martedì 14 febbraio 2012

Arrestato vicepresidente del consiglio regionale dell'Umbria.



PERUGIA (Reuters) - I carabinieri di Perugia hanno arrestato oggi il vice-presidente del consiglio della Regione Umbria, Orfeo Goracci della Federazione della sinistra (ex Rifondazione), e altre otto persone, con l'accusa di avere creato un'associazione a delinquere finalizzata a gravi reati della pubblica amministrazione, quando Goracci era il sindaco di Gubbio tra il 2006 e il 2011.
E' quanto emerge dall'ordinanza di arresto del gip di Perugia, da cui emerge che Goracci è accusato anche di violenza sessuale aggravata dal fatto di essere un pubblico ufficiale.
Secondo l'accusa dei pm, l'ex sindaco di Gubbio, assieme ad alcuni assessori rosso-verdi e con la complicità di funzionari dell'amministrazione comunale, avrebbero creato un sodalizio per infrangere le regole in merito al piano urbano comunale e un pacchetto di assunzioni e promozioni.
Nell'ambito della stessa inchiesta Goracci era già stato raggiunto da un avviso di garanzia per corruzione e concussione.
Oltre al vice-presidente del consiglio regionale dell'Umbria, eletto sindaco di Gubbio nel 2001 e riconfermato nel 2006, sono state arrestate altre otto persone. Quattro sono finite in carcere: Maria Cristina Ercoli, assessore comunale nel periodo 2006-2011 ed ex vice-sindaco di Rifondazione comunista (ora Federazione della sinistra); Lucio Panfili, assessore sempre nel periodo dal 2006 al 2011, dei Verdi; Lucia Cecili, dirigente del Comune, responsabile dell'ufficio personale all'epoca dei fatti e Graziano Cappannelli, ex-assessore.
Altre quattro sono finite ai domiciliari: Nadia Ercoli, nella polizia municipale durante nel periodo 2006-2011; Antonella Stocchi in consiglio comunale nello stesso periodo; Paolo Cristiano, segretario comunale tra 2006 e 2011 e Marino Cernicchi, ex-assessore.
Al momento non è stato possibile raggiungere i legali degli interessati per un commento.
Il segretario nazionale di Rifondazione comunisa, Paolo Ferrero, in una nota spiega di aver sospeso Goracci a novembre di avergli "chiesto pubblicamente" di dimettersi dalla carica di vice presidente del Consiglio regionale.
Tutti gli indagati, dice il gip nella sua ordinanza hanno costituito una "associazione per delinquere per essersi tra loro associati allo scopo di commettere una serie indeterminiata di delitti di abuso d'ufficio, concussione, falso in atti pubblici e soppressione di atti pubblici".
I reati sarebbero stati commessi anche "per avere stabilmente piegato lo svolgimento di pubbliche funzioni al perseguimento di interessi privati consistenti in vantaggi politico elettorali, mantenimento di posizioni di potere e sviluppo della carriera, vantaggi economici per se stessi e per soggetti loro legati da vincoli di vicinanza politica, amicizie e sentimentali (per il Goracci)".
Diversi dipendenti del Comune di Gubbio, oltre ad altre persone estranee all'amministrazione, "invisi o ostili al sodalizio venivano stabilmente posti in condizione di emarginazione, sfavoriti nello sviluppo della carriera, minacciati, estorti e ingiustamente penalizzati in un clima di intimidazione e paura".
Per Goracci i guai giudiziari non finiscono qui, perché l'ex sindaco viene anche accusato di violenza sessuale aggravata "per avere in due distinte occasioni costretto una dipendente alla quale inviava numerosi sms e pressanti inviti per intrattenere rapporti sessuali, a subire atti sessuali baciandola, cingendole le spalle e tirandola a sé contro la volontà della donna", si legge nell'ordinanza del gip.

Omicidio Sandri, Cassazione conferma. Nove anni e quattro mesi a Spaccarotella



L'agente della Polstrada è stato giudicato colpevole dell'omicidio volontario del tifoso della Lazio anche nell'ultimo grado di giudizio. Confermata la tesi del Pg: "Lo sparo non era indirizzato alle ruote della macchina ma ha colpito direttamente il ragazzo".


