sabato 19 gennaio 2013

LETTERA DI ORIANA FALLACI A GIANFRANCO FINI.



«Signor Vicepresidente del Consiglio, Lei mi ricorda Palmiro Togliatti. Il comunista più odioso che abbia mai conosciuto, l’uomo che alla Costituente fece votare l’articolo 7 ossia quello che ribadiva il Concordato con la Chiesa Cattolica.
E che pur di consegnare l’Italia all’Unione Sovietica era pronto a farci tenere i Savoia, insomma la monarchia. Non a caso quelli della Sinistra La trattano con tanto rispetto anzi con tanta deferenza, su di Lei non rovesciano mai il velenoso livore che rovesciano sul Cavaliere, contro di Lei non pronunciano mai una parola sgarbata, a Lei non rivolgono mai la benché minima accusa.
Come Togliatti è capace di tutto. Come Togliatti è un gelido calcolatore e non fa mai nulla, non dice mai nulla, che non abbia ben soppesato ponderato vagliato per Sua convenienza. (E meno male se, nonostante tanto riflettere, non ne imbrocca mai una). Come Togliatti sembra un uomo tutto d’un pezzo, un tipo coerente, ligio alle sue idee, e invece è un furbone. Un maestro nel tenere il piede in due staffe. Dirige un partito che si definisce di Destra e gioca a tennis con la Sinistra. Fa il vice di Berlusconi e non sogna altro che detronizzarlo, mandarlo in pensione. Va a Gerusalemme, con la kippah in testa, piange lacrime di coccodrillo allo Yad Vashem, e poi fornica nel modo più sgomentevole coi figli di Allah. Vuole dargli il voto, dichiara che “lo meritano perché pagano le tasse e vogliono integrarsi anzi si stanno integrando”.
Quando ci sbalordì con quel colpo di scena ne cercai le ragioni. E la prima cosa che mi dissi fu: buon sangue non mente. Pensai cioè a Mussolini che nel 1937 (l’anno in cui Hitler incominciò a farsela col Gran Muftì zio di Arafat) si scopre «protettore dell’Islam» e va in Libia dove, dinanzi a una moltitudine di burnus, il kadì d’Apollonia lo riceve tuonando: “O Duce! La tua fama ha raggiunto tutto e tutti! Le tue virtù vengono cantate da vicini e lontani!”. Poi gli consegna la famosa spada dell’Islam. Una spada d’oro massiccio, con l’elsa tempestata di pietre preziose. Lui la sguaina, la punta verso il sole, e con voce reboante declama: “L’Italia fascista intende assicurare alle popolazioni musulmane la pace, la giustizia, il benessere, il rispetto alle leggi del Profeta, vuole dimostrare al mondo la sua simpatia per l’Islam e per i musulmani!”. Quindi salta su un bianco destriero e seguito da ben duemilaseicento cavalieri arabi si lancia al galoppo nel deserto del futuro Gheddafi.
Ma erravo. Quel colpo di scena non era una reminiscenza sentimentale, un caso di mussolinismo. Era un caso di togliattismo cioè di cinismo, di opportunismo, di gelido calcolo per procurarsi l’elettorato di cui ha bisogno per competere con la Sinistra e guidare in prima persona l’equivoco oggi chiamato Destra.
