giovedì 10 maggio 2012

Argentina, via libera dal Senato: testamento biologico e morte “dignitosa”

ospedale_interno nuova


Approvata la norma che autorizza i pazienti e i loro familiari a rifiutare cure, interventi chirurgici e altre "misure di supporto alla vita" quando sono "eccessive o sproporzionate alle prospettive di miglioramento". Continua l'accelerazione sui diritti civili dopo l'ok al matrimonio tra omosessuali.

La morte “dolce” diventa legale in Argentina. Oggi anche il paese sudamericano riconosce il diritto a una morte dignitosa. Il Senato ha approvato il disegno di legge che autorizza i pazienti e i loro familiari a rifiutare cure, interventi chirurgici e altre “misure di supporto alla vita” quando esse siano “eccessive o sproporzionate alle prospettive di miglioramento” del paziente. La proposta legislativa è stata accolta all’unanimità. L’approvazione definitiva del Senato è arrivata dopo il passaggio alla Camera avvenuto lo scorso anno. Ha visto 55 voti favorevoli, nessuno contrario e 17 assenti. La legge, però vieta espressamente l’eutanasia o qualsiasi altro atto che provoca la morte, regola i diritti dei pazienti e delle loro famiglie ma assolve i medici da ogni responsabilità quando applicano la volontà degli interessati.
Malati sul punto di morte e quelli affetti da malattie irreversibili o incurabili possono rifiutare interventi chirurgici, idratazione e nutrizione artificiale, rianimazione o sistemi di supporto vitale. Qualora non siano in condizione di intendere e volere, è ritenuta valida una loro dichiarazione anticipata di trattamento sanitario, sottoscritta innanzi ad un notaio insieme a due testimoni. Quando il paziente non sia in condizioni di intendere e volere e non ha predisposto la dichiarazione anticipata di trattamento, la legge consente ai suoi parenti o rappresentanti legali di decidere per suo conto. 
Soltanto quattro dei 55 senatori hanno sollevato dubbi su specifici articoli del progetto ormai diventato legge dello Stato. “La legge è una risposta alle istanze sociali e rappresenta un importante adeguamento dello stato agli accordi internazionali sui diritti umani”, ha commentato il presidente della Commissione Salute e Sport, il radicale Josè Cano. Il contenuto della normativa stabilisce il diritto ad accettare o rifiutare determinate terapie o procedure mediche davanti a un’infermità irreversibile, incurabile o in presenza di un paziente in stato terminale.
L’Argentina sta da tempo promulgando leggi all’avanguardia sui cosiddetti temi sensibili, nel 2010 aveva varato una norma che permette il matrimonio fra omosessuali e il loro diritto all’adozione. Mentre sempre in tema di riconoscimento dei diritti civili, il Senato argentino ha anche approvato una legge che consente di scegliere il genere da indicare sulla carta d’identità. Una novità che permetterà ai transessuali di recarsi all’anagrafe per ufficializzare il cambio di genere.

Beppe Grillo eroe europeo secondo il Time




(PubliWeb) Secondo la prestigiosa rivista Time fra gli eroi europei dell'anno vi è da annoverare anche il nostro Beppe Grillo. Sulla copertina del numero di ottobre si legge che gli "eroi" presi in considerazione sono rappresentati da quelle persone che hanno fatto qualcosa per migliorare il mondo. Il Time ha quindi selezionato 37 personaggi, appartenenti per lo più al mondo dello spettacolo e dello sport, e fra di essi figura il comico genovese. Secondo la rivista il nostro Grillo dovrebbe essere un revisore dei conti e non un comico. I riferimenti sui raggiri della Parmalat fatti dal sagace ed acuto comico due anni prima del clamoroso crack sarebbero stati a dir poco "illuminanti" se qualcuno li avesse raccolti e considerati con serietà. Il Time ha sottolineato i meriti di Beppe Grillo e della sua attività che lo ha portato ad attaccare la tv, la falsa pubblicità, la corruzione dei politici, senza contare le sue crociate per la difesa dell'ambiente, della salute e della corretta informazione. Il Time ha apprezzato la profonda coscienza sociale di Grillo e lo ha premiato includendolo in questa speciale classifica. 


http://www.publiweb.com/service/beppe_grillo.html

Palermo, il più votato è un 5 Stelle, ma non va in consiglio. E parte il ricorso. - Giuseppe Pipitone



nuto 5 stelle palermo_interna nuova


Il candidato sindaco Nuti ha incamerato 3.168 preferenze, ma il movimento ispirato da Grillo ha mancato di un soffio la soglia del 5% necessaria per ottenere seggi. Intanto 156 voti vanno a un arrestato per mafia.

