mercoledì 18 aprile 2012

Formi e Renato. - Marco Travaglio






I fan di Cochi e Renato non possono che apprendere con un velo di mestizia i particolari delle vacanze di Renato Pozzetto. Che non fa più coppia fissa con Cochi Ponzoni, ma con Roberto Formigoni. Poi però, ascoltate le spiegazioni della nuova spalla di Renato, a tempo perso governatore della Lombardia, devono riconoscere che, per tempi comici, battute folgoranti e costumi di scena, non ha nulla da invidiare al vecchio Cochi. La questione è nota: secondo le carte della Procura di Milano, a Capodanno 2010 il Celeste andava in ferie tra Parigi e St Martin (Caraibi) non solo col fratello, la cognata, il segretario Perego (condannato per falsa testimonianza sul caso Oil For Food) e Pozzetto, ma anche col faccendiere Pierangelo Daccò e con l’ex assessore Antonio Simone, arrestati l’altro giorno per i fondi neri della Fondazione Maugeri.

Entrambi ciellini e habituè delle patrie galere (il primo era appena uscito dal carcere per il crac da 1 miliardo del San Raffaele, il secondo era finito dentro già nel ’92 per Mani Pulite), fanno i facilitatori nella jungla dei fondi pubblici alle cliniche private anche grazie al poter spendere il nome del confratello Roberto. Risultato: 56 milioni portati in Svizzera a botte di fatture per consulenze mirabolanti, tipo quella volta ad accertare “le possibilità di vita su Marte”. Il minimo che Daccò potesse fare era pagare il conto dei voli e delle ville caraibiche. E la multiforme biografia di Formigoni si arricchisce ogni giorno di un nuovo mestiere: campione di scherma, membro (con rispetto parlando) dei Memores Domini ciellini con voto di castità incorporato e poi forse scorporato, vicepresidente (uno dei 14) del Parlamento europeo Dc ai tempi di Andreotti, dirigente del Ppi, sgovernatore di Lombardia da 18 anni e ora comico di sicuro avvenire. Ieri s’è detto “limpido come acqua di fonte” e ha ricordato che “anche Gesù sbagliò a scegliere qualche collaboratore” (sì, ma Giuda non era mai stato arrestato né condannato, quindi era più facile sbagliarsi).

L’altroieri aveva dato degli “sfigati” ai giornalisti del Corriere che avevano rivelato le sue ferie a sbafo. Sfigati perché “io, come tutti gli italiani, faccio vacanze di gruppo” e loro no. Le vacanze di gruppo, per chi non fosse italiano, funzionano così: “Uno si fa carico dei biglietti perchè conosce l’agenzia, l’altro paga l’hotel, il terzo le escursioni, il quarto i ristoranti, poi a fine vacanza ci si trova insieme ed eventualmente si conguaglia”. E’ tutto spiegato nel Manuale delle Vecchie Marmotte: lui, mentre gli altri pagavano voli, alberghi, escursioni e ristoranti, portava le camicie a fiori e le cravatte a righe fucsia e marron per tutti, così gli altri si ammazzavano dalle risate e non gli chiedevano il conguaglio. In ogni caso, ha aggiunto il fine umorista, “verificherò se quel viaggio l’ho veramente svolto”. Chiederà un po’ in giro: sapete mica se ho veramente svolto quel viaggio a Parigi e poi a Saint Martin? Perché lui non lo sa.

Ieri La Stampa titolava: “Viaggi pagati, l’ira di Formigoni”. Ecco: appena ha appreso di aver viaggiato, per giunta a spese altrui, s’è incazzato come una biscia. Se scopre chi gli ha pagato le ferie, gli fa un mazzo così. In attesa di sapere chi gli scrive i testi (Pozzetto?), gli specialisti studiano questa nuova forma della sindrome “a mia insaputa”, ancor più preoccupante di quella che ha colpito Scajola, Malinconico, Rutelli, Fede e Bossi. Due alternative. 

