martedì 29 aprile 2025

Tenochtitlán - Messico - pier luigi pinna

Quando gli spagnoli arrivarono a Tenochtitlán nel 1519, rimasero sbalorditi: una metropoli di 200.000 abitanti sorgeva in mezzo a un lago, connessa alla terraferma da giganteschi ponti. Ma come avevano fatto gli Aztechi a creare questa meraviglia ingegneristica cinque secoli fa?
Il segreto si nasconde in un'antica tecnica agricola: le chinampa, vere e proprie isole artificiali che rappresentano uno dei sistemi agricoli più sofisticati mai sviluppati dalle civiltà precolombiane.
La costruzione di una chinampa iniziava con il tracciamento di un perimetro rettangolare nell'acqua bassa usando pali di legno intrecciati con rami. All'interno di questa "gabbia" venivano depositati strati alternati di vegetazione acquatica, fango dal fondo del lago e terra fertile. Il tutto veniva ancorato piantando salici lungo i bordi, i cui apparati radicali finivano per consolidare l'intera struttura.
La genialità del sistema era multiforme:
- Ogni chinampa misurava circa 30 metri per 2.5, elevata 1 metro sopra la superficie dell'acqua
- La capillarità permetteva all'acqua del lago di risalire attraverso il terreno, garantendo irrigazione costante
- Il fango del lago era eccezionalmente ricco di nutrienti organici
- I canali tra le chinampa fungevano da vie di trasporto per canoe
- Gli agricoltori usavano il limo del fondo dei canali come fertilizzante naturale.
Le chinampa potevano produrre fino a 7 raccolti l'anno, rendendo Tenochtitlán autosufficiente nonostante la sua posizione lacustre. Questo sistema era così efficiente che un ettaro di chinampa poteva nutrire fino a 20 persone, con una produttività superiore a molti sistemi agricoli moderni.
La tecnica era così avanzata che ancora oggi, nelle poche chinampa sopravvissute a Xochimilco (Patrimonio UNESCO), si studiano questi antichi metodi per sviluppare soluzioni sostenibili all'agricoltura urbana contemporanea.
Gli Aztechi non avevano creato solo un sistema agricolo, ma un complesso ecosistema artificiale in equilibrio perfetto con l'ambiente circostante, dimostrando una comprensione ecologica che abbiamo riscoperto solo di recente. 

pier luigi pinna - fb

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Aeroporto Internazionale di Shenzhen-Bao’an - Cina

 

Sembra una scena di fantascienza, ma è completamente reale! Così appare l’Aeroporto Internazionale di Shenzhen-Bao’an, un capolavoro di design e funzionalità nel sud della Cina. Con un terminale che si estende come un enorme carapace futuristico, questo aeroporto abbaglia per la sua architettura fluida, i suoi soffitti perforati e le sue interminabili passerelle che collegano decine di aerei.

Ogni dettaglio è stato pensato per il movimento efficiente di milioni di passeggeri all’anno, integrando tecnologia di ultima generazione con un design spettacolare. Dall’alto, sembra un’astronave aliena pronta al decollo, ma in realtà è una porta d’ingresso al mondo, degna della potenza tecnologica della Cina.

pier luigi pinna

mercoledì 23 aprile 2025

Altra follia di Trump: blocca un eolico offshore di New York già in costruzione. - Massimiliano Zocchi

 

Il presidente Donald Trump ha dichiarato di voler favorire l'approvvigionamento energetico da fonti alternative, ma a quanto pare ha idee distorte sul come farlo. Una delle ultime mosse della sua amministrazione è stata bloccare la costruzione di Empire Wind 1, un parco eolico offshore a New York, dal valore di 5 miliardi di dollari.

Le attività sono molto ben avviate, dato che la costruzione è iniziata nel 2024, ed ora il Bureau of Ocean Energy Management (BOEM) ha ordinato di sospendere tutte le operazioni, finché l'ufficio non avrà ultimato una nuova revisione del progetto. Secondo quanto dichiarato dal Segretario degli Interni Doug Burgum, il BOEM teme che la precedente amministrazione abbia stretto troppo i tempi, senza le dovuto verifiche.