Con i suoi 3168 voti è di gran lunga il candidato al consiglio comunale più votato a Palermo. Aver superato il record delle tremila preferenze però non è bastato a Riccardo Nuti per varcare la soglia di Sala delle Lapidi, la sede del consiglio comunale. Il giovane leader del Movimento Cinque Stelle è stato stoppato per un soffio dalla soglia di sbarramento. La lista dei Cinque Stelle palermitani non è riuscita infatti a superare la soglia dei 5 punti percentuali: trentanove candidati hanno messo insieme 11.674 preferenze totali, fermandosi al 4,3 per cento. Nuti da candidato sindaco ha preso invece 10.873 voti sfiorando il 5 per cento.
Un buon risultato in un turno amministrativo totalmente governato dal ciclone Leoluca Orlando (candidato sindaco, ma non al consiglio comunale), che con Italia dei Valori potrebbe raggiungere addirittura 30 posti in consiglio comunale. Per il Movimento Cinque Stelle, però, potrebbe ancora esserci la possibilità di conquistare un seggio in consiglio. I portavoce del movimento hanno infatti annunciato la volontà di fare ricorso. Secondo i ragazzi del movimento sarebbero avvenute diverse “anomalie” nel corso del lunghissimo spoglio che si è concluso ufficialmente ben 48 ore dopo la chiusura dei seggi. “E’ accaduto – racconta Nuti – che non sono stati attribuiti alla nostra lista numerosi voti solo perché non era stato apposto nessun segno sul nostro simbolo, quando la volontà di voto era stata chiaramente espressa dall’elettore con l’indicazione del nome di un nostro candidato a fianco del logo del Movimento 5 Stelle. Un fenomeno questo che potrebbe essere perfino sottodimensionato, considerato che avevamo rappresentanti di lista solo in alcune sezioni”.
In pratica molti elettori del cinque stelle si sarebbero limitati a scrivere il nome del consigliere senza segnare il simbolo della lista. La nuova legge elettorale chiarisce che in effetti il simbolo della lista deve essere barrato, ma anche nei casi in cui viene indicato solo il nome di un candidato al consiglio comunale, il voto dovrebbe essere valido. “Chiederemo subito l’accesso ai verbali – continua Nuti – Se le notizie arrivateci da tantissime parti dovessero trovare riscontro nelle carte, i nostri legali procederanno a presentare ricorso e a chiedere il riconteggio dei voti, chiedendo l’assegnazione di quelli ingiustamente non attribuiti al Movimento”.
Per superare lo soglia del 5 per cento di sbarramento e il Movimento Cinque Stelle avrebbe bisogno di almeno altre 1500 preferenze. I quasi 12 mila voti raccolti fin qui rappresentano in ogni caso un successo dopo una campagna elettorale low cost tutta improntata sul rispetto dell’ambiente e sulla lotta al diffusissimo fenomeno del voto di scambio.
Dai dati definitivi delle urne intanto spunta un’altra sorpresa. Vincenzo Ganci, candidato nella lista Amo Palermo collegata a Marianna Caronia, ha raccolto 156 voti. Un vero record anche questo se si considera che Ganci è un detenuto, arrestato tre settimane fa in un’operazione antimafia: è accusato di voto di scambio per i suoi rapporti con la cosca di Misilmeri. Dopo l’arresto la Caronia aveva più volte provato a buttarlo fuori dalla sua lista senza successo: secondo la legge infatti la rinuncia compete soltanto al candidato. E Ganci aveva preferito rimanere in lista certo di racimolare qualche voto. Anche da dietro le sbarre.

