venerdì 3 agosto 2018

I voli (semivuoti) dell’«Air Force Renzi» e quel carteggio sui lavori interni. - Gian Antonio Stella




Effettuati in totale 47 voli. Preventivo da 16,6 milioni per cabina letto e doccia.

Solo. A un certo punto Angelino Alfano, nel vuoto, sarà stato trafitto da un assillo: che ci faccio qui, tutto solo, circondato da trecento posti vuoti? Era il 21 gennaio scorso e sul mega Airbus che lo riportava da Bruxelles a Roma c’era solo lui.

Sia chiaro: a leggere la stupefacente lista dei «voli effettuati col velivolo A-340» della flotta presidenziale ormai noto, a torto o a ragione, come l’«Air Force Renzi», lista emersa dagli spifferi di Palazzo Chigi, si tratta dell’unica «navigazione in solitaria». Sono proprio tante, però, le trasferte (e mancano quelle del presidente della Repubblica e di Gentiloni presidente del Consiglio) con un numero di passeggeri ridotto o ridottissimo rispetto alla capienza di un bestione metallico lungo 63 metri, (quasi tre volte un campo da tennis) e con un’apertura alare di 60 metri.

«L’aereo era stato scelto dalla Repubblica italiana», spiegava l’altro giorno su Facebook l’ex premier pd rispondendo alla nuova puntata del tormentone, il video messo online e subito virale del sopralluogo sull’Airbus di Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, «per valorizzare il nostro export, che nel 2017 valeva 448 miliardi di euro». Di più: «Secondo il business plan fatto dai tecnici, se utilizzato per le missioni si sarebbe ripagato il costo del leasing semplicemente con la presenza di almeno 2/3 de posti per gli imprenditori» chiamati a pagare il biglietto (qui, i veri costi dell’aereo voluto da Renzi).

Una stima ottimistica, se è vero che ogni ora di volo costa di solo carburante (poi c’è tutto il resto…) dai 2500 euro in su, a seconda del carico. Fatto sta che i viaggi di questo tipo, stando alla tabella che gira a Palazzo Chigi, sono stati davvero pochi. Tre in tutto, pare, guidati dall’allora sottosegretario allo sviluppo Ivan Scalfarotto. Uno di tre giorni a l’Avana, con 70 passeggeri all’andata e 64 al ritorno (ah, Cuba!), un altro di tre giorni in Pakistan (32 da Roma a Islamabad e 60 da Lahore a Roma), un altro ancora a New Delhi e Mumbai con 120 viaggiatori. Il più affollato di tutti. Fino a riempire poco più di un terzo dei posti a disposizione.



Spiccano, nella tabella dei 47 voli annotati alla voce «A340», che potrebbe contenere solo i viaggi più significativi, alcune trasferte di Paolo Gentiloni (Tbilisi, Abidjan, Ankara, Beirut, Jerevan…) quand’era ministro degli Esteri. E uno di Roberta Pinotti a Riad.

Tutti gli altri, dice la lista, li ha fatti l’allora ministro degli esteri Alfano. Con 31 persone a Lubiana, con otto a New York, con nove (ma solo due al ritorno) a Washington, dieci a Giakarta, sette ad Abu Dhabi…

Numeri che contrastano clamorosamente, se saranno confermati, con gli spazi a disposizione degli ospiti mostrati l’altro giorno dai due ministri nel reportage sul velivolo da tempo nel mirino dei pentastellati. File e file e file di sedili, vuoti come praticamente sono sempre stati in tutte le «escursioni» estere. «E tutto per cosa?», ha chiesto Danilo Toninelli, «Per riempire l’ego di Matteo Renzi». «L’aereo doveva stare a Ciampino ma non è stato possibile perché è troppo grande, come l’ego di Renzi», ha rincarato Luigi Di Maio, «Lui ci voleva mettere anche la vasca Jacuzzi…». Replica renziana: «Il cosiddetto Air Force Renzi è una delle più grandi bufale messe in campo dal M5S, un attacco personale, perché non hanno possibilità di fare un ragionamento sull’export».