Peccato che la prima firma sul progetto risalga a marzo 2017, quando era in corso la prima avventura di Trump alla Casa Bianca, e successivamente Biden aveva dato il via libera nel 2023, quindi assolutamente in tempi non sospetti, e quando non aveva nessuna necessità di "fare le cose di corsa".

Empire Wind 1

Arrivano dichiarazioni di sgomento da diverse parti, tra cui quelle di Jason Grumet, CEO dell'American Clean Power Association, che in una nota ha dichiarato: "Incoraggiamo l'amministrazione a risolvere rapidamente le inadeguatezze percepite nelle precedenti autorizzazioni, in modo che questo progetto possa essere completato e portare alla rete l'energia tanto necessaria".

Decisamente contrariata anche la Governatrice dello stato di New York, Kathy Hochul: "Ogni giorno lavoro per rendere l'energia più accessibile, affidabile e abbondante a New York, e il governo federale dovrebbe sostenere questi sforzi anziché indebolirli. Empire Wind 1 impiega già centinaia di newyorkesi, inclusi 1.000 posti di lavoro sindacalizzati e ben retribuiti, nell'ambito di un settore in crescita che ha già stimolato un significativo sviluppo economico e investimenti privati ​​in tutto lo Stato e oltre. Come governatore, non permetterò che questo abuso federale continui. Mi batterò fino in fondo per proteggere i posti di lavoro sindacalizzati, l'energia a prezzi accessibili e il futuro economico di New York".

https://greenmove.hwupgrade.it/news/energie-rinnovabili/altra-follia-di-trump-blocca-un-eolico-offshore-di-new-york-gia-in-costruzione_137909.html?fbclid=IwY2xjawJ1fahleHRuA2FlbQIxMQBicmlkETFVSkZ5bVpLWURHR1hxendkAR6hnt6dEnHmkThPbmIfvo4PkRMnkJ73cWO2B_HIZMtltsuw-biil0ujajsoUQ_aem_Ka8PjaXzhl2H_-XhfvUOCg

martedì 22 aprile 2025

"C'E' UN AGGRESSORE (Putin) ED UN AGGREDITO (Zelensky).... - Da Andrea Katsumoto

 

Per quelli che esordiscono con : "C'E' UN AGGRESSORE (Putin) ED UN AGGREDITO (Zelensky)....

