I banchi “datati” di Salvini
Matteo Salvini è proprio un asino. Politicamente asino. Ieri pubblica su Twitter e su Facebook un video in cui si vedono alcuni studenti che giocano all’autoscontro con i banchi a rotelle. Lo accompagna con il testo: “No comment- #Azzolinabocciata“.
Ovviamente parte la gara all’insulto dei baccelli lessi che pendono adoranti dalle sue labbra. Piccolo particolare: il video risale al 21 settembre 2017. La Azzolina non c’entra nulla, i banchi a rotelle venivano già usati nelle scuole e il ministro era (la disastrosa) Valeria Fedeli. Già questo basterebbe, ma Salvini bissa. E Toti gli va subito dietro.
Sempre ieri condivide su Twitter e su Facebook una foto, definita “emblematica”, di alunni che fanno lezione seduti in ginocchio usando le sedie come banchi, accompagnata dalla scritta “Roba da matti – #Azzolinabocciata“. La foto in questo caso è reale. È scattata il 14 settembre 2020 all’interno della Scuola primaria “Maria Mazzini”, a Genova. È però falsa l’interpretazione data da Salvini e Toti. Così ha spiegato il dirigente scolastico della scuola Renzo Ronconi: “I banchi, ordinati con largo anticipo, arriveranno domani pomeriggio (il 15 settembre, ndr) e nel primo giorno di scuola, che è stato un giorno di festa, abbiamo solo evitato di rimettere quelli vecchi. La foto ritrae bambini che, durante un’attività didattica, stanno disegnando sereni in libertà”. Non solo: sono stati i genitori dei bambini a chiedere al preside di cominciare la scuola il 14 e non il 15 settembre, senza cioè aspettare per forza che arrivassero tutti i banchi.
Che dire? Quello che potremmo dire quasi sempre: #salvinibocciato. Lui e quei giuggioloni che credono a ogni suo avvincente peto mentale.
Mister “Taiquipirinha” e la polmonite
“Tutto questo allarmismo sul Covid_19 è ridicolo, sono stato peggio quando ho avuto la polmonite”.
Lo ha detto il re delle babbucce affrante e delle prostatiti polmonari, Mister “Taiquipirinha” Flavio Briatore.
Vallo a raccontare ai tanti che in questi mesi hanno perso e pianto i loro cari.
Fenomeno.
Oppure vallo a dire al barman del tuo Billionaire, quello che per la stessa malattia – e per la decisione insensata e folle di aprire le discoteche – è stato intubato.
Fenomeno.
Con don Roberto stiamo morendo tutti. Di ignoranza
Ormai la nostra è una contemporaneità scandita dalla tragedia. Ogni giorno è come se morisse un pezzetto di speranza. Un altro, e poi un altro ancora.
Don Roberto Malgesini era “il prete degli ultimi”. A Como lo conoscevano tutti. È stato ucciso stamani a coltellate proprio da un “ultimo”, quasi a voler aggiungere tragedia alla tragedia.
L’assassino è un 53enne tunisino. Attorno alle 8 si è presentato in caserma dai carabinieri e si è costituito. È un senzatetto. Don Roberto lo conosceva, gli forniva assistenza, sembravano in buoni rapporti.
“Aveva problemi psichici e dei provvedimenti di espulsione non eseguiti fin dal 2015”, dice ora il direttore della Caritas di Como. La Questura non ha confermato i problemi psichici, ma il provvedimento di espulsione sì.
L’ultimo, datato 8 aprile, è stato sospeso per l’emergenza Covid. Un fatto semplicemente inaccettabile, non tanto e non solo per l’ultima sospensione, ma perché il primo provvedimento è ormai vecchio 5 anni.
Com’è stato possibile? Ci rendiamo conto che la gestione dell’immigrazione deve trovare per forza un punto di ricaduta tra il razzismo di certa destra e l’iper-tolleranza di certa sinistra? Sarebbe bastato applicare la legge, e oggi don Roberto sarebbe ancora vivo.
