venerdì 5 marzo 2010

Affari a gonfie vele di Fabrizio Gatti

Una regata trasformata in evento straordinario. Il cognato di Bertolaso a gestire le operazioni. Il metodo della banda va avanti. Anche dopo gli arresti.

Il centro dell'Aquila è ancora sotto le macerie. Più di 40 mila persone sono senza casa. E Guido Bertolaso cosa fa? Organizza una regata all'isola della Maddalena, in Sardegna. Su mandato del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E la supervisione del suo supersottosegretario, Gianni Letta. È sempre il solito giochetto: la procedura d'emergenza, messa in dubbio in questi giorni anche dalla Corte dei conti. "Disposizioni urgenti per lo svolgimento della Louis Vuitton World Series", dicono gli ultimi decreti del capo del governo. Come se uno tra gli sport più costosi al mondo venisse prima dei 300 morti, della ricostruzione, delle frane, dell'Italia che va in frantumi.

E Bertolaso chi ha mandato alla Maddalena a gestire il nuovo evento straordinario? Un funzionario con provata esperienza di rigore nelle spese? Un capostruttura selezionato con concorso pubblico? No. Ha mandato suo cognato, il solito Francesco Piermarini, 52 anni, ingegnere e imprenditore prestato a Palazzo Chigi, fratello della moglie, l'architetto Gloria Piermarini in Bertolaso, 59 anni. La catena di san Guido: il controllo sui nostri soldi diventa una questione di famiglia. La famiglia Bertolaso. La generosità del sottosegretario più amato dagli italiani non si smentisce nemmeno nel contratto di concessione per il megacomplesso dell'Arsenale: 254 milioni dello Stato e della Regione Sardegna bruciati nella trasformazione dell'ex officina militare della Maddalena. Si sapeva che se l'era aggiudicato l'unica società ammessa alla gara, la Mita Resort, una srl di cui è capo del consiglio di amministrazione Emma Marcegaglia, 45 anni, presidente di Confindustria. Ma non si conosceva la cifra. Ora si sa: 60 mila euro l'anno per 40 anni. È il prezzo rivelato il 25 febbraio scorso ai deputati che lo ascoltano alla Camera dal sottosegretario all'Istruzione, Giuseppe Pizza. Ed è quanto incasserà la Regione sarda, proprietaria della struttura: 155 mila metri quadri con dentro un hotel nuovo e arredato, centri conferenze, spazi da riempire, 600 posti barca che possono rendere decine di milioni l'anno, in uno dei luoghi più incantevoli al mondo, tutto questo al fantastico canone d'affitto mensile di 3 centesimi al metro quadro.

Bertolaso è davvero l'uomo delle catastrofi. Una catastrofe per i bilanci dello Stato: il sottosegretario, il volto immagine del governo Berlusconi, il capo della Protezione civile che nell'ultimo G8 trasferito all'Aquila in nome del dolore e del risparmio, è riuscito a farci spendere 26 mila euro in penne e 10 mila euro in posacenere. Lasciando senza risposta una curiosità. Negli incontri pubblici, nei luoghi di lavoro, negli ambienti chiusi è vietato fumare. A chi servivano i posacenere? Da lunedì primo marzo, in un armadio della Procura di Perugia, è custodita la storia di come la squadra di Guido Bertolaso ha conquistato potere e controllo sugli appalti. Grazie all'appoggio trasversale di centrosinistra e centrodestra. Carriere sprint costruite con l'approvazione di Francesco Rutelli e Gianni Letta. Cresciute indenni dal 2001 a oggi sotto i governi di Berlusconi, Romano Prodi e ancora Berlusconi. Una storia tutta italiana raccolta nel dicembre 2007 in una relazione consegnata a numerosi funzionari di governo. E rimasta tra l'altro, secondo alcuni testimoni, dal giugno 2009 fino a una ventina di giorni fa negli uffici del capo dipartimento del ministro all'Innovazione, Renato Brunetta.

È lo stesso documento che accompagna la "busta profetica": la lettera aperta da "L'espresso" davanti a una telecamera che, con quasi due anni di anticipo sul G8-2009, prevede chi vincerà il contratto per l'organizzazione dell'evento e quali funzionari pubblici controlleranno gli appalti.

