domenica 2 gennaio 2022

Mattarella, un addio esplicito e solare. - Antonio Padellaro

 

“Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava un colpo di pistola in aria, poi rientrava in casa e diceva: spiacente ma Babbo Natale si è suicidato”.

Jake LaMotta

In una notte di San Silvestro, se possibile più mesta del Natale descritto da Jake LaMotta, abbiamo provato viva solidarietà e un pizzico di sincera compassione per i colleghi costretti a chiosare il messaggio presidenziale che da quando viene celebrato riserva le stesse sconvolgenti sorprese della cerimonia del Ventaglio, con la differenza che in quel periodo dell’anno fuori fa caldo.

Infatti, venerdì sera, la diretta dal Quirinale non ha fatto che confermare la mirabile sintesi “testo breve, bandiere e sobrietà” con cui i giornali avevano titolato alla vigilia, sbadigliando. La colpa non è naturalmente di Sergio Mattarella (o dei suoi predecessori) ma di un’attesa assolutamente fuori luogo poiché nel redigere l’augusto testo gli amanuensi addetti alla bisogna avranno cura di espungere qualsiasi riferimento al mondo delle cose reali, fosse pure una virgola malandrina. Onde evitare, il giorno successivo, quelle puntute precisazioni con cui l’ufficio stampa del Colle è impegnato a scoraggiare qualunque goffo tentativo di trovare il classico peluzzo nell’uovo.

Faremo dunque preventiva ammenda per esserci scossi dal benefico sopore dopo quell’invito di Mattarella all’unità nazionale, alla solidarietà, e al patriottismo che avevamo incautamente inteso come un possibile viatico per l’elezione di Mario Draghi. Un plebiscito, insomma, che unisse i buonisti di Fratoianni ai patrioti della Meloni, un po’ come la grande chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa. Niente da fare perché prima ancora che potessimo articolare una supposizione il tuono rimbombò di schianto e tra capo e collo ci giunse la preventiva smentita degli uffici.

Dunque per dare un senso a questo scritto formuleremo un apprezzamento e un auspicio. Bene, perché giunto al termine del settennato, il commiato di Sergio Mattarella non poteva essere più chiaro, evidente, esplicito, solare. Il più fermo e cortese “giù le mani” rivolto a coloro che insistono a tirarlo per la giacca (pensiamo che ne abbia diritto, al posto della giacchetta corta di maniche che gli mettono addosso) affinché si faccia rieleggere. L’auspicio riguarda invece il tradizionale pistolotto rivolto ai “giovani”. E qui rivolgiamo un accorato appello al prossimo presidente affinché l’anno prossimo ci risparmi il piagnisteo su ciò che si doveva fare e non si è fatto nei secoli dei secoli per questa categoria quanto mai indistinta e scalognata. Anche perché temo che i “giovani”, la sera del 31, non siano all’ascolto (mentre può darsi che stiano sparando a Babbo Natale).

https://ilfat.to/3JyG5Dc

Nuda proprietà. - Marco Travaglio

 

Siccome dopo le Feste siamo tutti più buoni e soprattutto ieri non uscivano i giornali, abbiamo letto i pensierini per il nuovo anno del direttore dell’Huffington Post, Mattia Feltri, affascinati dal titolo “Solo Berlusconi e Letta possono salvare Draghi (e l’Italia)”. L’idea del tutto inedita che B. possa salvare non solo Draghi, ma financo l’Italia intera, ci ha spronati ad avventurarci nella prosa feltriana. E tutto ci è apparso chiaro già dall’incipit: “Due persone possono salvare il Paese dal disastro di sottrarre il Quirinale a Mario Draghi, con la conseguenza di sottrargli anche il governo…”. Orrore: qualcuno, forse uno spirito maligno, più probabilmente un complotto demoplutogiudaicomassonico, vuole “sottrarre il Quirinale” a Mario nostro e, quel che è più grave, “sottrargli anche il governo”. Ma si può? Che notizia. Noi, gente semplice, ci eravamo abituati all’idea – propalata per tutto l’anno dal gruppo Gedi, editore del sito clandestino – che Draghi dovesse restare a Palazzo Chigi fino al 2023, lasciando sul Colle un Mattarella o un Amato a ore come scaldasedia e scaldaletto. Ma poi anche dopo (previa abolizione delle elezioni), almeno fino al 2028 o meglio ancora a vita. Poi si è scoperto dalla sua viva voce, alla vigilia di Natale, che s’è già stufato di governare, dunque ritiene compiuta la missione. E ambisce a passare a miglior vita, ma sempre su questa terra: traslocando da Palazzo Chigi al Quirinale.