Al di là delle reciproche beccate tra galli combattivi, tra i quali si è inserito Giuseppe Conte annunciando la disdetta del contratto («Parliamo di circa 150 milioni di euro spesi per soli 8 anni di noleggio, inclusi i 20 milioni per riconfigurarlo, per un velivolo quasi mai usato») un punto appare chiaro. Ego o non ego, si è trattato di un pessimo affare. L’airbus A340, presentato nel 1987, tanto tanto tempo fa, è un gran quadrimotore in grado di fare lunghi viaggi ma condannato da un errore iniziale: «tira carburante come un’idrovora», per dirla con «Il Fatto» che fu tra i primi a occuparsi della storia. Un limite che si è fatto via via più gravoso. Al punto che del più nuovo «340/600» (usato da Angela Merkel) avrebbero dovuto essere prodotti 200 esemplari ma a quota 97 la produzione decise: stop. La Singapore airlines, per dire, si era liberata dei suoi a fine 2010. Troppi costi.

Nell’ultimo anno in cui fu pubblicato il prezzo di listino ufficiale, 2011, costava 180,6 milioni. Da scontare, ovvio, come sempre in questi casi. Ma già il 26 ottobre 2016, pochi mesi dopo la firma del contratto tra la Direzione degli armamenti aeronautici (Armaereo) e l’Alitalia «per l’acquisizione in leasing dell’aeromobile Airbus A340-500 - riconfigurazione interna del velivolo», il nostro Leonard Berberi scriveva che stando a esperti di mercato, un aereo come quello preso da noi in leasing «si può comprare con non più di 18 milioni di euro». Cifre che sarebbe scesa oggi, sull’usato, a 8 milioni. Investimento iniziale basso, costi d’uso e di manutenzione stratosferici.

Valeva la pena di prenderlo in leasing per otto anni al prezzo che si è detto, con resa finale a Etihad? Lasciamo rispondere al coordinatore del Servizio per i voli di Stato, il colonnello Valerio Celotto. Che in una lettera al segretario generale di Palazzo Chigi, il 5 gennaio 2018, mentre infuria la campagna elettorale, riferisce che la «realizzazione di un’area dedicata all’autorità, suddivisa nella cabina letto con annesso bagno e doccia, nello studio privato nonché in un area riunioni con lo staff» avrebbe «un costo massimo stimato» pari al 16,6 milioni di euro.

In ogni caso però, spiega, il cronoprogramma è saltato perché «nonostante i numerosi solleciti», l’Alitalia ha comunicato d’aver infine ricevuto sei preventivi solo il 22 dicembre 2017. Meglio dunque, dato l’anno perso per i preventivi e un altro anno (minimo) per i lavori da fare, lasciar perdere. «Risultando più corretto che sulla questione si pronunci il nuovo Esecutivo».

Nel frattempo la regina Elisabetta che ha girato per anni come una trottola i paesi del Commonwealth, tira avanti con piccoli quadrimotori BAE 146, vecchiotti, fuori produzione ma ben mantenuti. Se proprio è necessario, per i viaggi all’altro capo del mondo, usa un B 747 di British Airways. Magari modificato negli spazi interni, ma preso a nolo volta per volta. Sparagnina…

https://www.corriere.it/politica/18_agosto_03/i-voli-semivuoti-dell-aereo-stato-5cf0c398-9694-11e8-8193-b4632fd4d653.shtml?refresh_ce-cp

Leggi anche: 
https://www.agi.it/cronaca/airbus_stato_renzi_conte_costi-4234111/news/2018-08-03/

Mafia, “è il tesoriere di Messina Denaro”. Sequestrati 60 milioni a imprenditore. “Finanziamenti anche da Banca Etruria”.