Confermata anche in Cassazione la condanna a 9 anni e 4 mesi per l’agente della Polstrada Luigi Spaccarotella. L’agente è stato dichiarato colpevole dell’omicidio volontario del tifoso della Lazio, Gabriele Sandri, avvenuto l’11 novembre 2007 sull’A1 nei pressi dell’area di servizio Badia del Pino, ad Arezzo. La Corte ha quindi rigettato il ricorso presentato dai legali di Spaccarotella contro la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’Appello di Firenze, che aveva riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale, ed ha dato ragione al sostituto procuratore generale,Francesco Iacoviello. Quest’ultimo sosteneva che “l’agente non sparò alle gomme quella mattina dell’11 novembre 2007 quando fu ucciso Gabriele Sandri”, e l’ha ribadito questa mattina nella requisitoria. La Cassazione, dunque, ha sposato in pieno la tesi della pubblica accusa.

Il fatto era accaduto l’11 novembre 2007 quando Gabriele Sandri e altri quattro amici, tutti tifosi biancocelesti, stavano viaggiando in macchina verso lo stadio Meazza per Inter-Lazio. Durante la sosta nell’area di servizio di Badia al Pino, vicino Arezzo hanno incrociato un gruppo di tifosi juventini, che stavano andando a Parma, e la pausa caffè è degenerata in rissa. L’agente Spaccarotella sentite urla e grida e vista fuggire un’auto ha pensato a una rapina al benzinaio ed ha azionato la sirena. L’auto, però, non si è fermata ed allora l’agente ha sparato uccidendo Gabriele Sandri, che per gli amici ancora dormiva sul sedile posteriore dell’auto.

Spaccarotella, che non ha subito carcerazione preventiva durante le indagini preliminari, era stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione per omicidio colposo, determinato da colpa cosciente. In secondo grado i fatti erano stati qualificati come omicidio volontario per dolo eventuale e la pena era stata elevata a nove anni e quattro mesi di reclusione. Con il rigetto del ricorso dell’imputato in Cassazione, la sentenza è diventata definitiva. Cominceranno ora gli adempimenti per l’esecuzione della pena, che dovrebbero concludersi nelle prossime ore, o domani, con il trasferimento di Spaccarotella in carcere.

Lacrime e commozione da parte dei familiari di Sandri, presenti in aula. Giorgio Sandri, il padre di Gabriele, alla lettura della sentenza ha dichiarato soddisfatto: “E’ una sentenza di diritto ed è una vittoria di tutti. Giustizia è fatta anche se non è stato facile”. Mentre l’agente, alla notizia della condanna, ha commentato: “Affronterò la situazione da uomo”.


lunedì 13 febbraio 2012

E questi sarebbero i black bloc che hanno manifestato ad Atene.







Da Face book

Eternit, condannati a 16 anni i due ex vertici Schmidheiny e de Cartier.



Torino - (Adnkronos) - Questa la decisione della corte presieduta dal giudice Giuseppe Casalbore. Il magnate svizzero e il barone belga, accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche, sono stati condannati per il disastro negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo. Ai familiari delle vittime 30mila euro di risarcimento. PmGuariniello: sentenza ha reso realtà un sogno. Due anni e 66 udienze per un processo che farà storia. Sono circa 3.000 in Italia i decessi all'anno per amianto. MinistroBalduzzi: "Una sentenza storica"