Perché non è così.
Da Andrea Katsumoto
Putin è la tipica risposta della Russia a chi vuole distruggerla.
Facciamo un ripassino?
Nel 1991, Gorbaciov scioglie a luglio il patto di Varsavia senza chiedere in cambio lo scioglimento della NATO, accontentandosi della promessa americana di non allagare l'alleanza atlantica.
Un mese dopo, in agosto, Eltsin destituisce Gorbaciov e scioglie l'Unione sovietica.
Durante gli anni di Eltsin, la Russia viene spolpata dagli oligarchi corrotti, dalle mafie e dalla finanza internazionale filo occidentale e la popolazione invece del benessere si ritrova alla fame.
Nel 1999, la NATO rompe la promessa di non allargarsi e, a marzo, ingloba tre paesi dell'ex patto di Varsavia: Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria.
Sempre nel marzo 1999, la NATO bombarda la Serbia violando le risoluzioni ONU e ignorando il veto di Russia e Cina. Dopodiché piazza basi militari in Kosovo e non si schioda più da lì.
I russi si incazzano e 5 mesi dopo, agosto 1999, danno un calcio in culo a Eltsin, che in cambio dell'immunità per le ruberie e tutto il resto nomina come nuovo premier il direttore dell'ex KGB, un tale chiamato Vladimir Putin.
Prima mossa di Putin: spazzare via i separatisti ceceni, che stavano vendendo il paese, petrolio compreso, alle multinazionali occidentali.
L'anno dopo Putin diventa presidente, fa arrestare gli oligarchi e riprende il controllo dell'economia russa, poi allaccia relazioni strette con Cina e India e si oppone alla seconda guerra del golfo degli USA e soci.
Nel marzo 2004 la NATO si allarga ancora e fa entrare le Repubbliche baltiche, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Slovenia, praticamente si mangia tutto l'ex patto di Varsavia, si piazza al confine con la Russia e mette un'altra zampa nei Balcani.
Sempre a marzo 2004, Putin viene rieletto presidente e riarma la Russia per difendersi dall'allargamento della NATO che la stringe ormai in una morsa.
Risponde all'espansionismo della NATO vincendo la guerra in Ossezia contro la Georgia, che stava effettuando esercitazioni congiunte con l'esercito USA a due passi da Mosca.
Stringe ancora i rapporti con i BRIC, con la Turchia (paese NATO ribelle) e con l'Ucraina, bastione europeo per bloccare l'ulteriore avvicinamento delle basi NATO alla Russia. Inoltre si salda alla Bielorussia.
Nel 2011, si oppone all'invasione della NATO (che nel frattempo si allarga pure in Albania e Croazia) in Libia.
Quando nel 2014 la NATO prova a ripetere il giochino in Siria, manda l'esercito russo e vince la guerra, mantenendo Assad al potere.
NEL FRATTEMPO LA NATO ADDESTRA 10 MILA NAZISTI UCRAINI
Sempre nel 2014, risponde al colpo di stato in Ucraina organizzato dagli USA annettendosi la Crimea e piazzando i suoi a dare man forte alla popolazione ucraina (filo-russa) nel Donbass.
Nel 2017 la NATO si allarga al Montenegro e nel 2020 si piglia pure la Macedonia del nord.
Nel 2022, in risposta all'addestramento ed al finanziamento dell'esercito golpista ucraino da parte della NATO e 8 anni di bombardamenti nel Donbass penetra nel paese e si annette il Donbass e altre due regioni.
Nel 2023 la NATO annette anche la Finlandia, stringendo ancora la morsa intorno alla Russia.
Da oltre 20 anni funziona così: più la NATO insiste con le aggressioni, più la Russia risponde.
L'unica via d'uscita è smettere di rompere i c****ni alla Russia e lasciare in pace il resto del mondo.
Diritti e cooperazione non vanno d'accordo con l'imperialismo della NATO.

AMERIKA .

 

Per capire che razza di Stato criminale siano gli Stati Uniti d’Amerika, bisogna tornare a raccontare questa storia.
5 febbraio 2003. Palazzo di Vetro, New York. Colin Powell, segretario di Stato degli Stati Uniti, prende la parola davanti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. È un momento solenne, grave.
E poi arriva la fiala.
Piccola, contenente una polverina bianca. Powell la solleva tra pollice e indice, la agita con studiata perizia. La platea trattiene il fiato.
“Questo è antrace”, annuncia. Un veleno mortale. E, colpo di scena, Saddam Hussein ne avrebbe Venticinquemila litri.
Per rendere il tutto più credibile, il Segretario di Stato proietta immagini satellitari, grafici, prove inconfutabili. Sullo schermo, Baghdad si trasforma in un covo diabolico di laboratori segreti e arsenali invisibili. L’aria è densa di retorica e minacce.
Se solo fosse stato vero.
Ma niente paura, c’è un precedente su cui far leva. Tra ottobre e novembre 2001, lettere contaminate con antrace mietono cinque vittime negli Stati Uniti. Panico, paura, un déjà-vu a orologeria. Perfetto per preparare il terreno.
Sei settimane dopo, il 20 marzo 2003, gli Stati Uniti e i loro alleati decidono che il tempo delle parole è finito: Baghdad va rasa al suolo, Saddam Hussein deve cadere. Poco importa che gli ispettori ONU abbiano dichiarato che in Iraq non ci sono armi di distruzione di massa.
Risultato? Otto anni di guerra, mezzo milione di morti, un paese disintegrato. Più del 60% delle vittime uccise direttamente nei combattimenti. Il resto, vittime collaterali del caos: ospedali al collasso, infrastrutture in pezzi, la vita che si sgretola tra le macerie della “liberazione”.
E le prove? Falsi. Clamorosi, sfacciati, costruiti a tavolino. Le armi di distruzione di massa? Mai esistite. I laboratori segreti? Un’invenzione. Qualche anno dopo, nel 2005, lo stesso Powell si lascerà sfuggire una confessione: quel discorso è stata una “macchia” sulla sua carriera.
Macchia? Mezzo milione di morti.
Nel 2008, il cerchio si chiude. L’FBI annuncia di aver trovato il responsabile degli attacchi all’antrace del 2001: Bruce E. Ivins, microbiologo del governo. Niente processo, però. Ivins muore prima. Si suicida. O viene “suicidato”.
This is America. Yeah.
(Alfredo Facchini)
Casimira Furlani