Mafia, “è il tesoriere di Messina Denaro”. Sequestrati 60 milioni a imprenditore. “Finanziamenti anche da Banca Etruria”

Giovanni Savalle non era mai stato coinvolto in inchiesta su Cosa Nostra. Oggi sono scattati i sigilli su 22 complessi aziendali, 12 pacchetti di azioni, 28 rapporti bancari, 47 fabbricati, 8 auto e la struttura dell'ex resort Kempisnsky di Mazzara del Vallo. Per i finanzieri, grazie ai rapporti con Alberto Rigotti, membro del Cda fino al 2010, ottenne soldi da Banca Etruria mentre le sue aziende erano prossime al fallimento.

Un signor Nessuno. Mai un’indagine, nemmeno un collegamento, seppur lontano, con gli ambienti mafiosi. Giovanni Savalle era un perfetto sconosciuto agli uomini dell’Antimafia siciliana. Qualche precedente per reati economici e finanziari, niente di più. Adesso il ragionere 53enne, imprenditore alberghiero originario di Castelvetrano come il superboss latitante di Cosa Nostra, viene visto sotto un’altra luce dai finanzieri del Gico di Palermo e dai carabinieri del Ros, che gli hanno sequestrato un patrimonio di oltre 60 milioni di euro.
Quasi 63 milioni sequestrati.
Aziende, conti, case, auto e villaggi non suoi. “È lui il tesoriere del boss Matteo Messina Denaro“, sostengono il procuratore aggiunto Marzia Sabella e il pm della Dda di Palermo, Piero Padova, che hanno coordinato l’inchiesta sfociata nei sigilli apposti, su ordine del Tribunale di Trapani, a 22 complessi aziendali, 12 pacchetti di partecipazione al capitale di altrettante società, 28 rapporti bancari, 47 fabbricati, 8 autoveicoli e la struttura dell’ex resort Kempisnsky di Mazzara del Vallo, oggi “Giardini di Costanza”, per un valore complessivo di 62.922.867 euro. Savalli, secondo gli investigatori, “risponde all’identikit dell’imprenditore che per anni ha sfruttato le conoscenze con esponenti mafiosi di rilievo (tra cui Filippo Guttadauro, che ha sposato la sorella di Messina Denaro) – ha spiegato Fabio Bottino, comandante del nucleo dei Ros – Questi rapporti hanno consentito di qualificarne la pericolosità sociale e l’ipotesi che i beni sequestrati siano frutto di attività delittuose dell’organizzazione criminale”.
Il finanziamento da Banca Etruria.
La vicinanza al capomafia di Castelvetrano avrebbe consentito a Savalle, trovato mentre rientrava dalla Svizzera, di accumulare una fortuna e assumere rilevanti dimensioni nel tessuto economico della provincia di Trapani. Altre amicizie e rapporti, sostiene la procura, gli avrebbero fruttato un finanziamento da Banca Etruria in un periodo in cui le aziende del suo gruppo Sicily House erano prossime al fallimento: i soldi sarebbero arrivati grazie ai suoi rapporti privilegiati con un membro del Consiglio di amministrazione dell’istituto di credito, Alberto Rigotti., in passato editore di EPolis e per le vicende legate a quell’azienda arrestato per bancarotta. Savalle “ha ottenuto il finanziamento da Banca Etruria di 1,5 milioni di euro attraverso Alberto Rigotti che, per questa vicenda, verrà incriminato per bancarotta dalla procura di Arezzo”, hanno spiegato gli investigatori della Finanza che hanno effettuato il sequestro”. In sostanza, Rigotti “avrebbe indotto il cda e il collegio sindacale a concedere il prestito nonostante lo stato di decozione della società. Savalle portò in Banca due scatole vuote e ottenne lo stesso il mutuo”.
Il racconto del medico affiliato alla ‘ndrangheta.
A parlare dei rapporti di Savalle col capomafia di Castelvetrano è stato il medico affiliato alla ‘ndrangheta Marcello Fondacaro, uomo della cosca Piromalli, che ha reso dichiarazioni anche su un altro imprenditore del settore finito sotto inchiesta, l’ex patron del Valtur, Carmelo Patti, poi deceduto. Per gli inquirenti, nel tempo Savalle avrebbe goduto dell’appoggio di influenti esponenti dell’associazione mafiosa come Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, Rosario Cascio, Giovanni Becchina, Girolamo Bellomo e Giuseppe Grigoli. Fondacaro ha raccontato che Savalle aveva rapporti col latitante di Castelvetrano attraverso il fratello della donna con cui Messina Denaro ha avuto una figlia. L’ex cognato del boss e l’imprenditore dovevano partecipare alla realizzazione di un villaggio a Isola Capo Rizzuto che prevedeva la partecipazione al 33% di Cosa nostra e ‘ndrangheta.
Le altre grane giudiziarie.
Recentemente Savalle è stato rinviato a giudizio per falso in bilancio in concorso con il titolare di un grosso laboratorio di analisi e ambulatorio palermitano, mentre nel 2014 venne coinvolto in un’inchiesta della procura di Torre Annunziata su appalti affidati per il recupero e il restauro dell’area archeologica di Pompei, “pilotati” in direzione sempre delle stesse imprese, tra le quali la Società Mediterranea spa aggiudicataria dei servizi di ristorazione, riconducibile al trapanese.

