notarbartolo.
Maria Falcone: sostenere le giovani menti - "La cosa più bella è il movimento che parte dalla base giovanile dell'Università, la loro voglia di portare avanti i valori di Giovanni, Paolo e Francesca dobbiamo agevolarla. Noi tutti adulti dobbiamo continuare ad aiutare i giovani, da anni come Fondazione incoraggiamo i ragazzi. Dobbiamo approfittare delle potenzialità delle giovani mente, Giovanni diceva per vincere la mafia non basta la repressione". Così Maria Falcone intervenendo alla Conferenza dei rettori in streaming, organizzata per ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, gli agenti della scorta e tutte le vittime della mafia.
La polizia: il coraggio della scorta sia guida per giovani - "La polizia sulle note del Silenzio, nel sacrario dei caduti ricorda con commozione e orgoglio gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina che, insieme ai giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Paolo Borsellino, 28 anni fa sono stati trucidati dalla barbarie mafiosa. Tanto è stato fatto ma ancora molto resta da fare. È un dovere far vivere ogni giorno quel patrimonio di valori di legalità e giustizia che quei servitori della Stato, pagandolo con il sangue, ci hanno lasciato in eredità. Il loro coraggio e la loro forza d'animo possano fungere da guida per le giovani generazioni". E' quanto si legge in una nota della polizia. 
Azzolina, la scuola è baluardo di legalità - "Lo Stato c'è, la scuola c'è. La scuola è stata offesa recentemente da due episodi a Napoli e Palermo, nei quartiere difficili dove sono stati rubati anche tablet e pc degli studenti disabili. Voglio dire a tutti che chi offende la scuola, offende lo Stato e lo Stato c'è per combattere la mafia, per dare delle risposte perché la scuola è baluardo della legalità e lo sarà sempre". L'ha detto la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina durante #PalermoChiamaItalia, l'iniziativa in ricordo delle stragi di Capaci e di Via D'Amelio.

Autostrade e la beffa agli italiani. - Gaetano Pedullà

Genova Morandi

Il Gruppo che ha incassato miliardi grazie a una concessione pubblica delle autostrade ancora oggi inspiegabilmente vantaggiosa fa causa allo Stato perché la pacchia è finita. Un epilogo inevitabile, perché la vecchia politica non gli ha consegnato soltanto le chiavi di un patrimonio che appartiene a noi tutti, ma ha permesso di blindare legalmente il contratto. Così l’esito dello scontro finale tra Atlantia, la holding controllata dai Benetton, e il Governo è del tutto imprevedibile, e per i cittadini c’è il rischio di trovarsi dopo il danno pure la beffa.
La storia di partenza è nota. Dopo il crollo del ponte Morandi di Genova l’Esecutivo e in particolar modo i 5 Stelle dissero basta alla svendita della nostra rete viaria, sulla quale Autostrade per l’Italia porta a casa enormi utili mentre all’Erario restano briciole. Nel mirino c’era quella che appare una palese violazione contrattuale, e cioè la carenza delle manutenzioni. La risposta fu prima prepotente, minacciando cause e preventivando un risarcimento di oltre 20 miliardi, poi diventò mercantile, come si usava nella Prima Repubblica, quando in qualche modo ci si metteva tutti d’accordo e a pagare il conto restava lo Stato. Perciò si è preso per il naso l’intero Paese facendo finta di voler partecipare al salvataggio dell’Alitalia.
Uno scambio che i 5S nei ministeri competenti non hanno preso in considerazione, costringendo il concessionario a cambiare nuovamente strategia, creando l’incidente con cui tornare alle vie legali. Un’occasione arrivata con il Covid. Esattamente come la Fiat e decine di altri colossi industriali, anche rifugiati all’estero, Autostrade ha chiesto allo Stato di garantirle enormi prestiti bancari. Un’assurdità visto che questi soldi servono a migliaia di piccole imprese, al turismo, alla rete dei commercianti che non ha mai drenato miliardi pubblici e ora rischia di non risollevarsi dopo la pandemia.
Il logico rifiuto del Governo era però il pretesto che mancava, e adesso Atlantia minaccia di annullare gli investimenti previsti e di far causa per essere stata discriminata. Una mossa che spiega perché i 5S ci hanno dovuto mettere tanto per revocare la concessione e perché quest’ultimo epilogo resta tutt’altro che scontato.