1) Alla parola “ferie”, Formigoni cade subito in trance (ma c’è chi giura che sia proprio letargo). 
2) Avendo paura dei voli, non solo non li paga, ma si fa ipnotizzare o anestetizzare all’imbarco. Lo risvegliano poi con comodo, al rientro, con una secchiata d’acqua purissima di fonte. 
Ma prima che riprenda conoscenza occorrono tempi lunghi. Il che spiegherebbe perchè al Pirellone si aggirano decine di soggetti con passamontagna, mascherina, calzamaglia, grimaldello, piede di porco e sacco in spalla, ma lui non nota mai nulla. Il giorno che scopre come lo vestono, fa una strage.


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Foto choc, clandestini rimpatriati con lo scotch sulla bocca sul volo Roma-Tunisi



L'immagine pubblicata su Facebook da un passeggero. I due immigrati erano imbavagliati e coi polsi legati. I poliziotti che li accompagnavano hanno detto a chi era a bordo: "E' una procedura di routine"



L'immagine postata su Facebook
Due clandestini irregolari rimpatriati su un aereo di linea a Fiumicino. Coi polsi legati da due fascette di plastica e la bocca sigillata dal nastro adesivo marrone. Scortati da quattro poliziotti. Una scena immortalata da una foto pubblicata su facebook che in queste ore viene condivisa sulle bacheche di migliaia di utenti e denuncia delle modalità di trattamento disumani.

A scattarla e a postarla sul suo profilo è stato Francesco Sperandeo, video maker, che ieri mattina si trovava sul volo Roma-Tunisi delle 9.20.  Sotto all’immagine qualche riga di testo: “Questa è la civiltà e la democrazia europea – scrive online -. Ma la cosa più grave è stata che tutto è accaduto nella totale indifferenza dei passeggeri e alla mia accesa richiesta di trattare in modo umano i due mi è stato intimato in modo arrogante di tornare al mio posto perché si trattava di una normale operazione di polizia. Normale?”

Nell’immagine compare soltanto uno dei due uomini, mentre l’altro si trovava seduto nell’ultima fila sul lato opposto nelle stesse condizioni. Erano scortati in tutto da quattro uomini in borghese che “si sono presentati come polizia di stato”. Sperandeo e il collega che lo ha accompagnato nel viaggio, alla vista dei due uomini, hanno protestato, ma sono stati invitati a sedersi ai loro posti perché “si trattava di una normale procedura di routine” per il rimpatrio.

“Quando eravamo a bordo abbiamo provato a fare le nostre rimostranze”, spiega alfattoquotidiano.it. “Ma subito dopo ci hanno invitato ad allontanarci, proprio come hanno fatto anche gli steward in servizio”. Sperandeo parla di polsi legati, che nell’immagine però non si vedono. “Purtroppo è l’unica foto che abbiamo, sono l’unico passeggero che l’ha scattata”. Alcuni hanno visto ma hanno taciuto, altri invece non si sono resi conto di chi fosse seduto in ultima fila. E c’è chi si è tranquillizzato davanti alla spiegazione delle forze dell’ordine. Una volta atterrati “noi passeggeri siamo scesi per primi, i due clandestini sono stati gli ultimi”.

Un episodio che apre scenari inquietanti sulle procedure di rimpatrio italiane e che, al momento, non è ancora stato né smentito né confermato dal ministero dell’Interno. L’ufficio stampa della Polizia di Stato anticipa che in giornata sarà diramato un comunicato ufficiale “per fornire spiegazioni a seguito degli accertamenti” ma secondo fonti giudiziarie interpellate in Cassazione, sono ipotizzabili due distinte ipotesi di reato. Si tratta di abuso di autorità, previsto dall’art. 608 del codice penale, e la violenza privata, prevista dall’art. 610. Se la Procura di Roma aprisse una indagine sulla vicenda – ad avviso delle fonti della Suprema Corte, la competenza è infatti romana – gli eventuali indagati potrebbero rischiare fino a 30 mesi di reclusione nel caso fossero accusati di abuso, e fino a quattro anni se fossero accusati di violenza privata. Quel che è certo, dicono le fonti della Cassazione, è che nessuna norma autorizza un trattamento del genere “perchè incostituzionale”.