MAGNESIO: FA DIMAGRIRE, PROTEGGE LE OSSA, COMBATTE L’INSONNIA E ALLEVIA ANSIA E DEPRESSIONE.



Il magnesio è un minerale vitale per la nostra salute, definito da molti “fonte della gioventù” proprio per i suoi particolari benefici per la nostra salute. 
Previene l’ansia, tratta la depressione e interviene in numerosi processi del sistema nervoso.
Il magnesio ha tantissime funzioni e proprietà, capaci di proteggere il cuore, alleviare le infiammazioni e preservare la nostra salute, ed è per questo che è importante assicurarsi di non esserne carenti. 
Di seguito ti elenchiamo i principali benefici del magnesio.

Migliora il sonno. La melatonina, ormone che regola il sonno, subisce alterazioni quando soffriamo di una carenza di magnesio. Il magnesio equilibra il corpo e regola gli ormoni dello stress, una delle prime cause dell’insonnia.

Rilassa il sistema nervoso. La serotonina, ormone che regola anche il sistema nervoso e migliora l’umore, dipende dal magnesio.

Muscoli. Il magnesio permette una maggiore produzione di insulina, molto importante per la crescita e lo sviluppo dei muscoli. Inoltre, aiuta a dare energia alle cellule.

Flessibilità. Questo minerale rilassa i muscoli tesi. Senza il magnesio, infatti, i muscoli non riescono a rilassarsi e si è più propensi a soffrire di crampi.

Ossa. Il magnesio è fondamentale per l’assorbimento del calcio. 
Ci sono circa 18 nutrienti che contribuiscono alla salute delle ossa, e il magnesio è senza dubbio uno dei più importanti.

Denti. La carenza di magnesio causa uno squilibrio di fosforo e calcio nella saliva, danneggiando i denti.

Stitichezza. Il magnesio favorisce l’espulsione delle tossine dall’intestino, contribuendo ad un corretto e sano transito intestinale.

Idratazione. Il magnesio è un elettrolito essenziale e necessario per una corretta idratazione del corpo.

Enzimi. Sono molecole di proteine che stimolano tutte le reazioni chimiche del corpo. Il magnesio è necessario affinché gran parte degli enzimi funzionino correttamente e si aiutino tra esse.

Diabete. Il magnesio aumenta la secrezione di insulina, favorendo il metabolismo dello zucchero. Senza magnesio il glucosio non riesce a raggiungere le cellule.

via rimedio-naturale.it

(Importante: Questo sito web non dà consigli medici, né suggerisce l’uso di tecniche come forma di trattamento per problemi fisici, per i quali è invece necessario il parere di un medico. Nel caso si decidesse di applicare le informazioni contenute in questo sito, lo stesso non se ne assume le responsabilità. L’intenzione del sito è quella di essere illustrativo, non esortativo né didattico.)

https://www.sapereeundovere.com/magnesio-fa-dimagrire-protegge-le-ossa-combatte-linsonnia-e-allevia-ansia-e-depressione/

Il magnesio è un minerale presente negli alimenti di origine vegetale (verdure a foglia verde, frutta secca, legumi, funghi, cereali interi e banane).

