domenica 6 febbraio 2022

Rayan non ce l'ha fatta, morto il bimbo caduto nel pozzo. - Olga Piscitelli

 

Dopo 100 ore di soccorsi disperati è stato estratto senza vita.


Oltre cento ore a 32 metri sotto terra, inghiottito da un pozzo strettissimo, in alcuni punti di soli 20 centimetri di diametro.

Ha lottato per rimanere vivo, ma non ce l'ha fatta.

Il piccolo Rayan, 5 anni, che per quattro giorni ha tenuto con il fiato sospeso il Marocco ed il mondo intero, mentre una mega operazione di soccorso cercava di salvarlo, è morto.

La notizia è rimbalzata, come una doccia fredda, dopo una decina di minuti da quelle immagini, convulse, rilanciate dalle  dirette delle tv che per giorni hanno seguito i soccorsi. Quelle immagini che raccontavano che il bambino era stato recuperato, estratto da quel maledetto pozzo, che avevano fatto tirare un sospiro di sollievo. Lasciando intendere che potesse essere in salvo. Ma la nota della stessa casa Reale del Marocco ha gettato nello sconforto: 'E' deceduto per le ferite riportate nella caduta'.

Poche parole che riportano alla mente le drammatiche ore di giugno 1981 e la tragedia di Alfredino Rampi a Vermicino. E che hanno gettato nello sconforto tutti coloro che per ore, giorni e notti, hanno seguito i lavori dei soccorritori, impegnati in un'operazione di salvataggio titanica, scattata già martedì scorso quando il bambino, che stava giocando in un campo, è precipitato in quel buco nero, in quel pozzo di proprietà della famiglia.

Un'immensa operazione di salvataggio, tra le mille difficoltà, gli intoppi, i rischi di smottamento, le speranze ma anche le delusioni. Lunghissime giornate in cui i soccorritori non si sono mai dati per persi. A cominciare da Ali El Jajaoui, arrivato da Erfoud, ormai divenuto l'eroe del deserto: quell'uomo, di professione specialista di pozzi, che appena appresa la notizia del bimbo è subito partito dal sud del Paese per raggiungere il villaggio di Rayan. E ha scavato per ore e ore senza fermarsi, a mani nude dopo che un imponente lavoro di 5 escavatori aveva aperto una voragine che ha permesso si arrivare alla profondità in cui si trovava il bambino. E permesso di realizzare una via di fuga attraverso la posa di tubi che, posizionati orizzontalmente, hanno creato quel passaggio che doveva rappresentare la salvezza. E che invece si è trasformato in un mesto ultimo percorso di Rayan dalla sua trappola.

Il bambino aveva provato a resistere in tutti questi giorni: per lui era stato calato nel pozzo un tubo per fornirgli l'ossigeno, l'acqua e un po' di cibo. Le telecamere che lo avevano raggiunto, rinviavano immagini di lui ferito alla testa  he si muoveva e chiamava 'mamma'. Fotogrammi che avevano commosso il mondo e che lasciavano sperare. Come quell'ultimo contatto, solo sabato mattina, con il papà. "Gli ho parlato, sentivo che respirava a fatica", aveva raccontato l'uomo che insieme alla moglie, ha aspettato per ore, per giorni, quel finale che nessuno voleva fosse una tragedia.

Poco prima che Rayan fosse estratto dal pozzo, lui e la moglie erano stati fatti salire sull'ambulanza - dove c'era anche una psicologa - che, all'ingresso del tunnel, attendeva che il bimbo fosse recuperato. E stasera è toccato al Re il triste compito di inviare loro le condoglianze.

Nel primo pomeriggio di sabato tutto era pronto, o così almeno sembrava, quando i soccorritori entravano nel tunnel. Uno alla volta, sistemando corde e giubbotti di protezione e persino una piccola barella. La folla di spettatori pregava. Al grido di Allah Akbar i fedeli si sono raccolti attorno al pozzo dove si era posizionata anche l'equipe medica di pronto intervento, l'ambulanza e un anestetista. Poi però i tempi si sono dilatati, i soccorsi si sono trovati di fronte ad un'altra, l'ennesima, roccia. Poi le distanze si sono accorciate, ma alle 17.30 c'erano ancora 80 centimetri di masso da sgretolare. Un lavoro di cesello quasi, al ritmo di 20 centimetri l'ora. Un'operazione difficilissima che ha mobilitato le forze marocchine, gli speleologi, i volontari sostenuti dalla comunità locale che per giorni ha preparato il cibo e offerto riparo.

