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venerdì 1 marzo 2019

Macchine, soldi e scarpe sparite "Supercazzola" nei beni sequestrati. - Riccardo Lo Verso

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Nuova Sport Car e Bagagli: amministrazioni giudiziarie sotto inchiesta.

PALERMO - Dal consulente che guadagnava 5 mila euro al mese senza autorizzazione del giudice alle scarpe, 240 paia, scomparse dal magazzino. La gestione della Nuova Sport Car di Isola delle Femmine e dei negozi Bagagli di Palermo e provincia sono state tutto fuorché trasparenti.
L'amministratore giudiziario Walter Virga, i coadiutori e i consulenti da lui nominati hanno ricevuto nei giorni scorsi l'avviso di conclusione delle indagini firmato dal pubblico ministero Claudia Ferrari. Ci sarà, dunque, un processo anche a Palermo per lo scandalo della gestione dei beni sequestrati che ha travolto Silvana Saguto, l'ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale sotto accusa a Caltanissetta.

L'inchiesta dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria è partita ascoltando le parole del dipendente di una concessionaria di macchine di Gela, nel Nisseno: “.... ma come si può prendere i soldi per vendere le macchine... c'è proprio lo schifo, lo schifo, lo schifo... mille euro dieci macchine... guardano solo alla propria tasca”. Il riferimento era a Giuseppe Rizzo, il direttore commerciale voluto da Virga alla Nuova Sport Car. La storia del pizzo sulle forniture delle macchine in uscita dalla concessionaria non è stata riscontrata, ma è venuto fuori tutto il resto.

A cominciare dallo stipendio mensile di Rizzo, pagato nonostante Virga non fosse stato autorizzato da Fabio Licata, giudice delegato della misura di prevenzione Rappa. Anzi, a giudicare dalle parole pronunciate da Virga, Licata aveva definito il compenso “una follia”. “Licata chiamò la Saguto su questo e disse ma tu hai mai autorizzato qualcuno a cinquemila euro al mese?... dice è una follia - raccontava Virga ad Alessio Cordova -... bisogna pensare una giustificazione di questo... non c'è nessun contratto di assunzione.... sul discorso di Giuseppe (Giuseppe Rizzo, ndr) se noi ne usciamo vivi... si trova una soluzione diversa...”.

La soluzione era, secondo l'accusa, quella di fare carte false per giustificare il compenso legandolo a fantomatiche provvigioni. Talmente false che Virga definiva il suo piano “una supercazzola” da prospettare al giudice, salvo poi rendersi conto che “se il problema è direttamente Rizzo e non abbiamo nemmeno modo di difenderci, siamo fottuti”.

Per la gestione della concessionaria Virga si avvalse della collaborazione, oltre che di Rizzo, anche di Alessio Cordova e Dario Majuri. Sono tutti indagati anche perché avrebbero ottenuto dei prezzi di favore per le macchine comprate da alcuni loro parenti. Gli sconti ammonterebbero a dodici mila euro. A proposito di macchine, Vincenzo Corrado Rappa, a cui la Nuova Sport Car è stata di recente restituita dal Tribunale, ha spiegato in aula a Caltanissetta, dove si è costituito parte civile, che “quando la concessionaria la gestivo io le auto aziendali erano solo due, ora ne ho trovate 68”.

Fra queste potrebbe esserci anche la Mercedes classe C di cui Rizzo parlava a Cordova. Majuri, stando alle sue parole intercettate, “si è assicurato la C station, da più di un mese, una 220 grigia, io pensavo che lo sapessi”. Oppure potrebbe esserci anche l'autovettura a cui faceva cenno Cordova: “... Alessandro la macchina la deve pagare.. Alessandro ci deve dare la macchina... noi gli abbiamo fatto il passaggio è nostra la macchina”.

Alessandro Kallinen Garipoli, pure lui indagato, era coadiutore di Virga nella gestione dei negozi Bagagli, il primo sequestro affidato da Saguto al giovane avvocato Walter, figlio di Tommaso, presidente di una sezione del Tribunale e membro del Csm (nella scorse settimane Tommaso Virga è stato assolto a Caltanissetta dall'accusa di abuso d'ufficio in un troncone del processo principale). Anche la gestione dei negozi, andati di recente in confisca perché considerati di proprietà della famiglia mafiosa Milano di Porta Nuova, non si è contraddistinta per la trasparenza.