Leggi anche: 
https://www.casadivita.despar.it/i-10-cibi-piu-ricchi-di-magnesio/

La prima pista ciclabile che produce energia solare apre ad Amsterdam. - Tommaso Perrone



Solaroad, la prima pista solare (e ciclabile) al mondo apre il 12 novembre a Amsterdam, nei Paesi Bassi.
Sul tratto di pista ciclabile a doppio senso che collega due quartieri periferici (Krommenie e Wormerveer) di Amsterdam, capitale dei Paesi Bassi, transitano ogni giorno circa duemila ciclisti. Tra pendolari e studenti, la bicicletta è il mezzo di trasporto più veloce per muoversi.
Dal 12 novembre, un pezzo di questa ciclabile lungo 70 metri diventerà famoso per essere il primo tratto al mondo con pannelli solari incorporati. Il nome del progetto è Solaroad e sembra essere la soluzione perfetta per l’ambiente perché non solo, di per sé, una ciclabile fa bene alla mobilità sostenibile, a basso impatto ambientale, ma in più è in grado di produrre energia elettrica in modo pulito. 
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Il tratto sperimentale è costato circa tre milioni di euro, sostenuto quasi interamente dalle amministrazioni locali. I pannelli fotovoltaici sono fatti di celle solari in silicio cristallino e sono protetti da uno strato traslucido di vetro temperato. I 70 metri di pista solare dovrebbero riuscire a coprire il fabbisogno elettrico di tre famiglie. Non molto, anche perché i pannelli non possono essere montati in una posizione adatta a catturare il massimo di luce possibile e garantire alte performance, ma lo scopo è cercare di sfruttare un’area che altrimenti sarebbe semplicemente coperta di asfalto. 
L’obiettivo è arrivare a 100 metri di pista solare nel 2016 per poi provare a estendere questa idea anche a tratti di strada tradizionali, quelli che ancora vengono attraversati da automobili e altri veicoli. Secondo quanto si legge sul sito ufficiale di Solaroad, se tutte le strade degli Stati Uniti venissero pavimentate con pannelli solari, il paese produrrebbe tre volte l’energia che produce oggi, con un taglio alle emissioni di CO2 pari al 75 per cento.

Dl dignità, le novità.

Dl dignità, le novità

Via libera definitivo della Camera al decreto Dignità targato M5S. Il provvedimento dovrà ora passare all'esame del Senato. Precariato, burocrazia, gioco d'azzardo e delocalizzazione i punti centrali del dl, con il quale, secondo il ministro Luigi Di Maio, il Movimento ha intenzione di "cambiare il Paese". "Solo grazie agli sgravi per le assunzioni stabili degli under 35 il decreto creerà 31.200 nuovi posti di lavoro nel 2019, e altrettanti nel 2020", ha inoltre annunciato la deputata pentastellata Tiziana Ciprini, durante la dichiarazione per il voto finale al decreto, annunciando le novità del testo. Ecco quali sono:

CONTRATTI A TEMPO - Con il decreto Dignità, in tema di contratti a tempo determinato l'Italia si uniforma con gli altri Paesi europei, riducendone il tempo massimo da 36 a 24 mesi. La possibilità di prorogare il contratto si riduce da 5 a 4 rinnovi. Vengono inoltre reintrodotte le causali per giustificare il ricorso a un contratto a tempo determinato. "In Europa - ha spiegato Ciprini - la 'causale' per il contratto a termine esiste quasi dappertutto. In Germania per esempio esiste una causale attenuata, simile a quella introdotta col decreto dignità, in cui prevediamo in sostanza 12 mesi di prova del lavoratore dove non c’è bisogno di specificare nessuna causale. Ci sembra un tempo più che ragionevole, che permette alle imprese di testare la bontà di un lavoratore e capire se l’incremento del proprio business si consolida".