"Rayan è vivo, lo tireremo fuori oggi", aveva annunciato nel tardo pomeriggio il direttore delle operazioni di soccorso, l'ingegnere Mourad Al Jazouli. Ma non è andata così, i soccorritori sono riusciti a tirare Rayan fuori dal pozzo, ma per lui ormai non c'era più nulla da fare. (ANSA).


https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/02/05/marocco-una-roccia-blocca-i-soccorritori-a-2-metri-da-ryan_b125e291-b7c5-489a-bbdb-c7385cbc02d1.html

M5S, Di Maio lascia il Comitato di garanzia: “Voglio poter dire cosa non va bene”. La replica: “Passo indietro dovuto, ci ha messi in difficoltà”.

 

"Tutte le anime, anche chi la pensa in maniera diversa, devono avere spazio e la possibilità di esprimere le proprie idee", scrive il ministro degli Esteri annunciando le dimissioni dall'organo. E accusa: "Si è provato a colpire e screditare la mia persona". La risposta del Movimento in una note: "Non permetteremo che i nostri impegni siano compromessi da percorsi divisivi e personali" e "tattiche di logoramento che minano l’unità. Adesso è il momento di concentrarsi su progetti e programmi, come ci viene suggerito da Beppe Grillo" in un post in cui ribadisce il sostegno al limite dei due mandati.

“In questi giorni il dibattito interno è degenerato, si è iniziato a parlare di scissioniprocessigogne. Si è provato a colpire e screditare la persona. Mi ha sorpreso, anche perché è proprio il nuovo statuto del Movimento che mette l’accento sul rispetto della persona“. Il ministro degli Esteri ed ex capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha annunciato le proprie dimissioni dal Comitato di garanzia nel partito, organo in cui era stato eletto lo scorso settembre insieme a Virginia Raggi e Roberto Fico e di cui era presidente. Lo ha fatto con una lettera inviata al presidente del M5S Giuseppe Conte – che ha accusato di aver “fallito” nella fase dell’elezione del presidente della Repubblica, dando il via a uno scontro interno che si trascina da giorni – e al Garante Beppe Grillo. In cui annuncia di essere pronto a sostenere il nuovo corso, ma soltanto a patto di mantenere “la libertà di alzare la mano e dire cosa non va bene e cosa andrebbe migliorato”. Una presa di posizione a cui una nota del Movimento replica con freddezza: “Il giusto e dovuto passo indietro di Luigi Di Maio rispetto al suo ruolo nel Comitato di garanzia costituisce un elemento di chiarimento necessario nella vita del Movimento rispetto alle gravi difficoltà a cui ha esposto la nostra comunità, che merita un momento di spiegazione in totale trasparenza”.

“Il confronto delle idee e la pluralità delle opinioni – prosegue il comunicato – non è mai stata in discussione. Questo però non significherà mai permettere che i nostri impegni con gli iscritti e con i cittadini siano compromessi da percorsi divisivi e personali, da tattiche di logoramento che minano l’unità e la medesima forza politica del Movimento. Adesso è il momento di concentrarsi su progetti e programmi, come ci viene suggerito proprio oggi da Beppe Grillo con una riflessione ispirata alle Lezioni americane di Italo Calvino”. Pochi minuti dopo la diffusione della lettera di Di Maio, infatti, il fondatore ha pubblicato un lungo post sul proprio blog: un intervento in apparenza slegato, dal titolo “5 stelle polari, in cui il Garante fa un bilancio dei risultati raggiunti dal Movimento a partire dalla sua fondazione, tracciando allo stesso tempo un manifesto per il futuro ricco di proposte politiche. Tra cui è un punto, soprattutto, a risaltare: “Rotazione o limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione“. Un principio fondante del M5S (esplicitato nella regola dei due mandati) che però è ormai messo in seria discussione e il cui eventuale superamento è uno dei nodi dello scontro tra Di Maio e Conte.

