mercoledì 13 maggio 2009

350.000 firme in un cassetto.





Sabato 9 maggio 2009: Vizzini, avvisato della mia discesa a Roma come Pittima davanti al Parlamento, mi telefona. Mi chiede di incontrarlo martedì per informarmi sull'iter della proposta di legge popolare "Parlamento Pulito". Vizzini premette che l'incontro può essere filmato e pubblicato in Rete.11 maggio 2009: Vizzini dal suo blog:"Sono pronto e disponibile ad incontrare Beppe Grillo in rappresentanza del comitato che ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare, in materia elettorale, all'esame del Senato. Nei prossimi giorni porterò all'esame dell'ufficio di presidenza della commissione l'ipotesi e la data di audizione di una delegazione del comitato promotore. In questo modo il provvedimento, il cui esame in commissione è già iniziato con la relazione del senatore Malan, potrà essere portato avanti con la discussione generale."11 maggio 2009: Mi reco davanti al Parlamento per esigere il mio credito di democrazia e di altri 350.000 firmatari. Nessun deputato esce da Montecitorio. Si presentano le forze dell'ordine in assetto anti sommossa. Mi sposto davanti al Senato seguito dalla Polizia. Mi fanno ancora allontanare. Nessuna traccia di senatori.12 maggio 2009: mi telefona Vizzini per cancellare l'appuntamento. Ero rimasto a Roma con i miei collaboratori solo per incontrarlo.Un'altra lezione di democrazia da parte dei nostri dipendenti. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.



Carlo Vizzini.Nasce come esponente del PSDI, coinvolto nello scandalo mani pulite - tangentopoli, è costretto a dimettersi. Aderisce in FI, dove, per i meriti acquisiti sul campo, viene nominato componente della Commissione parlamentare Antimafia.
Qualche piccolo neo sono le tengenti Enimont e qualche mazzetta ricevuta quando rivestiva la carica di ministro delle poste e telecomunicazioni.
Il curriculum è al culmine della gloria quando viene indicato dal figlio di Cinacimino come il riciclatore del danaro proveniente dagli affari illeciti del padre.
Naturalmente, vuoi che sia giunta una decorrenza dei termini per un reato, vuoi un'assoluzione del tribunale dei Ministri per un altro reato, vuoi che il figlio di Ciancimino ricusi le accuse per sopraggiunta querela, il suo resta sempre un curriculum di tutto rispetto.

Pensieri e riflessioni in tutta sincerità.

Per evitare le massicce dosi di fughe dai paesi d'origine, causate dalla povertà e dalle lotte intestine, create ad hoc dai paesi occidentali del Karl Menger, bisognerebbe cominciare a lavorare tenacemente e alacremente per avviare in loco uno sviluppo dell'economia.
Fatto sta che i cosiddetti paesi occidentali, sempre quelli del Karl Menger, si adoperino, invece per depredare questi siti delle loro ricchezze, lasciando le popolazioni ivi residenti nella povertà più completa e, quindi, in lotta contro il potere economico locale.
Sono da considerare loro extracomunitari quando approdano sulle nostre coste o, piuttosto noi "predatori" degli altrui beni e fautori di malessere e povertà?

Ieri a "ballarò" si è parlato della politica del fare, del fatto, del da fare.Il risultato che ne è venuto fuori è che sia per il fare, che per il da fare, e per il fatto, il rapporto tra politica e risultati è pressochè impressionante, insostenibile: costi esorbitanti per risultati pressocchè inesistenti.
In altri termini si è arrivati alla determinazione che la politica costa "troppo" ed è inefficiente.............
Abolirla?
Sarebbe auspicabile! Di solito il ciarpame lo eliminiamo dalle nostre case quando diventa inutilizzabile ed ingombrante.........
Facciamo la stessa cosa con i politici-ciarpame!

dal blog di Beppe Grillo.