Torino, 12 feb. - (Adnkronos) - Si è concluso con la condanna a 16 anni del magnate svizzero Stephan Schmidheiny e del barone belga Louis Cartier il processo Eternit. I due, entrambi ex vertici della multinazionale dell'amianto, erano accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche. Per loro il giudice Casalbore ha anche deciso l'interdizione dai pubblici uffici.
Entrambi sono stati condannati per il disastro negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo mentre i giudici hanno dichiarato di non doversi procedere per quelli di Rubiera e Bagnoli perché i reati sono estinti.
Per i familiari delle vittime, la corte ha stabilito un risarcimento di 30mila euro per ogni congiunto. Trentacinquemila euro di risarcimento invece per alcuni malati, 100mila per ogni sigla sindacale, 4 mln per il comune di Cavagnolo, 20 mln per la Regione Piemonte e una provvisonale di 15 mln per l'Inail.
Venticinque milioni di euro di risarcimento è invece previsto per il Comune di Casale Monferrato. Nelle scorse settimane l'imputato svizzero aveva offerto all'amministrazione comunale un risarcimento di 18 milioni di euro con l'impegno del Comune a ritirare la costituzione di parte civile. Dopo un tira e molla il Comune aveva però rinunciato all'offerta. L'appello a non accettare quello che molti avevano definito un ''patto con il diavolo'', era arrivato anche dal ministro alla Salute, Renato Balduzzi, che si era impegnato a trovare, insieme all'amministrazione, i soldi necessari alle bonifiche.
"Quando abbiamo cominciato pensavamo che fosse un sogno. Questo sogno con la sentenza di primo grado viene realizzato", commenta il pm Raffaele Guariniello aggiungendo: "Mi sembra di sognare". Per il procuratore capo Giancarlo Caselli, che ha assistito alla lettura della sentenza, "i processi Thyssen ed Eternit dimostrano che qualcosa è cambiato e sta cambiando, più cultura e più sensibilità per quanto riguarda la tutela dei diritti fondamentali del cittadino".
Di "sentenza storica, sia per gli aspetti sociali che per gli aspetti strettamente tecnico-giuridici" parla il ministro della Salute, Renato Balduzzi che sottolinea: "Ma la battaglia contro l'amianto non si chiude con una sentenza, sia pure una sentenza esemplare ma continua nell'attività amministrativa e nell'impegno delle istituzioni e dei cittadini, soprattutto nella consapevolezza da parte di ognuno che non si tratta di una battaglia locale, ma nazionale, anzi mondiale. La sentenza di Torino conferma che l'Italia sta facendo la sua parte".
''Una risposta esemplare al problema della tossicità dell'amianto'' che ''inchioda alle proprie responsabilità chi ha gestito per anni questo problema con leggerezza''. Così il sindaco di Casale Monferrato Giorgio Demezzi. "Sono soddisfatto. Finalmente c'è l'accertamento di una situazione che denunciamo da 30 anni: quello che è avvenuto è accaduto per responsabilità di qualcuno: si è passati da una voce alla certezza giuridica", afferma l'avvocato Sergio Bonetto, che assiste circa 300 parti civili.
''Un processo storico e una sentenza esemplare'', ha commentato il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, secondo il quale ''la sicurezza non può essere più considerata un costo per le imprese ma uno degli elementi fondamentali per renderle avanzate e competitive, altrimenti il rischio per l'Italia è che possa rappresentare l'area europea del lavoro a basso costo e a massimo rischio''.
Fuori dal palazzo di Giustizia sono stati in tanti ad aver raccolto l'invito a partecipare al presidio promosso dall'associazione Voci della Memoria di Casale Monferrato: ex operai della Thyssenkrupp, familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio e di quella del Moby Prince, delegazioni di lavoratori provenienti da tutta Italia e anche da oltralpe. Sui cancelli del Tribunale sono state affisse numerose foto delle vittime e decine di striscioni che in diverse lingue chiedono giustizia per i morti dell'amianto mentre un tratti di strada davanti alla struttura è stato chiuso al traffico.
"La prima battaglia l'abbiamo persa, sicuramente faremo appello", commenta dal canto suo l'avvocato Astolfo Di Amato, legale di Stephan Schmidheiny.
I legali dei due imputati avevano chiesto per entrambe l'assoluzione per non aver commesso il fatto: secondo le difese De Cartier, dal 1971, aveva ricoperto solo ''un ruolo minoritario senza compiti operativi'' mentre Schmidheiny avrebbe provveduto a fare diversi investimenti per la sicurezza dei lavoratori, in base alle conoscenze dell'epoca sull'amianto. Di Amato aveva messo in dubbio la validità stessa di un processo celebrato a più di trent'anni di distanza dai fatti contestati che lederebbe il principio di difesa perché il tempo trascorso "rende quasi impossibile - aveva detto - a chi è accusato difendersi al meglio: i documenti non si trovano, molti testimoni non ci sono più e quelli che ci sono non sono attendibili perché i fatti sono troppo lontani da ricordare". Tra poche ore si saprà a chi la verità giudiziaria darà ragione. Milionari i risarcimenti richiesti dalle oltre 6mila parti civili: solo la Regione Piemonte ha chiesto 69 milioni di euro per il danno patrimoniale.


