mercoledì 18 maggio 2011

Mamma li Centri. - di Vittorio Zucconi.


“Non lasciamo che Milano finisca nelle mani dei centri sociali, è questo il messaggio che vuole mandare Silvio Berlusconi”. La Pravdanchè, l’organo del Cremlino di Arcore e della badante plastificatamilano_11032006_0 che tappa pubblicitariamente i buchi del Giornale, indica quale sarà il nuovo fantoccio agitato per far paura ai milanesi e riportare le pecorelle smarrite nell’ovile del pastore: i Centri Sociali. Falliti la Minaccia Islamica (la lista “Io Amo Me Stesso” di Allam Magdi ha raccolto un sensazionale 0,51%), i Rom (ma dove sono finiti i Rom?), le BR in Procura (500 voti per Lassini nonostante la sfilata sul pullman del Milan campione), il Cancro in Toga, il Furgone Rubato, l’Invasione degli Immigrati, le Moschee in Piazza del Duomo, restano i cari, vecchi, immarcescibili centri sociali con il loro sabba di demoni pronti a invadere la città in un’apocalisse finale di violenza. Sembra una patetica riesumazione di vecchi stracci, ma non lo è. Non mi meraviglierebbe se tra adesso e la domenica del ballottaggio, assistessimo a una improvvisa offensiva di spaccavetrine e bruciamacchine attribuita al Leonka e ai centri sociali o a qualche altro “grave episodio di violenza” (scegliete voi a chi attribuirlo, va bene anche la solita zingara accusata falsamente di rubare un bambino) che “suscita allarme tra i cittadini”. Attenzione alla belvetta ferita, ma non morta. Sono pronti a tutto, perchè se perde Milano, e anche Napoli è seriamente a rischio dopo quel miserabile 38% preso dal San Gennaro di Casoria protettore di Letizia (Noemi) che aveva promesso miracoli, buona notte Silvio. Altro che 5 Stelline e Martinitt con le webcam.



Le compagnie “moderate” della Moratti. Dai neofascisti a Ordine nuovo agli amici dei boss. - di Mario Portanova


Il sindaco di Milano dopo l'attacco a Pisapia rivendica "io sono moderata di nascita". Oggi, però, il suo partito è zeppo di nostalgici di Mussolini e Hitler. Ma anche di vecchi estremisti di sinistra come l'avvocato Gaetano Pecorella

“La mia è la storia di una persona moderata per nascita”, rivendica Letizia Moratti, “mentre dall’altra parte vi è una persona che non può certo considerarsi moderata” . Prende una piega stravagante l’ultimo miglio di campagna elettorale del sindaco di Milano. Dopo aver attaccato l’avversario Giuliano Pisapia su una vecchia storia degli anni Settanta, la Moratti introduce l’innovativa concezione di moderatismo genetico.

Come se non ci fossero stati tanti casi, a volte drammatici, di terroristi rossi nati in morigerate famiglie democristiane, o di figli degli anni di piombo cresciuti come cittadini ligi allo Stato. E anche ammesso che moderati si nasca, come diceva Totò per i signori (“e io lo nacqui, modestamente”…), tutti sanno che Pisapia è figlio di Giandomenico, uno dei più insigni giuristi italiani, che non combattè con Fidel Castro sulla Sierra Maestra ma guidò la commissione ministeriale sul nuovo codice di procedura penale varato nel 1989 e tuttora in vigore, non a Cuba ma nella Repubblica italiana. La Moratti si è attribuita persino una “formazione professionale moderata”, dal che si deduce che esistano mestieri in sé estremisti, magari proprio quello che fa Pisapia: l’avvocato.

Stravaganze a parte, Letizia Moratti è davvero una moderata? Sulla scheda elettorale, tra le liste che la sostengono c’è la Destra di Francesco Storace, che sul sito web milanese accoglie i simpatizzanti con citazioni di Julius Evola (noto moderato di corrente antisemita), croci celtiche, utili link a Casa Pound o alla Fondazione Pinochet. In campagna elettorale, la moderata Letizia si è accompagnata (e abbracciata) a Roberto Jonghi Lavarini, politico di riferimento del neofascismo e del movimento naziskin milanese, accolto a braccia aperte nel Pdl due anni fa.