Cettina posta alle 18.31 di IERI*************************************
Pochi?
Per me erano anche troppi, con Beppe, davanti al Parlamento.
Bastava Beppe da solo, vestito da Pittima.
Lui è il leader, lui è la mente, lui sa quel che fa.
Lui sa toccare i tasti giusti, ha il coraggio di un leone, è l'unica vera opposizione al governo.
Beppe ha le idee chiare, sa essere incisivo, dice solo la verità, nessuno può contestargli ciò che dice, parla di ciò che si può e si deve fare per migliorare l'ecosistema, la situazione sociale, per vivere una dimensione più umana.
Beppe è un profeta in terra dissacrata.
Beppe fa paura, ma solo a chi ha la coscienza sporca.
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Condivido in gran parte l'intervento di Cettina
Grillo non e' cambiato, caso del tutto RARO nel mondo dei Camaleonti del Mondo Sociale e dello Spettacolo, dai tempi del suo attaccare i GROSSI Dinosauri del Mondo Bizantino Italiano
Quel mondi impreparato a rappresentare un Paese uscito a pezzi da una serie di Guerre, le piu' recenti, di portata non comune
I Nonni e le Nonne che abbracciarono spontaneamente la Resistenza al Male, sono state deluse da chi, al POTERE a Roma, calo' le braghe ed altro ai Piani dei Liberatori
Anni di vere sofferenze, distruzioni, morti, prove di coraggio ed onore che solo un buon CITTADINO possiede, vennero barattate per un branco di promesse e tessere e colori da FURBASTRI che si GENUFLESSERO senza condizioni a chi pianifico' oltre il liberarci
Beppe vide e vede questo..
Con rispetto per chi in quel periodo genuinamente venne in nostro aiuto da tanti Paesi, esisteva anche chi l'affare lo cercava ed offri' a deboli Uomini di Stato polpette avvelenate, dall'aspetto smagliante (polpetta smagliante.oouch)
Tutt'ora deboli, questi Uomini, ed incapaci, sono del tutto alienati dal Paese che non conoscono
Uomini indottrinati (Vizzini) sul cosa fare, non si rendono conto del danno, o forse, veramente NON POSSONO FARE poi molto.adesso
Giovanni P. 13.05.09 01:26

martedì 12 maggio 2009

Siamo carne da macello.









Si, siamo carne da macello!
Non serviamo più a nulla, ci hanno annullato......ci tengono in considerazione solo quando vogliono loro: a comando, per le votazioni!
E che votazioni!
Possiamo andare alle urne, con la nostra bella scheda, dove apporranno un timbro per l'avvenuta presenza, ma senza sapere "per chi abbiamo votato", per loro non ha importanza: il risultato già lo sanno: lo hanno raggiunto a tavolino!
Poi faranno la conta delle schede e delle preferenze ottenute da questo o da quel partito..........una finzione!
Ma che votazione è?
Andare alle urne e mettere una "ics" su un simbolo che non rappresenta più nulla, è dare una preferenza?
Il bipolarismo può essere valido in altre dimensioni, ma "nella nostra dimensione" che senso ha?
Noi abbiamo un partito predominante: quello votato dalla Chiesa, dalle reti televisive del premier, dai tifosi della squadra del premier, dai giornali del premier, dal mondo dello spettacolo che ruota attorno al premier, dal jetset che ruota attorno al premier, dalle grandi industrie protette dal remier, dalle banche protette dal premier..........
Ma che andiamo a fare alle urne?
Perchè non prendono in considerazione le nostre 350.000 firme?
Perchè non ci ribelliamo?

lunedì 11 maggio 2009

Rai snobba i 474 milioni di Murdoch.