Scavi di Pompei: fondi in ritardo di due anni ed intanto l’Italia è fuori dalla top ten dei musei! - Chiara Amendola

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Stilata la top ten dei musei più visitati al mondo, ma in classifica non rientra nessun italiano. La notizia dovrebbe rattristare non poco lo “stivale”, che fonda le sue radici in millenni di storia e rappresenta con le sue opere e la sua cultura un patrimonio artistico di inestimabile valore.

In cima alle preferenze dei turisti secondo Art Newspaper c’è il Louvre con quasi nove milioni di visitatori all’anno, al secondo posto il Metropolitan di New York, con oltre sei milioni di biglietti venduti seguito a ruota dal British Museum. In pole position l’Inghilterra che vanta altre due strutture in graduatoria: Il Tate Britain e la National Gallery.

Anche il Museo Nazionale della Corea e il Centro Cultural Banco du Brazil rientrano nella lista mentre nessuna considerazione per i Musei Vaticani e gli Uffizi che salgono alla 19esima e 20 esima posizione.

Come mai così poco interesse per l’Italia? La nostra penisola vanta più di 160 milioni di presenze l’anno, il suo fascino la rende una piccola punta di diamante nel continente ed il suo passato continua ad appassionare le nuove generazioni… ma evidentemente qualcosa non va.

A questo proposito c’è un'altra notizia che dovrebbe catturare la nostra attenzione. La Commissione Ue ha oggi approvato i fondi per sostenere il restauro di Pompei. Il progetto ''preservazione, mantenimento e miglioramento'' del sito archeologico potrà contare su un investimento di 105 milioni di euro ''combinando contributi Ue e nazionali''.

Tali finanziamenti furono richiesti nel lontano 2010 in seguito ai danni causati dalle violente tempeste, peggiorati poi dalle piogge torrenziali dell’ottobre 2011, che comportarono il crollo di alcune domus romane. I bandi di appalto per il restauro delle strutture però non partiranno prima di questa estate facendo slittare i lavori al 2013…

E’ sicuramente lodevole sentire la Commissione pronunciarsi in merito parlando di “patrimonio storico europeo”, ma forse questi aiuti arrivano con un po’ di ritardo.

L’esempio di Pompei e la classifica sui musei dovrebbero far riflettere sulla lenta gestione del turismo in Italia. Nonostante le infinte risorse questo settore non riesce ad esprimersi in pieno facendo sì che il nostro paese venga puntualmente surclassato dalle altre nazioni, artisticamente e storicamente meno “segnate” .

La democrazia del tè. - Beppe Grillo

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Nella sala da tè di Rigor Montis si celebra la fine della democrazia parlamentare. Ieri, nell'usuale incontro carbonaro, Monti, Alfano, Bersani e Casini hanno sorseggiato tè e mangiato biscottini, i loro placidi lombi su poltroncine ottocentesche, discorrendo amabilmente per cinque ore di Salva-Italia e di Cresci-Italia. La democrazia del tè. Un'innovazione tutta italiana.
Il Parlamento ha cessato la sua stenta esistenza con l'avvento di Rigor Montis. Gli italiani hanno barattato quel 10% di democrazia che gli restava con un 150 di spread. E' un brutto precedente, passato sotto silenzio. La democrazia è diventata una merce di scambio. Domani, di fronte a una crisi mondiale dell'energia, potremmo persino ritrovarci Scaroni a capo del Governo con 10 centrali nucleari di ultima generazione. Senatore a vita nel pomeriggio per meriti napoletani e presidente del Consiglio il giorno dopo con Chicco Testa ministro dello Sviluppo. La democrazia è sul bancone, il suo prezzo svalutato come i nostri titoli pubblici. La democrazia è un fastidio per chi vuole decidere escludendo i cittadini.
La democrazia del tè è nata prima dell'estate, quando gli italiani hanno ripreso a fare politica, dopo anni, con i referendum. Il no al nucleare e il si all'acqua pubblica sono stati devastanti per il Sistema, per le banche, per le multinazionali. Intollerabile, non si poteva continuare su questa strada.
Nella sala da tè, mentre la Frignero sparecchiava il tavolo Luigi XVI, ci si è lasciati andare, come tra vecchi amici che hanno fatto carriera insieme. Le risate e le battute si sono sprecate, esilarante quella del capotavola Rigor Montis: "Sono profondamente grato per l'atteggiamento degli italiani che nella pur grave sofferenza stanno dando una prova esemplare". E' come se Nerone si complimentasse per il comportamento dei cristiani mentre pregano nel Colosseo prima di essere sbranati dai leoni. Chissà se Rigor Montis ha versato una lacrima nella tazza, insaporendo la fettina di limone, pensando alle decine di imprenditori suicidi. Mentre i Quattro dell'Apocalisse discutevano di Sviluppo, si è saputo che nel primo trimestre del 2012 hanno chiuso 146.000 imprese. Bersani, con la faccia di chi ancora una volta si è salvato il culo e non sa perché, ha detto "C'è un nuovo patto politico!". Un altro? Ancora? E tra chi? Tra quattro imboscati in una stanza che ignorano l'opinione pubblica e fanno carne da porco del Parlamento? Voglio una web cam in quelle maledette stanze mentre discutono del futuro della NOSTRA nazione e del NOSTRO futuro e di quello dei NOSTRI figli. Nessuno può decidere per noi.