Lo stesso Pdl candida a Palazzo Marino nomi di punta dell’estrema destra cittadina, come Marco Clemente (quello che conversava con Pino Amato, uomo di Forza Nuova arrestato con l’accusa di essere l’estorsore del clan Flachi), protagonista dei raduni più nostalgici e sostenuto anche dagli ultras del calcio, che quanto a moderazione non scherzano.

La grande tradizione moderata di Letizia Moratti si è sposata spesso con gli eredi di Benito Mussolini e Adolf Hitler. Nel 2006, l’allora candidata al primo mandato sfilò alla manifestazione del 25 aprile spingendo la carrozzella del padre, ex partigiano e deportato a Dachau. Fu fischiata e si innescarono polemiche roventi sull’intolleranza della sinistra.

Tre giorni dopo, però, la Moratti presentò il suo programma e annunciò di aver siglato un accordo elettorale con la Fiamma Tricolore e Azione Sociale. Cioè con gli eredi duri e puri dell’Msi e con la santa alleanza tra Alessandra Mussolini, Adriano Tilgher e Roberto Fiore. Nell’ordine: la fiera nipote del Duce che insieme ai nazisti faceva deportare i partigiani; l’ammiratore di Adolf Hitler (incorso soltanto “in alcune storture”) ; l’attuale leader di Forza nuova, condannato negli anni di piombo per banda armata e associazione sovversiva, e fuggito latitante in Inghilterra, che non concesse l’estradizione. Poi arrivò la prescrizione, come racconta lui stesso.

Nella sua moderata gioventù, Letizia Moratti non dev’essersi accorta che gli anni Settanta furono molto movimentati anche a destra, e che diversi suoi attuali compagni di partito erano vicini a gruppi violenti, quando non li dirigevano. Come Ignazio La Russa, attuale dominus del Pdl a Milano, nonché ministro della Difesa. La Russa era un giovane dirigente dell’Msi negli anni in cui i neofascisti scendevano in piazza con catene e coltelli. Fu lui, ha raccontato recentemente a Gianni Barbacetto su Il Fatto Quotidiano il suo vecchio camerata Tommaso Staiti di Cuddia, “a volere più d’ogni altro la manifestazione del 12 aprile 1973 in cui fu ammazzato l’agente Antonio Marino”, poliziotto della Celere colpito da una delle bombe a mano che alcuni giovani di destra si misero a lanciare. “La Russa s’impuntò”, continua Staiti. “Il 12 aprile dovevamo riuscirci. A tutti i costi. Man mano che la data s’avvicinava, diventava chiaro a tutti che sarebbe stato un massacro”. E chissà se il sindaco Moratti ha mai visto in azione l’uomo che di fatto dirige il suo partito in città, come appare per esempio nel film di Marco Bellocchio “Sbatti il mostro in prima pagina”.

Se non bastassero gli ex camerati, il Pdl di Letizia Moratti non si fa mancare neppure gli ex estremisti di sinistra. Un esempio per tutti, quello di Gaetano Pecorella, vicino al Movimento studentesco milanese in anni piuttosto vivaci, poi avvocato del famigerato “soccorso rosso”, e ancora nel 1990 candidato di Democrazia proletaria.

Tra neri e rossi non scampano i verdi. Forse il sindaco di Milano ignora che Mario Borghezio, colonna della Lega nord, alleato fondamentale del Pdl nella corsa elettorale milanese, l’11 luglio 1976 fu fermato dalla polizia vicino a Ventimiglia con la macchina zeppa di volantini di Ordine nuovo, organizzazione neonazista protagonista della strategia della tensione. I volantini auspicavano “uno, dieci, cento, mille Occorsio” (il magistrato Vittorio Occorsio era stato ucciso da Ordine nuovo il giorno prima a Roma), lanciavano minacce al “bastardo Luciano Violante”, con un bel “Viva Hitler” a coronare il tutto. Un episodio di cui Borghezio “non parla volentieri”, scrisse Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, in un’intervista in cui il parlamentare leghista ammetteva comunque di aver fatto parte della Jeune Europe, movimento fondato dall’Ss belga Jean Thiriart.

In quegli stessi anni bui, tra l’altro, un certo Silvio Berlusconi aveva in tasca la tessera della loggia P2, associazione segreta coinvolta in una ragnatela di trame eversive. Altro che il presunto furto di un furgone. Forse Letizia Moratti è nata moderata, come dice lei. Ma crescendo ha cominciato a frequentare cattive compagnie.