Signor Vicepresidente del Consiglio, nonostante la Sua aria quieta ed equilibrata Lei è un uomo molto pericoloso. Perché ancor più degli ex democristiani (che poi sono i soliti democristiani con un nome diverso) può usare a malo scopo il risentimento che gli italiani come me esprimono nei riguardi dell’equivoco oggi chiamato Sinistra. E perché, come quelli della Sinistra, mente sapendo di mentire. Pagano-le-tasse, i Suoi protetti islamici?!? Quanti di loro pagano le tasse?!? Clandestini a parte, spacciatori di droga a parte, prostitute e lenoni a parte, appena un terzo un po’ di tasse! Non le capiscono nemmeno, le tasse. Se gli spiega che servono ad esempio per costruire le strade e gli ospedali e le scuole che anch’essi usano o per fornirgli i sussidi che ricevono dal momento in cui entrano nel nostro paese, ti rispondono che no: si tratta di roba per truffare loro, derubare loro. Quanto al Suo vogliono-integrarsi, si-stanno-integrando, chi crede di prendere in giro?!?
Uno dei difetti che caratterizzano voi politici è la presunzione di poter prendere in giro la gente, trattarla come se fosse cieca o imbecille, darle a bere fandonie, negare o ignorare le realtà più evidenti. Più visibili, più tangibili, più evidenti. Ma stavolta no, signor mio. Stavolta Lei non può negare ciò che vedono anche i bambini. Non può ignorare ciò che ogni giorno, ogni momento, avviene in ogni città e in ogni villaggio d’Europa. In Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Germania, in Olanda, in Danimarca, ovunque si siano stabiliti. Rilegga quel che ho scritto su Marsiglia, su Granada, su Londra, su Colonia. Guardi il modo in cui si comportano a Torino, a Milano, a Bologna, a Firenze, a Roma.
Perbacco, su questo pianeta nessuno difende la propria identità e rifiuta d’integrarsi come i musulmani. Nessuno. Perché Maometto la proibisce, l’integrazione. La punisce. Se non lo sa, dia uno sguardo al Corano. Si trascriva le sure che la proibiscono, che la puniscono. Intanto gliene riporto un paio. Questa, ad esempio: “Allah non permette ai suoi fedeli di fare amicizia con gli infedeli. L’amicizia produce affetto, attrazione spirituale. Inclina verso la morale e il modo di vivere degli infedeli, e le idee degli infedeli sono contrarie alla Sharia. Conducono alla perdita dell’indipendenza, dell’egemonia, mirano a sormontarci. E l’Islam sormonta. Non si fa sormontare”. Oppure questa: “Non siate deboli con il nemico. Non invitatelo alla pace. Specialmente mentre avete il sopravvento. Uccidete gli infedeli ovunque si trovino. Assediateli, combatteteli con qualsiasi sorta di tranelli”.
In parole diverse, secondo il Corano dovremmo essere noi ad integrarci. Noi ad accettare le loro leggi, le loro usanze, la loro dannata Sharia. Signor Fini, ma perché come capolista dell’Ulivo non si presenta Lei?».
New York, gennaio 2004

