lunedì 21 maggio 2012

Restituiamo la gentilezza ai leghisti...



Padania, Bossi.....Tiè!
Persi 7 comuni su sette!

Reddito di cittadinanza subito!




Nel video l'on. Antonio Mazzocchi (pdl) propone solo l'assistenza telefonica affidata a psicologi; io, invece, la penso come Grillo che scrive nel suo blog:


Un reddito di cittadinanza che consenta di vivere dignitosamente a ogni persona va introdotto al più presto. Non è più derogabile. I suicidi per disperazione, come quello di Brescia dove un uomo si è ucciso con i suoi bambini, sono omicidi sociali. Nessuno deve essere lasciato indietro. A chi obietta che non ci sono i soldi va risposto sul muso che i soldi ci sono e anche tanti. Tagliamo le spese militari, i contributi elettorali, gli stipendi dei consiglieri regionali, le pensioni d'oro, i finanziamenti ai giornali. La lista dei tagli è infinita, ma Monti non la può attuare. Il Sistema non può riformare sé stesso, e intanto la gente muore. Reddito di cittadinanza. Subito! 


http://www.beppegrillo.it/2012/05/omicidi_sociali.html#comments

Scarpinato avverte:"Probabile intelligenza politica dietro l'attentato di Brindisi". - di Germano Milite


scarpinato

Potrebbe esserci qualcuno che ha interesse nell’usare una causale mafiosa che apparentemente sembra chiudere il cerchio per nascondere altre causali che devono restare occulte e che, se hanno un senso, devono incidere nella realtà e quindi sul processo politico in atto, creando un clima di destabilizzazione, di panico e di insicurezza”.
               
La riflessione che avete appena letto non è di un blogger paranoico che specula con la dietrologia perpetua e vede complotti sempre, comunque e dovunque. Le parole riportate, infatti, sono estratte da un’intervista rilasciata a SkyTg24 da Roberto Scarpinato, procuratore generale della Corte D’Appello di Caltanissetta.
Scarpinato, dopo aver ribadito che “occorre comunque lasciare tutte le piste d’indagine aperte”, si concede infatti più di qualche ragionevole dubbio sulla matrice e sugli esecutori dell’attentato di Brindisi. Un’azione che sembra voler ricondurre in maniera fin troppo immediata ed “automatica” alla strada mafiosa. Ventennario delle stragi, pochi giorni dall’anniversario della strage di Capaci, una scuola che celebrava proprio Falcone e, al contempo, modalità di esecuzione ed obiettivo colpito che sono assolutamente inusuali per la criminalità organizzata: per il procuratore si scorge una volontà di rivendicazione troppo forte ed apparentemente inequivocabile per essere credibile al 100%.
             
Le modalità, più che altro, fanno tornare alla mente altre stragi compiute da altri soggetti – continua Scarpinato -. Soggetti forse intenti ad inaugurare una nuova strategia della tensione”. Anche perché, con un po’ di memoria storica, ci si ricorda che “La Mafia quando colpisce civili e non uomini di Stato ed in particolare dei ragazzi, non rivendica mai l’azione”. Perché? La risposta è abbastanza semplice: “Un gesto troppo impopolare, l’attenzione di media e forze dell’ordine che si moltiplica , gli affari che vanno male”.
                
E poi, riflettendoci, per quale validissimo motivo un’organizzazione criminale dovrebbe rendersi artefice di una strage così eclatante? Per intimorire? Per rispondere agli arresti eccellenti degli ultimi anni? E gli effetti collaterali? Possibile che non siano stati calcolati? Poi ancora, prendendo in analisi l’ipotesi di strage operata da soggetti non mafiosi, quale potrebbe essere la motivazione? Ancora una volta Scarpinato risponde puntuale: ”Per queste ipotesi non possiamo che fare appello alle esperienze del passato e, nel passato, la strategia stragista aveva scopi di stabilizzazione o destabilizzazione del quadro politico. Quindi direi qualcuno che vuole fermare il cambiamento o accellerarlo
             