Le fatture che coinvolgono Scajola Ecco gli appalti ad Anemone. - di Marco Lillo


Nelle carte dell'indagine sulla cricca spuntano due prove non ancora valutate.


Le due fatture che inguaiano Claudio Scajola portano la data del 30 aprile e del 31 giugno 2002. Riguardano una fornitura di condizionatori per un lavoro svolto dalla Tecnocos e provano cheAnemone ha lavorato al Viminale nel periodo in cui il titolare del dicastero non era Giuseppe Pisanu, come si è creduto finora, ma proprio Scajola, beneficiato due anni dopo degli assegni usati per comprare la casa vicino al Colosseo. Quelle fatture sono depositate negli atti dell’indagine di Perugia sulla cosiddetta “Cricca dei grandi eventi”, ma nessuno finora si era reso conto della loro importanza. Dopo la chiusura dell’indagine perugina dove Scajola non è mai stato iscritto nel registro degli indagati, Berlusconi ha dichiarato: “Quello che è successo al mio amico Claudio Scajola, uscito totalmente estraneo da una vicenda che ha profondamente ferito lui e la sua famiglia è una clamorosa dimostrazione della necessità di una riforma della giustizia”. Ieri Scajola ha pubblicato sul web un trattatello di 12 pagine dedicato alla vicenda dell’appartamento pagato “a sua insaputa” grazie ai 900 mila euro degli assegni di Anemone. A giorni si attende il suo ingresso al governo.
Nelle carte dell'indagine sulla cricca spuntano due prove non ancora valutate


Finora si è detto che Anemone non ha preso nemmeno un appalto dal Viminale, quando era retto da Scajola. Per controllare questa affermazione, il Fatto Quotidiano ha riletto le carte, a partire dalle due fatture emesse dalla Simait Service Srl, un fornitore storico di Anemone che si è occupato anche dei condizionatori della casa del ministro nel 2004. Simait fattura a Tecnocos di Anemone con questa motivazione: “Ns. riferimento commessa n. 26/2002 del 4 febbraio 2002 per la fornitura e posa in opera di impianto di condizionamento per una fornitura di impianti di condizionamento aria per condizionatore multisplit e inverter presso il ministero degli Interni di Roma”. La seconda fa riferimento alla commessa del 14 febbraio del 2002 per altri condizionatori sempre “presso il ministero degli Interni”.

Le date delle fatture dimostrano che c’è un buco nelle ricostruzioni di investigatori e giornalisti. Non è vero che la scalata di Anemone è iniziata con il contratto per i lavori di ristrutturazione della sala crisi del Viminale nel settembre del 2002, due mesi dopo l’arrivo di Pisanu. Sulla base di questa affermazione – nonostante siano provati i vantaggi ottenuti da Scajola – l’ex ministro non è stato indagato perché, per dirla con il brocardo latino, c’è il do di Anemone ma non c’è l’ut des di Scajola. Insomma c’è un regalone da un milione di euro, ma manca la controprestazione. Non tanto perché i 21 contratti firmati dal 2002 al 2009 dalle società di Anemone per un centinaio di milioni di euro abbiano come controparte il Provveditorato delle Opere pubbliche del ministero delle Infrastrutture.

Tutti sanno che si tratta di un contraente formale che esegue le direttive del committente reale, che spesso era il ministero dell’Interno. Scajola era escluso perché la stagione d’oro di Anemone al Viminale, così si era detto finora, era iniziata solo dopo il 4 luglio del 2002, quando Scajola si dimette dopo aver dato del “rompicoglioni” al professor Marco Biagi. E invece non è così. E basta leggere le carte di Perugia per capirlo. Già nell’elenco dei lavori sequestrato ad Anemone e allegato all’informativa del Ros dei Carabinieri del 29 aprile 2010, spunta un contratto per “manutenzione dei locali del compendio del Viminale” datato 13 maggio del 2002.