“Dopo la rielezione del presidente Sergio Mattarella ho proposto di avviare una riflessione interna al Movimento”, ha ripercorso il titolare della Farnesina nella propria lettera. “Penso che all’interno di una forza politica sia fondamentale dialogare, confrontarsi e ascoltare tutte le voci. Tutte le anime, anche chi la pensa in maniera diversa, devono avere spazio e la possibilità di esprimere le proprie idee. E lo dico perché anche io in passato ho commesso degli errori su questo aspetto, errori che devono farci crescere e maturare. Ho apprezzato molto”, prosegue, “il tentativo di chi in questi giorni, a partire dai capigruppo e da Beppe Grillo, ha provato a favorire un dialogo sereno e super partes, tra diverse linee di pensiero. Continuo a pensare che sia fondamentale confrontarsi dentro il Movimento, perché il Movimento è casa nostra, ed è fondamentale ascoltare le tante voci esistenti, e mai reprimerle. Qui si vince o si perde tutti insieme – scrive – perché siamo una comunità che si basa sulla pluralità di idee, soprattutto in questo momento difficile per il Movimento 5 Stelle, che deve però riuscire a trovare le soluzioni per difendere la dignità dei cittadini e sostenere il mondo produttivo ancora alle prese con la pandemia. Spetta poi al presidente fare la sintesi e tracciare la strada da seguire. Ma l’ascolto è importantissimo”.

“Mi rendo conto – conclude – che per esprimere queste idee, seppur in maniera propositiva e costruttiva, non posso ricoprire ruoli di garanzia all’interno del Movimento. Non lo ritengo corretto. Per questo motivo, ho deciso di dimettermi da presidente e membro del Comitato di Garanzia del MoVimento 5 Stelle. Ringrazio gli iscritti che mi avevano votato ed eletto, ringrazio Virginia e Roberto che mi avevano votato presidente, ringrazio Beppe per la fiducia nell’avermi indicato nella rosa dei potenziali membri del Comitato. Ho preso questa decisione perché voglio continuare a dare il mio contributo, portando avanti idee e proposte. Voglio dare il mio contributo sui contenuti, voglio continuare a fare in modo che si generi un dibattito positivo e franco all’interno della nostra comunità. Un confronto che ci permetta davvero di rilanciare il nuovo corso del Movimento 5 Stelle. Se rimaniamo uniti, con le idee di tutti, torneremo a essere determinanti. Grazie a tutti per l’affetto e viva il Movimento”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/05/m5s-di-maio-lascia-il-comitato-di-garanzia-voglio-poter-dire-cosa-non-va-bene-la-replica-passo-indietro-dovuto-ci-ha-messo-in-difficolta/6482717/

Matteo Renzi, l’antiriciclaggio segnala alla procura di Firenze oltre un milione e 100 mila euro incassati da società dell’Arabia Saudita.

 

A fare i conti, come accade sempre in questi casi, è l'Unità antiriciclaggio di Bankitalia che ha fatto partire una segnalazione di operazione sospetta. Fino a questo momento la cifra che si riteneva fosse stata incassata era di circa 80mila euro. Il leader di Italia Viva: "Consulenze per sostenere la nascita di una città Green".

Dell’attività di conferenziere dell’ex premier Matteo Renzi e dei relativi e legittimi guadagni, tutti fatturati, se ne discute da mesi. Il leader di Italia Viva è stato retribuito per i suoi speech e interventi con poco meno di 2,6 milioni di euro come ampiamente documentato dal FattoQuotidiano. I soldi incassati per i discorsi tenuti per l’amico Mohammad bin Salman e per le consulenze svolte in Arabia Saudita l’ex segretario del Pd ammonterebbero a un milione e 100 mila euro. Denaro – come riportano il Corriere della Sera e La Stampa – versato da alcune società arabe attraverso diversi accrediti. A fare i conti, come accade sempre in questi casi, è l’Unità antiriciclaggio di Bankitalia che ha fatto partire una segnalazione di operazione sospetta. Fino a questo momento la cifra che si riteneva fosse stata incassata era di circa 80mila euro.