Stiamo morendo tutti. Di ignoranza, ignavia, arroganza, cinismo e follia.
Che brutti tempi.
Thiem, US Open, Roma e altro
Thiem. Sono felice che abbia vinto Thiem: era l’ora e lo meritava. La mia previsione era una finale Djokovic-Medvedev. Il primo si è comicamente suicidato e il secondo ha vissuto la mitraglia in semi con Thiem (vittoria enorme, per certi versi più della finale, perché un 3-0 a Medvedev agli Us Open è proprio roba da campioni). Dominic è gran giocatore e bella persona. La sua è una vittoria che deve rendere felici tutti.
Antitennis. Thiem ha anche salvato il mondo, perché un trionfo Slam dell’irricevibile Mangullone Zverev sarebbe stato indecente, empio e aberrante (esagero, lo so: ma neanche tanto). La semi tra lui e Carreno Busta è stato il punto più basso dell’estetica umana dai tempi di La Russa in mutande nere nel tramonto di Ciggiano (qui invece non esagero per niente). Una semifinale così andava vietata, o quantomeno vietata ai minori. Vergogna. Lo spagnolo è certo lodevole sul piano dell’abnegazione, ma è anche esteticamente impresentabile a livello proprio ontologico. E “Sasha” Zverev è il Renzi del tennis. Finto nuovo, finto simpatico, vero gattopardo. Chiunque lo sconfigge salva il mondo.
I colpevoli. Adoro Kyrgios, Tsitsipas e Shapovalov. Ma hanno colpe bibliche. Il primo è troppo intento a farsi le pippe su Instagram, il secondo si è decapitato – nell’ignominia generale – con Coric e il terzo ha perso l’ennesimo treno della vita nei quarti con l’orrido Carreno Busta. Le colpe di questi esteti stanno davvero divenendo non emendabili e gridano vendetta dinnanzi alla Storia.
Berrettini. Agli Us Open ha fatto tutto quello che poteva e non ha rimpianti. Prima settimana in scioltezza, poi la prevedibilissima sconfitta con Rublev (oggi più forte di lui). E nei quarti avrebbe comunque trovato Medvedev: quindi no way. L’Atp, con il Covid di mezzo, ha di fatto “congelato” la classifica fino a dicembre e dunque il mio Pupillo non scenderà in classifica. Non più di tanto, almeno. Occorre però restare nei 10/15 anche coi fatti e non solo coi punti (che per legge può conservare) del 2019. A Roma ha subito Struff (che lui soffre parecchio) o Coria (pericoloso su terra). Il suo tabellone è difficile, ma non impossibile. Può uscire subito come arrivare in semi, e lì vivere la gogna martirizzante con un Djoko a cui gireranno ancora parecchio gli zebedei dopo l’harakiri di New York. Io dico che Matthew (lo chiamo così perché “Matteo” di questi tempi anche no) deve continuare a lavorare sodo e non avere patemi. Daje, sì, ma con calma.
Peccatore. Il ragazzo altoatesino non è forte: è fortissimo. Può fare sfracelli autentici. Però sin qui Peccatore (means “Sinner”) non si è capito quanto – e se – sia in forma. Inspiegabile la stesa con Djere a Kitzbuhel, a due facce la sconfitta con Khachanov: per due set ha ballato nel sangue del rivale, con una ferocia belluina francamente quasi eccessiva. Sangue ovunque, schizzi in ogni dove. Macello. Poi però si è fatto male come un bimbo e (pur nell’eroismo del quinto set) ha perduto un’occasione enorme. Avesse vinto col russo, avrebbe addirittura potuto issarsi nei quarti come ha poi fatto De Minaur (da lui vilipeso un anno fa nelle Next Gen Finals). C’è comunque tempo: stiamo calmi. La vittoria di ieri con Paire non dice assolutamente nulla: il francese è uno dei tennisti più insopportabili e respingenti dell’ecosistema, ha un dritto che fa schifo all’intestino crasso e i suoi comportamenti malamente scellerati sono da Kyrgios che non ce l’ha fatta. Può serenamente andare a zappare. Molto più divertente, e ancor più provante, sarà il prossimo match con Tsitsipas.