Cifra record in 7 anni per non divorziare
PAOLO FESTUCCIA
ROMALa partita è economica, ma soprattutto strategica. Con alleanze e guerre commerciali destinate a segnare il futuro della tv, sia pubblica che commerciale. Tant’è che giovedì prossimo in un apposito cda, la Rai valuterà se uscire o meno dalla piattaforma televisiva di Sky. E non sarà, certo, una decisione da prendere a cuor leggero visto che viale Mazzini (ha già costituito con Telecom e Mediaset la piattaforma «Tivù») dovrebbe rinunciare ad un’offerta, quella di Sky, che per distribuire sul satellite i programmi di Raisat (e cioè, Extra, Premium, YoYo, Smash e Gambero Rosso) è pronta a mettere sul piatto 350 milioni di euro per sette anni. Non solo, alla cifra precedente vanno aggiunti altri 75 milioni di euro (parametro relativo al contratto 2008) per l’accordo di «output dial» concernente i prodotti cinematografici distribuiti da Raicinema e altri circa 7 milioni di euro l’anno per i proventi pubblicitari ricavati dalla Rai sulla piattaforma di Sky (per sette anni sono altri 49 milioni di euro). Per un totale, dunque, di circa 475 milioni di euro. Una cifra enorme (pari quasi al doppio del capitale sociale dell’azienda che è di circa 242 milioni 518 mila euro), quasi cinque volte superiore al buco pubblicitario stimato la settimana scorsa dal neo direttore generale della Rai, Mauro Masi durante l’audizione in Vigilanza. E i tempi, ormai, stringono: il vecchio contratto scadrà il prossimo 31 luglio e, quindi, da quella data i 15 milioni di utenti Sky potrebbero non vedere più sul satellite Raiuno, Raidue, e Raitre e il resto dell’offerta di Raisat, la consociata Rai che vive e ricava dalle commesse Sky, ogni anno, circa 50 milioni di euro (dieci milioni in meno del proprio fatturato). Non solo, l’offerta inviata da Sky al settimo piano di viale Mazzini prevede anche la possibilità per la Rai di non concedere in esclusiva (come è nel vecchio accordo) alla pay-tv i propri programmi ma con una riduzione del 40% sull’acquisto dei diritti. Insomma, Sky è anche pronta a riempire la Rai di soldi ma senza esclusiva. Viene allora da chiedersi: perché la tv pubblica (che ha un deficit consistente destinato ad aggravarsi anche in vista dell’esborso per l’acquisto di eventuali diritti sportivi nel 2010) non abbia ancora formalizzato una risposta, ma anzi, molti ritengono che l’orientamento (i consiglieri sono a maggioranza Pdl nel cda da poco rinnovato) sia proprio quello di far cadere l’offerta e impegnare risorse nel digitale? E ancora - come ha sottolineato più volte il consigliere di minoranza Rai, Nino Rizzo Nervo - quale sarà la fine di Raisat e dei suoi 120 dipendenti nel caso di un mancato rinnovo? Sarà chiusa? Liquidata? Ma, soprattutto, quali sono le motivazioni strategiche (esistono?) che spingono la Rai a non rinnovare un rapporto con un’azienda (Sky) che non è sua diretta concorrente nel mercato, a differenza di Mediaset (che ha il bouquet premium a pagamento) ma anzi contribuisce (in sostanza economica ma soprattutto legale) a diffondere, così come previsto dalla legge nel contratto di servizio pubblico (tra Rai e lo Stato) i programmi agli utenti che pagano il canone?


Continua qui:
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200905articoli/43596girata.asp

domenica 10 maggio 2009

Svizzera, altre polemiche su casa Berlusconi.

Repubblica — 01 maggio 2006 pagina 8 sezione: POLITICA INTERNA
LUGANO - C' è stata un' intermediazione da parte di una persona nota alla giustizia italiana nell' acquisto, in Svizzera, da parte della suocera di Silvio Berlusconi, Flora Bartolini, di una residenza a S-Chanf, in Alta Engadina. A far da tramite è stata Candia Camaggi, fino alla metà degli anni '90 ai vertici della Fininvest Service di Lugano, indagata per frode fiscale e falso in bilancio dai pm di Milano nell' inchiesta sulle presunte irregolarità nell' acquisto di diritti cinematografici da parte di Mediaset. Candia Camaggi, intervistata ieri dal settimanale elvetico "Il Caffè", ha detto: «Visto che vado spesso in Engadina, la signora Bartolini mi ha chiesto, se capitava, di segnalarle una casa in vendita. Non vedo cosa ci sia di male». Nei Grigioni non sanno chi sia Candia Camaggi, ma sono in tanti a volerci veder chiaro, nell' acquisto della casa di S-Chanf, da parte della suocera di Berlusconi. «Il problema principale è che la signora Bartolini ha ottenuto la residenza a S-Chanf, ma non si è mai vista in paese» dice Romedi Arquint, parlamentare socialista nei Grigioni, autore dell' atto parlamentare che ha scatenato questa polemica. Ma - secondo lei - come ha ottenuto la residenza, se non risiede lì? «La signora ha fatto sicuramente un accordo fiscale interessante con il Canton Grigioni, cìò che è sufficiente perché nessuno vada a controllare se vive, davvero qui o no» risponde Arquint. Lei, signor Arquint, forse ce l' ha con Berlusconi... «C' è l' ho con tutti quelli che aggirano le leggi. In Svizzera le vendite di immobili agli stranieri non domiciliati sono contingentate». Intanto il clamore del caso ha indotto le autorità a dare risposte pubbliche. Mercoledì alcuni funzionari del Canton Grigioni incontreranno la popolazione di S-Chanf e spiegheranno come funziona la legge nei casi degli stranieri residenti. - FRANCO ZANTONELLI

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/01/svizzera-altre-polemiche-su-casa-berlusconi.html

«Fondi Mediaset, ecco il patto segreto»