Per il procuratore, comunque, “probabilmente dietro l’attentato c’è un’intelligenza di tipo politico”. Parole chiare che riportano indietro nel tempo e placano almeno in parte il (comunque sempre sacrosanto) sentimento antimafioso esploso nelle ultime ore. Saranno naturalmente gli inquirenti a dover indagare sui fatti drammatici che hanno insanguinato la città pugliese  anche se, sempre rivolgendo lo sguardo al passato, c’è da dire che quando in simili azioni c’è stata la mano di servizi deviati i colpevoli non sono quasi mai saltati fuori.
A maggior ragione, però, le persone devono rimanere vigili e lucide ed evitare processi di folla e rabbia che inquadrano in maniera isterica ed inequivocabile i responsabili della strage.

IL PROCURATORE DI BARI:"Uno Squilibrato? Dietro di lui forse altre persone"
Un messaggio chiaro a tutti i detective-tuttologi spocchiosi che infestano il web e che, dopo aver letto superficialmente le ipotesi di Scarpinato, le hanno bollate come "cazzate", lo ha rivolto lo stesso procuratore di Brindisi. Come noto, infatti, nelle ultime ore è comparsa la pista del cosiddetto "squilibrato isolato": un singolo uomo, malato di mente ed arrabbiato con il mondo, che avrebbe agito completamente da solo.
             
Ora, senza voler ricordare ai più ingenuoti che le "intelligenze politiche" si sono spesso (per non dire quasi sempre) servite proprio di squilibrati per certe operazioni, le parole di Marco Di Napoli danno ragione ai legittimi dubbi di Scarpinato: "Potrebbe essere un gesto isolato, ma non escludiamo la matrice politica e non escludiamo che dietro il singolo attentatore materiale possano esserci altre persone". Insomma: si sta lavorando per comprendere e, al momento, occorre conservare occhi aperti e lucidità e non giocare a fare gli anti-complottisti sfigati e vanesi. 

Due eroi.



Sono sempre più convinta che questi due eroi non siano stati uccisi dalla mafia, ma da chi con la mafia fa affari.


Commento di Salvatore Latorre:


Il Falcone emise un MANDATO di CATTURA INTERNAZIONALE per un PESCIOLONE ENORME..il ROSARIO GAMBINO..della famiglia GAMBINO (delle tante) che, oltre oceano, ha SOLIDI SPAZO nelle ISTITUZIONI ai livelli piu' ALTI (Corte Suprema)....detto MANDATO mai VENNE ONORATO ed oltre oceano decisero che ROSARIO doveva stare in CARCERE negli STATI Uniti..il ROSARIO era nella PIZZA CONNECTION.......la FARSA del suo recente rimpatrio in occasione della COMMEMORAZIONE delle STRAGI (Capaci e Via D'Amelio), e' un altro MESSAGGIO ben chiaro da chi veramente E' AL GUINZAGLIO di una POTENTISSIMA HOLDING..che ha mostrato Coppola, Lupara e Cannoli per DISTRARRE i MEDIA **del MONDO** sul loro vero potenziale e livello di INFILTRAZIONE.......


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=3648749151135&set=a.1237803078990.35010.1646667084&type=1&theater

E' arrivato il momento di cacciare i mercanti dal tempio.



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=3513866639735&set=a.3470483635187.2137931.1063992885&type=1&theater