http://www.beppegrillo.it/2012/04/la_democrazia_d/index.html

La controriforma dell’art. 81 della Costituzione.




Comunicato del Comitato NO Debito che condividiamo integralmente.

Si è tenuta alle 8.45 di questa mattina l’audizione dell’Unione Sindacale di Base presso la XI Commissione Senato sul Disegno di legge 3249 – Riforma del lavoro.
All’audizione, presieduta dal Presidente la Commissione Lavoro Previdenza Sociale, Pasquale Giuliano, e dal Vice Ministro al Welfare, Michel Martone, sono intervenuti per la USB Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo confederale nazionale, e Carlo Guglielmi, dell’Ufficio giuridico della Confederazione nonché Presidente del Forum Diritti/Lavoro.

Nel corso dell’audizione Tomaselli ha chiarito la posizione nettamente contraria dell’organizzazione, invitando i numerosi Senatori presenti a non votare il disegno di legge che costituisce una controriforma del mercato del lavoro. Infatti, mentre rimane intatto un immane “supermarket della precarietà”, che toglie alle ultime due generazioni ogni prospettiva di futuro, nel DdL non viene riconosciuto alcun diritto al reddito, indispensabile per garantire una vita libera e dignitosa a tutti i non occupati; a ciò si aggiunge una sostanziale manomissione dell’art. 18, dando mano libera ai licenziamenti, e la drastica riduzione, in durata e quantità, degli ammortizzatori sociali.

L’avvocato Guglielmi ha illustrato sinteticamente la articolata relazione che la USB ha presentato e consegnato al Presidente, smontando, nei pochi minuti a sua disposizione, il testo del disegno di legge sia sotto il profilo giuridico sia sotto quello degli effetti che il DdL, se approvato, produrrebbe sul mercato del lavoro e sui diritti dei lavoratori.
Al termine dell’audizione, la delegazione USB ha consegnato al Presidente e al Vice Ministro Martone una proposta di emendamento all’articolo 52 del DdL sulla questione degli “esodati”, predisposto dal Comitato Esodati d’Italia.

La relazione integrale e la proposta di emendamento sono scaricabili dal portale

www.usb.it

Roma, 17 aprile 2012

Ufficio Stampa USB

Rossella Lamina

Tel. 0654070479 - Fax 0654070448

Cell. 3474212769

web: http://ufficiostampa.usb.it/

e-mail: ufficiostampa@usb.it

Unione Sindacale di Base

00185 Roma, V.le Castro Pretorio 116 - Tel. 0659640004 - web:http://www.usb.it/ e-mail: usb@usb.it

The show must go off Ascanio Celestini Cittadini so cazzi vostri 2012

Coltan, la sabbia nera: quante vite costano i nostri telefoni cellulari? - by El-vago




Pensate ai vostri regali, pensate a quante volte dei genitori per far felici e rendere più moderni i loro figli gli hanno regalato telefoni cellulari e video giochi di ultima generazione. 

Ma qualcuno si è mai fermato a pensare a quanto costa realmente quell’oggetto così normale oggi per noi? Non in termini di denaro, ma in termini di vite umane e distruzione.
Uno dei componenti fondamentali di tutti i nostri telefoni, video camere, video giochi è un conduttore chiamato Coltan.