Home,sweet home...



Giethoorn, Steenwijkerland, nella provincia dell’Overijssel,Paesi Bassi

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Risate della Iurato, reazione del Comitato Casa Studente: 'Disprezzo e pena'.



Il Comitato casa dello Studente commenta l'intercettazione choc.

La reazione è di sbigottimento ma anche "di pena e di disprezzo": i Familiari delle Vittime della Casa dello Studente dell'Aquila sono sotto choc per l'intercettazione in cui l'ex prefetto della città, Giovanna Maria Iurato, dice di aver riso pensando alla sua finta commozione durante la visita, appena nominata prefetto, davanti allo studentato dove morirono 8 ragazzi nel sisma del 2009. "Se questi sono gli uomini dello Stato bisogna trovarne altri. Questi soggetti rappresentano solo fame di potere. Non sono rappresentanti delle istituzioni", afferma Antonietta Centofanti, rappresentante dei Familiari delle Vittime della Casa dello Studente. Le nuove risate sul sisma dell'Aquila, dopo quelle dell'imprenditore Francesco Maria Piscicelli ("Io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro al letto"), "sono l'esempio dell'ennesima situazione mediatica che ha scandito questo nostro tempo durissimo - racconta Centofanti -. La più crudele e pazzesca è questa del prefetto Iurato; la più tragica quella messa in atto dalla Commissione Grandi Rischi su ordine di Guido Bertolaso". "Trovo che non ci siano parole per raccontare ciò che sta accadendo in questa città, quanta mancanza di pietà c'é". Antonietta Centofanti, aquilana, nel sisma del 2009 ha perso il nipote Davide proprio nel crollo della Casa dello Studente. Il suo sentimento, e quello di tanti altri cittadini, è di "grande solitudine" ma c'é anche "disprezzo per questa donna, che forse è anche una madre, e forse anche un po' di pena perché ci troviamo di fronte ad una figura di scarsissimo spessore", conclude la rappresentante dei Familiari delle Vittime della Casa dello Studente.
Poco dopo il suo insediamento nella carica di Prefetto dell'Aquila, città sconvolta dal terremoto, Giovanna Iurato "scoppiava a ridere ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bimbi rimasti orfani". E' quanto stigmatizzano i pm di Napoli commentando una telefonata del prefetto intercettata. I magistrati napoletani - titolari dell'inchiesta sugli appalti per la sicurezza nell'ambito della quale Iurato è indagata per turbativa d'asta - fanno riferimento a una telefonata fra la stessa Iurato e il prefetto Francesco Gratteri, intercettata il 28 maggio 2010. "Commentando la sua prima giornata ufficiale - scrivono i pm - nella città martoriata dal terremoto (definita sarcasticamente da Iurato 'una citta' inesistente, che non c'e"), scoppiava a ridere, ricordando come si era (falsamente) commossa davanti alle macerie e ai bambini rimasti orfani. Una risata non giustificabile dalle circostanze e dagli eventi tragici di quelle ore, che avrebbero imposto al rappresentante del Governo di assumere comportamenti ben diversi e non certo (a proposito di cinismo) legati alla predisposizioni di condotte e strumenti atti a prevenire e/o scongiurare indagini in corso". La vicenda è riportata nella richiesta di misure cautelari firmata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e dai pm della Dda Vincenzo D'Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli.
INTERDIZIONE PER IZZO E IURATO - Il gip di Napoli Claudia Picciotti ha firmato un'ordinanza di interdizione dai pubblici uffici nei confronti dei prefetti Nicola Izzo, ex vicecapo della Polizia, e Giovanna Iurato, ex prefetto dell'Aquila, indagati nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per la sicurezza.
LEGALI IURATO, HA DATO PROVA ABNEGAZIONE - "Nei due anni di presenza a L'Aquila il prefetto Giovanna Iurato ha dato ampia prova di attenzione, rispetto e grande senso di abnegazione nei confronti dei cittadini così duramente colpiti dalla tragedia del terremoto": lo affermano gli avvocati Claudio Botti e Renato Borzone, legali dell'ex prefetto del capoluogo abruzzese. I due legali hanno commentato così una telefonata di Iurato nella quale - secondo la procura - il prefetto userebbe un tono ironico parlando del sisma che aveva colpito L'Aquila.