Musetti. Classico tennista italico tutto talento e poco agonismo. A Roma ha superato le quali: bravo. Troppo bello e piacione (sin qui almeno) per poter essere un campionissimo, di sicuro è splendido da vedere. Stasera può far bella figura con Wawrinka, anche se ovviamente come pronostico parte chiusissimo (salvo suicidi elvetici, e chi lo sa!).
EDIT. È suicidio c’è stato (nel primo set), con un Musetti straripante nel secondo. Dajeeee!
Nadal. Non lo si vede dal pre-Covid e c’è curiosità. Se sta bene, sulla terra rossa è di un altro pianeta. E può avere il tempo di raggiungere il massimo della forma per questa strana edizione del Roland Garros, che si giocherà a ottobre. Forse a Roma può concedere qualcosa. Forse.
Fognini. Reduce da una brutta operazione, al rientro una settimana fa è stato demolito da un carneade. Anche a Roma, se non sta bene, può perdere subito con Humbert. Spero di sbagliarmi.
Cos’altro dire? Ah sì. Sempre più bravo Caruso, che ha annullato un match point oggi a Sandgren e si è qualificato al secondo turno, dove verrà scorticato da Djoko. Ma a fine match sarà comunque felice, perché Salvatore sta traendo il massimo da se stesso. E non è cosa da tutti. Lo stesso vale per Travaglia, ieri eversore di Fritz. Bravi!
Alla prossima.
Le frasi di Osho? No, le frasi del fasho!
Conoscerete in molti “Le più belle frasi di Osho”.
Tanti tra voi però non sanno chi si celi dietro quelle frasi e quella satira. Ve lo dico io.
Federico Palmaroli. 47 anni, impiegato. Nato a Roma. Cresciuto a Monteverde. Tifoso della Lazio. Padre dirigente d’azienda, madre casalinga. Da giovane (lo ha raccontato lui stesso a Repubblica) vota prima per il Movimento Sociale e poi per la destra sociale.
Intervistato un anno e mezzo fa dal Corriere della Sera, il Palmaroli frignò così: “Io, autore delle frasi di Osho, di giorno faccio l’impiegato. Dicono sia di destra e mi emarginano”.
Attenzione: “dicono sia di destra”. Ma lo dicono gli altri, eh, perché mica è vero. Palmaroli – ce lo garantisce lui – è uomo libero e super partes.
Ora, per carità: è giusto che chiunque abbia le sue simpatie. Ma se c’è un ambito che deve essere libero, quello è la satira. Puoi essere di sinistra o di destra, ma NON PUOI partecipare a eventi elettorali. Non se fai satira. È secondo me neanche se sei giornalista (in questi giorni ho detto “no” a tutti gli inviti ricevuti per moderare eventi elettorali di sinistra e M5S). Altrimenti presti la satira al potere, qualsiasi potere, e questo fa di te un cortigiano.
Puoi fare tutto, ma gli eventi elettorali a favore di una lista (qualsiasi lista) NO. Puoi schierarti per un quesito referendario, ma per una lista (qualsiasi lista) NO. È qualcosa di grave e imperdonabile.
E invece il Palmaroli, l’uomo libero Palmaroli, il satirico integerrimo Palmaroli, quello che al Corriere della Sera frignava perché “dicono sia di destra” ma non è vero mica, che fa?
1. Lavora e scrive per Il Tempo, ovvero il giornale più marginale e caricaturale nella galassia del sovranismo de noantri, e sui social difende a spada tratta il suo Dux Bechis. Il che, di per sé, mette malinconia, perché se diventi una sorta di “Bondi di Bechis” fai tenerezza.