Nel 2015 le cimici piazzate dentro la concessionaria di macchine registrarono il triste resoconto che un consulente fiscale faceva a Virga, Majuri e Cordova: “.. ci dovete mettere un punto... quella persona si è fottuta soldi, ma assai, ve lo assicuro io al 100 per cento... è un comportamento inaccettabile... per fortuna non sono io l'amministratore perché altrimenti gli andrei a rompere le corna”. Virga replicava: “.... gli ho detto chiaramente... Alessandro mi devi trovare i giustificativi... mi basta che siano credibili...”. Era Cordova a fornire le cifre del buco: “... mancano 7 mila euro, 6 mila euro, pigliamo noi i soldi, li mettiamo e appariamo tutte cose... però si deve togliere da in mezzo ai piedi”. Virga, Majuri e Cordova sono anche indagati perché avrebbero omesso di denunciare le appropriazioni indebite di Garipoli.

A quest'ultimo la Procura contesta 14.935 euro per l'amministrazione Rappa 

(sono i compensi per attività che non avrebbe mai svolto) e 25.251 euro per l'amministrazione Bagagli nella quale, per stessa ammissione di Virga, “è stato perso il controllo della situazione... dal magazzino mancano 240 paia di scarpe... oggi c'è uno là dentro che ruba, che è dipendente se oggi noi lo allontaniamo ce ne usciamo meglio”. Garipoli ammetteva che nella contabilità del 2013 “c'è un bordello”. Così diceva a una commercialista secondo la quale, “mancano 12 mila euro... più altri soldi.... penso che mi manchino gli incassi di Bagheria, per 6 mila euro a dicembre 2013...”. In realtà, ultimati i conti, all'appello mancherebbero 25 mila euro, prelevati in contanti delle casse dei punti vendita. E le scarpe? Mai scovate, tranne le nove paia che i finanzieri trovarono a casa di Garipoli durante una perquisizione.  

https://livesicilia.it/2019/03/01/macchine-soldi-e-scarpe-sparite-supercazzola-nei-beni-sequestrati_1039614/

Non si salva nessuno, tutti ad arraffare l'afferrabile a portata di mano...

venerdì 21 ottobre 2016

Caso Saguto, la Finanza sequestra i beni all'ex magistrato antimafia. - Salvo Palazzolo

Caso Saguto, la Finanza sequestra i beni all'ex magistrato antimafia

Provvedimento urgente dei pm di Caltanissetta anche per l'avvocato Cappellano Seminara e per altri cinque indagati. Il sequestro ammonta a 900 mila euro in totale.

Per anni, ha firmato sequestri contro i boss. Adesso, un provvedimento di sequestro colpisce il suo patrimonio. Secondo la procura di Caltanissetta e il nucleo di polizia tributaria di Palermo, Silvana Saguto, l'ex presidente della sezione Misura di prevenzione del capoluogo siciliano, avrebbe gestito in maniera allegra i beni sottratti alla mafia. Con la complicità dell'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, diventato nel giro di pochi anni il ras delle amministrazioni giudiziarie: anche per lui è scattato un sequestro di beni. Un decreto urgente è stato firnato dal sostituto procuratore di Caltanissetta Cristina Lucchini, dagli aggiunti Lia Sava e Gabriele Paci, dal procuratore capo Amedeo Bertone. Sequestro di beni anche per altri cinque amministratori giudiziari del cerchio magico della Saguto. Sono Carmelo Provenzano, Maria Ingrao, Roberto Nicola Santangelo, Walter Virga e Luca Nivarra. Sequestrati beni per 900 mila euro in totale. Sigilli per conti bancari, beni immobili e quote societarie fino a coprire “il prezzo e il prodotto di delitti di corruzione, concussione, peculato, truffa aggravata e riciclaggio”. Sono venti gli indagati.