Ma anche il primo contratto importante, quello da 2 milioni e 494 mila euro per la “Ristrutturazione degli ambienti destinati alla Sala Situazioni, all’area di crisi agli uffici contermini e all’archivio dell’Onorevole Ministro-Compendio del Viminale” che risulta firmato il 19 settembre 2002, stando alle fatture della Simait pubblicate oggi dal Fatto, risale a febbraio del 2002. “Quando Pisanu arriva”, spiegano al Fatto i collaboratori dell’ex ministro Pisanu, “i lavori della sala di crisi e dell’ufficio erano stati già appaltati ed erano quasi terminati”. Non basta: Scajola diventa ministro altre tre volte e in tutti e tre i casi Anemone si occupa di ristrutturare i suoi uffici: al ministero dell’Attuazione del programma nel 2004, al ministero Attività produttive (23 mila e 880 euro) nel 2005 e poi ancora al ministero dello Sviluppo economico: 31 mila euro pubblici spesi per “lavori nella stanza di riposo e attiguo bagno del ministro”. Sono importi piccoli. Ma nelle carte dell’indagine c’è traccia di un intervento più importante. Il 3 aprile del 2009 Bertolaso, dice al telefono al dottor Guidelli che “i ministri Tremonti e Scajola hanno trasferito sul conto (della Protezione civile) 226 milioni di euro e quindi pagheranno tutti gli stati di avanzamento dei lavori a La Maddalena”. Proprio quelli che interessavano ad Anemone e Balducci.


Il premier: case abusive, stop alle ruspe La Lega insorge: «Parli prima con noi».


Berlusconi: sospendere gli abbattimenti fino a dicembre Ma Calderoli lo gela: «La legge è uguale per tutti»

NAPOLI - Un provvedimento del Consiglio dei Ministri sospenderà gli abbattimenti di case «fino alla fine dell'anno, per valutare situazione e rimediare». È la promessa di Silvio Berlusconi che riceve però l'immediato stop della Lega che con Calderoli afferma: «Sicuramente dovrà parlarne anche con noi». «Personalmente - aggiunge Calderoli - indipendentemente da dove siano collocati gli immobili, sono contrario a fermare abbattimenti già disposti di costruzioni abusive, che tra l'altro non avrebbero neppure potuto essere sanate nei precedenti condoni edilizi. Non possono esistere nel Paese zone franche per la legge - conclude l'esponente del Carroccio - perché la legge deve essere uguale per tutti».

Lo scorso febbraio fu bocciato nel «Milleproroghe», la norma che prevedeva la sospensione degli abbattimenti per gli abusi edilizi in Campania. Una norma che avrebbe dovuto sospendere 60 mila demolizioni fino al prossimo 31 dicembre. La rappresentanza parlamentare campana del Pdl e del centrodestra aveva sostenuto questa battaglia fino a trasformarla in una occasione di recupero. Una norma su cui però c'erano stato le obiezioni del ministro dell’economia, Giulio Tremonti, che aveva annunciato radicali modifiche del provvedimento a seguito dei rilievi formulati dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ora sembra che Berlusconi, con queste parole, voglia ripescare quel provvedimento.

Berlusconi intervistato da radio Kiss Kiss il giorno prima del suo arrivo a Napoli è tornato anche sul dramma rifiuti sparando a zero contro il Comune. «Nel 2008 - ha spiegato il premier - siamo riusciti a mettere fine alla tragedia che aveva portato Napoli in negativo in tutto il mondo poi ho lasciato tutto nelle mani dell'amministrazione comunale, indicando ciò che doveva essere fatto, due termovalorizzatori e nuove discariche. Non è stato fatto nulla di questo. Ancora siamo dovuti intervenire con i militari. Penso che la soluzione sia possibile solo se si realizzeranno i termovalorizzatori. La Regione ha rispettato tempi degli appalti e il problema à il periodo di transizione. La differenziata – aggiunge Berlusconi – sarà la sfida principale della nuova amministrazione che ho fiducia sarà targata Gianni Lettieri. Credo che con l'ausilio di Guido Bertolaso, che si è offerto di aiutare, si potrà risolvere tutto».

Anche il candidato sindaco del Pdl, Gianni Lettieri, è intervenuto in giornata sul tema rifiuti promettendo di abolire la Tarsu: «Fino a quando non sarà rimosso l’ultimo sacchetto di immondizia dalle strade della città – ha annunciato - i napoletani non pagheranno la tassa sui rifiuti. Mi impegno a sconfiggere l'emergenza rifiuti, una volta e per tutte, nel più breve tempo possibile in questo modo: avvio immediato della raccolta rifiuti porta a porta, con conseguente eliminazione dei cassonetti dalle strade, per innalzare subito la percentuale di differenziata; smaltimento dei rifiuti parte in una regione italiana, parte in uno stato estero, che sono già stati individuati ed hanno dato disponibilità; realizzazione in otto mesi del sito di compostaggio lavorando giorno e notte. Nel frattempo – ha concluso Lettieri - non posso consentire che i napoletani paghino per un servizio di cui non usufruiscono. Nella legge speciale per Napoli sono già individuati gli strumenti necessari per la copertura finanziaria di questa misura».

