mercoledì 25 maggio 2011

Sallusti: “Moratti? Non ha speranza di vincere”


Il direttore del quotidiano di casa Berlusconi si dice convinto che il sindaco uscente di Milano non sarà riconfermata. Poi critica la campagna elettorale del premier, "ha sbagliato a dare ai giudici dei brigatisti". E su Nicole Minetti dice: "Inquietante"

Alla Moratti al primo turno “è già andata di culo” e al ballottaggio “secondo me, no” non ha speranza di vincere. Parola di Alessandro Sallusti. Sì, il direttore de Il Giornale, quotidiano di casa Berlusconi, nonché “amico” della pasionaria del Pdl, Daniela Santanchè, in un’intervista a Vanity Fair in edicola domani smonta gli entusiasmi della maggioranza. E critica persino Silvio Berlusconi. Il premier, afferma Sallusti, “ha sbagliato a dare ai giudici dei brigatisti o a fare i comizi sotto Palazzo di Giustizia”. Non solo. Perché il Sallusti che proprio non ti aspetti, dopo aver difeso negli ultimi mesi il Presidente del Consiglio in ogni modo, mettendo persino in dubbio l’esistenza del bunga bunga, oggi ne condanna velatamente i comportamenti. Bollando come “inquietante” la carriera dorata di Nicole Minetti, l’ex ballerina televisiva diventata consigliere regionale dopo una breve esperienza da igienista dentale. Di Minetti penso sia “inquietante, adesso sappiamo perché è andata a occupare quel posto. Non è un bell’esempio”.

L’attenzione è comunque rivolta a Milano. Secondo Sallusti come candidatura quella della Moratti “era debole. Negli ultimi sei mesi non ho incontrato una persona di centrodestra disposta a votarla. Ha visioni, penso all’urbanistica e all’Expo soprattutto, che la gente non capisce. Troppi cantieri non finiti, troppe cose fatte solo per le minoranze: le piste ciclabili, per esempio”. E nel partito, rivela Sallusti, “si è pensato alle alternative: Confalonieri era forse la più forte. Ma a Milano non si può far fuori un sindaco che si chiama Moratti”. Quindi, chiede Vanity, sta dicendo che il Pdl è andato consapevole verso la batosta? “No, ma siccome il partito si è abituato ad avere uno con la criptonite che risolve tutte le situazioni, c’è stata l’incoscienza di dire: ‘Tanto ci pensa Berlusconi’”. Ma “è evidente che le vicende dell’ultimo anno hanno lasciato il segno, soprattutto nell’elettorato femminile”.

Anche Sallusti dunque critica Berlusconi, chiede il giornalista. “Se non lo critico quasi mai non è perché penso che non abbia difetti, ma perché lo reputo un talento che alimenta la sua genialità anche con i vizi, come Maradona o Michael Jackson. Fondamentalmente sono dei pazzi”.

Non pensa che un politico dovrebbe avere uno stile di vita più sobrio? Soprattutto se, come Berlusconi, si erge a guardiano della famiglia tradizionale? “Berlusconi si è impegnato a fare una politica a sostegno delle famiglie, non a salvare la sua, di famiglia, o a non scopare”.

Nell’intervista c’è poi una parentesi personale, sul rapporto tra Sallusti e Santanché. Il direttore del Giornale descrive la pasionaria del Pdl come una donna “molto dolce” che “passa le serate a lavorare a maglia per il figlio”. Santanché “odia uscire e andare alle feste, ma anche lei ha un ruolo”. Ma, garantisce Sallusti, “Non siamo fidanzati, se è quello che vuole sapere. Ma siamo sicuramente più che amici”.





Spunta la contabilità di Anemone: ci sarebbe anche la caparra per la casa di Scajola.


Dopo qualche mese di silenzio, si torna a parlare dell'imprenditoreDiego Anemone e della sua lista. Stavolta, però, si tratta di un nuovo elenco, trovato nel computer della sua segretaria Alida Lucci: nella lista apparirebbero acquisti di elettrodomestici e pezzi di arredamento, ma anche pagamenti di bollette e case, a favore di politici, ma non solo.

Secondo indiscrezioni di stampa, ci sarebbe anche un documento che attesterebbe uno stanziamento di 900mila euro per l'acquisto della casa dell'allora ministro Claudio Scajola vicino al Colosseo, di cui Anemone versò anche la caparra di 200mila euro. A favore di Scajola ci sarebbe anche un versamento di un milione di lire, risalente al 2001, per saldare i conti dell'autista dell'ex ministro.