Gli investigatori del nucleo di polizia tributaria di Palermo, guidati dal colonnello Francesco Mazzotta, hanno ricostruito la rete di relazioni che legava l'ex presidente delle Misure di prevenzione ai professionisti nominati. Cappellano Seminara avrebbe anche offerto somme di denaro al giudice, che teneva un tenore di vita altissimo e spesso era indebitato. Per questa ragione Cappellano e Saguto sono accusati anche di concorso in corruzione.

L'anno scorso erano scattate le perquisizioni e gli avvisi di garanzia. Erano già emersi ripetuti incarichi offerti dal legale al marito di Saguto, l'ingegnere Lorenzo Caramma. Incarichi per 750 mila euro. In questi mesi la procura nissena e il gruppo Tutela spesa pubblica del nucleo di polizia tributaria hanno esaminato una gran mole di documentazione, anche bancaria. Hanno interrogato più di 100 persone. Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno poi offerto un quadro desolante di rapporti equivoci e complicità, all'ombra dell'antimafia.


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/10/20/news/caso_saguto_la_finanza_sequestra_i_beni_al_giudice_simbolo_dell_antimafia-150179938/

Cappellano e i soldi nel trolley Un architetto 'inguaia' la Saguto. - Riccardo Lo Verso

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Silvana Saguto

L'amministratore giudiziario, una sera di giugno, avrebbe portato il denaro a casa del magistrato.

PALERMO - Per mesi è stato uno dei punti più controversi dell'indagine. Pubblici ministeri e finanzieri non hanno dubbi: Gaetano Cappellano Seminara, una sera di fine giugno dell'anno scorso, ha consegnato ventimila euro in contanti dentro una valigia a Silvana Saguto.

Gli uomini della Polizia tributaria sono giunti a questa conclusione incrociando conversazioni telefoniche e dati bancari. Poi, è arrivata una conferma inaspettata da un testimone che ha cambiato versione. Altro che documenti, dentro il trolley c'erano soldi. E adesso si scava a ritroso nei conti correnti di Silvana Saguto e Lorenzo Caramma per trovare altri anomali passaggi di denaro.

Non solo incarichi in cambio di consulenze per il marito, ma anche banconote per dare respiro alla famiglia del magistrato che, dicono gli investigatori, spendeva troppo. Cappellano Seminara avrebbe affidato una raffica di consulenze all'ingegnere Caramma. Consulenze che dal 2006 al 2015 hanno consentito al professionista di incassare parcelle per 750 mila euro. Ad un certo punto, però, la crisi finanziaria della famiglia Saguto li avrebbe spinti a commettere un passo falso.

Tra il 2007 e il 2015 sui conti correnti dei coniugi Caramma-Saguto sono state registrate uscite per tre milioni e 154 mila euro, di cui 450 mila euro per pagare mutui e finanziamenti, 40 mila euro trasferiti dai genitori e 140 mila euro versati in contanti. Nello stesso periodo Caramma ha fatturato parcelle per un milione e 200 mila euro. Soldi che non bastano a giustificare le uscite, anche sommandoli allo stipendio percepito dalla moglie magistrato: 5.500 euro al mese.

I finanzieri si sono concentrati su quattro versamenti eseguiti tra il 1 e il 7 luglio 2015 per un importo complessivo di 9 mila e 500 euro. Secondo l'accusa, sarebbero parte dei 20 mila euro che Cappellano Seminara avrebbe consegnato al magistrato dentro una valigia la sera del 30 giugno 2015.

A partire dal 10 giugno  il magistrato e il marito iniziano a mostrare segni di insofferenza. I conti sono in rosso. “Vabbè non vieni pagato, ti campo io come ti ho campato finora. Farai qualche sacrificetto e tiriamo Elio, come stiamo facendo tutti, speriamo che arrivino le cose che devono arrivare”, dice il magistrato al figlio Elio.

L'11 giugno Saguto parla con Cappellano Seminara: “Quei documenti non sono arrivati... è passato un mare di tempo e siamo un poco persi”. Nel frattempo il figlio Elio incalzava, gli servivano i soldi per pagare l'affitto. “Non ho niente da dire a papà, io con altri devo parlare”, le risponde la madre che il 12 giugno chiede all'amministratore giudiziario: “Ascolta, tu le hai guardate quelle cose, quei documenti?”; “Li sto preparando”.