lunedì 21 aprile 2025

NEGLI USA LA STAMPA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO COMINCIA A SQUARCIARE IL VELO DI MENZOGNE E COMPLICITA' CHE HANNO PROVOCATO LA GUERRA IN UCRAINA E INCHIODANO ZELENSCKY E LA NATO ALLE LORO PESANTI RESPONSABILITA'.

 

Se lo hanno ammesso persino i Democratici statunitensi (il che è tutto dire!), immaginate solo per un attimo le carrellate di bufale che ci hanno propinato in questi tre anni.
La testata giornalistica The Hill, praticamente l'ufficio stampa del Partito Democratico, ora ammette candidamente quello che finora era tabù.
Ecco la traduzione integrale dell’articolo di The Hill pubblicato il 18/3.
“Raramente sono d’accordo con il presidente Trump, ma le sue ultime dichiarazioni controverse sull’Ucraina sono in gran parte vere. Appaiono assurde solo perché il pubblico occidentale è stato nutrito per oltre un decennio con una dose costante di disinformazione sull’Ucraina.
È ora di fare chiarezza su 3 punti chiave che spiegano perché gli ucraini e l’ex presidente Joe Biden – non solo il presidente russo Vladimir Putin – abbiano una significativa responsabilità per lo scoppio e la perpetuazione della guerra in Ucraina.
Innanzitutto, come documentato da prove forensi schiaccianti, e confermato anche da un tribunale di Kiev, furono i militanti nazisti ucraini a iniziare le violenze nel 2014, provocando l’invasione iniziale della Russia nel sud-est del paese, inclusa la Crimea. All’epoca, l’Ucraina aveva un presidente filo-russo, Viktor Yanukovych, eletto liberamente nel 2010 con il forte sostegno della minoranza russa nel sud-est del paese.
Nel 2013, Yanukovych decise di perseguire una cooperazione economica con la Russia anziché con l’Europa, come precedentemente pianificato. I filo-occidentali risposero con occupazioni pacifiche della piazza Maidan e degli uffici governativi, fino a quando il presidente offrì sostanziali concessioni a metà febbraio 2014, dopo le quali i manifestanti si ritirarono.
Tuttavia, proprio in quel momento, i militanti di destra iniziarono a sparare sulla polizia ucraina e sui manifestanti rimasti.
La polizia rispose al fuoco, e i militanti sostennero falsamente che erano stati uccisi manifestanti disarmati.
Indignati da questo presunto massacro governativo, gli ucraini si riversarono nella capitale e costrinsero il presidente alla fuga.
Putin rispose inviando truppe in Crimea e armi nel Donbass, a sostegno dei russofoni che ritenevano che il loro presidente fosse stato destituito in modo antidemocratico.
Questa premessa non giustifica l’invasione russa, ma spiega che non fu del tutto “non provocata”.
In secondo luogo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha contribuito a un’escalation della guerra violando gli accordi di pace con la Russia e cercando aiuti militari e l’adesione alla NATO.
Gli accordi di Minsk 1 e 2, negoziati dal suo predecessore Petro Poroshenko nel 2014 e 2015, prevedevano l’autonomia politica del Donbass entro la fine del 2015, una misura che Putin riteneva sufficiente per impedire all’Ucraina di unirsi alla NATO o diventare una sua base militare.
Tuttavia, l’Ucraina rifiutò per 7 anni di rispettare tale impegno.
Zelensky, durante la campagna elettorale del 2019, promise di implementare gli accordi per prevenire ulteriori conflitti.
Ma una volta eletto, fece marcia indietro, apparentemente meno preoccupato del rischio di una guerra piuttosto che apparire debole nei confronti della Russia.