Eternit: verso sentenza, code al tribunale.


13 febbraio, 11:35 Il presidio di familiari delle vittime ed ex lavoratori all'ingresso principale del palazzo di giustizia


A Torino è attesa la lettura della sentenza.


TORINO  - Una lunga coda si è formata all'ingresso del Tribunale di Torino dove stamani è prevista la lettura della sentenza del maxi processo Eternit. Gli accessi alla maxi-aula in cui si terrà la lettura del dispositivo sono stati aperti alle 8.30. Fuori dal Palazzo di Giustizia un gruppo di parenti delle vittime ha esposto pannelli che ritraggono Stephan Schmidheiny, uno dei due imputati del processo, dietro le sbarre di una prigione.

Sono entrati in camera di consiglio i giudici del processo Eternit, che si concluderà oggi davanti al Tribunale di Torino. Il presidente Giuseppe Casalbore ha informato che la lettura del dispositivo della sentenza comincerà alle 13:15. Secondo le previsioni della vigilia, la lettura potrebbe durare anche più di un paio d'ore.

Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, è imputato insieme al barone belga Louis de Cartier, 90 anni, di disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. Per i due, che sono stati alti dirigenti della multinazionale svizzera Eternit, l'accusa ha chiesto una condanna a 20 anni di reclusione. Il processo è durato oltre due anni e si è articolato in 65 udienze. Ai dirigenti vengono contestate le morti di 2.100 persone e le malattie che hanno colpito altre 800 persone nelle zone degli stabilimenti di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Le parti civili che si sono costituite in giudizi sono oltre seimila.

SINDACO CASALE, MI ASPETTO CONDANNE ESEMPLARI - Il sindaco di Casale Monferrato, Giorgio Demezzi, si aspetta "condanne esemplari per entrambi gli imputati" del processo Eternit la cui sentenza è prevista per oggi. "La nostra comunità - ha aggiunto Demezzi - ha pagato un pesante tributo in termine di vite umane e soltanto una condanna esemplare potrà fare in modo che certe lavorazioni non si ripetano e che le generazioni future non debbano soffrire quanto i nostri concittadini stanno soffrendo nel corso di questi anni".

GUARINIELLO, COMUNQUE VADA E' UN PROCESSO STORICO 
 - "Comunque vada quello che si conclude oggi sarà un processo storico": lo ha detto il pm Raffaele Guariniello entrando nell'Aula dove sarà emessa la sentenza del maxiprocesso Eternit, a Torino. "Si è trattato - ha aggiunto - del più grande processo del mondo ed è la dimostrazione che un processo si può fare anche su tematiche come questa. Abbiamo avuto l'interessamento di molte comunità e l'aiuto di diverse amministrazioni. Ora è il momento - ha concluso - che venga fatta giustizia".

Como - Giovane immigrato senza tetto travolto dal treno mentre cerca rifugio.

Como - Giovane immigrato senza tetto travolto dal treno mentre cerca rifugio

Stava camminando lungo i binari della linea Milano-Chiasso a Como, probabilmente alla ricerca di un rifugio dove trascorrere la notte, quando un treno lo ha travolto. E' morto così la notte scorsa un 23enne nordafricano. 
Il ragazzo, probabilmente di origini tunisine, stava camminando sui binari all'altezza di via Napoleana insieme ad altri due giovani immigrati, uno dei quali è rimasto ferito in maniera non grave. Secondo le prime ricostruzioni i giovani stavano cercando rifugio in un casolare abbandonato, quando un treno è sopraggiunto ad alta velocità, risucchiando il giovane tunisino.



http://milano.ogginotizie.it/116317-como-giovane-immigrato-senza-tetto-travolto-dal-treno-mentre-cerca-rifugio/

Violenze ad Atene, centinaia di feriti. Espulsi 43 deputati contrari ai tagli.