IL VIDEO L'apertura della busta profetica

Tra i nomi, la società Triumph di Maria Criscuolo, 47 anni, che ha effettivamente organizzato il vertice tra capi di Stato la scorsa estate. E Angelo Balducci, 62 anni, soggetto attuatore nominato da Bertolaso per le grandi opere alla Maddalena e per molte altre, arrestato il 10 febbraio scorso con il suo successore Fabio De Santis, 47, il dirigente della presidenza del Consiglio, Mauro Della Giovampaola, 44, e il costruttore romano Diego Anemone, 39. La disinvoltura con cui Bertolaso coltiva amicizie e incarichi è apparsa addirittura in tv.

Bisogna riguardare la registrazione della trasmissione "Porta a Porta", su RaiUno la sera di martedì 23 febbraio.

Il capo della Protezione civile risponde alle domande di Bruno Vespa. Dichiara di essere amico di Balducci. E fin qui nulla di irregolare. Però aggiunge: "So di Anemone perché lo conosco... Una volta, pensi, sono addirittura anche andato nel suo ufficio. Perché siccome il suo ufficio, almeno quello che conosco io, non era lontano dal mio dentista, una volta andando dal mio dentista sono passato da lui perché mi aveva chiesto di vederlo". "Perché", continua Bertolaso, indagato dalla Procura di Firenze, "voleva farmi vedere un progetto per la ristrutturazione del fortino napoleonico di Punta Rossa a Caprera, che è uno dei miei pallini perché è una struttura bellissima che sta andando in malora e che a me invece piacerebbe tanto ristrutturare". Anemone e Bertolaso si incontrano probabilmente tra il 2008 e il 2009. Durante la trasmissione il sottosegretario non rivela la data. Anemone mostra a Bertolaso il progetto per ristrutturare il fortino napoleonico di Punta Rossa sull'isola di Caprera, nell'arcipelago della Maddalena, un'area inquinata da resti di eternit e amianto che potrebbe essere ripulita con procedura ordinaria. Ma sentite qua.

Mercoledì 30 dicembre, tra gli ultimi atti del 2009, Berlusconi firmal'ordinanza 3838 con le disposizioni urgenti sull'organizzazione delle regate della Louis Vuitton Trophy. L'articolo 1 nomina Bertolaso commissario delegato, il suo ennesimo incarico retribuito in aggiunta allo stipendio da dirigente dello Stato. E al comma due dello stesso articolo si legge: "Il commissario delegato provvede altresì alla realizzazione delle seguenti iniziative sull'isola di Caprera... realizzazione degli interventi di riqualificazione ambientale da eseguirsi sull'area Punta Rossa". Il progetto di Diego Anemone, imprenditore privato, diventa così provvedimento d'urgenza di Berlusconi, capo del governo. Ma Berlusconi sa di questa catena di san Guido? Gianni Letta lo informa? Con quale criterio, nei piani del dipartimento di Bertolaso e delle spese del governo, la situazione di Punta Rossa a Caprera è ritenuta prioritaria rispetto al consolidamento antisismico delle scuole, degli ospedali e a tutto quanto c'è bisogno in Italia?

Passa poco più di un mese e il 5 febbraio Berlusconi firma un'altra ordinanza per le regate alla Maddalena (22 maggio-16 giugno). Il presidente del Consiglio autorizza Bertolaso ad assumere "ogni iniziativa finalizzata ad assicurare il pieno utilizzo del compendio immobiliare del Forte Carlo Felice". È il secondo albergo, quello ricavato dall'ex ospedale militare, 73 milioni sul totale di 327 milioni spesi per il G8 trasferito. Quell'albergo non lo vuole gestire nessuno. L'unica gara convocata un anno fa è andata deserta. Il capo della Protezione civile può adesso sfruttare tutti i poteri straordinari. Fino all'assegnazione diretta, "rimanendo insoddisfatta l'esigenza di assicurare l'immediata redditività degli investimenti effettuati". Sotto il controllo della coppia Bertolaso- Balducci è davvero difficile immaginare che gli investimenti della pubblica amministrazione possano puntare alla redditività.