A quel punto i Cavalieri Gedi si sono un po’ disuniti: alcuni lo vorrebbero ancora lì, imbullonato a Palazzo Chigi contro la sua volontà; altri ritengono “un disastro” non accontentarlo aviotrasportandolo al Quirinale che – apprendiamo or ora – è già di sua proprietà. Ma c’è chi vorrebbe “sottrarglielo” col tipico esproprio proletario. Siccome però, non contenti, gli anonimi scippatori vorrebbero pure “sottrargli il governo”, ne deriva che Draghi, zitto zitto, s’è comprato pure Palazzo Chigi. Tutto fra Natale e Capodanno. E noi vorremmo tanto conoscere l’agenzia immobiliare, i compromessi e i rogiti, l’entità degli anticipi, le forme di finanziamento, i dettagli dei mutui (Banca d’Italia? Montepaschi? Antonveneta? Goldman Sachs?), ma soprattutto sapere quale sia la prima casa e quale la seconda. Secondo voci non confermate, la seconda è il Quirinale, che presenta le incertezze tipiche del villino al mare o dello chalet in montagna, dove si va quando capita, in base agli impegni e al tempo che fa. Altri sostengono che Draghi, per Palazzo Chigi, abbia fatto valere l’usucapione (sia pure di undici mesi scarsi) e che del Quirinale abbia acquistato solo i muri, per non insospettire l’anziano inquilino: la nuda proprietà, insomma, rinviando l’usufrutto a tempi migliori. Anzi, Migliori.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/02/nuda-proprieta/6442944/

I giudici di larghe intese e B. che si ritira, poi cambia idea. - Marco Travaglio

 

2012, 11 gennaio. Primo scandalo sul nuovo governo Monti: si dimette il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Malinconico per una storia – svelata dal Fatto – di vacanze all’Argentario da 20.000 euro pagate dal costruttore Piscicelli per conto della “cricca”. Qualcosa cambia, nello stile di governo. In Parlamento, invece, tutto come prima.

12 gennaio. La Camera salva dall’arresto per la seconda volta in un anno Nicola Cosentino, per cui i giudici di Napoli hanno di nuovo disposto la custodia cautelare, stavolta per riciclaggio con l’aggravante camorristica: determinanti i voti pro Cosentino dei radicali eletti nel Pd e della Lega Nord. La Corte costituzionale boccia i referendum promossi da Antonio Di Pietro, Arturo Parisi e Mario Segni per abolire il Porcellum e ripristinare il Mattarellum: le firme di 1.210.466 cittadini che speravano di tornare a scegliere i propri parlamentari finiscono nel cestino.

25 febbraio. Processo Mills a carico di Berlusconi per corruzione giudiziaria del testimone: grazie alle manovre dilatorie della difesa e dei giudici, il Tribunale di Milano salva la tregua politica delle larghe intese e dichiara la prescrizione del reato (scattata il 15 febbraio, cioè da appena dieci giorni). Le motivazioni della sentenza saranno firmate dalla sola presidente Giovanna Vitale, segno evidente del dissenso delle due giudici a latere.

2 marzo. Al vertice europeo del Ppe, Berlusconi confida ai suoi che al segretario del Pdl e suo delfino designato Angelino Alfano “manca un quid e soprattutto la storia”.

9 marzo. Anche la Cassazione salva il clima di larghe intese evitando che una sentenza possa turbare la “tregua” e annulla con rinvio a un nuovo appello la condanna di Marcello Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. I giudici ritengono provati i suoi rapporti con Cosa Nostra dai primi anni 70 al 1977 e dal 1982 al ’92, ma non nel quinquennio intermedio. Dell’Utri, fuggito a Santo Domingo alla vigilia del verdetto per paura di finire in carcere, può rientrare serenamente in Italia. Anzi, in Senato.