Nella lista appaiono anche i nomi dell'ex ministro dei Trasporti Pietro Lunardi, di monsignor Francesco Camaldo, del cardinale Crescenzio Sepe e della figlia dell'ex capo della Protezione Civile, Giulia Bertolaso.

La Procura di Perugia: «Non c'è nessun nuovo indagato»
Non cambia al momento la posizione dei politici, funzionari e personaggi pubblici indicati nella lista dei presunti regali del costruttore Diego Anemone emersa dai computer della sua segretaria, Alida Lucci. Nessun nuovo indagato figura infatti nell'indagine condotta dalla procura di Perugia sugli appalti per i cosiddetti Grandi eventi. Nelle prossime ore l'analisi compiuta sui file del pc della Lucci sarà inviata ai pm di Roma da quelli di Perugia Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi per valutare eventuali ipotesi di reato.
I magistrati perugini decideranno invece successivamente se sentire qualcuno dei personaggi citati. Nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta cricca degli appalti, i pubblici ministeri Sottani e Tavarnesi hanno chiesto il rinvio a giudizio di 19 indagati. L'inizio dell'udienza preliminare è previsto per il 15 giugno prossimo. Nei giorni scorsi ha invece patteggiato una condanna a 11 mesi di reclusione (pena sospesa) l'architetto Angelo Zampolini accusato di favoreggiamento per avere aiutato Anemone «ad assicurare il prezzo del reato di corruzione, rendendosi disponibile ad effettuare cambio di contanti con assegni circolari». Alcuni dei quali risultati utilizzati anche nell'acquisto della casa in via del Fagutale dell'ex ministro Claudio Scajola (mai indagato dalla procura perugina).
Richiesta di patteggiamento per rivelazione di segreto di ufficio è stata avanzata anche dall'ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro e il procedimento approderà davanti al gip di Perugia poco dopo la metà del prossimo mese. La procura è intanto in attesa della decisione del Parlamento sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro Pietro Lunardi nel filone d'inchiesta che coinvolge anche il cardinale Crescenzio Sepe.

La reazione di Scajola: «Notizie prive di fondamento, pronta la querela»
«Ancora una volta leggo notizie prive di fondamento sul mio conto. Si tratta di episodi già passati al vaglio dell'autorità giudiziaria che non mi riguardano e per i quali è stata ritenuta la mia totale estraneità». Lo afferma in una nota Claudio Scajola nuovamente al centro di indiscrezioni di stampa in merito all'inchiesta sugli appalti del G8. Si tratta, sottolinea l'esponente del Pdl, di «un inaccettabile accanimento persecutorio, che non ha trovato alcun fondamento di verità». «Continuo senza tentennamenti e senza timori - prosegue Scajola - il mio impegno politico a difesa delle istituzioni, delle regole e della dignità della persona, contro le falsità e le intimidazioni. Ho dimostrato sino ad oggi il massimo rispetto per il lavoro dei magistrati e persino per gli operatori dell'informazione con le mie dimissioni ed il mio silenzio senza mai alzare i toni».
«Oggi - aggiunge - di fronte all'ingiustificato perseverare nella diffusione di notizie, già ritenute irrilevanti dagli stessi magistrati, confuse e prive di fondamento, che determinano una percezione distorta della mia persona presso l'opinione pubblica, non trovo altra via che procedere senza indugio a perseguire in sede giudiziaria chiunque si sia reso responsabile di aver perpetrato questa diffamazione non più sostenibile».

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-05-25/spunta-nuova-lista-anemone-084832.shtml



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martedì 24 maggio 2011

Altro che Bat-Casa, il vero affare di Letizia Moratti è la sua casa. - di Vittorio Malagutti



Milano - Una casa da sogno in pieno centro di Milano. Piscina in terrazzo e giardino pensile con tanto di orto botanico a pochi metri in linea d’aria dalle guglie del Duomo. E poi arredi opulenti, Tintoretto alle pareti e mobili di gran pregio. Il tutto per centinaia di metri quadrati disposti su più piani. Ecco la casa di Letizia Moratti, descritta da chi la frequenta. Lusso fine a se stesso, direte voi. Roba da super ricchi. Non solo. Perché questa dimora sfarzosa è diventata anche una macchina da soldi. Decine di milioni di euro che sono serviti a coprire i buchi in bilancio della Securfin, la holding controllata dal sindaco di Milano e dal marito, il petroliere Gianmarco Moratti.