Il 15 giugno la situazione precipita. “Sono disperata, anche se tu mi paghi una tranche da 8.500 per il calcestruzzo io non ho più soldi”. Il 28 giugno la banca, nonostante il deficit, paga lo stesso il conto dell'American Express. Si scende sotto di altri 8 mila, ma “è un miracolo del cielo”. Due giorni dopo la doccia fredda: la banca inizia a pressare, serve un versamento.

Alle 22.35 del 30 giugno Cappellano Seminara arriva con un trolley in via De Cosmi a casa della Saguto. L'1, il 2 e il 7 luglio Lorenzo Caramma versa con il bancomat sul conto aperto a Banca Nuova 8 mila euro in e 1.500 sul conto Unicredit.

Un passo indietro, il 30 giugno entra in gioco un altro personaggio. È un architetto, Giuseppe Caronia,che ha fatto dei progetti per Cappellano Seminara. Ai finanzieri all'inizio dice di avere consegnato davvero dei documenti all'amministratore, anche se le sue dichiarazioni non convincono. A metà settembre del 2015 torna a parlare con gli investigatori. “Rettifica” i suoi precedenti ricordi. Allora era “confuso e frastornato”, ma adesso vuole dire che lui è “estraneo ai fatti”. Lo scandalo giudiziario è esploso. L'ufficio dell'ex presidente è già stato perquisito. E l'architetto spiega che “i documenti” altro non erano somme di denaro. Li ha consegnati a Cappellano Seminara che lo aspettava a bordo della sua Mercedes bianca a piazza Sturzo. Ventimila euro, in banconote da 50 euro, dentro una busta di plastica.


http://livesicilia.it/2016/10/21/cappellano-seminara-soldi-saguto-trolley-corruzione-scandalo-palermo_793575/

Leggi anche:
http://livesicilia.it/2016/10/21/cosi-e-stabilito-e-cosi-si-fa-saguto-virga-e-lex-prefetto_793592/

sabato 8 ottobre 2016

Beni sequestrati alla mafia Azione disciplinare sui giudici. - Giovanni Bianconi

Silvana Saguto (Ansa)
Silvana Saguto (ANSA)


L’iniziativa del ministro Orlando per «gravi violazioni». Per Silvana Saguto 20 capi d’incolpazione per altrettante presunte violazioni accertate in parte dalla Procura di Caltanissetta, che l’ha indagata per corruzione e altri reati, e in parte dal Guardasigilli.

Venti capi d’incolpazione per altrettante presunte violazioni accertate in parte dalla Procura di Caltanissetta, che l’ha indagata per corruzione e altri reati, e in parte dall’Ispettorato del ministero della Giustizia. Un elenco di illeciti che occupa dieci pagine sottoscritte dal Guardasigilli Andrea Orlando, che ha avviato l’azione disciplinare contro la giudice Silvana Saguto, già presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, «attualmente collocata fuori ruolo a seguito di sospensione cautelare» decisa dal Consiglio superiore della magistratura. Con la comunicazione al procuratore generale della Cassazione e al Csm, il ministro riporta d’attualità la contestata gestione dei beni sottratti ai boss mafiosi scoperchiata un anno fa dall’inchiesta, ancora in corso, degli inquirenti nisseni. In attesa delle loro conclusioni, Orlando ha tratto le sue.

L’azione disciplinare non si limita alla Saguto.

L’azione disciplinare non si limita alla Saguto. Riguarda anche due giudici che lavoravano nella sua sezione, ora trasferiti in altri uffici siciliani, anch’essi inquisiti a Caltanissetta: Fabio Licata e Lorenzo Chiaramonte. Inoltre il ministro ha attivato la stessa procedura nei confronti dei giudici Lorenzo Nicastro e Emilio Alparone, tuttora in servizio a Palermo, per provvedimenti considerati illeciti e adottati quando lavoravano nello stesso settore.