«Duemila euro per la prima elezione, 2.400 per la seconda», ecco come si comprava la candidatura per la Lega Nord

 

Dopo la finta laurea, le finte donazioni con evasione fiscale incorporata. Nella serata di ieri, la Procura di Forlì (fortemente specializzata in evasori fiscali, data la contiguità territoriale con San Marino) ha sequestrato alcune carte in Via Bellerio, sede della Lega Nord, nell'ambito di un'inchiesta di cui ancora poco si conosce, forse scaturita da riscontri documentali (rogiti, contratti, assegni) nonché dalle dichiarazioni di Francesco Belsito e Nadia Dagrada, i custodi di Lionello Mancini 


Continua su: Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/uWWEY 


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-05-10/duemila-euro-prima-elezione-093102.shtml?uuid=AbvGhRaF

mercoledì 9 maggio 2012

Crisi di nervi al Quirinale. - Antonio Padellaro



Perché mai Giorgio Napolitano, in piena campagna per i ballottaggi del prossimo 20 maggio, si lascia andare a una battuta sprezzante contro Beppe Grillo, negando l’indiscutibile successo del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali di domenica scorsa?
Come è possibile che un personaggio politico di lunghissimo corso, sempre così attento alle liturgie istituzionali, non si renda conto che al presidente della Repubblica, mentre la partita elettorale è in corso si addice un silenzio assoluto, tombale per non sentirsi dire, altrimenti, di avere comunque interferito? E che dire della immediata replica dell’altro che, giocando in punta di Costituzione, ricorda che il ruolo di garanzia del Presidente riguarda tutti ma proprio tutti i cittadini, anche quelli che l’inquilino del Colle ha sulle scatole. Talché alla fine, tra battute e moniti, non si capiva chi era il comico e chi l’uomo di Stato.
Che il grillismo parlante metta Napolitano di pessimo umore si era già capito lo scorso 25 aprile, nel discorso che partiva dai valori resistenziali per difendere la democrazia dei partiti e deplorare il qualunquismo dei “nuovi demagoghi” eredi di Guglielmo Giannini. Ne seguì vivace polemica che molta acqua portò al mulino di 5 Stelle, come del resto auspicato dall’ex comico, fedele alla regola: molti nemici molti voti.
Chissà, forse il boom di Grillo ha scompigliato il sottile disegno quirinalesco della grande coalizione, pietra angolare della prossima legislatura tecnica e costituente. Di cui restano solo macerie, come ha lealmente riconosciuto Pier Ferdinando Casini con il de profundis sul centro moderato. Perché di moderati, in un paese devastato da crisi, tasse e disoccupazione, ce ne sono sempre di meno. E di crisi di nervi sempre di più. Anche Lassù.
Il Fatto Quotidiano, 9 Maggio 2012 

Hollande taglia i super stipendi La prima misura colpisce l'Eliseo. - Giampiero Martinotti


Hollande taglia i super stipendi La prima misura colpisce l'Eliseo

Il presidente della Repubblica guadagnerà il 30% in meno come tutti i ministri. Nelle aziende controllate dallo Stato i manager non potranno guadagnare più di venti volte del dipendente meno pagato.


PARIGI - Sarà una delle prime misure simboliche del quinquennio Hollande: un decreto ridurrà del 30 per cento gli stipendi del capo dello Stato, del primo ministro e dei membri del governo. Lo accompagnerà un secondo decreto, con il quale sarà stabilito un tetto alle remunerazioni dei dirigenti del settore pubblico. E per qualcuno il taglio sarà salato. Riprendendo una proposta del suo partito, François Hollande ha infatti deciso di fissare una regola: la forbice salariale dovrà essere compresa fra 1 e 20. Per essere più chiari: un presidente e amministratore delegato di un'azienda pubblica non potrà guadagnare più di venti volte del suo dipendente meno pagato.

Considerati livelli salariali nelle partecipazioni statali, più alti che nel privato, gli stipendi massimi dovrebbero aggirarsi sui 400-420 mila euro, comprensivi di tutto: tredicesima, indennità, benefit vari. Tra gli attuali manager, ci sarebbe un grande perdente: Henri Proglio, numero uno della Edf, il cui stipendio è di 1,6 milioni, cioè 65 volte superiore al salario più basso dell'impresa. La sua remunerazione dovrebbe diminuire del 69 per cento: conoscendo il suo carattere e la sua amicizia con Nicoolas Sarkozy, c'è da immaginare che non resterà a lungo al suo posto. Il presidente delle Ferrovie, invece, avrà margini per farsi dare un aumento, visto che la sua remunerazione è solo dieci volte superiore al livello salariale più basso.