PM, SPERPERATI MILIONI DI SOLDI PUBBLICI  - Con l'allestimento, a Napoli, della nuova sede del Cen, il Centro elettronico nazionale, "si sono buttati al vento e sperperati milioni di fondi pubblici": lo scrivono i pm di Napoli nella richiesta di misure cautelari per le presunte irregolarità negli appalti per la sicurezza.
SISMA AQUILA: MOTIVAZIONI SENTENZA COMMISSIONE GRANDI RISCHI - Affermazioni 'assolutamente approssimative, generiche e inefficaci in relazione ai doveri di previsione e prevenzione': lo afferma il giudice del tribunale dell'Aquila Marco Billi nelle motivazioni della sentenza che nell'ottobre scorso ha condannato i componenti della Commissione Grandi Rischi in relazione al sisma del 2009.
Nel documento di 940 pagine, depositato due giorni prima del termine previsto, si legge: "La contestazione agli imputati appare pienamente fondata: le affermazioni riferite alla valutazione dei rischi connessi all'attività sismica sul territorio aquilano sono risultate assolutamente approssimative, generiche e inefficaci". Ai 7 componenti della Grandi Rischi che si riunì all'Aquila pochi giorni prima del 6 aprile 2009 è stata inflitta una condanna a 6 anni per omicidio colposo e lesioni colpose.
Il giudice del Tribunale dell'Aquila Marco Billi scrive: "Gravi profili di colpa si ravvisano nell'adesione, colpevole e acritica, alla volontà del capo del dipartimento della Protezione civile (all'epoca appunto Bertolaso) di fare una 'operazione mediatica' (come emerso da intercettazioni telefoniche che lo hanno fatto entrare nel processo come indagato per reato connesso) che si è concretizzata nell'eliminazione dei filtri normativamente imposti tra la commissione e la popolazione aquilana".
"Il presente processo non è volto alla verifica della fondatezza, della correttezza e della validità sul piano scientifico delle conoscenze in tema di terremoti. Non è sottoposta a giudizio 'la scienza' per non essere riuscita a prevedere il terremoto del 6 aprile 2009", afferma il giudice. "Il compito degli imputati, quali membri della commissione medesima, non era certamente quello di prevedere (profetizzare) il terremoto e indicarne il mese, il giorno, l'ora e la magnitudo, ma era invece, più realisticamente, quello di procedere, in conformità al dettato normativo, alla 'previsione e prevenzione del rischio'", prosegue il giudice su un tema, quello del 'processo alla scienza' è stato il più discusso durante tutta la vicenda e ha generato polemiche tra le istituzioni e sui media in Italia e nel mondo. "E', dunque, pacifico - prosegue Billi - che i terremoti non si possano prevedere, in senso deterministico, perché le conoscenze scientifiche (ancora) non lo consentono; ed è altrettanto pacifico che i terremoti, quale fenomeno naturale, non possono essere evitati: il terremoto è un fenomeno naturale non prevedibile e non evitabile. Per gli stessi motivi nessuno é in grado di lanciare allarmi, scientificamente fondati, circa una imminente forte scossa". "Proprio sulla corretta analisi del rischio andava, di pari passo, calibrata una corretta informazione", continua il giudice Billi. 
Mancata analisi del rischio e risultanze rassicuratorie sono emerse dalla riunione della Commissione Grandi Rischi, che hanno indotto gli aquilani a restare in casa mentre, con una condotta più prudente, si sarebbero potute salvare alcune vite. Così le motivazioni della sentenza di condanna della Cgr confermano la tesi accusatoria.
La "migliore indicazione" sulle rassicurazioni della commissione Grandi Rischi, si legge nelle motivazioni, "si ricava dalla lettura della frase finale della bozza del verbale della riunione, laddove l'assessore alla Protezione civile regionale Daniela Stati, in modo emblematico, dice: "Grazie per queste vostre affermazioni che mi permettono di andare a rassicurare la popolazione attraverso i media che incontreremo in conferenza stampa". Billi sottolinea, nel documento di oltre 900 pagine, che "la rassicurazione non costituisce un segmento della condotta che il pm contesta agli imputati, ma costituisce in realtà l'effetto prodotto dalla condotta contestata".