13 giugno. La Procura di Palermo, a fine inchiesta, deposita gli atti sulla trattativa Stato-mafia e si accinge a chiedere il rinvio a giudizio per 12 indagati. Sei per Cosa Nostra: Riina, Provenzano, Bagarella, Brusca, Cinà e Massimo Ciancimino. E sei per lo Stato: gli ex ufficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, il senatore di FI Marcello Dell’Utri e gli ex ministri Dc Calogero Mannino e Nicola Mancino. Sono tutti accusati di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato, tranne Mancino che risponde “soltanto” di falsa testimonianza. Il presidente Napolitano scatena la guerra ai pm, trascinandoli addirittura dinanzi alla Consulta, perché hanno intercettato sui telefoni di Mancino diverse chiamate con l’ex ministro, con il consigliere del Colle Loris d’Ambrosio (trascritte e depositate agli atti) e alcune anche con il capo dello Stato in persona.

23 giugno. La Procura di Milano indaga il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, per corruzione: si parla di tangenti dal gruppo Maugeri (e, in seguito, dal San Raffaele).

27 settembre. Napolitano chiede “provvedimenti di clemenza”: amnistia o indulto.

24 ottobre. Berlusconi annuncia che non si ricandiderà alla presidenza del Consiglio e fissa per il 16 dicembre le elezioni primarie del centrodestra per designare il suo successore. Che, secondo il suo entourage, dovrebbe essere Alfano.

26 ottobre. Nel processo sui diritti Mediaset, il Tribunale di Milano condanna Silvio Berlusconi per frode fiscale a 4 anni di reclusione (3 coperti da indulto) e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. L’intermediario-prestanome Frank Agrana è condannato a 3 anni, Fedele Confalonieri assolto. Il Cavaliere tuona: “Condanna politica, incredibile e intollerabile, da Paese barbaro e incivile”.

28 ottobre. Pessime notizie per il Cavaliere anche dalle Regionali in Sicilia: i suoi acerrimi nemici 5Stelle diventano il primo partito (14,9%), mentre il Pdl perde 20 punti racimolando soltanto il 12,9. Per effetti della legge elettorale regionale, che premia le coalizioni e le liste civetta, diventa presidente il candidato del centrosinistra Rosario Crocetta.

6 dicembre. Berlusconi fa annunciare da Alfano che si ricandida a premier per il centrodestra e che le primarie sono annullate.

7 dicembre. Berlusconi manda avanti Alfano a dichiarare “conclusa l’esperienza del governo Monti”. L’indomani Monti si dimette e Napolitano, anziché rinviarlo al Parlamento per istituzionalizzare la crisi, accetta le sue dimissioni e scioglie le Camere un mese prima della scadenza. Poi anticipa anche le elezioni comunali e regionali di primavera, per tenerle insieme a quelle parlamentari nell’Election Day del 24-25 febbraio 2013. Così avrà ben due mesi per gestire il dopo-voto prima di dover lasciare la poltrona al successore, visto che il suo mandato “scade” a metà aprile.

31 dicembre. Il Parlamento approva definitivamente il decreto anticorruzione della ministra della Giustizia Paola Severino, votato da tutti i partiti: 480 sì e 19 no alla Camera, 256 sì e 7 no al Senato. Contro la corruzione fa poco o nulla di nuovo (anzi, la norma che spacchetta la concussione, scorporandone la fattispecie per “induzione” e trasformandola nel reato minore di “induzione indebita”, finirà per favorire Berlusconi nel processo Ruby). Ma contiene una norma dirompente che dichiara decaduti dal mandato e ineleggibili per 6 anni i condannati definitivi a pene superiori ai 2 anni. È una versione light della proposta “Parlamento Pulito” lanciata al VDay del 2007 da Beppe Grillo e fatta propria dal Movimento 5 Stelle. Berlusconi, dando il via libera di FI alla legge nella speranza di arginare l’avanzata “grillina”, non sa che sarà il primo a farne le spese.

2013, 4 gennaio. Il premier dimissionario e senatore a vita Mario Monti, che aveva sempre negato di volerlo fare, presenta la sua lista di centro, “Scelta civica”, in alleanza con i finiani di Fli e l’Udc di Casini. Napolitano, che aveva pubblicamente escluso una discesa in campo del suo premier tecnico, ora lo sponsorizza. Tuoni e fulmini invece, da tutti i palazzi e i giornali, contro gli arrembanti 5Stelle. Ma anche contro il nuovo movimento di sinistra Rivoluzione Civile, fondato dall’ex pm Antonio Ingroia (che assorbe Idv, Verdi, Comunisti italiani, Rifondazione e Arancioni di De Magistris), che su pressione del Colle si vede negare l’apparentamento dal Pd di Pierluigi Bersani, alleato della sola Sel di Nichi Vendola. Complici i nuovi scandali che mandano in coma il Monte dei Paschi di Siena, è l’ennesimo suicidio del centrosinistra. Che, prima di sposare il governo Monti, era strafavorito in tutti i sondaggi.