Aumentò invece le importazioni di armi dai paesi NATO, cosa che rappresentò l’ultima goccia per Putin. Il 21 febbraio 2022, la Russia riconobbe l’indipendenza del Donbass, vi schierò truppe per “mantenere la pace” e chiese a Zelensky di rinunciare alla NATO.
Al suo rifiuto, Putin lanciò un’offensiva militare su larga scala il 24 febbraio.
In terzo luogo, anche Joe Biden ha contribuito in modo cruciale all’escalation del conflitto.
Alla fine del 2021, quando Putin mobilitò le truppe al confine ucraino e chiese il rispetto degli accordi di Minsk, era evidente che, senza concessioni da parte di Zelensky, la Russia avrebbe invaso per creare almeno un corridoio tra Donbas e Crimea.
Biden, invece di insistere perché Zelensky accettasse le richieste di Putin, lasciò la decisione al leader ucraino, promettendo una risposta “rapida e decisiva” in caso di invasione. Questa promessa fu interpretata da Zelensky come un via libera per sfidare Putin.
Se Trump fosse stato presidente, probabilmente non avrebbe concesso un assegno in bianco a Zelensky, costringendolo a rispettare gli accordi di Minsk per evitare la guerra. Inoltre, Trump non avrebbe concesso all’Ucraina un veto sulle trattative di pace, come invece ha fatto Biden, alimentando in Zelensky false speranze di un sostegno militare decisivo da parte degli Stati Uniti, poi negato per timore di un’escalation nucleare.
I contorni di un accordo per porre fine alla guerra sono chiari: la Russia manterrà il controllo della Crimea e di parte del sud-est, mentre il resto dell’Ucraina non entrerà nella NATO ma riceverà garanzie di sicurezza da alcuni paesi occidentali. Purtroppo, un simile accordo avrebbe potuto essere raggiunto due anni fa se Biden avesse condizionato gli aiuti militari a un cessate il fuoco.
Invece, la guerra è proseguita, causando centinaia di migliaia di vittime e spostando le linee del fronte di meno dell’1% del territorio ucraino.
Qualunque accordo di pace emergerà dopo questa guerra sarà peggiore per l’Ucraina rispetto agli accordi di Minsk, che Zelensky ha abbandonato per ambizioni politiche e una ingenua fiducia in un sostegno statunitense senza limiti”.
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The Hill - Alan J. Kuperman (docente di strategia militare e gestione dei conflitti all’Università di Austin, Texas)

domenica 20 aprile 2025

Caccia alle streghe in Ucraina contro giornalisti, attivisti e politici di sinistra.

 

Il 19 marzo uno dei giornalisti "scomodi" più noti e popolari in Ucraina è stato arrestato dagli agenti del Servizio di Sicurezza. E non è l'unico. Il regime ucraino sta usando la guerra per “ripulire” il paese dagli oppositori, soprattutto se di Sinistra. Non c'è legge che tenga.
21 marzo 2022
Oleg Yasinsky (traduzione Anna Polo, editing Patrick Boylan)

Yuriy Tkachev, giornalista di Odessa arrestato dal Servizio di Sicurezza

Yuriy Tkachev è un giornalista di Odessa, caporedattore della rivista online Timer-OdessaÈ sempre stato molto critico nei confronti dell’attuale governo ucraino (e anche di quello precedente) per le sue politiche dopo le proteste della Maidan e il “massacro di Odessa del 2 maggio 2014” a opera di estremisti di destra e di “cecchini della Maidan”. Ogni indagine al riguardo è rimasta stroncata, rinviata di continuo oppure trascinata avanti per anni. Un chiaro segnale che si tratta di argomenti che non bisogna divulgare. Yuriy, invece, ha sempre rifiutato di lasciarsi intimidire.