Le affermazioni emerse nel corso della riunione della Commissione sui temi "della prevedibilità dei terremoti, dei precursori sismici, dell'evoluzione dello sciame in corso, della normalità del fenomeno, dello scarico di energia indotto dallo sciame sismico quale situazione favorevole, che costituiscono il corpo principale del capo di imputazione" hanno una "indubbia valenza rassicurante". I condannati in primo grado a sei anni di reclusione sono: Franco Barberi, all'epoca presidente vicario della commissione Grandi rischi; Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile; Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv); Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti; Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e.; Claudio Eva, ordinario di Fisica all'Università di Genova; Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile.
BOSCHI: 'NON MI SENTO ASSOLUTAMENTE COLPEVOLE' - "Non mi sento assolutamente colpevole": cosìl'ex presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi, commenta le motivazioni della sentenza del Tribunale dell'Aquila che lo ha condannato in primo grado, con altre sei persone, in relazione al terremoto del 6 aprile 2009. "Non penserà, il giudice - ha detto Boschi all'ANSA - che dopo aver denunciato per anni la sismicità del territorio italiano, avrei detto improvvisamente che all'Aquila non c'é rischio di terremoti?". "Io e i miei colleghi - ha proseguito Boschi - non avremmo mai assolutamente potuto dare nessuna affermazione rassicurante: sarebbe stato dire che siamo in grado di prevedere i terremoti, oppure che i terremoti non sono prevedibili ma che all'Aquila non ci sarebbe stato nessun sisma". Quanto alla frase finale del verbale della riunione della Commissione Grandi Rischi, che riporta le affermazioni dell'assessore alla Protezione civile regionale Daniela Stati, Boschi dice: "non so che cosa abbia detto Strati, io personalmente non l'ho sentita dire che andava a rassicurare la popolazione" Per l'ex presidente dell'Ingv "é tutto privo di senso: che scopo avremmo avuto a rassicurare? Che cosa ci avremmo guadagnato? Le cose disoneste si possono fare, ma si fanno per qualche scopo".
GRESTA (INGV), CONVINTO BUONA FEDE DEI COLLEGHI - "Sono intimamente convinto della buona fede dei miei colleghi": è questo il primo commento del presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Stefano Gresta, dopo aver appreso la motivazione della sentenza che nell'ottobre scorso ha condannato i componenti della Commissione Grandi Rischi in relazione al terremoto del 6 aprile 2009. "Di sicuro - ha aggiunto Gresta - è stata gestita male la distribuzione dell'informazione". Inoltre, ha rilevato, "non è scientificamente corretto voler guardare, dopo che un evento è avvenuto, a quello che si sarebbe dovuto fare prima".
COMITATO CASA STUDENTE, ORA PROCESSO A BERTOLASO - "Non aggiungono niente di nuovo, sono una sintesi del lungo lavoro di inchiesta e di testimonianza arrivate alla conclusione della condanna. Oggi c'é la conferma nonostante quanto dice il ministro Clini che ha tacciato di oscurantismo il tribunale dell'Aquila". Lo ha detto Antonietta Centofanti, presidente del comitato vittime Casa dello Studente, commentando le motivazione della sentenza nei confronti della commissione Grandi Rischi. "Qui non è stata condannata la scienza ma un malcostume, cialtroneria e pressappochismo con cui si affrontano temi che riguardano il bene comune - ha continuato - lo confermano le intercettazioni telefoniche a carico dell'allora capo della protezione civile, Guido Bertolaso, che nei colloqui con l'assessore Stati ha parlato di riunione mediatica. Questa non é una invenzione, spero che anche Bertolaso finisca sul banco degli imputati e mi auguro che risponda di questa condanna che reputo criminosa".