È il caso dell'altra struttura per il G8 mancato, l'Arsenale. Il complesso affittato alla società di Emma Marcegaglia ha bruciato quasi 200 milioni di fondi per lo sviluppo della Sardegna. L'ex presidente della Regione, Renato Soru, contava di recuperarli con il canone di concessione. Ma per arrivare almeno alla pari con 60 mila euro l'anno di affitto, senza calcolare oneri finanziari e deperimento delle strutture, servirebbero ora 3.333 anni. Sempre che le sale ideate dall'architetto Stefano Boeri resistano più del nuraghe di Santu Antine. Trasferito il G8, Bertolaso ha anche rinegoziato il contratto con la Mita Resort: penalizzata, secondo quanto riconosciuto dalle parti, per la mancata pubblicità. Emma Marcegaglia deve così versare 31 milioni in tre rate entro 13 mesi, invece di 41 milioni. Soldi una tantum che vanno alla Protezione civile. La Regione Sardegna si deve accontentare dei 60 mila euro che moltiplicati per i 40 anni di concessione fanno 2 milioni 400 mila euro. A questi prezzi, perché le casse regionali e statali possano pareggiare i 254 milioni spesi nell'Arsenale, dovrebbero trascorrere più di 7 concessioni quarantennali. Cioè 304 anni.

"Le imprese", scrive su "Panorama" la presidente di Confindustria e di Mita Resort, "devono essere le prime a produrre e diffondere legalità. È una svolta alla quale tengo molto. È questa la nostra risposta a 15 anni di perduranti cronache del malaffare" La catena di san Guido non finisce con gli affari di Emma Marcegaglia. Si resta sulla Maddalena. E rieccolo il cognato del capo, ancora qui, Francesco Piermarini, il biondo ingegnere arruolato per il G8 e adesso infilato nella struttura di missione inviata da Palazzo Chigi per le regate. Anche lui, secondo la Procura di Firenze, in buoni rapporti con gli Anemone. Pochi giorni fa, in vista delle prove e delle gare tra aprile e la prima settimana di giugno, un piccolo gruppo di agenzie immobiliari della Maddalena raggiunge un accordo con i rappresentanti mondiali della Louis Vuitton Trophy. Servono 200 appartamenti e viene stabilito un prezzo da media stagione: 600 euro al mese i bilocali, 700 i trilocali. Secondo altri immobiliaristi però bisogna approfittare: almeno 700 euro a settimana. Il pomeriggio di venerdì 26 febbraio le agenzie immobiliari che propongono prezzi più bassi vengono convocate negli uffici della struttura di missione. Al tavolo si siedono un assessore del Comune, alcuni promotori delle regate e della Vuitton Trophy. E c'è Francesco Piermarini. Nell'incontro viene ricordato ai presenti che l'organizzazione è affidata alla struttura di missione nominata da Palazzo Chigi. Ma cosa c'entrano le grandi opere della presidenza del Consiglio con gli affitti sull'isola? L'accordo con i canoni a buon mercato viene sospeso. Gli immobiliaristi che vogliono speculare sul grande evento hanno ora tante possibilità in più. Da Piermarini a Marcello Fiori, 50 anni, responsabile per il G8 all'Aquila. Gli uomini nuovi immessi a decine nella presidenza del Consiglio macinano promozioni, scavalcano carriere, creano doppioni e sprechi. Un'intera struttura viene spinta da parte. Funzionari, ingegneri, ufficiali delle forze armate con anni di attività. Tra loro il generale di divisione dell'esercito, Erasmo Lorenzetti. È il massimo esperto statale nell'organizzazione di grandi eventi: il G7 del 1994 a Napoli, il Giubileo 2000 a Roma, il G8 del 2001 a Genova e molti altri.

Lunedì primo marzo, dopo l'intervista rilasciata al sito Internet de "L'espresso", il generale Lorenzetti viene convocato dalla Procura di Perugia che sta indagando sul filone romano della nuova Tangentopoli e sull'ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, accusato di avere avvertito Angelo Balducci delle indagini. Tra i documenti, gli investigatori acquiscono una lettera sigillata identica a quella rivelata da "L'espresso" e una relazione su cosa sarebbe avvenuto in vista del G8 alla Maddalena. Il generale la scrive nel dicembre 2007, come consulente del ministero all'Innovazione sotto il governo di Romano Prodi. E la ripropone durante il governo Berlusconi. Il generale Lorenzetti già allora sconsiglia la scelta della Maddalena, per gli eccessivi costi in personale, mezzi e sicurezza. E critica la selezione degli uomini per gli appalti e l'organizzazione del G8: "La scelta non può cadere su parenti segnalati, su amici degli amici, su chi un domani renderà il favore fatto... Il solito carrozzone che dilapida i fondi in strutture che sembrano create apposta per distribuire emolumenti a pioggia... Si sono visti nel passato dottori non laureati chiamati come esperti ma di cui come tali avevano ben poco... Ricorrere sin da ora a gare che coinvolgono più ditte e società: non sempre le solite". Già nel 2007 il sistema Bertolaso-Balducci corre a piena velocità. E da allora nessun governo, nessun ministro ha voglia di fermarlo.
(04 marzo 2010)

mercoledì 3 marzo 2010

Balducci, nuova ipotesi di reato spunta l'ombra della prostituzione gay - Carlo Bonini