Autostrade, Atlantia ricatta il governo per avere garanzie statali: “Senza prestito stop a 14,5 miliardi di investimenti. Pronti alle vie legali”. - Andrea Tundo

Autostrade, Atlantia ricatta il governo per avere garanzie statali: “Senza prestito stop a 14,5 miliardi di investimenti. Pronti alle vie legali”

La società dei Benetton ha convocato un consiglio di amministrazione straordinario per analizzare la situazione di Autostrade e la presa di posizione al termine della riunione è netta: "Incertezza sulla revoca e decreto Milleproproghe hanno provocato gravi danni al gruppo". Quindi l'avviso al governo, dopo il "no grazie" di Stefano Buffagni alle indiscrezioni sulla garanzia da 1,2 miliardi: "Mandato ai legali di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società".
Congelamento dei 14,5 miliardi di investimenti, a parte 900 milioni per la sicurezza, e l’avviso di essere pronta a fare causa allo Stato. E ancora: un duro attacco alla norma del decreto Milleproroghe che ‘cancella’ le penali da versare ai concessionari in caso di revoca per inadempimento e al viceministro Stefano Buffagni che ha anticipato un “no grazie” alla richiesta della garanzia statale su un prestito da 1,2 miliardi di euro per sostenere i conti nel pieno dell’emergenza coronavirus. La holding Atlantia, controllata dai Benetton e ‘padrona’ di Autostrade, prepara il terreno per un nuovo scontro frontale con il governo nella battaglia aperta dal crollo del ponte Morandi il 14 agosto 2018. A leggere tra le righe del comunicato, nel quale si parla di “gravi danni” e si lascia intravedere la crisi di liquidità, l’ultimo ricatto è proprio sulla garanzia statale miliardaria visto il crollo del traffico a causa del Covid-19: in caso di no, verranno cancellati gli investimenti. Non solo: la società annuncia anche un’imminente azione legale per tutelarsi.
La netta presa di posizione è maturata nel corso di un consiglio di amministrazione straordinario convocata per analizzare la situazione di Autostrade. Si parte criticando la mancanza di risposte “alla proposta formale inviata” da Autostrade al ministero delle Infrastrutture e Trasporti lo scorso 5 marzo, “al fine di trovare una soluzione condivisa relativamente al procedimento di contestazione in corso ormai da quasi due anni”. Insomma la holding dice di aver teso la mano all’alba dell’emergenza Covid-19 e di restare in una “situazione di incertezza” pur “avendo autorevoli esponenti dell’esecutivo manifestato pubblicamente, fin dallo scorso febbraio, la propria disponibilità a valutare le proposte” che ammontano appunto a 14,5 miliardi di investimenti, compresi 2,9 come compensazione per il Morandi, una riduzione delle tariffe per i pendolari e la ricostruzione del ponte. Nel frattempo, attacca ancora Atlantia, la ministra Paola De Micheli ha “dichiarato l’avvenuta conclusione dell’analisi del dossier” che potrebbe portare alla revoca della concessione.
I due anni di battaglia, l’incertezza sulla revoca e le mosse propedeutiche del governo, è la lettura di Autostrade, hanno “determinato gravi danni all’intero gruppo” e generato “preoccupazione sul mercato e a tutti gli stakeholder”. Ad infastidire Atlantia, che vorrebbe la seconda più alta maxi-garanzia dopo i 6,3 miliardi chiesti da Fca, è in particolare l’articolo 35 del decreto Milleproroghe che ha eliminato le penali da versare ai concessionari in caso di revoca per inadempimento, caso in cui potrebbe rientrare il crollo del ponte Morandi e quanto sta emergendo dalle inchieste della procura di Genova: quelle modifiche, secondo la holding dei Benetton, hanno finito per stravolgere “il quadro di riferimento” per gli investitori e le banche e “hanno determinato il downgrade del rating” da parte di Moody’s lo scorso 3 gennaio.
E quindi è diventato, scrive Atlantia, “particolarmente difficile l’accesso ai mercati finanziari” e si è generata una “grave tensione finanziaria” che è stata “aggravata anche dai pesanti effetti della pandemia”. Di fronte ai quali, sostiene ancora la holding che controlla Autostrade, Cassa Depositi e Prestiti ha rifiutato anche a “inizio aprile” una linea di finanziamento da 200 milioni “anche in ragione” del Milleproroghe nonostante fosse stata “definita” già nel 2017 e restino “ad oggi inutilizzati 1,3 miliardi di euro”.
Il traffico sulla rete gestito da Autostrade, nel periodo di lockdown, continua Atlantia, “ha subìto un tracollo con punte massime dell’80%, generando una perdita di ricavi stimata in oltre 1 miliardo di euro per il solo 2020″. E, insomma, è il ragionamento in questo scenario il prestito garantito è essenziale per non dover tagliare posti di lavoro. Di fronte alle indiscrezioni, il viceministro allo Sviluppo Economico, Stefano Buffagni, aveva già detto “no grazie”. E la holding lo attacca bollando la sua risposta come “contrastante” con lo spirito del decreto Rilancio e “basate piuttosto su valutazioni e criteri di natura ampiamente discrezionale e soggettiva”.
“Tutto ciò causa danni per Atlantia e le sue controllate. Per cui diventa impossibile per la società – che deve tutelare 31.000 dipendenti di cui 13.500 in Italia oltre all’indotto, rispondere ai propri creditori, bondholders e alle proprie controparti commerciali, oltre che a più di 40.000 azionisti nazionali e internazionali – non valutare di intraprendere azioni a tutela dei propri interessi”, è l’avviso del consiglio di amministrazione di Atlantia che ha quindi deciso lo stop agli investimenti, salvo 900 milioni per “garantire manutenzioni e investimenti per la sicurezza” della rete e ha dato mandato “ai propri legali di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società e del gruppo, visti i gravi danni”.
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Tre milioni della Lega usati per saziare la Bestia. L’Espresso annuncia un’inchiesta in cui ricostruisce la rete di bonifici e versamenti alle campagne social. - Ginevra Landi