(25 – continua)

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/02/i-giudici-di-larghe-intese-e-b-che-si-ritira-poi-cambia-idea/6442951/

sabato 1 gennaio 2022

Vaccini, la Befana vien con l’obbligo, vero o mascherato da Super green pass. - Giacomo Salvini

 

L'EREDITÀ DI DRAGHI - È certa l'estensione ai lavoratori della Pubblica amministrazione dell'obbligatorierà del siero. Ieri gli uffici tecnici di Palazzo Chigi e del ministero della Salute si sono messi a studiare la nuova norma. Conte: “Subito i ristori”.

“Abbiamo fatto molte cose buone, auguri a tutti”. Chiudendo il Consiglio dei ministri che aveva appena approvato le nuove misure per contenere il dilagare della variante Omicron, mercoledì sera, Mario Draghi ai ministri ha dato l’impressione di aver concluso il suo compito da capo del governo. Però poi, dopo il duro litigio tra Lega e M5S e il fronte rigorista di Pd, Leu e Forza Italia, il premier ha annunciato un nuovo provvedimento a inizio anno: “Approveremo il Super green pass per il lavoro nel prossimo Cdm”. La data è cerchiata: il 5 gennaio. Intanto se il pass rafforzato per trasporti e ristoranti entrerà in vigore dal 10 gennaio fino al 31 marzo, le nuove norme sulla quarantena (che cessa con un tampone) dovrebbero valere da oggi con la pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale. Inoltre, sarà introdotto un prezzo calmierato per le mascherine Ffp2. Giuseppe Conte chiede “ristori subito” per le attività colpite e un nuovo scostamento di bilancio.

Draghi però ha fretta: avrebbe voluto inserire l’obbligo del vaccino anche per i lavoratori già mercoledì, ma l’asse tra Giancarlo Giorgetti e Stefano Patuanelli glielo ha impedito. Chi ha partecipato alle riunioni con il premier però ha avuto la netta sensazione che l’estensione massima del certificato verde – o in alternativa l’obbligo vaccinale – sia l’eredità che Draghi vuole lasciare prima di affrontare l’elezione del presidente della Repubblica. Una misura che vorrebbe dire obbligo vaccinale di fatto perché imporrebbe a tutti i lavoratori di immunizzarsi. Il tampone, insomma, non basterà più.

Così da ieri gli uffici tecnici di Palazzo Chigi e del ministero della Salute si sono messi a studiare la nuova norma. Certa è, su spinta del ministro di FI Renato Brunetta, l’introduzione dell’obbligo di vaccino per i lavoratori della Pubblica amministrazione. Oggi l’obbligo vaccinale riguarda il personale sanitario, le forze dell’ordine e il personale scolastico. L’intenzione di Draghi, però, è anche quella di applicare il pass rafforzato anche per i settori del privato. Il timore del premier, mercoledì, era quello di far andare in tilt alcune filiere come quella dell’agricoltura e dell’edilizia ma ieri da Palazzo Chigi facevano sapere che sarebbe difficile distinguere le categorie dei lavoratori. Con ogni probabilità, il decreto del 5 gennaio introdurrà un tempo cuscinetto per dare tempo ai lavoratori di vaccinarsi. Resta aperto invece il nodo dei controlli e delle sanzioni: più facili nel pubblico impiego, più complicati nel settore privato. Su questo e sui dubbi tecnici del provvedimento, da lunedì Draghi parlerà con i sindacati e le imprese per capire come la pensano. Cgil e Confindustria preferirebbero l’obbligo vaccinale tout court. Ipotesi difficile ma non esclusa nel governo. Ieri, su Repubblica, lo ha proposto il segretario del Pd Enrico Letta, a cui ha risposto positivamente la ministra forzista Mariastella Gelmini: “Siamo favorevoli sia all’obbligo che al Super green Pass”. Il M5S preferirebbe l’obbligo vaccinale per non escludere disoccupati e pensionati.