Nelle telefonate incontri sessuali organizzati con giovani
che in molti casi vengono indicati come "seminaristi"


ROMA - La catastrofe senza fine di Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici, perno e anima della "cricca", detenuto dal 10 febbraio, conosce un ennesimo passaggio istruttorio che adombra una nuova e diversa ipotesi di reato: favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione maschile. E che porta in Vaticano, lì dove documenta traffici di giovani ragazzi presentati, talvolta, come seminaristi e identifica un "religioso" nigeriano del "coro di san Pietro" il cui solo mestiere sembra essere recuperare, pronta consegna, la merce per l'ingegnere "Gentiluomo di sua Santità", classificandola per altezza, peso, colore della pelle e misure anatomiche.

É una storia raccolta in 72 pagine di intercettazioni (da ieri depositate a Perugia a disposizione delle difese), che un'informativa della sezione Anticrimine di Firenze del Ros dei carabinieri datata 5 febbraio 2010 riassume, nel suo incipit, in poche burocratiche righe, abbozzando un'ipotesi di reato per la quale la Procura di Perugia, al momento, non ha ancora deciso se procedere con un'indagine stralcio. "Nell'ambito del procedimento penale in oggetto - si legge - è emerso che l'ingegner Balducci Angelo, per organizzare incontri occasionali di tipo sessuale, si avvale dell'intermediazione di due soggetti, che si ritiene possano far parte di una rete organizzata, operante soprattutto nella capitale, di sfruttatori o comunque favoreggiatori della prostituzione maschile"

I due uomini hanno un'identità. Un tipo che si fa chiamare "Mike", ma di nome fa Chinedu Thomas Ehiem, 40 anni, nigeriano, residente a Roma e "indicato all'anagrafe come "religioso"". E tale Lorenzo Renzi, veneto di Feltre, che di anni ne ha 33. Dall'aprile del 2008 al gennaio scorso, il contenuto delle loro conversazioni con Balducci viene annotato e trascritto perché, rapidamente, quella che all'inizio appare la libera e insindacabile inclinazione sessuale di un uomo (come tale oggetto di inviolabile privacy), si trasforma rapidamente in una coazione a ripetere di appuntamenti che svelano una rete di prostituzione maschile e di potenziale ricatto.


Ehiem e Renzi sono espliciti nei dettagli con cui ragguagliano il cliente su tipo di prestazione e qualità dei ragazzi da portare agli incontri. "Angelo... Io non ti dico altro. É alto 2 metri, per 97 chili, 33 anni, completamente attivo", spiega il "religioso" a Balducci in un format che si ripete e che varia solo nelle misure. E poi e ancora, ogni due, tre giorni: "Ho una situazione di Napoli". "Ho una situazione cubana". "Ho un tedesco appena arrivato dalla Germania". "Ho due neri". "Ho il calciatore". "Ho uno dell'Abruzzo". "Ho il ballerino Rai".

L'ingegnere alle proposte dei due non sembra resistere. Sia che lo raggiungano mentre è in riunione a palazzo Chigi. Sia che lo sorprendano mentre è in udienza privata con un cardinale. I ragazzi, per quel che si comprende, spesso frequentano i seminari o i collegi ecclesiastici di Roma ("Lui poi a che ora deve ritornare in Seminario?", chiede Balducci a Ehiem). Altre volte appaiono extracomunitari in cerca di permesso di soggiorno (Balducci, in un caso, promette di attivarsi con il Ministero dell'Interno). Ragazzi a cui, il 6 dicembre scorso, Renzi spiega così il lavoro: "Te li pigli pure 2000 euro. Non rompere il cazzo!! Ti servono i soldi... metti un po' di musica, tiri fuori la (...)... ti cali il Viagra lì. E via!".