Magic Mountain Lodge Hotel in Huilo Huilo, Chile in winter



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venerdì 18 gennaio 2013

La crisi va pagata da chi l'ha provocata.



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Movimento 5 stelle: gli aspiranti parlamentari a scuola di politica. - Giulia Zaccariello


Beppe Grillo


I candidati seguiranno a loro spese lezioni di costituzionalisti, economisti, professori di pedagogia e comunicazione all'università di Bologna e Milano. "Non vogliamo farci trovare impreparati quando e se entreremo in Parlamento".

Mentre Beppe Grillo è impegnato a girare le piazze d’Italia nel tentativo di riportare i consensi ai numeri delle regionali in Sicilia, gli aspiranti deputati del Movimento 5 stelle si preparano a entrare nei palazzi, per non farsi trovare impreparati al momento del debutto nelle istituzioni. Perché tra assemblee cittadine e discussioni in rete, e il lavoro quotidiano dentro le stanze del Parlamento c’è un abisso. Soprattutto per chi è completamente – o quasi – a digiuno di attività politica. Così in questi giorni di campagna elettorale, i candidati a 5 stelle sono tornati sui banchi di scuola: corsi di economia, lezioni di diritto parlamentare, costituzionale e amministrativo, con professori di diverse università, dalla Bicocca di Milano all’Ateneo di Bologna.
Tutto auto organizzato dai singoli gruppi locali e a costo zero. “Alle riunioni raccogliamo solo i soldi per l’affitto delle sale, e per pagare il viaggio ai relatori, i quali decidono di partecipare volontariamente, a titolo personale e senza prendere un euro”, spiegano gli organizzatori dei corsi di Bologna. Qui, nel capoluogo emiliano, ad esempio, è già in calendario per il 3 febbraio una lezione intensiva di economia con Loretta Napoleoni, studiosa dei sistemi finanziari, già consulente per il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Ma anche un’intervista via web all’ex senatore dei Verdi, Fiorello Cortiana, per “capire nella pratica come funziona il Parlamento e cosa fa un deputato da quando arriva la mattina fino alla fine della giornata”, un incontro sulla pedagogia e sulla formazione con Paolo Mazzotta, professore di Filosofia dell’educazione all’università Bicocca di Milano, e un altro con Toni Iero, esperto di mercati finanziari e redattore del mensile Cenerentola.
“Non so se si può definire una scuola di formazione politica, ma di sicuro ciascuno di noi si sta preparando, studiando libri, partecipando alle lezioni, e mettendo a disposizioni le proprie competenze a tutti gli altri”,  spiega Giulia Sarti, capolista alla Camera in Emilia Romagna. Classe 1986, laureata in Giurisprudenza appena due mesi fa, ha alle spalle anni di studi accademici e di attivismo nelle associazioni antimafia. Ma quella al Parlamento sarà per lei la prima vera e propria esperienza dentro le istituzioni. “Un po’ di pratica l’abbiamo fatta seguendo il lavoro di chi, prima di noi, è entrato nei consigli comunali e regionali. Anche se so che lì a Roma sarà comunque diverso. Per questo sto cercando di acquisire le basi del lavoro parlamentare”.
Un aiuto potrà arrivare dal corso di diritto parlamentare, uno degli appuntamenti clou del ciclo di lezioni bolognesi. “Stiamo ancora definendo i dettagli – chiariscono gli organizzatori – l’obiettivo è approfondire il funzionamento delle camere, quindi tutti gli aspetti paratici, dal regolamento delle commissioni, a come si presenta un’interrogazione o un progetto di legge”. In tutto 6 o 7 ore di lezione, aperte ai soli attivisti 5 stelle. “Sarà utile non solo a chi di noi andrà a Roma ma anche a chi starà a casa, che potrà così capire meglio l’attività dei nostri parlamentari”.

"Per noi Erasmus c'è il divieto di voto". La carica dei 20mila studenti all'estero. - Sara Bertuccioli


"Per noi Erasmus c'è il divieto di voto".  La carica dei 20mila studenti all'estero

Una delle foto di protesta degli studenti all'estero 

La rabbia e la frustrazione di centinaia di giovani che vivono temporaneamente in altri paesi europei e non potranno esercitare il voto per corrispondenza: "Non posso permettermi il volo per due giorni, sono furiosa". I commenti sui social network e una petizione online verso il ministro degli Esteri.


"QUESTA sarebbe stata la prima volta che avrei votato con piacere e coscienza... grazie...". A scrivere questo messaggio su Facebook è un ragazzo italiano che, essendo in Erasmus, non potrà votare alle elezioni politiche. Ed è solo uno dei tanti che racconta la sua amarezza sul social network. 

E la frustrazione per non poter apporre la X sulla loro scheda elettorale ha già preso la forma di una pagina, creata da pochi giorni e già con centinaia di utenti, solo una piccola parte dei 20mila italiani in Erasmus che saranno esclusi dal voto se non potranno tornare a casa il 24 e 25 febbraio. 

Voto per corrispondenza. Gli studenti che temporaneamente risiedono all'estero non sono infatti compresi nella lista di quelli che si trovano per motivi di servizio o missioni internazionali e che quindi possono beneficiare del voto per corrispondenza. Secondo le leggi in vigore (pdf) infatti, queste categorie sono "gli appartenenti alle  Forze armate e alle Forze di polizia temporaneamente all'estero in quanto impegnati nello svolgimento di missioni internazionali; i dipendenti di amministrazioni dello Stato, di regioni o di province autonome, temporaneamente all'estero per motivi di servizio e i professori e ricercatori universitari".

Per tutti gli altri la formula è perentoria: "Cittadini italiani che si trovino temporaneamente all’estero e non appartengano alle tre categorie sopraindicate potranno votare esclusivamente recandosi in Italia presso le sezioni istituite nel proprio comune di iscrizione nelle liste elettorali". Quindi la soluzione è o tornare in Italia, senza che il viaggio venga rimborsato se non nelle tratte nazionali, oppure niente voto. 
 