Resta da convincere la Lega. Che, come spesso accaduto in questi mesi, ha una doppia faccia. La prima è quella dei presidenti di Regione guidati da Massimiliano Fedriga e Luca Zaia, che mercoledì mattina erano stati i primi a chiedere al governo di estendere il pass al lavoro; la seconda è quella di Matteo Salvini che ha imposto il suo “no” al suo capodelegazione in cabina di regia Giorgetti. Il numero due del Carroccio però ha precisato che la Lega non è pregiudizialmente contraria ma l’obbligo del pass rafforzato dovrà essere accompagnato da una “lista dei lavoratori fragili esenti”, si dovrà prevedere una forma di risarcimento per danni da vaccino ed “eliminare la manleva”, ossia il consenso informato da firmare per immunizzarsi. Una mediazione, alla fine, si troverà. Forse l’ultima del governo Draghi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/12/31/vaccini-la-befana-vien-con-lobbligo-vero-o-mascherato-da-super-green-pass/6441663/

venerdì 31 dicembre 2021

Buon anno!

 

Sto pensando che l'anno 2021 sta finendo dopo aver apportato danni, ma dobbiamo essere fiduciosi nel prossimo 2022, anche se dalle premesse manifestate non credo che la fiducia sia ben riposta. Si aggirano troppe teste di rapa che, per mettere in evidenza la loro dabbenaggine travestita da saccenza, spargono virus di ignoranza.
E, come sempre succede, chi rispetta le regole deve sottostare alla volontà di chi non le rispetta e non ci sono leggi che tengano, se non vengono applicate, perché sappiamo bene che vengono varate per dare un senso di giustizia, ma restano lì, in bella vista, come la solita presa per i fondelli.
E no, non credo che qualcosa migliorerà nel tempo, la vita e la storia mi hanno insegnato che il trascorrere del tempo deteriora ulteriormente il senso delle cose e che si dà più importanza al futile che al necessario, che ci sarà sempre chi prevaricherà sul debole per ottenere l'impossibile.
No, non credo che si farà qualcosa per preservare l'ecosistema terrestre, chi possiede un terzo delle potenzialità del pianeta non ha intenzione di privarsene e, per quanto possa vivere su questo pianeta, non ne vedrà mai la fine, oppure migrerà su altri mondi.
Al punto in cui siamo non vedo soluzioni al malessere che attanaglia i giusti.
Pertanto, auguro a tutti voi un 2022 pieno di speranza e buoni propositi, quelli, almeno, ci faranno stare meglio...

cetta

giovedì 30 dicembre 2021

La sanità a Palermo.

 

La sanità a Palermo è il caos totale.

Se fai una richiesta di visita medica tramite lo sportello online, puoi aspettare mesi, fino a quando decidi di disdire la richiesta e vai allo sportello materiale.

Ma, anche allo sportello materiale, se trovi un impiegato su tre sportelli disponibili sei fortunato, pertanto, aspetti ore per il tuo turno. 

A turno ultimato ti presenti allo sportello dove trovi l'impiegato che, chiamato mentre si faceva i fatti suoi, è incazzato nero e comincia farti tante di quelle proposte oscene che per la rabbia lo frusteresti, ma accetti che ti mandi a 30 km da casa e dopo 4 mesi per una visita, da effettuare "entro 10 giorni" dalla data della prescrizione medica.

E non è finita, perché, disdetta delle disdette, ti mettono anche un ticket da pagare in esenzione totale E01.

Questo significa che dovrò pagare, anche se esente, perchè, naturalmente, mi faranno tutte le obiezioni del caso se non pago...