«Leso decoro dell’istituzione giudiziaria»

La ex presidente delle Misure di prevenzione è accusata di aver leso «la credibilità personale, il prestigio e il decoro del magistrato e dell’istituzione giudiziaria» attraverso reiterati comportamenti e omissioni ritenute «gravi». Il primo riguarda il ritardo nella definizione dei decreti, alcuni attesi dalle parti per oltre mille giorni (più di tre anni) e altri non ancora depositati quando la Saguto lasciò il servizio, dopo 900 e più giorni. Al contrario, al momento di decidere una determinata amministrazione giudiziaria, la Saguto ha impiegato appena due giorni, ma con altrettante violazioni: decreto «privo di motivazione, adottato in luogo del tribunale collegiale e senza parere del pubblico ministero». Un’altra contestazione si riferisce all’assegnazione di un incarico e all’assunzione in un esercizio commerciale sequestrato, toccati al fratello e al figlio di una cancelliera legata alla Saguto «da rapporti di amicizia». Nonostante i due fossero sospettati «di un ammanco di 26.000 euro dalla cassa dello stesso esercizio ». E ancora: l’autorizzazione alla scissione di una società immobiliare da cui sarebbe scaturito il dissequestro di un terreno con «immobile bifamiliare» successivamente acquisito da due coniugi che avrebbero sopravanzato gli altri creditori, con relativo «ingiusto vantaggio patrimoniale»; il tutto deciso senza aver informato il pubblico ministero per il necessario parere.

Gli addebiti.

La lista prosegue con mancate astensioni e liquidazioni di parcelle ingiustificate o senza la preventiva verifica, insieme ad altri fatti accertati durante l’ispezione ministeriale. I magistrati indagati a Caltanissetta e sospesi o trasferiti dal Csm hanno già rivendicato davanti all’organo di autogoverno la correttezza del proprio operato, ma il ministro della Giustizia è giunto a conclusioni opposte. Con l’obiettivo di restituire credibilità al contrasto giudiziario alla mafia, che passa anche nell’aggressione ai beni dei boss. Di qui la necessità, sostenne Orlando quando scoppiò lo scandalo, «di perseguire le condotte che hanno offuscato il lavoro di tanti valenti magistrati».

mercoledì 27 gennaio 2016

Caso Saguto, indagato per corruzione e concussione anche ex prefetto di Palermo. - Giuseppe Pipitone

Prefetto-Francesca-Cannizzo

Francesca Cannizzo, trasferita a novembre 2015, era già finita nell'inchiesta coordinata dai procuratori aggiunti di Caltanissetta a causa di un fortissimo legame che la lega alla zarina delle misure di prevenzione, al centro di un cerchio magico fatto di favori, prebende e raccomandazioni all'ombra dei beni sequestrati a Cosa nostra.