L'esclusione da queste tre categorie protette è quello che fa più male agli studenti perché non potendosi iscrivere all'Anagrafe Italiana Residenti all'Estero, soluzione possibile solo per chi è residente all'estero da più di 12 mesi e gli scambi di studio europei non raggiungono quella durata, speravano che venisse inserita la possibilità di poter votare per corrispondenza. Un voto che rischia di saltare per ventimila elettori, stando alle stime dell'ultimo rapporto annuale sulla mobilità Erasmus da parte dei ragazzi italiani (pdf).

Le reazioni su Facebook. Rabbia, frustrazione e disincanto verso la politica. Queste le reazioni maggiori che i ragazzi comunicano sui social network. C'è chi come Stefania Foresi parla di incostituzionalità: "Dal momento in cui non posso permettermi il lusso di tornare in Italia per votare, lo è. Sono furiosa! L'Erasmus non è un divertimento! E' un'opportunità! Perché per usufruire di un diritto devo perderne un altro? Ho studiato, rinunciando a tante cose per riuscire a partire! Sono delusa... delusissima".
 
Oppure c'è chi, come un'altra ragazza, comunica di aver coinvolto la Littizzetto in questa battaglia: ''perché ormai in Italia vengono ascoltati più i comici che i politici'''.

La pagina Facebook è stata creata da Valentina, studentessa trentina in Erasmus a Bath, Regno Unito: ''Mi è venuta l'idea pochi giorni fa, in pausa pranzo, dopo aver fatto una ricerca con altre ragazze italiane ed aver scoperto la situazione". Un computer, voglia di riscatto e attraverso il passaparola la pagina ormai è diventata il punto di riferimento per le migliaia di giovani che si ritrovano nella sua stessa situazione.  

"Il sentimento - dice ancora Valentina - che prevale è un forte senso di ingiustizia, come se un diritto fondamentale ci fosse stato strappato dalle mani, con prepotenza. L'esclusione dal voto è una ferita per noi ma vogliamo usare le ultime forze che ci rimangono per combatterla, almeno provando a far conoscere alle persone questa situazione. Sappiamo infatti che è troppo tardi per cambiare le nostre sorti, e che già altri studenti ci hanno provato negli anni scorsi, ma non vogliamo far passare questa ennesima esclusione come qualcosa di 'normale'".

La petizione. Da poche ore è stata lanciata una petizione online che chiede al ministro degli Esteri, Giulio Terzi, di prendere in considerazione la possibilità per gli studenti Erasmus di partecipare al voto.

Un esperimento simile era stato lanciato dal sito IoVotoFuoriSede, che da due anni si batte per introdurre anche in Italia il voto per delega, il voto per corrispondenza o il voto in un diverso seggio. Il disegno di legge è arrivato in Senato ma fermo lì, in discussione dal 16 ottobre 2012.

Quello che vogliono è un voto per corrispondenza anche per chi è all'estero temporaneamente, un po' come era successo alle Primarie del centrosinistra. Ed è proprio qui che emerge una contraddizione sui social network: primarie sì ed elezioni no. Come Paola, studentessa di Cesena in Erasmus a Berlino, che ci spiega: "Non posso permettermi di pagare 200 euro per tornare a casa solo per due giorni di votazioni. La cosa che mi è sembrata più assurda è stato il fatto che io sia riuscita a votare alle primarie del Pd e però mi risulti impossibile votare alle elezioni. Come dire che posso scegliere il mio leader che però non potrò mai votare”.

All'estero. In Europa, l'Italia è uno dei pochi Paesi rimasto a non utilizzare il voto per corrispondenza anche per chi risiede temporaneamente in un Paese diverso. Per quanto riguarda i studenti in Erasmus per le politiche del 2011 i Giovani Spagnoli socialisti avevano addirittura realizzato un video con le modalità di voto per chi non era nella penisola iberica ma vincitore della borsa di studio per lo scambio europeo.

http://www.repubblica.it/politica/2013/01/17/news/erasmus_elezioni_rischio-50752005/

Bisognerebbe impugnare il provvedimento, poichè la Costituzione così sancisce:


 Art. 48 - Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.

Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.

La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di
 voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l'elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.[7]

Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.