«Ecco cosa intende la destra quando parla di legalità!» è stato il commento del candidato sindaco del Pd, Mario Morcone, alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi sullo stop alle demolizioni di case abusive. «In una città invasa dai rifiuti e con problemi di inquinamento - ha continuato Morcone - invece di pensare a tutelare l'ambiente e sostenere il nostro territorio con iniziative che mirino alla qualità della vita, dell'aria e dell'acqua, il premier annuncia l'ennesima legge ad hoc, promettendo fondi e misure a sostegno». «Spero che in questa fantomatica legge - ha concluso l'ex prefetto - ci siano almeno i 150 milioni sottratti a Napoli dal nuovo federalismo voluto da Berlusconi, ostaggio dalla Lega».

«Siamo al ridicolo. Berlusconi promette lo stop alle demolizioni delle case abusive in Campania e un istante dopo la Lega lo smentisce, minacciando l'altolà», dice Massimo Donadi, presidente dei deputati di IdV. «Da un lato è vergognoso che per una manciata di voti Berlusconi annunci l'ennesima immorale sanatoria sulle case abusive, costruite anche in parchi naturali e zone ad alta inedificabilità» aggiunge Donadi. «Dall'altra l'immediata presa di distanza della Lega, per bocca del ministro Calderoli, ci fa capire che la tanto millantata unità dell'alleanza tra PdL e Carroccio ha la stessa solidità di un cubetto di ghiaccio sotto il sole di Ferragosto».

Carlo Tarallo

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/politica/elezioni2011/notizie/-stop-demolizioni-fino-dicembre-190628510414.shtml


Strauss-Kahn contagiato da Berlusconi - Marco Travaglio




Movimento 5 Stelle - Sopra e oltre



"Siamo a Parigi Montmartre, Jean Claude, Jean Pierre si chiamano tutti così, siamo con il meet up di Parigi, ragazzi splendidi, hanno organizzato un convegno ieri sera sull’acqua pubblica che qua hanno resa pubblica dopo anni di impero della Veolia, è venuta la Vicesindaco di Parigi a parlare, una ragazza splendida, abbiamo fatto un’intervista che manderemo in onda. Da Parigi sembra tutto così un po’ offuscato, devo debuttare in teatro stasera, però stavo leggendo un po’ di cose, abbiamo fatto una roba… Sto leggendo due commenti e il più normale è: "Ahhhhh!!!", è una roba incredibile. Signori abbiamo messo in crisi, come era d’altronde l’intento, questa politica ormai fumosa, finita, che non dice più niente. Voglio rivolgermi e ringraziare chi ci ha dato il voto, vi ringrazio con il cuore, ma non pensate di averci delegato a fare qualcosa, vi siete autodelegati, vi siete dati il voto, avete messo uno di voi, un cittadino dentro il Comune, quindi adesso dovete lavorare in nero perché non vi paghiamo, quindi tutto in nero, è bellissimo, per fare progetti da mettere dentro il vostro Comune, avete un cittadino che è dentro, che ha due funzioni: quella di essere un terminale di un social network dei cittadini fuori e della Rete, che fa lasentinella, fa il disinfettante, mette fuori tutti i documenti pubblici, saranno veramente pubblici sulla Rete e conseguentemente sarà anche un terminale della Rete, un punto della Rete dove voi dovete progettare, voi, il taxista, il medico, il vigile, il cittadino normale darà delle indicazioni su come sarà la mobilità, come dovrebbe essere la sanità… sulle cose che vi riguardano.
Quindi abbiamo bypassato questi partiti morti, non siamo il terzo polo di nessuno, Casini, Fini, Rutelli, questi fantasmi… non ci aggreghiamo con nessuno, destra e sinistra sono la stessa cosa, che facciano Pisapia o Moratti sindaco, faranno sempre l’Expo e milioni di metri cubi di cemento, che ci sia Fassino, che è un dipendente di De Benedetti, sicuramente vorrà fare la Tav e fare degli inceneritori, quindi fanno finta di bisticciare poi sulle scelte sono identici, sul cemento, sul conflitto di interessi, sulla legge elettorale che non hanno detto niente che è una porcata vergognosa, sullo scudo fiscale.
Adesso nasce un nuovo scenario, ma vi voglio dare due dati perché è straordinario, quasi il 10% a Bologna, il 10% a Ravenna, il 15% a Rimini, il 5% a Torino, l’8% a Savona, ma ci sono delle cose meravigliose, Bovolone! Abbiamo un consigliere a Bovolone, abbiamo un seggio a Sala Baganza con il 9,58, a Rimini siamo all’11,5 %, Savona il 9, Siena siamo al 3,6. A Varese, siamo entrati con un consigliere, a Varese della Lega che è venuto il fotografo dell’Ansa e ha fatto la foto della piazza vuota, poi si è riempita ovviamente, ma lui ha mandato le foto della piazza vuota. In Veneto sono felice per gli amici veneti perché sono veramente straordinari, mi duole e abbraccio con forza i napoletani e i salernitani, il più bel gruppo d’Europa, sono meravigliosi, non ce l’abbiamo fatta, ma lì lo capiamo, sappiamo il perché, ex amici e Rete che non c’è, voto di scambio, è molto più difficile. Una cosa importante è che se andiamo a vedere quanto abbiamo speso a voto, sarà 50 centesimi, sempre campagne da cifre enormi, 300/400 anche mille euro, di soldi che ci avete dato voi, quindi siete gli unici al mondo, siete i votanti paganti e è una cosa straordinaria togliere i soldi alla politica, perché se togli i soldi alla politica diventa veramente gioiosa, brillante,appassionante e onesta.
vi abbraccio veramente e noi non siamo né a destra, né a sinistra, siamo già andati oltre!".