Questi maschioni!


Par condicio, Luca Barbareschi (Pdl): “Mi opporrò all’applicazione della delibera”

"Questa mattina ci siamo risvegliati in una dittatura, degna della Birmania. Uno scempio inaccettabile, quello della cancellazione dei programmi tv con contenuto politico. Mi viene da chiedere ai soloni che si sono inventati questa robaccia di spiegare cosa sia esattamente configurabile come “contenuto politico”. E perché allora non si sospende ogni forma di comunicazione che possa raggiungere, a qualunque titolo e con qualunque mezzo, il cittadino elettore? Perché non oscurare completamente il segnale tv , i siti internet, i blog, le radio, impedire la diffusione dei quotidiani, bloccare i film in programmazione nelle sale cinematografiche…?” Ironizza il parlamentare del Pdl.


“Se con questa muscolare applicazione della par condicio abbiamo deciso considerare il cittadino italiano alla stregua di un cretino il cui giudizio può essere turbato o falsato dai media, e che non riesce a distinguere tra realtà e fiction, perché non insultarli ulteriormente impedendogli di uscire di casa per tutto il periodo pre elettorale? E perché soltanto un mese prima del voto e non piuttosto sei mesi? C’è per caso uno studio accreditato che accerta che l’opinione dell’elettore si forma in trenta giorni?”Aggiunge il deputato.

“Sono solidale con i giornalisti imbavagliati che, da quello che leggo, intendono protestare ed oggi, in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni, interverrò duramente su questa vergognosa vicenda della sospensione dei programmi di approfondimento televisivo. E’ come se non si riuscisse, in questo Paese, ad arrivare a soluzioni ragionevoli sui problemi e quindi si sceglie di cercarne di irragionevoli per problemi inesistenti”. Spiega meglio il vice presidente della Commissione Trasporti e Comunicazione -”.

“Chiederò che questa delibera sia bloccata e che gli italiani non siano insultati in questo modo. Specialmente quelli che pagano il canone e non possono esprimersi su una tale, gravissima, dittatoriale decisione che rischia di dare il colpo di grazia alla libertà d’espressione. Di una dittatura del genere io mi vergogno, da cittadino fruitore e da rappresentante delle istituzioni." Conclude Barbareschi.

http://www.articolo21.org/6571/editoriale/par-condicio-luca-barbareschi-pdl-mi-opporro.html


E se lo dice, lui................

Il fantasma di un partito - Ernesto Galli della Loggia

dal Corriere della Sera del 2 marzo 2010 (EDIZIONI INTERNAZIONALI)