Era nel suo appartamento a Odessa quando verso le 7 del mattino gli agenti del Servizio di Sicurezza (SBU in ucraino) hanno fatto irruzione. Neanche a dirlo, durante la perquisizione hanno trovato nel bagno “un esplosivo e una bomba a mano”, secondo quanto riferito dalla moglie.

L’ultimo messaggio di Yuriy, alle 6.34 poco prima di aprire la porta agli agenti dell’SBU, appare sul suo gruppo Telegram personale: “Sono venuti a prendermi, è stato un piacere poter parlare con voi”.

Questi fatti sono stati rivelati dall’attivista ucraina per i diritti umani Oksana Chelyasheva. Il suo post su Facebook recita: “Importante! Tutte le affermazioni secondo cui Yuriy Tkachev ha aperto un nuovo canale su Telegram dopo il suo presunto rilascio dall’SBU sono false. Sono riuscita a contattare la moglie di Yuriy, Oksana. Ha raccontato che l’SBU lo sta interrogando e lei non ha avuto la possibilità di entrare negli account del marito, perché tutti i computer e i telefoni cellulari erano nelle mani degli agenti. L’avvocato non ha il permesso di vedere Yuriy. Oksana ha detto che hanno davvero bisogno di sostegno per far conoscere l’accaduto”.

Secondo il suo racconto, Yuriy ha aperto la porta dell’appartamento senza opporre alcuna resistenza. Nonostante ciò, la SBU lo ha trascinato fuori in corridoio, stendendolo a faccia in giù. Oksana ha dovuto lasciare l’appartamento, senza subire violenza.

Oksana sostiene che attraverso la porta d’ingresso rimasta aperta ha visto uno degli ufficiali dell’SBU entrare nel bagno, dove è rimasto per diversi minuti, per poi sostenere di avervi “scoperto” una “granata e una bomba al tritolo”.

Dopo che quest’uomo è uscito dal bagno, gli agenti dell’SBU hanno riportato Yuriy e Oksana nell’appartamento, dove è iniziata la perquisizione. Allo stesso tempo, hanno costretto Yuriy a togliersi i vestiti, permettendogli di rivestirsi solo prima di portarlo via.

Questo episodio fa capire il clima che regna in Ucraina. 

Si scatena la repressione... a sinistra

Da quando è iniziato la guerra, i rappresentanti della destra e del nazionalismo, tra cui diversi noti intellettuali, hanno cominciato a invocare la violenza e persino l’omicidio di coloro che sostenevano pubblicamente gli accordi di Minsk e la ricerca di una soluzione politica al conflitto nel Donbass, nonché coloro che protestavano contro la “de-comunistizzazione” (la politica ufficiale dello Stato ucraino per cancellare ogni traccia del comunismo nel paese) . I primi obiettivi degli attacchi sono stati i gruppi di Sinistra.

Sono apparse delle liste nere, stilate da alcuni ex attivisti di Sinistra che hanno collaborato con la polizia  alla compilazione di liste di esponenti della “Sinistra da eliminare”.

Il 3 marzo, nella città di Dnepr (ex Dnepropetrovsk, da cui la parte “Petrovsk” è stata rimossa anni fa come “russa”, in quanto si riferisce storicamente allo zar Pietro il Grande), i membri dell’SBU con la partecipazione dei neonazisti del gruppo paramilitare Azov hanno arrestato l’attivista dell’organizzazione di sinistra Livytsia Aleksandr Matiushenko. È stato accusato ai sensi dell’articolo 437 del codice penale di “partecipazione alla guerra d’aggressione”. Poiché i tribunali al momento non funzionano, il procuratore ha deciso di trattenerlo per 30 giorni senza processo. I dettagli del caso legale non sono noti, perché la SBU li comunica solo all’avvocato. La maggior parte degli avvocati si rifiuta di difenderlo, per non venire accusata di essere un “agente del nemico” o chiede un onorario di 3.000 dollari, una somma molto alta per l’Ucraina di oggi.

