L’altro ieri Umberto Bossi ha chiarito cosa pensa delle celebrazioni del 150esimo: “Non c’è niente da festeggiare”, ha detto il ministro delle riforme, “l’Italia è divisa in due. Chi sente che è una cosa positiva la festeggia, gli altri no”. Per vedere l’altra metà bisogna salire sul colle che vide nascere e morire la Repubblica romana. Il 150esimo è arrivato all’improvviso sul Gianicolo e l’Italia di Bossi e Berlusconi si è presentata all’appuntamento con la storia con ritardo e sciatteria . Il 9 febbraio il parco del Gianicolo, secondo il programma delle celebrazioni tuttora pubblicato sul sito di Palazzo Chigi, doveva essere inaugurato in pompa magna. Quel giorno fu proclamata nel 1849 la Repubblica romana.
E invece dopo avere sperperato mezzo miliardo di euro in opere che poco o nulla hanno a che fare con il Risorgimento sotto la guida di funzionari integerrimi come Angelo Balducci, Fabio De Santis e Mauro della Giovampaola, il governo Berlusconi si è ricordato all’ultimo momento che c’era un signore di nome Giuseppe Garibaldi, affiancato da una compagna di nome Anita, e da un gruppo di commilitoni, detti i mille, che più di 150 anni fa da queste parti avevano lottato e talvolta erano morti per la Patria. Incredibile a dirsi i cantieri dei restauri dei monumenti equestri dedicati all’eroe dei due mondi e ad Anita e gli 83 busti dei garibaldini, sono stati aperti il 3 dicembre scorso. Ovviamente l’inaugurazione del 9 febbraio salterà e la data della consegna lavori, come dice il cartello scritto a penna, è slittata al 16 marzo, 24 ore prima della festa che vedrà al suo centro proprio il parco del Gianicolo.
Il capo della Struttura di missione per le celebrazioni di Italia 150, Giancarlo Bravi, ne fa una questione filosofica: “Non è un ritardo ma una scelta. Volevamo far coincidere la consegna dei lavori con l’inaugurazione”. I restauratori all’opera sono meno entusiasti dell’appalto espresso: “se avessimo avuto la possibilità di lavorare con più calma sarebbe stato meglio”, spiega il titolare di una delle imprese che preferisce restare anonimo, “purtroppo l’incarico è arrivato all’ultimo momento. Per far prima la Presidenza del Consiglio ha creato tre appalti per tre società diverse. Consegneremo nell’ultimo giorno utile”.
I fondi per il programma di restaurazione dei “luoghi della memoria” come statue, ossari e luoghi di eventi chiave del Risorgimento, sono arrivati solo alla fine del 2010. Molto dopo la realizzazione delle grandi opere che nulla hanno a che fare con i garibaldini ma che interessavano ai politici di destra e sinistra.
Se oggi un turista arrivasse in Italia per veder come il nostro Paese celebra gli eroi che lo crearono resterebbe basito. Mentre le tombe dei garibaldini sono abbandonate nell’incuria e il monumento al condottiero in piazza Garibaldi a Napoli è ricoperto dalle scritte e circondato dall’immondizia, è stata realizzata ad Imperia con i soldi delle celebrazioni la pista ciclabile da 12 milioni di euro cara a Claudio Scajola. Per dare una patina di patriottismo alle pedalate dell’ex ministro nel suo feudo gli uomini della presidenza hanno rintracciato un passaggio da queste parti del genovese Mazzini. Mentre per giustificare la spesa di 31 milioni di euro per l’auditorium da 700 posti a Isernia (22 mila abitanti) sono tornati utili i fantasmi di sette garibaldini, uccisi in Molise.
Molte opere non saranno terminate in tempo. Il capo della struttura di missione Giancarlo Bravi sta lavorando bene ma deve scontrarsi con la programmazione insensata del Governo Prodi e con l’attuazione sprecona e – secondo i pm – corrotta dei funzionari nell’era Berlusconi. Il bilancio è desolante: il progetto faraonico del palazzo del cinema di Venezia, caro a Massimo Cacciari, non sarà realizzato e l’amianto trovato nell’area imporrà una bonifica aggiuntiva di 10 milioni di euro. Forse l’auditorium di Firenze da 236 milioni, dal quale parte l’inchiesta sulla cricca, dovrebbe essere inaugurato a dicembre con un concerto. Ma il maestro Zubin Metha si esibirà in uno “stralcio” dell’opera (da 156 milioni) senza la mirabolante macchina scenica che arriverà dopo il 150esimo. Anche l’auditorium di Isernia, caro all’ex ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro, non sarà terminato. Per far contento il sindaco la struttura guidata da Bravi consegnerà uno stralcio e forse si potrà tenere la messa in scena del Nabucco a dicembre. Poi il cantiere riaprirà, se arriveranno altri dieci milioni di euro dopo i 31 milioni già spesi.
Stavolta i soldi e il tempo non sono scuse valide. La struttura di missione della presidenza del Consiglio è stata creata nel 2007. Per accelerare le procedure e saltare i controlli il governo Prodi concesse la corsia preferenziale dei grandi eventi, usata dai funzionari amici di Diego Anemoneper fare i propri affari personali. Il gruppo Anemone ha vinto l’appalto dell’allargamento dell’aeroporto di Perugia. Una delle ragioni per le quali il primo capo della struttura di missione di Italia 150 Angelo Balducci è stato arrestato è proprio la messa a disposizione da parte del consorzio dell’aeroporto (composto anche dalla società Redim 2002 della moglie di Diego Anemone) di un’automobile Bmw.
Anche gli avvocati Edgardo Azzopardi e Camillo Toro, rispettivamente amico e figlio del procuratore Achille Toro, coinvolto con loro nella fuga di notizie che indusse la Procura di Firenze ad accelerare gli arresti, hanno ricevuto consulenze dalle imprese esecutrici dei cantieri di Italia 150. Mauro della Giovampaola, che prese il posto di Angelo Balducci al vertice della struttura di missione, quando arrivò a Venezia per la posa della prima pietra del palazzo del cinema, si vide recapitare in stanza al Gritti una escort dal solito Anemone. E lo stesso destino toccò in sorte a Fabio De Santis, commissario per la realizzazione dell’auditorium di Firenze. Non ci vuole molto a capire perché le opere faraoniche sono state privilegiate. Il povero Garibaldi e le restauratrici che stanno lavorando al freddo di gennaio per chiudere i lavori in tempo, non avevano escort da offrire. Così l’eroe dei due mondi si ritrova allo scoccare del 150esimo ingabbiato e persino imbustato come una merendina. Mentre i Garibaldini sono stati incappucciati con buste dell’immondizia. Se fosse ancora in carne e ossa e non inchiodato alla sua sella di bronzo, l’eroe dei due mondi scenderebbe dal cavallo e correrebbe dalla sua Anita per inveire contro il secondo tradimento dei suoi connazionali. Ancora una volta sul Gianicolo. Nel 1849 proprio per la delusione patita dai romani che lo lasciarono solo a combattere scrisse alla bella creola che aveva lasciato il marito nel Rio Grande per seguirlo scusandosi del carattere dei connazionali. A vedere le zampe del cavallo di Anita corrose dall’incuria e sostenute dai tubi Innocenti , Garibaldi scriverebbe di nuovo “tu donna forte e generosa con che disprezzo guarderai questa ermafrodita generazione di italiani: questi miei paesani ch’io ho cercato di nobilitare tante volte e che sì poco lo meritavano”.
(ha collaborato Damiano Zito)
Nella foto la prima bandiera italiana, così come è esposta al museo del Risorgimento di Torino.