Che cos’è il Coltan? 
Molti pensano che molte guerre Africane siano la causa di conflitti tribali, ma non è così. 
Quasi nessuno lo sa, ma questo minerale è la causa principale della guerra che dal 1998 ha ucciso più di 4 milioni di persone in Congo ed è oggi, uno dei componenti fondamentali dei nostri cellulari, un metallo più prezioso dei diamanti.
Il coltan è la combinazione tra COLOMBITE e TANTALITE la percentuale di quest’ultima
appunto è quella che determina il prezzo del Coltan, dal Coltan si estrae la Tantalite , che è quello che serve nei nostri componenti tecnologici. 
Il coltan ha l’aspetto di sabbia nera e rappresenta un elemento fondamentale in video camere, telefonini e in tutti gli apparecchi HI TEC (come la playstation) serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione e rendono possibile un notevole risparmio energetico.
Ma come si lega il problema della guerra al coltan?
L’ 80 % del Coltan in circolazione si trova solo in Congo, alcune delle più grosse multinazionali sfruttano queste miniere ed i congolesi che vengono pagati 200 dollari al mese (la paga di un normale lavoratore in Congo è di 10 dollari al mese).
Questo scatena una vera e propria corsa alle miniere da parte dei guerriglieri che se ne vorrebbero impadronire, non solo dal Congo ma anche dalla vicina Uganda e Rwuanda. 
Ma come è facile prevedere estrarre questo prezioso minerale ha i suoi effetti indesiderati, solo per i minatori ovviamente.

Il coltan contiene una parte di uranio, quindi è radioattivo, provoca tumori e impotenza sessuale, viene estratto dai minatori a mani nude… 
Le miniere di Coltan hanno l’aspetto di grandi cave di pietra, il minerale si ottiene spaccando la roccia; spesso i guerriglieri del RDC (Rassemblement Congolaise pour la Democrazie ) si divertono a terrorizzare i civili ed i minatori uccidendoli nelle miniere,tanto che racconta un ragazzo i lavoratori hanno dovuto scavare delle buche in cui ripararsi ogni volta che arrivano i ribelli. 
Qualche anno fa in Italia la gente impazziva per trovare nei negozi la Playstation 2, diventata introvabile, il motivo fu proprio la carenza del Coltan di cui si era fermata l’estrazione per i problemi legati alla guerra.
I soldi che le multinazionali spendono per estrarre il Coltan come sempre non servono per alimentare la popolazione, costruire scuole o ospedali, tutt’altro, servono a finanziare la guerra, comprare Armi, dar da mangiare ai soldati. 
Pochi sanno quali sono esattamente le società che comprano il Coltan, non è facile scoprirlo, perché ci sono decine di intermediari che passano dall’Europa, in particolare dal Belgio (si sospetta che anche l’ex compagnia aerea di bandiera belga la “Sabena” trasportasse illegalmente il minerale) 
Ma i principali fautori di questo che sta diventando un genocidio sono Nokia, Eriksson e Sony,
non basta ma sotto c’è anche un mercato nero del coltan che viene rubato dai guerriglieri e poi rivenduto attraverso altri mediatori ugandesi, rwuandesi, e spesso europei ed americani.
Come detto precedentemente il prezzo del Coltan varia a seconda della percentuale di Tantalite, nel 1998 il Coltan costava 2 dollari al kg, oggi ne costa 100, ma questo mercato è estremamente instabile ,perché nel 2004 quando la richieste da parte dell’occidente erano tantissime arrivò a costare 600 dollari al kg.
Recentemente è stato scoperto un nuovo giacimento di Coltan, in Amazzionia, si comincerà a lavorare presto con le conseguenze che tutti possono prevedere, forse altre storie di ribellione degli Indios e morte. 
Da piccolo mi venne insegnato che la risoluzione della guerra è sempre la PACE , temo che in questo caso se nulla cambierà, la fine della guerra del Congo, si otterrà solo con la fine delle sue risorse minerarie, e guerra e distruzione si concentreranno in un altro.... 
.... meraviglioso posto…..da distruggere.