VOUCHER - Per i lavoratori occasionali e in somministrazione, cioè coloro che hanno contratti con agenzie interinali, si semplifica l'utilizzo dei Presto (ex voucher). Nessun aumento delle categorie che possono usufruirne, ma una semplificazione della normativa, oltre a un maggior margine di tempo per l'utilizzo - da 3 a 10 giorni massimi - garantito all'imprenditore agricolo o turistico.

DELOCALIZZAZIONI - Stop alle delocalizzazioni 'selvagge'. Con l'approvazione del decreto, spiega ancora Ciprini, chi sceglierà di delocalizzare le aziende "dovrà restituire tutto quanto ricevuto e, se delocalizza fuori dall’Unione Europea, dovrà pagare anche una sanzione fino a 4 volte l’aiuto ricevuto". I fondi recuperati dalle pubbliche amministrazioni verranno quindi reinvestiti nel sito produttivo abbandonato per garantire la stabilità occupazionale e il futuro delle comunità locali.

SLOT - Introdotto il divieto totale alla pubblicità e alle sponsorizzazioni del gioco d’azzardo per contrastare "l'azzardopatia". Previsto quindi l’obbligo di tessera sanitaria per l'utilizzo di slot e Videolottery. Previsto anche il logo "no slot" per i negozi senza slot machine. Modificate le terminologie del Gratta & Vinci.

BUROCRAZIA - Semplificazione fiscale: 'disattivati' spesometro e redditometro, abolito definitivamente lo split payment alle Partite Iva.

lunedì 30 luglio 2018

L’eco di un lampo gamma emesso da un buco nero neonato rilevato dal radiotelescopio ALMA. - Massimo Luciani

L'eco di GRB 161219B

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astrophysical Journal” descrive lo studio di una sorta di eco generato da un lampo gamma catalogato come GRB 161219B emesso da un buco nero neonato. Le emissioni di raggi gamma sono durate solo sette secondi ma emissioni ad altre frequenze elettromagnetiche sono durate anche per settimane e ciò ha permesso a un team di astronomi di usare il radiotelescopio ALMA per studiare quelle a lunghezze d’onda millimetriche. Esse hanno offerto altre informazioni sul lampo gamma e sulle caratteristiche dei suoi potenti getti.
Il 19 dicembre 2016 l’osservatorio spaziale Swift della NASA rilevò un lampo gamma durato circa 7 secondi. Successivamente, emissioni elettromagnetiche ad altre frequenze vennero rilevate, che includevano una sorta di eco, che permise rilevazioni prolungate nel corso delle settimane successive. Quel lampo gamma venne catalogato come GRB 161219B e venne associato a una supernova, catalogata come SN 2016jca, avvenuta a oltre 2 miliardi di anni luce di distanza.
Tra le varie emissioni elettromagnetiche dell’eco di quel lampo gamma ci sono state quelle a lunghezze d’onda millimetriche rilevate grazie al radiotelescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), inaugurato nel marzo 2013. Tanmoy Laskar del National Radio Astronomy Observatory, primo autore dello studio, ha spiegato che quelle lunghezze d’onda contengono informazioni sul modo in cui i getti del lampo gamma interagiscono con gas e polvere circostanti.
Le osservazioni condotte con ALMA hanno permesso di ricostruire gli eventi successivi alla supernova SN 2016jca. La stella esplosa ha lasciato un nucleo che ha formato un buco nero che ha emesso il lampo gamma GRB 161219B. I suoi getti hanno colpito i detriti circostanti causando un’onda d’urto inversa, un eco del lampo gamma che è durato molto più a lungo. Tanmoy Laskar ha spiegato che si aspettavano che quell’eco durasse non più di un minuto mentre è durato buona parte di una giornata.
Carole Mundell dell’Università di Bath, un’altra autrice dello studio, ha spiegato che per decenni gli astronomi hanno pensato che l’onda d’urto inversa producesse un bagliore di luce visibile ma finora è stato molto difficile trovarlo nonostante le attente ricerche. Le osservazioni condotte con ALMA mostrano che quelle ricerche potrebbero essere state condotte nel posto sbagliato e che le osservazioni a lunghezze d’onda millimetriche potrebbero costituire la migliore speranza di individuare quelli che ha definito fuochi d’artificio cosmici.
L’immagine (NRAO/AUI/NSF, S. Dagnello) mostra un’impressione artistica dell’onda d’urto inversa mentre torna indietro attraverso i getti del lampo gamma GRB 161219B. Tutta la sequenza degli eventi che hanno generato quell’eco è stata riassunta nell’animazione visibile nel breve filmato (NRAO/AUI/NSF; S. Dangello).
I lampi gamma sono fenomeni estremamente energetici con getti che contengono l’energia che il Sole emette in miliardi di anni. Per questo motivo sono visibili a miliardi di anni luce di distanza. Ne sono stati rilevati molti ma GRB 161219B è solo il quarto per il quale sono state trovate prove di un’onda d’urto inversa e ciò l’ha reso particolarmente interessante.
I materiali attorno alla stella che è collassata erano circa 3.000 volte meno densi del gas che circonda le stelle e le osservazioni effettuate con ALMA suggeriscono che quella bassa densità sia fondamentale per generare le emissioni dell’onda d’urto inversa. Ciò potrebbe spiegare perché quel tipo di eco sia così raro. Uno strumento come ALMA, con la sua sensibilità e la possibilità di puntare rapidamente le antenne per rilevare un evento transitorio, fornisce agli astronomi ottime possibilità di studio.
Eventi come le supernove e i lampi gamma sono generalmente osservati con strumenti di altro tipo ma quando c’è un eco che include emissioni a lunghezze d’onda millimetriche uno studio con il radiotelescopio ALMA può fornire altre informazioni su fenomeni estremi. Le energie rilasciate da quei lampi gamma sono enormi e i getti hanno velocità tali da includere effetti relativistici perciò il loro studio offre la possibilità di migliorare le nostre conoscenze del cosmo in vari modi.