Beppe Grillo



Trapani, sequestrati beni per 35 milioni allo sponsor politico di Sgarbi a Salemi.


Sequestrate diverse società e aziende che operano nell'ambito della sanità convenzionata. Secondo gli inquirenti farebbero capo a Pino Giammarinaro, ex deputato regionale della Dc e presidente dell'Asl di Mazara, attualmente indagato per riciclaggio dalla Guardia di Finanza. Giammarinaro, in passato latitante e poi condannato per peculato, è stato l'ideatore della candidatura di Sgarbi a sindaco di Salemi. Sullo sfondo spunta anche il rapporto con il deputato regionale dell' Api Pio Lo Giudice, che a Giammarinaro avrebbe consegnato oltre 200 mila euro, oltre a incontri con Saverio Romano, con cui avrebbe scambiato "bigliettini".(Scarica "Storia di Pino Giammarinaro" di Walter Molino)


di Giuseppe Pipitone e Gianfranco Criscenti

Giuseppe GiammarinaroQuesta mattina la Polizia e la Guardia di Finanza di Trapani hanno sequestrato beni per oltre 35 milioni di euro a Pino Giammarinaro, ex deputato regionale della Democrazia Cristiana negli anni '90. Sedi di aziende, magazzini, appartamenti, veicoli, quote sociali di società, conti correnti e rapporti bancari sono stati sequestrati in via cautelare all'ex presidente della Asl di Mazara del Vallo su proposta del Questore. A Giammarinaro e ad altri 6 suoi prestanome è stato notificato un avviso di garanzia per riciclaggio e un avviso di conclusione delle indagini per intestazione fittizzia di beni. Dalle indagini della Divisione Anticrimine della Questura di Trapani e dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria è emerso che a Giammarinaro facevano capo attività economiche nel settore della sanità (assistenza a portatori di handicap, fisioterapia ed emodialisi) che ottenevano finanziamenti pubblici regionali. Grazie alla complicità con imprenditori, medici, operatori sanitari e dirigenti della Asl numero 6 di Trapani l'ex deputato gestiva strutture di assistenza convenzionate con la Asp, assicurandosi rimborsi ingenti e influendo anche sulle nomine di manager e dirigenti sanitari nei vari ospedali.

