Il progetto del Ponte sullo stretto di Messina (Credits: ANSA)
Ci risiamo. Il Ponte sullo Stretto di Messina non si farà più. O forse si farà ma più in là. Insomma, ancora non è chiaro. Quello che è certo, però, è che ieri è stata approvata una mozione parlamentare proposta dall’Idv e sostenuta dal governo che impegna l’esecutivo stesso a stanziare fondi a favore del trasporto pubblico locale, sottraendoli anche dai finanziamenti per il ponte.
Di quanto stiamo parlando? “Circa 1,8 miliardi di euro” spiega l’economista Guido Signorino dell’Università di Messina. “La disponibilità reale però dovrebbe essere inferiore, perché gli ultimi 470 milioni erano stati stanziati nel 2009, ma saranno disponibili solo nel 2012. Quindi in definitiva al momento parliamo di un fondo pari a circa 1,3 miliardi di euro”.
Più complicato invece è sapere quanto è stato finora realmente speso, e pesa già sulle tasche dei cittadini. “Alcune fonti hanno parlato di più di 400 milioni di euro” spiega Signorino. “La Società Stretto di Messina però, che è la concessionaria del Ponte, si è affrettata a precisare che al momento risultano spesi circa 270 milioni. Probabilmente la verità sta nel mezzo”.
Di quanto stiamo parlando? “Circa 1,8 miliardi di euro” spiega l’economista Guido Signorino dell’Università di Messina. “La disponibilità reale però dovrebbe essere inferiore, perché gli ultimi 470 milioni erano stati stanziati nel 2009, ma saranno disponibili solo nel 2012. Quindi in definitiva al momento parliamo di un fondo pari a circa 1,3 miliardi di euro”.
Più complicato invece è sapere quanto è stato finora realmente speso, e pesa già sulle tasche dei cittadini. “Alcune fonti hanno parlato di più di 400 milioni di euro” spiega Signorino. “La Società Stretto di Messina però, che è la concessionaria del Ponte, si è affrettata a precisare che al momento risultano spesi circa 270 milioni. Probabilmente la verità sta nel mezzo”.
Come questi soldi siano stati spesi (o sprecati), è ancora più curioso. E qui la storia ci viene in aiuto.
All’inizio degli anni ’90 viene presentato il progetto da parte della Società Stretto di Messina, nata nel lontano 1971 e che tra i propri soci ha tutti enti pubblici: l’Anas, che controlla il pacchetto di maggioranza, e poi Ferrovie, la Regione Sicilia e la Regione Calabria. Alla fine degli anni ‘90 un consulente esterno esprime dubbi sulla fattibilità, così il progetto preliminare viene rivisto e ripresentato nel 2002.
Nel 2003 il Governo l’approva e lancia una gara d’appalto che nel 2005 si conclude con la vittoria di un raggruppamento guidato da Impregilo a capo del Consorzio Eurolink che ne realizza la progettazione definitiva e sarà chiamato all’esecuzione dell’opera. “I soldi spesi” spiega Signorino “sono serviti dunque per la progettazione preliminare, per la gara d’appalto, per tutte le consulenze tecniche, per la progettazione definitiva e naturalmente per tenere in vita la Società Stretto di Messina, che al momento occupa una cinquantina di dipendenti”.
Tutto, quindi, tranne posare una pietra. In vent’anni. Ora tutto si blocca di nuovo e per i fondi stanziati Signorino immagina nuove interessanti utilizzi: “L’economia insegna che le grandi infrastrutture non sono mai un volano per la crescita. Meglio investire quei soldi in piccole opere che di solito hanno effetti occupazionali maggiori. In questo senso è un bene volerli destinare al trasporto pubblico locale, ma si potrebbe spenderli anche per progetti di prevenzione territoriale, visto che le zone di Messina e Reggio Calabria sono a grande rischio idrogeologico e sismico” conclude Signorino.