domenica 29 luglio 2018

Tav, il governo ammette: sui numeri ci siamo sbagliati, ma si farà lo stesso. - Francesco Ramella



Tanto paghiamo noi - Secondo il rapporto della Presidenza del Consiglio i numeri non giustificano l’opera: “Previsioni ormai smentite dai fatti”.

Dicono che il tempo è galantuomo. Forse è così. Un esempio è quello che emerge dalla lettura di un recente documento dell’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino – Lione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri: “Non c’è dubbio che molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione europea, siano state smentite dai fatti, soprattutto per effetto della grave crisi economica… Lo scenario attuale è, quindi, molto diverso da quello in cui sono state prese a suo tempo le decisioni”.
Scusateci, sembrano dire i tecnici dell’Osservatorio, ma dieci anni fa era impossibile prevedere quanto sarebbe emerso in seguito. Verrebbe da domandarsi il perché, allora, fare delle previsioni. Ma la realtà è molto diversa da quella narrata nel documento. A più riprese, fin dal 2005, ben prima dunque del manifestarsi della recessione economica, sono stati pubblicati numerosi contributi di economisti dei trasporti che mostravano come le previsioni di crescita dei traffici fossero del tutto irrealistiche. Vediamo alcuni numeri: in base alle previsioni governative, nel 2035 lungo il corridoio di progetto del Tav avrebbero dovuto transitare oltre 43 milionidi tonnellate di merci su strada e 15 su ferrovia; a metà secolo i flussi su strada avrebbero dovuto superare gli 80 milioni di tonnellate. Tali previsioni erano incoerenti con l’evoluzione storica dei traffici. La strada aveva conosciuto una rapida crescita fino alla prima metà degli anni ‘90 dello scorso secolo per poi declinare, anche in ragione del forte aumento dei pedaggi praticati lungo i trafori del Monte Bianco e del Fréjus, nella decade successiva e ulteriormente in quella immediatamente alle nostre spalle. Il traffico su ferrovia ha oscillato tra gli 8 e i 10 milioni di tonnellate tra il 1980 e il 2000. Tra il 2003 e il 2011 la galleria è stata ammodernata con forte limitazione della circolazione dei convogli. Nel periodo successivo alla conclusione dei lavori non si è registrata alcuna ripresa dei flussi che si attestano attualmente intorno ai 3 milioni di tonnellate (lo stesso valore registrato a fine anni ‘60).
Seppure in clamoroso ritardo, sono ora gli stessi proponenti del progetto a porsi l’interrogativo. Leggiamo ancora nel documento: “La domanda che i decisori devono farsi è invece un’altra: ‘Al punto in cui siamo arrivati, avendo realizzato ciò che già abbiamo fatto, ha senso continuare come previsto allora? Oppure c’è qualcosa da cambiare? O, addirittura, è meglio interrompere e rimettere tutto com’era prima?’ ”.