La plastica si sta squagliando? Sembrerebbe. Certo è che coloro che si erano illusi dopo le elezioni del 2008 che il Pdl fosse diventato un partito più o meno vero, qualcosa di più di una lista elettorale, sono costretti ora a ricredersi. Non era qualcosa di più: spesso, troppo spesso, era qualcosa di peggio. Una corte, è stato autorevolmente detto. Ma a quel che è dato vedere pare piuttosto una somma di rissosi potentati locali riuniti intorno a figuranti di terz'ordine, rimasuglio delle oligarchie e dei quadri dei partiti di governo della prima repubblica. E tra loro, mischiati alla rinfusa – specie nel Mezzogiorno – che in questo caso comincia dal Lazio e da Roma – gente dai dubbi precedenti, ragazze troppo avvenenti, figli e nipoti, genti d'ogni risma ma di nessuna capacità. E' per l'appunto tra queste fila che, a partire dalla primavera dell'anno scorso, si stanno ordendo a ripetizione intrighi, organizzando giochi e delazioni, quando non vere e proprie congiure (e dunque non mi riferisco certo all'azione del PresidenteFini, il quale, invece, si è sempre mosso allo scoperto, parlando ad alta voce), allo scopo di trovarsi pronti, con i collegamenti giusti quando sarà giunto il momento, dai molti dei cortigiani giudicato imminente, in cui l'Augusto sarà costretto in un modo o nell'altro a lasciare il potere. Da quel che si può capire, e sopratutto si mormora, sono mesi, diciamo dalla famigerata notte di Casoria, che le maggiori insidie vengono aBerlusconi e al suo governo non già dall'opposizione, ma proprio dalla sua stessa parte, se non addirittura dalle stesse cerchie a lui più vicine. Al di là di ogni giudizio morale tutto ciò non fa che mettere in luce un problema importante: perché mai la destra italiana, durante la bellezza di quindici anni, eppur in condizioni così favorevoli, non è riuscita che a mettere insieme la confusa accozzaglia che vediamo? Perché non è riuscita a dare alla parte del Paese che la segue, e che tra l'altro è quasi sicuramente maggioritaria, sul piano quantitativo, niente altro che questa misera rappresentanza? Certo, hanno influito di sicuro la leadership di Berlusconi e la sua personalità. Il comando berlusconiano, infatti, corazzato di un inaudito potere mediatico-finanziario, no non era tale da potere avere rivali di sorta assicurandosi così un dominio incontrastato che almeno pubblicamente ha finora messo tutto e tutti a tacere; la personalità del premier, infine, ha mostrato tutta la sua congenita, insuperabile estraneità all'universo della politica modernamente inteso e dunque anche alla costruzione di un partito. La politica, infatti, non è vincere le elezioni e poi comandare, come sembra credere il nostro presidente del Consiglio; è prima avere un'idea, poi certo vincere le elezioni, ma dopo anche convincere un Paese e infine avere il gusto e la capacità di governo: tutte cose a cui Berlusconi, invece, non sembra particolarmente interessato e per le quali, forse, un partito non è inutile. Ma se è vero che il potere e la personalità del leader sono state un elemento decisivo nell'impedire che la Destra esprimesse niente altro che Forza Italia e il Pdl, è anche vero che né l'uno né l'altra esauriscono il problema che rimanda invece a caratteristiche di fondo della società italiana che come tali riguardano tanto la Desta che la sinistra. In realtà, il verificarsi simultaneo della caduta del Muro di Berlino e di Mani pulite ha significato la fine virtuale di tutte le culture politiche che la modernità italiana era riuscita a mettere in campo nel Novecento (quella fascista avendo già fatto naufragio nel '45). E' quindi rimasto un vuoto che il Paese non è riuscito a colmare. Non si è affacciata sulla scena nessuna visione per l'avvenire, nessuna idea nuova, nessun'indicazione significativa, nessuna nuova energia realmente politica è scesa in campo. Niente. Il risultato è che in Italia i capi politici più giovani hanno come minimo superato la cinquantina. Ma naturalmente il vuoto è più sensibile a destra. E più sensibili ne sono gli effetti negativi, perché lì la storia dell'Italia repubblicana non ha costruito nulla e dunque non ha potuto lasciare alcun deposito; che invece è rimasto solo nel centrosinistra; erede di un ininterrotto sessantennio di governo del Paese tanto al centro che alla periferia. Così come nel centrosinistra sono rimasti quasi tutti i vertici della classe politica che fu cattolica o comunista, portando in dote la propria esperienza e le proprie capacità. Mentre alla Destra è toccato solo il resto: a cui poi, per il sopraggiunto, generale, discredito della politica, non si è certo aggiunto, il meglio del Paese.
Ve lo riporto perchè è un articolo che non leggerete mai sull'edizione nazionale del "corsera", n quanto censurato da De Bortoli perchè ritenuto troppo nei confronti del PdL.

Fonte:
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2448212&yy=2010&mm=03&dd=02&title=il_fantasma_di_un_partito

martedì 2 marzo 2010

“L’impero di Berlusconi scricchiola”. Intervista a Barbara Spinelli

di Wanda Marra, da Il Fatto Quotidiano, 23 febbraio 2010

“Qualcosa si sta muovendo. Ci sono degli scricchiolii nell’impero berlusconiano. E la cosa che mi impressiona di più è che questo avvenga proprio nel mondo creato da Berlusconi, nel mondo dell’immagine. E quindi a Sanremo e nello “show” dell’Aquila. Siamo vicini al “tipping point”, un concetto usato da un filosofo americano, dal filosofo Malcolm Gladwell, che fa riferimento al punto di non ritorno: le cose vengono spostate sempre di più vicino all’orlo del tavolo, e a un certo punto cadono”. Barbara Spinelli, giornalista, tra le massime opinioniste italiane, afferma che sì, è possibile che in questo momento gli stessi elementi che hanno contribuito a costruire il potere di Berlusconi, si rivolgano contro di lui. E che da questo punto di vista è significativa l’aggressione all’inviata all’Aquila del Tg1, Maria Luisa Busi, come la rivolta degli orchestrali a Sanremo contro il televoto.