Gli inquirenti hanno passato ai raggi x i conti di società come la C.E.M., la Salus srl, la Life srl e Villa Letizia Soc. Coop. arrivando alla conclusione che Pino Giammarinaro fosse il vero gestore delle aziende, delle quali manteneva il controllo tramite alcuni prestanome, disponendo variazioni di bilancio e assunzioni, e richiedendo addirittura l'emissione di false fattuarazioni. Operazioni che, sempre secondo gli investigatori, hanno portato nelle tasche di Giammarinaro decine di milioni di euro. Era un controllo sulla sanità locale capillare, quello esercitato dall'ex esponente della Dc, noto tra l'altro anche ai politici trapanesi. Il presidente della provincia Mimmo Turano per esempio in una telefonata intercettata si lamentava della capacità di Giammarinaro di orientare e decidere le nomine e i concorsi indetti dalla Asp di Trapani. Come scrivono gli inquirenti, "il legame politico e patrimoniale intrattenuto con l'ex governatore siciliano Cuffaro e con l'ex esponente dell'Udc Saverio Romano" sarebbe correlato a quest'enorme influenza esercitata dall'ex deputato regionale, in passato anche processato per mafia.

Nel 1996 infatti Giammarinaro si diede alla latitanza in Croazia per sfuggire a due misure cautelari per mafia e associazione delinquere per reati contro la pubblica amministrazione. Si costituì poi nel 1996 e fu condannato per peculato e concussione ma assolto dall'associazione mafiosa. Nel 2001 poi, nonostante lo status di sorvegliato speciale, il "signore di Salemi" si candidò nelle file del Biancofiore, mancando l'elezione per pochi voti. Tra i reati oggi contestati al ras della sanità trapanese, anche quello di essersi sottratto ai vincoli della sorveglianza speciale, ottenendo il permesso di allontanarsi dal comune di Salemi grazie a falsi certificati redatti - in almeno 40 occasioni - da medici compiacenti, per partecipare ad incontri politici e finanziari anche nel palermitano. A tali incontri, Giammarinaro si sarebbe recato utilizzando auto intestate alle società oggi sequestrate. Proprio l'utilizzo di tali autovetture avrebbe portato gli investigatori alla conclusione che tali aziende facessero capo proprio a Giammarinaro.

L'attività politica di Giammarinaro non si è fermata dopo il 2001. E' stato l'ideatore della candidatura di Vittorio Sgarbi a sindaco di Salemi e primo supporter dell'ex presidente dell'ordine dei medici trapanesi Pio Lo Giudice, eletto all' Ars nel 2008 con l'Udc.


Vittorio SgarbiAnche rapporti con l'amministrazione salemitana targata Sgarbi hanno interessato gli investigatori. Nell'inchiesta infatti sono confluite le polemiche dichiarazioni di Oliviero Toscani, ex assessore a Salemi, alla dda di Palermo che indagava sulle minacce anonime subite da Sgarbi. Secondo il noto fotografo Giammarinaro avrebbe tentato di condizionare l'amministrazione del comune di Salemi, partecipando addirittura alle riunioni della Giunta Sgarbi, senza possedere alcun titolo ufficiale. Gl' investigatori a tal proposito hanno parlato di "cogente condizionamento mafioso su una parte dell'attività amministrativa del Comune salemitano". Al centro delle indagini anche alcune presunte pressioni che l'ex deputato regionale avrebbe fatto sulla giunta guidata dal critico d'arte per ottenere l'assegnazione di un terreno di sessanta ettari,confiscato al narcotrafficante Salvatore Miceli, a un soggetto a lui contiguo invece che all'associazione antimafia Libera.

Ci sarebbero illeciti anche nel rapporto con Pio Lo Giudice. Il deputato regionale eletto nell'Udc infatti sarebbe stato condizionato nelle sue scelte politiche dallo stesso Giammarinaro, suo sponsor principale in campagna elettorale. Addirittura l'ex presidente dell'ordine dei medici trapanesi sarebbe stato costretto a consegnare a Giammarinaro somme per 200 mila euro. Ed altri 5 mila euro al mese Lo Giudice doveva consegnarli al figlio di Giammarinaro, una sorta di "pizzo" sull'indennità da parlamentare. Anche i 40 mila euro di rimborso per le spese elettorali, richiesti da Lo Giudice all'allora segretario dell'Udc Saverio Romano, sarebbero stati intascati da Giammarinaro che li avrebbe chiesti direttamente a Romano. L'attuale Ministro dell'Agricoltura si sarebbe incontrato diverse volte con Giammarinaro, scambiando con questo anche dei bigliettini.

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=298