I guai dell'imprenditore Fabio Talin finanziato dal Fondo d'investimento italiano inventato dall'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Per il senatore del Pd e giuslavorista Pietro Ichino "è tutto regolare". Ora però 120 lavoratori-soci potrebbero perdere il posto.
Un’idea semplice: impacchettare nel cellophane i bagagli destinati alle stive degli aerei. E poi una crescita a tutta velocità. Malpensa, e anche Linate, Fiumicino, Bari, Bergamo. Una concessione dietro l’altra anche all’estero, negli aeroporti di Istambul, San Paolo del Brasile, Buenos Aires fino a Miami in Florida. Fabio Talin, veneto con residenza in Svizzera, ex pilota d’auto, amico di Paolo Berlusconi, è diventato ricco così, con i cellophane per i bagagli. E alla fine è riuscito anche a farsi finanziare con i soldi pubblici. Quelli messi a disposizione dal Fondo d’investimento italiano, inventato da Giulio Tremonti quando era ministro per sostenere le medie imprese. A fine del 2011 oltre 10 milioni di euro del fondo sono andati alla TrueStar, l’azienda che impacchetta i bagagli.
La coop fa crac
Tutto bene? No, perché a pochi mesi dall’accordo con la società pubblica, Talin ha già un problema grosso da risolvere. La cooperativa a cui TrueStar ha affidato tutto il lavoro negli aeroporti si trova in gravi difficoltà. Anzi, c’è chi dice che sia molto vicina al dissesto. Per evitare di sospendere il servizio, Talin si è fatto carico dell’ultimo mese di stipendio dei circa 120 soci-lavoratori della coop, che si chiama Solution Teams. Scampato pericolo, per il momento. Se non fosse che la vicenda rischia di far esplodere un bubbone ancora più grosso. E di mettere in discussione i criteri con cui un fondo statale ha scelto di appoggiare proprio l’azienda di Talin, piuttosto che decine di altri imprenditori che avevano fatto domanda. I principali interrogativi riguardano i rapporti tra TrueStar e la cooperativa presieduta da tale Ciro Savino.
Per Ichino è tutto ok
Tutto regolare? Oppure la coop Solution teams, che aveva sede negli uffici della TrueStar, era nient’altro che un’emanazione dell’azienda di Talin, una situazione tale da far sospettare una possibile “interposizione illecita di manodopera”. Sei mesi fa, poco prima dell’accordo con il Fondo, Talin ha trovato l’appoggio di un autorevole parere legale. Quello di Pietro Ichino, senatore Pd, noto anche per le sue posizioni, non allineate a quelle di gran parte della sinistra, su precariato e flessibilità. Il documento siglato da Ichino, 13 pagine in tutto, esclude l’esistenza di “particolari profili di criticità perciò che attiene ai rapporti tra TrueStar e Solution Teams”. Tutto in regola dice il parere legale esibito da Talin. Il tema dei rapporti tra TrueStar e la cooperativa è in effetti molto delicato. E non solo perché l’azienda finanziata dallo Stato conta solo su 9 dipendenti. Le attività svolte da TrueStar sono affidate quasi per intero ai lavoratori (in buona parte stranieri) reclutati dalla Solution Teams, di cui diventano soci. La legge, però, prescrive l’assoluta separazione tra l’azienda e la cooperativa. In caso contrario si rischia di finire sott’accusa per il reato di somministrazione illecita di lavoro. Qualcosa di simile al caporalato, per dirla in parole povere. Significa che l’imprenditore sfugge agli oneri del lavoro dipendente affidandosi a strutture esterne create ad hoc. Una pratica sempre più diffusa in questi anni. Talin, interpellato dal Fatto, non commenta. Ichino nel suo parere legale garantisce che non ci sono “particolari profili di criticità”.
Qualche dubbio
Il Fatto ha accertato alcune circostanze che permettono quantomeno di sollevare qualche dubbio su questa versione dei fatti. Eccoli. Fino a novembre 2011 la cooperativa aveva sede negli uffici di Gallarate (Varese) della TrueStar. A questo proposito, nel parere legale di Ichino, datato 29 agosto, si legge testualmente che “si suggerisce alle due società di separare le due sedi”. Proprio quello che è successo poco dopo. Le coincidenze non finiscono qui. Ciro Savino, presidente della coop, in alcuni documenti aziendali viene indicato come “responsabile della corporate operation” di TrueStar. Maurizio Orsi, uno dei cinque amministratori di TrueStar, fino a marzo 2010 rivestiva lo stesso incarico nella cooperativa e prima ancora lo troviamo amministratore delegato (con Talin presidente) della Securebag, poi fusa con TrueStar. Insomma, le stesse persone vanno e vengono tra coop e azienda. Va poi segnalato che la quasi totalità dei lavoratori-soci di Solution Teams è impiegato presso le aziende di Talin. Perfino i due siti internet, quello della coop e quello dell’azienda, presentano la stessa veste grafica. Nel suo parere legale Ichino ammette che tra le due società c’è una forte “sinergia operativa” che però non comporta una “unicità de facto”. Il rischio, per Talin, è che ora i soci della cooperativa si rivolgano a un giudice per farsi assumere dalla TrueStar. Argomentando che fin dall’inizio era proprio TrueStar il loro vero datore di lavoro. Finanziato con i soldi di Stato.