Possibile? Eccome: i Moratti, una delle famiglie più ricche d’Italia, una fortuna miliardaria costruita sul marchio delle raffinerie Saras, hanno cavalcato alla grande una norma contenuta nel decreto anti-crisi varato nell’autunno di tre anni fa da Silvio Berlusconi. Una norma studiata per dare una mano ai piccoli e medi imprenditori messi alle strette dalla crisi. E invece è andata diversamente. Letizia e Gianmarco Moratti hanno rivalutato in un colpo solo di ben 55 milioni gli immobili che fanno capo alla Securfin. Tra questi anche la casa dove abitano insieme alla figlia, alla nipotina e svariati gatti e cani. L’altro figlio Gabriele si è nel frattempo dedicato a costruirsi una dimora su misura, l’ormai celebre “casa di Batman”, finendo sotto inchiesta penale per abusi edilizi.

Tutto secondo legge, invece, per Moratti mamma e papà. Con il piccolo particolare che gli aiuti pensati per dare ossigeno al sistema produttivo in crisi sono andati anche al petroliere e alla consorte. I quali, a occhio e croce, non sembrano esattamente sull’orlo del fallimento. Giusto per dare un’idea della situazione, va segnalato che Gianmarco Moratti e il fratello Massimo (il presidente dell’Inter) nel 2006 si sono spartiti quasi 2 miliardi di euro frutto del collocamento in Borsa delle azioni Saras. L’operazione si è risolta in un disastro per gli investitori, tra cui migliaia di piccoli risparmiatori che hanno visto colare a picco nel giro di poche settimane le quotazioni dei titoli. In compenso i Moratti hanno fatto il pieno di milioni. E già che c’erano, Lady Letizia e il marito hanno pensato bene di attingere agli aiuti di Stato.

È andata così. Nell’autunno del 2008 il crac della finanza mondiale colpisce pesantemente l’economia reale. I governi corrono ai ripari. E anche Roma si muove. Soldi pubblici per aiutare le aziende in crisi. Sgravi fiscali per dare una mano agli imprenditori. La retorica di governo, copyright Giulio Tremonti, descrive così l’intervento dell’esecutivo per rilanciare il sistema produttivo. C’è il bonus per invalidi e pensionati, il tetto ai mutui, nuovi fondi per scuole. Di più: a quei tempi il ministro Tremonti si dilettava con la cosiddetta Robin Hood tax, che, diceva lui, doveva servire a tagliare gli scandalosi profitti dei petrolieri. Compresi, ovviamente, anche i Moratti. La tassa inventata dal ministro di Sherwood non ha dato i frutti sperati. In compenso i padroni della Saras sono riusciti a rimettere in sesto i conti di famiglia con i soldi garantiti dal decreto anticrisi. La notizia si nasconde tra le pieghe del bilancio della Securfin, la società di Letizia Moratti e del marito Gianmarco. Nella relazione che accompagna i conti del 2008 si legge che “è stata operata la rivalutazione sugli immobili patrimoniali posseduti dalla società” così come previsto dal decreto legge 185/2008, meglio conosciuto come decreto anti-crisi. Significa che palazzi e terreni di proprietà di Securfin alla fine del 2007 erano iscritti a bilancio a costi storici, meno di 10 milioni di euro.

La norma sponsorizzata da Tremonti consente di rivalutare i beni immobili delle aziende adeguandoli ai prezzi di mercato. Il gioco è fatto, allora. Ai Moratti è bastato sfoderare la perizia ad hoc di un esperto che fissasse i valore dei loro palazzi. Ed ecco che la voce immobili si è rivalutata di ben 55 milioni. Colpo grosso, insomma. E senza pagare neppure un euro di tasse sulla rivalutazione, perché così stabilisce il decreto.