Ed è completamente inutile cercare di scrivere all'azienda ospedaliera per chiedere chiarimenti perché ai numeri presenti nell'apposito link non rispondono e se invii una email all'indirizzo segnato sempre nell'apposito link si ha questa risposta: 

""L'indirizzo a cui hai inviato il messaggio non è stato trovato nel dominio di destinazione. Potrebbe essere stato digitato in modo errato o non esistere. Prova a risolvere il problema eseguendo una o più delle operazioni seguenti:

  1. Invia di nuovo il messaggio, ma prima elimina e ridigita l'indirizzo. Se il programma di posta elettronica suggerisce automaticamente un indirizzo, non selezionarlo.
  2. Cancella la cache di completamento automatico dei destinatari nel programma di posta elettronica seguendo la procedura descritta in questo articolo: Codice di stato 5.1.1. Quindi invia di nuovo il messaggio, ma prima elimina e ridigita l'indirizzo.
  3. Contatta il destinatario in altro modo (ad esempio tramite telefono) per verificare che l'indirizzo usato sia corretto. Chiedi al destinatario se ha configurato una regola di inoltro della posta elettronica che potrebbe inoltrare il tuo messaggio a un indirizzo non corretto.""
Premetto che non ho digitato l'indirizzo, ma l'ho copiato ed incollato, quindi non posso averlo sbagliato.

Questo è il sistema sanitario odierno: definirlo caos è limitativo... è un eufemismo.

Ci fu un tempo in cui tutto funzionava alla perfezione, ma non avevamo un governo di MIGLIORI ... mi domando che succederà quando ne avremo uno di PEGGIORI...

cetta

Sarò Franco. - Marco Travaglio

 

Nel Paese di Sottosopra non deve discolparsi chi vuole al Quirinale un puttaniere pregiudicato che ha frodato il suo Paese e finanziato la mafia, ma chi inorridisce all’idea. La Camera celebra un consigliere regionale che si uccide dopo la condanna per essersi pagato le spese private coi soldi nostri, confondendo suicidio e assoluzione. E il Governo dei Migliori riesce a far peggio dei Peggiori di prima non solo sulle nuove regole anti-Covid: roba da manicomio. Ma anche sul suo atto più importante: la legge di Bilancio. L’anno scorso, dopo il lockdown, i Dpcm per la seconda ondata e la raffica di dl Ristori da 150 miliardi, il noto peggiore Conte la depositò il 18 novembre e dopo 26 giorni iniziò l’esame. Quest’anno, senz’alcuna scusa plausibile, con 10 mesi per prepararla e una maggioranza bulgara senza oppositori, Draghi la licenzia in Cdm il 28 ottobre, la annuncia in Senato per il 16 e poi continua a pasticciarla, presentando il testo solo il 6 dicembre (e lasciando in bianco la casella su come ripartire gli 8 miliardi di tagli fiscali). Così, tra il deposito della legge e l’inizio dell’esame, passano ben 39 giorni e solo il Senato riesce a darle un’occhiata, approvandola il 24 dicembre con la fiducia. Alla Camera restano tre giorni per timbrarla a scatola chiusa (anche lì con fiducia), sennò si va alla terza lettura e all’esercizio provvisorio nel 2022.

Così Draghi, con 35 fiducie in 10 mesi e mezzo (3,2 al mese), straccia il record di Monti (3 al mese), cioè l’altro governo con la maggioranza più larga mai vista. Il Conte-2, noto “vulnus democratico” per il Rignanese e il Cassese, ne chiese 2,25, seguìto dal Gentiloni (2,13), dal Renzi (2), dal Letta (1,11), dal Berlusconi-3 (1,07) e dal Conte-1 (1). Questa collezione di trionfi si deve, oltreché a SuperMario, al suo ministro Daniele Franco che, quanto a pasticci e marchette, fa rimpiangere Cirino Pomicino. Infatti è il principale candidato a diventare premier nel caso in cui l’attuale ascenda al Colle. Resta inevasa una domanda, che ci ronza in capo da quando s’insediò il Governo dei Migliori (o “di alto profilo”, per dirla con Mattarella) e scoprimmo che, su 23 ministri, nove erano gli stessi del Conte-2 e tre del Conte-1, quindi Peggiori. Pensammo, sbagliando, che i Migliori fossero i sette tecnici: Bianchi, Messa e Giovannini, tre ectoplasmi; Colao, estinto; la Cartabia, autrice della peggior riforma della giustizia della storia; Cingolani, candidato unico al Premio Attila 2021; e appunto Franco, quello del Bilancio-catastrofe. Tutta gente che fa rimpiangere chi c’era prima. Chi rimane a garantire la qualifica di Migliori a tutti gli altri? Brunetta, Carfagna, Gelmini e Orlando. O uno dei quattro. Noi, trattandosi di “alto profilo”, optiamo senza indugio per Brunetta.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/12/30/saro-franco/6440790/