Lo stesso giorno a Dnepr altre 12 persone sono state arrestate con accuse simili. Il 4 marzo sono state arrestate 14 persone e il 5 marzo 11.

A Kiev, gli arresti sono iniziati ancora prima. Il 27 febbraio sono stati arrestati i fratelli Mikhail e Aleksandr Kononovich, leader della Gioventù Comunista Ucraina, etnicamente bielorussi. Non si sa dove siano e di cosa siano accusati. Tutte le comunicazioni con loro sono state interrotte.

Il 4 marzo è scomparso Vladimir Ivanov, un attivista di sinistra della città di Zaporozhie. Non si sa dove si trovi e il suo account Telegram contiene post che chiaramente non sono suoi.

Vengono arrestati oppositori politici e persino rappresentanti della Chiesa che hanno lottato per la pace in tutti questi anni -- in pratica, chiunque abbia opinioni critiche.

Il 4 marzo nella città di Lutsk l’SBU ha arrestato Oleg Smetanin, violinista della filarmonica regionale Volyñ, accusandolo di aver passato alla Russia informazioni sull’aeroporto di Lutsk.

Il 7 marzo a Kiev sono stati arrestati il noto giornalista Dmitry Dzhanguirov, membro del partito “Novyi Sotcialism” (“Nuovo socialismo”), Vasily Volga, ex leader dell’Unione delle forze di sinistra, il giornalista Yury Dudkiny e lo scrittore Aleksandr Karevin, che ha scritto sulla sua pagina FB: “L’SBU è arrivato”. Sulla pagina Facebook di Dzhanguirov è comparso un video, in cui probabilmente sotto tortura dice cose che non affermerebbe mai. Non si sa dove si trovino e di cosa siano accusati. Non si sa nemmeno dove siano i difensori dei diritti umani del mondo.

Il 9 marzo, vicino alla città di Khmelnitsk, Oleg Pankartiev, assistente di un deputato del partito di opposizione “OPZZH (Piattaforma di opposizione per la vita)”, è stato arrestato e brutalmente picchiato ed è ancora detenuto dall’SBU.

Il 10 marzo a Kiev, Dmitry Skvortsov, un attivista per la pace della Chiesa ortodossa ucraina, è stato arrestato ed è riuscito solo a scrivere su internet che l’SBU era venuto a prenderlo. Lo stesso giorno, a Kiev, è stato arrestato il poeta settantenne Yan Taksiur, che nel suo programma sul canale youtube “Pervuy Kazatskuy”, denunciava la persecuzione politica della Chiesa ortodossa ucraina da parte del governo. Non si sa dove si trovino e di cosa siano accusati.

L’11 marzo è scomparso a Kharkov l’attivista di sinistra Spartak Golovachiov. L’ultima cosa che è riuscito a scrivere sui social media è stata: “Uomini armati in uniforme ucraina stanno sfondando la mia porta. Addio.” I combattimenti continuano, ma la maggior parte della città rimane sotto il controllo ucraino.

Sempre l’11 marzo a Odessa, l’SBU ha arrestato Elena Viacheslavova, la figlia di Mikhail Viacheslavov, bruciato vivo dai nazisti il 2 maggio 2014 nella Casa dei sindacati di Odessa.

Si sono perse le tracce anche di diversi membri dei partiti di sinistra “Novyi Sotcialism” (“Nuovo Socialismo”) e “Derzhava” (“Potere”). Hanno smesso di rispondere alle chiamate e sono scomparsi dalle reti. È possibile che si nascondano o che siano già detenuti.