I detective dell’antiriciclaggio hanno accertato che oltre mezzo milione di euro è stato pagato infatti per il suo lavoro per la creazione di una città green in Arabia. Il principe – considerato dalla Cia il mandante dell’omicidio Khassoggi – tra i vari progetti rinascimentali ha anche quelli che riguardano futuristiche città senza macchine, auto ed emissioni. La segnalazione è stata inviata agli inquirenti di Firenze che già indagava sul ruolo del senatore riguardo a soldi percepiti per conferenze tenute ad Abu Dhabi. Per questo capitolo di indagine è stata chiesta una archiviazione lo scorso dicembrePer la procura è infondata l’ipotesi di false fatturazioni in ragione del fatto che è stata svolta un’attività vera e propria. Ora c’è un nuovo filone da esplorare: “Sul rapporto di conto corrente intestato a Matteo Renzi, aperto in data 5 novembre 2021, si rileva la seguente operatività: in data 13 dicembre 2021, un bonifico in accredito di un milione e 100 mila euro dal cliente stesso con causale “girofondi”. Il signor Matteo Renzi, censito in anagrafe come politico con un reddito annuo netto superiore a 75mila euro, ricopre la carica di senatore. Relativamente a quanto rilevato, il cliente – scrive nella segnalazione il personale dell’Uif – ha dichiarato al nostro consulente finanziario di riferimento che l’origine dei fondi sarebbe riferibile a delle prestazioni fornite, in qualità di consulente, all’Arabia Saudita, finalizzate a sostenere la nascita di una città Green, a scopo turistico, negli Emirati Arabi”. Le società che hanno eseguito i bonifici, come riporta ancora il Corriere, sono tre. “Dal documento si evincono bonifici ripetitivi in accredito di 8.333 dalla Mataio International Public, un bonifico di 570 mila euro dalla Royal Commission For Alula e un bonifico di 66.090 da Founder Future Inv Initiative Est. Si allegano le tre fatture emesse dal cliente a favore degli ordinanti dei bonifici”.

Quando era esplosa la polemica sui viaggi e sulle conferenza Renzi aveva parlato di “rapporti regolari“, di pagamenti a fronte di attività regolarmente fatturata (come del resto accertato già a Firenze), respingendo al mittente le critiche di chi vedesse in questa sua attività un conflitto rispetto alla carica di parlamentare. “Non c’è alcun conflitto d’interesse. L’unico interesse in conflitto è di qualcuno che vorrebbe io smettessi di parlare dell’Italia. L’attività parlamentare è compatibile con quella di uno che va a fare iniziative all’estero, su questi temi è tutto perfettamente in regola e legittimo. Nell’aprile dello scorso anno Renzi aveva confermato di aver firmato un intervento “per promuovere gli interventi di rilancio dell’antica città araba di Alula, patrimonio Unesco” e di essere entrato “nel board della Commissione reale per Alula, presieduta direttamente dal principe Bin Salman”.

(6.2.2022)

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/06/matteo-renzi-lantiriciclaggio-segnala-alla-procura-di-firenze-oltre-un-milione-e-100-mila-euro-incassati-da-tre-societa-dellarabia-saudita/6483625/?utm_content=fattoquotidiano&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR183U1HwebJKFjo6VRrkXvcrFamMvt6XM-Ga3s8aTOVnOVW6Q6GTcUZYlo#Echobox=1644139089

Luigi Di Mario. - Marco Travaglio


I partiti della maggioranza-ammucchiata escono, chi più chi meno, con le ossa rotte dalla corsa al Quirinale, ultima tappa del loro lento assassinio pianificato un anno fa con l’Operazione Dragopardo. Ciascuno è stato infiltrato dal Partito Trasversale Draghiano per scardinarne la leadership e ribaltarne la linea dopo tre anni di governi sgraditi all’establishment. Missione compiuta nel Pd, con l’avvento di Letta jr., che tra il fronte giallorosa e i draghetti renziani sceglie sempre i secondi. Lavori in corso nella Lega, con Giorgetti&Fedriga contro Salvini; in FI, con i poltronisti Brunetta&Gelmini contro il cerchio nanico di Arcore; e nel M5S, col draghetto Grisù-Di Maio contro Conte. La differenza fra i partiti infiltrati è che nel Pd il voltafaccia di Letta sulla Belloni per compiacere Guerini&C. non produce alcun dibattito: si fingono morti per vivacchiare. Nella Lega qualche espulsione e tutti zitti. In FI ci pensa Mediaset con l’editto anti-Meloni. Invece nei 5Stelle come sempre si discute, forse troppo e scompostamente, ma si discute. E con le uscite allo scoperto di Conte, Di Maio e Grillo si parla della vera posta in gioco: non una lite di comari o di galli nel pollaio, né una guerra per la leadership; ma un dissidio politico sul draghismo.