QUEL GRAN “TERUN” DELL’UMBERTO BOSSI.- Pongo


Innanzitutto due premesse: pur usando il termine “terrone” in senso diciamo ironico, sono convinto che, aldilà dei  problemi  secolari tragici e pesantissimi a livello sociale e politico come la mafia, la disoccupazione spaventosa, la frequente malgestione economica, ecc.,  il Meridione italiano ha aspetti meravigliosi, culturalmente, come tradizioni, gastronomia, bellezze naturali ed anche un senso della vita che fa molto bene all’anima.  Ogni tanto, io milanese, vorrei andare a vivere per qualche periodo in Meridione. Seconda premessa: ormai quasi sempre la realtà supera la fantasia. Infatti circa  vent’anni fa, in un programma tv di Funari , “Zona Franca” io  accoglievo ironicamente in musica l’ospite politico di ogni puntata con un ritornello buffo. Quel giorno venne Bossi, un Bossi cinquantenne, forte, convinto, energico e lombardo ed io,  me lo ricordo ancora, gli cantai:
“Adora ‘u pisce spada / cime di rape per contorno / vorrebbe essere il capo / della Cassa del Mezzogiorno / San  Gennaro e San Nicola / tutti quanti si son mossi / mandolini per Umberto Bossi”.
Lui rise di gusto con Funari. Ora, a parte il fatto che l’Umberto è nato il 19 settembre, ovvero San Gennaro,  il resto della sua storia ha dimostrato quanto sia  incredibilmente  un VERO  TERRONE.  In senso chiaramente e ironicamente (forse mica tanto) spregiativo. Da giovane Bossi era precario e senza lavoro:  si sposò nel 1979 con la prima moglie Gigliola Guidali senza avere un lavoro. Ogni mattina, dice l’ex-consorte,  lui usciva di casa dicendo: “Vado a lavorare in ospedale…”  cosa mai accaduta e con  la laurea inesistente, quindi bugiardo. La questione del titolo di studio, da TERRONI ignoranti che non han studiato, è sempre stata  importante per la famiglia Bossi: per Umberto, come detto, niente laurea ma ben tre feste come neo-dottore in medicina (ho anche un’amica che tanti anni fa partecipò ad una delle tre). Per il primogenito Riccardo, ormai 33enne, mancano ancora una decina di esami per ottenerla (ci riuscirà?) e del Renzo-Trota, pluribocciato alla maturità e la sua laurea albanese, stendiamo un velo pietoso. Inoltre sempre da VERI  TERRONI  i Bossi han sistemato ovunque membri della famiglia con lauti stipendi istituzionali italiani e non padani: il fratello di Umberto, Franco Bossi con diploma di media inferiore, ebbe posto di Assistente Parlamentare cioè portaborse, dal 2004 al 2009, per l’europarlamentare Matteo Salvini e stessa cosa per il primogenito Riccardo Bossi portaborse di Franceso Speroni, il tutto con stipendi mensili non da operaio metalmeccanico. Pietà anche per la vera terrona siciliana Manuela Marrone, seconda moglie, insegnante e baby-pensionata (evidentemente allora si poteva però è una terronata) ma non per stare in pensione ma per fondare nel 1998 a Varese la sua scuola privata Bosina, finanziata nel 2010 con soldi statali per 800 mila euro (molte scuole statali non han soldi per la carta igienica) più altri consistenti introiti elargiti recentemente dal tesoriere della Lega.
Sempre da VERI  TERRONI  i pagamenti ancora da parte della Lega al Trota attraverso il suo autista e guardaspalle Alessandro Marmello, di cui  sappiamo e abbiamo  visto i filmati in auto, stile candid-camera, ed anche al figlio Riccardo,  fiumi di soldi  per acquistare e noleggiare macchine, rally, dentisti, rette universitarie, affitti di case, ristoranti e benzina, ristrutturazione della casa di Gemonio e chissà ancora che altro.  Non parliamo solo di soldi e ricordiamo i comportamenti intransigenti  del Senatur- terùn: solo  lui ha sempre deciso, come un BOSS-TERRONE, chi rimaneva e chi era da allontanare dalla Lega, ad esempio il professor Gianfranco Miglio (e senza il minimo dubbio e contestazione  promosse il figlio Trota ai massimi livelli nella Lega, che l’ho sentito parlare nelle interviste è una cosa vergognosa).
Penso si potrebbe andare avanti all’infinito e la magistratura verificherà tutto, però l’impressione è che i Bossi siano proprio dei VERI  TERRONI. E da bravo terrone il Trota-Renzo dove se ne va in vacanza? In Marocco. Minchia, che Terùn!!!