(Xinhua)


Dopo l'approvazione del nuovo piano di austerity da parte del Parlamento, scontri nella capitale con migliaia di manifestanti scesi in piazza. Il partito socialista e quello conservatore hanno allontanato rispettivamente 22 e 21 membri per il loro dissenso durante il dibattito in aula. Ma per la Germania (Roesler), conta solo la realizzazione delle riforme.


ATENE - Dopo l'approvazione ieri notte del piano di austerità 1 richiesto dall'Unione europea e dal fondo monetario internazionale per salvare la Grecia dall'incubo default, Atene è stata teatro di violente proteste: migliaia di manifestanti si sono radunati fuori dal Parlamento e le strade della capitale sono state messe letteralmente a ferro e fuoco. Un primo bilancio riferisce di 120 feriti, tra loro 50 poliziotti e almeno 70 manifestanti. Altre 70 persone sono state arrestate. 

Secondo il sindaco di AteneGiorgos Kaminis, alcuni dei manifestanti hanno provato a fare irruzione nel palazzo del municipio, ma sono stati respinti. "Una volta ancora, la città è stata usata come leva per provare a destabilizzare il Paese", ha detto. Almeno 45 negozi sono stati danneggiati dal fuoco, e tra questi anche diversi edifici storici. Scontri si sono verificati anche in altre sei città; i peggiori nella città centrale di Volos, dove il palazzo del Comune e una agenzia delle entrate sono stati danneggiati dalle fiamme.

Il drammatico voto al Parlamento è stato preceduto da un acceso dibattito, nel corso del quale i rappresentanti del governo hanno evocato scenari drammatici per il Paese nel caso di bocciatura del piano di austerità, necessario per ottenere in cambio della nuova tranche di aiuti da 130 miliardi di euro. A favore delle misurepresentate dal governo Papademos hanno votato 199 parlamentari, 74 i voti contrari. 

Il partito socialista e quello conservatore in Grecia, che fanno parte della coalizione di governo, hanno espulso rispettivamente 22 e 21 deputati dai loro gruppi parlamentari a seguito del forte dissenso manifestato durante il dibattito in aula sull'approvazione delle nuove misure di austerity. I parlamentari espulsi sono in totale 43, dunque i gruppi hanno ridotto la loro maggioranza parlamentare da 236 a 193 dei 300 seggi totali. Il terzo partito di coalizione, Laos, si è praticamente ritirato dal governo venerdì dopo che il suo leader si è pubblicamente opposto all'accordo.

Eppure per il ministro tedesco dell'Economia, Philipp Roesler, l'approvazione delle misure di risparmio da parte del parlamento greco non ha ancora disinnescato il pericolo per Atene. Il voto sarebbe solamente la "condizione necessaria", ha detto stamani Roesler intervistato da un programma della televisione pubblica tedesca. Sarà decisivo solo il processo di realizzazione delle riforme, su cui la troika composta da Unione europea, Bce e Fmi farà rapporto.

Ora infatti arrivano i problemi. "I tempi e l'effettiva implementazione del programma non sarà semplice". Lo ha detto il premier Lucas Papademos, dopo che il Parlamento ha dato il via libera con 199 sì e 78 no, di cui 43 voti contrari provenienti dalle file dei socialisti e dei conservatori. Il primo ostacolo sarà l'impegno scritto da parte dei leader dei socialisti e dei conservatori ad implementare il piano anche dopo le elezioni. Si tratta di una lettera di intenti che la troika chiede per dare via libera ai 130 miliardi di euro di aiuti. Secondo il Wall Street Journal il leader dei conservatori, Antonis Samaras avrebbe già detto che le misure adottate2 andranno rinegoziate dopo le elezioni. Samaras ha già detto che le misure di austerità aprono la strada ad un'intollerabile recessione. Il pacchetto approvato ieri comprende nuovi tagli per 3,3 miliardi di euro: 150 mila esuberi nell'amministrazione pubblica, la riduzione del 22% dei salari minimi, nuove privatizzazioni e liberalizzazioni.