Il 12 marzo l’SBU ha arrestato Elena Lysenko, la moglie del volontario di Donetsk Andrey Lysenko. Il 13 marzo è stata rilasciata, ma dopo essere stata costretta a registrare un video in cui calunniava il marito.

Il 13 marzo in un villaggio vicino a Odessa i nazionalisti hanno bruciato la casa di Dmitry Lazarev, un attivista di sinistra.

Il 15 marzo l’SBU ha arrestato e picchiato Artiom Khazan, un rappresentante del partito Shariy nella città di Alessandria della regione di Kirovograd. Il giorno dopo sui social network è apparso un video in cui Khazan calunniava il presidente del partito Anatoli Shariy. Non si sa dove si trovi attualmente Artiom Khazan.

Il 16 marzo nel villaggio di Tomashevka, nella regione di Kiev, un commando armato ha rapito Guennady Batenko, un prete della Chiesa ortodossa ucraina, ma il giorno dopo è stato rilasciato dall’SBU.

Il 19 marzo nella città di Krivoi Rog i militari ucraini hanno arrestato a casa sua Yury Bobchenko, presidente del sindacato degli operai e minatori ucraini dell’azienda Arcelor Mittal Krivoi Rog, che appartiene a una multinazionale.

Queste notizie sono ancora incomplete. Nel mezzo della guerra e con il potere assoluto di molti gruppi armati nel paese, è assai difficile raccogliere informazioni e documentazioni su tutti questi orrori. Non sappiamo se ci sono decine o addirittura centinaia di detenuti, ma è chiaro che con ogni nuovo giorno di guerra la repressione contro dissidenti, pacifisti e attivisti della Sinistra continuerà a crescere. I media mostrano la loro solita, complice indifferenza. È necessaria una campagna urgente di solidarietà globale. 

Sul piano istituzionale

Violando la Costituzione, il 20 marzo il presidente Volodymyr Zelensky ha bandito tutti i partiti politici di sinistra e di opposizione:

– “Oppozitsion naya platform azazhizñ (Piattaforma dell’opposizione per la vita)”.

– Partiya Sharia (Partito Shariy)”.

– Nashi (I nostri)”.

– Oppozitsionny iblok (Blocco dell’opposizione)”.

– Levaya oppozitsia (Opposizione di sinistra)”.

– Soyuzlevykh sil (Unione delle forze della sinistra)”.

– Derzhava (Potere)”.

– Progressivanaya sotsialisticheskaya partiya Ukrainy (Partito socialista progressista dell’Ucraina)”.

– Sotsialisticheskaya partiya Ukrainy (Partito socialista dell’Ucraina)”.

– Partiya Sotsialisty (Partito dei socialisti)”.

– Blok Vladimira Saldo (Blocco Vladimir Saldo)”.

Il motivo ufficiale di questa proibizione ipotizzava “contatti con la Federazione Russa”. Come se ci fosse qualcuno in Ucraina che non avesse contatti in Russia!

Come parte della politica di guerra, il 20 marzo le medicine bielorusse sono state ufficialmente vietate. Agli abitanti della regione di Kiev è stato vietato di andare nei boschi senza permessi speciali. Non è chiaro se il motivo sia impedirgli di combattere da soli contro i russi, di formare nuovi gruppi di guerriglia con un orientamento politico imprevedibile, di scappare dalle loro case per i bombardamenti e/o per evitare la coscrizione obbligatoria per andare a combattere per gli interessi della NATO.

Nel frattempo, sui social media ucraini appaiono centinaia di video che mostrano in diverse parti del paese persone affamate e stressate intente a sfogare la loro rabbia e frustrazione su ladri, presunti tali o aspiranti tali, non importa il sesso, legandoli a pali e alberi con i pantaloni abbassati. Al loro fianco si vedono bastoni come strumenti pronti per i carnefici.

Ecco l’Ucraina che i mass media occidentali non raccontano perché intaccherebbe la loro narrativa sulla guerra in corso.  Un paese che solo poche settimane fa sembrava la nuova speranza dell’Europa.  Ora sembra ricaduto nel Medioevo.