Come si spiega la manovra? Perchè mai i Moratti hanno scelto di sfruttare gli aiuti anticrisi? Semplice. Come il Fatto Quotidiano ha raccontato la settimana scorsa, la Securfin holding ha perso centinaia di milioni a causa del disastroso andamento della controllata Syntek, la società tedesca fondata nel 2000 da Letizia Moratti in persona. Nel 2008 Securfin ha chiuso il bilancio in rosso per 44 milioni, dopo aver perso 112 milioni l’anno precedente. Ecco allora a che cosa serviva la rivalutazione degli immobili. Quei 55 milioni, dedotti gli ammortamenti, sono finiti in un’apposita riserva di bilancio per 40 milioni. Una riserva prosciugata per far fronte alle perdite del 2008. Missione compiuta. Grazie a Tremonti, il ministro Robin Hood.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/24/altro-che-bat-casa-il-vero-affare-di-letizia-moratti-e-la-sua/113347/


Qui MIlano.






Le vignette di Giannelli su Corriere della sera.



















Colti in flagrante.






Le vignette di Giannelli su Corriere della Sera
















lunedì 23 maggio 2011

Se il Paese deraglia.


Mentre la destra di governo, a Milano, scopre l’esistenza del Mullah Pisapiah diretta emanazione, secondo Bossi, di Al Qaeda (praticamente l’erede meneghino di Bin Laden, meno male che dovevano abbassare i toni e limitare almeno il ridicolo) l’Italia disinteressata all’indiscutibile e concreto pericolo che drogati e musulmani occupino palazzo Marino - gay mancini e ladri d’auto albini nelle retrovie, anziani terroristi a far da palo - l’Italia vera, dicevo, arranca nel disastro economico con un piede nella povertà e l’altro nella trincea della sopravvivenza.

L’Italia che non ne può più nemmeno dei pistolotti in tv, che tanto poi le multe dell’Agcom alla Rai le paghiamo sempre noi col canone e con le tasse di cui Berlusconi sembra disporre come di un balzello personale, qui le metto, qui le tolgo, se state buoni le cancello e sennò le raddoppio. L’Italia delle donne che mandano avanti la baracca mettendo il vestito da lavoro in ufficio e togliendo i tacchi per le scale di casa, che dentro aspettano i figli e i nonni da accudire senza nemmeno il tempo di dire come va: due miliardi di ore di cura di bambini e anziani, l’Istat lo chiama “aiuto informale”, così, una mano tanto per passare il tempo, lieto volontariato, piacere puro e generoso, niente di che. Figuratevi, anzi: c’è bisogno d’altro? Possiamo forse esservi utili a ripianare le buche nelle strade, sulla via del rientro, o a togliere due sacchi d’immondizia di quelli abbandonati davanti a casa, visto che l’amministrazione pubblica non ce la fa?

In questa Italia, che di tutto avrebbe bisogno tranne che di una classe politica che si balocca con la paura dell’Islam mentre invita minorenni marocchine a casa sua, succedono cose di cui nessuno parla e che fanno paura davvero, invece, perchè parlano di omertà e di omissioni, di potere che difende se stesso, di bugie che lasciano una scia di morte e di dolore. Di solito non sono nella scaletta dei tg, nessuna multa sarà dovuta in questo caso.
Dedichiamo la nostra copertina, oggi, all’inchiesta di Roberto Rossi sulla strage di Viareggio: un treno carico di gas liquido deraglia ed esplode il 29 giugno 2009, 32 morti. Le carte della procura di Lucca e i controlli incrociati ci dicono che il carrello che si è spezzato, quello le cui immagini vedete per la prima volta in prima pagina, era arrugginito. L’esplosione lo ha lanciato lontano dalle fiamme, lo vedete così come era quel giorno, come quando si è rotto: “In gravi condizioni di deterioramento”.

E’ molto improbabile, concludono gli inquirenti, che sia stato revisionato 8 mesi prima dell’incidente, come la ditta austriaca che li produce e che avrebbe dovuto a norma di legge fare i controlli sostiene. Le parti sottoposte a controllo - dopo essere state revisionate - sono sabbiate, riverniciate. Questo con tutta evidenza non lo è. Il carrello si è rotto, il treno ha deragliato, il gas è esploso, 32 persone sono morte. Per sovrapprezzo dai contratti di cui siamo in possesso risulta che il gas trasportato non costituiva per le Ferrovie un affare vantaggioso: anzi, era un business in perdita. Costava più di quanto rendeva. Il gas così generosamente fatto recapitare a domicilio era destinato alla Aversana Petroli di Casal di Principe, società della famiglia Cosentino. Quel Cosentino, quella famiglia. Ma parliamo ancora del Mullah Pisapiah e del pericolo islamico, conviene.