Di Maio non vuole cacciare Conte otto mesi dopo aver contribuito a incoronarlo, né prendere il suo posto (fuggì dopo tre anni, spossato dagli impegni ministeriali e dalle liti interne): da quel che si intuisce, vuole dirottare la nave verso la stella polare Draghi perché la ritiene irrinunciabile per i prossimi anni e, se non ci riesce, farsi una corrente nel M5S o traslocare altrove, ma sempre all’ombra del premier (infatti ha fatto di tutto per portarlo al Quirinale). Conte non vuole (purtroppo) uscire dal governo, ma lo considera una parentesi emergenziale da sopportare per limitarne i danni dall’interno e chiudere a fine legislatura per tornare alla politica (infatti ha sbarrato a Draghi la via del Colle). Perciò Conte piace alla base: perché appare molto più “grillino” di Di Maio. Basta leggere l’ultimo post di Grillo, che ritrova lucidità e indica obiettivi incompatibili col draghismo. Così discute un movimento che vuol “passare dagli ardori giovanili alla maturità”: non dei battibecchi e dei tradimenti personali, ma dell’enorme questione politica che li ha originati. Siccome il governo Draghi è nato anzitutto per spazzare via i 5Stelle, questi non possono sostenerlo per altri 12 mesi solo per difendere le cose fatte, ma a patto di ottenerne di nuove: salario minimo, nuovi ristori, aiuti contro il caro bollette, no al nucleare, nessuna scappatoia per i boss al 41-bis. Qui si parrà la nobilitate dei 5Stelle, di Conte e di Di Maio. Sempreché non sia già diventato Di Mario.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/06/luigi-di-mario/6483459/

sabato 5 febbraio 2022

Il Festival di San Lecco. - Marco Travaglio

 

Non so, voi, ma io non sto più nella pelle perché il sermone di Sergio Bis ha avuto 55 applausi (di cui 19 standing ovation) in 37 minuti, manco fosse Dimartedì, con 18 citazioni di “dignità”, 16 di “Italia”, 11 di “Paese”, 10 di “istituzioni”, 9 di “Repubblica”, nessuna di “vitalizio” ma era sottinteso. Del resto, come dice Mario(lina) Sattanino, l’Italia tutta sognava il Bis come dimostrano le ola preventive della Scala di Milano e del San Carlo di Napoli, noti specchi del Paese reale insieme al Circolo della Caccia e al Club del Polo. Insomma, per dirla con Beppesergio Severgnini, “Mattarella è una rockstar”. Infatti, pur in assenza, era l’ospite d’onore della terza serata di Sanremo, dove Amadeus gli ha fatto suonare Grande grande grande perché “abbiamo saputo che lei nel 1978 fu tra i fortunati spettatori dell’ultimo concerto di Mina e vogliamo dedicarle una canzone che rappresenta bene quello che pensiamo di lei”. La canzone, per la cronaca, dice “Sei peggio di un bambino capriccioso, la vuoi sempre vinta tu. Sei l’uomo più egoista e prepotente che abbia conosciuto mai”, e parrebbe più consona a SuperMario trombato sulla via del Colle che al rieletto SuperSergio. Ma per fortuna nessuno l’ha cantata e son rimaste le note, insieme alla gratitudine per la diva che disse “mi ritiro dalle scene” e poi lo fece per davvero e, quando qualcuno provò a farle cambiare idea, lo rispedì al mittente, anziché rimangiarsi tutto per il nostro bene. Ma Mina, quando dice una cosa, la fa: è una cantante, mica uno statista.