L'avvocato Mills: nel '94 a casa di Berlusconi
«Fondi Mediaset, ecco il patto segreto»
Secondo il legale inglese, «la richiesta era di creare società per dare parte del patrimonio ai figli»
MILANO - Procura di Milano, domenica 18 luglio 2004. I pm dell’inchiesta Mediaset interrogano in via riservatissima un grande avvocato inglese, David Mackenzie Mills, marito del ministro Tessa Jowell del governo Blair e parente del procuratore capo di Londra. I magistrati, Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo, mostrano a Mills il documento-chiave di tutta l’indagine: la prova scritta, secondo i pm, che Silvio Berlusconi e i suoi figli Marina e Piersilvio, invece di pagare le tasse sui profitti delle loro tv, avrebbero direttamente incamerato almeno 280 milioni di euro, nascosti sui conti segreti di una sistema di società fiduciarie («trust»).
Il documento, depositato solo ora con l’avviso di chiusura dell’inchiesta notificato ai difensori, descrive la catena di controllo delle due più ricche società-cassaforte: Accent e Timor, poi ribattezzate Century One e Universal One. Mentre i pm lo informano che non è più testimone, ma indagato, l’avvocato Mills sbianca. E poi vuota il sacco: «I beneficiari economici delle società Accent e Timor erano rispettivamente Marina e Piersilvio Berlusconi, come è scritto chiaramente nel documento. I nuovi nomi Century One e Universal One ci sono stati suggeriti da persone della Fininvest, a memoria Candia Camaggi, perché si volevano nomi che avessero a che fare con il mondo del cinema».
Queste due sigle sono alla base dell’impero televisivo di Berlusconi: sono le società off-shore che hanno venduto alla Fininvest i diritti di trasmissione dell’enorme magazzino di film americani poi ereditati da Mediaset con la quotazione in borsa. Proprio la manager svizzera Candia Camaggi (moglie di Giancarlo Foscale, primo cugino di Berlusconi) aveva raccontato a pm di Tangentopoli, fin dal ’94, che quelle due società sarebbero appartenute a «ex dirigenti delle major». A sentir lei, insomma, erano le grandi case cinematografiche statunitensi a imporre quelle due intermediarie off-shore. Da allora tutti i difensori hanno ripetuto la stessa versione: «Sono società del tutto estranee a Fininvest e Mediaset». Di fronte al documento intitolato «Proposed Holding Structure», invece, l’avvocato Mills mette a verbale tutta un’altra storia: «Io sapevo che Livio Gironi (il tesoriere della Fininvest, ndr ) era direttamente legato a Silvio Berlusconi, che era l’uomo che amministrava il patrimonio personale.
Ho avuto conferma di questo fatto in un incontro per me importante, avvenuto a Milano in quella che credo fosse la casa di Berlusconi: era una villa con un bellissimo giardino e una biblioteca a due piani, in legno... Fu in quell’occasione che Gironi mi disse che bisognava fare un’operazione: lo scopo fondamentale era destinare una parte del patrimonio privato di Silvio Berlusconi ai figli del suo primo matrimonio. L’idea era costruire due veicoli societari che dovevano fare trading (intermediazione) sui diritti e quindi ottenere profitti, che si voleva fossero destinati a Marina e Piersilvio». «Il documento l’ho scritto io - confessa Mills - con le indicazioni che mi ha dato Gironi: fu lui a dirmi che la cosa doveva restare assolutamente riservata e quindi era necessaria una banca fuori d’Italia. Fu sempre Gironi a sottolineare che i figli sarebbero stati i beneficiari, ma la gestione pratica doveva essere sempre soggetta al consenso di Silvio Berlusconi, che nel documento viene denominato "X".
Il punto 5 serve a spiegare in modo semplice cosa sia un "trust": era necessario perché Berlusconi comprendesse anche l’aspetto legale. Ovviamente nella famiglia hanno fatto le loro valutazioni e poi Vanoni (manager ora indagato, ndr ) mi ha riferito alcune modificazioni. Prima di tutto il documento non sarebbe stato firmato da Silvio Berlusconi ma dai due figli, che così avrebbero assunto il doppio ruolo di costituente ("settlor") e di beneficiario. Inoltre si voleva legare la possibilità di compiere atti di disposizione al consenso di alcune persone di fiducia di Silvio Berlusconi: intendo dire Gironi, Foscale e Confalonieri, che rappresentavano la volontà di Berlusconi». Secondo Mills, dunque, Marina e Piersilvio avrebbero ricevuto in regalo le due società-forziere con i profitti esentasse degli anni ’90, ma per prelevare i soldi dovevano chiedere il permesso allo zio o ai più fedeli collaboratori di papà: padroni sì, ma sempre sotto mister X.
Paolo Biondani 23 febbraio 2005

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/02_Febbraio/23/mediaset.shtml