Quali sono gli elementi che potrebbero minare di più l’impero di Berlusconi?
La vicenda di Bertolaso è stata molto importante, perché riguarda la protezione dei cittadini. La stessa parola “protezione” è alle origini del potere di Berlusconi: lui era l’antipolitica che proprio aggirando le regole prometteva protezione ai cittadini. Il fatto stesso che questa non funzioni, non faccia quello che dovrebbe fare, risveglia i cittadini dal sogno. Senza contare che parlare di “tipping point” significa che prima c’erano state già una serie di vicende che avevano minato il potere del premier.

Quali?
I processi di mafia, le rivelazioni di Ciancimino, le escort. E alla fine, gli italiani non possono tollerare le risate degli imprenditori durante il terremoto dell’Aquila. La protesta contro il Tg1 nasce proprio contro la telenovela del telegiornale, che racconta una realtà che all’Aquila è diversa. Importante anche il fatto che l’invasione del centro della città da parte degli sfollati domenica non ha riguardato solo pochi. Come è significativa la rivolta degli orchestrali contro il televoto. Siamo nell’ultima o penultima scena del Truman Show, quando il protagonista si accorge di non essere nella vita reale, ma in un set, dove è tutto finto, è tutta una bolla. L’antipolitica di Berlusconi è una bolla. E sta scoppiando come è scoppiata la bolla finanziaria.

Lo scandalo Bertolaso può incidere più di altri, visto che il Capo della Protezione civile era in qualche modo un’emanazione di Berlusconi?
Bertolaso era una specie di controfigura di Berlusconi, l’uomo del fare che agli italiani piaceva. La sua caduta (perché anche se si rivelerà innocente, di caduta si tratta) è fondamentale.

Ma se dovesse pensare a una goccia che fa traboccare il vaso?
Mi viene in mente un esempio. Quando fu rieletto Bush in America per il secondo mandato, tutti si meravigliarono perché gli elementi del fallimento esistevano già. C’era già stata la questione delle fantomatiche armi di distruzione di massa in Iraq. Per gli americani il “tipping point” è stato l’uragano Katrina, la distruzione di New Orleans e la fallimentare risposta della Fema, l’Agenzia federale per il management dell’emergenza, istituzione che si è poi rivelata piena di raccomandati . Tutte cose che la stampa indipendente denunciò. Così potrebbe accadere anche in Italia per gli scandali legati al terremoto. E spero che la stampa faccia la sua parte.

A proposito di stampa. Ieri è apparso in prima pagina su Il Giornale un articolo di Marcello Veneziani, che parla di questione morale, degrado dei poteri e dei partiti, pazienza finita da parte degli italiani. Non le sembra un po’ singolare?
Penso che faccia parte di una strategia di fumo negli occhi, come l’annuncio di misure anticorruzione, che faticano però a realizzarsi. Il ladro di polli difficilmente fa regole funzionanti. Si tratta sempre del tentativo di sbandierare uno lo show, mentre in realtà si fa tutt’altro: Berlusconi ha respinto le dimissioni di Bertolaso e quelle di Cosentino. Detto questo, non dimentichiamo che nell’arte dello show resta un maestro: eventuali misure anti-corruzione disorienteranno non pochi elettori.

Fini in questi giorni continua a ribadire che il Pdl è un partito senz’anima e che va costruito. Potrebbe dare la spallata al premier?
Non lo ammetterebbe mai al momento, ma in fondo non aspetta altro. Sono mesi che si prepara al dopo Berlusconi, e quel che è certo è che la battaglia per la successione si è aperta. Anche perché i due politici usciti dalle intercettazioni, Verdini e Letta, sono rispettivamente l’uomo macchina del Pdl e il candidato alla Presidenza della Repubblica, che è chiaramente ora agli occhi di tutti un politico che sulla Protezione Civile ha detto non poche contro-verità.

Secondo lei gli effetti di questi scricchiolii si vedranno sulle Regionali?
Istintivamente direi di sì. Le elezioni potrebbero non andar bene per Berlusconi. Ma bisogna vedere quanto gli italiani saranno disorientati e quanto astensionismo ci sarà.

L’opposizione avrebbe dovuto fare di più?
Si sarebbe certamente dovuta battere di più contro la corruzione. Ma io penso che la spallata a Berlusconi potrà venire solo da destra.