Nell’inchiesta sulla gestione dei beni sequestrati a Cosa nostra c’è un altro autorevole indagato. L’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, è infatti sospettata di corruzione e concussione in concorso con Silvana Saguto, l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale del capoluogo siciliano, figura principale dell’inchiesta della Procura di Caltanissetta. Cannizzo ha occupato la poltrona più alta della prefettura di Palermo fino al novembre del 2015, quando il ministero dell’Interno aveva provveduto a trasferirla, sostituendola poi con Antonella De Miro. Già prima della formale iscrizione nel registro degli indagati, infatti, il nome dell’ex prefetto era già finito nell’inchiesta coordinata dai procuratori aggiunti di Caltanissetta Lia Sava e Gabriele Paci.
Colpa di un fortissimo legame che lega Cannizzo alla Saguto, la zarina delle misure di prevenzione, al centro di un cerchio magico fatto di favori, prebende e raccomandazioni all’ombra dei beni sequestrati a Cosa nostra. Non è un caso, infatti, se il magistrato sotto inchiesta arriva a festeggiare il suo sessantesimo compleanno a Villa Pajno, residenza ufficiale prefettizia: merito del rapporto strettissimo che la lega al prefetto. A leggere le intercettazioni disposte dai magistrati nisseni, emerge poi come tra le due donne ci sia stato un continuo scambio di favori. Come quando il ricercatore universitario Carmelo Provenzano chiama la Saguto ringraziandola per la segnalazione del suo nome al prefetto di Palermo “quale potenziale commissario del Cara di Mineo”, annotano le fiamme gialle.
“Ti volevo dire che ieri, davanti a me, ha telefonato quella da Roma per chiedere i dati al prefetto”, dice il magistrato a Provenzano, che subito risponde entusiasta: “Mamma mia se è così, prima di festeggiare, un bacio in bocca ti do guarda. Sei una potenza”. In un altra occasione, invece, è la Saguto che chiama un amministratore giudiziario, per una richiesta ben precisa: “Io ti devo chiedere il favore per il prefetto: di quello là da assumere”. “È un inferno”, è invece la lamentela consegnata alle microspie dalla stessa Cannizzo, turbata per il traffico cittadino che le impedisce una puntatina al mare. “Ce ne possiamo fregare dell’inferno se vieni con me, abbiamo la mia macchina, c’è la preferenziale”, risponderà pronta la Saguto, titolare di un’auto blindata con tanto di lampeggiante, che in almeno un’occasione è stata spedita in lavanderia per ritirare “la casacca del prefetto”.
È per meglio indagare sull’effettivo ruolo di Cannizzo che i pm nisseni hanno chiesto sei mesi di proroga delle indagini. Ma non solo. Gli inquirenti vogliono anche approfondire i rapporti tra l’ex zarina delle misure di prevenzione e l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, asso pigliatutto delle amministrazioni giudiziarie. Il legale, negli anni, ha accumulato decine di incarichi, tutti conferiti dalla sezione misure di prevenzione e retribuiti con compensi milionari. Nello stesso periodo, lo studio legale Cappellano Seminara si è avvalso delle preziosissime consulenze, pagate con cifre a cinque zeri, dell’ingegner Lorenzo Caramma, che – manco a farlo apposta – è il marito della Saguto.

venerdì 16 ottobre 2015

Cena a casa Saguto Con il tonno "sequestrato" alla mafia. - Riccardo Lo Verso

Cena a casa Saguto Con il tonno "sequestrato" alla mafia

C'è anche questo nelle intercettazioni dell'inchiesta della Procura di Caltanissetta che coinvolge l'ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Ed ancora: le conversazioni con altri magistrati, siciliani e non, quelle con il padre e con l'avvocato Cappellano Seminara.

PALERMO - Silvana Saguto aspettava un ospite illustre a cena. Un alto rappresentante delle istituzioni. E così a casa sua sarebbero stati recapitati sei chili di tonno. Provenivano da un'attività commerciale in amministrazione giudiziaria. "Un regalo" per l'ex presidente della sezione Misure di prevenzione. C'è anche questo nelle intercettazioni dell'inchiesta della Procura di Caltanissetta sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia.

In una delle conversazioni registrate è rimasta impressa la voce del magistrato che chiedeva al suo interlocutore il pesce per la cena. All'indomani ecco i complimenti: era tutto buonissimo e gli ospiti erano rimasti molto soddisfatti. La conversazione si sarebbe poi spostata sull'incarico che stava per scadere visto che il procedimento era ormai giunto in Cassazione. Stava per arrivare il bollo definitivo o l'annullamento del provvedimento adottato dal Tribunale presieduto dalla Saguto. In ogni caso, sia che il bene fosse passato sotto il controllo dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati sia che fosse stato restituito al proprietario, l'incarico dell'amministrazione giudiziaria sarebbe venuto meno. E i due affrontavano la questione, discutendo anche di eventuali nuove nomine per il futuro.

Di telefonate ce ne sono parecchie. Tutte intercettate nei quattro mesi, da maggio ad agosto, in cui i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria hanno ascoltato le conversazioni della Saguto e degli altri protagonisti dell'inchiesta. Tra questi il padre del magistrato, Vittorio Saguto, pure lui indagato per concorso in autoriciclaggio. Padre e figlia parlavano di qualcosa che non si trovava, ma che andava cercato e preso. Non è escluso che anche sulla base di questi passaggi sia stato necessario l'intervento urgente dei finanzieri nei giorni in cui facevano irruzione in Tribunale e a casa degli indagati per le perquisizioni e i sequestri.