2. Soprattutto: il Palmaroli, cioè “Le più belle frasi di Osho” (come fa scrivere sui manifesti), sta facendo campagna elettorale per Fratelli d’Italia in Toscana (e magari non solo in Toscana). Partecipa proprio a eventi e cene elettorali (vedi foto 2 e 3) per i post-fascisti.
Palmaroli finge di fare satira, ma non è che un fiancheggiatore della destra.
Se siete iscritti alla sua pagina e vi va bene così, ottimo. Vi accontentate di poco. Se non lo sapevate e lo credevate libero, qualche domanda ponetevela. Questa non è satira: è propaganda para-fascista. Null’altro che Istituto Luce 2.0.
Omaggi a Laricchia, ma fate il voto disgiunto
Per avere osato consigliare in Puglia il voto disgiunto agli elettori 5 Stelle, sto ricevendo vagonate di insulti. E menomale che sarei “grillino”.
Poveri casi umani.
Questo è uno dei commenti più “garbati”. Lo pubblico perché contiene i 3 cavalli di battaglia dei duri&puri.
1) “Fitto ed Emiliano sono la stessa cosa”. Una frase politicamente criminale, schifosamente qualunquista e moralmente empia.
2) “Non parlare della Puglia”. Grande forma di democrazia: può parlare solo chi vota tal Laricchia, perché la Verità la conoscono solo loro. Daje!
3) (la mia preferita). “Laricchia vincerà le elezioni”. Meraviglioso. E il bello è che lo pensano davvero Citano pure fantomatici sondaggi segretissimi che vedrebbero i tre candidati a pari merito. Come no. Ovviamente è la stessa gente che nel 2014 scriveva #vinciamonoi (furono umiliati da Renzi) e nel 2019 diceva “non è vero che stiamo calando nei sondaggi” (infatti crollarono).
Ora: pensare VERAMENTE che tal Laricchia possa vincere significa vivere in un mondo parallelo. Però facciamo così.
1) Se tal Laricchia vince in Puglia, mi candido con la Lega.
2) Se tal Laricchia arriva seconda, mi iscrivo a Fratelli dei Fasci Palmaroli.
3) Se tal Laricchia prende più del 15%, invito a cena la Boschi.
Se invece tal Laricchia prende (molto?) meno del 15% e regala la Puglia alla destra, mando a quel paese tutti i talebani di questo mondo e – soprattutto – faccio un post al giorno per una settimana con la foto di tal Laricchia e il seguente testo: “Questa è quella che, insieme a Scalfarotto, ha regalato la Puglia a Fitto. Fatele i complimenti”. Ogni giorno per sette giorni.
E non scherzo.
Votare tal Laricchia come governatrice è l’unica cosa in natura più inutile di Sgarbi. Se siete elettori 5 Stelle, in Puglia fate il voto disgiunto: X su Emiliano e X sulla lista M5S. Tutto il resto è Fitto, Salvini e Meloni. Ovvero la morte politica di una splendida regione (e di un meraviglioso paese).
Primo! (Per il quinto mese consecutivo)
“Per il quinto mese consecutivo Andrea Scanzi è primo nella classifica dei giornalisti più popolari sui social stilata da Sensemakers per Primaonline sulla base dei dati di Shareablee. In agosto ha totalizzato 7,8 milioni di interazioni (like, commenti, condivisioni su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube), più del doppio del secondo classificato. E ha sbaragliato tutti anche nelle video view, il numero di volte cioè che i suoi video sono stati visti su YouTube e Facebook: 17 milioni. Da diverse settimane la firma del Fatto Quotidiano sta primeggiando anche nelle classifiche dei libri più venduti con la sua ultima opera ‘I cazzari del virus’ (ovvero Renzi e Salvini), che ha bissato il successo del libro precedente ‘Il cazzaro Verde’, un ‘ritratto scorretto’ del leader della Lega (..) Scanzi stravince anche nella classifica dei best performing post (terza foto): sette su dieci dei post più popolari sono suoi”. (Articolo di PrimaOnline)
Viva!
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