Morisi Salvini

Il punto di partenza della nuova inchiesta de L’Espresso è sempre il solito: i 49 milioni di euro di finanziamenti pubblici non dovuti che la Lega sta restituendo allo Stato italiano. Ma emergono nuovi particolari: a finire nel mirino stavolta è la famigerata (e in questo periodo sofferente) “Bestia”, la macchina della propaganda social salviniana creata dal fedelissimo Luca Morisi (al centro nella foto) e nel cui staff figura anche Leonardo Foa, il figlio del presidente Rai indicato dalla Lega di Matteo Salvini. Il settimanale ha infatti scoperto che il Carroccio ha girato oltre tre milioni di euro in tre anni alla società SistemaIntranet di Morisi, ad alcune srl legate allo stesso Carroccio e alla cooperativa proprietaria della radio del partito, Radio Padania.
I denari provengono dai sostenitori privati, dal 2 per mille delle dichiarazioni dei redditi dei simpatizzanti, e dai soldi pubblici destinati ai gruppi parlamentari della Camera e del Senato. Un flusso di denaro che ha destato più di qualche sospetto, tanto da finire nel radar dell’Unità informazione finanziaria di Bankitalia, un’Autorità nazionale indipendente con funzioni di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, istituita nel 2007. A partire dai documenti in possesso di quest’ultima, L’Espresso ha ricostruito una rete legata a bonifici e a versamenti che porterebbero tutti nella direzione della propaganda social del Capitano. Che non sembra più essere così efficace (perdita costante di follower e interazioni) ma che ha evidentemente ancora costi altissimi.