Hollande, tuttavia, non ha precisato i dettagli del provvedimento e restano alcune incertezze. La misura si applicherà a tutte le società controllate al 100% (Posta, Ferrovie, tv pubblica, ente di gestione del metrò parigino) e anche a quelle in cui possiede più della metà del capitale. Non potrà invece imporre la sua volontà nelle società in cui detiene una quota importante ma minoritaria. In questi casi, farà una raccomandazione ai consigli di amministrazione, cui spetterà la decisione. Laddove la partecipazione minoritaria è molto alta (Gdf Suez, France Télécom), la regola potrebbe essere introdotta, mentre in altre società, come Renault o Air France, sembra difficile che i consigli accettino la proposta.

Infine, ci sarà anche da precisare le persone cui si applicherà il provvedimento. Finora, infatti, si è parlato genericamente dei Pdg (presidenti-amministratori delegati), ma in un'azienda come Edf, per esempio, alcuni membri della direzione hanno uno stipendio superiore a quello di Proglio. La logica vuole che la nuova regola venga applicata a tutte le remunerazioni, ma il rischio di una fuga di cervelli verso il privato potrebbe indurre il nuovo governo a riflettere sulla questione.


Blitz della Finanza al Monte dei Paschi: ipotesi aggiotaggio su Antonveneta.

montepaschi_interno nuova


Perquisizioni disposte dalla Procura di Siena: controlli sia in uffici di istituti di credito collegati, sia nelle abitazioni di alcuni dirigenti della banca, nella fondazione e nel Comune e nella Provincia di Siena. Accertamenti anche su Mussari, ora presidente Abi.

Cinquanta militari della Guardia di Finanza si sono presentati questa mattina a Rocca Salimbeni, sede della Banca Monte dei Paschi di Siena, prima dell’apertura degli uffici. La polizia tributaria indaga su presunti reati di aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza, quindi per ipotesi di rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio. Le perquisizioni hanno interessato anche le sedi del Comune e della Provincia di Siena. Gli indagati sono almeno due, e sono esponenti di banca Mps. Da fonti investigative si apprende che le perquisizioni hanno interessato anche le abitazioni di Antonio Vigni, ex dg del Monte e dell’attuale direttore generale della fondazione Mps Claudio Pieri. L’ultimo accertamento riguarda l’abitazione e l’ufficio senese dell’ex presidente della banca Mps Giuseppe Mussari, ora presidente dell’Abi (associazione bancaria italiana), che sono stati perquisiti. Mussari – viene ribadito – non è indagato.
L’indagine su Banca Monte dei Paschie in particolare sulla acquisizione di Antonveneta sarebbe partita nell’autunno scorso.In particolare uomini del gruppo valutario della Guardia di Finanza di Roma vogliono capire come il Monte abbia acquisito l’Istituto veneto ad un prezzo di 9,3 miliardi di euro, poi salito a 10,3 dall’Istituto spagnolo Santander che solo due mesi prima aveva pagato la stessa Antonveneta 6,6 miliardi di euro. Stamani gli uomini della Gdf hanno perquisito anche l’abitazione senese dell’ex dg della Fondazione Marco Parlangeli e nell’abitazione del presidente Gabriello Mancini e di altri dirigenti sia della fondazione sia della Banca.
In particolare l’obiettivo è verificare il reperimento delle risorse utilizzate per l’acquisizione di Antonveneta, le comunicazioni fatte nel tempo agli organi di vigilanza e le operazioni sul titolo, per alterarne il valore di scambio. Gli inquirenti vagliano una serie di condotte poste in essere a partire dal 2007, in occasione dell’acquisizione di Banca Antonveneta dagli spagnoli del Banco Santander, protrattesi sino al 2012. In particolare ci sono dubbi su un aumento di capitale del 2008 per la parte del cosiddetto fresh da un miliardo di euro.
Per agevolare i lavori di indagine tutti i dipendenti sono stati spostati nell’ala del palazzo che ospita gli uffici finanziari. Intanto il titolo questa mattina apriva in calo, perdendo fino a oltre il 5 per cento e ora il titolo è stato sospeso.