Ieri Sergio Rockstar ha chiamato commosso Amadeus per complimentarsi dei complimenti a sé medesimo e Amadeus s’è commosso per i complimenti ai suoi complimenti, ma anche per il prefisso telefonico: “Quando ho visto lo 06 prefisso di Roma non volevo crederci” (pensava che il Quirinale fosse sulle Isole Andamane). Le lacrime del complimentante e del complimentato si mescolano alle salive della libera stampa, in un Festival di San Lecco più sfrenato di un rave party (anzi, di un bave-party). Come se Sergio Rockstar fosse una promessa di Sanremo Giovani e non lo stesso che già tutti leccano da sette anni. “L’agenda Mattarella”, “Il memorandum” (Corriere). “Mattarella incoronato”, “Decalogo etico di un Presidente”, “Napolitano-Mattarella, il bis è diverso” (La Stampa, che peraltro trovò divino anche il bis di Re Giorgio). “L’Italia della dignità”, “Dal Colle la spinta a Draghi” che “potrebbe inaugurare un nuovo format” (Rep), magari per il Dopofestival. “Mattarella fa giustizia” (Giornale). Intanto la Lagarde manda lo spread alle stelle, ma niente paura: è Drusilla Foer. Peccato solo per quei guastafeste dei 433 morti di Covid, che non si fanno mai i fatti loro.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/05/il-festival-di-san-lecco/6482306/

La madre di Pantani ai Carabinieri: "Era con due escort quando morì".

 

La donna sentita per tre ore e mezza a Rimini.


"Marco non era solo la notte in cui è morto, con lui c'erano due escort".

Ne è convinta la madre di Marco Pantani, Tonina Belletti, che ne ha parlato ai carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Rimini.

Come riporta la stampa locale, la donna è stata tre ore e mezza nella sede del comando provinciale, risentita nell'ambito del nuovo fascicolo della Procura della Repubblica riminese, che ha già archiviato due indagini, l'ultima nel 2015, arrivando sempre alla stessa conclusione e cioè che il campione di ciclismo morì, il 14 febbraio 2004 nel residence 'Le Rose', per una overdose di farmaci e droga.

Il fascicolo è ancora oggi, anche dopo la nuova testimonianza, disposto su modello 45, che viene utilizzato per l'iscrizione di un fascicolo nel registro degli atti non costituenti notizie di reato.

https://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2022/02/04/pantani-madre-ai-cc-non-era-solo-con-2-escort-quando-mori_0b29a0d2-95cc-4030-b008-4a99d32b6777.html

venerdì 4 febbraio 2022

Al settennato sopravviverà soltanto lui. - Antonio Padellaro

 

Cinquantacinque applausi sono pure pochi per come Sergio Mattarella ha condotto la partita del Quirinale. L’intensa e sapiente campagna mediatica (gli scatoloni, il trasloco) per non essere rieletto (con tutti gli altri che sgomitavano per essere eletti). L’attesa corrucciata e silente, mentre Salvini&C. facevano strame di candidati. La benevola accoglienza ai penitenti dell’unità nazionale (a eccezione di una) recatisi a implorare l’estremo sacrificio, come scrive la grande stampa (anche se il comprensivo accoglimento della supplica avrebbe convinto, scrive Repubblica, il 60% degli italiani ma non un 40%, e non sono pochissimi) Poi, ieri pomeriggio, l’apoteosi in Parlamento a cui egli si è sottoposto apparendo sorridente e in gran forma (ma quale stanchezza! Presidente lei ci sotterra tutti). Quindi un discorso d’insediamento ricco di spunti, toccante in quei ripetuti e sinceri richiami alla tutela delle tante “dignità” offese di questo Paese. Ma anche abile nell’essere onnicomprensivo, ecumenico (forse è mancato soltanto un saluto ad Amadeus e alla campagna acquisti della Juve). Un testo dal quale non traspariva nessuna intenzione di accorciare il secondo mandato, in stile Napolitano. Perché ci sembra chiaro che (e glielo auguriamo di cuore) nei prossimi sette anni (e fanno 14) lui sarà ancora lì al Quirinale, fresco come un bocciolo. Non avremmo, invece, le medesime certezze per i comprimari che in questi giorni gli hanno fatto la ola. Soprattutto perché il Mattarella Bis attraverserà tre legislature e con i chiari di luna della politica italiana scommettereste un euro che (a parte l’immarcescibile Casini) i vari Salvini, Letta, Conte, Renzi nel 2029 saranno ancora lì, in prima fila? Per non parlare di Mario Draghi, che soltanto un paio di mesi fa sembrava l’asso pigliatutto e che oggi guida un governo uscito azzoppato dalla battaglia del Colle. Con un interrogativo su tutti: in queste condizioni quanto potrà resistere il Migliore a Palazzo Chigi? Presidente Mattarella, perdoni l’impertinenza, ma se l’aveva davvero pensata così lei è un genio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/04/al-settennato-sopravvivera-soltanto-lui/6480771/