C'era qualcosa che andava trasportato o trasferito in fretta dall'abitazione del genitore del magistrato a Piana degli Albanesi? Soldi o tracce di passaggi di denaro tali da fare scattare l'ipotesi del riciclaggio? Così come si indaga su alcuni spostamenti dell'avvocato Cappellano Seminara, il più noto fra gli amministratori giudiziari. In altre conversazioni emergerebbe il presunto utilizzo disinvolto della macchina blindata per recuperare oggetti dimenticati a casa o accompagnare alla fermata dell'autobus persone che non avrebbero avuto alcun diritto di salire a bordo.

Dal più assoluto riserbo investigativo trapelano pochissimi particolari che qualcuno bene informato definisce "poca roba" rispetto a quanto resta confinato nel recinto del segreto investigativo. Lo testimoniano i tanti, tantissimi omissis che coprono gli atti dell'indagine. Compresi quelli che riempiono le trascrizioni delle conversazioni fra il magistrato e altri colleghi, della stessa sezione per le Misure di prevenzione e non, siciliani ma anche romani.


http://livesicilia.it/2015/10/16/silvana-saguto-palermo-mafia-inchiesta-intercettazioni_674567/

giovedì 15 ottobre 2015

Diciottomila euro di spesa arretrata La Saguto: “Solo una dimenticanza”.

silvana saguto

Diciottomila 451 euro di conto della spesa. Un arretrato lasciato al supermercato certamente non da poche settimane. Ed il supermercato è Sgroi, grandi magazzini in amministrazione guidiziaria da circa 8 anni.
A fare notizia non è solo l’importo, alquanto anomalo, del conto della spesa ma il fatto che a fare la spesa da Sgroi lasciando il conto da saldare era Silvana Saguto, il presidente della sezione misure di prevenzione finita sotto inchiesta per l’affidamento degli incarichi agli amministratori giudiziari.
Ne scrive oggi il Giornale di Sicilia che ha anche ascoltato il magistrato secondo la quale c’è stata solo una dimenticanza “Erano altri a fare al spesa per me e lasciare il conto da saldare – dice – se si è arrivati a queste cifre si tratta certamente di una dimenticanza. E comunque di questo bene non mi sono mai occupata. Sia il sequestro che l’amministrazione era stata affidata dal precedente collegio. Si tratta, in qualsiasi caso, di fatti civilistici non penali”.
Di fatto subito dopo il sollecito avanzato, non senza imbarazzo, dall’amministratore giudiziario Alessandro Scimeca, il marito della Saguto, anche lui indagato, ha parzialmente saldato il salato conto con un acconto di circa il 60%. ma la guardia di Finanza ha, comunque, acquisito la documentazione “Ero cliente di quel supermercato già prima del sequestro – dice sempre la Saguto – e proprio per questo mi sono sempre astenuta dagli atti che riguardavano questo bene”.
Ma il magistrato, intanto, annuncia di volere lasciare Palermo ed aver avanzato istanza di trasferimento “Abbiamo dato fastidio a qualcuno- ha detto – e a Palermo ce la devono far pagare. non so se gli investigatori e i colleghi di Caltanissetta (che indagano su di lei ndr) se ne rendono conto”.
Ma questa frase ha fatto saltare il rapporto fiduciario con i suoi difensori, gli avvocati Francesco Crescimanno e Roberta Pezzano, che rinunciano alla difesa non condividendo l’attacco agli inquirenti. e il trasferimento, di fatto, è solo un modo per evitare il provvedimento del Csm che con tutta probabilità avrebbe disposto un trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale. Andare via volontariamente da Palermo potrebbe giovare alla sua posizione.
Intanto la sezione misure di prevenzione cambia ancora. oggi arriva un nuovo presidente. si tratta dell’ex gip Giacomo Montalbano che sostituirà Mario Fontana che ha retto la sezione nell’ultimo mese ma ora deve insediarsi nel suo ufficio di destinazione.
Inchiesta a parte, sottotraccia, si muovono gli scontri fra le varie componenti in magistratura. una sorta di ‘faida’ che però non scagiona nessuno dalle responsabilità penali e potrebbe, al contrario, far venire a galla ancora tante cose.

http://palermo.blogsicilia.it/diciottomila-euro-di-spesa-arretrata-la-saguto-solo-una-dimenticanza/312234/