Brindisi: La nuova strategia della tensione. - di Domenico Valter Rizzo


Le immagini di Brindisi riaprono un incubo e non è quello di Capaci e via D’amelio, bensì un incubo più antico: è lo spettro della Stazione di Bologna, quello di Piazza Fontana che si materializza di nuovo.
L’attentato di Brindisi non ha nulla a che vedere con le strategia mafiose degli anni ’90, appare invece sempre più legato da un filo, che pareva spezzato, alla stagione eversiva che ha segnato la storia della Repubblica sin dalle sue origini. Le organizzazioni criminali, quelle pugliesi o quelle che su quel territorio hanno una qualche presenza, possono certamente aver svolto un ruolo nell’esecuzione dell’attentato, ma non possono averlo ideato e non ne traggono alcun beneficio. L’Italia è un paese nel quale storicamente alcune organizzazioni criminali hanno svolto il ruolo di “agenzie” al servizio di un potere che per semplicità abbiamo definito “occulto”.
Le mafie non hanno mai colpito nel mucchio. Le loro azioni stragiste sono sempre state mirate, soprattutto sono state sempre facilmente identificabili, perché un’azione mafiosa è efficace solo se l’attribuzione all’organizzazione stessa è palese. Così è stato in Sicilia, così è stato in Calabria, dove le bombe la ‘ndrangheta le ha messe contro obiettivi simbolici come il Palazzo di Giustizia. La mafia non rivendica come le Br o i Nar, ma lascia una firma inconfondibile, necessaria per ribadire il suo potere.
Un’azione che punta ad una strage – lo ha ribadito in queste ore il capo della Polizia, Manganelli – colpendo un obiettivo assolutamente indifferenziato, non rientra nel modo di operare né delle mafie e neppure delle organizzazioni terroristiche, come le BR o i gruppi anarco-insurrezionalisti. La mafia siciliana a sua volta non ha un gruppo dirigente capace di ideare e organizzare un attentato di questo livello. La pista legata alle mafie, indicata con faciloneria da osservatori a caccia di scontati collegamenti, appare dunque inconsistente. La storia del Paese è segnata da altre azioni stragiste di matrice oscura: stragi “mascariate”, che hanno punti di assoluto contatto con quanto è avvenuto a Brindisi.
Se non siamo dunque di fronte a un’azione mafiosa, siamo di fronte a qualcosa di ancora più pericoloso. Siamo di fronte all’avvio di una nuova stagione di strategia della tensione. Le vittima cercate erano palesemente maggiori; il soggetto: giovani adolescenti; il luogo: una scuola periferica di una cittadina di provincia. Sono tutti elementi che lanciano al Paese un messaggio di terrore assoluto:nessuno, in nessun luogo può sentirsi al sicuro.
L’obiettivo dei “bastardi”, così li ha giustamente definiti il sindaco di Brindisi, che hanno ammazzato Melissa e ridotto in fin di vita Veronica e ferito decine di altri ragazzi innocenti, è scatenare la paura, il terrore, l’angoscia. Il risultato da raggiungere è come sempre riflesso d’ordine, una contrazione della democrazia, una paura che giustifichi e persino chieda un restringimento delle sedi di decisioni, che tagli radicalmente la democrazia. Il progetto dei nuovi registi della strategia della tensione è, come allora, la costituzione di un potere oligarchico, autoritario. La crisi economica devastante, il terrore, sono due ingredienti essenziali per chi persegue questo disegno, ingredienti che possono, assai più rapidamente di quanto si possa credere, fare saltare il sistema democratico che conosciamo, trasformandolo in un sistema oligarchico nel quale resti in piedi solo una vuota democrazia formale. Un progetto vecchio, che l’Italia ben conosce, che ha contrastato pagando prezzi durissimi. La domanda che l’attentato di Brindisi ci pone in maniera feroce è una sola: questo Paese oggi è ancora in grado di difendersi da questo pericolo? Siamo di fronte solo alla prima prova e purtroppo dovremo aspettarci mesi duri, mesi di sangue e di paura. E in questa stagione siamo, purtroppo, tutti troppo deboli.