Purtroppo, la risposta che viene data all’interrogativo sembra dare ragione a quanto scrisse Henry Kissinger: “Quando un ragguardevole prestigio burocratico è stato investito in una politica è più facile vederla fallire che abbandonare”. Si riesuma la retorica dell’anello mancante della rete ferroviaria europea, si ripropongono le già più volte confutate motivazioni ambientali a favore del trasferimento modale dalla strada alla ferrovia. La qualità dell’aria, a Torino, in Valsusa come in tutta Europa è in miglioramento da decenni. Tale tendenza proseguirà in futuro grazie alla progressiva sostituzione dei mezzi più inquinanti: dieci veicoli pesanti a standard Euro VI emettono come uno solo Euro 0. Gli storici utenti del Fréjus e del Monte Bianco sanno molto bene come la qualità dell’aria nei trafori un paio di decenni fa fosse ben peggiore di oggi. Si può aggiungere, tra parentesi, che la qualità dell’aria al confine italo-francese dove il 93%delle merci utilizza la strada è migliore rispetto a quella lungo il confine svizzero.
Si riafferma di voler proseguire lungo il percorso intrapreso senza peraltro fornire alcun nuovo elemento quantitativo a sostegno della fattibilità economica del progetto. Per molti decenni non si registrerà infatti alcun vincolo di capacità sulla rete stradale, unico fattore che potrebbe, a determinate condizioni, giustificare l’opera. I tunnel stradali sul versante occidentale delle Alpi sono infatti utilizzati all’incirca per un terzo ed è in fase di realizzazione una seconda “canna” del traforo del Fréjus che allontanerà ulteriormente la prospettiva di saturazione delle infrastrutture esistenti.
Come dimostra l’esperienza svizzera, neppure con il tunnel di base la ferrovia potrebbe diventare competitiva con la strada e dovrà continuare a essere pesantemente sussidiata. Non solo, come ebbe a dire tempo fa l’ex presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta: “Toccherà al governo mettere in campo politiche di disincentivo economico del trasporto su gomma a favore di un trasferimento modale, specie delle merci, verso il ferro”. Politiche di disincentivo economico significano un incremento artificiale dei costi del trasporto: è come se un’impresa incapace di contrastare un concorrente di maggior successo chiedesse al governo di incrementare il livello di tassazione che grava sui servizi prodotti da quest’ultimo per metterlo fuori mercato o, peggio, ne impedisse l’acquisto.
La conferma del progetto non può che essere giudicata un pessima scelta: costosa per i contribuenti che pagheranno prima per la costruzione e dopo per incentivare l’uso dei servizi, dannosa per l’economia come dimostrano le analisi costi-benefici indipendenti e irrilevante per l’ambiente. Ma assai gradita dai costruttori e da un manipolo di operatori ferroviari che vorrebbero prosperare a nostre spese.
25 febbraio 2018
Invece di fare la TAV, inutile e dispendiosa, ed evitare anche che le ditte appaltatrici, sempre che siano già state appaltate, facciano ricorso e chiedano eventuali penali, perchè non appaltiamo il rifacimento della rete ferroviaria del sud ormai in disfacimento?
Perchè in Italia, da tempo immemorabile, prolificano i lavori per migliorare il nord e non si fa niente di buono per il sud?